Le fanfic di X-Files
Fragole Nere
Scully e Mulder si alleano con Krycek...Pubblicata il: 24/09/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: NC-17, vietata ai minori di 17 anni
Genere: RST, ANGST, MRS/RSM
Sommario: Scully e Mulder si alleano con Krycek...
Note sulla fanfic:
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- Prologo
- L'Alleanza
- Ingegneri del futuro
- Duemila chili di boom boom
- Non siamo chi siamo
- La scatola Ungherese
- Tutto è un gioco
- Eppur si muove
20 Settembre
New York
Caffetteria Starbucks
11:15 a.m.
L'ASSENZA è un veleno profumato che ti stringe il cuore, annebbia la visione del passato e tinge i tuoi ricordi, sfocando le tue credenze. Tredici giorni d'attesa e mi sento come la versione post-moderna di una vedova irlandese che guarda il mare e prega a bassa voce perché suo marito torni vivo.
Eccetto per il piccolo dettaglio che non sono vedova, né c'è mare, né ho l'animo di pregare. Nemmeno ho un marito.
Nessuna metafora è perfetta.
Quello che è sicuro è che non ho motivi per temere che non tornino. Nessun segnale che qualcosa sia andato male. Ma il fatto nudo e crudo, la mia verità scientifica è che qualcosa potrebbe essere andato male e quest'attesa avrebbe allora un finale tragico. Guardo l'orologio ogni dieci secondi, convinta che siano passate ore. Nel frattempo, il mio caffè si raffredda sul tavolo, così solitario come me.
Sono patetica.
A metà mattina, questo e tutti gli Storbucks di New York sono pieni di gente, ma pochissimi si siedono per assaporare la loro colazione. La maggior parte fanno la coda, chiedono un"mocaccino"decaffeinato con saccarina e escono dalla porta con il loro bicchiere di plastica, bevendo mentre vanno al lavoro. Cercano solo la sensazione della caffeina nelle vene e non fanno caso al sapore, questa amarezza addolcita artificialmente che è diventata la metafora perfetta dei miei giorni e delle mie notti.
Undici e un quarto. Dovrebbero entrare da un momento all'altro. Dove staranno?
Attraverso la vetrina l'autunno arancione della città mi saluta e lo guardo sott'occhi, incapace di godere di qualsiasi paesaggio mentre mi rode quest'attesa angosciosa. Accanto a me, tre ragazze di una ventina d'anni, probabilmente universitarie, parlano a bassa voce e di tanto in tanto, interrompono la chiacchierata con risatine complici. Mi fanno sentire vecchia perché da anni non rido così. Anche se, a pensarci bene, sono quasi convinta che loro ed io viviamo e abbiamo vissuto sempre, su pianeti diversi e che mai ho riso spensieratamente. Loro non sanno chi aspetto, né possono comprendere che si scatena alle loro spalle una battaglia silenziosa per la loro sopravvivenza e la sopravivenza globale. Le loro facce sono piene d'espressività. La mia è solo una maschera di porcellana.
Suonano i campanelli sulla porta ed entrano. Insieme. Il mio cuore s'allarga e rimbomba contro il petto in uno spasmo di dolore e ansia. La maggior parte dei clienti li guardano ma loro non si sentono scrutati. Sono concentrati, guardando a destra e a sinistra, per cercarmi. Nel preciso momento in cui mi trovano, aspettando con un caffè freddo, la sensazione dei loro sguardi mi trapassa come fosse una carezza estrema.
Stanno bene. Sono vivi. Siamo tutti in salvo.
Per quanto si possa essere in salvo quando l'apocalissi è la spada di Damocle che pende sulle nostre teste. Solo questo fatto sicuro fa sì che tutto il resto sia relativo.
Si avvicinano al tavolo. Le universitarie ci guardano e la loro invidia prende forma e densità accanto a me. M'invidiano perché i due animali più belli di questo Starbucks sono seduti con me. Per quello che loro sanno, entrambi sono miei e m'avvelena questo potere.
Nessuno dei due lo è ma loro non devono saperlo. E' un segreto tra la mia coscienza e lo Starbucks
Mulder si siede giusto davanti a me e sentire il suo calore corporeo, la sua sola presenza fisica, è un sollievo estremo, è stare in casa, confortata davanti al camino. E invece, quando incontro i suoi occhi che cercano familiarità, lo trovo intensamente più bello che mai. Tredici giorni senza vederlo, la barba mal rasata e un'espressione scura e sognante. E' una bellezza quasi crudele. Sembra un altro Mulder, un altro angelo più bello.
Con lui è sempre la stessa cosa. Ora ti senti al sicuro, ora cadi per la discesa delle tue insicurezze e delle sue promesse silenziose.
Mi passa una busta al di sopra del tavolo e osservo le ferite sulla mano. Dentro ci sono quattro cd che brillano sotto la luce autunnale. La mano ha bisogno di cure ma non sembra che ci sia infezione. Nessuno in questo Starbucks e pochi in tutto il pianeta conoscono l'importanza del contenuto di questa busta. Non sanno che sul tavolo di plastica di una caffetteria si nasconde parte del destino comune dell'Umanità condannata. Non sanno che questi due uomini sono profeti apocalittici, soldati che sacrificano la loro sicurezza nell'oscura battaglia silenziosa che ci circonda. Il privilegio doloroso di saperlo è una sanguinante responsabilità con cui ho appreso a vivere.
Sono passati tre mesi. Tutta una vita.
Ma non riesco ad abituarmi alla sua presenza maschile, silenziosa, strisciante. Alla sinistra energia che emanano quando stanno insieme. Alla combinazione delle loro asimmetrie. Sono olio e petrolio. Sale amaro. Caffè torrefatto. Veleno profumato. Mai avrei pensato di vederli insieme. Non solo insieme in uno stesso posto o in uno stesso tempo. Ma uniti, irrimediabilmente uniti, dividendo un destino, guardandosi le spalle mutuamente.
Siamesi caduti.
Con frasi brevi e quasi gravi, criptiche e piene di significativo silenzio, mi fanno il riassunto dei loro progressi in Russia. Non sono cresciuta tra militari per non riconoscerne due quando li ho davanti. Induriti. Sono due generali dopo la guerra. Non si gloriano mai delle loro vittorie. Sanno che le peggiori battaglie devono ancora venire e che si spargerà sangue nelle trincee. Sanno che forse questo sangue sarà mio, loro o nostro e questo patto che una volta era impossibile li unisce. E' il cordone ombelicale della morte.
E' raro vederli come fratelli, ma è l'unica parola che si adatta allo spettacolo che ho davanti.
Quando uno si alza per le ordinazioni, l'altro si gira verso di me con un tono più personale.
-Ti sono mancato?
Non esistono parole per descriverlo, Mulder.
-Tangenzialmente- rispondo. Fare la dura fa parte del mio lavoro.
Gli sta bene l'ombra di barba e la dolce sensualità del suo labbro inferiore contrasta con lo scintillio umido delle pupille. L'umorismo è il suo modo di sedurmi. Lo è stato sempre anche se la seduzione non si è mai consumata.
Questa è la sfida. Che Mulder è la frutta matura nel suo splendore, la delizia che non cade mai dall'albero e continua a guadagnare bellezza con il passare del tempo. Vive nell'istante in cui la frutta esplode nella bocca, granulosa, calda e completa. Non sa di alcool, né ha iniziato l'invariabile processo di putrefazione. La sua bellezza si mantiene intatta e il suo sapore è intossicante, quieto e finale. E' un mistero che riesca a vivere in questo momento, è il suo maggior enigma.
Sente l'odore dei caffè e avverte che qualcuno si avvicina dietro di lui. Non smette di guardarmi ma la sua attenzione non è più solo per me.
-Scully, abbiamo un problema-, dice, senza fermarsi a guardare l'altro uomo.-Credo che Krycek si sia innamorato di me.
Alex lascia i caffè sul tavolo e non si disturba a rivolgergli lo sguardo. I sui ardenti occhi smeraldo fissano i miei.
-Non sopravvalutare il tuo culo, Mulder. Nessuno ha parlato d'amore.
Non vuole ridere, chiaro. Mulder non vuole mai ridere alle battute di Krycek. Ma non può evitarlo. Abbassa gli occhi e i suoi denti accennano ad sorriso fugace e sexy che mi annoda lo stomaco. Alex lo guarda con la coda dell'occhio, indecifrabile. Osserva il nostro legame. E sta giocando anche se non so con chi dei due.
Cosa siamo? Dove andiamo?
I giorni si annuvolano, le risposte si confondono.
Otto mesi prima
Clinica della Fecondazione Artificiale
Cleveland, Ohio
11:17 a.m.
Sparsi per terra come i resti di un naufragio dopo una tempesta, quello che rimane degli strumenti medici copre ogni centimetro del pavimento. Carissimi microscopi atomici ridotti in cenere, provette distrutte, scaffali di vetro scoppiati, lanciando il loro contenuto nel vuoto di una violenta esplosione. Sta tutto lì. Le tracce di ciò che è accaduto sono testimoni dei fatti. Manca solo uno sguardo abituato a decifrare il puzzle degli avvenimenti per scoprire quello che è successo. Raccogliere le prove, analizzare con cura ogni dettaglio. Ricostruire la storia da zero a partire da ognuna delle tracce. Dove, per uno sguardo profano c'è solo caos, per Dana Scully c'è una verità da scoprire, una strada lunga, lenta, difficile verso la verità.
- E' curioso. Così è com'è rimasto il mio appartamento dopo l'ultima volta che Frohike ha preparato la cena.
- Così è come sta il tuo appartamento normalmente, Mulder.
Abituati alla routine degli anni, gli agenti del FBI recitano i loro ruoli con la precisione di un chirurgo. Scully si mostra fredda, solleva le sopracciglia leggermente, sempre un alone di censura per i commenti di Mulder, come se gli rimproverasse di non prestare sufficiente attenzione e non volesse mostrarsi troppo interessata a lui. Alto, emanando un dolce profumo d'after shave e di crepes che ha mangiato all'aeroporto, Mulder la guarda attentamente quando parla, sorride con gli occhi quando fa una battuta.
Dall'altro lato dei vetri del laboratorio cade un sottile strato di pioggia, che scivola ritmicamente sul cristallo. Il cielo ha una cadenza grigia e il mattino è un manto oscuro. Da un aspetto ancora più tetro a ciò che fu un laboratorio e che improvvisamente sembra un campo di battaglia.
Più che mai la voce di Scully sembra troppo dolce per un mondo che si rompe come il vetro.
-Cosa credi che sia successo qui?
Si avvicina ad uno degli enormi cilindri dove dovevano essere conservati gli ormoni congelati. Ha il rapporto in mano e osserva con attenzione l'interno vuoto. Non ci sono schegge di vetro. Qualcuno ha portato via le provette.
- Non so-, Mulder le si avvicina all'orecchio, molto più vicino di quanto consenta la logica professionale- Una festa selvaggia?
Scully preferisce non girarsi per rispondere.
- In un laboratorio di ricerche sulla riproduzione assistita?- Non può evitare di girarsi solo un poco quando il calore del corpo di Mulder l'avvolge come una segreta carezza.
- Ho sentito dire che gli scienziati organizzano i migliori festini, Scully
Le vengono in mente un paio di cose da rispondere, ma preferisce tenerle per sé. Sempre a giocare sulla barriera di quello che sono e quello che potrebbero essere, Mulder tasta i muri, solletica le sue difese. Entrambi sanno che potrebbero cadere in qualsiasi momento ma per qualche motivo, non è mai il momento.
C'è un caso per le mani. Un laboratorio distrutto. Uno scienziato scomparso ed embrioni rubati. Scully si separa da Mulder e rompe la bolla d'intimità che si crea tra loro senza che qualcuno sappia come o sia disposto ad evitare.
-Perché credi che questo sia un XFiles?
Improvvisamente immerso nel caso, Mulder diventa serio ed iperattivo quando racconta i dettagli. Come uno scolaro con le matite nuove il primo giorno di scuola. Ansioso di sapere, le parole sgorgano da lui come un torrente.
- Perché l'agente Tim Farrel, 29 anni di servizio, un curriculum inattaccabile, padre di due belle bambine e assiduo frequentatore della messa della domenica, assicura d'aver sentito degli spari quando era di pattuglia, afferma di essere accorso correndo, di aver visto un sospetto uscire dall'edificio e di avergli sparato due volte al petto e a pochi metri di distanza quando questi si è rifiutato di dire la sua identità o di fermarsi.
Mulder ha lo sguardo brillante che indica," so qualcosa che tu non sai"
-E dove sta l'uomo a cui ha sparato?
-Quello delle due pallottole nel petto?- soddisfatto come un mago che sta sul punto di tirare fuori il coniglio dal cilindro nel numero finale, Mulder vibra con una energia irrefrenabile, le parla violando il suo spazio personale, l'intossica con questa dolce sensualità che fluisce da lui più generosamente quanto più gli interessa il caso che ha tra le mani.- Non lo sappiamo, Scully. Perché il sospetto ha ricevuto gli spari senza scomporsi, ha rubato la macchina dell'agente Tim Farrel e se n'è andato per autostrada 68 in direzione della Florida.
Scully ha varie spiegazioni perfettamente ragionate e ragionevoli( giubbino antiproiettili, effetti di alcune droghe) ma Mulder l'interrompe prima che inizi la sua contro replica, tirando fuori dalla tasca del cappotto una fotografia in bianco e nero.
- E prima che tu dica qualcosa, questa è la foto del sospetto che hanno registrato con le telecamere della clinica dopo che gli hanno sparato.
Non era abituale. Scully è avvezza alle sorprese e agli imprevisti. Ma per una volta, non ha parole.
- Mulder quest'uomo…
- E' morto, lo so.- Una gravità seria negli occhi del suo compagno che, invece, non può evitare il sarcasmo- Credi che non ho dovuto dare spiegazioni al mio padrone di casa quando il suo cadavere ha lasciato un chilometro di sangue nel mio corridoio?
Non può essere. Ed invece, come tutte le cose nelle loro vite, è.
Un paio d'ore nel laboratorio a loro servono poco. Immersi nei rispettivi processi mentali, lavorano in squadra guardandosi appena, sapendo che l'altro sta lì, starà sempre lì se ne hanno bisogno. Scully mette in ordine i dettagli- può essere qualcuno che gli rassomiglia, può essere una foto truccata, può essere un fratello gemello- Mulder fluttua da intuizione ad intuizione –un clone, una chirurgia plastica, un cacciatore di taglie, vogliono qualcosa dalla clinica, uccideranno per ottenerlo, non si fermeranno-
Quando vanno via portano con loro foto, dettagli, il video delle telecamere di sicurezza e un piccolo barattolo di prove.
- Che cosa è questo, Scully?
Entrano in macchina protetti sotto lo stesso ombrello.
- Metallo. Non so, pezzi di metallo. Erano in una delle vetrine rotte.
Nessuno cancella dalle sua mente quell'immagine. Quel viso che dovrebbe essere morto ma che cammina come se non lo fosse. Scully ricorda i suoi tratti duri, una pantera sempre sul punto di saltare, capigliatura nera, viso impenetrabile e senza fratture. Il confidente che sostituì Gola Profonda e morì. Le era sempre sembrato duro, impassibile, pieno di violenza e paura. Ma nella foto le sembra ancor più terrificante. Non pare spaventato, ma all'altro lato della paura. Come se non conoscesse i sentimenti o li avesse dimenticati da qualche parte.
- Quest'uomo era morto- ripete- deve esserci una spiegazione.
Mulder guida in silenzio, giocando con un paio di spiegazioni possibili, un paio di dozzine, per essere sinceri. Preferisce non condividerle prima di avere un'idea più chiara di quello che sta succedendo. Non sono il tipo di spiegazioni che di solito piacciono a Scully.
**
Equilatero,-a(agg.) " Si applica alle figure geometriche, particolarmente ai triangoli, i cui lati sono uguali"
DANA SCULLY
Non sai mai quando accadrà. Quando smetterai di guardare la tua vita e te stessa come qualcosa che riconosci e inizierai a pensare in realtà come un animale diverso da quello che hai sempre immaginato. Rotto il perno della verità, scoprirai che sotto tutto quello che credevi di conoscere si trova un sopore più strano di quello che hai mai provato. Non ci sarà nessun segnale, niente che t'indichi una mattina, quando ti alzi, che quel giorno sarà IL GIORNO. La terra continuerà a girare e tu con lei, però qualcosa sarà morto e una creatura nuova sarà nata. Galleggiando alla deriva della memoria, rimarranno in te i ricordi della tua vita passata ma tutto avrà un significato diverso. Avrai visto il viso nascosto della realtà, l'altro lato della luna.
Per noi il cambiamento accadde nel mese di febbraio quando tornammo da Cleveland, con molte domande, nessuna risposta, una foto di un uomo morto e frammenti non identificati in un barattolo di prove.
La faccia nascosta della luna si presentò davanti a noi senza preavviso. E distrusse le nostre convinzioni come le onde assassine trascinano la sabbia dei frangiflutti.
**
16 febbraio
Washington DC
Hegald Place, Alexandria
11:40 p.m.
Le porte dell'ascensore si aprirono con un tintinnio e il corridoio del piano di Mulder mi sembrò più lungo che mai. Carichi con le informazioni del caso, stanchi dopo un viaggio in aereo, vari ritardi e un giorno eccessivamente lungo, qualsiasi sforzo mi sembrava un'epopea.
-Non avresti dovuto portarmi fin qui, Scully. Potevo prendere un taxi.
-Non è un fastidio.
Non lo era. Non lo è mai.
- Non starai cercando un bacio della buonanotte? Perché non sono così facile, sai?
Con Mulder due passi davanti a me, non poteva vedermi, così che mi permisi di sorridere.
- Sì, lo sei.
Sentii la sua risata dolce, di bassa intensità, e lo vidi girare la chiave nella serratura, cercando di non far cadere i rapporti che aveva nell'altra mano. So che sentii un solletico incerto alla base della nuca nel momento in cui lui attraversò la soglia ma non lo riconobbi per quello che era. Un segnale inequivocabile dell'apocalisse.
Ora lo so.
L'uomo dalle tenebre si slanciò su di lui prima che io potessi reagire ed entrambi caddero al suolo con un colpo sordo. Mi scosse la scarica violenta d'adrenalina nelle vene quando era troppo tardi per reagire, tirai fuori l'arma e accesi la luce in un solo movimento frenetico. La bocca della pistola schiacciava la testa di Mulder contro il pavimento. Gli occhi del nemico brillavano verdi per il tradimento e aveva le ginocchia inchiodate sulla schiena di Mulder.
-Perché cosa sei venuto, Krycek?- La mia voce suonava tesa.
La sua era un sibilo sinistro e non so perché gli credetti.
-A portare un messaggio.
Ansimava leggermente ma anche se i suoi occhi erano attenti ai miei movimenti, non perse mai il controllo su Mulder. Non lo fece mai muovere. Ora so qualcosa che ho cercato di negare per anni. Che anche in quel momento io sapevo che non gli avrebbe sparato, che se l'avesse voluto uccidere l'avrebbe fatto anni addietro.
-Un messaggio di chi?
Mulder respirava contro il linoleum del pavimento, lasciando una nube di vapore. La sua rabbia era un invitato di pietra e l'elettricità scintillava tra i due, intensa, ferita, ignifuga. Krycek si mise in piedi, buttò l'arma a terra e lasciò che Mulder si liberasse dalla sua prigione. Credo che ci prese tutti e due di sorpresa e che nessuno seppe come reagire. Era il suo modo di dimostrare onestà.
Spaventoso.
Ma non così spaventoso come quello che ci disse quella notte.
- Di Bill Mulder-. Sembrava serio. Mortalmente. Calmo nella sua aggressività.- Sta morendo- aggiunse.
Era una menzogna, naturalmente. Doveva essere una menzogna.
Bill Mulder era morto quattro anni prima. Assassinato da un proiettile che era uscito dalla pistola dello stesso uomo. Alex Krycek era un assassino internazionale, un mercenario senza pietà che lavorava per le sinistre organizzazioni che governavano il mondo dall'ombra. Io stessa avevo assistito al funerale di Bill Mulder, avevo visto la cassa che gli dava rifugio eterno. Avevo sentito l'odore della terra umida nella quale sarebbe giaciuto per sempre.
Ma non hai visto il suo cadavere, ripeté una voce nella mia testa.
-Menti.
Le parole mi uscirono dalle labbra senza pensarci. E lentamente, come si cuoce un tradimento, Krycek fece scorrere il suo sguardo su di me. Secondi troppo lunghi in cui mi osservò come se volesse farsi strada nel mio cervello con quegli occhi che mai mi erano sembrati così verdi e così degni di disprezzo. Quando si stancò di prestarmi attenzione, si girò verso Mulder. Ruggendo come un motore con troppa benzina, l'energia tra loro era violenza allo stato puro. Non so che cosa li separava dal colpirsi fino alla morte ma il desiderio stava lì.
Bollendo.
Ed invece, Krycek sapeva qualcosa che io non riuscivo a comprendere.
-Mulder, mi crede.
Mulder gli credeva.
Viaggiammo nella mia macchina. Autostrada verso il New Jersey seguendo le istruzioni di Krycek. In silenzio, perché le parole non avevano niente a che vedere con quello che stava succedendo lì. Parole come " questo è impossibile" che io mi ripetevo continuamente senza convinzione. Allora già sapevo che "impossibile" cambia con ogni alba, si trasforma, muore, rinasce e acquista un volto diverso ogni volta.
Quella notte, il 16 febbraio, l'impossibile era il viso di un uomo anziano dalla struttura screpolata. Colorito giallastro, occhi di uno scintillio ansioso e malato. Odore d'infezione, respiro erratico. L'impossibile era vivo. Affrontava l'ultima battaglia con la morte in un letto sfatto di un appartamento buio e poco arredato di Norfolk, New Jersey.
Quando ci vide entrare nelle stanza, credetti che a suo figlio sarebbe venuto un infarto. Potevo sentire la sua ansia sulla mia pelle come se fossimo la stessa persona.
Mulder si avvicinò al letto di suo padre con passo vacillante. Moribondo, l'uomo dal viso come la carta dei vecchi libri, si tolse la mascherina dell'ossigeno e pronunciò il suo nome.
-Fox…
Sciupato, stanco. Finale. Non un clone, non un impostore, solo un vecchio in punto di morte. Angosciosamente malato, consumato dall'alcool. Il cristallino dei suoi occhi da tempo aveva smesso d'essere bianco, aveva la struttura giallastra delle foglie avvizzite d'autunno. Non era morto in un bagno anni addietro, moriva allora e davanti a noi.
L'immagine patetica di chi non ha mai avuto il controllo della sua vita.
Bill Mulder era vivo. E voleva parlare con suo figlio prima dell'ultimo respiro.
La saletta in cui aspettammo Krycek ed io era una stanza piccola e sudicia senza mobili. Ricordo che c'erano tende spesse e un tavolino da caffè che traballava. Krycek fu abbastanza intelligente da sapere che qualsiasi parola mi avesse rivolto mi sarebbe sembrata un insulto o qualcosa di peggio.
In quel silenzio del New Jersey, l'unica cosa a cui riuscii a pensare, l'unico ricordo che mi si presentò, fu Mulder. Nella mia casa. Anni prima. Avvelenato dal sudore e la colpa, febbricitante per LSD e l'odio che gli correva nelle vene. Lasciò che lo coricassi nel mio letto, lo spogliai, delirò, mi spezzò il cuore. Mi disse, "mio padre è morto" e più avanti " era la prima volta che voleva parlare con me, Scully" e in fine, nelle fredde ore dell'alba, disse" non potrò sapere più perché non mi amava, Scully".
Alle quattro del mattino Mulder stava ancora in quella maledetta stanza e Krycek mi offrì del tè.
-E' all'arancia, non vuoi?
Lo odiai. Con un'intensità che non ho sentito mai per nessuno, vivo o morto. Lo odiai più allora, quando Bill Mulder era agonizzante, che anni prima, quando pensai che l'aveva ucciso. Lo odiai per ogni secondo di colpevolezza che Mulder aveva sentito dalla morte di suo padre. Lo odiai con un odio che sembrava crudo, appena inventato, impossibile da saziare. E credo che per la prima volta capii la forza violenta con cui Mulder l'aveva sempre colpito.
Lo odiai per aver giocato con le nostre vite. Macchinando alle nostre spalle, ordendo i suoi segreti contro il mondo. Privando Mulder di quattro anni con suo padre mentre lui si rigirava nel suo ginepraio di rimorsi e colpa.
- Perché non l'uccidesti?- E la mia voce mi suonò sconosciuta nel chiederlo. Piena di collera mal repressa.
-Il vecchio Spender lo voleva morto, per quello che sapeva. Ma c'era gente che prese in considerazione che quello che sapeva interessava loro. Così che mi pagarono per simulare la sua morte e ottenere queste informazioni. Più redditizio, non trovi?
Redditizio. Niente nelle sue parole su sentimenti o emozioni, no signore. Il sinistro pragmatismo di Krycek mi sembrava il più ripugnante di tutti i peccati. Non solo non lo capii, ma mi sforzai di non capirlo mai.
William James Mulder morì alle cinque e 13 del mattino. Io stessa costatai che la causa della morte era stato un blocco respiratorio. Era cianotico e aveva le dita violacee per mancanza di flusso sanguigno. I suoi polmoni erano organi esausti, divorati da un enfisema terminale. Mentre lo esaminavo e gli chiudevo le palpebre deboli, tutta la mia attenzione era per suo figlio. Avrei desiderato allungare la mano e poter toccare la sua anima invece che il cadavere di suo padre. Avrei desiderato avere le parole per consolarlo, per capire quello che stava accadendo e dargli una spiegazione. Quando Krycek chiuse la porta e ci lasciò soli, il pianto di Mulder scivolò per la stanza e salutò suo padre. Probabilmente, quelle lacrime quasi infantili erano molto di più di quello che un uomo come Bill Mulder avesse mai meritato. Per anni aveva scelto di fingere la sua morte. Nell'ultimo respiro che gli rimaneva, volle dividere con il figlio, con l'unico figlio che gli rimaneva e che non fu mai suo, la storia di una cospirazione vecchia di cinquant'anni.
Non piansi.
Mi attribuii il ruolo della donna che consola. Volli essere forte. Mi si spezzò il cuore mentre abbracciavo Mulder e non sparsi una lacrima ma ogni lacrima che trattenni lasciò un solco nei posti più nascosti del mio petto, tatuò il suo dolore con maggior profondità di qualsiasi pianto. Incluso quel pianto triste di Mulder che salutava per la seconda e definitiva volta l'uomo che aveva chiamato padre per tutta la vita anche se biologicamente non lo era mai stato.
Quella notte ebbi questa e molte altre certezze.
Mentre Mulder parlava con quell'uomo ebbi molto tempo per pensare ad Alex Krycek. Un mattino intero e non riuscii a risolvere l'indovinello. Chi era? Ogni risposta creava nuove domande. Quando entrò nella stanza- una sola volta- per portar via il corpo freddo e morto dell'uomo che non aveva mai ucciso, Mulder lo fermò bruscamente e si guardarono negli occhi, fermando il tempo in quella battaglia silenziosa. Forse capirono qualcosa che io in quel momento non riuscii a comprendere. Qualcosa che ha senso solo tra loro e che sfugge alle parole per il resto di noi. Ricordo quello che disse Krycek e l'orizzonte che illuminarono le sue parole.
