Non è facile racchiudere in poche parole l’esperienza che ho vissuto domenica 15 Giugno al Joy Eslava di Madrid e sicuramente l’espressione “la notte più bella della mia vita” non può racchiudere tutto quello che ho provato e che potevo provare in quel momento. Ma partiamo dal principio.
Come cittadina italiana residente a Madrid da pochi giorni, girovagavo su internet alla ricerca di qualche evento non troppo caro, vista la mia penosa borsa di studio, e non a caso mi ritrovo il link del “Hell or Highwater” tour nella mia homepage di Facebook. Corro immediatamente sul sito ticketmaster e vedo la possibilità di comprare due tipologie di biglietto: entrata generale, ad un prezzo umano, e l’entrata VIP (meet and greet) da 140€ dove era compreso l’incontro con David, foto, autografo, cd e libro “Holy Cow”. Per quanto il prezzo mi sembrasse eccessivo per le mie finanze mi sono detta: CAPITA UNA SOLA VOLTA NELLA VITA, optando per la scelta più cara.
Ma, cliccando sul tasto “compra”, ecco che compare la scritta #maiunagioia che una qualsiasi fan di un qualsiasi cantante teme: SOLD OUT.
Ebbene sì, mancavano solo tre settimane al concerto e i biglietti da 140€ erano già stati fatti tutti fuori alcune settimane prima in poco meno di un’ora. Ed è così che mi “accontento” dell’entrata generale, spammando la notizia ai quattro venti.
Arriva il giorno X (files), opto per il detto “la speranza è l’ultima morire” e, pur sapendo che i cancelli del Joy Eslava non avrebbero aperto prima delle 19, il meet and greet era alle 18,15, decido di recarmi sul posto già alle 14.30… e non ero la sola! Chiacchierando qua e là, faccio amicizia con qualche altro spettatore ... quando vedo uscire El Mañana Club e Brad Davidson, i ragazzi della band di David, uno più “guapo” dell’altro, che molto gentilmente si concedono per una foto pre-show con tanto di imprevisto acquazzone. In tutto questo di David nessuna traccia.
Mentre le acque in cielo si calmano, se ne smuovono altre nel momento in cui Duchovny twitta una foto della Cattedrale di Madrid, che si trova giusto a 10 minuti dal sito del concerto. Da lì, tutti emozionati e frenetici, capiamo che manca poco al suo arrivo, corriamo verso l’entrata posteriore quando un taxi si posiziona non troppo lontano. Esce una decina di uomini della security che creano attorno a David un “cordone di sicurezza”. Io riesco a scattare una foto di sfuggita e a sfioragli il braccio dicendogli “Hey Man!!”.
Ma niente… Ice Man… che accenna un sorriso soltanto quando un coro di ragazze/zi gli urla “Hola David!!”. In fin dei conti, se si fosse fermato a fare foto, autografi, ecc… con noi senza biglietto VIP, non avrebbe avuto abbastanza tempo per gli altri.
Finito questo breve attimo emozionante, corro all’entrata principale sistemandomi all'inizio della fila, poiché una guardia molto simpatica ci “spoilera” che quelli che hanno il biglietto Vip non hanno anche l’entrata “Vip”, quindi valeva il detto: “chi tardi arriva male alloggia”, ed è così che mi sono ritrovata ai piedi del palco, anzi quasi sopra il palco (vista la mia altezza).
Il concerto viene aperto da un bravissimo e brillante chitarrista spagnolo El Twanguero, che ci delizia con dei suoi pezzi ed un mix tra Bob Dylan e Paco de Lucia. Quasi alle 21, luci spente, dalle tende del palco ecco uscire i ragazzi della band e poi lui, il nostro David. T-shirt a righe grigie/nere, pantaloni neri, mutande Michael Kors “a vista” (a buon intenditore poche parole), converse bianche con righina rossa. È lui, the MAN, il nostro Fox Mulder versione rock, sorridente, simpatico, sale urlando un caloroso “HOLA MADRID!!” e da lì subito il delirio.
Inizia con Let it Rain, esplode il delirio in sala, tutti a cantare a squarciagola mentre lui ci delizia con balli e “mossettine” degne di un mix tra la puntata “Babylon” e Hank Moody.
