di
John Shiban
diretto da James Charleston
Per ulteriori informazioni sugli eventi accaduti in questo episodio consulta la timeline di questa stagione
diretto da James Charleston
Gli agenti sospettano che un uomo mentalmente disturbato sia connesso alle morti di alcune ragazze il cui spirito ha cercato di mettersi in contatto con delle persone ancora vive.
Angie Pintero, il proprietario di un bowling, dice a uno dei suoi impiegati, un uomo compulsivo e mentalmente disturbato di nome Harold Spuller, di andare casa per la sera. Poco dopo, Angie scopre una ragazza bionda ferita malamente, inacastrata all'interno del carrello dei birilli. La ragazza tenta di parlare, ma non esce alcun suono dalla sua bocca. Angie vede la polizia in un parcheggio vicino e si catapulta fuori per chiedere aiuto. Si accorge che una folla si è raggruppata intorno al cadavere della stessa ragazza che ha visto solo pochi momenti prima nel bowling.
Angie riferisce la sua bizzarra storia a Mulder e Scully. Mulder sospetta che Angie abbia visto il fantasma della ragazza morta, un spirito che tentava comunicare con una persona vivente per delle ragioni sconosciute. Tre incontri simili, e tre omicidi simili, sono accaduti nella zona in diverse settimane. Gli agenti scoprono le parole, "She is me" scritte sulla corsia del bowling dove Angie ha visto lo spirito. Ma il suo significato rimane un mistero.
Il detective Hudak dice a Mulder e Scully che qualcuno ha fatto una telefonata anonima al 911 con un messaggio riguardante Penny Timmons, una delle vittime dell'assassino. Chi chiamava sosteneva che le ultime parole della Timmons sarebbero state "She is me." Ma Hudak fa notare che la laringe della vittima era recisa, condizione che rendeva impossibile l'emissione di alcun suono.
Gli agenti rintracciano la fonte della chiamata al 911, un telefono pubblico al centro psichiatrico New Horizon. Mulder si accorge che uno dei pazienti, Harold Spuller, evita il suo sguardo. Dopo aver osservato le fotografie delle vittime dell'assassinio, Scully ritiene che Spuller si adatti al profilo dell'assassino: una persona coercitiva consumata dal desiderio di organizzare, pulire e riordinare. Scully entra in un bagno perchè le sanguina il naso. Lì vede lo spirito di un'altra ragazza bionda. Più tardi, Mulder le dice che poco distante da lì, è stato trovato il corpo di un'altra vittima.
Mulder trova Harold nascosto in una stanza poco illuminata dalla quale è possibile accedere al bowling. I muri della stanza sono coperti con i fogli dei punteggi, inclusi quelli delle vittime. Mulder comprende che Harold ha incontrato al bowling ognuna delle donne assassinate. Improvvisamente, Harold è preda di uno strano attacco. Harold vede il fantasma di Angie dietro Mulder. Corre fuori dalla stanza e si dirige verso il bowling, dove Angie giace morto, vittima di un attacco di cuore. Mulder dice a Scully che tutte le persone che hanno visto delle apparizioni stavano per morire, e ciò implica che Harold può essere prossimo alla morte. Scully, che pure ha visto il fantasma di una vittima, viene colpita dall'affermazione.
Harold viene trasportato di nuovo al centro psichiatrico. Là, viene tormentato dall'infermiera Innes, che ridicolizza il suo intelletto ed il suo fisico. Più tardi, Mulder trova la Innes che giace sul pavimento in stato di semincoscenza. La Innes afferma che Harold è diventato violento e l'ha aggredita. Uno degli altri pazienti, Chuck Forsch, dice a Scully che l'infermiera Innes stava cercando di avvelenare Harold. Scully si rende conto che la Innes, e non Harold, è la responsabile degli assassini. Quando la Innes aggredisce Scully con un bisturi, Scully estrae la sua arma e fa fuoco, colpendola alla spalla. Più tardi, Scully dice a Mulder che l'infermiera Innes ha ingerito le medicine di Harold, scatenando un comportamento violento ed imprevedibile. Ipotizza inoltre che la Innes intendesse distruggere l'amore che Harold sentiva nei confronti delle donne giovani. Più tardi, il corpo di Harold viene ritrovato in un vicolo lì vicino, apparentemente vittima di una crisi respiratoria. Ma Scully sospetta che Harold sia morto a causa di quello che la Innes gli ha impedito di prendere.
Scully confessa a Mulder di aver visto il fantasma della quarta vittima poco dopo che è stata assassinata. Più tardi, Scully vede lo spirito di Harold seduto sul sedile posteriore della sua auto.
DAVID DUCHOVNY - Agente Speciale Fox Mulder
GILLIAN ANDERSON - Agente Speciale Dana Scully
Attori Co-Protagonisti
STEVEN M. PORTER - Harold Spuller
ALEX BRUHANSKI - Angelo Pintero
SYDNEY LASSICK - Chuck Forsch
NANCY FISH - Infermiera Innes
DANIEL KAMIN - Detective Hudak
LORENA GALE - il Procuratore
MIKE PUTTONEN - Martin Alpert
CHRISTINE WILLES - Karen Kosseff
KEN TREMBLETT- Uffciale in uniforme
GERRY NAIM - Sergente Conneff
Trasmesso la prima volta in TV
04/05/97
08/02/98
Angie riferisce la sua bizzarra storia a Mulder e Scully. Mulder sospetta che Angie abbia visto il fantasma della ragazza morta, un spirito che tentava comunicare con una persona vivente per delle ragioni sconosciute. Tre incontri simili, e tre omicidi simili, sono accaduti nella zona in diverse settimane. Gli agenti scoprono le parole, "She is me" scritte sulla corsia del bowling dove Angie ha visto lo spirito. Ma il suo significato rimane un mistero.
Il detective Hudak dice a Mulder e Scully che qualcuno ha fatto una telefonata anonima al 911 con un messaggio riguardante Penny Timmons, una delle vittime dell'assassino. Chi chiamava sosteneva che le ultime parole della Timmons sarebbero state "She is me." Ma Hudak fa notare che la laringe della vittima era recisa, condizione che rendeva impossibile l'emissione di alcun suono.
Gli agenti rintracciano la fonte della chiamata al 911, un telefono pubblico al centro psichiatrico New Horizon. Mulder si accorge che uno dei pazienti, Harold Spuller, evita il suo sguardo. Dopo aver osservato le fotografie delle vittime dell'assassinio, Scully ritiene che Spuller si adatti al profilo dell'assassino: una persona coercitiva consumata dal desiderio di organizzare, pulire e riordinare. Scully entra in un bagno perchè le sanguina il naso. Lì vede lo spirito di un'altra ragazza bionda. Più tardi, Mulder le dice che poco distante da lì, è stato trovato il corpo di un'altra vittima.
Mulder trova Harold nascosto in una stanza poco illuminata dalla quale è possibile accedere al bowling. I muri della stanza sono coperti con i fogli dei punteggi, inclusi quelli delle vittime. Mulder comprende che Harold ha incontrato al bowling ognuna delle donne assassinate. Improvvisamente, Harold è preda di uno strano attacco. Harold vede il fantasma di Angie dietro Mulder. Corre fuori dalla stanza e si dirige verso il bowling, dove Angie giace morto, vittima di un attacco di cuore. Mulder dice a Scully che tutte le persone che hanno visto delle apparizioni stavano per morire, e ciò implica che Harold può essere prossimo alla morte. Scully, che pure ha visto il fantasma di una vittima, viene colpita dall'affermazione.
Harold viene trasportato di nuovo al centro psichiatrico. Là, viene tormentato dall'infermiera Innes, che ridicolizza il suo intelletto ed il suo fisico. Più tardi, Mulder trova la Innes che giace sul pavimento in stato di semincoscenza. La Innes afferma che Harold è diventato violento e l'ha aggredita. Uno degli altri pazienti, Chuck Forsch, dice a Scully che l'infermiera Innes stava cercando di avvelenare Harold. Scully si rende conto che la Innes, e non Harold, è la responsabile degli assassini. Quando la Innes aggredisce Scully con un bisturi, Scully estrae la sua arma e fa fuoco, colpendola alla spalla. Più tardi, Scully dice a Mulder che l'infermiera Innes ha ingerito le medicine di Harold, scatenando un comportamento violento ed imprevedibile. Ipotizza inoltre che la Innes intendesse distruggere l'amore che Harold sentiva nei confronti delle donne giovani. Più tardi, il corpo di Harold viene ritrovato in un vicolo lì vicino, apparentemente vittima di una crisi respiratoria. Ma Scully sospetta che Harold sia morto a causa di quello che la Innes gli ha impedito di prendere.
Scully confessa a Mulder di aver visto il fantasma della quarta vittima poco dopo che è stata assassinata. Più tardi, Scully vede lo spirito di Harold seduto sul sedile posteriore della sua auto.
Attori Protagonisti
DAVID DUCHOVNY - Agente Speciale Fox Mulder
GILLIAN ANDERSON - Agente Speciale Dana Scully
Attori Co-Protagonisti
STEVEN M. PORTER - Harold Spuller
ALEX BRUHANSKI - Angelo Pintero
SYDNEY LASSICK - Chuck Forsch
NANCY FISH - Infermiera Innes
DANIEL KAMIN - Detective Hudak
LORENA GALE - il Procuratore
MIKE PUTTONEN - Martin Alpert
CHRISTINE WILLES - Karen Kosseff
KEN TREMBLETT- Uffciale in uniforme
GERRY NAIM - Sergente Conneff
Trasmesso la prima volta in TV
04/05/97
08/02/98
- L'episodio era intitolato originariamente 'Tulpa', poi 'Revenant'.
- Titoli - Nella pratica tibetana, un Tulpa è una manifestazione spettrale di un "essere prodotto" dalla mente. 'Revenant' è uno che torna in seguito ad una assenza o uno che ritorna dopo la morte. Un'elegia è un poema che esprime dolore per qualcuno che è morto.
- Le scene nella casa di cura sono un riferimento a 'Qualcuno volò sul nido del cuculo'. Infatti l'attore che ritrae Chuck Forsch interpreta anche Charlie Cheswick nel famoso film, e l'infermiera Innes appare piuttosto sadica, così come l'infame infermiera Ratchett.
- Una delle vittima si chiama "Risa Shapiro", che è anche il nome dell'agente di David Duchovny.
- La figlia di Tom Braidwood, Kate, appare in questo episodio come la quinta paziente della sala comune.
- Il compagno di stanza di Harold, Chuck Forsch, porta il nome dell'assistente di LA di Chris Carter.
- Al Dott. Martin Alpert è stato dato il nome del medico dello scrittore John Shiban.
SCENA 1
ANGIE’S MIDNIGHT BOWL
WASHINGTON, D.C.
(E’ notte e Angel Pintero sta pulendo il suo locale. Va verso il bancone e Harold sta sistemando le scarpe nelle varie mensole del muro.)
SIG. PINTERO: E’ tardi, forza vai a casa Harold.
HAROLD: Non ho ancora finito.
SIG. PINTERO: Harold, mi hai sentito? Avresti già dovuto essere a casa.
HAROLD: Non ho ancora finito.
SIG. PINTERO: Ma che ci vuole, Harold! Non è mica una cosa così difficile, dai... (Il sig. Pintero prende le scarpe e le sistema velocemente, Harold si agita ed inizia ad urlare.)
HAROLD: (singhiozzando) Nooo... non avevo finito, non avevo ancora finito....
SIG. PINTERO: (poggiando gentilmente le mani sulle braccia di Harold) Harold, va tutto bene, devi andare a dormire. Il dottore sarà preoccupato per te. Hai fatto un buon lavoro oggi (Harold continua a singhiozzare) adesso torna a casa.
HAROLD: (andandosene) 45,57, 63, 81, 86, 92....
(Il Signor Pintero guarda Harold andarsene un po’ rattristato, poi si mette a sistemare le scarpe. Si volta verso le piste di bowling e vede che in una delle piste, la macchina continua ad andare su e giù. Preme il bottone per effettuare il reset della macchina, ma non succede niente. Dalla pista torna indietro una palla da bowling, lui la tocca ed è sporca di sangue.)
SIG. PINTERO: E’ sangue...
(Si avvicina ai birilli e la macchina continua a tirarli giù. Sul pavimento di legno c’è una pozza di sangue.)
SIG. PINTERO: Santo Cielo!
(Guarda verso l’alto dentro il macchinario e vede una ragazza incastrata. Sembra che la ragazza stia dicendo qualcosa, ma non si riesce sentire la voce.)
SIG. PINTERO: Oh mio Dio...Oh Misericordia...Che cosa terribile!
(Il Signor Pintero corre al telefono e chiama il 911, ma fuori dal suo locale sente le sirene della polizia quindi corre fuori.)
SIG. PINTERO: Agente! Agente...
POLIZIOTTO: Circolare signore, non può restare qua.
SIG. PINTERO: No! C’è una donna là dentro, è ferita.
POLIZIOTTO: Cosa?
(Pintero guarda dietro il poliziotto e vede il cadavere di una ragazza stesa a terra con la gola tagliata. E’ la stessa ragazza che lui ha visto incastrata nel macchinario del suo locale.)
SIG. PINTERO: (sconvolto) Dio Santo! Ma è lei, è la ragazza che ho visto.
SIGLA
SCENA 2
ANGIE’S MIDNIGHT BOWL
(Scully sta indossando le scarpe per poter andare sulla pista da bowling, mentre il signor Pintero e Mulder sono davanti al macchinario dove la sera prima il proprietario aveva visto la ragazza morta. Attorno alcune persone stanno giocando a bowling. Una donna salta di gioia dopo aver fatto strike. Scully si avvicina a Mulder e Pintero.)
MULDER: Scully? Vieni a vedere.