-Le cose non sono semplici, Mulder. Non basta cercare la verità, c'è da combatterla se vogliamo sopravvivere.
Il sindacato, nella sua fazione americana, era stato praticamente distrutto ma la colonizzazione andava avanti. Qualcuno doveva prendere il potere. Qualcuno doveva affrontare il futuro e decidere. Organizzare la resistenza. Mai lo avremmo fatto, né Mulder né io, se non avessimo avuto tra le nostre mani la prova tangibile che il gioco di Krycek era sempre stato più complicato di quanto avessimo mai sospettato.
La mia vita continuava a cambiare ed io continuavo ad essere trascinata dalla marea, senza controllo.
**
20 Settembre
New York
Caffetteria Starbucks
11.40 a.m.
Il ritmo della città è inarrestabile, un cuore che non smette di battere in mille direzioni diverse. Starbucks è il pedaggio sull'autostrada della caffeina. I newyorchesi entrano, fanno rifornimento, escono. Qualcuno ci guarda. Non gliene faccio una colpa. Anch'io li guardo quando stanno insieme. La costante battaglia dialettica è una droga narcotizzante. Le regole del gioco sono cambiate e Krycek non è il sacco dei colpi di Mulder. Nessuno di noi è chi era e invece, l'ostilità sta lì, due centimetri sotto la superficie. Non se ne libereranno mai.
- Devo andare in bagno, Mulder. Credi di poterlo sopportare?
-Se tardi molto, mandami una cartolina.
Si alza e lascia il tavolo senza un sorriso, con grandi falcate. Il suo modo di muoversi è quasi ipnotico, perfettamente studiato per attrarre l'attenzione delle ragazze. Ha dovuto perfezionare la tecnica a scuola. Se è mai andato a scuola.
Quando resto sola con Mulder, per la seconda volta dopo tredici giorni, ho cento domande da fare sul viaggio. Domande scientifiche e utili, necessarie ed urgenti. Ma me ne dimentico quando mi guarda fisso con un'intimità più nuda del normale e la voce grave. Burro al sole in un giorno d'estate, questa voce fu inventata per intrecciarsi tra le lenzuola.
Ed io ho bisogno di controllare i miei ormoni.
E' la lontananza. E' l'assenza, Dana. Per questo senti che non hai controllo. Respira. E' solo Mulder.
- Mi sei mancata- dice. Criminalmente bello. Mortalmente serio e diretto al cuore come eroina non tagliata.
Mi ha sempre spaventato la sua intensità. Ma negli ultimi mesi non passa un solo giorno senza che questa intensità aumenti di volume. Arrivando al punto d'ebollizione, Mulder continua a riscaldarsi, cercando di attrarmi nella sua rete d'ambrosia. La sua seduzione ogni volta più evidente, la sua passione ogni volta più palpitante.
Io continuo ad essere spaventata e svio la conversazione ogni volta che il suo fuoco minaccia di bruciarmi.
- Hai seguito le mie regole?- cerco di sorridere. Lui si addolcisce un poco, perde parte dello sguardo da predatore che aveva un attimo prima.
- Come viaggiare con Alex Krycek. Manuale d'istruzioni- dice- Le ho seguite alla lettera, Scully. Mai abbassare la guardia, mai dargli le spalle- la sua voce si abbassa di un'ottava, mi solletica- mai calarmi per raccogliere il sapone.
Faccio uno sforzo per mostrare che ah, ah, sono solo scherzi, non m'influenzano minimamente. Ma ah, ah sono scherzi costanti tra loro da settimane.
Solo scherzi, Dana. Solo scherzi.
Chiaro. Naturalmente. Sono i tipici scherzi di quando sei alleato con il tuo vecchio nemico in cui non hai fiducia, alleato nelle trincee contro un futuro incerto, giocando a carte con il destino, confidando che l'inferno non ti divori e che non hai patteggiato con Satana.
Ho prenotato tre stanze in un hotel vicino al parco. Il piccolo Roosvelt Inn è confortevole, impersonale ed è pieno di moquette fino all'inverosimile. Solo una notte a New York prima di tornare a Washington. Ho i dischi in tasca, mi bruciano mentre cammino sui marciapiedi poco frequentati di una strada secondaria. Krycek va sempre avanti ed è il primo a vedere l'hotel.
-La cosa più fottutamente ed orribilmente immonda che abbiano mai visto i miei sporchi occhi.- Non si rivolge a me per criticarmi, non credo nemmeno che sia stata una critica, perché per il suo modo di dire "immonda"sembra un complimento- Buona scelta- aggiunge.
Non è nel mio stile rispondere. Krycek cerca sempre guerra ed io sono una diplomatica nata. E' sempre Mulder quello che salta.
- Baciavi tua madre con questa bocca, Krycek?
- Perché? Sei geloso?
Il portiere prende nota dei loro nomi falsi ed io prendo le tre chiavi delle tre stanze. Secondo piano per Mulder e per me, terzo per Krycek. La mia stanza vicino a quella di Mulder, quella di Mulder sotto quella di Krycek.
Che genere di triangolo è questo e perché l' ho appena pensato?
Fa troppo caldo nell'hotel.
Il telefono suona e vibra nella mia tasca quando siamo ancora in ascensore. Sono l'unica dei tre che non sembra così stanca da entrare in coma appena toccato il letto. Quando guardo chi mi chiama, il suo nome che scintilla sullo schermo del cellulare, il cuore mi fa ancora una capriola, malgrado i mesi che sono passati, continuo a pensare a lei come un miracolo che non merito.
-Cosa? Già sono arrivato i ragazzi dalla gita?
Chiamarli "i ragazzi" è così inopportuno, così lontano da questa vertiginosa sensazione di mascolinità che emanano qui, in quest'ascensore, appoggiati ognuno contro una parete, che non posso evitare di sorridere e abbassare lo sguardo.
-Sani e salvi e senza un graffio- rispondo.
Non ho bisogno di guardarmi nello specchio in questo momento, so che m'illumino quando parlo con lei.
- Che peccato- dice la voce dall'altro lato, imitando una delusione infantile- Sicuramente ti sarebbe piaciuto giocare al dottore con loro.
Questa ragazza è incorreggibile. L'indocilità della famiglia scorre nelle sue vene.
Protesto.
-Melissa!
**
Otto mesi prima
17 febbraio
Harrisburgh, Pennsylvania
05:10 a.m.
La notte in cui Bill Mulder morì portammo in giro il suo cadavere per ore. Seguendo sempre Krycek. Andavamo a sotterrarlo nello stesso cimitero in cui io stessa avevo assistito al suo funerale, sei anni prima. Sostituire una tomba vuota con un cadavere vero.
Questa volta, secondo e definitivo addio, non ci furono rose, né gente vestita di nero, né un prete che diceva parole di consolazione. Non ci fu misericordia, né rito di commiato. Solo pale, terra smossa e una bara vuota. Mulder, Krycek ed io scavammo per un tempo che si fece eterno fino a trovare la bara vuota e Mulder mise il padre nell'interno imbottito di quella cassa senza nemmeno una Ave Maria. Per riflesso, recitai a voce bassa la prima cosa che mi venne in mente. Paradossalmente, credo che fosse un Padre Nostro.
Krycek conosceva il modo di entrare nel cimitero, il posto esatto della tomba che dovevamo profanare e riempire. Scavò con Mulder, sudando in silenzio. Nessuno di noi tre sembrava capace di dire niente e improvvisamente, chiusa nella rugiada della notte, vedendoli insieme, mi resi conto che Krycek non smetteva di guardare Mulder e che il suo silenzio era un segno di rispetto per il suo lutto. Credo che questo fatto, l'idea che Krycek si rendesse conto del suo dolore e capisse il significato di un figlio che diceva addio al padre, sfidò le mie credenze molto di più della metà delle cose che avevo visto nel corso di tutti i miei anni negli XFiles.
Chi era esattamente quell'uomo? Silenzioso, reverenziale, immobile, sì. Ma chi? E che voleva da noi? Perchè ci dava quello che non avevamo richiesto? Quello che lui stesso ci aveva strappato?
Quando la terra fu di nuovo al suo posto, Mulder guardò la lapide. Probabilmente non sapeva quello che doveva sentire. Doveva piangere per la seconda volta la morte di quell'uomo? Non era nemmeno suo padre biologico. Glielo aveva confessato lui stesso quella notte. Che lui non era altro che il risultato di un'infedeltà di sua madre e del vecchio Spender.
Non è ironico? Mi obbligò a chiamarlo Mulder e nemmeno era il suo vero cognome. Solo un'altra menzogna in questo labirinto di specchi truccati delle nostre vite. Non so se è ironico. So che è triste.
Con gli occhi fissi sulla tomba, incominciò a parlare. A raccontarmi tutto quello che Bill Mulder gli aveva detto prima di morire.
- Lasciò che portassero via Samantha perché Spender lo volle ma avrebbe preferito che portassero via me, Scully.
Krycek poteva anche essere morto perché Mulder ignorava la sua presenza ed era concentrato unicamente a parlarmi. In quel cimitero. Quella notte. Solo a me.
Bill Mulder gli parlò della cospirazione. Come si vide implicato, sottilmente, senza violenza, come cloroformio nelle vene. I suoi tentativi infruttuosi per fermare la collaborazione con gli alieni. Il suo odio, quando seppe che il primogenito non era sangue del suo sangue, che la moglie l'aveva tradito con il più temibile di tutti i suoi soci. Le sue possibilità si trasformarono in un abisso, la sua vita in un teatro di marionette quando pretesero uno dei suoi figli in cambio del suo ruolo nell'Armageddon pattuito. Dovette scegliere tra la bimba biologica e l'adottato. La pressione del Fumatore fu sottile, silenziosa e piena di veleno come lo sguardo di un cobra. Doveva scegliere la bambina. L'accusa velata di sua moglie avrebbe riempito sempre la casa d'odio, per il resto delle loro vite.
Soli nel cimitero, immobili davanti al futuro, Krycek ed io ascoltammo Mulder. Tradimenti, silenzi, cospirazioni. Non fu la prima volta che immaginai la sua infanzia in quella casa ma fu la più vivida. Potevo vedere un Mulder adolescente che si sentiva colpevole per ognuno dei segreti che si annidavano in quella casa, un innocente in un nido di serpenti che non fu mai cosciente delle forze invisibili che dominavano la sua vita, che si colpevolizzava, in cambio, per tutto quello che non poteva sistemare.
Mentre Mulder parlava, impassibile, privo di qualsiasi energia, anche dell'odio, io maledissi i suoi genitori, tutti i suoi genitori, per averlo sottoposto a tutto quello. E mi meravigliai che fosse sopravvissuto, anche se ferito. E lo amai per la prima volta vicino a quella tomba, come se non l'avessi mai amato. Mi si piegarono le ginocchia per l'intensità dei miei sentimenti per lui.
Come un falco, Krycek osservava, controllava, lasciava lo spazio sufficiente perché Mulder raccontasse la sua storia. E arrivato il momento, ci tirò fuori di lì con la stessa efficienza con cui ci aveva portato. Guidava un sedan vecchio e prese la direzione sud.
Quando prese la statale mi resi conto che non ci riportava a Washington.
- Si può sapere dove andiamo ora?
Lo domandai con rudezza continuavo ad essere arrabbiata con lui. Non potevo essere arrabbiata con Bill e Teena Mulder e il Fumatore non era lì per odiarlo, e la devastazione di Mulder si era trasformata in un profondo stupore, così che toccava a me odiare l'obiettivo perfetto per la rabbia. Krycek.
Per un momento pensò la sua risposta, mi guardò attraverso lo specchietto retrovisore. Mulder era seduto accanto a lui e mi faceva male ogni centimetro che ci separava. Un dolore brutale, fisico. Potevo solo contare i minuti per perdere di vista il nostro strano autista e poter stare soli. Insieme.
Privo di sentimenti, con parole studiate, Alex Krycek ci raccontò la sua storia. Mezze parole? Verità nascoste? Non potevamo saperlo.
Era una buona storia.
- Nel 1992 io lavoravo per la CIA. Mio padre era un rifugiato cecoslovacco che serviva come contatto per il KGB negli Stati Uniti. Conosceva i capi della Cospirazione in Unione Sovietica, ma aveva perso influenza.
Era un narratore migliore di quello che avrei mai detto. L'avevo sempre immaginato come un uomo d'azione e non mi era mai venuto in mente di pensare che aveva qualche predisposizione per il linguaggio verbale. Non avevo mai fatto caso che le sue parole sembravano sempre scelte con precisione, il suo vocabolario preciso, concreto, pratico, corretto. Credo che non gli avevo prestato attenzione perché troppo occupata a cercare di schivare il suo successivo colpo o il prossimo tradimento.
Quella notte, ci feci caso.
- Lavoravi per la CIA?- interruppe Mulder, come se non volesse dare credito alle sue parole, e in fondo, non potesse evitare di credere. Krycek continuò senza disturbarsi a rispondere.
- Ufficialmente, l'agenzia non sapeva niente sui precedenti di mio padre ma c'è sempre gente nei posti giusti che sanno le cose. Questa gente pensò che potevo essere loro utile come agente infiltrato. Riuscirono a farmi sembrare il perfetto contatto del Sindacato negli Stati Uniti. Il vecchio Spender non ha mai saputo che ero un ufficiale dell'intelligencia americana. Mi infiltrò nel FBI e seguii i suoi ordini per un certo tempo per guadagnarmi la sua fiducia. Per questo ho collaborato nel tuo rapimento- guardò Scully attraverso lo specchio quando lo disse, senza un briciolo di pentimento- e per questo eliminai Duane Barry. Fu un ordine di Spender ma la CIA fu d'accordo che lo uccidessimo. Sapeva troppo ed era instabile. Forse non era una persona, ma un camaleonte, un ratto che si adattava alle circostanze. Non solo cambiava fazione, ma anche morale, atteggiamento, vestiti, tono di voce. Krycek non era una persona, lo capii allora.
Era tutte le persone possibili, tutti i fronti. Il suo personaggio di novellino ingenuo, una farsa. Il suo personaggio di uomo in nero per il Fumatore, una menzogna. Il suo personaggio di assassino mercenario, altre menzogne.
- Quando mi ordinarono l'esecuzione di Bill Mulder, i contatti di mio padre in Russia gli offrirono protezione in cambio delle informazioni che potesse dare sulla fazione americana del Sindacato. Dovemmo farlo bene perché tu non sospettassi niente.
Mulder non gli restituì lo sguardo.
- Ma Spender finì col darmi la caccia. Non ha mai saputo che Bill Mulder era vivo ma qualche soffiata dalla Russia dovette avvertirlo delle mie azioni. Mi salutò con una bomba nel portabagagli della macchina. Dopo, la CIA eliminò ogni mia traccia. Per loro era troppo rischioso reclutarmi di nuovo, mi ero esposto, praticamente tutti i membri del Sindacato mi conoscevano. Ero morto per lo spionaggio ufficiale.
La strada era interminabile e la voce di Krycek mi cullava per dormire. Dovetti fare uno sforzo per tenere gli occhi aperti e ascoltare, sperando che prima o poi tutto quello avesse un senso. Che avesse almeno uno scopo che io potessi comprendere. Continuavo a credere che tutto era una menzogna, e a sospettare che tutto, fino all'ultima parola, era verità. Ma, perché raccontarmi la verità? Perché questa notte?
Mulder lesse i miei pensieri.
- Se vuoi arrivare da qualche parte, smettila di girarci intorno, Krycek.
Eravamo arrivarti in un quartiere residenziale da qualche parte di Harrisburgh. Il giorno rompeva il cielo in strisce che rigavano l'universo con colori brutali. Krycek fermò il motore e si girò per cercare i miei occhi.
-Quello che dico è che non ho mai lavorato per Spender. E non ho mai eseguito i suoi ordini se pensavo che mi avrebbe dato maggiori benefici seguire i miei piani. La CIA ha i suoi metodi e non sono particolarmente compassionevoli, ma quando vollero eliminare un'agente del FBI con un padre decorato dalla Marina, m'incaricarono di proteggerla. Proteggerti, Dana, anche se dovevamo fingere la tua morte.
Parlava a me ignorando Mulder e il mio stomaco fece una capriola quasi dolorosa.
Sentii che tutto il sangue abbandonava il mio corpo per salire verso l'infinito e lasciarmi vuota. Credo che smisi di respirare e so che Mulder mi guardò in modo simile allo shock. Quel viso immobile che fa quando ha paura.
- Riconosco che mi sorprese essermi preso tanti fastidi perché alla fine nemmeno eri tu. Mi era costato abbastanza convincere Cardenal a sparare sedativi invece di un proiettile. Quando lo fermasti ero sicuro che avrebbe finito per raccontarti la verità perché lo lasciassi uscire dal carcere. Sinceramente, ucciderlo non fu una mia idea ma respirai più tranquillo quando qualcuno s'incaricò di farlo.
Mi tremava la voce. Io avevo fermato Luis Cardenal per l'omicidio di mia sorella Melissa tre anni prima. E l'avevano ucciso prima che potesse raccontarmi qualcosa. Non potevo pensare perché mi fischiavano le orecchie.
- Quale verità, Krycek? Quale verità mi avrebbe raccontato Cardenal?
Allora la vidi. La casa con le recisioni bianche che aspettava sotto l'alba. La porta che si apriva davanti a me e la figura che usciva e si avvicinava al portico. Aveva un vestito a colori delicati e piccoli fiori che sembravano dipinti a mano. E le erano cresciuti i capelli. L'impressionante capigliatura rossa, piena di riccioli rigogliosi, che era stata l'invidia di tutte le ragazze della Base Miramar durante i giorni della nostra infanzia a San Diego.
Il viso di Mulder a vedere su padre non poteva nemmeno paragonarsi a quello che feci io in quel momento, in quella macchina, in quel mattino impossibile. Volevo credere e non potevo. Potevo e non volevo.
Osai aprire la porta della macchina convinta che era tutto un prodotto della mia immaginazione. Sospettai che ero completamente impazzita, che alla fine avevo perso l'ultimo grammo di senno per colpa del mio lavoro e quasi lo gradii perché se essere suonata significava riavere Missy, era un prezzo che valeva la pena pagare.
- Non sei pazza, Dana Kate.
Akab era solito chiamarmi così. Ogni volta che io avevo un attacco isterico o facevo un colpo di testa o uno scoppio di pianto. E sentire quelle due parole fu come tornare nell'abbraccio di un padre che era morto.
- Melissa?
Le brillavano gli occhi, le tremava il mento.
- Ehi, non ti ho sempre detto che c'è vita dopo la morte?
Tutto quello che avevo represso per anni, ogni abuso, ogni violazione, ogni sequestro, ogni omicidio in serie, ogni sospetto di colpevolezza, ogni dolore, ogni infermità, ogni morte, tutto si girò contro di me, ognuna delle volte che avevo detto " sto bene" quando ero a mille miglia dallo" stare bene" si ribellò contro di me in quel portico e il mondo crollò letteralmente quando scoppiai a piangere come non ho mai pianto in tutta la mia vita. Che mia sorella mi abbracciasse era un miracolo che mai, giammai avevo osato chiedere, nemmeno nelle mie ore più dolorose. Era chiedere troppo a Dio. Sembrava blasfemo desiderarlo tanto.
Missy. Era. Viva.
E con lei, una parte di me che si era seccata ed estinta dopo la sua morte tornava di nuovo ad essere viva.
Se Alex Krycek voleva la mia attenzione l'aveva servita su un vassoio.
Molte ore dopo, Mulder ed io viaggiavamo alla deriva per l'autostrada, in silenzio. Ci fermammo in una piccola caffetteria piena di camionisti e d'autostoppisti solitari. Sembravamo così fuori posto come loro, persi in un sogno, alla deriva dalla realtà.
Avevamo ventiquattr'ore per pensare alla proposta di Krycek. Un' alleanza con lui per mettere fine ai piani dell'imminente colonizzazione degli extraterrestri.
Lo spiegava con poche parole, nel suo stile laconico e finale. La verità a bruciapelo.
- E' la vigilia dell'Apocalisse. Ora o mai più. Non rimane molto tempo.
Un'alleanza che poteva mettere fine a tutto quello in cui credevamo. Distruggerci o salvarci. Tutte e due le cose, forse nessuna. Fermi nel purgatorio, c'era solo una domanda possibile.
Che fare?
**
Alcune ore dopo
17 febbraio
Statale 626
08:40 a.m.
Risuonano nella caffetteria i rumori d'ogni mattina. L'andirivieni dei clienti, il viavai delle cameriere che schivano i tavoli. Dalla cucina si sente il rumore della plancia e quel fischio quando il cameriere fa le frittate e l'uovo cade sulla superficie calda e si coagula. Si sente odore di crepes ed è un mattino decisivo per Mulder e Scully, che parlano in un angolo, riparati da tutto il resto del mondo da quell'aureola che li protegge quando sono vicini e li isola dalla realtà.
Valutano quello che è stato offerto loro. Quello che Krycek, niente di meno che Alex Krycek ha offerto loro.
-Sapere la verità, Scully. Tutta la verità. Sembra troppo bello per essere vero.
Hanno servito loro del caffè ma lo toccano appena anche se il liquido fumante tra loro vaporizza i dubbi. Entrambi osservano attentamente il piccolo barattolo di prove che sta da due giorni nella tasca del cappotto di Scully. Solo pezzi di metallo.
- Ci ha dato delle prove- Scully indica il barattolo, il suo perfetto manicure tamburella sul tavolo. Parla più per convincere se stessa che per convincere Mulder. Non sa se deve recitare il suo ruolo di scettica.
Tutti i ruoli sembrano bloccarsi e sfumare. Se la realtà è così diversa da come l'immaginavano, la consolazione di essere gli stessi diventa un dubbio. Solo guardandosi negli occhi sembrano ritrovare un certo equilibrio vitale.
- Hai fiducia in lui, Scully?
-No.
La sua risposta è rapida, e questa sicurezza allevia il timore di Mulder. Come un bimbo che ha paura di perdere il tesoro più prezioso. Gli occhi di Scully sembrano aggiungere" ho fiducia solo in te". Mulder vuole credere.
-Non ho fiducia in lui, Mulder, ma la verità è che ha ragione, se veramente siamo tutti in pericolo e c'è qualcosa che possiamo fare per fermare questi supersoldati, o come si chiamano, non è questa una responsabilità? Possiamo non farla nostra solo per la paura di sbagliarci?
Onore o responsabilità.
E' veramente quello che c'è nel barattolo- solo un pezzo di metallo- la prova che e esistono esseri indistruttibili, replicanti alieni con aspetto umano?
Ci pensano in silenzio. Mulder crede che se veramente collaborare con Krycek fosse un'idea disonorevole, Scully lo avrebbe saputo. Perché non ha fiducia in questi giorni nel suo codice morale, ma sa che Scully è un detector di corruzione infallibile. Ha fiducia in lei per fare la cosa giusta, come sempre. Scully è l'ancora alla quale sta bene, lo tiene fermo, facendolo essere l'uomo che vuole essere. Ha fede in questo.
- Non sappiamo chi è, in realtà- dice. Deve esprimere tutti i suoi dubbi. Deve essere ragionevole. Stanno parlando di Krycek in fin dei conti. Krycek!
Una parte di lui si affanna a comprendere che non era il nemico che pensava, che suo padre era vivo fino a qualche ora prima e che Melissa continua ad esserlo. Ma tutto il resto del suo essere si ribella e grida, come un bambino capriccioso, dicendo: è Krycek!
- Non possiamo nemmeno negare quello che ci ha dato- continua Scully. Discute con Mulder ma la consola il fatto che non è per ansia di contraddirsi. Ma per trovare una risposta all'indovinello insieme. Il gioco dialettico che hanno perfezionato tanto deve servir loro ora più che mai.
Sembra stanca e le sue occhiaie le danno un'aria più vulnerabile del solito. Sono svegli praticamente da 48 ore. Sarebbe stata una cattiva idea andare in un hotel e chiedere una stanza? Mulder non può evitare di desiderare di mettersi in un letto con lei. Deve essere incredibile questa sensazione, sentire il suo corpo minuto così vicino, questo calore ardente dei suoi occhi a pochi centimetri di distanza, bruciando.
-Scully, Krycek ci ha dato niente che non ci avesse strappato prima. Credo che sia importante ricordarlo.
Una storia lunga. Dietro di ogni cosa che Krycek aveva tolto loro c'era una storia molto lunga di dolore e sangue. E questo non si può evitare, non si può cancellare. La realtà è diversa, ma i sentimenti permangono.
- Dico solamente che questo gioco è difficile, Mulder. E ciò che è in pericolo è più importante di me e di te.- Scully guarda intorno a se, alla caffetteria piena di gente.- E' tutto, Mulder. Tutti. Questi pezzi di metallo…- la sua voce si rompe per un istante e si ricompone-...se appartengono a questi replicanti, Mulder...
Preferisce non finire la frase. La spaventa quello che c'è all'altro lato dei puntini sospensivi.
Forse non hanno scelta, ma continuano a soppesarlo, pensando. Scully beve il suo caffè e Mulder nota il tremito quasi impercettibile delle sue mani. Una parte di lui si sente felice nonostante tutto. Felice per Scully e per quello che ha ricevuto questa notte. Ringraziando la vita per una volta.
Una notte intensa e una decisione da prendere.
- Non so, Scully. E se gliene diamo tante finchè non ci dice quello che sa?
- Questo ha funzionato qualche volta?
Mulder si stringe nelle spalle.
- Non so. E' divertente. Potremmo invitare anche Skinner.
**
Hotel Roosvelt
20 Settembre
00.14 a.m.
Coricata nel mio letto dell'hotel, mi tolgo le scarpe con cura cercando di non rovinarle. Continuo ancora a parlare con Melissa, la sua voce scintillante all'altro lato del telefono. Si suppone che parliamo su una linea sicura, la stessa che abbiamo utilizzato ogni giorno per otto mesi, ma non possiamo rischiare di parlare di qualcosa d'importante. Non posso raccontale di ciò che Mulder e Krycek hanno portato dalla Russia, ciò che c'è su questi dischi e brucio dal desiderio di conoscere.
Così che parliamo di cose senza importanza, sapendo che la cosa rilevante è che è successo un miracolo per il semplice fatto che stiamo parlando.
- Mi stai dicendo, Melissa Joan Scully che hai un appuntamento?
-Ti ricordi ancora cosa sono! Sono sorpresa Dana
Si anch'io, ma non glielo dico. Non sono le battute di Mulder le uniche cose a cui cerco di non dare spago. Se la lasciassi fare, Melissa mi parlerebbe di appuntamenti, uomini, sesso e specialmente di Mulder e me e di come- parole sue- le sembra "profondamente malato" il fatto che non stiamo dividendo una camera in questo momento.
- Cerca di non leggergli l'aura la prima volta, Missy. Questo li spaventa.
Al contrario di me, Melissa ride con spensieratezza. Lo stesso spirito libero di sempre.
