Le fanfic di X-Files
Pioveva a Saigon
Scully/Skinner. Non credo che qualche shipper si offenda. Anche se non si può mai sapere.
Autore: Irati
Pubblicata il: 23/09/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: R, una via di mezzo tra il PG-13 e NC-17
Genere: M/S OTHERS
Sommario: Scully/Skinner. Non credo che qualche shipper si offenda. Anche se non si può mai sapere.
Note sulla fanfic: Anteriore a "Requiem"
Archiviazione:
Altre note:
Disclaimer: Gli scritti pubblicati in questo sito sono di esclusiva proprietà degli autori. Beyondthesea.it non è in alcun modo responsabile degli scritti suddetti e dei loro contenuti. Gli autori, pubblicando le loro opere, si assumono ogni responsabilità sulle stesse. Tutto il materiale presente sul sito non può essere riprodotto in mancanza del consenso del proprietario dello stesso. Questo sito non ha fini di lucro. I personaggi presenti nelle storie pubblicate sono di proprietà dei rispettivi autori e dei titolari del copyright.
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Rating: R, una via di mezzo tra il PG-13 e NC-17
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Sommario: Scully/Skinner. Non credo che qualche shipper si offenda. Anche se non si può mai sapere.
Note sulla fanfic: Anteriore a "Requiem"
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Per Walter Skinner è la prima volta che sta solo con Dana Scully senza che le pareti del "Edgar Hoover" li avvolgano con la loro aura di professionalità. Non avrebbe dovuto essere così, ma a goccia a goccia le casualità avevano tessuto una rete fino a questa stanza. Un caso che si era allungato, Scully che doveva finire un'autopsia, Skinner doveva fermarsi per parlare con l'ufficio locale del boureau, Muder aveva un appuntamento con la criminologia a Quantico. Ingorgo, smottamento, strada interrotta e volo perso.
Il risultato della complicata equazione della vita è una notte a riempire documenti. Superiore e subalterna insieme. Lavorando. In un motel. Con un caso tra le mani ancora aperto. Ed un letto non ancora usato a pochi metri di distanza.
Mulder e lei devono farlo spesso. Discutere i loro casi in scenari simili. Skinner non è abituato. Senza la sua scrivania e la foto del Procuratore Generale sul muro, senza segretaria all'altro lato del telefono e il suo caffè da ufficio, si sente come un attore che ha dimenticato il dialogo e deve entrare in scena in un'opera che non conosce.
La piaggia spessa che cade torrenziale e senza compassione, forma un acquazzone impenetrabile intorno all'edificio, aumentando se è possibile, la sensazione di naufragio che sente.
Una ciocca rossa gioca con il viso di Scully, le solletica le guance mentre lei scrive, ha gli occhiali e un'espressione d'intensa concentrazione dietro di essi. Corporatura minuta, pelle chiara come il marmo, Scully è l'unica cosa in tutto il pianeta che sembra al sicuro dalla tormenta, protetta dalla pioggia. Skinner si domanda se sta pensando a Mulder, che a quest'ora deve star sorvolando qualche posto sopra le loro teste direzione Washington.
Si domanda se sentiranno la reciproca mancanza con la stessa intensità che emanano quando stanno insieme e se Mulder può vederla dal cielo.
Skinner aveva un compagno. Un amico di bevute e baldoria, battaglie e feste che conobbe a Saigon. E' una delle poche cose che ricorda delle sue notti di libera uscita vietnamite. La maggior parte dei suoi ricordi di quell'epoca sono una successione di colori e forme nebbiose, risate e volti sconosciuti, sfumati dal miscuglio d'alcool e anfetamine che correvano nel suo sangue giorno e notte.
Ma questo ragazzo senza nome ha dei tratti molto concreti, si stacca dalle ragnatele confuse della sua memoria. Forse ha dimenticato il suo nome( forse non l'ha mai saputo). Ma ricorda lo scintillio demenziale dei suoi occhi in un postribolo di Saigon, una notte di pioggia. Ricorda d'aver pensato, d'aver saputo con certezza " morirà giovane" e non ricorda se quella cosa gli importò molto.
Ricorda una frase. Qualcosa che disse e rimase inciso per sempre nella sua mente.
