Le fanfic di X-Files
Di sfioramenti, ritardi, attese ed incontri
Come vedono occhi nuovi una vecchia negazione?Pubblicata il: 23/09/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: PG-13, vietata ai minori di 13 anni
Genere: UST
Sommario: Come vedono occhi nuovi una vecchia negazione?
Note sulla fanfic: scritto in prima persona dal punto di vista di un personaggio di mia invenzione. Che cosa sarà. sarà….UST.
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- Tutto è possibile nella terra della negazione.
- O come direbbero altri non c'è peggio sordo di chi non vuol sentire. Se qualche volta ho avuto dubbi sulla chiaroveggenza di questo gioiello di proverbio, un'attesa, un ritardo, un incontro e una conversazione hanno aperto la mia mente alle immense possibilità della negazione.
- Ma immagino che devo iniziare dal principio.
- Non mi conoscete-ancora- ma ho la tendenza ad ingarbugliarmi nella ginepraio dei miei pensieri. Un poco d'ordine non ci starebbe male, o almeno così dice Dan.
- Cosa dicevo?
- Ah sì, il principio.
*****
Aeroporto internazionale John Foster Dulles
Washington D.C.
- L'alto parlante annuncia l'arrivo del prossimo volo. La voce dello speaker suona metallica e spenta.
- "I passeggeri del volo 754 proveniente da San Diego sono pregati di uscire dalla porta 19. I passeggeri del volo…"
- Ed il mormorio spento si perde tra il gridare di un gruppo di bambine che si avvicinano correndo al banco della reception e il rumore di un 747 che decolla dalla posta principale.
- E mi rimangono ancora quarantacinque minuti d'attesa in uno dei posti più orrendi del mondo, la sala d'attesa di un aeroporto internazionale il 15 agosto.
- Chi me lo aveva fatto fare di offrirmi volontaria per andare a prendere mia sorella, mio cognato e le loro tre bestie infantili. Come se non fossero stati capaci di prendere un taxi da soli. A Washington. Non è come cercare di avere un F16, dovevano solo prendere un taxi fino all'hotel. Ma no, come sempre la stupida, efficiente e l'assolutamente buona sorella ha dovuto offrirsi.
"No, chiaro, che non mi da fastidio venirti a prendere all'aeroporto, non essere stupida"
- Già! Stupida. Ottimo aggettivo.
- Stupido è stato pensare che sarebbe stata solo una questione di un paio di ore. Come se non avessi saputo che in mezzo ad un semi sciopero di controllori di volo, il 15 agosto i voli avrebbero ritardato.
- Tre ore e mezzo, sto da tre ore e mezzo - mi correggo e trentaquattro minuti - aspettando in questa anticamera del manicomio. Sommate a questo un'ora nella macchina da casa mia a due all'ora grazie ad bell'ingorgo di traffico gentilmente offerto dalla polizia metropolitana e la loro maledetta mania di fermare la circolazione nel momento più inopportuno, più un'altra ora per tornare a casa con tre maialetti che frignano sul sedile posteriore, mia sorella che mi assilla di domande e mio cognato che grugnisce perché si perderà la partita del Knicks che giocano in casa, più il tempo che sto qui leggendo uno stupido romanzo rosa e mi avrai sull'orlo del collasso nervoso..
- Ho dimenticato di menzionare il maledetto e asfissiate calore che assedia la bella capitale della nazione da tre giorni?
- Ah si?
- Allora lasciatemi chiarire una cosa. Fa caldo. Fa tanto caldo che la pelle è un impedimento, tanto caldo che le palpebre danno fastidio quando battono. Il genere di calore che ti fa venire voglio d'immergere la testa, o quella che sia- nel congelatore e non tirarla di nuovo fuori finchè non arrivano i paramedici o i pompieri per strappartela da un blocco di ghiaccio con tenaglie e sega elettrica. Questo è il genere di calore che fa, il genere di soffocamento orribile che dovrò sopportare per tutta la strada di ritorno verso casa.
- Che, unito all'orribile aria condizionata dell'aeroporto, ho abbastanza possibilità di cadere malata con l'influenza e seguire la strada della metà della popolazione dell'area metropolitana di Washington.
- Il mio inferno è completo.
- Suono deprimente?
- Non me ne importa.
- Quando non ti rimane nient'altro, l'autocompassione è un esercizio stimolante. Te ne compiaci e aspetti d'infuriarti. E quando sei furiosa, non ti deprimi più, senti solo rabbia.
- Bene, questo è suonato patetico.
- Com'era quello che si doveva fare in questi casi?
- Respirare, inspirare, respirare, inspirare.
- Guarda il lato positivo, Lane.
- Qui incomincio ad avere problemi. Il mio fidanzato è in viaggio per affari a Tuckson, mia madre minaccia di passare per casa uno di questi giorni, il mio capo è in menopausa ed isterica e i mie nipoti pretendono che mostri loro la città. Non riesco a vedere il maledetto lato positivo-
- Tranquilla, mi dico.