(Scully si sdraia sul pavimento di legno tra Mulder e il signor Pintero)
SCULLY: Che c’è da vedere?
MULDER: La gabbia dei birilli è spaccata, hai visto in che modo?
SCULLY: Si.
MULDER: Secondo il signor Pintero l’unico motivo per cui possa essersi ridotta così è che abbia subito una notevole pressione.
SCULLY: E’ qui che ha visto quel corpo?
SIG. PINTERO: Sì, signora. Era incastrata lì nel meccanismo. Aveva la gola tagliata.
SCULLY: E può dirmi dove gocciolava il sangue della vittima?
SIG. PINTERO: (indicando un punto sul legno) Ecco, qui.
SCULLY: Ma sia il sangue che il corpo erano spariti quando è tornato...
SIG. PINTERO: (annuendo con la testa) Sì, ma come vi ho detto, quella donna nel parcheggio era...
SCULLY: Era la stessa donna che era incastrata nel macchinario.
SIG. PINTERO: Proprio così.
(Scully da un’occhiataccia a Mulder e poi si alza, seguita dal signor Pintero. Mulder rimane dapprima steso sul pavimento di legno cercando di trovare qualche traccia di sangue, poi alla fine si alza anche lui. Scully sta scrivendo su un taccuino.)
SIG. PINTERO: Guardate che non ho inventato niente.
MULDER: Nessuno sta dicendo questo signor Pintero.
SIG. PINTERO: Ho visto l’espressione della sua collega. (Scully lo guarda seccata)
MULDER: Potrebbe farmi un favore? Vorrei una soda, o una coca, qualcosa del genere.
SIG. PINTERO: Certo, vado. (e se ne va)
MULDER: Grazie. Che espressione avevi, Scully?
SCULLY: Pensavo che dopo quattro anni avessi imparato a decifrarla.
MULDER: Non credi nei fantasmi?
SCULLY: Vorresti dire che quell’uomo ha visto il fantasma della vittima?
MULDER: Più esattamente direi l’anima incorporea.
SCULLY: Che poi è un sinonimo di fantasma, giusto?
MULDER: Ma a quanto ha detto il signor Pintero quella donna cercava di comunicare. Era come se tentasse di parlare, di dirgli qualcosa. Somiglia di più a un presagio di morte.
SCULLY: Un presagio di morte?
MULDER: (prendendo una palla da bowling) Sì. E’ un essere spirituale che evoca un messaggero di morte.
SCULLY: Mh-Mh.
MULDER: (la guarda poi lancia la palla e fa strike. Scully sorride stupita.) E’ la terza visione denunciata nelle ultime settimane contemporaneamente a degli omicidi, ogni volta la vittima è apparsa vicino alla scena del delitto cercando di comunicare.
SCULLY: Comunicare che cosa?
MULDER: Ancora non lo so ma... ah grazie (rivolto a Pintero che gli ha portato la coca) Se aspetti un attimo forse avrò la risposta.
(Scully e Pintero seguono Mulder fino in fondo alla pista di bowling. Mulder rovescia la coca sul pavimento di legno.)
SIG. PINTERO: Ehi, ma che fa?
MULDER: (scrutando il pavimento) “Lei è me”.
SCULLY: Cosa?
MULDER: E’ scritto sulla cera, “lei è me”, guarda.
(Scully guarda il pavimento e sotto la coca rovesciata si legge la scritta “lei è me”.)
SCENA 3
DISTRETTO DI POLIZIA
(Un detective sta mostrando delle diapositive a un gruppo di poliziotti.)
DETECTIVE HUDAK: Tre vittime. Tutte donne. Tutte più o meno della stessa età, altezza, peso, colore di occhi e capelli. Tutte aggredite nella medesima zona, in un’area circoscritta di sei isolati. Il nostro esperto dell’ FBI pensa che si tratti di un uomo bianco fra i 28 e i 30 anni. Le sue vittime molto probabilmente non l’hanno mai visto prima. Diventano simboli che rappresentano le donne della sua vita, o magari tutte le donne (Mulder sta dicendo qualcosa in un orecchio a Scully) Ehi, voi due laggiù! (rivolto a Mulder e Scully) Vi sto forse annoiando?
MULDER: No, no affatto.
HUDAK: Perché se non avete niente da aggiungere al profilo che ho tracciato, siete pregati...
MULDER: Io avrei qualcosa da aggiungere, credo che seguire il profilo dell’FBI non soltanto non riuscirà a farvi catturare l’assassino, ma condurrà ad altri omicidi, ad altre vittime.
HUDAK: Vuole dirci chi è e su cosa si basa la sua teoria?
MULDER: Agente speciale Mulder, lei è l’agente Scully , siamo dell’FBI, stiamo seguendo una pista che sembra abbandonata. Secondo una dichiarazione del proprietario del bowling...
HUDAK: Quello che dichiara di aver visto la vittima.
MULDER: No, no non la vittima, il suo simulacro, ciò che gli irlandesi chiamano Bamshee e che noi chiamiamo comunemente fantasma.
HUDAK: Ah, ora è chiaro.
MULDER: Ci sono stati messaggi scritti in qualcuno di questi casi?
HUDAK: Dei messaggi scritti?
MULDER: Le parole “Lei è me” le dicono qualcosa?
HUDAK: Le ultime parole di Penny Timmons intende.
MULDER: Sono state le sue ultime parole?
HUDAK: Almeno secondo un operatore del 911.
MULDER: Chi ha fatto quella telefonata?
HUDAK: Un idiota.
MULDER: Cosa vuol dire?
HUDAK: Non possono essere state le sue ultime parole, aveva la laringe recisa. La poveretta non avrebbe potuto chiedere aiuto neanche se avesse voluto.
MULDER: E nessuno ha seguito questa pista?
HUDAK: No, ma... posso fornirvi la provenienza della chiamata in modo che possiate farlo voi.
MULDER: Grazie, molto gentile.
SCENA 4
ISTITUTO PSICHIATRICO “NEW HORIZON”
(In un istituto psichiatrico, i pazienti sono in una stanza seduti ad un tavolo, impegnati in varie attività. Uno di loro è Harold Spiller. Il dottor Alpert entra insieme a Mulder e Scully.)
DOTT. ALPERT: Signori? Un po’ d’attenzione, ascoltatemi. Qui ci sono delle persone che vogliono parlare con voi. Infermiera Ines? Le dispiace riunire il gruppo?
INFERMIERA INES: Allora signori andiamo, conoscete la strada. Andate a sedervi. Entrate. Sedetevi. (Tutti i pazienti si alzano e vanno in un’altra stanza a sedersi. Harold è ancora seduto al tavolo e l’infermiera Ines si avvicina a lui.) Harold? Andiamo, Harold?
DOTT. ALPERT: Accomodatevi. Buongiorno a tutti, miei cari.
PAZIENTI: Buongiorno, signor Alpert.
DOTT. ALPERT: Abbiamo delle visite oggi. I signori indagano su un delitto. (i pazienti si guardano l’un l’altro allarmati) Non vi preoccupate, vogliono solo farvi qualche domanda, mh?
MULDER: Buongiorno, volevo chiedervi se qualcuno ha usato il telefono pubblico che si trova nell’atrio venerdì sera. Perché qualcuno ha riferito alla polizia di un omicidio.
(I pazienti rimangono indifferenti alla domanda di Mulder.)
DOTT. ALPERT: (rivolto a Mulder, sottovoce) C’era il Muppet Show quella sera.
MULDER: C’era il Muppet Show quella sera.
CHUCK: Oh, è colpa mia, sono stato io, lo confesso, sono stato io! Ma sono solo un essere umano dopotutto...
DOTT. ALPERT: Chuck, devi dire la verità.
CHUCK: (ridendo un po’ imbarazzato) No, mi dispiace, io non volevo farlo, ho mentito, ho mentito, ma sono solo un essere umano...
DOTT. ALPERT: Qualcuno di voi ha usato il telefono pubblico per chiamare la polizia?
(Tutti i pazienti scuotono la testa in segno di negazione. Mulder tira fuori una foto dalla giacca.)
MULDER: Nessuno riconosce questa donna?
(Harold è in disparte e appena vede la foto inizia a singhiozzare nervosamente. Alcuni pazienti, uno alla volta, alzano la mano per far capire che loro conoscono la ragazza nella foto.)
CHUCK: Quella è la signorina che hanno assassinato!
(Harold continua a singhiozzare, Mulder se ne accorge. Scully prende una rivista al tavolo con Jay Leno in copertina e la mostra ai pazienti.)
SCULLY: E c’è qualcuno che riconosce quest’uomo?
PAZIENTE #1: (alzando la mano) Oh, si, si è stato lui.
PAZIENTE #2: E’ l’assassino!
PAZIENTE #3: Però fa molto ridere, fa sbellicare dal ridere!
(Scully guarda Mulder sorridendo. Poi nota di nuovo Harold e si avvicina al dottore per chiedergli qualcosa.)
MULDER: Ehm...(indicando Harold) Quell’uomo laggiù...
DOTT. ALPERT: Harold Spiller?
MULDER: Sì, l’unico che non ha alzato la mano, le ha mai dato problemi?
DOTT. ALPERT: Harold? Nooo... ha solo la tendenza a eccitarsi un po’ troppo.
MULDER: Gli potrei parlare?
DOTT. ALPERT: Sì, certo.
MULDER: Bene.
SCENA 5
CORRIDOIO ISTITUTO PSICHIATRICO
(Scully sta esaminando le foto degli omicidi. Harold, Mulder e l’infermiera Ines passano vicino a lei. Mulder si ferma e guarda Harold e l’infermiera Ines che continuano a camminare per il corridoio.)
SCULLY: Credo di aver trovato qualcosa, Mulder. Vedi queste foto scattate dalla squadra giudiziaria? La terza vittima, la sua mano sinistra. Quella riga di pelle più chiara farebbe pensare a un anello.
MULDER: Sì, una fede nuziale.
SCULLY: Già, ma non era sposata.
MULDER: Le è stato rubato l’anello?
SCULLY: No, non gliel’ha rubato.
MULDER: Gliel’ha spostato.
SCULLY: E in tutti gli altri omicidi ha sempre ripetuto lo stesso rituale, ha spostato l’anello di ciascuna delle vittime.
MULDER: Hai fatto centro, Scully. Qualche idea sul motivo di questo gesto?
SCULLY: Esiste un disturbo chiamato “distonia dell’ego”, una forma di disordine ossessivo compulsivo, cioè un impulso persistente e irrefrenabile di cambiare le cose, di organizzare, di riorganizzare, ma di solito non è un disturbo che sfocia in un impulso omicida.
MULDER: Di solito no, a meno che non ci sia un problema psicologico più complesso come una dichiarata malattia mentale.
SCULLY: Credi che l’assassino sia uno di questi pazienti?
MULDER: Non so se l’assassino è qui, ma di sicuro c’è la persona che ha fatto la telefonata, e credo che si chiami Harold Spiller.
SCULLY: Ha ammesso di averla fatta?
MULDER: No, ma lo ammetterà fra poco.
SCENA 6
ISTITUTO PSICHIATRICO
(Mulder e Scully stanno interrogando Harold Spiller.)
HAROLD: (dondolando mentre parla) Io non so proprio niente. Io non ho fatto proprio niente. Lasciatemi stare.
MULDER: Hai telefonato tu, vero Harold?
HAROLD: No.
MULDER: Hai detto tu le parole “Lei è me”?
HAROLD: No.
MULDER: Hai mai sentito queste parole?
HAROLD: Nooo.
MULDER: Harold hai mai visto un fantasma?
HAROLD: No...no... No (gridando) No No! No! No! No! No! No! No! Nooo...Lasciatemi stare! Lasciatemi stare, lasciatemi stare (piangendo) Lasciatemi stareee....
(Harold inizia a piangere, è agitato, salta convulsamente sul letto. L’infermiera Ines interviene e cerca di calmarlo. Mulder e Scully vanno verso la porta d’uscita.)
INFERMIERA INES: Harold calmati, sta tranquillo. No, Harold calmati. Harold? Harold?! Harold ascoltami! Harold!
SCULLY: (a Mulder) Beh, quando hai ragione, hai ragione.
INFERMIERA INES: Harold, basta!
HAROLD: 17, 30, 37, 45, 53.....
SCENA 7
UFFICIO DELL'ISTITUTO PSICHIATRICO
(Scully sta consultando la scheda medica di Harold quando entra Mulder.)
SCULLY: Harold Spiller soffre chiaramente di un esteso disordine dello sviluppo, quello che talvolta viene chiamato “autismo atipico”. Ha trascorso tutta la vita entrando e uscendo da strutture come questa. E’ stato curato, ha subìto una terapia con l’elettroshock e, a parte le altre problematiche, gli è stata diagnosticata una grave forma di disturbo ossessivo accompagnata da distonia dell’ego, che spiegherebbe lo spostamento degli anelli delle vittime.
MULDER: E perché all’improvviso?
SCULLY: Intendi cos’è stato a sconvolgerlo? Beh, penso che la sua reazione possa indicare un impulso frustrato nei riguardi della violenza in caso di situazioni difficili.
MULDER: Quella reazione non si è verificata finché non gli ho nominato il fantasma.
SCULLY: Ma quell’uomo è molto disturbato. Si vedeva chiaramente la sua tensione aumentare dal momento in cui hai cominciato a interrogarlo.
MULDER: Sì.
SCULLY: Scusa, ma perché adesso dubiti che Harold Spiller sia l’uomo che stiamo cercando?
MULDER: E’ stato Spiller a fare la telefonata, però quello che ci ha condotto a lui, rimane ancora un mistero irrisolto.
SCULLY: Lei è me?
MULDER: (annuendo con la testa) Mh-hm. E le altre apparizioni, come quella che ha visto il signor Pintero.
