Inutile negare che questo film non sia stato gradito dalla maggioranza della critica cinematografica, le recensioni ufficiali parlano chiaro (adottando a volte toni forse un tantino immeritati nei confronti del film e di chi vi ha preso parte) ma al contrario di quello che si dice, I WANT TO BELIEVE E' PIACIUTO alla maggioranza delle persone che lo hanno visto (siano esse appassionati della serie tv oppure no).
Il consiglio è quindi quello di dare a questo film, voluto fortemente da molti e realizzato tra mille difficoltà, il beneficio del dubbio e andare comunque al cinema. E se volete sapere perché vale la pena andare a vederlo, potete sempre dare uno sguardo a quello che pensano gli x-philes....
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Premessa. Ora che l’ho visto, penso che The X-Files. I Want to Believe sia la miglior puntata possibile di X-Files oggi, nel 2008, anche se con qualche lacuna. Vi spiego anche perché, a mio parere, questa “puntata” interlocutoria di X-Files forse potrà essere ricordata come una tra le fondamentali della serie. Non m’interessa invece tentare un paragone tra questa pellicola ed altre, di qualsiasi genere o periodo, che non siano parte della serie X-Files. Se preferite, potrei dire che mi occuperò del fenomeno X-Files, di perché sopravvive e del perché potrà sopravvivere in futuro (oltre che nei nostri cuori, s’intende).
Promozione di I Want to Believe. Due parole su questo sono sufficienti: nessuna promozione.
Interpretazioni. Innanzitutto David Duchovny e Gillian Anderson hanno dato una prova di ciò che valgono come attori: al di sopra degli standard che ricordavo per le ultime stagioni di X-Files. Anche gli altri attori mi sono piaciuti: Xzibit, Amanda Peet, Billy Connolly (con un dubbio su Pileggi che poi rivelerò).
Non è uno stand alone. Si tratta di un X-Files diverso, originale, che apparentemente (nelle intenzioni degli autori?) non dovrebbe alludere alla mitologia, ma che non è neanche uno stand alone: perché vi sono molti riferimenti al passato, soprattutto alla vicenda personale di/tra Mulder e Scully, che fanno passare in secondo piano la vicenda “principale” del rapimento di donne e della manipolazione. La nuova trama proposta fa pensare ad uno stand alone, ma i riferimenti continui alle vicende personali di Mulder e Scully ti tiene incatenato alla tradizionale formula della mitologia. Mi spiego. La mitologia di X-Files è costruita di certo sulle vicende legate all’invasione aliena ma, pensiamo soprattutto alla questione del figlio alieno(?) di Scully, al rapimento della sorella di Mulder, si è sempre intrecciata indissolubilmente con le questioni esistenziali più importanti dei due protagonisti e sarebbe dunque un errore madornale concepirla solo come la vicenda legata agli alieni. La mia principale considerazione è dunque questa: siamo di fronte ad un episodio in gran parte “mitologico”, anche se privo di vicende aliene. Del tutto prevedibilmente, l’assenza di cospirazioni legate alla questione degli alieni, ma anche di cospirazioni governative in generale, può lasciare perplesso persino chi già conosce X-Files. Una diretta conseguenza di questa direzione mitologico-esistenziale del film è quello strano e fascinoso senso di vuoto, di assenza che si avverte in tutta la vicenda realizzata da Carter e Spotnitz. Una specie di mitologia orfana di una parte, in passato caratterizzante. Questo rende I Want to Believe unico nel suo genere. Chi non conosce X-Files rimarrà spaesato, perché il film poggia molto di più sul rapporto tra Scully e Mulder (da conoscere) che sul caso da risolvere. Ergo, non sono d’accordo sul fatto che chiunque possa vedere questo film, anzi; paradossalmente ritengo che il primo film, Fight the Future, fosse più accessibile, in quanto le cose che accadevano erano del tutto esplicite, mentre in I Want to Believe acquista importanza il non detto tra Scully e Mulder, un’espressione, un allusione. Roba per cultori di X-Files no? Per lo stesso motivo, la trama si collega magistralmente con l’ultima puntata della serie. Anzi, nonostante qualcuno abbia criticato proprio questo (non avendo visto il film, io voglio credere…), ritengo che il punto forte di questo I Want to Believe consista nello sviluppo assolutamente credibile delle vicende personali e professionali di Scully e Mulder. Per come la vedo io, insomma, risulta chiaro che questo film è indirizzato quasi unicamente a chi ama e conosce X-Files (pur mettendo a dure prova anche loro).