- La pazienza è una virtù, la disperazione è una cattiva abitudine.
- Bella frase, eh? Non ricordo che me l'ha insegnata. Ma è buona.
- Respira, inspira, respira, inspira.
- Torna a suonare l'altoparlante.
"Si comunica ai signori passeggeri del volo 458 per Houston che il loro volo subirà un ritardo di un ora …"
- Perfetto. Altra gente che si ammassa mentre aspetta…
- Murphy era un maledetto saggio.
- Alla fine, l'unica cosa che mi rimane è continuare a star seduta su questo sedile di plastica il cui disegnatore dovrebbe essere giudicato e condannato a provare la sua stessa tortura per tutta l'eternità, e ascoltare la conversazione di chi mi siede vicino.
- Non è un hobby molto bello, però capitemi. Ascolti un pochino e poi ti dedichi ad inventare una storia su questa gente. Non è neppure così terribile mentre ricordi che è solo un film.
- Una signora enorme con enormi valige, enormi occhiali da sole e due piccolissimi chihuahua che sembrano topi da laboratorio e che hanno dovuto essere cani in qualche vita precedente, fa la sua apparizione nel mio campo visivo e poiché sono annoiata mi dedico ad inventarle un nome ed una destinazione.
- E' un modo come un altro di passare il tempo e ho sempre avuto il genere di mente che aveva bisogno di mantenersi occupata.
- La gente mi chiama pettegola. Il mio fidanzato, Dan, dice che è un'abitudine orribile andare in giro ad inventare cose sulla gente che non conosci, ma alla signora enorme non le importa e come dico sempre io, Dan, non ho colpa per avere un'immaginazione iper sviluppata. Einstein ha detto che l'immaginazione è più importante della conoscenza.
- Lui doveva ben saperlo e, chi sono io per contraddirlo?
-Inserire un sorriso maligno-
- Inoltre è stato un giorno orrendo e mi rifiuto di sentirmi colpevole per intrattenermi a fantasticare un poco.
- E d'altra parte, non è meglio inventare storie inoffensive su sconosciuti che sento solo io che pettegolare sulla gente e dedicarsi a spandere veleno da tutte le parti come una maledetta portiera di rione?
- Così che torno ad osservare la signora che ora sta parlando- grugnendo- con la receptionist delle linee aeree transamericane.
- Scommetto che ha scelto le Hawai, una settimana ad Oahu per vedere se pesca un povero cristo che le porti le valige. Poi osservo la sua mano. Anello da sposata.
- Sembra che già abbia il povero cristo.
- E passo i successivi minuti ad inventarmi una storia sul povero marito, come si conobbero durante una crociera, come lei era snella e altera e lo incantò, come si sposarono subito e allora lei passò da altera ad arrogante e da incantare a raggirare.
- E poi mi rendo conto che nemmeno la gente che ho scelto per fare il film su di loro è interessante. Patetico.
- E giusto, giusto quando ho deciso di darmi per vinta e alzarmi per un altro Kit Kat- un poco di cioccolato che mi dopi un poco di più- dio ha pietà di me e mi offre qualcuno con cui si può fantasticare.
- Non solo è il tipico bagnino che riempie la maglietta o i jeans e che ti lascia pensare se saprà dire una frase più brillante di "studi o lavori". Ah, no, quello che ho appena in quadrato che guarda tra i romanzi e le riviste degli stands dell'edicola a circa otto metri da me, è il pacchetto completo. Un vero " mantieniti, bella, sono un modello di Armani e aderisco come un guanto alla tua testa piena di fantasia."
- Mi alzo discretamente dal sedile e mi dedico a seguire le tracce con disinvoltura tra i giornali di motori e di giardinaggio.
- Ho detto fidanzato, non marito, chiaro?
- Inoltre, l'unica cosa che voglio è guardare.
- E per quello che ho visto Mister After Shave è la cosa migliore da guardare dei dintorni.
- Tuckson è lontana, Dan, amore, ed io sono annoiata.
- Lasciami respirare..
*****
- Fantasticare non è solo un passatempo o bene, d'accordo, un hobby ripugnante, se vuoi chiamarlo così. E' un'arte. Esige disciplina e metodo.
- Prima bisogna valutare le prove fisiche.
- Nel coso del mio obiettivo di oggi, delle spettacolari prove fisiche se posso dirlo. Alto, gli do un metro e ottanta. Dan misura un metro e ottanta e questo tipo deve essere alto quanto lui così che…eh, un momento, Danny, amore, vuoi farmi il favore di non intrufolarti nella mia coscienza per interrompere un momento intimo con un altro uomo?
- Grazie.
- Dove stavo?
- Ah, sì, un metro e ottanta. Cos'altro? Bel vestito, Armani, sicuramente, elegante, buon taglio, una cravatta, ejem, discutibile, ma un uomo che si sa distinguere per l'aspetto tra un venditore di IBM, uno spacciatore di quartiere e la copertina di una rivista.