SCULLY: Beh, io ho un’idea in proposito. Se non addirittura una spiegazione. Harold Spiller si trova in questo istituto volontariamente, quindi può andare e venire quando vuole, per svolgere un lavoro (Scully punta il dito su un foglio del fascicolo di Harold dove c’è scritto che lavora al bowling del Sig. Pintero), per uccidere delle donne... o tutte e due le cose. (Una goccia di sangue cade sul foglio che Scully sta leggendo. Le sta sanguinando il naso.)
MULDER: (imbarazzato) Oh, Scully.
SCULLY: (tamponandosi il naso con le mani) Ah, non è niente.
MULDER: Sei sicura?
SCULLY: Sì, è solo che... sto bene, devo solo andare in bagno un momento.
(Scully si alza e se ne va. Mulder rimane lì impacciato e dispiaciuto.)
SCENA 8
ISTITUTO PSICHIATRICO
BAGNO DELLE DONNE
(Scully entra nel bagno, tenendosi chiusa una narice. Prende un asciugamano di carta, va verso lo specchio del lavandino tamponandosi il naso. Apre l’acqua e si china sul lavandino per sciacquarsi. Quando si alza, vede sullo specchio la scritta “Lei è me” fatta col sangue. Scully è sconvolta. Poi sente come un bisbiglio. Si sposta dallo specchio, guarda verso una finestra e vede l’immagine come di un fantasma, di una ragazza bionda con una felpa grigia. Ha la gola tagliata e muove le labbra come per dire qualcosa. Dalla sua gola inizia a sgorgare sangue. Scully guarda impietrita la scena, quando Mulder bussa alla porta del bagno.)
MULDER: Scully?
(Scully si volta verso la porta, poi riporta lo sguardo alla finestra e la figura della ragazza non c’è più.)
MULDER: Scully, sei lì?
(Scully torna davanti allo specchio, ma la scritta “Lei è me” non c’è più.)
SCULLY: Si.
MULDER: (entrando nel bagno) Hanno trovato un’altra vittima. Una studentessa, con la gola tagliata, a solo mezzo isolato da qui.
(Mulder chiude la porta. Scully rimane lì nel bagno, sconvolta.)
SCENA 9
UNA STRADA VICINO ALL'ISTITUTO PSICHIATRICO
(Si sentono le sirene suonare. Scully guarda il corpo della vittima e vede che è esattamente la ragazza che ha visto nel bagno, vestita allo stesso modo. Mulder le si avvicina.)
MULDER: Si chiamava Loren Heller, 21 anni, studentessa. Stava tornando a casa dal bar dove lavorava part-time dopo l’università. Portava un anello nella mano sinistra, è stato spostato sulla mano destra, al mignolo. Era morta da meno di un’ora quando è stata ritrovata. (Scully continua a guardare stravolta il corpo della ragazza.)
SCULLY: Questo esclude che Spiller sia l’assassino.
MULDER: A dire il vero no. Harold non è all’istituto. Non si trova. Quando siamo andati via l’hanno chiuso a chiave in camera sua, ma è scappato eludendo la sorveglianza.
SCULLY: Non credo che sarà difficile trovarlo.
MULDER: Già, ma dovremmo essere noi a farlo, se non altro per sapere che significa “lei è me”.
(Scully ascolta, ma appare lontana, distratta.)
SCULLY: Mulder?
MULDER: Che c’è?
SCULLY: Sarebbe meglio che te ne occupassi da solo. Io credo che dovrei andare a farmi vedere, sai... così, tanto per stare tranquilli.
MULDER: Vuoi che ti accompagni?
SCULLY: No, no, no sto bene, non ti preoccupare. I dottori mi hanno già visitata quindi è solo una precauzione.
MULDER: Sei sicura?
SCULLY: Sì, sto bene. Ciao.
(Scully se ne va triste e disperata. Mulder la guarda un po’ preoccupato.)
SCENA 10
IN UNA STANZA BUIA
(In una stanza buia, Harold sta attaccando al muro dei fogli di carta, dicendo tra se e se dei numeri... I fogli sono i punteggi delle partite di bowling.)
HAROLD: (piangendo) 9, 17, 26, 37, 40, 48, 52, 59, 11, 24, 30, 35, 12, 29, 36, 40, 43, 52, 17, 30...
(Ad un tratto vede la scritta “lei è me” fatta col sangue sui suoi fogli appesi al muro. Si volta e vede i fantasmi di quattro diverse ragazze, tutte con la gola tagliata.)
HAROLD: No... nooo.... (singhiozzando) Io voglio solo essere lasciato in pace...
SCENA 11
OSPEDALE, LABORATORIO ANALISI
(Un’infermiera sta facendo un prelievo di sangue a Scully. Scully sta seduta con lo sguardo perso nel vuoto. L’infermiera, finisce il suo lavoro e se ne va. Scully si mette la giacca e si guarda nello specchio.)
SCENA 12
UFFICIO DI KAREN KOSSEFF
KOSSEFF: Abbiamo già parlato delle sue paure. Paure che non riesce ad esprimere al suo prossimo, soprattutto all’agente Mulder.
SCULLY: Stavolta è diverso.
KOSSEFF: E perché?
SCULLY: Alcuni mesi fa, mi è stata diagnosticata una massa tumorale, un cancro rinofaringeo che non può essere operato né trattato con la medicina convenzionale.
KOSSEFF: Mi dispiace.
SCULLY: Le mie condizioni non sono ancora così gravi, la salute è buona, devo solamente farmi controllare una volta alla settimana.
KOSSEFF: Continua a lavorare?
SCULLY: Sì. E’ molto importante per me.
KOSSEFF: Perché?
SCULLY: Perché... l’agente Mulder mi è... stato vicino. Mi ha aiutato molto in questo periodo e...
KOSSEFF: E si sente obbligata a continuare a lavorare perché glielo deve?
SCULLY: No. Credo di non aver mai realizzato quanto io faccia affidamento su di lui prima d’ora... sulla sua passione. (sospira) Ha rappresentato una grande fonte di energia a cui attingere.
KOSSEFF: Cos’è avvenuto ieri sera, Dana?
SCULLY: (fa una breve pausa) Ho visto qualcosa di inquietante. E adesso non so se devo crederci. E’ stata una visione causata dallo stress, voglio dire, può essere stato questo ad evocare quell’immagine, oppure può essere stata suggerita dai miei stessi timori.
KOSSEFF: Il timore di deludere l’agente Mulder?
SCULLY: (sorride con le lacrime agli occhi) Può darsi.
KOSSEFF: Che cosa ha visto?
SCULLY: Ho visto una donna che era stata appena assassinata. Ma giuro che io l’ho vista. Mi è sembrato che stesse cercando di dirmi qualcosa.
KOSSEFF: Ha capito che cosa?
SCULLY: No.
KOSSEFF: Ne è sicura?
(Scully annuisce e rimane in silenzio. Guarda la Kosseff con gli occhi lucidi.)
SCENA 13
ANGIE’S MIDNIGHT BOWL
(Mulder entra nel locale del signor Pintero. Si guarda attorno. Il signor Pintero è alla cassa.)
SIG. PINTERO: Ah, vedo che è tornato.
MULDER: Sì, sto cercando Harold Spiller.
SIG. PINTERO: Harold? E perché?
MULDER: E’ sospettato di omicidio.
SIG. PINTERO: Crede che Harold abbia ucciso tutte quelle donne?
MULDER: Lei ovviamente non è d’accordo vero?
SIG. PINTERO: Harold lavora per me già da dieci anni! Ammetto che possa essere strano, ma non ucciderebbe nessuno, è un ragazzo mite.
MULDER: Già. Sa dove si trova?
SIG. PINTERO: Questa mattina era qui quando sono arrivato, stava sistemando le scarpe.
MULDER: Ha una chiave?
SIG. PINTERO: No, ma conosce un modo per entrare qui passando dall’edificio accanto.
(Mulder si guarda attorno. Un uomo sta per tirare una palla. Harold è nascosto nella macchina raccogli birilli e sta guardando Mulder che parla con il signor Pintero.)
MULDER: La pista numero sei non funziona?
SIG. PINTERO: No, da quando ho visto la ragazza.
(Mulder annuisce. Poi si volta verso la pista numero sei e vede cadere due birilli. Mulder va verso la pista e vede che Harold è nascosto lì.)
MULDER: Harold! (Harold si infila dietro le macchine e scappa. Mulder lo insegue. Harold si arrampica su per una scala nel retro del locale mentre è inseguito da Mulder) Harold! Voglio solo parlare con te! Harold?
HAROLD: (singhiozzando sottovoce) Lei è me, lei è me, lei è me, lei è me, lei è me, lei è me, lei è me, è me, me, me....
MULDER: Harold?
HAROLD: E’ me, è me, lei è me, lei è me....
SCENA 14
STANZA DEGLI INTERROGATORI
HAROLD: 17, 34, 28....
(Harold è seduto su una sedia. Pronuncia dei numeri e si dondola avanti e indietro. Nella stanza ci sono lui, il suo avvocato e il detective Hudak. Mulder sta in piedi di fianco alla finestra.)
AVVOCATO: Voglio che sia chiaro sin dall’inizio. Il mio cliente soffre di un disturbo mentale che determina la sua inattendibilità, non risponderà a domande che riguardano la sua colpevolezza o innocenza.
DETECTIVE HUDAK: Le sarei grato se lo facesse smettere di borbottare.
AVVOCATO: (puntando una penna verso il detective Hudak) Appena Harold mostrerà segni di agitazione o incapacità di collaborare, l’interrogatorio verrà sospeso. Ora vuole cominciare?
DETECTIVE HUDAK: (in tono aggressivo) Dimmi Harold, perché l’hai fatto? Confessa, perché hai ucciso quelle donne?
AVVOCATO: (molto irritata) Mi spiega a che gioco vuole giocare? E’ un comportamento inaccettabile, se continua così dirò al mio cliente di non collaborare.
(Harold è molto agitato, continua a dondolare e a borbottare fra se e sé.)
MULDER: Harold?
HAROLD: 13, 46, 59, 60...
MULDER: (gentilmente) Harold? Conoscevi le donne uccise, vero? E’ per questo che hai paura? Hai paura che possano tornare a trovarti?
HAROLD: 49, 52...
MULDER: Penny Timmons.
HAROLD: 8, 2, 18, 29, 33, 42, 45, 46, 47, 48, 59...
MULDER: La signorina Shannon.
HAROLD: 18, 29, 24, 13, 8, 6, 61, 101, 102, 103, 104, 105...
MULDER: Michelle Chamberlain.
HAROLD: 8, 9, 29, 23, 18, 40, 41...
MULDER: Che numero di scarpe portava?
HAROLD: 37.
DETECTIVE HUDAK: Finalmente ci siamo.
AVVOCATO: Questa non è una confessione.
DETECTIVE HUDAK: E’ stato lui.
AVVOCATO: Harold, adesso ti consiglio di non rispondere più alle domande e di non collaborare ulteriormente a questa indagine capito?
DETECTIVE HUDAK: Le ha selezionate, era ossessionato da quelle donne perciò ha tagliato loro la gola, non è andata così Harold?
MULDER: Harold qualcuno pensa che sei stato tu a uccidere quelle donne, io no. Ma ho bisogno del tuo aiuto per dimostrarlo. Mi puoi aiutare? (Harold è agitatissimo) Io ne sono convinto.
SCENA 15
ANGIE’S MIDNIGHT BOWL
(Mulder e Harold entrano nel bowling seguiti dal detective Hudak e da due agenti in divisa. C’è anche l’avvocato di Harold.)
MULDER: (rivolto al signor Pintero) Signor Pintero? Vorrei vedere tutte le entrate e le uscite che Harold potrebbe usare per venire qui.
SIG. PINTERO: Sì, certo.
MULDER: Grazie.
SIG. PINTERO: (poggiando una mano sulla spalla di Harold.) Tutto bene, Harold?
HAROLD: Le scarpe sono in disordine signor Pintero, mi dispiace.
SIG. PINTERO: Ehi, non ha nessuna importanza, non ti preoccupare. Tu pensa a finire con questi signori, poi torni qui e mi racconti tutto.
HAROLD: Sì, va bene signor Pintero.
(Mulder, Hudak e l’avvocato, seguono Harold nel retro del negozio.)
HUDAK: Vorrei proprio sapere perché gli stiamo andando dietro.
MULDER: Spero che sarà chiaro quando troveremo la prova.
HUDAK: Crede davvero? Secondo lei ci mostrerà qualcosa che lo scagionerà?
MULDER: Penso di sì.
HAROLD: 8, 11, 22. Ecco.
HUDAK: Ecco cosa?
(Harold indica i fogli che lui ha appeso alla parete dove sono scritti i punteggi delle persone che giocano a bowling. Tra i nomi, ci sono Michelle C. e Penny T.)
HUDAK: Mio Dio, sono tutte qui, ci sono tutte le vittime.
AVVOCATO: Questo non prova niente.
HUDAK: Era ossessionato da loro.
AVVOCATO: Ci sono centinaia di punteggi qui, migliaia di nomi.
MULDER: (guardando Harold che continua a borbottare numeri) Scelga un nome. Ne prenda uno, prenda un nome qualsiasi.
HUDAK: (guardando i fogli dei punteggi) Fred Graham.
HAROLD: 17, 42, 65, 88, 107, 122, 131, 166, 178, 201.
(Mentre Harold parla, Hudak guarda il foglio con i punteggi e sono esattamente i numeri che Harold sta dicendo.)
MULDER: 201? Però! Niente male.
HUDAK: E lui conoscerebbe tutti i punteggi a memoria?
MULDER: (annuendo) Inclusi quelli delle vittime.