" Tutti si portano via qualcosa dalla giungla".
Skinner non sa cosa n'è stato di lui, o se lo riconoscerebbe essendo passati degli anni. Ma ricorda quella frase e sa, ora lo sa, che quel ragazzo senza nome aveva ragione. Tutti si portano via qualcosa dalla giungla.
Lui si è portato la pioggia. Appiccicata alle sue interiora. Il ricordo incancellabile della guerra.
Mai ha visto piovere così. Senza compassione, senza pietà, per giorni che diventavano settimane e si trasformavano in mesi. A diciotto anni e un fucile in mano, l'anima infettata dal sangue, Walter Skinner era convinto che non avrebbe mai smesso di piovere per tutto il resto della sua vita. La pioggia era il castigo per la mattanza che stavano commettendo in quel posto remoto, dimenticato da Dio. Pioveva a causa dei bambini morti. Pioveva a causa del napalm. Pioveva a causa della morte. Pioveva ininterrottamente.
Sono passati troppi anni ma ogni volta che cade un acquazzone, la giungla ritorna a lui. E' il segno che per quanta acqua cada, niente lava i tuoi crimini.
Mai.
- Crede nel peccato, Scully?
Meravigliata per la domanda, lei solleva la testa dal rapporto e lo guarda con curiosità.
- Signore?
Non sono abituati a questo. Non è salito avere " Scully" senza " Mulder" e l'energia della stanza è un animale sconosciuto. Skinner si sente vulnerabile, non sa come evitarlo. Ma è perso nella giungla, e qualcosa nel suo cuore chiede una connessione, un'opportunità di salvarsi.
- E' cattolica. Mi domandavo se crede nel peccato.
Qualcosa nel bianco smorzato e brillante della sua pelle ricorda lo zucchero filato e le lenzuola pulite. Cosa sentirà Mulder quando lei lo guarda con tanta adorazione?
-Credo che tutti commettiamo errori ma tutti possiamo chiedere perdono.
A Skinner piacerebbe domandarle se tutti lo meritiamo, ma non si sente capace di farlo. Lei è troppo intera, troppo immacolata.
C'è qualcosa in Dana Scully che Skinner vorrebbe toccare, anche se sa che non gli appartiene.
Non si permette di pensare a cose come questa spesso ma nemmeno può evitarlo standole così vicino. Gli piacerebbe chiamarla "Dana" e vedere come arrossisce se le dice" Non ho mai conosciuto nessuno che mi facesse credere nel perdono fin'ora, Dana", ma non lo fa. La partita ha le sue regole. I giocatori sono Mulder e Scully. Questa" Dana" che immagina è solo un'illusione e lui non è altro che un osservatore. Nelle notti di pioggia, invece, gli piace guardarla mentre scrive un rapporto.
Lui sarebbe stato un uomo migliore con qualcuno così. Se avessero creduto in lui come lei crede in Mulder. Con una fede e una determinazione che Skinner non ha mai visto. Per molto tempo, nei giorni di guerra, nel fondo disperato della trincea, quando tutto perdeva significato, Walter era solito pensare che la battaglia era assurda perché non c'era niente da salvare, una sola goccia di qualcosa di buono in tutta la maledetta umanità che valesse la pena.
Quando Scully lo guarda negli occhi ed esige che lui sia un uomo migliore, sa che si sbagliava di molto.
Ci sono ancora cose per cui darebbe la sua vita in un combattimento mortale.
L'avvelena la nostalgia.
- E' tardi Scully. Può andare a dormire. Sono sicuro che apriranno l'autostrada presto. Dovremo stare all'aeroporto alle prime ore del mattino.
Non vuole obbligarla a passare la notte con lui. S'immagina che se fosse Mulder starebbero insieme per ore, forse a guardare la televisione o a parlare di qualsiasi cosa parlino quando stanno insieme.
Tutto tra loro, in fondo, è un mistero.
Scully sospira profondamente, si toglie gli occhiali, si strofina dolcemente il setto nasale. Dita abili, manicure perfetto. Qualcosa in lei irradia una scintillante sensazione di luminosità. Di pace interiore.
- Anche lei sembra stanco, signore.