- Indovinate quale dei tre è lui.
- Esatto.
- Ma per bello che sia il vestito non riesce a nascondere il motore, non so se mi spiego. Per iniziare, ha le maniche della camicia rigirate fino ai gomiti e immagino che qualcuno gli stia tenendo la giacca.
- Qualcuna, immagino.
- Ce ne sono di fortunate.
- Vedete? Disciplina. Se sei brava a guardare, ottieni dati, informazioni, background.
- Posso vedere la metà delle sua braccia ma è abbastanza. Ci sono muscoli. Non troppo, non troppo poco. Quello che basta.
- Uno sportivo, non un patito della palestra.
- Un punto per il signore che legge il Times e ora si avvicina sospettosamente a…
- giusto. Sports Ilustraded..
- Sono tutti uguali.
- Dai ad un uomo le immagini di altri uomini che litigano, corrono, saltano o in generale che sudano insieme in qualche competizione ed è felice come un bambino con il sedere appena lavato.
- Parlando di sederi. E' ora di riprendere gli esami delle evidenze fisiche.
- Mi giro astutamente verso la sezione di musica e spettacolo e mentre do un'occhiata all'ultimo esemplare dei Rolling Stone, Mister Perfetto si muove verso Us Today offrendomi una visione posteriore.
- Cerco di essere discreta e naturalmente, rimango pietrificata.
- Madre mia.
- Questo significa andare ben equipaggiato da dietro. Uauh, Dan, dimenticami, sono sua.
- Uno scherzo, Dan, era solo uno scherzo.
- Ma se il tuo rivale portasse un Levis, ci penserei seriamente.
- Dio mio, con dei jeans deve essere più pericoloso che portare nitroglicerina sulle montagne russe.
- La mia curiosità per la signorina che ha la sua giacca incomincia ad aumentare.
- Ora si avvicina alla cassa dove una molto giovane, molto bella, molto bionda venditrice dalle lunghe gambe e sorriso da santarella l'aspetta più che affascinata.
- Parte numero due della nobile arte di fantasticare. Osservare il soggetto agire con la gente.
"Posso aiutarla, signore?" La poverina lo dice con le stelline negli occhi. Vuoi un bavaglino, bella?
Mettiti in fila.
"Veramente si. Non trovo l'ultimo numero di…"
Pausa. Penthouse? Chicago tribune? GQ? Per favor che non sia "America Bianca", "Gay Man" o "Caccia e Pesca". Sarebbe un crimine, uno spreco o una stronzata. In quest'ordine.
"…Medicine Review of Pathologists".
- Medico?
- Ah, mia madre ne sarebbe orgogliosa.
- Gli uguali si attraggono, immagino. Mi crederà se mi avvicino e fingo d'averlo conosciuto a qualche conferenza? All'università di Maryland no, questo è sicuro. Ricorderei il suo viso. E il resto.
"Non so se ci rimane qualche numero. Potrei guardare dietro"
- Ma che dici pervertita?!
- Allora lui sorride e dice "per favore", lei quasi sviene e balbettando un "torno subito" va nel retrobottega.
- Ah, chiaro, "guardare dietro" era andare nel retrobottega. La mia mente malata aveva preso un'altra direzione.
- Il ladro crede che tutti siano come lui…
- Informazione che ho tratto dalla breve intervista : è educato, è medico o è interessato alla medicina, leggero accento dell'est ed è un seduttore.
- Come lo so?
- Perché il mio cuore non si è ancora ripreso dal sorriso che ha accompagnato il suo "per favore"
- Si può sorridere in molti modi quando si chiede "per favore" qualcosa ad una commessa. Si può essere amabile, si può essere vicino, si può essere ipocrita e si può usare un sorriso speciale, un flash scintillante che accompagnato da una voce da camera da letto in penombra e uno sguardo giocherellone ti scioglie interiormente e ti lascia che ti stai cercando lo stomaco nei successivi quindici minuti.
- Mister Profident ha appena dato una lezione su questa categoria.
- La commessa quasi muore, io per fortuna, ero lontana dal suo raggio d'azione. Uno di questi direttamente negli occhi può essere un colpo mortale.
- Alla fine, la commessa esce dal retrobottega con un numero della rivista medica tra le mani. Sembra che si sia ripresa ma un altro di quei sorrisi, uomo d'acciaio, e va tu a sapere cosa può essere di lei. Bisogna fare attenzione a questo tipo di armi.
- Poiché è da un bel po’ che osservo con la coda dell'occhio decido di cambiare giornale e mi giro per cercare qualcosa che non mi renda ridicola.
- Giardino e spiaggia, no. Soldati americani, no. Donne d'oggi, nemmeno. Cuoio nero? Nemmeno a parlarne.
- Variety, perché no?
- Ne prendo uno e cambio posizione un poco ma non abbastanza da perdere di vista il mio obiettivo che ora domanda alla commessa il prezzo della rivista.