-Già ti hanno fatto la cronaca delle avventure di Fox e Alex?
Le spiego che sono troppo stanchi per entrare in dettagli. Abbiamo un appuntamento con un informatore questa notte e un volo molto presto. Non c'è tempo per altre spiegazioni tranne quelle assolutamente rilevanti. Sono sul punto di dirglielo quando m'interrompe con un' altra domanda. Le sue parole si scontrano nel più profondo del mio stomaco. E' la prima volta che qualcuno dice ad alta voce quello che io non oso pensare quando sono sola.
-Ti hanno raccontato tutto o solo le parti vietate ai minori?
-Cosa?
Sembra affettuosamente esasperata e sospira profondamente.
-Dana, sono tua sorella e ti voglio bene. Ma se non hai pensato qualche volta che tra quei due c'è qualcosa di più della competitività sei scema, carissima.
Non so come riesco a cambiare argomento, ma so che non potrò dimenticare le sue parole per tutta la sera, malgrado mi rifiuti completamente di pensarlo o di darle qualche credito. Quello che più mi da fastidio è questa voce della mia coscienza scientifica nella testa.
Se tu credi che non potrebbe accadere niente tra loro considerata la tua percentuale di indovinare, può accadere.
O è già accaduto.
Non può essere.
**
Otto mesi prima
19 Febbraio
Washington D.C.
Appartamento di Alex Krycek
09:05 p.m.
Chiudemmo il cerchio due giorni dopo che tutto questo era cominciato. Quarantotto ore dopo che Krycek era entrato di colpo nelle nostre vite, con un padre moribondo e una sorella resuscitata. Pioveva come sempre. Una tempesta senza pietà sul cielo selvaggio di Washington. Rimbombava l'esplodere dei tuoni e mi sembrò che fosse un paesaggio ideale per una profezia biblica dal finale tragico.
Parcheggiammo in una strada poco frequentata, e ci affrettammo a correre sotto la pioggia fino a trovare il numero 56. L'appunto con l'indirizzo che mi aveva dato Krycek volò dalle mie mani con una folata di vento. L'acquazzone cadeva diagonalmente sulle nostre teste e quando arrivammo alla porta dell'edificio mi sorprese che non ci fosse un portiere, né una telecamera, né nessuna misura di sicurezza visibile.
Perché ingannarci.
Mi sorprese che Alex Krycek avesse una casa, invece di vivere in una fogna, come avrei immaginato se mi fossi fermata qualche volta a pensarci.
Aprì al primo squillo. Noi eravamo inzuppati e lui sembrava che avesse appena fatto la doccia. Aveva una maglietta lunga e una delle maniche sembrava vuota. Era rassicurante pensare che aveva, almeno, qualcosa che lo rendeva vulnerabile.
-Ebbene?
Era un appartamento sobrio, quasi senza mobili. Enormi finestre davano sulla città. L'austerità gli dava una certa sensazione di ampiezza, di libertà.
Prevenni Mulder. Usando il migliore dei miei sguardi, quello che dice" non fare scherzi con l'agente Scully". Quello che Mulder chiama" lo sguardo del sergente di ferro" e dal quale Krycek non sembrava minimamente turbato.
-Se accettiamo, non abbiamo intenzione di essere i tuoi fedeli cagnolini. Se collaboreremo abbiamo bisogno di sapere quello che sai tu. Tutto ciò che sai.
Mi assicurai di enfatizzare quel"tutto"
-Sarai tu a portare avanti l'indagine, non ho mai detto i contrario- si muoveva piano per l'appartamento ed io osservai che camminava scalzo.- L'unica cosa che voglio è fermare questi replicanti.
Perché camminava scalzo?
-Se ci metti da parte, Krycek, o se sospetto, e dico sospetto perché non avrò bisogno di nessuna prova, che ci stai utilizzando per i tuoi fini, ce ne andiamo prima che tu possa dire" ho solo un braccio"
-Potete andarvene quando volete, Mulder. Non ti sto proponendo un matrimonio.
Non fu divertente per nessuno. Così che nessuno sorrise.
Parlai io.
-Siamo qui perché ci sono delle vite in gioco, Krycek. Ma non faremo niente in cui non crediamo.- Credo che fu sul punto di buttar fuori una replica sardonica ma si trattenne per il bene di tutti.
E' abbastanza sveglio per sapere quello che stavo dicendo. Credevamo nel fatto di stare lì, ma non credevamo nel vendere le nostre anime.
Ci fu un silenzio, spesso, carnale, come la tempesta. Lì stavamo. Tre persone che non si erano mai dette un ciao, né un addio, né nessun'altra trivialità cortese. Tre cuori di benzina che firmavano un contratto di sangue. In piedi, in uno strano appartamento senza mobili.
Che si fa per passare da nemici mortali ad alleati? Se c'è un protocollo di spie internazionali per saperlo, non ne conoscevamo nessuno, così che in mancanza di un'alternativa migliore decidemmo di andare via senza cerimonie.
Prima di uscire, Mulder tornò a rivolgersi a lui. Insicuro, cercando di scorgere i tratti di Krycek, valutarli, decifrarli.
- Così che gli alieni sono riusciti a creare replicanti-. Parlava piano, pensando ogni parola,- Super soldati indistruttibili, no?
Krycek fa cenno di sì.
-Sono le truppe d'assalto della colonizzazione. Ce ne sono molti, non so quanti. L'uomo che era il tuo confidente ora è uno di loro. E se non scopriamo come farli fuori, questa guerra è già finita.
Fu la prima volta che utilizzò la parola "guerra". Non senza motivo perché tutti e tre sapevamo che in tempo di pace niente di questo sarebbe accaduto. Mai avremmo lasciato le nostre vite nelle mani di chi le aveva distrutte in passato. Solo nell'ora della battaglia definitiva c'è posto per la strategia del suicida. Forse Alex Krycek non era l'assassino del padre di Mulder e quello di mia sorella, ma qualcosa in lui emanava puzza di pericolo e morte.
Non avevo fiducia in lui, l'odiavo ancora. Non so cosa sentiva Mulder.
-Se questi super soldati sono indistruttibili perchè sei così sicuro che troveremo in modo di fermarli? Perché non arrenderci?
La risposta di Krycek fu uno sguardo triangolare e pieno di superbia. Guardò me, guardò Mulder, disegnò un triangolo invisibile e un vincolo intenso tra noi.
Mulder.
Io.
Krycek.
Alleati al tempo del colera.
-Non sono sicuro che potremo distruggere i replicanti, Mulder. Ma so che tutti hanno un punto debole.
Vero.
Mulder è il mio. So che io sono il suo. Siamo migliori quando siamo insieme e questa certezza ci mantiene in piedi. Qual è il punto debole di Krycek?
Me lo domandai in quella notte di tempesta. Cerco ancora la risposta. L'equazione più strana è sempre la vita, con le sue mutevoli evoluzioni.
- Andremo a Shangai nelle prossime quarant'otto ore.
Risposi prima che lo facesse Mulder ma so che pensavamo la stessa cosa.
-E' un ordine?
Ne sì, né no. Krycek risponde solo quando gli interessa.
-Che cosa c'è a Shangai?- tornai a domandare.
-La verità.-rispose Krycek
Due parole che cambiano di significato ad ogni apocalisse, scoppiano, scompaiono e nella notte di tempesta minacciano la nostra esistenza come uragani.
**
Quella stessa notte
Quando gli agenti del FBI escono dal suo appartamento, silenziosi e uniti come sono venuti, Krycek osserva l'intenso legame che li unisce. Quest'aureola d'energia elettrica che fluttua e li mantiene insieme. Atomo ed elettrone, sempre due, sempre a consultarsi per ogni decisione con lo sguardo, comunicando senza parole, escludendo tutti quelli che non capiscono i loro misteri. Attratti dal sole senza mai bruciarsi. Le stesse forze che li uniscono sono quelle che li tengono separati ad un palmo di distanza.
Ora lui fa parte di questa corrente elettrica e sente un formicolio alla base della nuca. E' la dolce scarica d'adrenalina che indica che tutto va bene. La macchina è in moto, sospesa nel vuoto, esattamente dove lui voleva.
Sette anni prima era stato contattato da Spender per spiare un ricercato-so tutto- curioso-ignorante-ricco-presuntuoso- studente-d'Oxford chiamato Fox Mulder. Per tutto il tempo aveva finto per lui, aveva macchinato contro di lui, aveva agito nell'ombra per lui. Ma non aveva mai lavorato con lui.
Questo era il suo momento. Il suo piano.
- Avvolgerai anche loro nella tua ragnatela, Alex?
Si gira verso la voce e la vede sulla porta della camera da letto. Si è raccolta la raggiante chioma bionda in una crocchia imperfetta e indossa uno di quei kimono di seta incredibilmente cari. Ha una passione per il lusso. La signorina Covarrubias sempre perfetta con i suoi Channel da mille dollari e i suoi abiti dal taglio perfetto. Solo lui sa quanto è lontana da quest'immagine, il diamante che brilla nel suo interno corrotto, l'animale che si scatena di tanto in tanto.
-Cosa stai tramando?
E' divertente che proprio lei metta in discussione le sue motivazioni. Marita Covarrubias potrebbe fare una tesi per il dottorato sul doppio gioco.
- Qualcosa possiede la bestia quando tutti vogliono avvicinarsi al suo nido.
Le si avvicina con la tempesta che rimbomba contro i finestroni. Gli piace lo spazio. Gli appartamenti con finestre piccole gli danno la claustrofobia. Gli piacciono anche le donne fredde e glaciali. Vedere come si trasformano a letto. Da composte a sudate. Dal glamur alla lussuria. Marita era il suo vizio segreto, il suo piccolo animale biondo da un milione di dollari.
Fa scivolare la mano sotto il kimono.
Velluto tra le gambe e seta sul vestito. Il cielo deve essere simile al tatto. Anche se Alex non lo saprà mai perchè tutti i bastardi con potere finiscono all'inferno e lo sa. Gli piace il potere. Il prezzo ha smesso d'importargli molto tempo fa.
- Che cerchi da loro, Alex? Perchè tutto questo improvvisamente?
-Hanno qualcosa che voglio.
E' tutto ciò che dice mentre fa salire la mano tra le gambe, morbide di farina macinata e creme idratanti
-Che cosa hanno?
Dio.
La maledetta bionda non porta biancheria. E' nuda per lui.
Kricek coreografa con destrezza le dita tra la peluria del pube, anticipandosi alla sensazione di umidità che porta dentro. Di solito non gli importa se parla ma ora ha bisogno che stia zitta e pensi ai fatti suoi.
-Non offenderti, Rita, perché diavolo dovrei avere fiducia in te e raccontartelo?
Già si era sbagliato una volta permettendole di regnare insieme nell'ombra. Ora ci sono altre regole. Dividono il letto perché dipendono dal fatto di stare insieme, perché non devono fingere di essere persone migliori di quelle che sono. Ma non dividono segreti sussurrati a mezzanotte, né piani per il futuro. Non credono quasi nel futuro, tutto sommato.
Krycek gioca con le dita lì dove le gambe si trasformano in sesso. Gli piace farla gemere dolcemente prima di baciarla per la prima volta. Quando mette la lingua tra le sue labbra, la trova calda e umida, sull'orlo della supplica. Proprio come gli piace nelle notti di tempesta. Imita con la lingua lo stesso movimento delle dita, e sente come s'inumidisce, si ammorbidisce, si apre per lui. Presto sono bianco contro nero sulle lenzuola. Krycek fa sì che dondoli il letto quando la spinge con le gambe. Sembra sempre arrabbiato quando raggiunge il culmine. Questa notte niente lo soddisfa, potrebbe scopare mille volte e risvegliarsi di nuovo con voglia di altro ancora.
Gli piace come geme Marita e invoca il suo nome. Per questo la sua lingua volteggia a spirale nel suo sesso per ore senza riposo, leccando e rileccando la carne umida con baci gelatinosi. Alex fa della pornografia arte, assapora ciò che è sporco e proibito come se fosse cibo esotico.
Quando sono sazi e Marita dorme accanto a lui continua a fare piani nella sua mente instancabile. Nelle notti di pioggia gli fa male il braccio che non ha. Un dolore fantasma che lo mette in guardia di quanto complicato sia il mondo, dei giri che fa la vita. E'difficile sopravvivere ma non è male.
Non è completamente male.
Dorme senza incubi e sogna le strade di Shanghai, dall'altra parte dell'oceano. Odorano di spezie. Puzzano per il fetore della folla e per i fragili segreti intrecciati nei labirinti della memoria.
New York
06:30 p.m.
Dorme lontano dalla realtà, immerso nelle profondità della stanchezza. L'accompagnano sogni di una qualità spugnosa. Il campanello suona non una, ma varie volte finchè il senso della Realtà incomincia a configurarsi e la sua mente si mette in marcia.
Telefono, pensa.
Il campanello che suona è il telefono. Prendere il telefono. Rispondere. Muoversi.
Il pensare di Mulder è una strada sfumata, umidità in un giorno di foschia. Non ricorda dove sta, perché i muri non gli sono familiari. Lotta con il groviglio di lenzuola in cui si è avvolto e cerca di ricordare dove sta il suo cellulare e perché è nudo. Gli ultimi avvenimenti si vanno ordinando nella sua mente, come pezzi del tetris che cadono uno dopo l'altro e s'incastrano con abilità. Il viaggio in Russia. Uno Starbucks. Camminare fino all'hotel. Fare la doccia, cadere addormentato quasi senza vere il tempo di respirare. La realtà incomincia a prendere forma e ad esistere nella sua mente quando finalmente riesce e trovare il pulsante nero e verde del telefono.
- Mulder. Sì. Mulder- come una sola parola.
L'orologio sveglia segna le sei e mezzo. Del mattino? Non può essere. Il sole è alto. Ricorda di essere andato a letto a mezzogiorno, gli fa ancora male il corpo per il viaggio. E' di pomeriggio. Sta a New York. Ha un appuntamento con un informatore. E gli fa male leggermente la testa, un dolore sordo nelle ossa del cranio e del viso.
Mancanza di sonno.
- Mulder, cosa indossi?
Sì, va bene. Questa voce la conosce. Per fortuna o disgrazia.
-Un sorriso, Krycek.
-Dici queste cose a Scully o sono solo per me?
Ha troppo sonno. Non vuole entrare in quel gioco. E' presto. O tardi. O quello che è.
-Krycek, che cazzo vuoi.
Ha riso. O qualcosa di simile. Mulder ha aghi in posti il cui nome ha dimenticato. La prossima volta che andranno in capo al mondo s'incaricherà personalmente di prenotare i biglietti. Quello che Krycek intende per classe turistica è più simile a classe da topi. Hanno viaggiato in treni che non avevano mai sentito parlare dell'energia elettrica.
-Sapere cosa stai facendo ancora addormentato. Ti suona un confidente che voleva parlare con te?
- Mancano ancora un milione di ore. Che fai sveglio?
-Cosa vuoi che ti dica. Non posso dormire senza il tuo russare vicino.
Un leggero colpo alla porta gli impedisce di protestare. Russare? Lui? E' ironico che venga da Krycek, che potrebbe muovere i muri mentre dorme.
-Aspetta- e gli piacerebbe finire aggiungendo "imbecille", per puerile che risulti.
Lascia il telefono sul letto e osserva che la televisione è accesa. I visi familiari dei presentatori della CNN, seri, che guardano i monitors, mentre passano i titoli di coda ritmicamente sotto di loro. Non ricorda d'aver acceso la televisione, ma da tanti anni non dorme senza, che deve averlo fatto per riflesso dopo essere uscito dalla doccia.
-Mulder...
Avverte elettricità nello stomaco quando la sente.
La voce di Scully all'altro lato della porta, lontana come il suono del vento quando metti la testa sotto le coperte in una notte d'inverno. Il viaggio in Russia lo ha lasciato quasi senza pelle, come un drogato d'eroina non tagliata nella sua prima notte d'astinenza. La voglia di stare con lei rassomiglia alla voglia di mangiare dopo un mese di digiuno.
Ha fame di Scully.
Corre ad aprire e nella forza dell'emozione non si rende conto che il lenzuolo rimane tra il letto e la porta, annodato su se stesso sul pavimento. Non se ne rende conto finchè non gira la maniglia e una minuscola apertura lascia passare la corrente d'aria nel corridoio. Un soffio leggero in posti che abitualmente sono soliti stare coperti.
E contro ogni sua migliore intenzione, trattiene la porta con un piede bloccando il passaggio a Scully che spinge un poco più forte e suona un poco più allarmata.
-Mulder?
-Sì, sì, vengo.
E' difficile raccogliere il maledetto lenzuolo senza lasciare che si apra la porta.
-Stai bene? Perché…-il suo tono acquisisce una certa irritazione o qualcosa di simile, pieno di sospetto-...perchè non posso passare?
Ah, al diavolo. Lascia che si apra la porta e raccoglie il lenzuolo mentre Scully entra, coprendosi relativamente con esso. Niente che non abbia visto prima, non ha nemmeno tanta importanza. Almeno per lui. Apparentemente rimane un poco di pudore in Scully perché la vede arrossire prima di girarsi. Tutto in una questione di mezzo secondo.
-Avresti potuto dirmi che non stavi in condizioni decenti.
- Chi dice che non ci sto?
C'è un po’ di sfida, qualcosa probabilmente d'oscuro in Mulder quando Scully si comporta così, quando mette in evidenza in una maniera chiara che ci sono frontiere tra loro- fisiche, tangibili- che possono ancora farla arrossire.
E' come agitare una bandiera rossa davanti ad un toro.
In dieci secondi gli vengono in mente una lista di cose che potrebbero farla arrossire. Di cosa c'è bisogno perché Scully arrossisca?
Il suo sangue viaggia veloce, denso e in direzione sud quando lo pensa.
Il telefono. Ricorda ancora che stava parlando al telefono.
-Non mi piace che mi trattino come un brutto appuntamento, Mulder.
- Cambia la frase, questa è vecchia.
Riattacca senza aspettare che cosa voleva sapere. Probabilmente dare fastidio. Ha ancora sonno ma vedere Scully lo mette sempre all'erta, sveglia i suoi sensi che abitualmente sono in letargo, aspettando nascosti dietro il ginepraio dei suoi dubbi.
-Venivo a svegliarti - dice.
Sembra seria. Sono nel mezzo di una stanza a New York, è da un milione di anni che non si vedono e Scully sembra distante. Ha già fatto qualcosa di male? Non ha tempo per scoprirlo. Ma c'è un'emozione sul viso di Scully che non riesce a comprendere. Malgrado gli anni questa piccola donna continua ad essere un puzzle con mille facce che si riflette in uno specchio senza fine.
-Stavi parlando con Krycek?- domanda.
-No- una risposta stupida, chiaro, - ebbene, sì. Sì in senso stretto, no nel senso che parlare con lui sia di qualche utilità.
Chissà perché si sente giudicato. Gli occhi azzurri di Scully, nascondono qualcosa che non è capace di definire, ma, cosa?
-Ti lascio perché tu possa…cambiarti.
E si gira per andare via. E no, no, no, per favore rimani è l'unica cosa che sente nella sua mente. La prospettiva che lasci la stanza lo fa sentire veramente nudo per la prima volta. Forse Scully non ha tanto bisogno di lui, non ha sentito la sua mancanza come lui ha sentito quella di lei.
In fin dei conti, lui è il debole, lei è la forte.
Non può lasciare che vada via così.
-Scully- vede come si gira impulsivamente e i suoi occhi si scontrano, è quasi violento, contro gli occhi azzurri che l'attraversano sotto la pelle e Mulder sputa il cuore in ogni parola perché Dio, tredici giorni senza di lei sono troppi.- Mi sei mancata.
Detto in un sospiro, con tutta l'onestà di cui è capace.
Trema. Per un secondo, Scully trema e la distanza sparisce, il tempo si allunga e tutto sembra chiaro e pieno di significato. Qualcosa di trascendentale sta sul punto di accadere e prendere forma, sta lì nella stanza con loro e Scully sta per parlare, dire qualcosa che può cambiare tutto quando suona il-maledetto-telefono-un'altra-volta.
Merda. Deve uccidere quel tipo.
-Ed ora che vuoi?!
-Non gridare, Mulder e di a Scully che l'aspetto. E' importante.
Come?
-Scusa?-allarme e incertezza nella sua voce.
Scully con Krycek? Eh?L'aspetta? Come? Cosa? PERCHE'?
-Voglio solo che salga nella mia stanza, Mulder. Allenta la cintura di castità.
E riattacca. E quando Mulder si gira Scully lo sta guardando. E chiaro, le da il messaggio di Krycek, perché no? Ora lavorano insieme, no? Tutti e tre. NO? E' normale. Lui è nudo con un lenzuolo, forse anche Krycek è nudo. Forse Scully salirà da lui e non avrà il tempo di chiudere la porta. Allora lo vedrà nudo? Si girerà?
Forse sta divagando.
E' qualcosa che fa spesso. Perdersi in un groviglio mentale e perdere quello che poi dice Scully nel suo discorrere scientifico.
-Probabilmente vuole rivedere gli ultimi dettagli di questa notte.
La notte? Quali dettagli di CHE NOTTE?!
Scully lo guarda come un bambino ritardato
- L'informatore, Mulder. Ricordi?
Ah, si, chiaro. Chiaro. Sono affari. Chiaro. Non c'è problema.
Sorride quasi per necessità. Non fa niente se Scully deve salire nella stanza di Krycek. Non gli piace. Gli fa sentire impulsi omicidi, in effetti, ma è normale. Quando va via lo fa con passi leggeri, non sa se deve dirle altro.
Ultimamente non sa niente di niente.
E' il tramonto e il mondo aspetta le sue decisioni. La responsabilità è una spada affilata ad un centimetro dal suo cuore.
**
Quella stessa notte
19 settembre
New York
Jitterbug Club
o9.22 p.m.
La routine è il metronomo che segna il ritmo dei nostri giorni. Il quotidiano è la partitura silenziosa che ci definisce. La nostra vita consiste nel lasciarsi andare ai rituali appresi. Recitiamo ogni giorno un copione stabilito che ci fa sentire sicuri. Scully ed io abbiamo il nostro copione, io avevo memorizzato il mio personaggio. Agente del FBI disprezzato dai suoi capi, bandito dall'organico, impegnato a trovare la verità e a riunirsi con la sorella perduta. Una crociata personale, un'avventura che, in fondo, era solo routine.
Svegliarmi presto, cercare di ricordare gli incubi, doccia, macchina, ufficio, caffè, Scully. Un nuovo caso, un'altra lite con Skinner per attenerne l'assegnazione, un volo, domande, pericoli, Scully. Motels economici, paesi remoti. menzogne che nascondono verità, segreti che nascondono orrori, risposte che svaniscono, Scully. Autopsie, morti, sparizioni, Scully.
Questa era la mia vita. L'unica cosa che non mancava mai, Scully. La mia vera routine.
Sei mesi. Le cose sono cambiate, nuove routine, differenti obiettivi. Siamo ancora agenti del FBI, ci sono ancora liti con Skinner e casi da risolvere. E tra un periodo e l'atro nell'Hoover, escursioni internazionali in compagnia del bastardo figlio di puttana che ci ha dato la verità su un vassoio. Torniamo dall' aver rubato informazioni in Russia, ci riuniamo questa notte con un informatore a New York, voliamo domani mattina a Washington.
L'unica routine che non cambia?
Scully.
I suoi occhi mi attraversano ancora, riscattano la parte migliore di me, e mi salvano giorno dopo giorno.
Il mio orologio segna le nove e ventitrè e mi domando quando è morta la musica. Intorno a me ci sono varie decine di persone che si contorcono al ritmo elettronico di un sintetizzatore stridente, ma mi rifiuto di credere che questo sia veramente musica e se questo mi converte in una specie di vecchio passato di moda, ben venga.
Potete chiamarmi patetico "matusa". Ma questa cosa continua a non essere musica
Il locale è un vecchio magazzino dall'aspetto di fabbrica che conserva strutture di metallo e cerca di mostrare un'immagine retro futurista. Questa deve essere l'idea che si ha del moderno se si è visto Mad Max III troppe volte. Come un cuore palpitante, l'enorme stomaco musicale risuona, rimbomba, si muove al ritmo del liquore e dei ferormoni. Varie sbarre collocate ad altezza diversa salutano i figli della notte e forse sono le luci, ma dalla mia altezza al secondo piano tutte le bevande emettono vibrazioni fluorescenti e mi sento fuori posto, impaziente e spaesato, come un pianista senza partitura la sera del suo primo recital.
Nove e venticinque. Ripasso mentalmente le istruzioni nonostante che la musica abbia raggiunto un volume infernale che rimbomba dentro di me come un trombone scordato e fa si che il minimo sforzo di concentrazione risulti titanico.
E' molto semplice, in realtà. L'informatore aspetta me, afferma di essere un rinnegato del NICAP, d'aver letto i miei articoli su "Omni", di avere un'informazione vitale su quello che lui chiama " umanoidi replicanti invulnerabili".
Personalmente, preferisco il termine" super soldati". Da sei mesi sono gli abitanti numero uno dei miei incubi. Protagonisti dei miei orrori notturni e delle mie veglie diurne.
So che ne esistono, cento, forse mille, ogni giorno di più. Nascosti dietro le ombre della realtà. Potrebbe essere uno qualsiasi di quelli che mi circondano. Potrei essere io. Tu. Chiunque. Presto, se le cose non cambiano, lo saremo tutti.
E' l'unica cosa che saremo.
Nove e mezzo. L'informatore aspetta solo me, così che sono solo, tamburellando le dita sul bancone, ignorando gli sguardi febbrili che incontri la dove guardi. Il locale- si chiamano ancora discoteche?- ha l'odore della fame. Intensa, quasi fisica. Tutti cercano qualcuno, un corpo caldo per le prossime ore, qualcuno che- con un poco di fortuna- resisti fino alle prime luci del giorno prima di sparire come il fumo di una cicca nel posacenere dell'alba. Tutto in questo posto è vaporoso e avviene in penombra. Nessuno vuole sesso casuale se c'è troppa luce. I sogni tendono a scomparire se puoi guardarli in faccia.
Io lo so. Troppo bene.
Aspettare mi rende nervoso, mi brucia la frustrazione e l'impotenza di non poter fare niente, debilita la mia fragile salute mentale. La mia praticamente INSISTENTE salute mentale che mi rimane quando la vedo entrare dalla porta.
Dio mio.
Abbi pietà.
O ho fatto qualcosa di veramente brutto in un'altra vita o veramente, veramente, veramente ho fatto qualcosa di molto buono perché questo è il tipo di tortura più squisito a cui ho avuto il piacere di essere mai sottomesso. Strisciante, più femminile del candore di un primo bacio, Scully entra nella discoteca giusto davanti ai miei occhi. Vestita da infarto.
