X-Files e l'effetto Darin Morgan

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Raccontatemi la trama di José Chung.
Ci dovete pensare, vero? Tranquilli, è normale. Perché chiedo questo? Perché la prima impressione che ho avuto guardando il nuovo episodio partorito dalla mente geniale di Darin Morgan è stata identica alla reazione che ho avuto la prima volta che ho visto José Chung: non ci ho capito niente.

Questa volta però conosco Darin Morgan e il suo lavoro. So che non lascia mai niente al caso, so che le sue storie assurde sono uno specchietto per le allodole e so che c’è sempre un significato profondo in tutto ciò questo autore decide di raccontare sullo schermo.

Ho riso, tantissimo, per l’intero episodio, rischiando di farmela addosso più volte (e sarà così tutte le volte che rivedrò Mulder bambino con il viso di Mulder adulto che guarda la televisione) e dimenticandomi – temporaneamente – di tutto quello che so di Darin Morgan.
Poi è arrivata la scena finale, e le parole di Scully hanno avuto su di me più o meno l’effetto di un pugno allo stomaco. “Voglio ricordarlo com’era. Voglio ricordare tutto com’era”.

Di cosa sta parlando Scully? Cosa tenta di dirci Darin Morgan?

Mulder e Scully qui continuano a confrontarsi con il passato, ognuno ricordando particolari che hanno segnato la propria infanzia, l’hanno resa unica, eventi che hanno contribuito a farli crescere come persone. Come tutti noi, anche Mulder e Scully conservano nel cuore dei momenti unici che ricordano con molto affetto, come le feste in famiglia o, ad esempio, la prima volta che ci si innamora di una serie tv.

Mentre Mulder e Scully vengono messi a dura prova dai nuovi agenti dell’FBI che vedono “la leggenda” cadere di fronte ai loro occhi (almeno, così sostengono) Darin Morgan sta facendo un ritratto di tutti noi fan di X-Files. Perché sono certa che a tutti voi è capitato di essere in qualche modo derisi in quanto fan di una serie tv, oltretutto “vecchia”, e sono anche certa che molti di voi avrebbero (e magari lo hanno anche fatto) reagito nello stesso modo in cui reagisce Mulder, difendendo il suo lavoro e la sua passione con tutta la forza e il fiato che ha in corpo.

Ma le riflessioni su questo episodio non si fermano certo qui. C’è poi un livello di lettura dedicato completamente all’attualità e l’influenza che i mezzi di comunicazione hanno sull’opinione pubblica globale. Siamo circondati quotidianamente da trasmissioni, blog, siti e social network che veicolano informazioni alla velocità della luce. Le notizie scorrono veloci e per chi legge o ascolta è difficile valutare la fondatezza di ciò che viene raccontato. L’impressione è che la maggioranza delle persone creda a tutto quello che legge e che nessuno si ponga mai delle domande a riguardo. I fenomeni scientifici vengono distorti e diventano barzellette, mentre quest’ultime vengono considerate una realtà oggettiva che viene sbandierata e venduta a gran voce come verità assoluta.
Perché accade tutto questo? Chi ha interesse a diffondere notizie che alterano la realtà e influenzare così l’opinione pubblica?
Quando riusciremo a rispondere a queste semplici domande, forse, avremo in mano gli strumenti necessari per combattere questo fenomeno troppo presente nella nostra epoca.

Il filo che lega queste riflessioni di Darin Morgan alla storia raccontata da suo fratello Glen un paio di settimane fa non è poi così sottile se ci pensiamo.

Mentre Darin Morgan punta i riflettori su questo importante argomento di discussione, il tema del confronto con il passato torna prepotente ad ogni svolta del suo racconto con l’ironia che contraddistingue tutte le sue opere.

Difficilmente dimenticheremo le scene trasportate nella realtà alterata in cui Reggie lavora agli X-Files con Mulder e Scully. Difficilmente dimenticheremo Mulder rovistare tra le sue VHS e DVD rifiutando una cena con Scully e dando sfoggio di quella capacità tutta sua che ha di appassionarsi a qualcosa. Difficilmente dimenticheremo l’appostamento romantico che Scully ha avuto al posto della cena. Difficilmente dimenticheremo quella orribile gelatina, che a Scully piaceva così tanto da piccola, che alla fine decide di non mangiare più per non intaccare il ricordo che conserva nel cuore.

Darin Morgan sembra usare il personaggio di Scully per riflettere anche sulla serie e sull’opportunità del suo ritorno in televisione, argomento sollevato da molti quando circa due anni e mezzo fa partì la produzione della decima stagione.

Anche noi, così come fa Scully con la gelatina, conserviamo gelosamente la passione per X-Files. Credo che il timore di intaccare il nostro ricordo della serie - e di quello che ha rappresentato per la vita di ciascuno di noi - abbia attraversato molti fan in quel periodo. Non era forse meglio lasciarla vivere lì, nel passato, scolpita nella pietra ed intoccabile, e ricordarla com’era?

Vi ricordate com’era? Niente spoiler (al massimo il trafiletto di TV Sorrisi e Canzoni – facilmente evitabile), nessun trailer con anticipazioni, nessun articolo in anteprima sui giornali. Bastava accendere la televisione la domenica sera su Italia 1 per essere catapultati nel mondo di Mulder e Scully senza mai sapere cosa aspettarsi. Mitologia o standalone? (All’epoca neanche lo sapevamo che si chiamassero così…) Lo avremmo saputo solo una volta iniziato l’episodio.

Nonostante rimpianga quasi tutto questo, sono convinta che sì, se la qualità dei racconti e dei nuovi episodi è quella che abbiamo sotto gli occhi in questi giorni, io sono disposta a rischiare di intaccare quel ricordo perché al momento per me è davvero molto, molto difficile dire “Grazie, niente più Mulder e Scully, sono a posto così”.

Sono consapevole che non avremo mai un finale di serie nel vero senso del termine, così come Mulder e Scully non troveranno mai un libro con tutte le risposte alle loro domande.

Ci sarà però sempre un universo parallelo, da qualche parte, in cui Mulder e Scully saranno alla ricerca della verità, alla scoperta di loro stessi, amandosi in quel modo unico che è solo loro, e in quell’universo e nella loro ricerca continueranno ad insegnare a tutti noi che l'importante non è trovare le risposte, ma continuare a cercare, perché la verità che noi tutti inseguiamo risiede nel viaggio, in quel percorso umano che scegliamo di compiere ogni giorno.

Mulder e Scully nella scena finale
 

 



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