Riflessioni sui primi due episodi di X-Files

E come si fa a parlare dei primi due nuovi episodi di X-Files?! Non mi è mai successo di doverlo fare mentre c’era una stagione in corso. Non so neanche da che parte iniziare perché i flussi dei miei pensieri viaggiano ad una velocità tale che non credo mi sarà possibile metterli tutti qui, nero su bianco.

Avevo già subìto l’impatto di rivedere Mulder e Scully, ero già sulla via della consapevolezza, X-Files era tornato, ma nonostante questo, quando ieri sera è partita la sigla di Mark Snow sono stata travolta di nuovo da mille sensazioni.

“My Struggle”, il primo episodio, aveva proprio questo compito ingrato. Darci la botta del ritorno, renderla credibile e farci accettare il tutto (sapere che Mulder e Scully sono tornati è un conto, VEDERLO è un altro). Per giunta, tutto questo doveva accadere in un episodio mitologico! A Chris Carter non piace vincere facile, ormai l’abbiamo capito.

Tutto quello che sapevamo della Mitologia fino a questo momento, viene messo in dubbio nel giro dei classici 42 minuti e rotti, grazie all’entrata in scena di Tad O’Malley, uno che ha fatto fortuna, soldi veri, cercando la verità tra i mille complotti e le varie teorie cospirazioniste a noi ben note. E’ il Governo? E’ colpa degli alieni? Esistono davvero? E’ tutta una bugia? O c’è una verità ancora più grande da scoprire? Tutto viene rimesso in gioco. Per esporvi la teoria di O’Malley o quella di Mulder dovrei prima scrivermi tutti i loro discorsi e poi rileggermeli più volte (e non è detto non lo faccia).

In tutto questo, ritroviamo loro: Mulder e Scully.
Ci dicono che sono separati, ed in effetti non abbiamo mai visto Mulder in condizioni simili, mentre Scully è impegnata a salvare vite in qualità di medico, ma a noi bastano un paio di sguardi tra loro per capire che la realtà è ben diversa. Nonostante la disperata voglia di Scully di “vivere una vita normale”, di lasciarsi alle spalle quella relazione “impossibile”... Scully rimane indissolubilmente legata a Mulder. Lui, dal canto suo, è consapevole del fatto che Scully sia la sua ancora di salvezza e che ci sarà sempre.

Ma il rapporto tra Mulder e Scully viene, forse quasi inaspettatamente, approfondito ulteriormente nel secondo episodio andato in onda ieri sera. “Founder’s Mutation” è il primo episodio standalone della nuova era di X-Files che abbiamo potuto vedere.

Jim Wong torna con una storia che è totalmente nel suo stile. Prende tutti quegli elementi classici di X-Files e li porta ai giorni nostri: i mostri spaventosi, l’umorismo di Mulder e Scully, l’azione... e c’è anche l’opportunità di accennare a chi è costretto a nascondersi perché considerato “diverso” (orientamento sessuale o malattia poco importa, in X-Files il “diverso” ha sempre avuto ampio spazio).

Una cosa a cui invece non eravamo abituati è vedere intrecciarsi in modo così profondo la storia del mostro della settimana con la storia personale di Mulder e Scully. Di solito questo ultimo aspetto veniva sempre affrontato negli episodi riguardanti la Mitologia. La storia personale di Mulder e Scully è sempre balzata in avanti in seguito a eventi legati a questo tipo di episodi.

Mai prima di adesso avevamo visto i pensieri di Mulder e Scully. Mai avevamo saputo con certezza quali fossero le loro sensazioni e le loro paure. Sul “non detto” e sul “non visto” Chris Carter ha costruito questa relazione fin dai primi momenti.