E' un'abrasione per i sensi. E quello non è un vestito, è benzina avvolta in satin che fa l'amore con il suo corpo, un insulto per tutte le altre donne e probabilmente, un crimine di sangue per gli uomini che non possono toccarla. Quando mi ha detto" ti sorveglierò dalla pista di ballo" non mi ha detto che avrebbe incendiato il mio senso di stabilità fino a lasciare le mie difese ridotte in cenere e provocarmi un infarto. Vederla così brucia le budella. Non sono un esperto di moda, ma credo che questa "U" al contrario nella scollatura si chiami" parola d'onore" e se c'è un nome per quel colore rosso sangue e ciliegie, deve essere qualcosa di straordinario, una parola che Dio ha sussurrato agli uomini all'origine dell'Universo. Melanzana? Che importanza ha. Fa si che Scully sembri una frutta presa dal paradiso, un dolce e la perdizione di tutti i mortali sani.
Quando si gira posso vedere il sottile spacco della sua gonna su un lato. E una ferma e cremosa gamba di Scully. Sto guardando attraverso il buco della serratura del purgatorio e lì è dove voglio vivere. In quello spacco.
Il cielo deve essere rosso come lei.
Tredici giorni in Russia. Senza vederla. Senza sentire la sua voce al telefono ridere malgrado le sue migliori intenzioni, senza odorare il suo profumo sui miei vestiti quando torno a casa. E ora questa visione a venti metri da me. Credo che quello che rotola per terra sia il mio cuore e non sono solo io, ma le duecento persone di questo bunker che balla al ritmo della disco music trattengono il fiato.
Vederla entrare dalla porta sta sul punto di incendiarmi.
Vedere dopo lui è come masticare kerosene sulle rovine dell'inferno. Cammina solo a messo passo dietro di lei, con il suo stupido Armani e il suo stupido modo di attrarre l'attenzione quando gli interessa.
Stupido Krycek.
C'è qualcuno che non li guarda? Non può esserci nessuno che non li guarda.
-Mulder non ti vedo.
Diritta al cervello attraverso il minuscolo apparecchio di ricezione nel mio orecchio, la voce di Scully scarica dentro di me gocce di nitroglicerina. Separati fisicamente, il microfono permette che la sua voce dettagliata, clinica, troppo dolce per quel che hanno bisogno le mie ginocchia in questo momento, sibila nei labirinti interni del mio cervello. Scully penetra in me come la brezza tra le persiane semiaperte e non so se è possibile sentirsi fisicamente tanto dolorosamente lontano e vicino a lei allo stesso tempo
A volte credo che se Scully non starà nel mio letto in meno di trenta secondi dovrò sparami un colpo in testa a bruciapelo.
Negli ultimi tempi, parecchie volte.
In questo momento, il vestito non sta aiutando. Non sta aiutando per niente.
Sto respirando?
-Mulder, sei lì?
Riesco con uno sforzo ad emettere una parola senza che mi tremi la voce. E' un miracolo che non sia un ululato. Il mio sangue pulsa con forza. Non nel cervello.
-Su.
I suoi occhi mi trovano tra la folla, tra i neons e la bruma dei corpi che si muovono, credo di poter distinguere il battito del suo cuore. Gli occhi di Krycek seguono la direzione di quelli di lei fino ad incontrarmi. So come guardano quegli occhi quando c'è qualcosa di vitale in gioco, come questa notte.
Implacabili. Verdi di adrenalina.
Quando quegli occhi vogliono qualcosa, ardono.
Siamo qui. Suona la disco music e non so dove conserva Scully la sua pistola ma userò la mia se Krycek non cancella quel sorriso che riserva per farmi arrabbiare e toglie immediatamente la mano dalla sua schiena. Dalla schiena che il suo vestito- non so se l'ho detto- non copre completamente.
Ho delle regole sugli uomini che voglio che tocchino la pelle di Scully. Io sì, gli altri no. Una regola semplice da ricordare che lo spesso cervello di Krycek non riesce ad assimilare.
Inutile.
Nuova come la violenza appena inventata, sento quella sensazione pulsante che Alex Krycek ha la straordinaria abilità di creare in me. Rabbia che monta fino all' ebollizione e voglia di spaccargli la faccia. Un'altra delle routines che non cambiano tra noi. Non importa il personaggio che interpreta ogni giorno della settimana, finisce sempre per essere il tipo che voglio distruggere a suon di botte.
Anche la gente che lo guarda sembra che voglia distruggerlo.
Non a botte.
-Bel vestito – mormoro sotto la musica, sapendo che la mia voce entra in Scully con la stessa intensità con cui lei entra in me. Godendo della strana intimità elettronica- non posso dire la stessa cosa per la compagnia.
E' una battuta ma Scully non ride. Perché non ride? E' troppo concentrata? Non si è divertita? Crede che Krycek sia una buona compagnia?
L'ultima cosa non può essere.
Impossibile.
Siamo qui per qualcosa, devo concentrarmi. Non pensare alla mano di Krycek ancora sulla sua schiena, o cercare di indovinare di che colore è il rossetto di Scully, che genere di segni lascerebbe sui tendini del mio collo dopo tutta una notte a letto con lei. Ci sono posti che quelle labbra potrebbero marcare a fuoco, posti caldi, posti proibiti, posti che in questo momento pulsano per lei.
-Ora lo vedo.
Con due minuti di ritardo e proprio nel posto in cui ha detto che sarebbe stato, il nostro informatore è un uomo magro, di statura media, viso del colore della cera e sudore sulla fronte che si avvicina guardando paranoicamente in tutte le direzioni. Sembra strano che abbia scelto una discoteca per vedermi, sembra più fuori posto di me. Non ci scambiamo una sola parola malgrado che io abbia molte domande da fargli. Non fa niente, in verità, tranne guardarmi fisso, portarsi una mano in tasca e tirare fuori una piccola fiala metallizzata lunga un cinque centimetri. Quando voglio domandargli cos'è, me la offre con la fretta scritta in faccia e osservo il suo viso con più attenzione.
Sembra consumato. Giallastro come il filtro della carta da fumo. La musica è troppo alta per avere una conversazione qui, ma non credo che abbia troppa importanza. Il mio informatore ha un buco nel collo della grandezza di una moneta. Non potrebbe parlare neanche volendo.
Nell'attimo che impiego a conservare la fiala nella tasca della giacca e sollevare lo sguardo, lui si è girato ed esce scontrandosi con la folla, come se fuggisse dalla peste sapendo che la malattia già ha emesso la sentenza.
Che cosa mi ha dato?
Ci avvicinerà o ci allontanerà dall'obiettivo finale?
No, non è più la verità, questo obiettivo alla lunga. Almeno non cercare di conoscerla. Ma di distruggerla.
Perchè la verità è che alla razza umana rimane un quarto d'ora sulla faccia della terra e tutti moriremo.
Ah, ah sorpresa.
Al piano di sotto, Krycek continua a guardare Scully. Per molto tempo ho pensato di odiarlo per aver ucciso mio padre. Per aver rapito Scully. Per aver ucciso sua sorella. Per nascondermi la verità. Non solo non ha assassinato mio padre, ma ha lasciato vivere la sorella di Scully e mi ha consegnato su un vassoio la verità.
Lo odio ancora.
Non è un ordine della mia mente, ma di ogni fibra del mio corpo. Non dico che voglio ucciderlo, ma mi manca di non potermi sfogare prendendolo a botte.
Mi manca molto.
-Scully, possiamo andarcene- dico attraverso il microfono- ora puoi dire a Krycek di toglierti da dosso la sua schifosa protesi.
Non so se l'ho detto ma Scully ha un senso dell'umorismo estremamente inopportuno.
- Quella era la mano?- dice
La discoteca continua a girare. E noi con lei.
**
Isoscele .( Isoscele. Da "ISO" =uguale e dal greco "skelos"= gamba) Il triangolo che ha due lati uguali.
FOX MULDER
Scully ed io agiamo come se non vivessimo alla vigilia dell'apocalisse, come se il mondo non stesse per finire da un momento all'altro e le nostre vite non fossero solo un breve lampo di luce che si assottiglia ogni volta di più. Esaurendo i secondi di libertà che ci rimangono. Siamo trapezisti sulla corda lenta e ci rifiutiamo di guardare nell'abisso per paura di cadere nel vuoto. Quello che disprezzavamo un tempo, è quello che siamo. Ingeneri del futuro. Architetti del domani.
Tiranni del futuro, camminando tra le bombe di nitroglicerina. La geografia della mia morale è ampia nei tempi che corrono, i limiti del male sono un territorio in ombra, i territori del bene un'utopia che suona come qualcosa d'irraggiungibile.
Gli equilibri che creamo per due, si dividono ora per tre.
Camminiamo alla cieca per un sentiero nelle nebbia. Ogni cosa che voglio trovare, mi strappa qualcosa che desideravo. Il destino gioca con noi con uno strano senso dell'umorismo. Non ti da mai niente, senza toglierti qualcosa.
La verità ha sempre un prezzo. Paghiamo con il sangue. Quelli che cadono, sono sempre innocenti.
Io lo so. L'ho sempre saputo. L'ho compreso, sei mesi fa, in un umido cuore di Shangai dove Krycek ci portò due giorni dopo aver suggellato la nostra alleanza.
**
Sei mesi prima
21 febbraio
Shangai
10.45 p.m.
SHANGAI è un labirinto multicolore. Le sue strade vivono catturate da un'eccitazione costante, sull'orlo del collasso umano. L'assalto degli odori e dei suoni è implacabile, ogni angolo impregnato dall'odore del cibo e contaminazione puzza per l'eccesso di gente e salsa di soia. Grattacieli di cristallo graffiano le prime ombre della notte, complessi di uffici sputano contabili vestiti in giacca e cravatta. Le torri s'innalzano sulla folla come aghi aerei. Un poco più lontano il mercato si riempie di gente. I cuochi, decine ad ogni lato della strada, fanno spaghetti con le proprie mani. Affinano la pasta fino ad ottenere una sfoglia liscia, quasi viva. Le loro dita scivolano, formano strisce infinitesimali nella carne morbida e farinosa. Quando hanno ottenuto enormi nastri biancastri, li bollono in pentole dalla grandezza di una grotta. In fondo, si servono anguille crude. Seduti a tavoli di legno, i clienti le bagnano nella salsa bollente per pochi secondi e le mangiano appena morte, ancora gelatinose. Le anguille fanno gli ultimi rantoli nella bocca, giusto con il primo morso.
Mulder non può evitare di guardare.
- Ricordami di saltare gli antipasti, Scully e di andare direttamente alla parte in cui vomito la mia mascolinità stretto al water.
Formano un piccolo gruppo che avanza a passo fermo nella folla di Shangai. Uno squadrone tra le stradine strette. Il centro è in fermento prima che sia notte e muoversi è una gran fatica, bisogna scontrarsi continuamente con facce sconosciute. Mulder sente che sono come una goccia di miele che cerca di infilarsi nella cruna di un ago. In qualsiasi posto stanno andando, nuotano contro corrente. Quasi un giorno di volo da Washington. Né lui, né Scully, che cerca di non rallentare il passo davanti a lui, sanno dove li porta Krycek. L'inquietudine cresce man mano che proseguono verso l'obiettivo intangibile che ha promesso loro.
La Verità.
Si fa fatica a credere che possano raggiungerla dopo tanti anni. La Verità è cresciuta come un Graal che non si perde mai di vista e Fox Mulder si domanda se non si tratta di una promessa che Dio ha fatto agli uomini da troppo tempo, un debito dimenticato nel passato che né Dio, né gli uomini, possono ricordare esattamente.
Arrivano a quel che sembra una strada più stretta di tutte, i muri s'innalzano e sembra che si stringano man mano che salgano i piani. Il cielo è appena un a stretta apertura. Le finestre delle casa sono chiuse e il fetore dell'urina dei gatti è più intenso di quanto si possa desiderare. Scully fa un gesto di disapprovazione, il suo viso è serio quando si rivolge a Krycek.
-Dimmi che ci siamo persi e che non ci hai portato qui di proposito.
Invece di rispondere, Krycek si porta l'unica mano che gli rimane al braccio ortopedico. In un punto tra il polso e il gomito, l'avambraccio nasconde un minuscolo scomparto, più piccolo del dito mignolo di un bambino. Dentro, c'è la chiave e Mulder non sa se sorridere e fare una battuta o mettersi a piangere per il pessimo copione. La realtà non può rassomigliare così tanto ad un film di James Bond o ad un episodio dell'ispettore Gadgett. E' impossibile.
La chiave per "la verità" nel braccio di Krycek.
Un commento sarcastico balla sulle sue labbra ma muore quando si apre la porta del deposito. Al buio, non sembra molto più grande di uno spazio di un garage con pareti irregolari. Ma quando accende la luce, quelle che sembravano pareti si rivelano per quello che realmente sono: casse di legno dal pavimento al soffitto. Torri inumane che riempivano tutti gli angoli, balle coperte con spessi teli impermeabili, di grandezza e forme diverse che creano un puzzle irregolare. Polvere ed umidità, l'aria è quasi irrespirabile, i due agenti del FBI si portano le mani al viso per cercare di trattenere la voglia di tossire. Scully ci riesce a mala pena.
Il deposito puzza di segreti conservati per troppo tempo.
Per qualche motivo a Mulder sembra che in mezzo a quelle casse senza pietà, la sua compagna appaia più piccola del solito. E Krycek, muto in mezzo a quel caos senza senso, una presenza più minacciosa di quanto gli piacerebbe.
-Sono i tuoi compiti scolastici, Krycek?
-No, sono le tue riviste, ci puoi giurare.
C'è un odore spesso, come se ci fosse carta ammucchiata in stato di decomposizione. Odora di libreria di cose vecchie e autunno nel bosco, terra umida e mancanza d'aerazione. Si suppone che stiano davanti ad una grande rivelazione, Mulder non è capace di comprenderla. Per le sue parole, e l'irritazione che non si disturba troppo a mascherare, nemmeno Scully sembra capace.
-Krycek ti abbiamo seguito fin qui con un margine di fiducia molto piccolo. In effetti, in questo momento è così piccolo che non c'entriamo tutti e tre. Se hai una spiegazione per tutto questo, puoi risparmiarti la suspence.
Se Mulder avesse quindici anni-e forse ha sempre avuto quindici anni- caccerebbe fuori la lingua a Krycek gridando " questa è la mia ragazza, fottiti". Poi gli cancellerebbe a suon di botte quella faccia di costante superiorità per tirargli fuori quello che sa.
- Tanto tempo dietro di lei, e gli agenti Mulder e Scully non la riconoscono quando ce l'hanno davanti.
Le casse rimangono immobili, in agguato. Krycek si stringe nelle spalle. E' la sua unica debolezza.
-Questa è la verità- afferma solennemente- La burocrazia del sindacato, minuziosamente raccolta dai topi come me, che marcisce per mancanza d'attenzione.
Se non fosse tragico, Mulder piangerebbe.
-Ci stai prendendo in giro?
Krycek indica un angolo che sembra diverso dagli altri. Quando va avanti e tira la grossa tela scura che copre quel lato del deposito, gli agenti del FBI possono vedere le casse che si distinguono dalle altre. Metalliche e sigillate, al sicuro dal sudiciume e dal tempo. Inossidabili, impenetrabili.
Sette casse.
- Tutte hanno lo stesso contrassegno. Ventisette- Krycek lo dice piano-undici- sottolinea- sette tre.
Se è una battuta, Mulder non la trova divertente. Ventisette novembre 1973. Non ha mai avuto tanta voglia d'ammazzare Krycek.
- Glielo messo io, ho immaginato che l'avresti trovato divertente se un giorno fossi arrivato fin qui.
L'unica cosa che gli impedisce lanciarsi in avanti e strappargli la giugulare con i denti è la mano di Scully. Un paio di dita tiepide che gli sfiorano dolcemente l'avambraccio. L'effetto è balsamico, praticamente miracoloso. Si domanda se Krycek non sarà il demonio tentatore e Scully l'angelo che lo salva ogni volta.
Che sciocchezza.
Naturalmente lo è. Ogni giorno. E' quello che ha fatto per sette anni.
- Sono sette casse, Mulder. La cospirazione dalla A alla Zeta. Se qualche risposta non sta lì, è perchè la domanda non valeva la pena. Tutto vostro.
E questo è tutto. Quando la verità si rivela sono foto, rapporti, autopsie, carte, dossiers, esami di laboratorio, analisi di DNA, ritagli di giornali. Non ci sono fuochi d'artificio, sipario, musica. Solo Mulder e Scully, seduti nell'angolo peggio illuminato di Shangai, esaminando dettagliatamente l'interno di queste sette casse metalliche per ore sotto lo sguardo scrutatore apparentemente inoffensivo di Krycek, l'uomo che continua a dar loro troppe cose senza che ci siano motivi rilevanti per giustificare tanta generosità.
La domanda continua ad essere perché lo fa, dove sta il trucco e cosa chiederà loro in cambio ma né Mulder, nè Scully sono nella posizione di perdere tempo con queste domande. Quello che finalmente possono sapere attrae ogni grammo dell'attenzione di cui dispongono.
Sta tutto lì.
La verità.
Dagli anni cinquanta e l'accordo firmato tra il sindacato e le forze extraterresti per creare un Armaggedon pattuito, perfino ognuno degli esperimenti con le donne rapite per creare ibridi alieni che sarebbero serviti come schiavi alla colonizzazione annunciata.
Sta. Tutto. Lì.
Sette casse.
Ogni foglio d'informazioni che passa per le loro mani, fa sì che il magazzino odori sempre meno di carta. Quello che hanno tra le mani non è inchiostro, né sono parole, sono crimini e menzogne e per questo l'aria si va riempiendo d'orrori, fino a che l'odore del sangue diventa praticamente irrespirabile.
Quando fa giorno, c'è una peso grave sul viso di Mulder che non corrisponde alla stanchezza logica di una notte di veglia leggendo in penombra. E' la stanchezza di tutta una vita quella che fa sì che i suoi occhi sembrino tristi e assenti.
-Scully, non ho mai pensato che l'avrei detto- dice in un sospiro- ma la verità puzza.
Fuori del deposito la folla si sveglia con il mattino. Le persone si muovono come un unico organismo che serpeggia e si muove a spirale. Milioni di persone sembrano poco meno che insetti che escono dai loro nidi notturni per alimentarsi alla luce del sole.
I loro giorni sono contati. Per gli omini grigi schiacciarli sarà facile come eliminare una fastidiosa invasione di formiche.
La fine del mondo plana su di loro.
E Mulder non ha ancora provato il lato più amaro della verità.
**
Sei mesi dopo
20 Settembre
New York
Hotel Roosvelt
Il sole filtra nelle finestre della stanza del Roosvelt. New York è un autunno in fiore e il sole gioca con le cime degli alberi all'altro lato delle tende. Mulder prepara la valigia, impaziente di tornare a Washington, lasciarsi indietro la Russia, indietro l'immagine di Scully nella discoteca al braccio di Alex Krycek. Arrivare quanto prima alla relativa sicurezza del quotidiano.
Analizzare i dischi rubati. Scoprire che cosa ha dato loro l'informatore.
Suona il telefono. Un numero sconosciuto che presto si rivela per un gracchiare familiare.
-Di che il mio kung fu è il migliore.
-Che pensi se dico" buongiorno, Frohike" e la piantiamo qui?
Di sottofondo si sentono le voci degli altri pistoleri. Uno dei loro telefoni con l'altoparlante permette di fare conversazioni a tre.
Byers.
- Non ci hai chiamato da quando sei tornato dalla Russia, Mulder. Non darai l'esclusiva all'Enquirer prima che a noi, no?
Langly.
-Siamo curiosi di sapere se ci hai portato qualche regalo dalla steppa siberiana.
Riescono sempre a farlo ridere i tre trolls. Non lo confesserebbe mai, ma lo divertono e ancor peggio, lo fanno sentire in famiglia.
-Vi ho portato il costume tradizionale della donne per il raccolto nella tundra, ragazzi.
-E' della mia taglia?- domanda Frohike.
Qualche volta lo sorprendono anche. Non c'è linea telefonica che sia abbastanza sicura e tutti sanno che non possono parlare finchè non stanno a Washington. Ma Mulder è così impaziente come loro di mettere le mani sui dischi e la fiala. Non può evitare di sentirsi pieno di speranza.
Forse qualcosa in questi dischi significa che esiste un domani.
- Vi porterò un regalo quando arriverò. Questa notte?
All'altro lato della linea, la redazione del Lone Gun sembra approvare l'idea. Naturalmente Frohike non può evitare di aggiungere che se…
-…vieni con l'incantevole agente Scully faremo uova rancheros.
E' tentatore. Non c'è molta gente che lo sa ma quel bastardo di Frohike è quasi più bravo come cuoco che come pirata informatico. E per qualcuno che ha ottenuto l'indirizzo di posta elettronica personale di Bill Gate e gli ha inviato 500 e-mails da indirizzi diversi con la frase" muovi il tuo cu-cu e cambia il tuo software, lattante", è dire molto.
-Non ti prometto niente, Frohike. Credo che andrà a trovare sua madre.
Il poverino sembra deluso. Mulder non può fargliene una colpa. Non è facile abituarsi a stare senza Scully. Non capisce come mai ci siano 6 miliardi di persone che lo fanno tutti i giorni. I poverini non hanno mai provato l'eroina sotto forma di Dana Scully. Non ne sentono la mancanza. Non sanno nemmeno cosa sia vivere intensamente.
Chi non ha provato Scully, non ha vissuto.
- Mi preoccupa che passa più tempo con l'Uomo con la Protesi che con me, Mulder.
Dolcemente come unghie affilate in un pezzo di burro, le parole di Frohike lo attraversano, fanno delle sue insicurezze una bolla acuta e presente e reale. Il piccolo gnomo ha raccolto le sue paure- non può essere- e gliele ha servire su un vassoio.
-Quell'idiota ha il look da Cattivo Ragazzo, alle donne piace di più del mio look da Ometto Strano. Non mi piace.
Mulder ha un'immagine che lo abbandona poche volte, ma che si fa vivida, fisica, penetrante e letale quando Frohike parla. E' la foto presa come prova in un XFiles. Scully non sa che esiste, chiaro, è una delle cartelle della collezione speciale di Mulder che lui usa per torturarsi.
La schiena di lei tatuata con un serpente. L'atto supremo di ribellione, la sua pelle che gli grida " non sono tua, Mulder".
Ribellione marcata con inchiostro e fuoco.
E se a Scully piacciono veramente i cattivi ragazzi?
Non può essere.
E invece, quando tornano in aereo a Washington, con addosso l'informazione trascendentale, con qualcosa che FINALMENTE può fare la differenza, Mulder no sta pensando a dischi e fiale, non sta pensando alla verità e all'apocalisse. Li sta osservando, vedendo indizi, dove forse ci sono solo fantasmi.
A volte il braccio di Scully sfiora quello di Krycek.
A volte sulla schiena, giusto dove Mulder sa che sta il tatuaggio.
Non gli piace.
**
Sei mesi prima
22 febbraio
Shangai
06:15 a.m.
Ancora nel deposito, incapaci di muoversi o di ricordare quando hanno dormito l'ultima volta, Mulder e Scully controllano punto per punto ognuna delle carte che trovano nelle sette casse. Niente che non sapessero, le rivelazioni non sono grandi pezzi d'informazione, ma piccoli nessi tra le cose che già sospettavano. Connessioni neurali tra menzogna e menzogna. Ora viene alla luce del giorno quello che avevano tastato nell'oscurità, toccano non solo i bordi, ma i paesaggi interni della verità.
Rapporti sopra la vita aliena sul pianeta, la prima forma di vita della terra, milioni di anni indietro. Dettagli sul patto che pochi uomini eletti firmarono con i liders di questa razza che reclamava la sua casa. Autopsie dei primi bambini- figli biologici dei cospiratori- che furono sottoposti ai tests. Progetti d'ibridazione non portati a termine, lì stavano i nomi di tutti gli scienziati che collaborarono, fornendo agli uomini nell'ombra il materiale genetico, embrioni umani, conoscenze tecniche, quello di cui c'era bisogno. Ci sono cloni alieni, le pedine nella scala evolutiva extraterrestre.
Ci sono le connessioni dei cospiratori nel senato, il congresso, l'intelligencia, la Casa Bianca.
E la vaccinazione. Gli sforzi per ottenerla. Tutto dettagliato.
- Hai guadagnato molto denaro vendendo queste cose, Krycek?
Mulder lo domanda con più disgusto che odio, quando ha ancora tra le mani la terza cassa. Krycek è appoggiato contro il muro, seduto su una cassa, con gli occhi chiusi anche se non sembra che stia dormendo.
- Qualcosa. Ma lo speso tutto in puttane e alcool. Proprio come mi disse mia madre che sarebbe successo.
Non si prende il disturbo di guardarlo per rispondere. Mulder ingaggia sempre battaglie dialettiche che nessuno può vincere.
-Hai una madre?-ironizza.
-No. Sono nato sotto un cavolo e mi hanno allevato i lupi- Secco sarcasmo.
-Questo spiega quasi tutto.
La quarta cassa sono fotografie. Scully ha aperto mille cadaveri, ha cercato con le proprie mani nelle viscere delle persone bruciate, affogate, assassinate, torturate e violentate. Ma i bambini bruciati hanno il potere di farle rivoltare lo stomaco. In molti di loro non si può distinguere nemmeno la forma del sesso, indovinare se sono bambini o bambine.
La quarta cassa fa sì che Auschwitz sembri un parco di divertimenti.
Il fumatore, Bill Mulder, Cassandra e Jefrey Spender, sono solo pochi nomi nel grande schema della cospirazione. Granelli di sabbia in un deserto di biografie. La quinta cassa ne è piana. Scienziati, medici, politici comprati, assassini a pagamento, soggetti di tests, informatori, spie, funzionari.
E loro. Fox William Mulder. Dana Katherine Scully.
Lì stanno le loro vite. Passo per passo. Annotati i loro movimenti, analizzati i loro passi, fotografati, spiati nei loro momenti più intimi. Mulder, sconfitto, stanco, occhi rossi e muscoli dolenti, non può evitare di sorridere quando trova un commento ai primi rapporti di revisione di Scully, datato dopo il terzo caso insieme, autunno 1992. La tentazione di leggerlo ad alta voce è troppo forte.
-" La dottoressa Scully non sembra tanto interessata ad imporre i suoi punti di vista, che avevamo giudicato rigidi e straordinariamente aderenti alla prassi scientifica, quanto ad ascoltare con un modo di fare moderatamente tollerante, le teorie dell'agente speciale Fox Mulder. Questo è qualcosa che non avevamo previsto e meno che mai con la celerità con cui sembra si sia stabilita tra loro la fiducia. Sarebbe conveniente rivalutare la scelta dell'agente Scully come contrappeso ideale agli XFiles. Raccomandiamo un controllo dettagliato in vista di nuove circostanze"
Consola sapere che in alcune cose si erano sbagliati. Consola sapere che gli imperatori del mondo sottovalutarono la piccola spia. Mulder sorride suo malgrado. I suoi occhi abitualmente bigi, hanno perso tutto il marrone del miscuglio, sono così verdi che sembrano grigi o azzurri.
Spiati, fotografati, conservati in una cassa, Mulder e Scully hanno sempre saputo di essere sorvegliati ma c'è una differenza tra l'avere una convinzione e tenere tra le mani il peso dell'evidenza.
Krycek conferma i loro timori.
-Vi hanno spiato fin dal principio. Scully è la più facile dei due da seguire.