AVVOCATO: E lei dice che questo prova la sua innocenza? Come?
(Harold si volta improvvisamente e vede l’immagine fantasma del signor Pintero nel corridoio.)
MULDER: Non ne sono proprio sicuro, ma credo che...
HAROLD: Noooo... nooooo...
(Tutti si voltano verso Harold. Lui sta guardando in direzione del muro. Guardano anche loro, ma non vedono niente. Invece Harold vede il signor Pintero che si tiene il braccio sinistro e grida.)
HAROLD: Nooo, noo, noooooo!!!
(Harold fugge via, Mulder lo segue. Arrivati dentro al bowling, uno dei poliziotti che era entrato con loro sta facendo il massaggio cardiaco al signor Pintero. Harold piange disperato.)
POLIZIOTTO: Uno, due tre quattro. Uno, due, tre, quattro. Uno, due... è svenuto. E’ caduto all’improvviso. Ho fatto quello che ho potuto. Forse è stato un attacco di cuore.
HAROLD: (piangendo) Nooo...
(Il signor Pintero giace a terra senza vita, con la camicia aperta. Harold è inginocchiato davanti a lui e continua a piangere. Mulder gli mette una mano sulla spalla.)
SCENA 16
APPARTAMENTO DI SCULLY
(Scully, con le mani giunte come in segno di preghiera, sta seduta sul suo divano fissando il vuoto. Il campanello suona e lei si alza, guarda dallo spioncino e poi apre. E’ Mulder.)
MULDER: Ciao, Scully. E’ troppo tardi?
SCULLY: No. Che cosa ci fai qui?
MULDER: Mi serve il tuo parere su una cosa. Ho bisogno della tua esperienza medica.
SCULLY: A che riguardo?
MULDER: Harold Spiller. (sospira) Ah, scusa, non ti ho neanche chiesto che cosa ha detto il dottore.
SCULLY: Che sto bene.
MULDER: Mi fa piacere.
SCULLY: Ma cos’è successo, Mulder?
MULDER: Angel Pintero, quel tale del bowling, è morto.
SCULLY: Come?
MULDER: Per cause naturali, un attacco cardiaco, è collassato proprio in mezzo al bowling.
SCULLY: E’ su questo che vuoi il mio parere medico?
MULDER: No. Harold Spiller ha avuto la premonizione della morte del suo capo.
SCULLY: Non riesco a seguirti.
MULDER: Harold ha avuto una visione che potrebbe essere l’anima immateriale di Pintero al momento o un attimo prima della sua morte.
SCULLY: Come lo sai?
MULDER: Perché io ero presente quando l’ha visto.
SCULLY: Ma tu non sei riuscito a vederlo, vero?
MULDER: No.
SCULLY: (attimo di pausa) E perché?
MULDER: Io non ho questa facoltà, quel genere di relazione con le vittime che rende possibile tale visione.
SCULLY: E che relazione ha instaurato Harold?
MULDER: Non conosco l’esatta natura, ma credo che sia legata al suo autismo. Credo che Harold provasse un profondo attaccamento a quelle vittime, ma a causa della sua malattia fosse incapace di esprimere la profondità e la forza di questo sentimento e quindi, in qualche modo si è creato una sorta di legame psichico o inconscio al di là del tempo.
SCULLY: Aspetta un momento, Harold conosceva le persone uccise?
MULDER: Sì, attraverso il bowling, nel corso di sette anni.
SCULLY: Anche se quello che dici è vero, Harold non è l’unico che dichiara di avere avuto delle visioni.
MULDER: No. Ma lui ha una cosa in comune con quelli che hanno avuto le visioni che è un elemento tutt’altro che trascurabile.
SCULLY: E quale sarebbe?
MULDER: Stavano tutti per morire. Uno di enfisema, uno di cancro e adesso Angel Pintero.
SCULLY: Anche Spiller sta morendo?
MULDER: E’ appunto per questo che mi occorre la tua opinione.
SCULLY: Ma se non fosse così?
MULDER: In questo caso sarei molto sorpreso. Cos’è un presagio di morte se non la visione della nostra mortalità? E chi fra noi avrebbe più probabilità di vedere i morti? Harold è all’istituto in questo momento.
SCULLY: Ci vediamo là.
(Mulder esce. Scully rimane lì, terribilmente impaurita.)
SCENA 17
ISTITUTO PSICHIATRICO “NEW HORIZON”
11:42 PM
(Chuck sta dormendo nella sua stanza, quando sente delle voci nel corridoio. Si tratta del dott. Alpert che saluta Harold. Chuck si alza e ascolta ciò che sta dicendo il dottor Alpert. Apre un pochino la porta e vede Harold con due poliziotti e il dottor Alpert che lo tiene per mano.)
DOTT. ALPERT: Harold!! Harold, sono molto felice di vederti. Come ti senti? Ti senti bene? E’ necessario che il dottore ti visiti. Mi fa piacere che tu sia tornato. Tu non ti preoccupare, andrà tutto bene Harold. Vogliono soltanto che ti facciamo un piccolo controllo, non c’è ragione di preoccuparsi. Grazie agenti.
(Il dottor Alpert e Harold camminano per mano nel corridoio, Harold si accorge che Chuck è dietro la porta che guarda. Harold lo guarda disperato.)
DOTT. ALPERT: E’ tardi, Chuck. Torna a dormire. Vedrai Harold domattina.
(Chuck sorride e chiude la porta. Harold continua a guardarlo come per fargli capire qualcosa. Lui e il dottor Alpert continuano a camminare nel corridoio. Chuck li guarda dal vetro della porta.)
DOTT. ALPERT: Visto? Sono tutti contenti che tu sia tornato, Harold, potrai vedere Chuck domani, però devi prendere le tue medicine Harold, ti aiuteranno a rimanere tranquillo.
(Nell’ambulatorio, Harold è seduto sul lettino e il dottor Alpert gli porge un bicchierino con le sue medicine. Harold è molto agitato e continua a parlare tra sé e sé recitando dei numeri.)
HAROLD: 70, 79, 80, 88, 92, 99...
DOTT. ALPERT: Andiamo, è tanto tempo che le prendi.
HAROLD: 62, 70, 74, 78...
DOTT. ALPERT: Ecco, da bravo, prendile tutte.
(Harold prende in mano il bicchierino con le medicine. In quel momento, l’infermiera Ines entra nell’ambulatorio.)
DOTT. ALPERT: Salve. Lucas l’ha riportato.
INFERMIERA INES: E’ agitato?
DOTT. ALPERT: No, credo che sia solo un po’ spaventato, stavo cercando di fargli prendere le sue medicine.
HAROLD: 14, 29, 84, 62, 23...
INFERMIERA INES: Se vuole rimango io qui con lui.
DOTT. ALPERT: Va bene.
(Harold continua a mugugnare. Apre e chiude la mano, dondola avanti e indietro nervosamente. L’infermiera Ines si avvicina a Harold quando il dottore se ne va.)
INFERMIERA INES: Prendi il tuo veleno, Harold. Avanti. Tanto ormai che vivi a fare? Che cosa gli hai detto, Harold?
HAROLD: (piangendo) Niente.
INFERMIERA INES: Scommetto che gli hai detto delle tue amichette, eh? (si avvicina ad Harold, lui continua a piangere e mugolare nervoso e impaurito) Gli hai detto di quanto eri innamorato. Gli hai mostrato le fotografie?
HAROLD: (scuote la testa nervoso) Nooo...
INFERMIERA INES: (prende il bicchierino ad Harold) Cosa credi che pensassero di te quelle ragazze? Credi che ricambiassero il tuo amore? Chi vuoi che ti ami, Harold?? (prende Harold per il collo e gli gira la testa verso lo specchio) Guardati allo specchio! Chi ti guarda vede solo un brutto rospo. Un ritardato.
SCENA 18
ACCETTAZIONE DELL'ISTITUTO PSICHIATRICO
(Mulder entra e incontra il dottor Alpert che ha in mano una cartellina.)
DOTT. ALPERT: Ah, agente Mulder.
MULDER: Grazie per averci ricevuto.
DOTT. ALPERT: Nessun problema, siamo tutti preoccupati per Harold.
MULDER: Capisco.
DOTT. ALPERT: Ha portato un medico?
MULDER: L’agente Scully è medico. Se potesse farle esaminare la cartella clinica di Harold sveltirebbe molto...
(Si sente un grido dal fondo del corridoio. Mulder e il dottor Alpert corrono. Alcuni pazienti escono dalle loro stanze per vedere cosa sta accadendo.)
SCENA 19
AMBULATORIO
(L’infermiera Ines è a terra, da sola, e cerca di tirarsi in piedi. Il dottor Alpert entra e va ad aiutarla. Mulder rimane sulla porta, alcuni pazienti sono dietro di lui.)
DOTT. ALPERT: Cosa è successo? L’aiuto io. No, no, no, non si tocchi, stia tranquilla è solo un taglietto.
(Chuck è davanti alla sua stanza e cerca di vedere cosa succede. Scully sta percorrendo il corridoio. Chuck la guarda. Davanti alla porta dell’ambulatorio ci sono tutti gli altri pazienti.)
INFERMIERA INES: Mio Dio che spavento...
MULDER: Può dirmi con esattezza che cos’è accaduto?
(Scully entra nell’ambulatorio. L’infermiera Ines è seduta sul lettino. Il dottor Alpert le tiene una garza sulla fronte e Mulder parla con lei.)
INFERMIERA INES: E’ completamente impazzito. Stavo cercando di fargli prendere le sue medicine e lui si è infuriato. Mi è saltato addosso e mi ha colpito come se volesse uccidermi.
MULDER: E le ha detto qualcosa?
INFERMIERA INES: (si tampona la fronte con una benda) No, ha solo cominciato a sbraitare, a urlare, chissà che gli è preso, credo che non ci sia più niente da fare per lui. Non mi occuperò mai più di Harold, può scommetterci.
DOTT. ALPERT: Beh, adesso è meglio che si faccia medicare quel taglio sulla fronte.
INFERMIERA INES: (annuisce lentamente) Mi dia soltanto un attimo per riprendermi dallo spavento.
(Il dottor Alpert, Mulder e Scully escono dall’ambulatorio e lasciano sola l’infermiera Ines.)
DOTT. ALPERT: Certo. (rivolto ai pazienti) Signori, non preoccupatevi, è tutto a posto! Avanti tornate a letto, va tutto bene cara, andate adesso. Ci vediamo domattina! Buonanotte a tutti! (rivolto a Mulder) Che cosa posso fare per voi?
MULDER: Vada a chiamare la polizia, chieda del tenente Hudak, gli dica che Harold è scappato e di andare a cercarlo al bowling.
DOTT. ALPERT: Crede che lo arresteranno?
MULDER: Non vedo quale altra soluzione possa esserci. Mi dispiace.
(Il dottor Alpert annuisce e se ne va.)
SCULLY: Forse ti eri sbagliato.
MULDER: Perché? E’ solamente una ferita superficiale, non intendeva ucciderla, o mutilarla. Non è certo un comportamento da assassino.
SCULLY: Ma allora perché l’ ha fatto?
MULDER: Forse Harold è più grave di quanto pensassimo
SCULLY: Sì, può darsi. E’ proprio necessario che lo visiti.
(Chuck, dalla porta della sua stanza, guarda gli agenti. Mulder se ne accorge.)
MULDER: C’è una persona che può saperne qualcosa, va a parlare con il suo compagno di stanza mentre io cerco Harold.
SCENA 20
AMBULATORIO
(L’infermiera Ines, rimasta sola nell’ambulatorio, è seduta sul lettino. Si infila una mano nella tasca dei pantaloni, estrae un coltello ricurvo e lo mette nella tasca del golfino.)
SCENA 21
STANZA DI CHUCK
(Scully entra nella stanza di Chuck.)
CHUCK: Oh, salve!
SCULLY: Lei si chiama Chuck?
CHUCK: Sì, sì esatto. Chuck Forsch. Effe, o, erre, esse, ci, acca. Chuck Forsch.
SCULLY: E’ lei che divide la camera con Harold?
CHUCK: Sì. Lui è il mio grande amico.
SCULLY: Sa dove si trova ora?
CHUCK: Harold è in fin di vita. Sta morendo vero?
SCULLY: Perché dice questo?
CHUCK: E’ l’infermiera Ines. Sta cercando di avvelenare il mio amico.
SCULLY: Chi gliel’ha detto?
CHUCK: Harold. Dice che gli ha detto che sta mettendo del veleno nelle sue medicine.
SCULLY: E allora lui non prende più le sue medicine?
CHUCK: Non lo so, non so niente, io sono solo un essere umano e... ma quello che so è che... che Harold è mio amico, che non farebbe del male a nessuno. Sa una cosa? Lui le amava veramente.
SCULLY: Chi?
(Chuck si alza e va verso il mobile. Apre un cassetto e tira fuori un libro.)
CHUCK: Harold, è stato lui a darmele, era molto spaventato...
(Dalle pagine del libro tira fuori delle fotografie e le consegna a Scully. Sono le foto delle ragazze uccise.)
SCULLY: Qualcun’ altro sa di queste fotografie Chuck?
CHUCK: (annuendo) L’infermiera Ines.
SCENA 22
ISTITUTO PSICHIATRICO
BAGNO DELLE DONNE
(L’infermiera Ines è sola e sta bevendo dell’acqua dopo aver preso i medicinali di Harold. In quel momento entra Scully.)
SCULLY: Ora come si sente?
INFERMIERA INES: Beh, sono un po’ scossa.
SCULLY: E’ comprensibile.
INFERMIERA INES: A lavorare con questa gente si rischia di uscire di senno. Non vedo l’ora di tornare a casa.
SCULLY: La sua famiglia le è di conforto? (vede che ha nascosto qualcosa nella mano destra)
INFERMIERA INES: Io vivo sola.