- E' la pioggia. Alla mia età, le ossa protestano.
Non era sua intenzione, ma la risata improvvisa e spontanea di Scully lo riempie di soddisfazione. Pensava che fosse uno dei privilegi riservati a Mulder farla ridere. Ha fiducia solo in lui, solo lui può farla ridere.
Skinner sa che Dana Scully non ha fiducia in lui.
Sa che ha le sue ragioni. Probabilmente fa bene. Duole ma è la cosa più sensata.
Anche così, gli piece vederla ridere. Anche se dolcemente, un istante. Ha la coscienza piena di peccati, lievi come rumori. Ma questo sorriso rassomiglia molto al perdono.
Per qualche motivo Scully non va via.
- A me piace la pioggia- dice guardando attraverso il vetro con qualcosa che sembra malinconia e sogno.- Papà s'innervosiva, diceva che in alto mare quando c'era tempesta, sembrava che fossi affondato senza rendertene conto, perché non si poteva distinguere il mare dal cielo.
A Skinner si stringe il cuore. Le sue enormi mani giocano con gli occhiali. L'intimorisce l'intensa bellezza di Scully e non vuole che finisca questa notte, questa piccola conversazione.
Capisce perfettamente il capitano Scully. Anche nella giungla l'asfissiava spesso la sensazione di essere sotterrato nel più profondo dell'oceano, più morto che vivo. Ogni volta che aveva un incubo, sognava di essere all'inferno. Si svegliava tremando, comprendeva subito che da tempo abitava in un inferno da cui non si sarebbe destato.
Realtà o incubo, mare o cielo, che differenza c'è in tempi di guerra?
- Ma a me piace la pioggia- continua Scully. Persa nei suoi ricordi. Probabilmente pensando a suo padre, che doveva essere abbastanza eccezionale per aver cresciuto qualcuno così. Dovunque sia, il vecchio capitano deve sentirsi orgoglioso.
Ogni militare aspira a creare dei buoni soldati e lui ne ha educato uno veramente ammirevole. Il migliore che Skinner abbia mai visto. Senz'altro migliore di Mulder, senza dubbio migliore di lui.
La sua voce è sempre grave, ma per qualche motivo, diventa più profonda quando parla con lei. Acquisisce la tonalità opaca del whisky stagionato.
- In Vietnam pioveva costantemente. A volte pioveva anche se non stava piovendo.
Non sa perché lo dice ma è tanto che non sta con una donna che ha dimenticato come si dovrebbe parlare con loro.
- Mi parli della guerra.
E lo fa. Perché nessuno glielo ha mai chiesto e perché Dana Scully è il confessionale dove poter lavare i suoi peccati. Le parla dei bambini di dodici anni che strisciavano nella notte e tagliavano il collo in silenzio se stavi addormentato. Le parla del suo comandante, un vecchio senza scrupoli che portava la giungla nelle viscere. Le parla di quella pioggia senza fine che ancora l'accompagna e le spiega che non sa perché, ancora, è capace di credere nella patria, se la guerra t'insegna che la patria è la condanna degli uomini buoni.
Le parla del suo compagno, che gli rivelava la verità in una notte di Saigon.
Tutti si portano via qualcosa dalla giungla.
- Quello che non mi disse che tutti ci lasciano qualcosa.
Questa notte il vestito di Scully è un poco meno professionale, sgualcito e morbido, ed entrambi sono seduti al tavolo, soli. Lei non è sua, ma potrebbe esserlo. Forse, in un altro mondo, se lui fosse diverso e lei non fosse di un altro.
Forse.
- Lei cosa ha lasciato?- la sua voce è più dolce della tenerezza.
- Un poco di fede- risponde, quasi senza pensarci- Un poco di fede- ripete, sapendo che si è lasciato indietro molto di più. Ci sono segreti che non può dividere, nemmeno con lei.
- Fede in che cosa?
La lista è troppo lunga. In se stesso, nel suo paese, negli uomini, fede nella lotta e nei motivi per lottare. Fede in Dio e nelle sue glorie e le sue opere. Fede nelle cose semplici, nel sole che esce dopo la pioggia e nelle mattine di domenica e nelle finali di baseball e nelle passeggiate per la città nei pomeriggi d'autunno.