Film, oppure due puntate in una... Uno stand alone in penombra, all’interno di una mitologia strana. La trama ufficiale (la storia dei rapimenti e degli esperimenti su quelle donne) è lo sfondo di una puntata qualsiasi di X-Files, né la migliore, né la peggiore. È da pensare che questa, presa per sé ed isolata dal resto, occuperebbe giusto lo spazio temporale di una puntata di X-Files, non sfigurando affatto. Lo stessa presenza del direttore Skinner, che pare cadere da non so dove all’improvviso, in una puntata ridotta alla trama stand alone di questo X-Files risulterebbe del tutto credibile, ordinaria. Anche la stessa la battuta pronunciata da Scully verso Mulder, sulla sua speranza di ritrovare la sorella, riprenderebbe senso se questo film si trasformasse in un telefilm. Il film, in tutta evidenza, non è spaventoso come si era detto (ma erano depistaggi…), ma piuttosto psicologico e introspettivo. Si gioca tutto sulle atmosfere e sulle particolari ambientazioni. Ma anche qui, i colpi di scena della trama ufficiale sono stati oscurati da qualcosa di ben più significativo, la vicenda personale tra Scully e Mulder, appunto. La vicenda stand alone di I Want to Believe è il cristallo di ghiaccio che per mette a Carter e Spotnitz di conservare la testimonianza di Scully e Mulder.
Geografia. Un altro aspetto inquietante e cupo di questo film è determinato dalle ambientazioni geografiche. Neve, ghiaccio, freddo, spazi angusti oppure sconfinati ma senza orizzonte, oscurità. Tutto questo ben si accompagna con le stesse parole di Scully, al timore di poter precipitare nelle “tenebre”. Il suono di sottofondo, o persino immaginato, della neve che cade, della neve pressata e compattata dalle ruote di una grossa automobile, pare quasi giocare un ruolo più importante della pur bella colonna sonora di Mark Snow. Pensate alla differenza con l’immaginario tipico di X-Files: deserti, foreste, metropoli. Come se tutto rischiasse di congelare, cristallizzarsi da un momento all’altro. Anche Mulder rischia grosso con l’automobile di Scully fuori strada, di finire assiderato, sotto un fitto strato di neve silenziosa.
Sei anni. Uno dei motivi della scelta di Carter e Spotnitz, forse,è nel fatto che sono passati sei anni dall’ultima puntata di X-Files. Sei anni sono davvero molti, con un lasso di tempo così ampio si fa strada l’esigenza di “fare il punto della situazione” sulle biografie dei personaggi principali. Probabilmente questo è anche il motivo per il quale, a parte Skinner, I Want to Believe si occupa solo di Scully e Mulder, evitando di perdere tempo su altre figure.
Frank Spotnitz: “Volevamo raccontare una storia che ricordasse il mito di Frankenstein, ma più vicino alla realtà dei nostri giorni. Quasi tutto ciò che si vede nel film - le due teste di cani, i trapianti dei corpi - sono tratti da fatti di cronaca vera. La storia originale che avevamo sviluppato nel 2003, sarebbe stata più incentrata sul mistero da risolvere, ma dopo la lunga pausa, ci è sembrato più interessante affrontare il rapporto fra Mulder e Scully” (In un'intervista a iFMagazine.com).
Etica. I temi etici, da sempre entrano in X-Files, ma questa volta assumono toni, anche questi, più claustrofobici e paralizzanti. Gli aspetti legati ai dilemmi etici in campo scientifico sono cresciuti, così come accade nella vita reale, e per Carter e Spotnitz hanno sostituito l’argomento narrativo legato al paranormale.