- Mi domando quanto tempo rimarrà a Wshington. Va via o rimane? Vive qui? E' scapolo? Tornerà presto Dan? Mi sono depilata questa mattina?
- La voce della commessa mi tira fuori dal mio autointerrogatorio. Hanno ritardato anche il suo volo?"
- Evviva la gatta morta. Guarda che furba. La domanda perfetta, né pettegola, né disinteressata. Se lui cerca qualcosa ha la possibilità di dire" in verità passerò la notte in città, conosce un buon posto bla,bla, bla?", altrimenti nessuno rimane male. Ideale per un aeroporto un giorno di ritardi. E sembrava scema…
" Un'ora" risponde lui" ma visto il panorama credo che abbiamo avuto fortuna"
- Mi dispiace, piccola. "Abbiamo" Sentito forte e chiaro. Sono lui, un aereo per Houston e una fortunata schifosa reggi - giacca che dividerà il volo e vai tu a sapere che cos'altro con lui. Questo significa "Abbiamo"
- E' curioso che abbia risposto così presto. Chi flirta compulsivamente - e avevo catalogato Mister GQ come uno di loro dopo l'apparizione del sorriso- sono soliti allungare la tortura un poco in più per quanto siano accompagnati.
- La qual cosa mi fa pensare che quel sorriso non era il mio sperato sorriso da seduttore. Era anche peggio, era seduttore senza proporselo..
- Torno ad osservarlo intensamente.
- Occhi piccoli, intelligenti. Da qui non si può vedere di più ma interessanti. Molto. Un attimo fa avevo pensato che fossero beige, ma con questa luce sembrano grigi. Cangianti? Um…
Naso. Una piccola portaerei che miracolosamente s'incastra sul viso alla perfezione. Come è possibile?
Labbra. Dammi un biglietto per il superiore, e un altro per l'inferiore e dimenticati di me. Uno potrebbe perdersi su di esse e non tornare mai più. - Un viso singolare ora che lo guardo decisamente. Bello? Dio, fino a dire basta. Tipicamente bello? No.
- E questo mi porta ad una conclusione: quest'uomo non è un seduttore standard. Non è il prototipo. Non è educato per sembrarlo, non sorride per piacere a qualcuno, non cammina con movimenti facili e agili perché crede di essere qualcuno.. E' educato perché sente rispetto, sorride perché la commessa sembra amabile e a guardarla bene, è perfino dolce, e la verità, senza essere gelosa, fa venir voglia di sorriderle. Cammina come un gatto perché sembra volersela svignare.
- Santo cielo. Mi sbagliavo. Mister Sensibile non è niente di questo, non fa il seduttore, non è bello, quello che veramente sembra alla luce delle evidenze, è un maledetto, pericoloso, schifosamente incosciente di esserlo, pezzettino di cielo.
- E' necessario un chiarimento.
- Pezzettino di cielo: Nel mio dizionario di fantasie particolari abbiamo due tipi di fantasie classificate ad alto voltaggio. Mister Reclame era entrato nella categoria di pericolo standard: bello con carisma e attraente in stile" reclame di colonia". E' bello e lo sa. Un'osservazione più critica e più dettagliata lo indica come membro della categoria "pericolo immediato di combustione": il pezzettino di cielo. Cioè, uomo attraente con il tipo di fascino strano che lo fa sembrare bello. E la cosa peggiore, lui non sa dove sta la sua bellezza così che non l'utilizza, la possiede solo.
- Un esemplare da museo quello che abbiamo qui.
- Era da molto tempo che non incontravo un pezzettino di cielo.
- E' per questo che la visione successiva mi fa buttare a terra il giornale.
- Questo si che da tempo non lo vedevo.
- Si avvicina con passo leggero ma tranquillo, indossa un vestito con la gonna e la giacca color granata, i capelli rame intenso e un rossetto che accentua la bellezza madreperlacea della sua pelle.
- Posso quasi vederla con il viso immerso in un libro studiando per i parziali di chimica organica più di dieci anni fa.
- Meno serietà, meno vestita, meno truccata. Stessa intensità, stesso modo di camminare sicuro e delicato, stessi occhi curiosi e dolci.
- Devo avere un sorriso idiota gigante in questo momento.
- Esco dall'edicola ed entro nel suo campo visivo.
"Dana?"
Per un attimo i suoi occhi si annuvolano per il dubbio, tarda circa tre secondi a ricordarsi i pomeriggi nella facoltà e le notti insonni..
"Lane?"
E due secondi dopo Dana Scully ed io ci abbracciamo in un aeroporto ripetendo una scena che s'interruppe una decade fa.
- *****
Era giugno, alla fine dell'ultimo anno di università e dopo un calvario di esami, pressioni, piagnistei, fidanzati, rotture, innamoramenti, sconfitte e amicizia eravamo le dottoresse Dana Scully e Lane Kanowsky, laureate all'università del Maryland che si promettevano nell'aeroporto di Washington che anche se fossero andate a vivere in posti remoti del paese avrebbero continuato a vedersi. - Poi era arrivato Quantico per Dana. Ed una permanenza a Seattle per me. E poi gli anni erano passati e senza sapere come è ormai da troppo tempo che non ci vediamo. Una lettera un paio di volte l'anno e cartoline per Natale non sono la stessa cosa, non si avvicinano alla stessa cosa.. Nemmeno da lontano.