Lei lo guarda nascondendo quanto si sente turbata. E' brava a mascherare l'ansia. Ha anni di pratica.
-Per il microclip?
Krycek annuisce. Non sembra pentito per aver collaborato al suo rapimento, alla collocazione di questo clip la cui estrazione l'aveva portata ad un palmo dalla tomba. Non sembra pentito di niente e tenendo conto delle cose che ha fatto, quello che ha saputo e nascosto, Scully crede che il pentimento sia il minimo che dovrebbe avere la decenza di sentire. Dimostrerebbe almeno, un certo senso remoto d'umanità.
Dimostrerebbe che Krycek è diverso dai replicanti assassini, questi temibili "super soldati" che mostrano la sua stessa durezza glaciale.
Forse non è diverso. I super soldati vogliono annientare l'umanità per la propria sopravvivenza, sono solo istinto, crudeltà e morte. Krycek è, come loro, un sopravvissuto interessato a salvare l'umanità per salvarsi con lei.
Scully sospetta che se la scelta finale fosse tra lui e sei miliardi di persone, scoppierebbe a ridere, metterebbe fine all'umanità e festeggerebbe la sua sopravvivenza senza gettare uno sguardo indietro.
Lui e i super soldati hanno fini opposti, cuori simili e fiele nelle vene.
-Mi hanno rapito per fermare le investigazioni degli XFiles?- domanda
-No- risponde Krycek- Ti assegnarono per spiare Mulder, distrarlo dal corso delle sue indagini, già lo hai letto. Quando costatarono che non lo avresti fatto, considerarono la sconfitta come una vittoria. Ora avevano un punto debole con cui attaccare Mulder. Se rapivano te, potevano esercitare una pressione su di lui, orientare le sue indagini nella direzione adeguata.- Krycek sta seduto su un paio di casse di legno vuote, parla senza passione, nasconde il fatto che lui è stato uno dei primi a notare l'inteso legame tra la supposta spia e il famoso Mulder.- Grazie al clip, potevano controllare te. Controllata tu, controllavano lui.
Scully fa uno sforzo perchè la sua voce non si rompa. Non davanti a Krycek.
- Si prendevano molto fastidio.
-Mulder è il figlio di Spender, l'uomo forte del sindacato. Interessava loro.
Non è tutta la verità. ma Mulder e Scully sono schiacciati da quello che sanno, da quello che costatano, da quello che hanno tra le mani e fanno domande di tanto in tanto, immersi nel nodo più grande della cospirazione.
Non sospettano nemmeno che la decisione di rapire Scully fu molto, molto più complessa, molto più vitale di quello che può rivelare.
Krycek deve svelare alcuni segreti per guadagnarsi la loro collaborazione ma deve conservarne altri più pericolosi. I poveri disgraziati si accontentano di poco. Quello che c'è nelle casse è la punta dell'icesberg ma sembra che siano sazi per il momento e questo dimostra il poco che hanno saputo fin'ora. Sono sempre stati al margine di tutto, cercando di abbattere la Muraglia Cinese con una pagliuzza.
Alex Krycek ha scelto un'altra strada. Lavorare dall'interno. Distruggere la bestia convivendo con lei. C'è bisogno di meno scrupoli morali ma la morale è un privilegio nel quale ha smesso di credere da anni. Quando si è reso conto che i risultati esigevano decisioni rapide e difficili.
Esigevano sangue e qualcuno doveva spargerlo.
Lui era disposto.
**
20 anni prima
16 gennaio 1980
da qualche parte in Colorado
09:20 a.m.
ALEX corre nella neve e gli bruciano i polmoni, scottati dal freddo intenso, il suo respiro è così freddo che sembra fuoco. E' una mattina di pieno inverno e gli fa male il petto man mano che accelera il passo in direzione del bosco. Si sente tumefatto e da tempo che ha smesso di sentire le grida della madre sul portone di casa, che lo supplica di non farlo.
Non rovinare la tua vita, Alexander!
Non può pensare, non può pensare, non può pensare. Non vuole sentire.
C'è un manto di neve tutt'intorno, ma non ha tempo di guardarla. E' tutto troppo bianco, come se stesse diventando cieco. Quello che gli brucia di più non è la neve, non è il freddo, è l'arma. La stringe nella mano destra, così forte che le nocche sono diventate bianche appena uscito di casa. Non può cadergli la pistola del nonno. Se cade potrebbe bagnarsi. Se si bagna, non può sparare.
Sparare. Che verbo strano. Preferisce non pensarci. Preferisce correre. Gli piacerebbe smettere di sentire la voce di sua madre lontana, tatuata in un angolo della sua mente che non smette di strillare.
Alexander, pensaci, se lo fai tutto cambierà per sempre.
Il tumulto delle sue viscere è un caos sinfonico, l'adrenalina gli fischia nelle orecchie, non ha mai sentito tanto sangue in ogni parte del corpo. Quando arriva al bosco, la casa della sua famiglia è quasi un punto invisibile all'orizzonte e non può smettere di correre seguendo le impronte nella neve. Tutto quello che ha appreso nei suoi anni di caccia con il nonno è ora parte di lui. Segue le sue prede senza smettere un secondo di pensare a quello che ha visto in casa.
Ci sono tre paia d'impronte.
Due, sono di stivali militari.
Gli stessi stivali che hanno distrutto a calci i mobili di casa, che hanno battuto il nonno quando era per terra e lo hanno dato per morto. Gli stessi stivali che Alex ha visto da uno spiraglio della sua stanza. Quegli stivali sono impressi nella memoria del suo occhio mentale. Come le parole di sua madre e le grida e i pianti.
Non sa cosa sta succedendo. Sa solo che suo padre era in casa quella mattina prendendo il te e ora se lo sono portato via gli uomini con gli stivali militari e un forte accento che non sa identificare. Dovrebbe prestare più attenzione alle lezioni di russo del nonno. Si promette di farlo se il nonno sopravvive.
Deve fare più attenzione.
C'è troppa neve, neve ovunque e sa perfettamente quello che faranno i due uomini. Lo sa anche sua madre e suo nonno. Ma sua madre sta piangendo e il nonno forse è morto.
Fa freddo e l'unica cosa che separa Boris Ivanovic Krycek dalla morte è suo figlio e la pistola che ha tra le mani mentre continua a correre dove portano le impronte e il rumore degli uomini.
Rumore. Finalmente.
Quando arriva alla radura, stanno tutti e tre lì e Alex si sente molto più calmo del previsto. Si sente tranquillo, sereno, come se fosse un automa che esegue tutti i movimenti seguendo un programma stabilito, senza nessun intervento della volontà cosciente.
Padre sta in ginocchio, con gi occhi bendati, senza dire niente. Gli uomini con gli stivali militari lo tengono sotto tiro. Sono di schiena, è un tiro facile. Quasi come uccidere conigli, come lo fa con il nonno. Bastano due tiri, anche se lui ne spara altri in più. Gli uomini cadono sulla neve, il rumore delle pallottole esplose è assordante. Gli uccelli escono dai loro rifugi nelle erbacce. Suona una bomba di neutroni in paradiso.
Padre è vivo.
E' arrivato in tempo.
Alex lo solleva dal suolo e gli scioglie il bavaglio senza scambiare una sola parola. Quando Boris si è liberato dalle corde, prende la pistola e finisce i due uomini che cercavano di giustiziarlo con un colpo negli occhi ad ognuno. Uno di loro si muove al ricevere lo sparo, forse gli rimane un ultimo sprazzo di vita.
Nel bosco, i lupi s'incaricheranno di loro.
-Tua madre?
-Sta bene.
E' la prima volta che Alex vede suo padre sparare. Quando parla, si rende conto che ha le dita tumefatte e uno strano sapore in fondo alla gola. I due chilometri attraverso il bosco gli presentano il conto improvvisamente e cade a terra in ginocchio, incapace di sostenere il peso del corpo. Ha appena salvato suo padre.
Ha appena ucciso due uomini.
Il vomito lo coglie all'improvviso. La nausea è così violenta che i resti della colazione gli rompono le vene del naso. Si domanda se sta vomitando anche gli occhi e se il sangue che c'è a terra è suo o degli uomini che ha assassinato.
Si domanda come si sarebbe sentito se avesse ignorato la sua responsabilità e quel sangue fosse del padre morto. No. C'è qualcosa che sa con certezza. Preferisce essere il carnefice di questi due sconosciuti che il responsabile della morte di suo padre.
-Era il loro sangue o il mio sangue, Alex
Padre può leggergli dentro con facilità. Le sue parole lo tranquillizzano. Ha fatto la scelta necessaria. Non c'è altro da pensare, nonostante che i conati persistano e non può mettersi in piedi. Quando il padre lo solleva con sforzo, gli lascia un fazzoletto di cotone bianco per lavarsi.
-Andiamo a casa-, dice Boris e poi, aggiunge in russo,- ci sono cose che devi sapere.
Padre e figlio vanno verso casa, gli uomini con gli stivali militari non si alzeranno mai più in piedi.
Mai più. Ha tolto loro tutto quello che avevano e tutto quello che avrebbero potuto avere.
Questo è quello che sua madre gli ha detto prima di uscire, tra grida isteriche.
Il sangue che si sparge non si può raccogliere, Alexander.
Il nonno è solito dire che l'aceto non può tornare ad essere vino. Ora tutto è cambiato ma suo padre è vivo, non è il suo sangue quello che macchia il suolo. Questo è la cosa importante.
Quando arrivano a casa, sua madre si è asciugata le lacrime e il nonno si è alzato da terra, malridotto ma vivo. Parla in russo con Boris e quando finiscono, si avvicina ad Alex e lo abbraccia. Un gesto che lo fa sentire grande e strano, parte di qualcosa che non capisce. Boris gli racconta una storia vicino al fuoco e sua madre gli porta caffè con liquore.
- Non ti ho mai raccontato la verità, Alexander, perchè non tutti possono assumere questa responsabilità.
Padre parla in inglese, anche se con un forte accento russo.
-Quegli uomini che volevano uccidermi fanno parte dell'organizzazione più importante di questo pianeta.
Alex ascolta con attenzione. La prima volta che suo padre gli racconta che è una spia coinvolta in una cospirazione crede che stia mentendo, quando gli parla degli extraterresti sta sul punto di scoppiare a ridere. Il riso si congela quando comprende che non è un racconto di fantascienza, ma una realtà che minaccia il futuro prossimo. Gli extraterrestri vogliono il suo pianeta e la razza umana non ha posto nei loro piani.
Quanto più sa più tranquillo si sente. Tanto più logica gli sembra la decisione di uccidere quegli uomini. Non era un assassinio.
Era un'azione di guerra. La guerra è sempre stata lì alle sue spalle. La guerra spiega tutto.
-Quegli uomini servono la colonizzazione. Atri come me, lottiamo contro di essa.
Al calore del camino, suo padre gli chiarisce il suo destino. In realtà, tutto gli sembra semplice e chiaro.
-Resistere, Alex. O servire. Non ci sono altre possibilità. Devi scegliere.
Lo vede chiaramente. Non ci sono altre possibilità.
- Sapere queste cose è una responsabilità, Alexander. Ma solo gli uomini eccezionali si assumono le responsabilità.
Padre parla molte volte degli uomini eccezionali. Madre sta zitta. Anche lei capisce che il destino è segnato e che suo figlio sarà un soldato, come suo padre e suo nonno. Sa che la guerra non si può abbandonare perché ti lascia marchiato a sangue e non c'è via per tornare dall'inferno.
Il latte si può versare dalla bottiglia ma non può tornarci dentro.
Alex pensa a loro come soldati. Fanno ciò che è legale. E se non è così, quello che è bene. E se non è così, quello che è necessario. Tutto quello che è necessario. Una volta che Alexander sa la verità cerca di comportarsi con responsabilità, come un uomo eccezionale.
Ha solo quindici anni ma si sente molto più grande con il peso del mondo sulle spalle e i segni inequivocabili del sangue sulle mani.
Il latte si è versato dalla bottiglia. Da quel momento e per sempre. I suoi giorni sono vino, il suo destino è aceto.
**
22 Febbraio
Shangai
06:15 a.m.
Sette casse non sono tante ma svuotarle del loro contenuto porta via a Mulder e Scully tutta la notte. I primi raggi del sole minacciano l'oscurità che regna, illuminata solo da una squallida lampadina senza portalampada, quando Krycek decide di fare l'ultimo passo, lanciare Mulder nell'abisso della verità e aspettare il risultato. E' sorpreso di non sentire un piacere sadico quando gli da il rapporto. E' nascosto nell'angolo più buio, appena dieci fogli, abbastanza fotografie.
- C'è un'ultima cosa che dovresti vedere.
Prima di raccoglierlo, Mulder cerca gli occhi di Scully. Chiedendo il permesso, come sempre. Non fanno un passo senza consultarsi senza parole. A volte Krycek si sente fuori posto, a volte gli viene da ridere.
Sono invalidi emozionali, niente di più. Deve ancora decidere se questo li fa più deboli o più forti.
Deboli, sicuramente più deboli.
Il colore abbandona il viso di Mulder quando apre il vecchio rapporto dagli angoli gialli.
-Che cos'è?
Davanti alla domanda ansiosa di Scully, Mulder ingoia saliva, tarda qualche lungo e teso secondo a rispondere. Krycek lo guarda come se fosse un esperimento di biologia, si è domandato molte volte se ci sarebbe stato per vedere il suo viso quando alla fine l'avesse saputo. Come può coinvolgerlo tanto? Le sue ferite non si cicatrizzano mai, anche se sono vecchie. Mulder non sa superarlo. Il dolore sgorga da lui con tanta forza che a volte Krycek crede che solo standogli vicino avrà nausea.
Per uno che custodisce le sue emozioni così in profondità che quasi le ha dimenticate Mulder è una fiamma che l'attrae e lo respinge allo stesso tempo.
Una fottuta montagna russa emozionale che ti cattura nella sua energia, fa sì che tutto sia intenso.
-Mulder che cos'è?
Dolce, preoccupata, la voce di Scully lo tasta, lo tira fuori dai sui pensieri e ottiene che Mulder la guardi. Quando parla, suona roco, come se gli avessero strofinato la gola con la carta vetrata.
- L'autopsia di Samantha.
Le parole hanno il sapore del fiele.
-E' l'autopsia di Samantha.
**
Sei settimane dopo
20 Settembre
Washington D.C.
Appartamento di Dana Scully
02:15 p.m.
-Mamma?
-Dana! Già sei tornata a New York?
La chiama prima di disfare i bagagli, con una sensazione agrodolce nel cuore. Sua madre sembra contenta, l'allegria serena della sua voce è come una dolce pugnalata allo stomaco.
-Sì. Solo era un consulto in un ufficio regionale del FBI, mamma. Ma potremmo ritardare la cena? Devo…
-…lavorare. Perchè non mi sorprende?
Non sembra nemmeno arrabbiata. Come se avesse accettato da anni che per sua figlia minore la famiglia era una cosa secondaria davanti al lavoro. Non può spiegarle che il suo lavoro è il destino degli uomini e delle donne, di tutti i bambini. Non può spiegarle niente, solo fingere davanti a sua madre per salvarla o salvare se stessa.
-Mi dispiace- riesce a dire. Le dispiace veramente ma non solo per la cena.
Parlano un poco di cose futili e pettegolezzi del vicinato. Scully pensa ad Akab. Quello che penserebbe di lei se sapesse che nasconde tante cose a sua madre.
-Almeno promettimi che sarai qui per l'anniversario di Melissa.
-Te lo prometto, mamma.
Non le si spezza la voce quando lo dice. Non piange nemmeno quando riattacca il telefono.
Krycek ha le idee molto chiare. Quanta più gente sa che Melissa è viva, più grande è il pericolo che questa corre.
Anche Scully ha le idee chiare.
Ogni secondo che passa senza dire a sua madre che Melissa è viva, diventa responsabile di un assassinio.
La uccide ogni volta. Con ogni silenzio.
Non sopporta di pensarci, la colpa la divora come un peso morto sulla coscienza e s'intrattiene per distrarre la direzione più oscura del suo pensiero. Ha cose da fare, come prepararsi, disfare la piccola valigia da viaggio, andare dai "Lone Gun" con i dischi e la formula dell'informatore.
Fare la doccia.
Non pensare.
Qualcosa è sul punto di cambiare.
Glielo dice una sensazione formicolante nello stomaco che non si calma quando l'acqua le riscalda la pelle. Nuda sotto la doccia si sente al sicuro per qualche secondo, coperta dal calore da tutte le parti, sola con il suo corpo, non tanto come Dana Scully che ha tutto sotto controllo, ma Dana Scully, che non sa quasi niente e cammina alla cieca cercando di non sbagliarsi.
Nella doccia si placano le sue colpe e a poco a poco, un'immagine s'istalla nei meandri umidi e caldi del bagno pieno d'umidità e segreti mal custoditi.
Mulder. Lenzuolo alla vita, che inciampa nudo, espressione assonnata, capello scompigliato, occhi vitrei, telefono sul letto.
Krycek all'altro lato.
Il bagno si riempie di vapore. La sua mente s'oscura, va attraverso l'acqua calda in tutti i posto in cui si sente sicura. Non può evitarlo. Va fino a Mulder e l'ultima volta- l'ultima e la prima volta- che hanno dormito insieme.
Nello stesso letto. In un motel cadente di Shangai.
Il ricordo fa male, brucia.
Mulder.
Sua sorella non tornerà mai più a casa. Ci sono più vittime in una guerra silenziosa di quello che si possa sospettare.
**
Sei mesi prima
22 febbraio
Shangai
06:15 a.m.
Quello che ricordo di più di Shangai è l'odore. Tutto un viaggio di odori stranieri, lontani, profumati come baci di un adolescente all'alba del tempo. Ricordo il miscuglio di soia e verdura e mushu nel mercato. Ricordo la carta e l'umidità e l'urina dei gatti nel vicolo dove Krycek conservava tutte quei documenti. Ricordo l'odore di cuoio sporco nel taxi che ci portò all'hotel quando l'alba era una promessa sul punto di esplodere. Ricordo quel profumo dolce di detergente nella mia stanza. Ricordo che mi tolsi i vestiti per fare la doccia e puzzavo di disillusione.
Non ricordo quanto tempo passai in quella stanza, vedendo scorrere il tempo, con la mente vuota. Ero solito avere momenti di vuoto quando Sam scomparve, ore intere perse a guardare il nulla che poi non riuscivo a ricordare. Non sono sicuro che qualcuno in casa mia se ne rendesse conto o se ne sarebbe importato se l'avesse saputo.
Shangai era una nube e facevo uno sforzo a respirare.
Avevo ancora l'autopsia nonostante che Scully avesse cercato, in un modo poco sottile, di farsela lasciare.
Le promisi che avrei dormito. Riposerò, Scully. Non, non mi farò ossessionare vedendo le foto di mia sorella torturata e morta, Scully. Mentii. Non mi credette ma mi lasciò solo perché Scully non è di quelle che ti forzano ad essere migliore, aspettano solo finchè cadi dalla pianta e incominci a camminare da solo verso la luce.
E' inutile dire che con me deve armarsi di pazienza.
Non potevo smettere di guardare il rapporto. Come avrei potuto? Tutta una vita dedicata a lei e lì stava la mia ricompensa. Samantha Anne Mulder magra, livida, nuda, fotografata su un lettino metallico. Vinta, usata, torturata a solo tredici anni. Aveva ecchimosi in tutto il corpo, si potevano vedere le ossa delle costole, si distinguevano nitidamente attraverso la pelle gialla. Il corpo senza grasso, l'espressione sfigurata per l'orrore di vari anni di sequestro.
Le fotografie non lasciavano niente all'immaginazione.
Se questa autopsia fosse capitata nelle mani di Scully, lei avrebbe tolto le foto, per risparmiarmi il boccone amaro. Krycek, ammesso che ci pensi a questo genere di particolari, li considera poco degni. Lui crede nella verità a bruciapelo, finchè ti spacchi in due. Se sopravvivi quel bastardo di Krycek crede che hai superato un test attitudinale per l'apocalisse. Se non sopravvivi, non sarà lui che piangerà al tuo funerale.
Una cosa è sicura. Io mi sarei rifiutato con tutte le mie forze di accettare la morte di Sam senza quelle fotografie. Senza l'evidenza irrefutabile nelle mani. Insistetti per sapere dove era sepolta ma a quanto sembrava i rapiti come lei che non resistevano alle prove erano cremati per evitare problemi.
Non avevo una tomba dove piangerla.
Le mie speranze erano state ridotte in cenere e buttate nel secchio della spazzatura decine di anni prima.
Qualcuno aveva strappato Sam dalla sua casa. Terrorizzata e usata. Bruciata e gettata.
La mia verità. Quello che avevo cercato per tanto tempo.
So che un uomo adulto e relativamente intelligente non dovrebbe delirare con sogni infantili. Ma la verità è che per anni pensai che era impossibile. Che veramente non poteva essere morta. Se lo avessi desiderato abbastanza, se mi fossi sforzato abbastanza lei avrebbe finito per apparire. Ero come un fanatico religioso che considera impossibile che Dio non esiste perché sente la certezza nel più profondo del suo cuore.
Non lasciavo che la realtà, la probabilità, la ragionevolezza e il tempo facessero presa in me perché non poteva essere. Perché il ricordo che avevo di lei continuava ad essere quello di una bambina troppo sveglia e troppo cocciuta che mi faceva arrabbiare e si attaccava il chewing gum nei capelli e correva sulla sabbia dei Vigneti di Marta. E questa immagine era così piena d'allegria infantile- questo ricordo così vivo- che non trovavo il modo di conciliarlo con l'idea di una Samantha morta.
Spenta. Sterile. Finita.
Nella triste stanza dell'hotel di Shangai- credo che fosse lo Sheradon- memorizzai ogni riga. " Il soggetto non ha potuto resistere alla prima fase delle prove necessarie per il processo d'ibridazione". " Ora della morte quattordici e trentetre".
Avrei potuto essere io, morto in quelle fotografie, ma non lo ero. Perché mio padre biologico scelse di lasciarmi vivere e quel vigliacco di Bill Mulder non seppe affrontarlo.
Pensavo a tutte queste cose, sentendo quella bolla familiare di colpevolezza nello stomaco, ogni volta più piena di schifo, ogni volta più piena di rabbia, ogni volta più esplosiva. Quando Scully bussò guardai l'orologio per la prima volta. Era mezzogiorno. Aprii la porta per chiederle di non darmi fastidio ma quando la vidi non ebbi la forza di dire niente.
Le foto stavano sul letto. Dana Scully ha un limite per l'auto tortura, contrariamente a me. Così che volle raccoglierle tutte. Mi opposi. I dettagli sono ora sfumati ma so che insistette. E che io continuai ad oppormi. Credo che alzai la voce ma non ricordo ciò che dissi. Invece, non posso dimenticare il suo sguardo. Tutto determinazione e ardore, come ogni volta che prende una decisione per il bene di un'altra persona. Forse anche lei alzò la voce anche se sono sicuro, non così tanto come me. So quella maledetta autopsia era tutto quello che mi rimaneva di mia sorella e che non ero, per nessun motivo, disposto a rinunciarci.
Nemmeno lei era disposta a rinunciare.
-Mulder voglio che tu me la dia!
La odiai. Era così chiaro. Lei aveva la colpa di tutto. Frigida chiusa incapace di vedere più in là del suo microscopio. Lo pensai ma non lo dissi, non so perché. Sono quel genere di bastardo figlio di gran puttana che dice queste cose solo per aspettarsi una reazione dagli altri e provare il suo castigo.
Per questo dissi qualcosa ancora più stupido, sapendo che avrebbe fatto più male.
E' meglio non avermi vicino quando sono in stato di shock.
- Hai sempre voluto che fosse morta.
Le dissi questo.
-Così che non dovevi credere negli omini verdi. Molto meglio che mia sorella fosse morta, sotterrata in una fossa da un assassino di bambini, per esempio. Questo è più logico, ha più senso. Così è più facile non credere.
Ogni giorno, mi domando trenta o quaranta volte al minuto perché Scully continua a stare con me e non trovo mai la risposta. Qualsiasi essere umano normale sarebbe uscito correndo dalla stanza in quel momento. Ancora di più. Qualsiasi essere umano normale mi avrebbe spaccato la faccia e sarebbe uscito dalla stanza, dalla Cina e dalla mia vita. Questo sarebbe stato la cosa razionale e Dana Scully è molto razionale. Andarsene via e farmi supplicare per i successivi vent'anni il suo perdono sarebbe stato sensato. E Dana Scully non è altra cosa che sensata. Avrebbe dovuto farmi supplicare la sua clemenza fino a che non mi sanguinassero le ginocchia.
L'unico problema è che Dana Scully- sensata, razionale, logica Scully- non è un essere umano normale. Così come stanno le cose, direi che è abbastanza straordinaria. Mette sempre la lealtà al di sopra di ciò che è sensato. Non so perché m'include nella ridotta lista delle persone per cui è disposta a rischiare tutto, ma so che non me lo merito.
Non la merito, non lo capisco. Non è normale. Ma è così.
Non gridò nemmeno. Il viso era pallido e forse aveva una tonalità vitrea nello sguardo, ma non gridò- Stese semplicemente la mano e disse tre parole.(N.d.T. in italiano due.)
Ingoiando l'ira o il dolore o qualsiasi cosa si nascondeva dietro di quello sguardo ieratico.
-Mulder, dammelo.
Non seppi rifiutare. Le avevo mostrato la parte peggiore di me e lei stava lì. Io volevo che mi odiasse e mi castigasse per aver perso mia sorella e lei allungò la mano.
Fidandosi.
Perchè non era capace di punirmi?
Le detti l'autopsia e sospirò. Credo di sollievo. Osservai che le tremava la mano, posso chiudere gli occhi e sentire ancora quel tremito nel mio cuore. Credo che aspettava terrorizzata la mia successiva reazione. Allora mi resi conto dello schifo che sentivo e che mi stava asfissiando, poteva essere solo schifo verso me stesso. Mentre facevo del male all'unica persona al mondo che si lascerebbe uccidere per me.
Nella stanza dell'hotel la voce di Scully era Bach e Beethoven, carezzevole, forte. Per me.
-Samantha è morta, Mulder e mi dispiace. Preferirei non aver mai più ragione in vita mia se questo significasse restituirtela solo per un giorno e lo sai.
Lo sapevo, Dio, ora lo sapevo. Ma sentirselo dire fu la prova definitiva. Se Scully diceva "morta", allora Samantha era morta. La scienza aveva emesso la sua sentenza e io non avrei rivisto mai più mia sorella.
Così che lo dissi.
-Samantha è morta.
Non so perché mi abbracciò mentre piangevo. Non so perchè non mi rimproverò mai una sola delle parole pungenti che le dissi. So che lei è migliore di me e io non posso immaginare perché mi portò a letto e mi lasciò piangere finchè rimasi senza forze. Perché si sedette lì con me e mi accarezzò i capelli.
-Non cambia niente di quello che ti ho detto ma dovresti chiamare tuo fratello e lasciare che mi uccida solo per essere pari, Scully. E' il minimo che merito.
