Non avevo scritto di “My Struggle” perché era il primo episodio della nuova stagione e l’impatto è stato talmente forte che ho trovato difficile parlarne, ma soprattutto non ne ho scritto in modo approfondito perché avevo la sensazione che quello fosse solo un pezzo di un puzzle che Chris Carter ci avrebbe fatto scoprire nella sua interezza solo in questo finale.
Così è stato. “My Struggle II” rappresenta la quadratura del cerchio in cui tutto combacia alla perfezione. La storia che fa qui da protagonista è in realtà una storia iniziata parecchi anni fa con il rapimento di Scully, quello stesso rapimento che col passare del tempo ha reso personale il suo interesse negli X-Files e ha fatto della battaglia di Mulder anche la sua.
Questo finale di stagione è complementare al primo episodio sotto tutti gli aspetti. Se “My Struggle” era incentrato su Mulder, sul suo ritrovarsi e tornare a combattere per salvare il mondo, in “My Struggle II” è Scully la protagonista assoluta. La scelta di iniziare entrambi gli episodi con il racconto della stessa storia, a cui il pubblico ha assistito per anni, ma da due punti di vista differenti e complementari, quelli di Mulder e Scully appunto, non è certo casuale.
Scully è una prescelta. L’Uomo che Fuma ha deciso di salvarla tanti anni fa e di giocare invece con la vita di Mulder. La salvezza di Scully adesso risiede in quello stesso DNA alieno che ha prima rischiato di ucciderla e che in seguito ha messo in pericolo la nascita e la vita di William.
Ma Scully, essendo Scully e non un essere umano nella media, come Monica Reyes ad esempio, sceglie di mettere a disposizione questa sua posizione privilegiata per salvare il mondo da un’infezione di massa di dubbia origine, il cui contagio silenzioso è stato avviato anni prima dal Diavolo in persona, e che arriva al culmine in questo episodio.
Questa volta è la scienza, alleata di Scully fin dall’inizio, che salverà il mondo.
“La scienza offre tutte le risposte, basta sapere dove cercare.”
Dal canto suo Mulder non può fare molto di più che stare a guardare, testimone impotente (e contagiato) degli eventi, fa l’unica cosa che può fare. Affrontare i suoi vecchi demoni, ossia l’Uomo che Fuma, in un ennesimo confronto in cui solo in apparenza il cattivo per antonomasia ne esce vincitore. Mulder rifiuta la cura per l’infezione rimanendo fedele a sé stesso e contemporaneamente dando a tutti noi l’ennesima riprova della sua integrità.
Al termine di questa stagione, Mulder e Scully sono più “Mulder e Scully” che mai.
Chris Carter, non c’è dubbio, sa come farsi “odiare”, ma noi invece lo amiamo proprio per questo. Il creatore di questa magnifica serie si conferma un mago straordinario nel costruire finali aperti (... e alla faccia del finale!!!) e con questo, alla metà tra la promessa e l’azzardo, si è forse spalancato la via per un ennesimo ritorno di X-Files in tv… o forse anche al cinema, perché no? Perché, non so voi, ma io ce lo vedrei benissimo un XF3 che riprende la storia esattamente dal punto in cui si interrompe in “My Struggle II”.
Che sia televisione o cinema, in questo momento, poco importa. Quello che importa è che Chris Carter con questo finale di stagione sembra davvero aver messo delle basi solide per il futuro di X-Files.
Il futuro di X-Files deve necessariamente ripartire da qui.
Deve ripartire da Mulder e Scully su quel ponte, da quel velivolo sconosciuto in arrivo, dall’unica possibilità di salvezza per Mulder e il mondo intero.
William.
L’avventura della decima stagione di X-Files termina qui, stasera, ma sono certa che avremo ancora modo di parlarne e discuterne in un prossimo futuro.
Grazie a tutti per essere stati con noi ed aver condiviso con Beyondthesea.it questa magnifica e irripetibile avventura!
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