SCULLY: Non ha figli?
INFERMIERA INES: Solo quello che mio marito ha portato via.
(L’infermiera Ines lascia cadere a terra le pillole che aveva nella mano destra. Scully si avvicina a lei e cerca di prenderla per un braccio.)
SCULLY: Infermiera Ines, temo di doverle chiedere di venire con me.
(L’infermiera Ines infila la mano nella tasca del golfino, prende il coltello e si avventa su Scully. Le due donne lottano, Scully riesce a disarmare l’infermiera Ines, facendole cadere il coltello dalle mani, ma Ines prende Scully per la giacca e la butta per terra. L’infermiera riprende in mano il coltello, ma Scully tira fuori la pistola e gliela punta addosso.)
SCULLY: Ferma dove si trova! Lo metta giù! Lo lasci ho detto!
(L’infermiera Ines esita per un secondo, poi si avventa su Scully. Lei spara. Mulder sta camminando nel corridoio esterno, sente lo sparo e corre immediatamente verso il bagno. Scully è in piedi e guarda l’infermiera Ines stesa a terra ferita. Mulder entra di corsa con la pistola, seguito da Alpert.)
SCULLY: E’ viva. Chiami un infermiere.
DOTT. ALPERT: Certo. (e corre fuori)
MULDER: Sei ferita?
SCULLY: Si, mi si è avventata contro.
(Scully si guarda i tagli che ha sulla mano. Mulder si volta e vede un coltello sul pavimento. Sta per prenderlo, ma Scully lo ferma.)
SCULLY: Non lo toccare. Scommetto che quella è l’arma del delitto.
SCENA 23
ISTITUTO PSICHIATRICO
(Dei paramedici stanno portando via l’infermiera Ines su una barella. Mulder e Scully camminano nel corridoio dietro di loro. Mentre parlano, continuano a camminare ed escono nelle rampe.)
SCULLY: Stava assumendo le medicine di Harold, Clonazepam e Clonizina, i cui effetti collaterali sono violenza e comportamento imprevedibile.
MULDER: Sì, ma perché hai sospettato di lei?
SCULLY: Il compagno di stanza di Harold mi ha detto che secondo Harold, lei lo stava avvelenando, allora ho cercato di parlarle e lei ha perso la testa.
MULDER: Perché credi che sia lei l’assassina?
SCULLY: Ah, non lo so. Forse a causa di qualche reazione alle medicine stava cercando di uccidere la felicità di Harold, il suo, il suo amore per quelle donne, forse voleva distruggere qualcosa che credeva di non poter avere più.
MULDER: “Lei è me”.
SCULLY: (sospira) Non lo so. Hanno trovato Harold?
(I due smettono di scendere le rampe e si fermano. Mulder si gira verso Scully.)
MULDER: Sì. Era in un vicolo, a pochi isolati da qui, a terra, steso sul marciapiede. Hanno tentato di rianimarlo, ma inutilmente.
SCULLY: Cos’è successo?
MULDER: Secondo una prima diagnosi sembra apnea, insufficienza respiratoria.
SCULLY: E quale è stata la causa?
MULDER: Ancora non è chiaro, ma se è vero che Harold ha smesso di prendere le medicine potrebbe essere stata questa la causa della sua morte, o almeno delle visioni che aveva.
SCULLY: Ma Harold Spiller non stava morendo Mulder, lui è stato ucciso da quell’infermiera che gli sottraeva le medicine.
MULDER: E’ la tua opinione professionale?
SCULLY: (dopo un attimo di pausa) Io ho visto una cosa Mulder...
MULDER: Cosa?
SCULLY: Ho visto la quarta vittima. Ho avuto una visione nel bagno, prima che tu mi dicessi che era morta.
MULDER: (un po’ seccato) Avrei preferito saperlo.
SCULLY: Il fatto è che nemmeno io volevo crederci, veramente non ci credo neanche adesso.
MULDER: (sempre un po’ seccato) E’ per questo che sei qui? Per dimostrare che non era vero?
SCULLY: No, sono venuta qui perché sei stato tu a chiedermelo.
MULDER: Non riesci a essere sincera con me?
SCULLY: Che cosa vuoi che ti dica? Che hai ragione? Che ci credo anche se non è vero? Insomma è questo che vuoi che dica?
MULDER: Pensi sia quello che voglio sentirmi dire?
SCULLY: No.
MULDER: (arrabbiato) Tu sei libera di credere a quello che vuoi Scully, ma non hai il diritto di nascondermi la verità perché facendolo ti metteresti contro di me, e contro te stessa. (Mulder prosegue più dolcemente) Io lo so di che cosa hai paura, perché anch’io ho paura della stessa cosa.
SCULLY: (con le lacrime agli occhi) Il dottore ha detto che sto bene.
MULDER: Spero solo che sia la verità.
SCULLY: Ora devo andare a casa.
(Scully se ne va scendendo la rampa. Mulder rimane lì, appoggiato al muro, preoccupato. Fuori, Scully sale in auto, appoggia le mani sul volante e scoppia in lacrime. Viene distratta dal passaggio di un’ambulanza. Guarda nello specchietto retrovisore e vede Harold sul sedile posteriore. Spaventata a morte, con gli occhi sbarrati si volta, ma dietro non c’è nessuno.)
Trascrizione effettuata da DanaScully
ANGIE’S MIDNIGHT BOWL
WASHINGTON, D.C.
(E’ notte e Angel Pintero sta pulendo il suo locale. Va verso il bancone e Harold sta sistemando le scarpe nelle varie mensole del muro.)
SIG. PINTERO: E’ tardi, forza vai a casa Harold.
HAROLD: Non ho ancora finito.
SIG. PINTERO: Harold, mi hai sentito? Avresti già dovuto essere a casa.
HAROLD: Non ho ancora finito.
SIG. PINTERO: Ma che ci vuole, Harold! Non è mica una cosa così difficile, dai... (Il sig. Pintero prende le scarpe e le sistema velocemente, Harold si agita ed inizia ad urlare.)
HAROLD: (singhiozzando) Nooo... non avevo finito, non avevo ancora finito....
SIG. PINTERO: (poggiando gentilmente le mani sulle braccia di Harold) Harold, va tutto bene, devi andare a dormire. Il dottore sarà preoccupato per te. Hai fatto un buon lavoro oggi (Harold continua a singhiozzare) adesso torna a casa.
HAROLD: (andandosene) 45,57, 63, 81, 86, 92....
(Il Signor Pintero guarda Harold andarsene un po’ rattristato, poi si mette a sistemare le scarpe. Si volta verso le piste di bowling e vede che in una delle piste, la macchina continua ad andare su e giù. Preme il bottone per effettuare il reset della macchina, ma non succede niente. Dalla pista torna indietro una palla da bowling, lui la tocca ed è sporca di sangue.)
SIG. PINTERO: E’ sangue...
(Si avvicina ai birilli e la macchina continua a tirarli giù. Sul pavimento di legno c’è una pozza di sangue.)
SIG. PINTERO: Santo Cielo!
(Guarda verso l’alto dentro il macchinario e vede una ragazza incastrata. Sembra che la ragazza stia dicendo qualcosa, ma non si riesce sentire la voce.)
SIG. PINTERO: Oh mio Dio...Oh Misericordia...Che cosa terribile!
(Il Signor Pintero corre al telefono e chiama il 911, ma fuori dal suo locale sente le sirene della polizia quindi corre fuori.)
SIG. PINTERO: Agente! Agente...
POLIZIOTTO: Circolare signore, non può restare qua.
SIG. PINTERO: No! C’è una donna là dentro, è ferita.
POLIZIOTTO: Cosa?
(Pintero guarda dietro il poliziotto e vede il cadavere di una ragazza stesa a terra con la gola tagliata. E’ la stessa ragazza che lui ha visto incastrata nel macchinario del suo locale.)
SIG. PINTERO: (sconvolto) Dio Santo! Ma è lei, è la ragazza che ho visto.
SIGLA
SCENA 2
ANGIE’S MIDNIGHT BOWL
(Scully sta indossando le scarpe per poter andare sulla pista da bowling, mentre il signor Pintero e Mulder sono davanti al macchinario dove la sera prima il proprietario aveva visto la ragazza morta. Attorno alcune persone stanno giocando a bowling. Una donna salta di gioia dopo aver fatto strike. Scully si avvicina a Mulder e Pintero.)
MULDER: Scully? Vieni a vedere.
(Scully si sdraia sul pavimento di legno tra Mulder e il signor Pintero)
SCULLY: Che c’è da vedere?
MULDER: La gabbia dei birilli è spaccata, hai visto in che modo?
SCULLY: Si.
MULDER: Secondo il signor Pintero l’unico motivo per cui possa essersi ridotta così è che abbia subito una notevole pressione.
SCULLY: E’ qui che ha visto quel corpo?
SIG. PINTERO: Sì, signora. Era incastrata lì nel meccanismo. Aveva la gola tagliata.
SCULLY: E può dirmi dove gocciolava il sangue della vittima?
SIG. PINTERO: (indicando un punto sul legno) Ecco, qui.
SCULLY: Ma sia il sangue che il corpo erano spariti quando è tornato...
SIG. PINTERO: (annuendo con la testa) Sì, ma come vi ho detto, quella donna nel parcheggio era...
SCULLY: Era la stessa donna che era incastrata nel macchinario.
SIG. PINTERO: Proprio così.
(Scully da un’occhiataccia a Mulder e poi si alza, seguita dal signor Pintero. Mulder rimane dapprima steso sul pavimento di legno cercando di trovare qualche traccia di sangue, poi alla fine si alza anche lui. Scully sta scrivendo su un taccuino.)
SIG. PINTERO: Guardate che non ho inventato niente.
MULDER: Nessuno sta dicendo questo signor Pintero.
SIG. PINTERO: Ho visto l’espressione della sua collega. (Scully lo guarda seccata)
MULDER: Potrebbe farmi un favore? Vorrei una soda, o una coca, qualcosa del genere.
SIG. PINTERO: Certo, vado. (e se ne va)
MULDER: Grazie. Che espressione avevi, Scully?
SCULLY: Pensavo che dopo quattro anni avessi imparato a decifrarla.
MULDER: Non credi nei fantasmi?
SCULLY: Vorresti dire che quell’uomo ha visto il fantasma della vittima?
MULDER: Più esattamente direi l’anima incorporea.
SCULLY: Che poi è un sinonimo di fantasma, giusto?
MULDER: Ma a quanto ha detto il signor Pintero quella donna cercava di comunicare. Era come se tentasse di parlare, di dirgli qualcosa. Somiglia di più a un presagio di morte.
SCULLY: Un presagio di morte?
MULDER: (prendendo una palla da bowling) Sì. E’ un essere spirituale che evoca un messaggero di morte.
SCULLY: Mh-Mh.
MULDER: (la guarda poi lancia la palla e fa strike. Scully sorride stupita.) E’ la terza visione denunciata nelle ultime settimane contemporaneamente a degli omicidi, ogni volta la vittima è apparsa vicino alla scena del delitto cercando di comunicare.
SCULLY: Comunicare che cosa?
MULDER: Ancora non lo so ma... ah grazie (rivolto a Pintero che gli ha portato la coca) Se aspetti un attimo forse avrò la risposta.
(Scully e Pintero seguono Mulder fino in fondo alla pista di bowling. Mulder rovescia la coca sul pavimento di legno.)
SIG. PINTERO: Ehi, ma che fa?
MULDER: (scrutando il pavimento) “Lei è me”.
SCULLY: Cosa?
MULDER: E’ scritto sulla cera, “lei è me”, guarda.
(Scully guarda il pavimento e sotto la coca rovesciata si legge la scritta “lei è me”.)
SCENA 3
DISTRETTO DI POLIZIA
(Un detective sta mostrando delle diapositive a un gruppo di poliziotti.)
DETECTIVE HUDAK: Tre vittime. Tutte donne. Tutte più o meno della stessa età, altezza, peso, colore di occhi e capelli. Tutte aggredite nella medesima zona, in un’area circoscritta di sei isolati. Il nostro esperto dell’ FBI pensa che si tratti di un uomo bianco fra i 28 e i 30 anni. Le sue vittime molto probabilmente non l’hanno mai visto prima. Diventano simboli che rappresentano le donne della sua vita, o magari tutte le donne (Mulder sta dicendo qualcosa in un orecchio a Scully) Ehi, voi due laggiù! (rivolto a Mulder e Scully) Vi sto forse annoiando?
MULDER: No, no affatto.
HUDAK: Perché se non avete niente da aggiungere al profilo che ho tracciato, siete pregati...
MULDER: Io avrei qualcosa da aggiungere, credo che seguire il profilo dell’FBI non soltanto non riuscirà a farvi catturare l’assassino, ma condurrà ad altri omicidi, ad altre vittime.
HUDAK: Vuole dirci chi è e su cosa si basa la sua teoria?
MULDER: Agente speciale Mulder, lei è l’agente Scully , siamo dell’FBI, stiamo seguendo una pista che sembra abbandonata. Secondo una dichiarazione del proprietario del bowling...
HUDAK: Quello che dichiara di aver visto la vittima.
MULDER: No, no non la vittima, il suo simulacro, ciò che gli irlandesi chiamano Bamshee e che noi chiamiamo comunemente fantasma.
HUDAK: Ah, ora è chiaro.
MULDER: Ci sono stati messaggi scritti in qualcuno di questi casi?
HUDAK: Dei messaggi scritti?
MULDER: Le parole “Lei è me” le dicono qualcosa?
HUDAK: Le ultime parole di Penny Timmons intende.
MULDER: Sono state le sue ultime parole?
HUDAK: Almeno secondo un operatore del 911.
MULDER: Chi ha fatto quella telefonata?