David sembra molto entusiasta del pubblico madrileno, lui stesso ci confessa che è la sua prima volta in terra spagnola e in due giorni (contando la tappa precedente di Barcellona) ha apprezzato e amato gli spagnoli e il loro “approcciarsi”, il loro calore e il “doppio bacio”.
A questo segue The Things e 3000 e poi passare alla più soft Stars.
Per questa decidiamo di accendere i nostri cellulari, usando la luce come se fosse quella degli accendini, muovendoli a ritmo di musica. David ci guarda, accenna un sorriso e dice: “Beautiful! Beautiful!”; in quel momento aprivo e chiudevo gli occhi chiedendomi: “è tutto vero o sto sognando?” Tra un pezzo e l'altro, trovo la sua faccia a 10 cm dalla mia, si era chinato per cantare l’ultimo verso della canzone verso di noi, io ero imbambolata come una stupida mentre mi guardava sorridendo. “One more night tonight”. Una frase, degli accordi finali e un sorriso che mi porterò impresso nella mia memoria per sempre.
La serata continua con la parte “shake your c**o ”, come ha detto amabilmente David dopo averci chiesto la traduzione spagnola di “ass”, con la prima cover della serata Stay del mitico David Bowie. Ecco che dopo i primi accordi e i primi “colpi di anca”, il nostro eroe si tuffa tra il pubblico saltando come un matto, incitandoci a ballare e saltare (la mia gamba da poco operata era già KO da un paio di ore, ma ho resistito lo stesso) per poi risalire sul palco e continuare a cantare.
A seguire la triste e dolce The rain song […It's always raining in this song…] lui stesso ci confessa che è un amante della pioggia e che la pioggia lo ispira molto, poi si continua con The passenger e Someone else’s girl.
Dopo cinque minuti di pausa, ecco che la band e il nostro eroe rientrano con una scatenatissima Unsaid Undone. La band di David è davvero una bellissima scoperta! Sono tutti giovanissimi e brillanti, simpatici e molto, molto bravi. A questa segue la seconda e ultima cover Thank you dei Sly & The Family Stone e la mitica Hell or Highwater.
Mancava l’ultima. Le lacrime scendevano a dirotto, perché io da sotto il palco riuscivo a leggere perfettamente la scaletta, e tremavo all’idea che tutto stesse per finire… e con Positively madison avenue la serata si è conclusa, con tanto di scalette appallottolate e tirate, gente che si tirava i capelli per le bottigliette d’acqua semi-vuote che David lanciava verso il pubblico, così come i mini asciugamani tergisudore! Io riesco a strappare due scalette, almeno anche io ho il mio “scalpo” di fine serata.
Non vi dico la coda che c’era per il merchandising a fine concerto, tra libri, cd e t-shirt la gente è quasi impazzita. Io corro verso l’uscita artisti sperando l’impensabile, ovvero bloccare il nostro MAN per una foto o autografo. Fuori c’erano già i ragazzi della band in pausa-sigaretta post show. Mi salutano (si ricordano di me) e mi chiedono un mio giudizio sul concerto. Ovviamente io ero più che entusiasta su tutto e soprattutto su di loro, al punto tale da farmi autografare le scalette.
Simpatici, bravi e belli, i ragazzi vengono presi d’assalto dalle altre persone, mentre invano aspetto l’uscita dal locale del nostro eroe.
Così come l’entrata, l’uscita è stata ancora una volta serrata forse con il doppio dei boyguard, il nostro MAN visibilmente stanco, sudato ci sorride ancora una volta e corre a chiudersi nel taxi, direzione relax.
Che dire… certo David Duchovny non è Bruce Springsteen, né Eddie Vedder o altri mega cantanti del panorama americano, quindi a livello canoro non rende quanto loro, ma si è rivelato un grande artista, un artista a 360° per tutto quello che ho gli visto fare sul quel palco, per come ha interagito con il pubblico, pur essendo al suo primo tour europeo. La sua simpatia, la sua voglia di scherzare e intrattenere, catturare l’attenzione e farsi amare.
David Duchovny è un artista che ama e sa farsi amare essendo semplicemente sè stesso, attraverso le due doti e sì… anche attraverso la sua fisicità, non solo la sua personalità.
In tutto questo l’affermazione finale è solo una: DAVID TORNA PRESTOOOO. Soprattutto la prossima volta torna in Italia!
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