My Struggle III - Credere o mentire

X-Files - Credere o mentire

Sono passati due anni da quando abbiamo lasciato Mulder e Scully, tra la vita e la morte, sull’orlo della fine del mondo. Chris Carter ci aveva avvertiti, ci aveva detto che quello che avevamo visto nel finale della decima stagione non era esattamente ciò che poteva sembrare.

Il terzo capitolo di My Struggle riparte proprio da qui. Una storia progettata ben prima che l’undicesima stagione vedesse la luce, una storia diabolica che solo quel genio di Chris Carter che ama farsi odiare dai fan poteva mettere in piedi.

Nulla di quello che abbiamo visto in My Struggle II è mai accaduto. Tutto quello che ci è stato fatto vedere è frutto delle visioni di Scully che, scopriremo solo nel finale di questo episodio, hanno origine da William. Quello che abbiamo visto è ciò che accadrà se Mulder e Scully non riusciranno a trovare loro figlio e impedire lo svilupparsi di un’epidemia su scala mondiale.

Così come è stato per i due precedenti capitoli mitologici, anche questo episodio non concede un attimo di respiro. La regia e la scrittura di Chris Carter mantengono la stessa struttura e lo stesso ritmo dei due capitoli precedenti. Ormai è un marchio di fabbrica. La “sfida” questa volta è quella dell’Uomo che Fuma, il cattivo per antonomasia che entrò nella serie senza dire una parola e dato per morto più e più volte.

Mulder e Scully tornano e sono di nuovo loro. Nonostante quello che Scully racconta, nonostante lo scenario spaventoso e incredibile che dice di aver visto, Mulder è pronto a crederle all’istante. E, come ha sempre fatto, non è in grado di starsene con le mani in mano, ma corre via per dare la caccia all’uomo che vuole sterminare l’umanità.

Il bisogno di Scully di trovare suo figlio, oltre che umano, adesso diventa fondamentale per salvare il mondo dai piani dell’Uomo che Fuma.

Giocare con la mitologia, mescolare le carte, tornare alle origini del mistero più grande che ci ha tenuti incollati allo schermo per anni e rilanciare innalzando la posta in gioco. Questo è quello che Chris Carter sa fare meglio e che, molto probabilmente, si diverte a fare.

La storia dell’Uomo che Fuma viene sapientemente mischiata con gli eventi reali della storia americana (e mondiale) moderna che arriva fino ai giorni nostri, all’era di Trump alla Casa Bianca, delle fake news, della scienza gettata al macero in favore di teorie senza fondamento. Come sempre, dal creatore di Mulder e Scully, arriva puntuale un’analisi della società moderna attraverso gli occhi dei personaggi di X-Files.

All’Uomo che Fuma questa volta sono contrapposti altri personaggi, che hanno fatto parte del Consorzio in un passato spesso citato nella serie, la cui dubbia natura e i cui discutibili obiettivi lasciano aperte molte porte narrative.

Anche Skinner cade nella rete dell’Uomo che Fuma, così come Monica Reyes che sembra essere a conoscenza di molte più cose di tutti noi. L’amico di Mulder e Scully stringe di nuovo un patto col Diavolo in persona per salvare “le persone a cui tiene” o per salvare sé stesso dall’imminente apocalisse virale?

Giocare con la Mitologia, dicevamo. Noi fan ci siamo interrogati per molto tempo su quali fossero le reali origini di William, ma nel corso degli anni ci siamo abituati a sentire Mulder e Scully definire William “nostro figlio” e l’idea di quel lieto fine si era facilmente radicata in molti di noi, se non in tutti. Adesso, Chris Carter ripesca un’antica teoria che in diversi fan avevano avanzato all’epoca della messa in onda dell’episodio di cui possiamo vedere alcuni passaggi in My Struggle III.

L’Uomo che Fuma ha da sempre sostenuto di aver protetto Scully, fin da quando in “One Breath” disse a Mulder “Anche lei mi piace, perciò te l’abbiamo restituita” o quando aiutò lo stesso Mulder a procurarsi la – possibile – cura per il cancro di Scully. Ma l’Uomo che Fuma ha davvero sempre avuto la vita di Scully tra le mani? Se sì, con quale scopo? Per puro divertimento personale o solo per distruggere Mulder? Teneva davvero così tanto a Scully fino al punto di donarle quello che più desiderava – un figlio – o le azioni di quest’uomo vecchio e solo hanno sempre avuto l’unico scopo di provare ai suoi due figli che lui è sempre stato dalla parte giusta e tutto ciò che ha fatto nella sua vita andava semplicemente fatto?

Le domande sollevate dagli ultimi minuti dell’episodio sono tantissime. Tutte aperte a più di un’interpretazione, ma facciamo attenzione. La tagline dell’episodio, per la prima volta nella storia di X-Files, si trasforma dalla prima “Voglio credere” alla finale “Voglio mentire” (dobbiamo ammettere che l’effetto della transizione di queste due frasi in lingua originale produce un impatto molto più forte grazie proprio alla lingua inglese).
Chi sta mentendo e su cosa? È il protagonista della storia, quell’Uomo che Fuma di cui scopriamo finalmente il vero nome (sapete che Carl è il secondo nome di Chris Carter?) che sta mentendo ancora una volta raccontando una qualche versione alterata della verità come ha sempre fatto? La grande svolta narrativa che Chris Carter ci ha confezionato sarà davvero reale? A chi dobbiamo credere e a cosa?

Dovendo scommettere punterei su Mulder e Scully e continuerei a fidarmi sempre e solo di loro.

L’undicesima stagione riparte da qui, riaprendo scenari rimasti in sospeso da molti anni e rilanciando il filone mitologico che, adesso possiamo esserne certi, sarà pienamente presente anche nei prossimi cosiddetti “standalone”.

X-Files è tornato.

Credere o mentire
 

 



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