"Dana Scully, pensavo che la prossima volta che ti avrei rivista saresti stata un rude agente del governo federale con spalle larghe e un enorme fucile a canne mozze in spalla"
Sorride con gli occhi ma non può evitare di trattenere il sorriso.
"Questi sono i marines, Lane. Noi siamo più discreti"
- E' bello vedere i vecchi amici.
- Tanto da farmi balbettare. Come d'abitudine. E' una sovraccarica emotiva.
"E' incredibile, che cosa stai facendo qui, non mi dire che stai vivendo a Washington un'altra volta, perché mi sono trasferita alcuni mesi fa e Dio mio, forse siamo vicine, ti stavo per chiamare ma il trasloco è stato un casino, anche se alla peggio sei di passaggio e vai via ora io ero venuta a prendere mia sorella che viene a trovarmi con il marito e i figli, che ne è della tua vita, dimmi che non continui a lavorare per il governo e troppo deprim…"
"Lane, respira, inspira, respira, ispira"
- Lo faccio, stavo diventando blu.
- A questo punto avrete notato che tendo a vedermi intrappolata dalle mie emozioni. E' il modo più gentile di dire che sono un poco isterica.
- E' il caldo.
- E' stato un giorno molto lungo.
- Sono emozionata, capitemi.
"Continui ad essere del tipo, emozionarsi prima ed iperventilare dopo, per quello che vedo". Dana Scully è stata la migliore amica che ho avuto all'università, una delle ragioni era la maniera che aveva di fami riprendere la mia stabilità quando mi annebbiavo in uno dei miei viaggi per la montagne russe emozionali dei miei sentimenti. Dieci anni dopo, continua ad avere un effetto balsamico su di me. Incredibile.
" La pazienza è una virtù, la disperazione una cattiva abitudine, Lane. Prendilo con calma.
- Deja vu. Chiaro, chi altri se non Dana Scully avrebbe potuto insegnarmi qualcosa di simile? Curioso, che avessi ricordato questa cosa giusto prima di vederla.
- Sarà il destino…
- Alla fine sono capace di riprendermi.
"Tutto sotto controllo. Ora dimmi. Che ne è della tua vita? Cosa fai qui? E la cosa più importante chi è il tuo sarto?"
Allora ride ed io rido.
"Che te ne pare se ti racconto tutto prendendo un caffè? Il mio volo non parte che tra un'ora più o meno"
Magnifico, le dico. Mia sorella non arriverà che tra quaranta minuti. Tempo per una messa a punto.
"Torno subito" mi dice.
- E poi mi provoca un infarto improvviso.
- Perché con la sua caratteristica camminata regolare e i suoi gesti familiari- anche se ora un poco più controllati, un poco più studiati - entra nell'edicola e si avvicina a ….giusto., Mister Perfetto, che per quello che vedo, ha osservato la nostra scena di rincontro con occhi piccoli da gatto ferito.
- Fantastico. Ora pensa che sono suonata.
- Lo sono, ma poteva rimanere un segreto, no?
- La mia mente passa in rivista le possibilità in posizione di massima allerta- pettegola numero 1 all'attacco.
- A) Marito e moglie?
- Scanner cerca -anelli in linea. Controllo rapido e …via. Niente anello, niente matrimonio.
- B) Parenti?
- Controllo nella mia memoria per indagare sull'albero genealogico di Dana Katherine Scully. Ricordi di un parente provoca-infarti : zero- Studio le rassomiglianze del viso. Risultato preliminare: non ci sono evidenza di legami di sangue..
- C) Amanti?
- Non ho prove per sostenere o rifiutare questa tesi. Mi dispongo a conseguire prove sonore.
- Ossia, affino l'udito e ascolto attonita una delle dimostrazioni di chimica organica più scoraggianti che ho mai sentito.
- Lui dice "Incontro di vecchie amiche, eh?"
- Scherza con gli occhi come se tutto avesse un doppio senso e quando parla invade più che sospettosamente lo spazio personale di lei.
- Lei dice: "Compagne di stanza alla facoltà di medicina. Devono essere dieci anni che non ci vediamo."
- Un riassunto breve e conciso, senza parole sprecate. La polizia della logica in funzionamento . Tono di serietà. Dolce. Non sembra infastidita della sua vicinanza.
- Lui continua: "Abbiamo fatto già il ceck in, cosa ne pensi se ci ritroviamo alla porta d'imbarco tra quaranta minuti?"
- Ah, molto bene. Ha una mente agile quest'uomo. Ha capito subito che doveva sparire strategicamente. E' anche comprensivo?
- Lei continua: "E il caso che volevi rivedere?"