Avevo sonno. Non ho mai avuto tanto sonno. Le sue parole mi arrivavano sorde, come se passassero attraverso nuvole di ovatta. Scully mi stava accarezzando i capelli.
- Se qualcuno ti ucciderà, Mulder, credo che mi merito il privilegio di essere la prima della lista.
Certo.
Finalmente lo dissi.
-Mia sorella non tornerà mai più a casa, Scully.
La guardai veramente per la prima volta. Mi sembro di non averla mai vista. Le brillavano gli occhi per lo sforzo di trattenere le lacrime.
-Lo so, disse-ora lo so.
Non poteva restituirmi Samantha, così che si coricò con me, vestita sul letto, finchè non mi addormentai. Nello stesso letto. Con Scully. Credo che passarono vari giorni finchè mi resi conto che avevamo passato ore accoccolati sulle lenzuola sgualcite come i gatti quando nascono.
Quando mi svegliai era notte. Lei era tornata nella sua stanza e nel mio cuore palpitava ancora il suo profumo.
Samantha continuava ad essere morta.
D'allora non abbiamo più diviso un letto.
**
Sei mesi dopo
20 Settembre
J. Edgard Hoover
Sede Centrale del FBI
08:15 p.m.
Prima di andare dai pistoleri, Scully passa per il palazzo del FBI, parcheggia al suo posto, scende con l'ascensore fino al seminterrato sorridendo con una smorfia cortese agli agenti di sicurezza e ignorando il resto dei colleghi che vedono in lei solo una certa superiorità altera.
La signora Spettrale. Se qualche volta le è importato che la chiamassero così, è stato molto tempo fa. L'unico posto dove si sente al sicuro, in cui si sente se stessa, comunque sia, è il seminterrato, che odora di Mulder anche quando Mulder non c'è.
L'ultima cosa che si aspetta è vederlo lì.
- Come sei riuscito ad entrare qui?
Gli piacerebbe chiedere perchè ha i piedi sulla scrivania mentre legge quello che sembra un XFiles ma è una domanda che si conserva per dopo.
- Nel FBI?- domanda Krycek
Sembra divertirsi. Come se entrare nel FBI fosse ridicolmente facile. I suoi contatti sono di un'efficacia che atterrisce. Scully non vuole sapere niente su di lui ma è curiosa. Lo hanno lasciato passare gli uomini della sicurezza? Ha comprato anche loro?
- C'è qualcuno che non finisce intrappolato nella tua ragnatela?
- Perchè non hai una scrivania, Dana?
Krycek ha gli occhi verdi. Scully ha tardato mesi ad accorgersene, ad iniziare a scoprire i chiaroscuri del suo viso. Per anni l'uomo che ha davanti è stato solo un oggetto di odio, risulta strano iniziare a comprendere i pezzi del puzzle, vederlo come qualcosa di più di un assassino. Non passa molto tempo con lui , non si sente a suo agio.
E preferisce non rispondere alla domanda della scrivania.
Non le piace che la chiami Dana, anche se nemmeno la rende felice l'idea che la chiami Scully.
-Comprometti Mulder e me stando qui, Krycek.
- Stavo per andare via.
Toglie i piedi dal tavolo ma non si alza dal posto di Mulder. C'è qualcosa di osceno nel fatto che stia seduto lì, occupando il suo posto, come se fosse il signore del seminterrato o qualcosa di simile. Scully non si siede mai lì, perché Krycek sì?
E' il posto di Mulder.
E perchè le importava tanto che si pigliava questa libertà?
Sono gelosa di una sedia?
Come se leggesse nei suoi pensieri si mette in piedi, alto come Mulder. Abbastanza più minaccioso. Quando le si avvicina ha ancora il rapporto tra le mani. Se la guarda direttamente negli occhi, Scully si sente aggredita, instabile. Se le parla, sembra sempre un sussurro un poco aggressivo.
-Non voglio insozzare con la mia presenza la santità di questo luogo.
Al contrario di Mulder, lei non sa come rispondere al suo sarcasmo, ai suoi insulti velati. Mulder può batterlo, insultarlo per sentirsi più a suo agio, perchè l'intossicante intensità di Krycek non risulti così opprimente. Scully non può fare niente di questo e si sente furiosa.
Indica con lo sguardo il rapporto.
- Non puoi portartelo via. E' proprietà federale.
Non lo dice come una battuta ma chissà perchè Krycek lo trova divertente. E' la prima volta che vede un autentico sorriso in lui. Odia riconoscerlo con tutte le sue forze ma è un sorriso duro e facile.
Se non fosse Alex Krycek, avrebbe detto che è un sorriso sexy.
Ritorna serio improvvisamente, abbassa il tono di voce, come se le stesse raccontando un segreto osceno.
- C'è qualche regola che hai infranto, Scully ?
Le distanze tra loro si accorciano anche se nessuno si è mosso. Ci deve essere una ragione per cui tutti gli uomini con i quali ha un rapporto non sanno parlarle senza trasformare le parole in una seduzione, un narcotico gioco di potere.
Alex Krycek trama qualcosa. Lo sa con certezza. Sta giocando, anche se l'obiettivo non è chiaro.
-Me lo vuoi dare, Krycek?
Come se non avesse troppo importanza, le da il rapporto. Scully gli da una rapida occhiata, non ha bisogno di molto per scoprire quello che è. File X 76932, militari con disturbi del sonno.
Il primo caso di Krycek come collega di Mulder nel FBI.
-Ha un valore sentimentale per me.
Il suo modo di dirlo nasconde tanti doppi sensi quanti Scully vuole vedere. C'è qualcosa di sinuoso, qualcosa di quasi lussurioso nel modo di muovere le labbra nel parlare. Non dovrebbe avere questa tagliente bellezza crudele.
E Scully non dovrebbe essere curiosa.
-Davvero?
Non dovrebbe domandare.
Sta giocando con lei. E' solo un gioco, per lui tutto è un gioco. Nient'altro. Ma le sue successive parole sono così insinuanti che sembrano pornografiche, fanno si che Scully torni a pensare a lui e Mulder insieme. Entrambi condividono qualcosa-intenso e violento e fisico- che Scully non è sicura di comprendere.
-Era divertente giocare all'agente novizio e al maestro che vuole insegnare. Era abbastanza divertente. Mulder era meglio di Disneyland.
Avrebbe giurato che quel bastardo stava cercando di ingelosirla.
Avrebbe giurato che ci stava riuscendo.
Chi crede di essere?
Quando esce dalla porta non si gira a guardarlo. Preferisce non vedere quelle falcate troppo mascoline e il sorriso trionfale che deve avere. Preferisce non pensare. E' solo un gioco. Un gioco stupido per torturarla con l'assurda possibilità che divida con Mulder qualcosa di più contorto di quanto a Scully piacerebbe.
Lei ha fiducia in Mulder. E Mulder in lei. Krycek è l'intruso.
E questo è tutto. Questo è stato sempre tutto.
Andando contro la sensata voce della sua coscienza, Scully si porta via il rapporto. Ricorda il caso con chiarezza. Ricorda quel periodo prima del suo rapimento. Separata da Mulder, distrutta per la lontananza, incapace di mettersi in contatto con lui, gelosa di qualsiasi cosa che potesse attraversare le sue difese come lei era solita fare.
Gelosa di Krycek, anche se non vuole ammetterlo. Il suo senso territoriale di figlia più piccola di una famiglia di uomini forti è un istinto intenso, a volte opprimente.
Si dimentica di spegnere la luce quando esce dall'ufficio e i suoi tacchi risuonano come spari nel corridoio.
Con Mulder si è sempre sentita al sicuro e a casa. Con Krycek si domanda chi diavolo fosse.
22 settembre
Washington DC
09:45 p.m.
L'odore del tè scende a spirali verso il basso, arriva dal terzo piano fino al malandato portone che un tempo doveva avere un portiere. Ai bei tempi. Quando il rione era ancora un posto in cui la gente voleva vivere, invece del cimitero delle illusione in cui si era trasformato, un posto senza aria dove gli appartamenti perdono valore giorno dopo giorno, abbandonati alla decadenza e alla pigrizia. Forse l'arrugginito ascensore funzionava ancora ma Alex Krycek, che si porta dietro una claustrofobia di cui non parla mai dalla sua esperienza nel Dakota del Nord, preferisce le scale. Sale senza fare rumore e bussa alla porta tre volte. Tre colpi secchi e sicuri che non danno adito a nessun equivoco sulla sua determinazione. Sta lì per qualcosa e lo farà con efficienza.
E' quello che fa. Efficace, pratico, amorale. E' quello che è.
Uno stridio e la grossa porta di legni nobili che ha bisogno di una verniciatura con una certa urgenza, si apre. Uno spiraglio di approssimativamente dieci centimetri. Dietro la catenella di sicurezza, si affaccia il viso di un uomo bassino, di carnagione giallastra e uno sguardo torbido. Lo spia dall'altro lato della sua triste prigione. Una lepre con l'insonnia nascosta nelle sterpaglie.
-Che cosa vuole ora?-domanda.
C'è timore nella sua voce e questo fa sì che le parole tremino leggermente. I piccoli uomini come lui, hanno sempre paura.
-Che mi apra, per incominciare.
Dopo un paio di proteste soffocate, l'uomo chiude la porta e fa scorrere la catena, per aprire di nuovo. Sono passati solo un paio di giorni dall'ultima volta che Krycek l'ha visto, nel tumulto ubriacante di una discoteca. Il grande informatore di Mulder. Dall'allora sembra essersi rattrappito.
La sua voce sembra un gracidio. In altri tempi, era stato un grande scienziato. Ora non è altro che un rudere.
-Credevo che la nostra collaborazione finiva con la consegna della boccetta a Mulder.
E' un appartamento spazioso e mal curato. Dalla soglia della porta, Alex Krycek può osservare la cucina, da lontano. Al calore del fuoco un'antica teiera d'argento bolle e avvisa con il suo insistente tremito che qualcosa sta per accadere.
- E' così- afferma guardando il viso asciutto di quest'uomo che lo valuta dalla testa ai piedi, cercando d'indovinare la sua mossa successiva. –E' così dottore. Per questo sono venuto. Per porre fine alla nostra collaborazione.
Un movimento rapido e tira fuori la pistola dalla tasca interna della giacca. E' una giacca sportiva di cotone con un taglio quasi perfetto. A Krycek sta bene. Si nota appena la protesi e non si distingue mai la sagoma di un'arma sotto il bavero. Nessuno fa vestiti come gli italiani.
E niente trasforma lo sguardo di nuovo come il sapere che sta per morire.
E quando vede la pistola, il piccolo uomo perde lo scarso colore del viso. Sbarra gli occhi. Sembra che le sue ginocchia stiano per spezzarsi. Traballa facendo un paio di passi indietro. Il panico lo domina in tal modo che la scelta di resistere non gli passa nemmeno per la testa. Qualcosa di supplice e disperato tinge tutte le sue azioni e Krycek si rende conto che da troppo tempo quest'uomo non è altro che un cadavere senza istinto di sopravvivenza.
Sfortuna.
Respira così agitatamente che sembra che il petto sprofondi ad ogni boccata d'aria. Cerca di parlare, ma l'unica cosa che ottiene sono singhiozzi senza parole. Quando sbatte contro la tavola, cade a terra e rimane lì in ginocchio, guardando come Krycek sistema il silenziatore e mira tra gli occhi.
-Ho fatto quello che voleva- dice ogni parola spezzata dalle lacrime. Rabbia o dolore o impotenza o qualcosa che Krycek chiamerebbe angoscia se gli importasse l'angoscia fanno sì che la sua voce sembri quella di un animale che stanno dissanguando. - Ho dato la boccetta a Mulder- piagnucola. E continua a ripetere" ho dato la boccetta a Mulder" come se questa avesse importanza o Krycek non lo sapesse.
Consegnare quella boccetta è ciò che lo ha tenuto in vita fin'ora.
- Certo- la voce di Krycek non rivela nessuna emozione che superi le altre - Grazie.
E' un colpo pulito che taglia di netto quello che stava sul punto di essere un grido. L'informatore cade a terra immediatamente e Krycek non deve nemmeno dargli il colpo di grazia. Quando il sangue incomincia a fuoriuscire dal cranio, il tappeto si tinge di malva e morte.
E' un peccato. Sembra un buon tappeto. Iraniano e non una di quelle schifezze d'imitazione.
In cucina il tè sibila con insistenza. Passando sul cadavere, Krycek lo toglie dal fuoco e spegne il gas. Porta sempre un guanto di pelle nero sulla protesi, così che non deve preoccuparsi delle impronte digitali. Con la mano di plastica non deve nemmeno preoccuparsi se l'argento è o non è troppo caldo.
E' da molto che non c'è nessun fuoco che può scottarlo.
Anche se a volte, poche e squisite volte, qualcosa riesce a riscaldarlo lievemente, a volte perfino bruciarlo per un secondo. Alcuni sguardi, alcune parole, alcuni istanti.
Alcune persone.
Negli ultimi tempi. A volte.
Chiude la porta, scende per le stesse scale che aveva salito minuti prima. Lo stesso uomo prudente, con la differenza che ora c'è un uomo morto e un tè che tarderà ore a raffreddarsi senza che nessuno lo beva.
Nella macchina, il motore è in moto e la radio accesa. La spegne immediatamente perché non può sopportare tutte quelle telefonate disperate e piagnucolanti dei programmi notturni. Nel silenzio, la voce del copilota si sente più nitida, rugosa come un mattino d'autunno.
-Già fatto?
-Come tu volevi.
Lo specchio retrovisore gli restituisce la propria immagine. Occhi verdi, voce che suona troppo spassionata, come se gli rimordesse la coscienza.
Non le piace.
-Non farmi credere che t'importava di quel disgraziato, Alex.
Poca gente lo sa ma quando Marita Covarrubias parla di certe cose, la sua voce di ghiaccio e fumo diventa sinistra come uno stormo di corvi in una notte di solstizio. L'abituale durezza femminile del suo viso troppo biondo si trasforma in crudeltà.
A Krycek non piace. In alcune occasioni Marita gli ricorda troppo se stesso.
- Quell'uomo diresse gli esperimenti sul cancro nero a Fort Marlene, Alex: vuoi che ti racconti le cose che mi ha fatto?
- No.
Lo sa perfettamente. Rita vuole la sua vendetta e a lui non importa metterla in atto. L'uomo gli è stato utile ma ora ha fatto il suo lavoro. Non c'è molto altro da dire. Lui non sceglie le circostanze, reagisce solo nel modo migliore che conosce.
- E se ora questo…-la voce di Marita si spezza-…scienziato ha deciso di pentirsi e collaborare, è arrivato troppo tardi.
La macchina va verso il centro di New York. E' sempre meglio non fermarsi sul luogo del delitto, per quando arriva la polizia e le telecamere della televisione. A Manhattan c'è movimento nelle strade, i semafori cambiano di colore eseguendo una coreografia di luce, facendo l'occhiolino ai guidatori con automatica precisione. Tutto si muove e si agita, tranne il cuore di Krycek, che rimane immutabile quando arrivano al parcheggio e Marita gli offre di salire da lei con un chiaro invito a dividere il letto.
-Devo andarmene.
Marita odia il rifiuto. Il sesso è la sua principale arma. La spiazza non poterla usare. E sa che Krycek è un animale d'abitudine incapace di tenerlo buono per molto tempo. Suppone che se non si sta scaricando con lei, sta avendo ciò che gli piace da qualche altra parte.
Non sta tanto fuori strada.
-Già vedo. Ti aspettano gli agenti del FBI.
In altri tempi, Krycek non avrebbe mai detto no al sesso tra lenzuola di raso e Marita lo sa. Marita sa quasi tutto e ciò risulta fastidioso.
-Il dottore è morto, Rita. Per questo sono venuto, questo è ciò che hai. Mi è servito e ora è servito a te per la tua vendetta.
-Questo è tutto?
Così fredda da poter congelare il ghiaccio nella sua voce.
-Per ora. Ti ho fatto un favore, e un favore con un favore si paga.
Il parcheggio è prigioniero di un silenzio sepolcrale, quasi mortale. Krycek non da mai nulla gratis.
- Ti chiamerò, Rita.
Fa un cenno per andar via e salire di nuovo in macchina ma gli occhi duri e profondamente azzurri di Marita lo trattengono. Tutto in lei è brina.
- Quale dei due ti piace di più? Mulder o Scully?- Gli si avvicina, muovendo sinuosamente la sua figura di vaso cinese, come se credesse di vivere in un film degli anni cinquanta interpretando il personaggio della donna fatale. C'è da riconoscere che la maggior parte delle volte funziona questo personaggio. In passato, ha funzionato anche con lui- O ti piacciono tutti e due?
Forse è gelosa, forse si odiano ancora troppo perchè ci sia spazio per la compassione tra loro.
- Non importa quello che dai loro, Alexander, si apparterranno l'un l'altro sempre.
Va via senza rispondere, dandole le spalle e mettendo in moto la macchina con una certa urgenza ben dissimulata. La città balla e respira come un mostro che cambia sempre forma ed acquista facce diverse con ogni fase della luna.
Come lui.
Non gli piace che Marita lo chiami Alexander, cazzo. E' da molto che l'uomo che rispondeva a questo nome non esiste più.
**
Scaleno.( Dal lat. " scalenus", gr"skalenos", obliquo) Si applica al triangolo i cui lati sono disuguali.
ALEX KRYCEK
Non scegli le carte che ti da la vita. E nemmeno scegli il gioco. Un giorno, guardi indietro e scopri che sei seduto in mezzo ad una partita di poker. Se sei me, sicuramente avrai carte di merda. La peggior mano che tu possa immaginare. Non un asso, né una triste coppia. Niente di niente. In quel momento, hai solo due scelte. Può sembrare che ne hai di più, ma se guardi con attenzione, vedrai che sono solo due.
Puoi lasciare la partita.
Arrenderti. E servire.
O puoi continuare. E cercare di vincere.
Resistere. E vincere.
L'unica cosa di cui hai bisogno è che nessuno veda le tue carte. E la miglior faccia da poker che ti puoi immaginare. Quando giochi per abbastanza tempo, ti andrà così bene che nessuno sarà capace di indovinare il tuo gioco.
A volte nemmeno tu.
Spender è un figlio di puttana mal nato che penso di uccidere un giorno con le mie mani. Ma noi figli di puttana siamo sempre quelli che diciamo le più grandi verità e lui me ne ha dette alcune.
La più importante?
Che tutto è un gioco.
E che niente e nessuno è quello che sembra.
Non so se Mulder e Scully conoscono ancora questa lezione in tutta la sua grandezza. Ma la conosceranno. Molto presto. Come hanno conosciuto tutto il precedente. Poco a poco, la vita rende chiari i margini della realtà. Nello stesso modo in cui si regolano le lenti di un microscopio per rivelare gli angoli del futuro.
Un futuro che si rompe e che si spezza a misura che ci fratturiamo.
**
26 settembre
Biotecnologie Roush
20 chilometri da Francoforte
Germania
02:33 a.m.
La resistenza è l'ideale che ci mantiene in piedi, come una volta ci manteneva la verità. Ciò che facciamo, ciò che siamo, ciò che ci giustifica e ciò che ci definisce. Resistiamo, dunque siamo. Resistere è un forte che c'isola dal resto del mondo e ci mantiene uniti al di là delle nostre differenze. Mulder e me. Noi con Krycek. Ora non solo resistiamo per sopravvivere. Ora siamo la resistenza perché tutti sopravvivano. La differenza tra la sopravvivenza e l'Armageddon. Viviamo su una linea che attraversa i continenti e si sfuma nel tempo.
Corriamo, mentre la fede scoppia alle nostre spalle.
- Mulder!
E con la fede tutto ciò che siamo stati.
-Mulder!
Le nostre credenze, le nostre convinzioni, il nostro onore.
-Muuuuldeeeerrrr!!!!
Scura come la peggiore delle intenzioni, la notte mi avvolge e mi fa male la gola per la forza delle mie grida. Tutto accade troppo in fretta, non distinguo tra l'adrenalina e l'angoscia e faccio fatica a pensare con chiarezza mentre cerco di continuare a muovermi. Senza riposo, senza fine, senza un chiaro obiettivo, mi muovo verso la curva della strada dove abbiamo lasciato la nostra macchina quaranta minuti fa.
Solo quaranta minuti?
Mio Dio, sembra un'eternità.
- Mulder!
Non so se gridare è la cosa più sensata, ma se non lo trovo subito, so che sarò incapace di salire su questa macchina e andar via senza di lui. Tutto pensato, tutto pianificato, tutto sembrava andare bene. Era molto semplice, i ruoli erano ben assegnati, il copione perfettamente strutturato, ma c'è venuto meno al primo giorno di ripresa.
-Muldeeeeeeeeer!
La Biotecnologie Roush usa questa fabbrica di Francoforte da anni. I dischetti che abbiamo trovato in Russia la indicano chiaramente come il luogo dove dovevamo venire. Il centro delle ricerche tossicologiche che suppostamene realizza analisi ad alto livello per la OMS sul vaiolo e l'ebola, non è altro che la copertura per il progetto dell'ibridazione. O lo è stato.
Ora non è niente. Niente
-Muldeeeeerrr!!!!!
Il suo nome mi brucia la gola. La notte è un tunnel, la terra è bagnata e non esiste la luna. La mia pila è l'unica fonte di luce e l'ululato degli assassini si sente ogni volta più vicino, al ritmo del mio cuore.
Si supponeva che non ci fossero tante misure di sicurezza. Si supponeva che, morti tanti membri del sindacato, le ricerche fossero rimaste ferme. Si supponeva che sarebbe stato facile e che ci saremmo separati solo per dieci minuti. Tempo sufficiente perché Mulder e Krycek riuscissero a prendere i dischetti mentre io mettevo fuori uso il sistema di sicurezza con un apparato che i pistoleri avevano creato appositamente per l'occasione.
Mulder-dove-diavolo-sei.
Tornare alla macchina se qualcosa va male. Aveva senso, è quello che sto facendo.
Non ho pensato che qualcosa sarebbe andato male. Non ho pensato che questa stessa notte ci fosse altra gente interessata alla stessa impresa. Non ho pensato che sarebbero stati lì, che finalmente avrei visto con i miei stessi occhi l'orrore inumano che conoscevo solo grazie alle descrizioni di Krycek e i video.
Super soldati.
-Mulder!!!!
Ovunque.
**
20 minuti prima
Il portatile che hanno lasciato loro i pistoleri è quello che Frohike è solito chiamare una meraviglia tecnologica "allucinante". Pesa un paio di chili e non ha bisogno d'altro che un cavetto per connettersi al computer centrale della Biotecnologie Roush Francoforte e scaricare le informazioni necessarie. Krycek controlla la porta, Mulder guarda come scarica con una certa impazienza.
Venti, venticinque, trenta per cento del d0wnload completato. Non è un uomo paziente.
I secondi si fanno lunghi mentre aspetta. Scully è dall'altra parte del walkie talkie e una volta che hanno scaricato tutti gli archivi potranno andar via. Vederla di nuovo, ancora un paio di minuti e Mulder è sicuro che la strana sensazione alla bocca dello stomaco sparirà. Un solletico leggero, una specie d'avvertimento.
E' solo una sensazione. Non ha nessuna importanza.
Quaranta, quarantaquattro, cinquantuno per cento. Resta sempre meno. Krycek guarda dalla porta in tutti i lati. Inquieto. Non ci sono troppi cambiamenti sul suo viso, ma Mulder sa quando è preoccupato.
E questo, per se stesso, risulta preoccupante
Cinquantotto. E la sensazione alla bocca dello stomaco non scompare. L'intuizione di Mulder gli sta gridando qualcosa, ma lui non può interpretare quello che dice. Forse non dovrebbe darle importanza, ma se sta dove sta è per aver seguito le sue intuizioni.
-Mulder.
Krycek richiama la sua attenzione. Sessantaquattro. Quando lo guarda ha tirato fuori la pistola e tolto la sicura.
-Sì?
Il download sta ad un settanta per cento. Scully rimane zitta all'altro lato del walkie talkie. Lei li avrebbe avvisati se qualcosa andava male, non dovrebbe essere preoccupato. Ma gli occhi di Krycek nascondono un timore. La stessa sensazione inquietante che sta dando fastidio a Mulder dalla base del cranio fino alla punta dei piedi.
Cazzo.
- C'è qualcosa che non va.- dice Krycek, molto piano, silenziosamente. Parla sempre piano quando qualcosa non va, cazzo.
Superata la barriera dell'ottanta per cento, resta solo un ultimo pezzo del download e potranno andar via per dove sono venuti. Salire per i tubi d'aerazione con il piano tra le mani e tornare alla macchina attraverso il bosco insieme a Scully. Ed invece, qualcosa dice a Mulder che se aspettano fino alla fine del download, avranno aspettato troppo.
E' strano. Sa che Krycek la pensa allo stesso modo. Gli fa orrore che sia riuscito ad arrivare a conoscerlo così tanto, che forse hanno sempre potuto comunicare senza aver bisogno di troppe parole.
- Qualcosa non va- ripete.
Tutti e due sanno che è la verità. C'è bisogno di prendere una decisione. Ed il suo istinto sa perfettamente quale è l'unica decisione possibile. Uscire di lì.
-Oltre alla tua pettinatura?
Scherzare è il suo modo di sopportare la tensione. Non sa quale sia il modo di Krycek, ma lo vede ingoiare saliva e le gocce di sudore che incominciano ad affacciarsi sulla sua fronte non possono essere il segnale di qualcosa di buono.
-Sono qui- dice- so che sono qui- respira troppo rapidamente per la tranquillità di Mulder- Molti.
Merda.
Novantatre per cento del download completato quando si sente un'esplosione nel cuore della fabbrica e il grido di Scully all'altro lato del walkie talkie.
-Mulder sono qui!!!!!
**
tre giorni prima
23 settembre
Industrie Morgan Biotics S.L.
Maryland
11:01 p.m.
Il laboratorio è deserto e puzza dell'essenza stessa del terrore. Una fabbrica abbandonata alla periferia di Washington che non è mai stata veramente una fabbrica. Il sindacato la usò per anni per fini che è preferibile non conoscere nei dettagli. Al pian terreno c'è un enorme spazio vuoto. In un angolo, formando un'enorme torre di metallo e morte, si accumulano decine e decine di lettini. Per anni, donne sequestrate si coricavano, una dopo l'altra su questi tavoli di tortura. Il progetto d'ibridazione esigeva molte vittime e i rapimenti si succedevano a catena. Alcune sopravvivevano, alcune erano restituite, alcune erano interessanti per futuri esperimenti, alcune morivano. Nei piani superiori, ci sono sale per riunioni vuote. Magazzini non usati dove forse si accumularono informazioni. Bagni che non si puliscono più. Sale operatorie, soprattutto. Ci sono moltissime sale operatorie. Il terzo piano-si sale con un ascensore che misteriosamente, funziona ancora- è adibito, quasi per intero, a laboratorio. C'è bisogno di una chiave per far sì che l'ascensore salga fin lì.
Esistono tre copie della chiave.
Krycek
Mulder.
Naturalmente, la copia che si utilizza di più. La copia di Scully.