HUDAK: Un idiota.
MULDER: Cosa vuol dire?
HUDAK: Non possono essere state le sue ultime parole, aveva la laringe recisa. La poveretta non avrebbe potuto chiedere aiuto neanche se avesse voluto.
MULDER: E nessuno ha seguito questa pista?
HUDAK: No, ma... posso fornirvi la provenienza della chiamata in modo che possiate farlo voi.
MULDER: Grazie, molto gentile.
SCENA 4
ISTITUTO PSICHIATRICO “NEW HORIZON”
(In un istituto psichiatrico, i pazienti sono in una stanza seduti ad un tavolo, impegnati in varie attività. Uno di loro è Harold Spiller. Il dottor Alpert entra insieme a Mulder e Scully.)
DOTT. ALPERT: Signori? Un po’ d’attenzione, ascoltatemi. Qui ci sono delle persone che vogliono parlare con voi. Infermiera Ines? Le dispiace riunire il gruppo?
INFERMIERA INES: Allora signori andiamo, conoscete la strada. Andate a sedervi. Entrate. Sedetevi. (Tutti i pazienti si alzano e vanno in un’altra stanza a sedersi. Harold è ancora seduto al tavolo e l’infermiera Ines si avvicina a lui.) Harold? Andiamo, Harold?
DOTT. ALPERT: Accomodatevi. Buongiorno a tutti, miei cari.
PAZIENTI: Buongiorno, signor Alpert.
DOTT. ALPERT: Abbiamo delle visite oggi. I signori indagano su un delitto. (i pazienti si guardano l’un l’altro allarmati) Non vi preoccupate, vogliono solo farvi qualche domanda, mh?
MULDER: Buongiorno, volevo chiedervi se qualcuno ha usato il telefono pubblico che si trova nell’atrio venerdì sera. Perché qualcuno ha riferito alla polizia di un omicidio.
(I pazienti rimangono indifferenti alla domanda di Mulder.)
DOTT. ALPERT: (rivolto a Mulder, sottovoce) C’era il Muppet Show quella sera.
MULDER: C’era il Muppet Show quella sera.
CHUCK: Oh, è colpa mia, sono stato io, lo confesso, sono stato io! Ma sono solo un essere umano dopotutto...
DOTT. ALPERT: Chuck, devi dire la verità.
CHUCK: (ridendo un po’ imbarazzato) No, mi dispiace, io non volevo farlo, ho mentito, ho mentito, ma sono solo un essere umano...
DOTT. ALPERT: Qualcuno di voi ha usato il telefono pubblico per chiamare la polizia?
(Tutti i pazienti scuotono la testa in segno di negazione. Mulder tira fuori una foto dalla giacca.)
MULDER: Nessuno riconosce questa donna?
(Harold è in disparte e appena vede la foto inizia a singhiozzare nervosamente. Alcuni pazienti, uno alla volta, alzano la mano per far capire che loro conoscono la ragazza nella foto.)
CHUCK: Quella è la signorina che hanno assassinato!
(Harold continua a singhiozzare, Mulder se ne accorge. Scully prende una rivista al tavolo con Jay Leno in copertina e la mostra ai pazienti.)
SCULLY: E c’è qualcuno che riconosce quest’uomo?
PAZIENTE #1: (alzando la mano) Oh, si, si è stato lui.
PAZIENTE #2: E’ l’assassino!
PAZIENTE #3: Però fa molto ridere, fa sbellicare dal ridere!
(Scully guarda Mulder sorridendo. Poi nota di nuovo Harold e si avvicina al dottore per chiedergli qualcosa.)
MULDER: Ehm...(indicando Harold) Quell’uomo laggiù...
DOTT. ALPERT: Harold Spiller?
MULDER: Sì, l’unico che non ha alzato la mano, le ha mai dato problemi?
DOTT. ALPERT: Harold? Nooo... ha solo la tendenza a eccitarsi un po’ troppo.
MULDER: Gli potrei parlare?
DOTT. ALPERT: Sì, certo.
MULDER: Bene.
SCENA 5
CORRIDOIO ISTITUTO PSICHIATRICO
(Scully sta esaminando le foto degli omicidi. Harold, Mulder e l’infermiera Ines passano vicino a lei. Mulder si ferma e guarda Harold e l’infermiera Ines che continuano a camminare per il corridoio.)
SCULLY: Credo di aver trovato qualcosa, Mulder. Vedi queste foto scattate dalla squadra giudiziaria? La terza vittima, la sua mano sinistra. Quella riga di pelle più chiara farebbe pensare a un anello.
MULDER: Sì, una fede nuziale.
SCULLY: Già, ma non era sposata.
MULDER: Le è stato rubato l’anello?
SCULLY: No, non gliel’ha rubato.
MULDER: Gliel’ha spostato.
SCULLY: E in tutti gli altri omicidi ha sempre ripetuto lo stesso rituale, ha spostato l’anello di ciascuna delle vittime.
MULDER: Hai fatto centro, Scully. Qualche idea sul motivo di questo gesto?
SCULLY: Esiste un disturbo chiamato “distonia dell’ego”, una forma di disordine ossessivo compulsivo, cioè un impulso persistente e irrefrenabile di cambiare le cose, di organizzare, di riorganizzare, ma di solito non è un disturbo che sfocia in un impulso omicida.
MULDER: Di solito no, a meno che non ci sia un problema psicologico più complesso come una dichiarata malattia mentale.
SCULLY: Credi che l’assassino sia uno di questi pazienti?
MULDER: Non so se l’assassino è qui, ma di sicuro c’è la persona che ha fatto la telefonata, e credo che si chiami Harold Spiller.
SCULLY: Ha ammesso di averla fatta?
MULDER: No, ma lo ammetterà fra poco.
SCENA 6
ISTITUTO PSICHIATRICO
(Mulder e Scully stanno interrogando Harold Spiller.)
HAROLD: (dondolando mentre parla) Io non so proprio niente. Io non ho fatto proprio niente. Lasciatemi stare.
MULDER: Hai telefonato tu, vero Harold?
HAROLD: No.
MULDER: Hai detto tu le parole “Lei è me”?
HAROLD: No.
MULDER: Hai mai sentito queste parole?
HAROLD: Nooo.
MULDER: Harold hai mai visto un fantasma?
HAROLD: No...no... No (gridando) No No! No! No! No! No! No! No! Nooo...Lasciatemi stare! Lasciatemi stare, lasciatemi stare (piangendo) Lasciatemi stareee....
(Harold inizia a piangere, è agitato, salta convulsamente sul letto. L’infermiera Ines interviene e cerca di calmarlo. Mulder e Scully vanno verso la porta d’uscita.)
INFERMIERA INES: Harold calmati, sta tranquillo. No, Harold calmati. Harold? Harold?! Harold ascoltami! Harold!
SCULLY: (a Mulder) Beh, quando hai ragione, hai ragione.
INFERMIERA INES: Harold, basta!
HAROLD: 17, 30, 37, 45, 53.....
SCENA 7
UFFICIO DELL'ISTITUTO PSICHIATRICO
(Scully sta consultando la scheda medica di Harold quando entra Mulder.)
SCULLY: Harold Spiller soffre chiaramente di un esteso disordine dello sviluppo, quello che talvolta viene chiamato “autismo atipico”. Ha trascorso tutta la vita entrando e uscendo da strutture come questa. E’ stato curato, ha subìto una terapia con l’elettroshock e, a parte le altre problematiche, gli è stata diagnosticata una grave forma di disturbo ossessivo accompagnata da distonia dell’ego, che spiegherebbe lo spostamento degli anelli delle vittime.
MULDER: E perché all’improvviso?
SCULLY: Intendi cos’è stato a sconvolgerlo? Beh, penso che la sua reazione possa indicare un impulso frustrato nei riguardi della violenza in caso di situazioni difficili.
MULDER: Quella reazione non si è verificata finché non gli ho nominato il fantasma.
SCULLY: Ma quell’uomo è molto disturbato. Si vedeva chiaramente la sua tensione aumentare dal momento in cui hai cominciato a interrogarlo.
MULDER: Sì.
SCULLY: Scusa, ma perché adesso dubiti che Harold Spiller sia l’uomo che stiamo cercando?
MULDER: E’ stato Spiller a fare la telefonata, però quello che ci ha condotto a lui, rimane ancora un mistero irrisolto.
SCULLY: Lei è me?
MULDER: (annuendo con la testa) Mh-hm. E le altre apparizioni, come quella che ha visto il signor Pintero.
SCULLY: Beh, io ho un’idea in proposito. Se non addirittura una spiegazione. Harold Spiller si trova in questo istituto volontariamente, quindi può andare e venire quando vuole, per svolgere un lavoro (Scully punta il dito su un foglio del fascicolo di Harold dove c’è scritto che lavora al bowling del Sig. Pintero), per uccidere delle donne... o tutte e due le cose. (Una goccia di sangue cade sul foglio che Scully sta leggendo. Le sta sanguinando il naso.)
MULDER: (imbarazzato) Oh, Scully.
SCULLY: (tamponandosi il naso con le mani) Ah, non è niente.
MULDER: Sei sicura?
SCULLY: Sì, è solo che... sto bene, devo solo andare in bagno un momento.
(Scully si alza e se ne va. Mulder rimane lì impacciato e dispiaciuto.)
SCENA 8
ISTITUTO PSICHIATRICO
BAGNO DELLE DONNE
(Scully entra nel bagno, tenendosi chiusa una narice. Prende un asciugamano di carta, va verso lo specchio del lavandino tamponandosi il naso. Apre l’acqua e si china sul lavandino per sciacquarsi. Quando si alza, vede sullo specchio la scritta “Lei è me” fatta col sangue. Scully è sconvolta. Poi sente come un bisbiglio. Si sposta dallo specchio, guarda verso una finestra e vede l’immagine come di un fantasma, di una ragazza bionda con una felpa grigia. Ha la gola tagliata e muove le labbra come per dire qualcosa. Dalla sua gola inizia a sgorgare sangue. Scully guarda impietrita la scena, quando Mulder bussa alla porta del bagno.)
MULDER: Scully?
(Scully si volta verso la porta, poi riporta lo sguardo alla finestra e la figura della ragazza non c’è più.)
MULDER: Scully, sei lì?
(Scully torna davanti allo specchio, ma la scritta “Lei è me” non c’è più.)
SCULLY: Si.
MULDER: (entrando nel bagno) Hanno trovato un’altra vittima. Una studentessa, con la gola tagliata, a solo mezzo isolato da qui.
(Mulder chiude la porta. Scully rimane lì nel bagno, sconvolta.)
SCENA 9
UNA STRADA VICINO ALL'ISTITUTO PSICHIATRICO
(Si sentono le sirene suonare. Scully guarda il corpo della vittima e vede che è esattamente la ragazza che ha visto nel bagno, vestita allo stesso modo. Mulder le si avvicina.)
MULDER: Si chiamava Loren Heller, 21 anni, studentessa. Stava tornando a casa dal bar dove lavorava part-time dopo l’università. Portava un anello nella mano sinistra, è stato spostato sulla mano destra, al mignolo. Era morta da meno di un’ora quando è stata ritrovata. (Scully continua a guardare stravolta il corpo della ragazza.)
SCULLY: Questo esclude che Spiller sia l’assassino.
MULDER: A dire il vero no. Harold non è all’istituto. Non si trova. Quando siamo andati via l’hanno chiuso a chiave in camera sua, ma è scappato eludendo la sorveglianza.
SCULLY: Non credo che sarà difficile trovarlo.
MULDER: Già, ma dovremmo essere noi a farlo, se non altro per sapere che significa “lei è me”.
(Scully ascolta, ma appare lontana, distratta.)
SCULLY: Mulder?
MULDER: Che c’è?
SCULLY: Sarebbe meglio che te ne occupassi da solo. Io credo che dovrei andare a farmi vedere, sai... così, tanto per stare tranquilli.
MULDER: Vuoi che ti accompagni?
SCULLY: No, no, no sto bene, non ti preoccupare. I dottori mi hanno già visitata quindi è solo una precauzione.
MULDER: Sei sicura?
SCULLY: Sì, sto bene. Ciao.
(Scully se ne va triste e disperata. Mulder la guarda un po’ preoccupato.)
SCENA 10
IN UNA STANZA BUIA
(In una stanza buia, Harold sta attaccando al muro dei fogli di carta, dicendo tra se e se dei numeri... I fogli sono i punteggi delle partite di bowling.)
HAROLD: (piangendo) 9, 17, 26, 37, 40, 48, 52, 59, 11, 24, 30, 35, 12, 29, 36, 40, 43, 52, 17, 30...
(Ad un tratto vede la scritta “lei è me” fatta col sangue sui suoi fogli appesi al muro. Si volta e vede i fantasmi di quattro diverse ragazze, tutte con la gola tagliata.)
HAROLD: No... nooo.... (singhiozzando) Io voglio solo essere lasciato in pace...
SCENA 11
OSPEDALE, LABORATORIO ANALISI
(Un’infermiera sta facendo un prelievo di sangue a Scully. Scully sta seduta con lo sguardo perso nel vuoto. L’infermiera, finisce il suo lavoro e se ne va. Scully si mette la giacca e si guarda nello specchio.)
SCENA 12
UFFICIO DI KAREN KOSSEFF
KOSSEFF: Abbiamo già parlato delle sue paure. Paure che non riesce ad esprimere al suo prossimo, soprattutto all’agente Mulder.
SCULLY: Stavolta è diverso.
KOSSEFF: E perché?
SCULLY: Alcuni mesi fa, mi è stata diagnosticata una massa tumorale, un cancro rinofaringeo che non può essere operato né trattato con la medicina convenzionale.
KOSSEFF: Mi dispiace.