Fare il vuoto e comprendere. Per apprezzare questo ritorno di X-Files dovete togliere tutto: sei anni di attesa, le aspettative della 20th Century Fox, le opinioni, le ipotesi, le indiscrezioni, le interviste, i commenti, le speranze di vedere realizzato un terzo film nei prossimi anni. Fate il vuoto ed andate al cinema come se non fossero passati sei anni o non fosse il film che attendevate con ansia (se vi riesce…). Credo che valga la pena di vederlo più di una volta, ad ogni modo.
Un ponte verso il futuro. La pesante eredità del passato, l’apertura al futuro, un presente congelato. Sono certo, anche per le considerazioni che ho sviluppato sino a qui, come ho detto, che anche alcuni dei fans più accaniti troveranno indigesto questo film, rimarranno con la sensazione che ci si sia trovati di fronte ad una sorta di X-Files in avanzato stato di ibernazione, di animazione sospesa. E non è del tutto fuori luogo pensarlo: perché questo prisma di ghiaccio dalle mille sfaccettature che è I Want to Believe (passatemi la metafora), va contemplato a prescindere dalla trama, dai colpi di scena, dalle trovate in fase di regia. Non a caso, neanche le proverbiali (e riuscite) battute di Mulder riescono a rompere davvero il ghiaccio. Questa pellicola assomiglia molto di più ad una testimonianza che ci permette di guardare al futuro, ad un atto d’amore (non credo di esagerare) verso i fans della serie. Lasciate perdere il fatto che questa testimonianza si sia concretizzata in un film per il grande schermo e che quindi dovesse rispondere ai requisiti minimi utili a garantire un incasso decente. Si tratta di un pretesto per “non mollare”: don’t give up. È un film diretto unicamente a chi ama X-Files e da cogliere o rifiutare soprattutto in funzione di un ritorno prossimo venturo. Se tutto finisse qui, saremmo contenti lo stesso di ciò che ci hanno dato Carter e Spotnitz in questi anni, ma la funzione di I Want to Believe è quella di traghettare i personaggi di Scully e Mulder nel futuro. Tutto questo ha senso prevalentemente in questa direzione, che lo volessero o no i suoi autori. Carter e Spotnitz sono degli amanuensi ai quali è concesso il compito di riscrivere, per ricordare e far rivivere, le loro stesse creature. Pensiamo alla nostra epoca. Tutto può essere immortalato on line e tutto può perdere valore sprofondando nel mare della banalità televisiva o cinematografica quotidiana, nell’oblio. Per questo si tratta di una pellicola che acquisterà tutto il suo valore nel futuro, se permetterà ad X-Files di riprendere corpo in qualche modo (e la sfida non è affatto facile). Io credo che anche un giudizio su questo film abbia poco senso e debba essere congelato ed affidato al futuro. I Want to Believe sarà da considerarsi una manifestazione indispensabile di X-Files se saprà essere testimonianza. A pensarci bene, lo stesso motto don’t give up acquisisce più forza proprio per il contesto in cui è pronunciato, un contesto per cui Scully e Mulder appaiono come intrappolati, in attesa di ripartire nuovamente. La buona notizia è che Scully e Mulder ci sono ancora e, proprio per questo, un nuovo inizio potrà esserci.
Quale direzione. Dato per scontato che grandi incassi non ci saranno (anche se si andrà molto al di sopra di quello che si è speso, ovviamente), se un futuro ci sarà, ritengo che sarà legato alla mitologia per come l’abbiamo conosciuta nelle nove stagioni, e nel primo (eccellente) film di X-Files. Su questo, mi pare che nessuno abbia dubbi. Il ghiaccio di I Want to Believe potrebbe sciogliersi e riconsegnarci Scully, Mulder, Skinner (e non solo) nelle loro massime potenzialità.
P.S. Detto con la stessa ironia con la quale è stata inserita quella divertente coda, dopo i titoli di chiusura di I Want to Believe: questa recensione non è frutto della mia smania di recensire film, che non l’ho mai fatto, né dal mio desiderio di essere obiettivo, ma del senso di gratitudine per una serie televisiva, e cinematografica, che mi ha divertito e dato molto in questi anni.
Massimo
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