- Caso. Rivedere. Già. Colleghi di lavoro. Perché mi meraviglia? Dana Scully l'eterna "ora ho da fare, che te ne pare poi?"
- Lui sorride con gli occhi e continua: "Ti hanno mai detto che sei lavoro - dipendente, Scully?"
- E gli ballano gli occhi quando lo dice, specialmente questo "Scully" rugoso e umido che mi fa pensare, che genere d'uomo ti chiama per cognome e trasforma qualcosa di distante in una carezza?
- Immagino che sia il collega del genere di donna che risponde al suo commento con un leggero inarcamento di sopraciglio e uno sguardo di ghiaccio e…
- fuoco.
- "Scusa?" dice lei
- "Non importa, Scully, lo rivedremo nell'aereo. Ho già trovato qualcosa con cui intrattenermi"
- E guarda gli espositori di materiale per adulti che ha alla sua destra. Niente di sfacciato, un'occhiata rapida che lei può avvertire.
- "Di questo sono sicura"
- E' una battaglia silenziosa e magnetica. Questi due dovrebbero vendere pop-corn e biglietti per vederli parlare, penso.
- Ed allora accade…
- Lei porta la giacca di lui piegata sul braccio e gliela tende con un gesto tra il materno ed l' indifferente. Lui la prende e nello scambio le loro mani si sfiorano.
- Uno sfiorarsi leggero.
- Casuale.
- Perfettamente professionale.
- Fino a che si allunga.
- Non molto, un poco, un decimo di secondo più del normale, un breve lampo nel tempo, tremito di secondi che segna tutta la differenza.
- Ci sono cose che si potrebbero scrivere con enormi lettere di fuoco nel cielo, si potrebbero gridare dal tetto del mondo, si potrebbero pubblicare e diffondere fino a perdere la voce, e ci sono cose così cristallinamente eteree che trasformano uno sfiorarsi naturale e fortuito in un grido feroce che nemmeno i più sordi possono negare d'aver sentito.
- O era questo che credevo..
- Dana Katherine Scully era sul punto di farmi cambiare opinione.
******
- Venti minuti più tardi, un cappuccino delizioso sul tavolo, il rumore degli aerei e i camerieri di sottofondo, i turisti ansiosi intorno, una vecchia amica davanti e una conversazione che procede a base di riassunti che cercano di riempire i buchi di dieci lunghi anni.
- Sono la prima a riassumere. Le parlo della mia casa del lavoro nell'ospedale. Ho finito per scegliere la neurologia. Parliamo di questo per un poco. Poi le faccio un resoconto dei matrimoni, divorzi e pazzie della mia famiglia. Ridiamo del ballo alticcio di mio cugino Vinny alle nozze di mia sorella. Vinny prese una sbandata per Dana quando lei passò alcune settimane nella mia casa un estate e ci siamo ricordate anche di questo. Nostalgico, tutto, penso. Vinny lavora come redattore nel The News. Glielo dico. E se ne rallegra. Lo sapeva.
- Le parlo anche di Dan, chiaro. Lo prendo in giro per la sua calvizie incipiente, la sua improvvisa passione per il bricolage e i suoi continui viaggi
- Credo che non tarda nemmeno mezzo minuto al rendersi conto che mi manca tanto che mi si stringe il cuore al solo pensarlo.
- Si bene, guardo gli altri, e allora?Dan mi porta orribili regali dall'aeroporto quando torna e sa sempre come leggere dietro a tutto il cinismo, l'isteria e l'insoddisfazione di cui faccio mostra quando mi sento sentimentale. E cucina stupendamente ed odora sempre di after-shave.
- Ma non stiamo parlando di lui, vero?
- Il fatto è che io riesco a condensare- uno dei miei verbi più odiati- e raccontare in cinque minuti e astutamente, le passo il testimone. Tutto calcolato per darle tempo di raccontare con tutti i dettagli la sua storia con Mister Armani.
- E lungo la strada mi scontro con il fatto che la vita ha dato una razione d'ingiustizie ad una delle persone più puramente nobili che abbia mai conosciuto.
- Le ho chiesto della sua famiglia e un velo di tristezza le ha rannuvolato lo sguardo. Akab morto. Doloroso. Missy, morta. Ingiusto, fa rabbia, orribile. Non mi ha detto molto. Una ferita non ancora chiusa. Omicidio. Qualcosa mi dice che è in relazione al fatto che sua sorella lavori nel FBI.
- Salute? Il suo "ora sto bene, molto bene, in verità" mi ha fatto sospettare che c'è stato un "prima" in cui non si sentiva bene, per niente bene, in realtà. Ma leggo onestà nel suo" sto bene" così che preferisco non parlare di questo. Tutto bene quel che finisce bene.
- Ed è allora quando passiamo al tema principale.
- E' da un quarto d'ora che parliamo di lavoro.