Il laboratorio è lo scenario abituale dei suoi giorni, particolarmente, lo scenario abituale delle sue notti. Passa tante ore lì. Che a volte sente che si confonde con il paesaggio. Questi muri cosi bianchi l'annebbiano. Si sorprende a portare con sè un piccolo necessaire con cui mettersi in ordine se la coglie il mattino e non ha tempo di passare per casa prima di andare a lavorare. Sa che le sedie che usa per sedersi e prendere appunti vicino al microscopio giapponese, sono state un tempo il posto di uomini infami. Sa che centinaia di donne-migliaia?- hanno lasciato la loro libertà, la loro intimità, le loro viscere, la loro vita, i loro timori tra queste mura. Sa che sta prendendo posto nello steso teatro del male ma non può permettersi il lusso di pretendere qualcosa di meglio.
Sei mesi di ricerche in questo posto sembrano un'eternità nella bocca della balena assassina ma c'è troppo da investigare e troppo da perdere se non ottiene presto delle risposte.
Quando Krycek le mostrò il laboratorio, alla fine di febbraio, quattro giorni dopo l'essere tornati da Shangai, le si contorse lo stomaco.
- Anch'io sono stata qui durante il mio rapimento?
Fu grata a Krycek, quando le rispose, che non si disturbasse a mentirle.
- Sì
- E vuoi che io lavori qui?
La sua risposta fu una smorfia esagerata. Sbuffò con cinismo, sospirò profondante, come se tutto lo stancasse terribilmente. Nei suoi occhi, invece, a Scully sembrò che ci fosse un certo sadismo. Pratico fino alla morte, le spiegò che era la cosa più sensata usare quel posto. La fazione del sindacato che lo governava era stata distrutta e calcinata. Lì nessuno li avrebbe cercati, nessuno si sarebbe imbattuto in loro. Silenzio, quiete e apparecchi scientifici dell'ultima generazione. Lo stesso posto dove uomini senza volto avevano cooperato con gli extraterrestri per dare il loro apporto all'ibrido umanoide che era necessario per la colonizzazione, sarebbe servito ora perché lei potesse far ricerche sul modo di fermare i super soldati e con essi la colonizzazione. Krycek aveva insistito che era una poetica ironia del destino e Scully era riuscita a non scomporsi.
Ha perso il conto del tempo che passa tra quelle mura asettiche ma non avrebbe mai dimenticato la prima volta che era rimasta sola, ad esaminare i resti di metallo al microscopio. Percorse ogni corridoio, ogni sala, ogni angolo. E la sua memoria la tradì lentamente, come un veleno ad effetto ritardato le restituì momenti del suo rapimento che avrebbe preferito non aver conservato. I lettini furono la cosa peggiore. Vederli ammucchiati fu come tornare a sentire la brutale freddezza degli innumerevoli strumenti di metallo che le aprivano le viscere partendo dal sesso.
Le costò fatica resistere fino al bagno ma riuscì a trattenere i conati e vomitare in uno dei water pieni di polvere. Non sa quanto tempo passò in quello stesso bagno, lavandosi il viso e asciugandosi le lacrime. Cadevano piano e indipendenti dalla sua volontà.
A Dana Scully non piace perdere il controllo e piangere, in fondo, era dare agli psicopatici che avevano profanato il suo corpo, l'opportunità di profanare anche il suo spirito. Per questo ingoiò questo groppo che aveva in gola.
Per questo lavora durante tutte le ore libere in quel posto dove una volta era stata prigioniera e ora appartiene alla resistenza.
Mulder è solito portarle la cena quasi tutte le sere. Le porte dell'ascensore si aprono sempre con un tintinnio dolce e appare in mezzo al laboratorio con scatole di cibo cinese o cartoni di pizza.
Usano un angolo tranquillo del laboratorio per mangiare. A volte il silenzio è una presenza così viva che si domandano se devono portar anche a lui da mangiare.
Questa sera, Mulder riesce a sorprenderla con qualcosa d'insolito nel suo menù, che si compone sempre di involtini primavera, kubak, maiale in agrodolce, salsa mushu e tagliolini con pesce.
- Riso indonesiano, Mulder? Che novità
-Sono una scatolina di sorprese.
Il suo modo di dire "scatolina" le strappa un sorriso, ma Scully lo nasconde tra un boccone e l'altro. Il riso indonesiano è un miscuglio esplosivo e insinuante di verdure al vapore e spezie. Zenzero e aceto di soia nuotano e s'immergono nella sua bocca, assapora spinaci e Cina in parti della lingua che non le erano mai parse così sensibili al gusto fino a questa notte.
- C'è qualcosa d'interessante in ciò che ci ha dato quell'informatore a New York, Mulder.
Tutto preso nel non far cadere l'involtino tra le bacchette mentre ne strappa la metà con un solo morso, Mulder ha lo sguardo fisso sul cibo. La sfoglia scricchiola sotto i suoi denti.
-Ho analizzato il campione ed è la stessa composizione di metalli che abbiamo trovato in quel laboratorio in Pennsylvania.
Con un ingoiare abbastanza rumoroso e Mulder fissa gli occhi su di lei. Il cibo fa sì che abbia più colore sulle guance. Sembra concentrato solo su Scully. Solo per lei. L'odore delle verdure è intenso. I gamberi dei tagliolini fumano e il vapore è come un alito che sale dal tavolo fino ai loro visi. La voce di Mulder è vaporosa come il cibo. Ugualmente fumante.
- Quello che abbiamo trovato in quel laboratorio erano i resti di un super soldato.
Scully annuisce.
-Questa è l'ipotesi del lavoro, sì. Una combinazione di metalli comuni e vari componenti che ancora non siamo riusciti ad identificare.
-Frohike mi ha promesso che avrà qualche risposta prima di Natale o in caso contrario brucerà tutti i suoi video.
Un inarcamento familiare del sopracciglio sul viso di Scully. Scherzare è sentirsi a casa. Parte della loro dinamica. Stano cercando di salvare il mondo e l'umorismo è il loro modo di fingere che non succederà niente se falliscono.
- Vuoi dire quei video che neanche sono i suoi?
Il petto di Mulder palpita e vibra per la sua risata. Abbassa la testa leggermente nella sua direzione, abbassa il volume della voce, aumenta la sua gradazione alcolica.
-Tutte le protagoniste sono rosse, Scully- gli ballano gli occhi mentre parla, la salsa mushu colora le sue labbra, soprattutto quello inferiore, il più carnoso, quello che sembra sempre un invito a passarci su per un bacio rubato.- E' un pervertito.
Pervertito. Pronuncia le lettere con tanta cura che sembra che crea una pausa tra una lettera e l'altra. Scully pensa che se fosse una parola le piacerebbe essere pronunciata così, assaporando ogni inflessione di voce, ogni lettera, salendo per la gola, fino ad esplodere sulle labbra. Le bruciano le orecchie e Mulder sembra star aspettando una risposta, una nuova sfida nel gioco incompleto della seduzione.
-Dicono che c'è bisogno di essere un pervertito per riconoscerne un altro.
Mulder accenna un mezzo sorriso, i suoi occhi si oscurano per una frazione di secondo. Sono separati dai loro piatti e praticamente, da nient'altro. Scully si domanda se il vapore è un prodotto del cibo o la combustione dei loro due respiri, gementi e supplicanti.
-Chi lo dice?-domanda Mulder, sospirando, respirando con una certa difficoltà.
-Io.
A tre metri di distanza, Krycek. Non hanno nemmeno sentito l'ascensore e i suoi passi silenziosi che si avvicinavano. La sua voce secca l'atmosfera, rompe qualsiasi cosa che stava prendendo forma tra loro.
-Non vi avrò interrotto quando stavate sul punto di mangiare?
Scully potrebbe giurare che c'è un doppio senso nella sua voce e che gli è piaciuto molto di essere arrivato quando l'ha fatto.
Meglio non pensarci.
- Sembra che ciò che ci ha dato l'informatore sono i resti di un super soldato, uguali a quelli che abbiamo trovato in Pennsylvania.
- Con una differenza- spiega Scully, mentre si dirige verso il microscopio, lasciando indietro il suo pasto e facendo sì che i due uomini la seguano.- La composizione è la stessa, ma qualcosa è diverso.
Improvvisamente, tutto ciò che era intimo, per lei, diventa scientifico e impersonale. Krycek è una presenza inquietante. Rimane zitto mentre lei da spiegazioni, la guarda con attenzione, senza rivelare fino a che punto gli importi o non gli importi quello che sta sentendo. Il suo viso, grave. I suoi gesti, controllati. Krycek la fa sentire in bilico, la sua presenza taglia come un foglio di carta affilato tutta la complicità che c'è tra lei e Mulder.
Di fronte al microscopio, spiega loro quello che ha scoperto.
- Il campione di New York non si muove.
Non smette d'osservare i due uomini che ha di fronte. Quando Krycek sta vicino la parte insicura che ha dentro sente che Mulder è diverso.
-Non si muove?- domanda Mulder.
Krycek si rivolge a lui senza guardarlo.
-Quante volte ti hanno detto questo a letto?
-Ti manca che io ti spacchi la faccia, vero?
-Non tanto quanto a te, te lo garantisco.
Nessuno dei due da eccessiva importanza a quello che può dire l'altro. Non sembra che stiano litigando per farsi male. E' più come se volessero mantenere viva l'elettricità del laboratorio.
Scully si concentra sulla sua spiegazione. Parla di campioni. Racconta loro la sua teoria. Non è una cattiva teoria, anche se lei stessa non ci avrebbe mai creduto qualche mese prima. In fin dei conti, suona completamente ridicolo, come un'assurdità di fantascienza. Come lo stesso termine " super soldati" Chi potrebbe crederlo? Nessuno, probabilmente, Scully potrebbe spiegarlo, come lo spiega per Krycek e Mulder, ma non ci sono credenti al mondo per certe storie.
I resti di metallo rimangono super soldati. Si mantengono in movimento, generando una certa attività magnetica intorno a loro, mentre l'anfitrione è vivo. Ogni parte conserva la memoria del tutto. In modo che, in qualsiasi momento, le parti possono tornare ad unirsi avendone l'opportunità. Per questo sono esseri invulnerabili, nessuna delle loro parti può essere disattivata in modo permanente.
Chi avrebbe potuto crederlo?
- Nel campione di New York non c'è attività magnetica, di nessun tipo. Credo di saperne la causa. Il super soldato originale a cui appartiene è stato disattivato.
Mulder si accende, improvvisamente. Se fosse un personaggio dei fumetti, avrebbe una lampadina accesa sulla testa. Krycek sembra concentrato.
-Per qualcuno che non prestava molta attenzione alle lezioni di scienza e guardava le gambe della professoressa invece del microscopio, questo significa che queste cose, in un modo o nell'altro, possono essere disattivate per sempre? Possono morire?
E' cauta per natura, ma Scully non può evitare che sentire la sua teoria sulle labbra di Mulder faccia aleggiare nel suo cuore il soffio caldo di speranza.
- E' quello che credo.
Nessuno si ricorda del cibo cinese. Nemmeno Mulder, che continua a sembrare prigioniero dell'eccitazione, come alla vigilia di un caso veramente appassionante.
-Queste sono buone notizie, no?
-Non sono cattive.- sorride Scully
La voce del pragmatico pessimismo è la sinistra presenza di Alex Krycek.
-Continuiamo a non sapere come- afferma ed esce rapidamente dalla sua concentrazione quando guarda Mulder, con uno scintillio satanico negli occhi- e Mulder non ci ha dato dettagli su questa professoressa di scienze.
Olio e petrolio su un vetro unto. Scully nota un vincolo tra i due uomini che non sa spiegare. Contrazione e dilatazione. Qualcosa cede e cresce tra loro, qualcosa che potrebbe essere violenza che si avverte sotto la superficie, come un cavo di alta tensione che si è rotto e aspetta che cada la pioggia per iniziare a fare scintille.
Ripassano insieme gli appunti di Scully, allo stesso lato del tavolo, separati dalla stessa distanza di sicurezza. Krycek gioca con la fiala dell'informatore che conservava il campione. E Mulder ha la testa immersa nelle carte. A Scully piacerebbe distogliere lo sguardo e concentrarsi su qualche altra cosa, ma le risulta impossibile. Le geografie opposte dei due uomini sono una sinfonia che non tace e lei si sente attratta. Incapace di guardare in un altro posto che non siano loro. E le loro conversazioni cariche di fusione nucleare.
Mulder indaga.
- Non sarebbe male sapere qualcosa di più da quest'informatore, scoprire dove ha ottenuto il campione.
Krycek domanda.
-Ti piacciono le salsicce?
Mulder solleva lo sguardo verso di lui. Chiedendosi sicuramente, come Scully, che-cosa-ha-appena-detto-
-Come dici?
Si guardano. Il momento è lungo. Krycek esaurisce i secondi prima di rispondere e lo stomaco di Scully si stringe non crede che sia possibile ma la distanza di sicurezza tra loro sembra ogni volta più breve senza che nessuno dei due abbia mosso un solo muscolo.
- Francoforte.
Piano, Krycek gira la fiala e Mulder abbassa gli occhi. Legge.
-Biotecniche Roush, Francoforte.
Scritto alla base del contenitore.
Sembra incredulo.
-Krycek, mi stai prendendo in giro? Questo è stato sempre lì e non l'abbiamo visto?
Krycek sembra divertito. E sempre, sempre parla due linguaggi diversi. Uno apparente. L'altro molto più oscuro, pieno di sfumature e significati, latente sotto la superficie.
-Così è la verità, Mulder, sta sempre là dove non te l'aspetti- Anche le sue pause sembrano studiate per confondere Scully- Molto più vicina di quello che credi.
Francoforte. Salsicce. Scully si rende conto che ha trattenuto il respiro.
**
Tre giorni più tardi
periferia di Francoforte
02:40 a.m.
-Mulder!!!!!
I super soldati sono replicanti con aspetto umanoide, creati, apparentemente, a partire da un miscuglio di metalli comuni ed altri che, al momento, né Scully, né i pistoleri sono riusciti ad isolare. Mancano di sentimenti come la paura o l'ira, di modo che sono ciò che qualcuno una volta disse a Mulder che stava per arrivare, una razza di soldati perfetti, l'esercito dell'ultimo giorno. Istinto per la sopravvivenza e l'intelligenza per portare a compimento i loro piani. Non sono altro. Capaci di rigenerarsi completamente a partire dalla più piccola cellula, possono essere continuamente distrutti. Annientati, bruciati, fusi nelle fiamme dell'inferno. Dietro l'apocalisse si solleveranno piano, si metteranno in piedi dal nulla e torneranno a guardarti con la stessa espressione senza espressione. Non c'è un ragionamento, né un'emozione che li fermi. Né un'arma. Una volta sono stati umani, ma l'umanità che appare in essi, è solo una corteccia. Polvere in una notte di tempesta nel deserto. Il più sofisticato degli inganni. Ubbidiscono ad una razza aliena che ha piani molto chiari per il futuro del pianeta.
Questa notte, il piano è realmente molto semplice. Francoforte. C'è un'industria. Le informazioni che nasconde sono troppo importanti e potrebbero far supporre una minaccia per la colonizzazione. Così che arrivano lì, collocano le cariche esplosive e vanno via mentre tutto salta in aria. Non è un lavoro complicato, una decina di uomini possono prendersi l'incarico di metterlo in atto.
Mettono le cariche. Aspettano. Esplode tutto. Escono dall'edificio. Quando sono fuori, osservano che tutto è andato bene e vanno via nelle loro macchine, in direzioni diverse nella notte.
Uno di loro rimane per ultimo per vedere che niente sopravviva all'esplosione. Non c'è la luna piena ma non ha bisogno di vedere nell'oscurità per completare il suo lavoro. Se qualcosa è vivo, finirà per saperlo. E lo toglierà di mezzo uccidendolo. Per questo esiste, che altro potrebbe fare?
Sta alcuni minuti in attesa immobile, quando sente, in lontananza, la voce di un umano. Un'umana. Grida con tutte le sue forze un nome che, una volta, per lui ha significato qualcosa, quando era ancora un umano.
-Mulder!!!!!!-grida.
Il supersoldato si gira verso la voce e cammina. Presto, la nota. Oltre la donna umana, ce ne sono altri due. Il suo istinto gli dice di farla finita prima con il gruppo più grande e che, la donna, poi verrà da sola quando avrà finito con loro.
La sua faccia è dello stesso colore della notte. Il viso d'ebano, i tratti duri e perfettamente definiti. I suoi occhi senza espressione, in passato erano braci ardenti. Quelli che lo conoscevano, pochi, lo chiamavano Mister X.
Corre verso gli uomini.
Il suo petto, che una volta ospitò la compassione e la sofferenza, dette rifugio all'ira e al dolore, all'impazienza e alla speranza, è un'armatura sterile. Non si agita, non palpita o si muove al ritmo frenetico che gli impongono le gambe metalliche.
-MULDER!!!!!- sente nella voce della donna.
Questo nome non significa niente per lui.
Gli umani sono sempre più vicini.
**
Giorno precedente
aeroporto John Dulles
Washington D.C.
11:13 a.m.
Il telefono vibra nella tasca anteriore del cappotto quando aspetta in fila con la piccola valigia da viaggio ai suoi piedi. E' abbastanza piccola da non doverla consegnare e ha bisogno solo della sua carta d'imbarco. Con gli anni ha raffinato la tecnica di fare valige fino a convertirla in un'arte. Vantaggi per avere seguito Mulder da uno stato all'altro.
Il volo della Lufthansa è previsto per le dodici e mezzo. C'è tempo ma il fatto che sia sola a prenderlo non smette di preoccuparla. Odia la mancanza di puntualità e si domanda perché arriveranno, ancora unna volta, tardi. Tutti e due.
All'altro lato della linea, qualcuno sembra, affettuosamente irritata.
- Dana, non dovevi venire senza meno- dice, sottolineando le ultime parole- tra lunedì e venerdì, cara sorella-che-o-non-sa-che-oggi-è-sabato-o-non-capisce-il-termine-senza-meno?
Cercano di fare in modo che non passino più di due settimane senza vedersi. Ma l'imminente apocalissi tende ad interporsi nelle loro agende.
-E lo farò- si difende- Seriamente. Tra il lunedì e il venerdì ….della prossima settimana.
Per fortuna, Dana ha ereditato l'ostinazione dei maschi Scully e Melissa il temperamento flessibile delle donne Scully. La sua reazione consiste nel ridere di gusto e passarci sopra.
-Perdonata. Si può sapere dove sei ora e cosa ho interrotto?
- All'aeroporto ed hai interrotto un'affascinante attesa nella fila della consegna dei bagagli.
Quando Melissa viene a sapere che va a Francoforte, entrambe ricordano le interminabili chiacchiere di Akab sul periodo che lui e Maggie avevano passato alla base tedesca, nei primi due anni del loro matrimonio. Erano stati tempi difficili per entrambi ma uscirne fuori rafforzati da un'esperienza quando si è giovani e se si è innamorati serve solo perchè la nostalgia, anni dopo, sia un dolce piacere. Il ricordo di Akab che cantava le canzoni tradizionali tedesche a Natale le fa ridere e poi, il telefono si riempie di silenzio con la nostalgia del padre che non c'è più e una madre che stanno ingannando con le più crudele delle menzogne.
-Portami una cartolina quando vieni.
-Fatto.
Per un secondo Scully fa fatica ad ingoiare.
-Non so quanto tempo resisterò senza dirlo a mamma, Missy.
Il respiro di sua sorella è profondo e pieno di gravità.
-Quando credi che non puoi sollevarti è il momento in cui mettersi in piedi dimostra veramente quanta forza hai.
C'è qualcosa in Melissa, nelle sue frasi da libro di auto aiuto che suona genuino. Ha la capacità di far sì che Dana senta un poco di pace, anche tra la nebbia e il dolore. La frase non è sua, per una volta, ma questo, come tante altre cose, e qualcosa che Scully non sa.
Ancora.
Prima che la conversazione s'impregni di un lutto troppo spesso, Melissa alleggerisce la voce di uccello in libertà ed acquista un tono più leggero.
- Senti, passami Fox. Gli suggerirò che ti faccia ubriacare di birra tedesca e che approfitti di te nella fredda notte di Francoforte.
-Non dicevi che era di Krycek che voleva approfittare?
Quando erano allieve delle superiori e dividevano la stanza parlavano di ragazzi tra le coperte. Missy cercava di scandalizzare sua sorella piccola con le sue avventure sessuali ma Dana rimaneva impassibile, fingendo con maestria che niente la impressionava. I suoi sogni erano soliti riempirsi di umidità e gemiti dopo certe conversazioni ma questo è stato sempre un segreto tra lei e il suo subcosciente. Anche così, si c'era stato qualcuno che più si era avvicinato ad avere accesso ai desideri della più giovane e più riservata delle Scully era stata la risoluta ed istintiva, cocciuta e volubile, sorella maggiore.
Melissa era sempre stata sua complice.
- Dissi che c'era qualcosa tra loro ma non era…-il suo tono è leggero ma presto diventa un poco più serio e la sua frase cambia direzione, sembra quasi allarmata- Credi che io abbia ragione? Oh, Dio, tu credi che io abbia ragione!
Silenzio. Scully risponderebbe se sapesse cosa rispondere. Ma i dubbi sono il suo unico territorio. A pochi metri di distanza si avvicinano gli uomini che stava aspettando e che le venga un colpo lì stesso se la metà dell'aeroporto non li guarda mentre avanzano a lunghi passi verso il bancone della Lufthansa. Davanti a Scully rimane solo una coppia che deve spedire i bagagli. Giusto a tempo.
-Devo riattaccare, Missy. Ti chiamo quando torno.
La protesta è irata.
-Non lasciarmi così!- Quando ordina, perfino Melissa, la pacifista della famiglia, ha la voce di comando caratteristica della famiglia- Devi dirmi cosa credi che ci sia.
-Ti chiamo quando torno, Missy.
Sua sorella protesta da Raleigh ma la linea cade prima che le sue parole arrivino alla cornetta.
L'hostess della compagnia aerea è vestita con una pesante uniforme azzurro acceso. Armonizza con i capelli così biondi. Il suo sorriso è automatico, tutto denti, perfetto e assente quando accudisce Scully ma diventa sfacciatamente più provocatore quando vede i due uomini, uno un poco più bruno, l'altro leggermente meno, che si mettono accanto a Scully e le danno il loro passaporto.
Quello di Scully è autentico. Quello di Krycek, come tutti quelli che Scully ha visto è falso. Ma di una qualità quasi perfetta. Quello di Mulder è perfettamente sgualcito.
-Arrivate tardi.
A volte si sente come una madre che rimprovera due bambini discoli e odia questa metafora. Si sente ancora più piccola in mezzo a due uomini troppo alti per i modesti tacchi che porta. Piccola e catturata in un campo d'energia, come una mosca in una rete elettrica. L'hostess li guarda costantemente con la coda dell'occhio. Forse, sta salivando eccessivamente.
-Saremmo arrivati a tempo se Mulder non guidasse come una ragazza di una scuola di monache.
C'è qualcosa di minaccioso e blasfemo nel suo modo di dirlo. Qualcosa di fisico, abbastanza aggressivo, quasi sessuale. Mulder odora di after shave. Krycek di legno, e frutta esotica e mentre, tra i due, aspetta d'avere la sua carta d'imbarco, Scully sa quello che si sente quando ti avvolge la pioggia acida. Mulder le sfiora il braccio e la guarda fisso.
-Mi dispiace per il ritardo, l'autostrada era un parcheggio.
E' impossibile non perdonarlo quando fa quegli occhi da agnellino sgozzato. Dolci, caldi occhi verdi che cercano nei suoi. Quando la guarda così, lo riconosce. E' il suo Mulder.
-Non importa.
Alle sue spalle, sente la voce di Krycek, un sussurro che la sorprende e la turba, percorrendo la sua spina dorsale come una fiammata.
-Sì, Dana -dice- grazie per averci tenuto caldo il posto. -potrebbe giurare che la sua voce si abbassa di un grado con le ultime parole- e lasciarci un buco.
Quando l'hostess domanda " finestrino o corridoio", i due uomini dicono" finestrino" all'unisono e c'è un piccolo scontro che Scully risolve decidendo di prendere lei il posto accanto al finestrino. L'ultima cosa che vuole è una combinazione qualsiasi di posti a sedere in cui lei rimanga tra quei due, seduta in mezzo alle loro insinuazioni per un volo transatlantico. Incomincia a credere che la combustione umana spontanea ha una spiegazione perfettamente ragionevole. Essere sottoposta al fuoco incrociato tra Krycek e Mulder, per esempio.
Ma nemmeno si può dire che trovi particolarmente divertente l'idea che quei due stiano uno vicino all'altro mentre lei rimane appartata.
Il volo promette di essere interminabilmente lungo. Ha le vertigini molto prima di salire sull'aereo. La pressione è quasi una presenza fisica. Un quarto invitato di una strana rappresentazione teatrale con un incerto finale.
Otto ore di volo. Troppo tempo per pensare. Tutti cercano di dormire, ma misteriosamente, solo Krycek, i cui sogni sono un mistero, ci riesce. E' impossibile che non gli rimorda la coscienza. Forse, è probabile, che non l'abbia più.
Forse non l'ha mai avuta o l'ha persa in un posto in cui non può tornare.
**
Cinque anni prima
Skyland Mountain
04:15 p.m.
In verità Krycek non sa perché è tornato su quella maledetta montagna Skyland di merda. Salito sulla teleferica, a cento metri d'altezza, solo nella cabina metallizzata, non sente che sta salendo, né che sta scendendo. E' qualcos'altro. Ha la sensazione che la funicolare aerea lo stia sommergendo nel fondo dell'oceano, nel più profondo delle sabbie mobili, nel cuore di un pantano, nelle viscere del deserto. E' un giorno così brumoso che il cielo si è trasformato in una macchia sfumata e grigia. La nebbia lascia distinguere appena gli alberi, il bosco appare e scompare, come un'allucinazione all'altro lato delle nuvole.
Hanno cambiato l'operatore delle teleferica, chiaramente. L'ultimo l'ha ucciso lui, il nuovo non ha la minima idea che tre mesi prima, un'agente del FBI fu rapita a pochi metri dal suo posto di lavoro. Per il viso da stupido che ha, Alex deduce che il povero disgraziato non capirebbe quello che è successo nemmeno se gli facessero un disegno per spiegarglielo.
A volte, nemmeno lo stesso Alex Krycek, doppia o tripla o quadruplice spia, lo capisce. Non sa più per chi lavora. La CIA gli aveva ordinato d'infiltrarsi nel sindacato. Il sindacato gli aveva ordinato d'infiltrarsi nel FBI. Il KGB esigeva certi debiti. Il fumatore gli aveva ordinato di rapire Scully. Mulder non aveva mai sospettato niente.
E' complicato ma Alex sta incominciando a avere chiaro che il modo migliore di non confondersi è servire un solo figlio di puttana che non lo tradirà mai.
Lui stesso.
