Le fanfic di X-Files
La difficile arte di tagliare pan di spagna
Mulder e Gibson nel deserto, pensieri..Pubblicata il: 24/10/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: PG, da leggere con i genitori
Genere:
Sommario: Mulder e Gibson nel deserto, pensieri..
Note sulla fanfic: Fino a questo momento è la ff più strana che ho scritto. Non ho chiaro…la verità è che non ho molto chiaro niente. Ma qui sta
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Altre note: Se qualcuno ha la minima idea di cosa mi spinga a scrivere una cosa simile…che m’informi.
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- Non lo vedo sempre.
Ti osservo. Me ne pento. Immagino che rispondere ad una domanda che hai solamente formulato nella tua mente non è il miglior modo di toglierti la preoccupazione che io stia sempre frugando nel tuo cervello.
" Come fai a non vederlo?"
La domanda, la grande domanda.
- Mi posso sconnettere in un certo modo. E’ come vedere e guardare. Tu puoi vedere quello che vedi attraverso il finestrino ma questo non significa che tu sappia cosa succede nel deserto. Solo…bene, sai che è lì ma se non lo guardi non lo vedi del tutto.
O, che poi è la stessa cosa, è da tutta la vita che cerco di non guardare per vedere se così riesco a non vedere, riposare da tutte le vostre immagini. E non ci riesco, ma a volte m’avvicino.
E tu hai bisogno di sapere che la tua mente è tua perché possiate stare insieme lì dentro.
"Che pensi di me?"
No, non penso che tu sia un infame per essere meravigliato dalla mia capacità e allo stesso tempo non sopportare che io l’abbia, poiché ti senti osservato. Né per invidiarmi quasi. Sì, sì so che tu non hai detto invidiarmi ma si avvicina. Né perché una volta mi hai voluto solo utilizzare per ottenere la tua prova.
Non penso niente di tutto questo. Penso altre cose.
Da quando sei qui penso solo che sei un uomo distrutto dall’idea di avere la donna che ami e suo figlio lontani. Penso solo che li ami più di te stesso, In effetti, li ami di gran lunga più di te stesso.
Ma voglio non aver visto la tua domanda e faccio come se niente fosse.
Sai, in realtà io ho sempre voluto che mi vedessero, come vedo io.
Capisco tutto, ma devo sforzarmi costantemente che voi mi capiate. Voi non vi sforzate, non con me, volete solo nascondere…ed io vorrei che ci riusciste.
"Non mi rispondi perché è brutto. Credi ancora che io sia un pervertito per ciò che penso su di lei?"
La tua domanda è accompagnata da una stizza mentale assurda e varie espressioni non molto gradevoli, in verità, che si riassumono in un " Che vuoi saperne tu di ciò che sento"
Oh andiamo! Certamente che non penso questo di te. Mi scappa una risata e ti cambia il viso per un istante. Vedo il tuo gesto prima del tuo pensiero e questo mi piace. Ti ha spaventato. Poi sorridi e mormori mentalmente cose sul fatto che io non sia più un bambino e che sicuramente ho visto cose più strane nella mia vita.
Più strane di cosa?
Non credo più che tu sia un pervertito…ma, amico…Che immaginazione!
Rido di nuovo. Ti diverte. Ridi e guardi il deserto. Sei contento di ridere e ti senti colpevole. Voglio non guardare ma ora non posso evitarlo.
Mi dai il permesso, mi dice qualcosa sul"…tranquilli tutti e due con ciò che siamo, non puoi evitare…io penso…le immagini si muovono ma a volte hanno tanta forza…le vedi…non importa" Non sai cosa pensare. Vuoi solo stare tranquillo, dormire e qualcosa su tornare a sognare di …Lei nuda nel letto, addormentata, con la luce che entra dalla finestra e l’illumina. Tu ti avvicini e respiri, odora di…
Bene, no, basta. Ti sforzi di rimandare indietro il pensiero mentre io mi concentro sull’immaginare di come tagliare un pan di Spagna in quattro parti uguali però concentriche, per non poter vedere quello che pensi.