- Quanto è stato duro l'addestramento, il difficile che è per le donne integrarsi in un club di ragazzi come l'FBI. Quanto sia stressanti i viaggi, il miscuglio di emozioni, la sensazione di fare qualcosa di utile…queste genere di cose. Accenna che è assegnata ad un progetto marginale al Bureau. Qualcosa su casi di difficile spiegazione. Non so a cosa si riferisce ma mi affascina la sua descrizione del lavoro.
- E' l'antiscienza. Il mio compagno si convince che la sua intuizione gli dice la verità e solo dopo che ne è convito gli viene in mente che io cerchi le prove.
- Il mio compagno.
- Finalmente ho l'opportunità di scoprire se le mie fantasie su Mister Axe vanno per la strada giusta o ho solo un'immaginazione troppo sviluppata.
"Il tuo compagno, quello dell'intuizione è lo stesso dell'edicola?" La mia voce non potrebbe suonare più indifferente. Anche fingere è un'arte.
"Mulder, sì" risponde abbassando di un millimetro lo sguardo, come se l'avessi colta a confessare che le piace il ragazzo che la guarda nell'ora di matematica. Dio, mi sei mancata, Dana.
I miei sospetti sull'intimità del suo rapporto con "Mulder" (ancora cognomi, per quel che vedo) aumentano. Dana Scully ha sempre creduto di essere impenetrabile e non si è mai resa conto che i suoi occhi erano incapaci di tacere
"Vi chiamate per cognome? Da quanto tempo lavorate insieme?" Incomincio a mostrare un lieve interesse.
"Quasi sei anni"
Non dico niente ma faccio un gesto d'interesse. Una lieve spinta perché butti tutto fuori.
"A Mulder non piace il suo nome" lo dice come se fosse una spiegazione.
Allora oso un poco di più, perché vedo che da sola non disposta a mollare niente.
"Sembrate molto uniti"
- E abbasso lo sguardo verso il caffè. Non voglio che si senta obbligata a guardarmi negli occhi. Uno, si accorgerebbe che sento qualsiasi cosa fuorché indifferenza. Due, le costerebbe di più aprirsi con me. Forse non apprendevo molte cose all'università, ma ho appreso a trattare con Dana Scully.
- Ed allora mi risponde.
- Per prima un "sì" deciso, poi uno più vacillante, e finalmente un terzo con un accenno di malinconia.
- Sì, siamo molto uniti.
Sì, suppongo di…sì..
Sì, guardandolo bene siamo molto uniti. - Conclusione: Non vanno a letto insieme.
- Come lo so? Perché ha vacillato. Perché per un millesimo di secondo ha soppesato la portata delle mie parole" stare insieme". E si è sentita insicura. Sono uniti ma non uniti in maniera fisica ed intima.
- Conclusione 2: non so per quale motivo non vanno al letto insieme.
- Bastano venti secondi scarsi con loro due per osservare come si guardano, si sfiorano e letteralmente, si bruciano vivi registrando una corrente elettrica di intensità nove della scala Richter.
- Ed invece…
- Se sento curiosità?
- In verità, no.
- Bene, forse un poco.
- E va bene, ucciderei per sapere tutta la verità.
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Area metropolitana di Washington DC.
- Guidare fino a casa con i miei nipoti non è stato così orribile come sospettavo. Principalmente, perché i loro scatti di movimenti incontrollati, le loro grida di gallina chioccia e i loro assurdi voli pindarici surrealisti accadevano in uno spazio parallelo al mio.
- Nella mia macchina, sì fisicamente. Ma spiritualmente, mentalmente, ho fatto il viaggio, e l'incontro con mia sorella e la sua famiglia, e il ritorno a casa, in uno stato di shock indotto dallo stupore.
- Come si prova quello che non è fisico?
Come si vive nella negazione?
Come si vive su un filo? - Da quando ho salutato Dana Scully e il suo "platonico" compagno nel bar dell'aeroporto non posso smettere di domandarmelo.
- Inciso: non fanno mai niente di buono in televisione?
- (Non è che c'entri, ma seduta di fronte al televisore, contando le ore che mancano perché Dan ritorni- trentasette- pensando a ciò che è metafisico e strettamente fisico- mi manchi Dan- accendo la tele come d'abitudine e verifico che basta avere il livello intellettuale di un pasticcio di funghi per sentirsi minimamente interessato. Qualcuno vede veramente questo programma? Gesù…)
- Allora, che stavo dicendo?
- Cercavo di spiegare la mia linea di ragionamento. Mettere in ordine le cose. Ma come riassumo la mia conversazione con Dana? È stata come una battaglia muta, io tiro, lei si mantiene sulla sua posizione, come cercare di fare arrabbiare le guardie di Buckingham Palace. Forse sono maledettamente adirate ma farà freddo all'inferno prima che lo dimostrino.
- Una lastra di ghiaccio mi avrebbe dato più informazioni di Dana Scully questo pomeriggio.