Fede nel fatto che una donna possa guardarti e fare di te un uomo diverso.
Ma se le racconta questo qualcosa dovrà cambiare e non sta nella posizione di farlo. Ora non è più padrone della sua vita, non del tutto.
- E' tardi- afferma. cercando di mettere fine alla conversazione e tirarla fuori da questa stanza prima possibile perché se non la lascerà andar via ora gli farà troppo male vederla andare via poi.
Dana Scully è una diplomatica nata e non lo forza perché continui a parlare anche se una parte di Skinner avrebbe desiderato che lo facesse.
L'accompagna alla porta e lei rimane ferma, con la maniglia in mano. Invece di girarla, si volta e lo guarda. Tutta onestà e occhi azzurri.
-Mio padre non voleva che fossi un'agente del FBI. Per molto tempo ho pensato che non mi credeva capace di fare questo lavoro ma ora credo d'averlo capito.- A solo due passi da lui, meno, forse. Così vicina, così lontana.- Quello che non voleva era che io vedessi la guerra. Tutto quello che ha sempre voluto era proteggermi da essa.
E' un impulso. Forse legge l'invito negli occhi di Scully. Forse l'invito sta lì, o forse no. Forse resta qualcosa in lui dell'adolescente impetuoso che andò in Indocina in cerca di gloria. Forse comprende che continuerà sempre a piovere se non lo fa. Forse è la stanza, o la pioggia o il letto che sta vicino o la certezza che è l'unica volta che potrà farlo.
Sia come sia, Walter Skinner ha bisogno di mettere la mano in questa pioggia di napalm. Perché non sta in una stanza di un motel con Dana Scully, la compagna di Mulder. No. E' a Saigon, ed è notte. C'è una tempesta e ha freddo nelle ossa e paura nel cuore. E' ha bisogno di fede per continuare a lottare. Ed ha una donna davanti a lui con i capelli più rossi del sangue ed è l'unica cosa che può restituirgli il sole.
Un bacio è l'unica cosa di cui ha bisogno per salvarsi.
Lo fa senza pensarci. Mette la mano sulla sua vita, l'attrae a sé con la facilità degli anni e la forza di un soldato. Le separa le labbra con abilità e una lingua decisa. E la bacia con tutto ciò che non può dirle. Esplora lentamente l'interno della bocca, le accarezza la lingua, lascia che l'ombra della barba notturna le sfiori la pelle e non chiede scusa per ciò che sta facendo, né la lascia finché non sente un piccolo gemito femminile nel fondo della sua gola. La bacia come se il mondo stesse per crollare perché da molto tempo sa che il mondo effettivamente crollerà consumandosi poco a poco. La bacia perché gli uomini devono baciare le donne e le donne gli uomini.
E' da anni che non bacia nessuno come si deve, decadi da quando ha visto il rossore sulle guance di una ragazza e si è sentito come un vero uomo, orgoglioso del suo potere, completamente alla mercé di qualcosa così femminile e misterioso come una donna.
La voce di Scully suona leggermente, lievemente incrinata.
- Sarà meglio che vada nella mia stanza- una pausa e poi, come un ricordo di quello che saranno una volta che sarà andata via, aggiunge- signore.
E' tutto quello di cui ha bisogno Skinner.
- Buonanotte, agente Scully.
Non sa perché diavolo non gli ha spaccato la faccia, ma non ha mai capito le donne e non incomincerà ora. Gli piacerebbe pensare che per motivi completamente diversi Dana Scully aveva bisogno di quel bacio tanto quanto lui. Ha la convinzione che qualcosa di simile non si ripeterà mai più e che Fox Mulder non lo saprà mai.
Un segreto tra lui e la pioggia.
I vetri sono sporchi ma sembra che si possa indovinare la fine della tempesta. Fuori c'è la giungla, fuori c'è sempre la giungla, ma anche l'autostrada, le luci della civiltà, l'eco palpitante dell'umanità confusa.
Quando si avvicina al letto per coricarsi, gli tremano le gambe. Il suo cuore si agita dolcemente. Il perdono sembra più vicino di ieri, un paradiso possibile all'altro lato della pioggia.