In realtà la tua mente è curiosa e mi diverte. Anche se mi fa pena. Sta tutto lì costantemente incrociandosi in forme strane. Sogni perduti e piani, colpe ed istanti in cui ti sei sentito libero, mille storie su ogni genere di esseri strani e psicologia, tutto insieme e rimescolato. Tutte cose che cercano di compensarsi tra loro... Non si ferma un istante. Stai pensando sempre, facendo piani, analizzando, traendo conclusioni e rivedendole. Sempre. Ti ferma solo "quella cosa", per questo non sopporti di star molto tempo con me, perché ti senti osservato quando scappi verso di lei, giudicato per quello che pensi e quello che non pensi.
Fa male vederti così. Questo miscuglio di rabbia e malinconia che ti cattura al finire del giorno, quando guardi dal finestrino e pensi solo di baciarla. E’ come se appendessi un'immensa insegna " solo baciarla" e la tua mente si riempie per alcuni minuti di baci lenti. Finché sei cosciente che sto lì e cambi il pensiero, verso tuo figlio. La rabbia e la tristezza che è stata solo una notte. Ti convinci che sarà qualcosa di temporaneo e che non ti stai convincendo solo perché non puoi sopportare il dolore.
E lo immagini tra le tue braccia, sorride. Sorride solamente. Ti ricordi che non l’hai mai visto sorridere ed allora tutto crolla. Pensi per un ultimo istante a lei con lui tra le braccia, al suo sorriso, e che ora anche lui ne entrerà in possesso: quel raro miracolo che è il sorriso di Scully.
Poi torni ai piani, alla preoccupazione e ai dati. Ed io non evito più di vedere cosa pensi.
-Sai?- vedo sparire la piccola mano di tuo figlio che ti circonda il dito prima che mi presti attenzione- la prima cosa che ho compreso sono state le intenzioni.
Non lo capisci, non sai di che parlo. Mostri interesse.
- Tutto questo che…tutto quello che a volte ti domandi su come può influenzarmi l’aver visto i pensieri degli altri essendo un bambino. Ciò che non potevo comprendere e cose del genere.
Annuisci, questa volta fai persino un gesto.
- Non capivo delle cose, molte cose che pensavano gli altri erano strane. Tutto risultava come…un eterno film che parla di qualcosa che non ti è mai successo, come i film di avventure e simili.
Torni ad annuire con un sorriso.
-La prima cosa che ho appreso ad identificare sono state le intenzioni, sapere se qualcuno pensava in modo perverso. Non è il pensiero ma l’intenzione che lo accompagna quello che cambia tutto.
Annuisci di nuovo, ma non comprendi. Ti senti ridicolo per cercare di fingere e mi chiedi perdono.
-Le persone pensano cose terribili costantemente…ma a volte non c’è altro. E’ solo un pensiero, uno sfogo, un’immagine. Così che la prima cosa che ho appreso è stato comprendere l’intenzione. Le tue intenzioni sono buone, come quelle della Dottoressa. L’ho capito quando vi ho conosciuti. Avevate interesse, chiaro, come tutti ed eravate…bene, un poco strani. Per quello che ho visto un poco stupidi e quello…
Ho parlato troppo ma già ti stai domandando cosa nascondo così che continuo. In fin dei conti sono i tuoi pensieri e non i miei.
-Bene, l’altra donna, si, quello, Diana. Accidenti, eravate strani. Ma …sentivo l’intenzione. Questo è quello che penso di te, che sei strano ma hai buone intenzioni. In verità penso abbastanza bene di te-non posso dirlo...non sono capace di dirlo- e che tu non sia un pervertito né niente del genere...in generale non vedo quello che pensi, veramente.
Sì, non penso che tu sia un pervertito (l’intenzione e cose simili), anche se non è tutta verità che tu non lo sia…ma meriti di pensare di sì, che è così, che puoi essere al sicuro nella tua mente, per alcuni minuti al giorno che ti danno la forza di continuare qui.
-Anche tu mi piaci, Gibson. Ma questo già lo sai.
Mi sorridi, e torni da lei. Ora ti abbraccia ed io mi concentro nel tentativo d’immaginare che si possa tagliare un pan di Spagna in otto parti solo con tre tagli…uhmmm, complicato.
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