SCULLY: Le mie condizioni non sono ancora così gravi, la salute è buona, devo solamente farmi controllare una volta alla settimana.
KOSSEFF: Continua a lavorare?
SCULLY: Sì. E’ molto importante per me.
KOSSEFF: Perché?
SCULLY: Perché... l’agente Mulder mi è... stato vicino. Mi ha aiutato molto in questo periodo e...
KOSSEFF: E si sente obbligata a continuare a lavorare perché glielo deve?
SCULLY: No. Credo di non aver mai realizzato quanto io faccia affidamento su di lui prima d’ora... sulla sua passione. (sospira) Ha rappresentato una grande fonte di energia a cui attingere.
KOSSEFF: Cos’è avvenuto ieri sera, Dana?
SCULLY: (fa una breve pausa) Ho visto qualcosa di inquietante. E adesso non so se devo crederci. E’ stata una visione causata dallo stress, voglio dire, può essere stato questo ad evocare quell’immagine, oppure può essere stata suggerita dai miei stessi timori.
KOSSEFF: Il timore di deludere l’agente Mulder?
SCULLY: (sorride con le lacrime agli occhi) Può darsi.
KOSSEFF: Che cosa ha visto?
SCULLY: Ho visto una donna che era stata appena assassinata. Ma giuro che io l’ho vista. Mi è sembrato che stesse cercando di dirmi qualcosa.
KOSSEFF: Ha capito che cosa?
SCULLY: No.
KOSSEFF: Ne è sicura?
(Scully annuisce e rimane in silenzio. Guarda la Kosseff con gli occhi lucidi.)
SCENA 13
ANGIE’S MIDNIGHT BOWL
(Mulder entra nel locale del signor Pintero. Si guarda attorno. Il signor Pintero è alla cassa.)
SIG. PINTERO: Ah, vedo che è tornato.
MULDER: Sì, sto cercando Harold Spiller.
SIG. PINTERO: Harold? E perché?
MULDER: E’ sospettato di omicidio.
SIG. PINTERO: Crede che Harold abbia ucciso tutte quelle donne?
MULDER: Lei ovviamente non è d’accordo vero?
SIG. PINTERO: Harold lavora per me già da dieci anni! Ammetto che possa essere strano, ma non ucciderebbe nessuno, è un ragazzo mite.
MULDER: Già. Sa dove si trova?
SIG. PINTERO: Questa mattina era qui quando sono arrivato, stava sistemando le scarpe.
MULDER: Ha una chiave?
SIG. PINTERO: No, ma conosce un modo per entrare qui passando dall’edificio accanto.
(Mulder si guarda attorno. Un uomo sta per tirare una palla. Harold è nascosto nella macchina raccogli birilli e sta guardando Mulder che parla con il signor Pintero.)
MULDER: La pista numero sei non funziona?
SIG. PINTERO: No, da quando ho visto la ragazza.
(Mulder annuisce. Poi si volta verso la pista numero sei e vede cadere due birilli. Mulder va verso la pista e vede che Harold è nascosto lì.)
MULDER: Harold! (Harold si infila dietro le macchine e scappa. Mulder lo insegue. Harold si arrampica su per una scala nel retro del locale mentre è inseguito da Mulder) Harold! Voglio solo parlare con te! Harold?
HAROLD: (singhiozzando sottovoce) Lei è me, lei è me, lei è me, lei è me, lei è me, lei è me, lei è me, è me, me, me....
MULDER: Harold?
HAROLD: E’ me, è me, lei è me, lei è me....
SCENA 14
STANZA DEGLI INTERROGATORI
HAROLD: 17, 34, 28....
(Harold è seduto su una sedia. Pronuncia dei numeri e si dondola avanti e indietro. Nella stanza ci sono lui, il suo avvocato e il detective Hudak. Mulder sta in piedi di fianco alla finestra.)
AVVOCATO: Voglio che sia chiaro sin dall’inizio. Il mio cliente soffre di un disturbo mentale che determina la sua inattendibilità, non risponderà a domande che riguardano la sua colpevolezza o innocenza.
DETECTIVE HUDAK: Le sarei grato se lo facesse smettere di borbottare.
AVVOCATO: (puntando una penna verso il detective Hudak) Appena Harold mostrerà segni di agitazione o incapacità di collaborare, l’interrogatorio verrà sospeso. Ora vuole cominciare?
DETECTIVE HUDAK: (in tono aggressivo) Dimmi Harold, perché l’hai fatto? Confessa, perché hai ucciso quelle donne?
AVVOCATO: (molto irritata) Mi spiega a che gioco vuole giocare? E’ un comportamento inaccettabile, se continua così dirò al mio cliente di non collaborare.
(Harold è molto agitato, continua a dondolare e a borbottare fra se e sé.)
MULDER: Harold?
HAROLD: 13, 46, 59, 60...
MULDER: (gentilmente) Harold? Conoscevi le donne uccise, vero? E’ per questo che hai paura? Hai paura che possano tornare a trovarti?
HAROLD: 49, 52...
MULDER: Penny Timmons.
HAROLD: 8, 2, 18, 29, 33, 42, 45, 46, 47, 48, 59...
MULDER: La signorina Shannon.
HAROLD: 18, 29, 24, 13, 8, 6, 61, 101, 102, 103, 104, 105...
MULDER: Michelle Chamberlain.
HAROLD: 8, 9, 29, 23, 18, 40, 41...
MULDER: Che numero di scarpe portava?
HAROLD: 37.
DETECTIVE HUDAK: Finalmente ci siamo.
AVVOCATO: Questa non è una confessione.
DETECTIVE HUDAK: E’ stato lui.
AVVOCATO: Harold, adesso ti consiglio di non rispondere più alle domande e di non collaborare ulteriormente a questa indagine capito?
DETECTIVE HUDAK: Le ha selezionate, era ossessionato da quelle donne perciò ha tagliato loro la gola, non è andata così Harold?
MULDER: Harold qualcuno pensa che sei stato tu a uccidere quelle donne, io no. Ma ho bisogno del tuo aiuto per dimostrarlo. Mi puoi aiutare? (Harold è agitatissimo) Io ne sono convinto.
SCENA 15
ANGIE’S MIDNIGHT BOWL
(Mulder e Harold entrano nel bowling seguiti dal detective Hudak e da due agenti in divisa. C’è anche l’avvocato di Harold.)
MULDER: (rivolto al signor Pintero) Signor Pintero? Vorrei vedere tutte le entrate e le uscite che Harold potrebbe usare per venire qui.
SIG. PINTERO: Sì, certo.
MULDER: Grazie.
SIG. PINTERO: (poggiando una mano sulla spalla di Harold.) Tutto bene, Harold?
HAROLD: Le scarpe sono in disordine signor Pintero, mi dispiace.
SIG. PINTERO: Ehi, non ha nessuna importanza, non ti preoccupare. Tu pensa a finire con questi signori, poi torni qui e mi racconti tutto.
HAROLD: Sì, va bene signor Pintero.
(Mulder, Hudak e l’avvocato, seguono Harold nel retro del negozio.)
HUDAK: Vorrei proprio sapere perché gli stiamo andando dietro.
MULDER: Spero che sarà chiaro quando troveremo la prova.
HUDAK: Crede davvero? Secondo lei ci mostrerà qualcosa che lo scagionerà?
MULDER: Penso di sì.
HAROLD: 8, 11, 22. Ecco.
HUDAK: Ecco cosa?
(Harold indica i fogli che lui ha appeso alla parete dove sono scritti i punteggi delle persone che giocano a bowling. Tra i nomi, ci sono Michelle C. e Penny T.)
HUDAK: Mio Dio, sono tutte qui, ci sono tutte le vittime.
AVVOCATO: Questo non prova niente.
HUDAK: Era ossessionato da loro.
AVVOCATO: Ci sono centinaia di punteggi qui, migliaia di nomi.
MULDER: (guardando Harold che continua a borbottare numeri) Scelga un nome. Ne prenda uno, prenda un nome qualsiasi.
HUDAK: (guardando i fogli dei punteggi) Fred Graham.
HAROLD: 17, 42, 65, 88, 107, 122, 131, 166, 178, 201.
(Mentre Harold parla, Hudak guarda il foglio con i punteggi e sono esattamente i numeri che Harold sta dicendo.)
MULDER: 201? Però! Niente male.
HUDAK: E lui conoscerebbe tutti i punteggi a memoria?
MULDER: (annuendo) Inclusi quelli delle vittime.
AVVOCATO: E lei dice che questo prova la sua innocenza? Come?
(Harold si volta improvvisamente e vede l’immagine fantasma del signor Pintero nel corridoio.)
MULDER: Non ne sono proprio sicuro, ma credo che...
HAROLD: Noooo... nooooo...
(Tutti si voltano verso Harold. Lui sta guardando in direzione del muro. Guardano anche loro, ma non vedono niente. Invece Harold vede il signor Pintero che si tiene il braccio sinistro e grida.)
HAROLD: Nooo, noo, noooooo!!!
(Harold fugge via, Mulder lo segue. Arrivati dentro al bowling, uno dei poliziotti che era entrato con loro sta facendo il massaggio cardiaco al signor Pintero. Harold piange disperato.)
POLIZIOTTO: Uno, due tre quattro. Uno, due, tre, quattro. Uno, due... è svenuto. E’ caduto all’improvviso. Ho fatto quello che ho potuto. Forse è stato un attacco di cuore.
HAROLD: (piangendo) Nooo...
(Il signor Pintero giace a terra senza vita, con la camicia aperta. Harold è inginocchiato davanti a lui e continua a piangere. Mulder gli mette una mano sulla spalla.)
SCENA 16
APPARTAMENTO DI SCULLY
(Scully, con le mani giunte come in segno di preghiera, sta seduta sul suo divano fissando il vuoto. Il campanello suona e lei si alza, guarda dallo spioncino e poi apre. E’ Mulder.)
MULDER: Ciao, Scully. E’ troppo tardi?
SCULLY: No. Che cosa ci fai qui?
MULDER: Mi serve il tuo parere su una cosa. Ho bisogno della tua esperienza medica.
SCULLY: A che riguardo?
MULDER: Harold Spiller. (sospira) Ah, scusa, non ti ho neanche chiesto che cosa ha detto il dottore.
SCULLY: Che sto bene.
MULDER: Mi fa piacere.
SCULLY: Ma cos’è successo, Mulder?
MULDER: Angel Pintero, quel tale del bowling, è morto.
SCULLY: Come?
MULDER: Per cause naturali, un attacco cardiaco, è collassato proprio in mezzo al bowling.
SCULLY: E’ su questo che vuoi il mio parere medico?
MULDER: No. Harold Spiller ha avuto la premonizione della morte del suo capo.
SCULLY: Non riesco a seguirti.
MULDER: Harold ha avuto una visione che potrebbe essere l’anima immateriale di Pintero al momento o un attimo prima della sua morte.
SCULLY: Come lo sai?
MULDER: Perché io ero presente quando l’ha visto.
SCULLY: Ma tu non sei riuscito a vederlo, vero?
MULDER: No.
SCULLY: (attimo di pausa) E perché?
MULDER: Io non ho questa facoltà, quel genere di relazione con le vittime che rende possibile tale visione.
SCULLY: E che relazione ha instaurato Harold?
MULDER: Non conosco l’esatta natura, ma credo che sia legata al suo autismo. Credo che Harold provasse un profondo attaccamento a quelle vittime, ma a causa della sua malattia fosse incapace di esprimere la profondità e la forza di questo sentimento e quindi, in qualche modo si è creato una sorta di legame psichico o inconscio al di là del tempo.
SCULLY: Aspetta un momento, Harold conosceva le persone uccise?
MULDER: Sì, attraverso il bowling, nel corso di sette anni.
SCULLY: Anche se quello che dici è vero, Harold non è l’unico che dichiara di avere avuto delle visioni.
MULDER: No. Ma lui ha una cosa in comune con quelli che hanno avuto le visioni che è un elemento tutt’altro che trascurabile.
SCULLY: E quale sarebbe?
MULDER: Stavano tutti per morire. Uno di enfisema, uno di cancro e adesso Angel Pintero.
SCULLY: Anche Spiller sta morendo?
MULDER: E’ appunto per questo che mi occorre la tua opinione.
SCULLY: Ma se non fosse così?
MULDER: In questo caso sarei molto sorpreso. Cos’è un presagio di morte se non la visione della nostra mortalità? E chi fra noi avrebbe più probabilità di vedere i morti? Harold è all’istituto in questo momento.
SCULLY: Ci vediamo là.
(Mulder esce. Scully rimane lì, terribilmente impaurita.)
SCENA 17
ISTITUTO PSICHIATRICO “NEW HORIZON”
11:42 PM
(Chuck sta dormendo nella sua stanza, quando sente delle voci nel corridoio. Si tratta del dott. Alpert che saluta Harold. Chuck si alza e ascolta ciò che sta dicendo il dottor Alpert. Apre un pochino la porta e vede Harold con due poliziotti e il dottor Alpert che lo tiene per mano.)
DOTT. ALPERT: Harold!! Harold, sono molto felice di vederti. Come ti senti? Ti senti bene? E’ necessario che il dottore ti visiti. Mi fa piacere che tu sia tornato. Tu non ti preoccupare, andrà tutto bene Harold. Vogliono soltanto che ti facciamo un piccolo controllo, non c’è ragione di preoccuparsi. Grazie agenti.
(Il dottor Alpert e Harold camminano per mano nel corridoio, Harold si accorge che Chuck è dietro la porta che guarda. Harold lo guarda disperato.)
DOTT. ALPERT: E’ tardi, Chuck. Torna a dormire. Vedrai Harold domattina.
(Chuck sorride e chiude la porta. Harold continua a guardarlo come per fargli capire qualcosa. Lui e il dottor Alpert continuano a camminare nel corridoio. Chuck li guarda dal vetro della porta.)