Adesso invece sappiamo come Mulder e Scully stanno vivendo la separazione da William. Sappiamo che avrebbero voluto accompagnarlo durante la sua crescita (il primo giorno di scuola, guardare insieme la tv, costruire un razzo e farlo volare in cielo), sappiamo che avrebbero voluto esserci per cullare i suoi sogni e per proteggerlo. Sappiamo, perché le vediamo, le paure che entrambi avrebbero nutrito per lui, così come accade a tutti i genitori: un incidente, una malattia, un evento drammatico che può distruggere la vita di un bambino.
Assistere visivamente a tutto quello che è stato loro negato, soprattutto per noi fan di vecchia data, è stato devastante emotivamente, ma si trattava di un capitolo che a questo punto del loro percorso era necessario affrontare. E così è stato fatto in questo episodio.
Mulder e Scully sono divisi. Ognuno pensa al figlio nella solitudine della propria casa, ma in realtà il filo che li unisce è ben saldo.

Founder's Mutation

“Per me non sei mai stata "soltanto" in nulla, Scully.”
Questa frase, nell’universo di Chris Carter, equivale ad una dichiarazione d’amore. Mulder lo dice senza usare le parole che userebbero la maggior parte delle persone, ma a me ha ricordato molto quel “Tu sei la mia costante” (che appunto, era in un episodio mitologico) di un po’ di tempo fa.

Dopo aver visto i primi due episodi, la mia prima impressione è che la storyline di William sarà più presente in questa stagione di quanto avessi immaginato all’inizio.
Scully accetta di tornare a lavorare agli X-Files perché crede che William sia in pericolo, non per le teorie di Tad O’Malley o per quello che gli ha detto Mulder. In “Founder’s Mutation” troviamo Mulder e Scully parlare apertamente di loro figlio, come mai avevano fatto. Considerando che quest’ultimo episodio avrebbe dovuto essere il quinto della stagione e poi è stato mandato in onda come secondo, viene da chiedersi come questo cambiamento influenzerà tutto l’andamento della storia.

C’è poi la trama vera e propria dello standalone. Abbiamo a che fare con un medico, Augustus Goldman, che lavora per il governo e si occupa di bambini affetti da malattie genetiche. I bambini arrivano nella sua clinica una volta che sono stati tolti alle loro madri, donne che vengono usate come mere incubatrici. Se qualcuna di loro si ribella, o scopre il disegno del medico, viene uccisa o rinchiusa in manicomio. Il medico vuole veramente salvare quei bambini? Vuole davvero trovare una cura alle loro rare malattie o è solo una scusa per fare esperimenti su di loro? Chi ci assicura che queste malattie non siano il risultato di esperimenti atroci che le loro madri hanno subìto?
La domanda di fondo è la seguente: l’uomo può arrogarsi il diritto di giocare con quello che viene creato da Dio, o da Madre Natura, senza che ci siano delle ripercussioni?
La risposta ce la fornisce il finale dell’episodio: il medico viene ucciso dal suo stesso figlio.

E poi ci sono anche le finezze. Quei dettagli che hanno sempre fatto di X-Files una serie superiore alle altre, senza se e senza ma. In due punti differenti dell’episodio vediamo passare in televisione “Il pianeta delle scimmie” e “2001: Odissea nello spazio”.
Pensiamo alla “mutazione del fondatore” del titolo originale, all’arroganza di quest’uomo,  al servizio di altri uomini, che cerca di far evolvere la specie umana tramite una programmata manipolazione del suo materiale genetico.
L’evoluzione della specie è il filo conduttore tra questi due film che appaiono brevemente in poche inquadrature dell’episodio. Dall’uomo alla scimmia. Dai primi ominidi all’uomo. Con in mezzo il riferimento al famoso monolite del film di Kubrick e la meravigliosa spiegazione che Mulder ne dà al figlio: “Alcuni pensano che rappresenti il nostro primo contatto con gli alieni. Altri pensano che rappresenti l’origine della conoscenza umana. Credo che probabilmente un giorno avrai le tue idee al riguardo.”

Come sempre, X-Files ci lascia con mille domande, non fornisce risposte, e ci invita a riflettere e farci la nostra opinione.

A cercare la nostra verità.

 

 



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