- Anche se, pensandoci bene, sono ingiusta. Si mi ha dato informazioni. Vedrete ciò che ho scoperto: Mister Manica di camicia rivoltata, quello della passione improvvisa per il porno (di cui ha fatto mostra solo quando era apparsa lei nell'edicola) è stato il suo compagno negli ultimi sei anni. Beccati questa. E' una specie di lunatico, ma brillante (questo me lo ha detto apertamente "Mulder è brillane in quel che fa, solo che nessuno sa esattamente quello che fa" mi ha detto.) Lo nomina ventisette milioni di volte in ottocento temi diversi e la metà delle volte fa un mezzo sorriso parlando di lui. Quando vedo che le sottigliezze non funzionano le domando della sua vita amorosa."E che cos'è" Risponde e io rido (allora mi è sembrato divertente, ora mi fa venire voglia di piangere) e tra un giro e l'altro mi parla della sua storia con un istruttore(Jack) e come ha pregiudicato al sua carriera.
- Questo è accaduto otto anni fa.
- (Ho fatto il conto)
- Mi parla di un Ethan e le scappa qualcosa su appuntamenti disastrosi.
- E torna al tema Mulder.
- Sottilmente, chiaro, per parlare di lavoro.
- E in questo viene fuori il tema del tatuaggio. Non ricordo nemmeno come (è apparsa una ragazza con un tatuaggio sull'ombelico e una cosa tira l'altra) E sbalordita, scopro che la signorina" farsi un tatuaggio è come obbligarsi a non cambiare la pettinatura, e che succede se è brutto?" ha un serpente disegnato sulla schiena.
- La vita è piena di sorprese…
- Vistami persa, approfitto per sparare l'ultimo proiettile.
- Mi rimangono solo tre minuti prima di dover andare a prendere mia sorella. Ora o mai più.
"E che mi dici di Mulder? Ha potuto vedere il tuo tatuaggio?"
- Arrossisce. Un poco. Ma non balbetta quando assicura" siamo solo colleghi"
- Bene. D'accordo. Come vuoi.
- (Dana ed io ripetevamo questo all'università a tutte le ore, specialmente io lo ripetevo," Dan? Dan Seinfeld? Siamo solo amici" cosa che naturalmente era una bugia, come dimostra il fatto che Dan" siamo solo amici" Seinfeld ed io stiamo pagando l'affitto a metà negli ultimi cinque anni e mezzo)
- Mi spiega la faccenda delle regole contro il "fraternizzare" fra colleghi, mi racconta che questo potrebbe alterare tutto, che "Lui" ha altre priorità, che sono esposti a molte cose, che hanno un rapporto "complicato", bla,bla,bla
- Volete sapere cosa ho sentito? Quello che ho visto nei suoi occhi supplichevoli mentre parlava? Quello che ho letto quando lui è venuto a prenderla- perché finalmente, non ha potuto resistere ed è venuto a prenderla- ed ha scherzato con lei e molto amabilmente, ha flirtato con me per sedurre lei?
- Ho sentito" abbiamo qualcosa così genuinamente speciale che ho paura di perderlo", ho visto" mi completa così ciecamente che non mi riconosco, mi divora e mi uccide di vita e di paura", ho letto," siamo una domanda a cui non si può rispondere, una calamita che attrae e non si raggiunge, dipendiamo l'uno dall'altro, siamo l'uno per l'altro"
- Lo ha detto, veramente lo ha detto.
- Io l'ho sentito.
- Lui le ha risposto con sguardi reverenziali e brillanti, con devozione e necessità, sete e occhi sognanti.
- Mai avevo sentito la mancanza di qualcuno come ho sentito nostalgia di Dan quando li ho visti muoversi insieme. Così diversi, così distanti e così vicini….
- Ci siamo salutati con la promessa di telefonarci. Ci sono stati addii, arrivederci e vari" odio gli addii". Spero che questo non fosse un addio.
- Sto desiderando di sapere per quanto tempo la ragione può essere più forte della verità.
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- Così tutto è possibile nella terra della negazione..
- L'ho detto e lo ripeto.
- Come sarebbe a dire perché?
- Forse ho dimenticato di menzionarlo.
- Credo che è stato tra" siamo solo compagni" e "Il nostro lavoro è più importante" Allora lo ha detto, qualcosa così come "inoltre Mulder non si sente…noi non ci sentiamo in questo modo".
- Mi viene quasi da ridere.
- Quasi mi metto a piangere.
- Avevo capito i perché, i motivi, le ragioni…ma questo…
- Santo cielo.
- Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere.
- Finalmente, immagino che questa sia la fine della mia storia. E se non lo è, vi devo lasciare. La vasca da bagno è piena e a Dan piace che gli strofino la schiena.
- Ah sì, con le mie divagazioni, forse mi sono dimenticata di dirlo.
- Il suo lavoro è finito prima di quello che pensava e per una volta il volo non ha fatto ritardo.
- Cosa volete che vi dica?
- Alcuni voli ritardano, alcune persone si incontrano casualmente e altre si schivano per sempre in un ballo di attese e ritardi, negazioni ed incontri, che strega e irrita in parti uguali.
- Così è la vita. O almeno questo dicono.