DOTT. ALPERT: Visto? Sono tutti contenti che tu sia tornato, Harold, potrai vedere Chuck domani, però devi prendere le tue medicine Harold, ti aiuteranno a rimanere tranquillo.
(Nell’ambulatorio, Harold è seduto sul lettino e il dottor Alpert gli porge un bicchierino con le sue medicine. Harold è molto agitato e continua a parlare tra sé e sé recitando dei numeri.)
HAROLD: 70, 79, 80, 88, 92, 99...
DOTT. ALPERT: Andiamo, è tanto tempo che le prendi.
HAROLD: 62, 70, 74, 78...
DOTT. ALPERT: Ecco, da bravo, prendile tutte.
(Harold prende in mano il bicchierino con le medicine. In quel momento, l’infermiera Ines entra nell’ambulatorio.)
DOTT. ALPERT: Salve. Lucas l’ha riportato.
INFERMIERA INES: E’ agitato?
DOTT. ALPERT: No, credo che sia solo un po’ spaventato, stavo cercando di fargli prendere le sue medicine.
HAROLD: 14, 29, 84, 62, 23...
INFERMIERA INES: Se vuole rimango io qui con lui.
DOTT. ALPERT: Va bene.
(Harold continua a mugugnare. Apre e chiude la mano, dondola avanti e indietro nervosamente. L’infermiera Ines si avvicina a Harold quando il dottore se ne va.)
INFERMIERA INES: Prendi il tuo veleno, Harold. Avanti. Tanto ormai che vivi a fare? Che cosa gli hai detto, Harold?
HAROLD: (piangendo) Niente.
INFERMIERA INES: Scommetto che gli hai detto delle tue amichette, eh? (si avvicina ad Harold, lui continua a piangere e mugolare nervoso e impaurito) Gli hai detto di quanto eri innamorato. Gli hai mostrato le fotografie?
HAROLD: (scuote la testa nervoso) Nooo...
INFERMIERA INES: (prende il bicchierino ad Harold) Cosa credi che pensassero di te quelle ragazze? Credi che ricambiassero il tuo amore? Chi vuoi che ti ami, Harold?? (prende Harold per il collo e gli gira la testa verso lo specchio) Guardati allo specchio! Chi ti guarda vede solo un brutto rospo. Un ritardato.
SCENA 18
ACCETTAZIONE DELL'ISTITUTO PSICHIATRICO
(Mulder entra e incontra il dottor Alpert che ha in mano una cartellina.)
DOTT. ALPERT: Ah, agente Mulder.
MULDER: Grazie per averci ricevuto.
DOTT. ALPERT: Nessun problema, siamo tutti preoccupati per Harold.
MULDER: Capisco.
DOTT. ALPERT: Ha portato un medico?
MULDER: L’agente Scully è medico. Se potesse farle esaminare la cartella clinica di Harold sveltirebbe molto...
(Si sente un grido dal fondo del corridoio. Mulder e il dottor Alpert corrono. Alcuni pazienti escono dalle loro stanze per vedere cosa sta accadendo.)
SCENA 19
AMBULATORIO
(L’infermiera Ines è a terra, da sola, e cerca di tirarsi in piedi. Il dottor Alpert entra e va ad aiutarla. Mulder rimane sulla porta, alcuni pazienti sono dietro di lui.)
DOTT. ALPERT: Cosa è successo? L’aiuto io. No, no, no, non si tocchi, stia tranquilla è solo un taglietto.
(Chuck è davanti alla sua stanza e cerca di vedere cosa succede. Scully sta percorrendo il corridoio. Chuck la guarda. Davanti alla porta dell’ambulatorio ci sono tutti gli altri pazienti.)
INFERMIERA INES: Mio Dio che spavento...
MULDER: Può dirmi con esattezza che cos’è accaduto?
(Scully entra nell’ambulatorio. L’infermiera Ines è seduta sul lettino. Il dottor Alpert le tiene una garza sulla fronte e Mulder parla con lei.)
INFERMIERA INES: E’ completamente impazzito. Stavo cercando di fargli prendere le sue medicine e lui si è infuriato. Mi è saltato addosso e mi ha colpito come se volesse uccidermi.
MULDER: E le ha detto qualcosa?
INFERMIERA INES: (si tampona la fronte con una benda) No, ha solo cominciato a sbraitare, a urlare, chissà che gli è preso, credo che non ci sia più niente da fare per lui. Non mi occuperò mai più di Harold, può scommetterci.
DOTT. ALPERT: Beh, adesso è meglio che si faccia medicare quel taglio sulla fronte.
INFERMIERA INES: (annuisce lentamente) Mi dia soltanto un attimo per riprendermi dallo spavento.
(Il dottor Alpert, Mulder e Scully escono dall’ambulatorio e lasciano sola l’infermiera Ines.)
DOTT. ALPERT: Certo. (rivolto ai pazienti) Signori, non preoccupatevi, è tutto a posto! Avanti tornate a letto, va tutto bene cara, andate adesso. Ci vediamo domattina! Buonanotte a tutti! (rivolto a Mulder) Che cosa posso fare per voi?
MULDER: Vada a chiamare la polizia, chieda del tenente Hudak, gli dica che Harold è scappato e di andare a cercarlo al bowling.
DOTT. ALPERT: Crede che lo arresteranno?
MULDER: Non vedo quale altra soluzione possa esserci. Mi dispiace.
(Il dottor Alpert annuisce e se ne va.)
SCULLY: Forse ti eri sbagliato.
MULDER: Perché? E’ solamente una ferita superficiale, non intendeva ucciderla, o mutilarla. Non è certo un comportamento da assassino.
SCULLY: Ma allora perché l’ ha fatto?
MULDER: Forse Harold è più grave di quanto pensassimo
SCULLY: Sì, può darsi. E’ proprio necessario che lo visiti.
(Chuck, dalla porta della sua stanza, guarda gli agenti. Mulder se ne accorge.)
MULDER: C’è una persona che può saperne qualcosa, va a parlare con il suo compagno di stanza mentre io cerco Harold.
SCENA 20
AMBULATORIO
(L’infermiera Ines, rimasta sola nell’ambulatorio, è seduta sul lettino. Si infila una mano nella tasca dei pantaloni, estrae un coltello ricurvo e lo mette nella tasca del golfino.)
SCENA 21
STANZA DI CHUCK
(Scully entra nella stanza di Chuck.)
CHUCK: Oh, salve!
SCULLY: Lei si chiama Chuck?
CHUCK: Sì, sì esatto. Chuck Forsch. Effe, o, erre, esse, ci, acca. Chuck Forsch.
SCULLY: E’ lei che divide la camera con Harold?
CHUCK: Sì. Lui è il mio grande amico.
SCULLY: Sa dove si trova ora?
CHUCK: Harold è in fin di vita. Sta morendo vero?
SCULLY: Perché dice questo?
CHUCK: E’ l’infermiera Ines. Sta cercando di avvelenare il mio amico.
SCULLY: Chi gliel’ha detto?
CHUCK: Harold. Dice che gli ha detto che sta mettendo del veleno nelle sue medicine.
SCULLY: E allora lui non prende più le sue medicine?
CHUCK: Non lo so, non so niente, io sono solo un essere umano e... ma quello che so è che... che Harold è mio amico, che non farebbe del male a nessuno. Sa una cosa? Lui le amava veramente.
SCULLY: Chi?
(Chuck si alza e va verso il mobile. Apre un cassetto e tira fuori un libro.)
CHUCK: Harold, è stato lui a darmele, era molto spaventato...
(Dalle pagine del libro tira fuori delle fotografie e le consegna a Scully. Sono le foto delle ragazze uccise.)
SCULLY: Qualcun’ altro sa di queste fotografie Chuck?
CHUCK: (annuendo) L’infermiera Ines.
SCENA 22
ISTITUTO PSICHIATRICO
BAGNO DELLE DONNE
(L’infermiera Ines è sola e sta bevendo dell’acqua dopo aver preso i medicinali di Harold. In quel momento entra Scully.)
SCULLY: Ora come si sente?
INFERMIERA INES: Beh, sono un po’ scossa.
SCULLY: E’ comprensibile.
INFERMIERA INES: A lavorare con questa gente si rischia di uscire di senno. Non vedo l’ora di tornare a casa.
SCULLY: La sua famiglia le è di conforto? (vede che ha nascosto qualcosa nella mano destra)
INFERMIERA INES: Io vivo sola.
SCULLY: Non ha figli?
INFERMIERA INES: Solo quello che mio marito ha portato via.
(L’infermiera Ines lascia cadere a terra le pillole che aveva nella mano destra. Scully si avvicina a lei e cerca di prenderla per un braccio.)
SCULLY: Infermiera Ines, temo di doverle chiedere di venire con me.
(L’infermiera Ines infila la mano nella tasca del golfino, prende il coltello e si avventa su Scully. Le due donne lottano, Scully riesce a disarmare l’infermiera Ines, facendole cadere il coltello dalle mani, ma Ines prende Scully per la giacca e la butta per terra. L’infermiera riprende in mano il coltello, ma Scully tira fuori la pistola e gliela punta addosso.)
SCULLY: Ferma dove si trova! Lo metta giù! Lo lasci ho detto!
(L’infermiera Ines esita per un secondo, poi si avventa su Scully. Lei spara. Mulder sta camminando nel corridoio esterno, sente lo sparo e corre immediatamente verso il bagno. Scully è in piedi e guarda l’infermiera Ines stesa a terra ferita. Mulder entra di corsa con la pistola, seguito da Alpert.)
SCULLY: E’ viva. Chiami un infermiere.
DOTT. ALPERT: Certo. (e corre fuori)
MULDER: Sei ferita?
SCULLY: Si, mi si è avventata contro.
(Scully si guarda i tagli che ha sulla mano. Mulder si volta e vede un coltello sul pavimento. Sta per prenderlo, ma Scully lo ferma.)
SCULLY: Non lo toccare. Scommetto che quella è l’arma del delitto.
SCENA 23
ISTITUTO PSICHIATRICO
(Dei paramedici stanno portando via l’infermiera Ines su una barella. Mulder e Scully camminano nel corridoio dietro di loro. Mentre parlano, continuano a camminare ed escono nelle rampe.)
SCULLY: Stava assumendo le medicine di Harold, Clonazepam e Clonizina, i cui effetti collaterali sono violenza e comportamento imprevedibile.
MULDER: Sì, ma perché hai sospettato di lei?
SCULLY: Il compagno di stanza di Harold mi ha detto che secondo Harold, lei lo stava avvelenando, allora ho cercato di parlarle e lei ha perso la testa.
MULDER: Perché credi che sia lei l’assassina?
SCULLY: Ah, non lo so. Forse a causa di qualche reazione alle medicine stava cercando di uccidere la felicità di Harold, il suo, il suo amore per quelle donne, forse voleva distruggere qualcosa che credeva di non poter avere più.
MULDER: “Lei è me”.
SCULLY: (sospira) Non lo so. Hanno trovato Harold?
(I due smettono di scendere le rampe e si fermano. Mulder si gira verso Scully.)
MULDER: Sì. Era in un vicolo, a pochi isolati da qui, a terra, steso sul marciapiede. Hanno tentato di rianimarlo, ma inutilmente.
SCULLY: Cos’è successo?
MULDER: Secondo una prima diagnosi sembra apnea, insufficienza respiratoria.
SCULLY: E quale è stata la causa?
MULDER: Ancora non è chiaro, ma se è vero che Harold ha smesso di prendere le medicine potrebbe essere stata questa la causa della sua morte, o almeno delle visioni che aveva.
SCULLY: Ma Harold Spiller non stava morendo Mulder, lui è stato ucciso da quell’infermiera che gli sottraeva le medicine.
MULDER: E’ la tua opinione professionale?
SCULLY: (dopo un attimo di pausa) Io ho visto una cosa Mulder...
MULDER: Cosa?
SCULLY: Ho visto la quarta vittima. Ho avuto una visione nel bagno, prima che tu mi dicessi che era morta.
MULDER: (un po’ seccato) Avrei preferito saperlo.
SCULLY: Il fatto è che nemmeno io volevo crederci, veramente non ci credo neanche adesso.
MULDER: (sempre un po’ seccato) E’ per questo che sei qui? Per dimostrare che non era vero?
SCULLY: No, sono venuta qui perché sei stato tu a chiedermelo.
MULDER: Non riesci a essere sincera con me?
SCULLY: Che cosa vuoi che ti dica? Che hai ragione? Che ci credo anche se non è vero? Insomma è questo che vuoi che dica?
MULDER: Pensi sia quello che voglio sentirmi dire?
SCULLY: No.
MULDER: (arrabbiato) Tu sei libera di credere a quello che vuoi Scully, ma non hai il diritto di nascondermi la verità perché facendolo ti metteresti contro di me, e contro te stessa. (Mulder prosegue più dolcemente) Io lo so di che cosa hai paura, perché anch’io ho paura della stessa cosa.
SCULLY: (con le lacrime agli occhi) Il dottore ha detto che sto bene.
MULDER: Spero solo che sia la verità.
SCULLY: Ora devo andare a casa.
(Scully se ne va scendendo la rampa. Mulder rimane lì, appoggiato al muro, preoccupato. Fuori, Scully sale in auto, appoggia le mani sul volante e scoppia in lacrime. Viene distratta dal passaggio di un’ambulanza. Guarda nello specchietto retrovisore e vede Harold sul sedile posteriore. Spaventata a morte, con gli occhi sbarrati si volta, ma dietro non c’è nessuno.)
Trascrizione effettuata da DanaScully
Angie's Midnight Bowl - Washington, D.C.
New Horizon Psychiatric Center
Appartamento di Scully
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