La cosa più strana di tutto questo è, che a volte, sente la mancanza di essere un agente del FBI
La mattina era solito mettersi il suo stupido vestito di terza classe. Questa era la parte peggiore, chiaro, Krycek è sempre stato allergico al polyester. Mettersi quel maledetto gel nemmeno era divertente ma Mulder doveva pensare a lui come ad un sempliciotto, così che, look da sempliciotto. Arrivare in ufficio, discutere con Mulder cose che Krycek conosce da anni. Fingere di non conoscere niente, mostrare interesse. Seguire i suoi salti intuitivi, vedere la sua maledetta passione aprirsi davanti ai suoi occhi come una sposa vergine che apre le gambe la prima notte di nozze.
Iniziare a guadagnarsi la sua fiducia era stato quasi troppo facile e dio mio, così eccitante come ricevere scariche di eroina nel cuore.
Fox Mulder. Ricco presuntuoso studente d'Oxford, ingenuo patentato, idealista sentimentale, bambino viziato del vecchio Spender.
Il grande idiota, per un secondo, era arrivato ad avere fiducia in lui.
Stupefacente. Il Signor Non Ho Fiducia Di Nessuno. Il Re della Paranoia in persona. Aveva creduto al suo personaggio di discepolo adoratore di chi era abituato a fare da maestro ed era arrivato ad avere fiducia in lui. Per un istante. Per una frazione di secondo. Contro il suo più grande interesse.
Krycek si domanda se Mulder è un idiota con momenti di genialità o un genio con momenti di stupidità. Gli piacerebbe pensare meno a lui ora che l'ha privato della sua adorata Scully ed ha buttato nel cesso la sua onorabilità. Gli piacerebbe molto.
Vista dalla teleferica la montagna Skyland rassomiglia sospettosamente al purgatorio. Krycek ricorda Mulder che era salito lassù, appeso al tetto del mondo, per salvare la damigella in pericolo. Tenero, quasi. Averne tanto bisogno lo rende debole, ma in un certo senso lo fa molto più forte e lui lo sa.
Quando arriva in cima, prende il rapporto che ha portato con sè e invece di scendere, paga un altro biglietto e torna ad andare giù. Per tutto il pomeriggio, accompagnato da turisti e bambini e persone che per lui non significano niente. Sale e scende, scende e sale, e torna a scendere per salire di nuovo. Non guarda mai il rapporto perché sa perfettamente che cosa dice. Un aggiornamento delle condizioni di Scully tre mesi dopo il rapimento. Sono buone notizie.
" Il soggetto 128k9s1d ha superato la terza fase. Il suo stato però è critico e continua a non svegliarsi dal coma, i suoi geni possono essere portatori validi. Anche se temiamo che nemmeno lei sarà capace di riprendere conoscenza."
No. La maggior parte non ci riescono. Spender crede che nemmeno lei lo farà. Hanno fatto una riunione quella stessa mattina. Medici della commissione, Spender, membri della cupola del sindacato. Krycek era presente, nascosto dietro il fumo delle sigarette.
- Un altro inutile spreco -aveva detto Spender- la giovane Scully non ha valore se non si sveglia.
Mormorii, disapprovazione generale, bla, bla, bla. Krycek aveva preferito stare zitto fino alla fine. Non parlare, perché nessuno gli aveva chiesto la sua opinione e la madre era solita dire che i giovani non devono interrompere chi è più anziano di loro. La discussione su cosa fare di lei era stata lunga ma l'ultima parola come sempre, spettava a Spender.
In fin dei conti, Mulder è suo figlio.
Strano, veramente inusuale che il cornuto dai polmoni anneriti avesse chiesto la sua opinione.
-Krycek è stato il primo ad avvertirci del pericolo che rappresentava l'agente Scully. Cosa suggerisce ora?
-Restituirla a Mulder.
Nessuno lo ha capito subito. Eccetto, forse, il vecchio fumatore. Tutti volevano sapere perché rischiare di restituire Scully, tenendo conto di quello che avevano fatto con lei, di quello che poteva ricordare se si fosse svegliata.
Uno dei membri più anziani del sindacato aveva riassunto le proteste di tutti.
-Se Mulder la vede morire, questo farà aumentare il suo odio verso di noi e la sua determinazione per fermarci.
Alex li aveva ascoltati. Ascolta sempre gli uomini potenti.
-Se Mulder sta con lei, non morirà- aveva detto.
Spender aveva sorriso. Una smorfia crudele che avrebbe fatto venire i brividi a Krycek se esistessero cose che lo spaventano
Tutti e due sapevano la verità. Prima o poi, lei avrebbe aperto gli occhi azzurri e avrebbe completato il processo. Perché nel lato dove c'è vita l'aspetta qualcosa il cui valore la maggior parte della gente non potrebbe comprendere mai. L'aspetta il nevrotico, debole e ossessivo, Fox Mulder. Con quel cuore sanguinante di passione e d'ideali e di stupida innocenza, l'aspetta per prendere con lei il caffè in ufficio e discutere di stravaganti teorie e farla sentire viva. Lei è tutto ciò che vuole. E difficile resistere a questo.
Per questo si sveglierà.
Una portatrice valida.
Durante le prove, Krycek l'ha vista resistere e soffrire. Con lo stomaco gonfio, tormentata dalle apparecchiature mediche. A volte era solita gridare. Sempre lo stesso grido.
Mulder. Sempre.
**
cinque anni dopo
Periferia di Francoforte
02:23 a.m.
-MULDER!!!
Il bosco si muove, è vivo, è in agguato. I rami mi osservano, le radici stanno zitte. L'edificio di Biotecnologie Roush arde con fiamme selvagge che s'innalzano in una lunga lingua di fuoco e fumo. Rumori, nuove esplosioni. Vado avanti attraverso un tumulto di eventi, una farfalla che batte le piccole ali nel cuore di un vulcano. Non so quante volte cambio direzione, ma mi sento come una bussola impazzita che non trova il centro della terra.
-Scully!!!!
Dio. Mulder. La sua voce graffia la volta celeste e una nuova esplosione nell'edificio fa sì che la notte s'illumini e distinguo una figura a qualche metro da me, verso la strada, dove dovrebbe stare la nostra macchina. La sua sagoma e altre due. Non ho tempo di pensare chi possano essere, è difficile correre con la pila in mano e un'arma nell'altra in questa oscurità piena di rovi e menzogne.
Uno, due, tre, le esplosioni della fabbrica servono come bengala di luce e mi permettono di vedere frammenti di quello che succede ogni volta sempre più vicino a me. In realtà sono diapositive, flash di luce.
Esplosione.
Vedo Mulder e Krycek che corrono in direzione della macchina. Ed una terza persona che corre dietro di loro. Guadagna terreno, la distanza tra loro si riduce. Il terzo uomo corre così veloce che non sembra umano.
Esplosione.
Mi rendo conto che il terzo uomo non è umano e m'invade la paura mentre carico la pistola e continuo a correre verso la macchina. Il supersoldato raggiunge Mulder e credo di star gridando. Non vedo Krycek.
Esplosione.
Sul cofano della macchina. Cade un corpo. Mulder. Il supersoldato è su di lui ed io sto ancora lontana per poter sparargli, ancora, mio dio, sto troppo lontana e credo che il bastardo di Krycek sia scappato per salvare la sua schifosa pelle perchè non lo vedo.
Esplosione.
I tratti del supersoldato diventano nitidi per la prima volta. Mulder resiste e lotta ma cade di nuovo sul cofano. Chi lo muove come una bambola di carta è stato una volta il suo informatore ed ora sono abbastanza vicina per svuotare il mio caricatore. Quando non mi restano più pallottole continuo a sparare. E so che se esco fuori da questo, Krycek è un uomo morto.
Esplosione.
Confusione.
C'è qualcosa a terra che mi fa cadere e perdere l'orientamento. Altri spari. Due. Odore di benzina. Un grido, ma non è di paura, ma di una voce che ordina, secca e forte a cui segue un altro sparo. Questa volta, posso vedere quello che succede e assistere al momento in cui Krycek grida, spara in petto al supersoldato, lo distrae e toglie Mulder dal cofano della macchina. Il suo secondo sparo va direttamente al serbatoio.
-Mulder, scostati!
Esplosione.
Intensa. Calda. Vicina. A pochi metri da me. Non è una delle fiammate che provengono dalla Biotecnologie Roush, ma l'esplosione della nostra macchina, che brucia e avvolge di fiamme il supersoldato mentre esamino mentalmente quello che è successo, il replicante si muove nel fuoco e mi affanno a cercare la mia pila a terra. Quando la trovo, devo proteggermi il viso con le braccia e cercare intorno alla macchina per vari secondi fino a trovare Mulder.
Finalmente, Mulder.
Nella macchina, si succedono, ancora, un paio di esplosioni e il supersoldato si contrae e si agita al centro dello scoppio.
Stesi a terra, Mulder e Krycek, sono due figure difficili da distinguere. L'esplosione li ha spinti con forza verso il bosco e sono caduti intrecciati ed insieme. Le gambe annodate, il loro respiri si mescolano e la notte li avvolge, il fuoco e la mia pila da loro l'aspetto di fantasmi. C'è un calore così intenso che ci potrebbe fondere le ossa da un momento all'altro. Mulder dal suolo lancia uno sguardo verso di me. Allarmato.
-Scully, stai bene?
Faccio cenno di sì, ma non penso ancora chiaramente e so che il fuoco non fermerà il supersoldato eternamente. Krycek è steso a terra, il viso di Mulder è tensione e panico, stress e paura. E sangue. Soprattutto, sangue.
-Mulder, sei ferito.
Deve esserlo e probabilmente non se n'è reso conto nella frenesia della fuga. Ancora senza muoversi da terra- ancora con le gambe annodate a quelle di Krycek- si porta una mano al viso. Scosta le dita, guarda il sangue su di esse, come se non capisse quello che sto dicendo. Tira fuori la lingua piano. Brilla nell'oscurità. Si pulisce l'angolo della bocca, una grossa goccia di sangue sparisce tra le sue labbra e non so se sento altre esplosioni o se è il mio battito cardiaco che non smette di pulsare.
-Non è mio- dice, mentre si pulisce il viso con la mano e si lava il resto del sangue dal viso con la lingua e le dita.
-Cazzo.
Krycek. Che si lamenta per terra. C' è una smorfia di dolore sul suo viso e qualcosa che rassomiglia ad un ramo gli attraversa parte della spalla sana, come una piccolissima freccia appuntita. Sembra una ferita pulita e non particolarmente grave ma il suo sangue ha spruzzato Mulder quando sono caduti insieme per terra.
Il suo sangue sul viso di Mulder. E sulle sue labbra. E sulla punta brillante della lingua. E nella sua bocca.
Dobbiamo andar via di qui quanto prima possibile, non c'è tempo per pensare questo cosa significhi. Se sono o non sono fratelli di sangue. Se sono qualcosa di diverso. Vampiri, amanti, nemici, alleati che sanguinano insieme nel cuore della notte che continua a bruciare e ad odorare di benzina.
Non so se è la macchina o il mio cuore che brucia combustibile, ardendo, scoppiando.
Quando ci allontaniamo si sentono dei rumori.
Andiamo avanti, esplosione dopo esplosione. Tre cuori di benzina.
Quello che ci unisce è molto più spesso e vitale del sangue.
**
Da qualche parte ad est di Francoforte
Germania
Clinica veterinaria
03:45 a.m.
Scully li osserva, da un angolo.
-Krycek, non c'entra .
-Sei sicuro Mulder?
-E' troppo grande e il buco troppo stretto.
-Sta zitto e infilalo maledizione.
Non senza una certa difficoltà. Mulder fa scivolare dolcemente il grimaldello nella serratura e la porta suona con un clik . Una volta dentro, si assicurano che non ci sia nessuno, vestiti di nero come le ombre di un teatro cinese. Krycek si lamenta appena e la pinza emostatica che gli ha applicato Scully è abbastanza forte per fermargli il sangue. Un braccio è di plastica, e l'altro lo sente appena. La peggiore sensazione d'invalidità è l'impotenza.
Hanno viaggiato per più di tre quarti d'ora in una macchina rubata in una stazione di servizio fino ad arrivare nel primo posto con strumenti medici in cui nessuno avrebbe fatto domande inopportune. Krycek, più pratico che orgoglioso, non può evitare che gli dia fastidio che sia finito a doversi adattare ad una fottuta clinica per animali.
- Il ratto in un ospedale per cani, sicuro che l'ironia della cosa ti diverte, Mulder.
-Non vedi, Krycek? Sto ridendo dentro .
Scully impiega pochi minuti a trovare quello di cui ha bisogno. Bende. Sutura. Antisettico, strumenti impronunciabili che hanno un obiettivo molto chiaro. Non far perdere il secondo braccio a Krycek.
Quando lavora è precisa. Non importa che stia nel laboratorio, a studiare le sue analisi del DNA, davanti al computer a trascrivere un rapporto, nella morgue a praticare un'incisione a forma di Y greca nel petto di un cadavere, in un ospedale circondata da colleghi o in una clinica veterinaria con insetti e conigli e foto di vacche morte. C'è qualcosa di caldo nel suo modo di maneggiare le boccette, prendere le forbici, tagliare con decisione i vestiti di Krycek. Scully mette compassione in tutto quello che fa, converte la medicina in un miracolo quasi musicale.
- E' una ferita pulita.
-Un ramo mi ha attraversato il braccio come uno spiedo. Hai una strano modo di definire pulita.
Krycek porta vestiti da combattimento. Una polo con il collo non troppo alto che si è stracciata a causa dell'esplosione e la caduta nel bosco. Quando cade a terra, Dana Scully vede per la prima volta la protesi. Il lettino su cui si siede Krycek è freddo.
Al contrario della sua voce.
-Da quando non spogli un uomo?
-Non ti hanno insegnato a non fare mai arrabbiare qualcuno con un bisturi in mano, Krycek?
Gli fa male ma lo nasconde. Ingoia.
-Quando io giocavo al dottore i bisturi erano di plastica.
Ci sono pezzi di legno nella ferita. Schegge che bisogna togliere con un poco di anestesia locale e un poco d'abilità. Krycek ingoia le sue grida ma gli trema la mascella di tanto in tanto. Respira profondamente per cercare di calmarsi. E' un processo lento e Mulder osserva dalla porta mentre il silenzio si fa più spesso.
Aspetta e osserva.
Le piccole mani di Scully. La lampada che illumina la spalla nuda di Krycek. Il contrasto dello smalto trasparente sulle dita della donna, con lo scintillio del bisturi e delle pinze. La sutura, che penetra nella carne come se fosse burro. Krycek geme a volte, un piccolo suono soffocato di dolore. Spesso, la mano di Scully lo sfiora. Quasi sempre la spalla. A volte, secondo quello che sta facendo, il braccio. Qualche volta, quando lo esamina più da vicino per vedere se ha altri tagli, gli tocca il petto, che si agita e sale e scende al ritmo intenso del respiro. Sui muscoli, intensamente scuri di Krycek, le mani da chirurgo di Dana Scully sembrano i piedi di una ballerina. Agili e dolci, come il frullare delle ali di un angelo.
Fox Mulder ha una regola generale sopra gli uomini che Dana Scully dovrebbe toccare così.
Una regola semplice.
Lui, sì. Gli altri no.
- Ci vuole ancora molto?
Scully non solleva gli occhi dal suo paziente. Perché avrebbe dovuto farlo. Non è niente altro se non metodica.
-Non molto.
Continua a guardare. Quando la sutura arriva più vicino alla ferita, Krycek su muove sul lettino e protesta con alcune espressioni in russo piene di consonanti secche. Scully non si scompone, né chiede scusa. Al contrario, continua a cucire senza diminuire il ritmo e provoca una nuova protesta. Altro punto, altra protesta, Krycek continua a muoversi-
-Vuoi startene quieto e lasciarmi finire?
-Proprio quello che sentivano gli Ebrei di Auschwitz prima che accendessero il gas, dottoressa Goebbels.
I tre sono inquieti, mentre pensano se il super soldato che bruciava nell'esplosione sarà riuscito a rigenerarsi. Li avrà seguiti? Quanto avrebbe tardato ad incontrarli? Mulder si muove tra la porta e la finestra ma la clinica è alla periferia di un piccolo paese e passa appena qualche macchina. Nelle gabbie, al maggior parte degli animali si muove facendo poco rumore. Scoiattoli che rosicchiano il pavimento di metallo. Conigli che restano tranquilli nei loro piccole tane. Serpenti nel terrario.
Un ratto sul lettino. Con un braccio di plastica e uno pieno di sangue. Questa notte ha salvato la vita a Mulder. Non è la prima volta, ma nell'intimità del sangue e della sutura, lo sembra quasi.
-Ti fa male?- la voce di Scully è più morbida della farina e Krycek la guarda. Sta osservando con interesse la sua protesi.
-Il moncherino-continua-ti fa male?
Krycek sembra sorpreso dalla domanda, ma non elude la risposta. Per una volta non è una battuta, nè sta cercando di sfuggire. Per una volta, sembra troppo occupato nel suo dolore per mentire o nascondersi.
-A volte-sospira- Qualche volta.
Mulder dal suo posto, Scully quasi sopra, entrambi osservano la cicatrice, sotto la protesi. Lucente e disuguale, rosa in alcuni punti, bianca e rossa in altri. Scully ha visto molte amputazioni fatte su un lettino d'ospedale ma è la prima volta che vede qualcosa con quell'aspetto artigianale. Non c'è niente in questa ferita che sia compassionevole. Tutto è brutale. Per l'aspetto delle terminazioni nervose, a volte il dolore deve essere insopportabile.
-Dovresti fare in modo che ti operino. Le terminazioni nervose possono essere tagliate meglio, ti farebbero meno male.
Avrebbe potuto essere Mulder a perdere il braccio, anni prima, a Tonguska. Ma il destino aveva giocato le sue carte contro Alex Krycek, come al solito. Anche avrebbe potuto essere Mulder ad essere ferito da un ramo, un attimo prima, o essere lui a morire nell'esplosione. Ma non lo era stato.
Perché Krycek gli ha salvato la vita e per la prima volta in sei mesi, Scully sperimenta una sensazione di gratitudine verso di lui. Come se l'alleanza che hanno firmato incominciasse ad essere qualcosa di reale per lei.
-Lo so- dice Krycek- Non voglio operarmi.
Guarda Scully fisso in volto mentre le parla. E' un bel viso. Opaco e sereno e pieno di compassione e d'emozioni. Un viso che ha sofferto tutti i colpi della vita e non si è lasciato contaminare dal rancore, né dall'ira. E' ancora capace di essere tenero e dolce, di curarlo come se fosse qualcosa di diverso da un assassino dedito alla manipolazione e alla menzogna.
Mulder è un puzzle, ma per Krycek, Scully è una specie di formula magica impossibile da decifrare.
-Non vuoi che smetta di farti male?
Sembra sorpresa e Krycek dice di no.
-Perché?
-Il dolore è l'unica cosa che mi resta del braccio.
Serio e stanco, ferito, malconcio, spezzato per colpi che gli ha dato la vita. Alex Krycek. Ha occhi verdi ed intensi, con ciglia lunghe come le onde del tramonto, sporco di fango e sangue il suo viso è un'architettura perfetta, di linee semplici e ben fatte. Labbra ben formate, un naso contestatore, mascella forte, capelli corti e scuri.
Un braccio strappato dalle radici.
Per la prima volta da quando lo conosce Scully pensa a come si è dovuto sentire quando gli hanno tolto il braccio. Chissà perché, per la prima volta, sente qualcosa d'incrinato, dolente, umano e onesto sul viso bruno, verde, felino ed intenso che la guarda con attenzione.
**
Tre anni prima
Gulag di Tunguska
Krasnoiarsk,Siberia.
Morirà. Alex ha un momento di lucidità e l'invade la calma di chi sa che tutte le carte sono uscite e che resta solo l'estrazione finale. Non è stata una brutta vita, se ci pensa. Almeno si è sentito vivo in più di un'occasione e non è questo più di quanto possa dire la maggior parte della gente? Avverte io formicolio dell'infezione nella ferita dove dovrebbe esserci il braccio e va profondando nella terra umida del bosco. I suoi sensi sono attenuati, disorientati. Ciò che lo stordisce è l'odore, quel profumo della terra bagnata e della notte. Padre era solito parlare della Russia, di quel freddo polare dell'inverno a Mosca. Era solito dire che gli americani non avrebbero potuto sopportare un solo inverno come quelli della sua infanzia. Senza nient'altro per riscaldarsi che l'alcool.
Alex delira e detesta la perdita del senso della realtà che questo implica. Almeno con il dolore, sa che ciò che succede è vero. Ma, come sapere cosa succede se la sua mente vaga, libera di perdersi nei sogni? Ha tanto freddo. Se solo potesse morire al caldo. Sarebbe il suo ultimo desiderio.
Perlomeno morirà in un bosco, respirando libertà. Non dovrà tornare mai più in quel silo nel Dakota del Nord dove dovette convivere con quella cosa. Sputandola dagli occhi.
Che cosa avranno fatto con suo braccio?
Gli sembra strano che un parte di se stesso sia in un luogo diverso dal suo corpo. Padre era solito dire che la sua indipendenza avrebbe finito col dargli problemi. Riderebbe se vedesse quanto indipendenti erano diventate alcune parti del suo corpo.
Delira ma la febbre non riesce a riscaldarlo.
Nei brevi momenti di lucidità che si fanno strada nel delirio, gli viene in mente di pensare a cose strane. Pensa ad una ragazza a scuola, a tredici anni, con la sua ortodonzia e ed i suoi seni incipienti dal sapore di vanilla. Pensa a suo nonno e a quel perenne odore di tabacco da pipa che emanava quando si alzava di notte per insultare Stalin. A sua madre e a quel brillio dei suoi occhi prima di morire, al suo ultimo respiro spezzato. All'inferno, dove Satana lo deve star aspettando.
Non sa quando lo tirano fuori dal bosco, nè quanto tempo passa addormentato a causa degli antibiotici. Quando si sveglia in una delle buie stanze del gulag, in medico parla con L'Alto Comando. Tutto nella sua mente è un vapore denso e Alex fa fatica a farsi strada.
E' già morto?
Allora ricorda dove sta. quello che ha fatto e perché è importante. Uno dei generali, un uomo dalla carnagione giallastra, piccoli occhiali rotondi, magrissimo, dallo sguardo severo, che rasenta il crudele, lo sta osservando.
-Mulder....-riesce a balbettare.
Il generale si avvicina, lo esamina bene prima di rispondere.
- E' riuscito a scappare, capitano.
Krycek respira. Bene, questo è bene. Tutto è andato bene.
Mulder è stato infettato.
E è stato vaccinato. I suoi geni sono riusciti a superare la trasformazione e lui, finalmente, è pronto.
Tutti i pezzi al proprio posto.
Non è quello che voleva? Lo era. L'ha portato fino in Russia senza che Mulder si rendesse conto che era pilotato e questo è ciò che importa. Forse ha ricevuto troppi colpi e pugni lungo la strada ma è abituato ad fare da sacco da prendere a pugni, il bersaglio di un odio che non ha altra via d'uscita.
Il viso giallastro del generale sfuma e le droghe lo trattengono di nuovo in un profondo sopore, mentre il suo corpo combatte l'infezione e gli antibiotici lo lasciano debole e stanco.
C'impiega giorni a ricordare che non ha un braccio. Quando lo fa si consola pensando che nessuna battaglia si vince senza sacrificare qualcosa in cambio. E' vivo. Ancora una volta. E questa è stata sempre la sua vittoria.
E' incredibile il perdurare della vita.
**
Cinque anni dopo
Clinica veterinaria
Germania
09:59 a.m.
Fox Mulder ricorda di aver sentito gelosia in vari momenti della sua vita. A otto anni, vide come un suo vicino nei vigneti di Marta riceveva la bicicletta che lui aveva sempre voluto e era stato sul punto di bucargli le ruote. Ricorda anche come sua madre era solita trattare Samantha, i baci e le coccole che negava a lui e la sensazione di tristezza e rabbia che sentiva. Curiosamente, questa gelosia non gli faceva venire voglia di far del male a sua madre o a Sam, ma a sè stesso.
La stessa cosa con Phebe. Esperta manipolatrice psicologica, Phebe avrebbe potuto tenere un master su come renderlo geloso. Gli sguardi languidi e cercati e coscienti ad altri uomini erano studiati per farlo uscire dai gangheri. Ci riusciva quasi sempre. Ma anche queste volte, non aveva voglia di litigare con i poveri disgraziati che cadevano nei suoi artigli, e non sentiva nemmeno desiderio di vendicarsi della sua ragazza e fare una scenata ad Oxford. Era, piuttosto, un desiderio di fare danno a se stesso.
Come se avesse meritato che lo facessero ingelosire. Come, in fondo non fosse sufficiente buono per nessuno e che non ci fosse un castigo all'altezza dei suoi molteplici peccati.
Ricorda altre occasioni, altre gelosie. Qualche volta con Diana, ma preferisce non pensarci. Generalmente finivano con una discussione stupida e poco più.
E Scully.
Qualche volta è stato mai geloso di altri uomini? Non è sicuro. Una parte di lui sente gelosia per tutto ciò che la circonda. Gelosia dell'aria che respira perché quest'aria è la cosa più privilegiata della terra. Gelosia dei tasti del computer quando li tocca. Gelosia dei vestiti che si mette e ancor più, del profumo che usa. Queste gelosie quasi letterarie, lo accompagnano sempre.
Sono come solletico in fondo alla mente.
Ma, un'altra parte di lui, è sicura di Scully. Scully ha fiducia solo in lui e questo è ciò che importa. Di chi dovrebbe essere geloso? Di Skinner, che è più vecchio di un milione d'anni e che, per di più, è calvo? Non ci ha mai pensato. Di Pendrell, che riposi in pace? Non è mai accaduto. Di Frohike? Dio mio.
Scully passa praticamente 24 ore al giorno con lui e non la vede mai osservare altri uomini.
Non è che non sia geloso Esattamente. Forse. Il caso vuole che non ha mai creduto, probabilmente per sbaglio, d'avere motivi per essere geloso. E' così egoista.
Sempre, chiaro, per la notevole eccezione del caso Jerse.
Ricorda di essere stato geloso, esaminando ossessivamente il rapporto, guardando le fotografie del benedetto tatuaggio, domandandosi che cosa aveva fatto Scully con lui e in che posizione e dove e se l'era piaciuto, se aveva gemuto, o gridato o aveva fatto gemere lui. Ricorda molte notti sveglio valutando la possibilità di presentarsi a casa di Scully e obbligarla a mostrargli il tatuaggio. Ricorda d'aver pensato che se avesse leccato quel tatuaggio tutta la notte, forse sarebbe scomparso e lei sarebbe stata di nuovo sua, tatuata dalla sua saliva.
Gelosia
Se il cancro non avesse fatto la sua improvvisa comparsa, quella gelosia lo avrebbe distrutto perché un Fox Mulder veramente geloso è un Fox Mulder tirannico, senza simpatia, assente, freddo, crudele, glaciale, ossessivo e pericoloso per se stesso e per gli altri.
Ricorda vari momenti in cui è stato geloso, chiaro che li ricorda. Quello che non ricorda è che qualche volta la gelosia ha avuto l'intensità che sente mentre osserva Scully-" La MIA Scully" grida il suo subcosciente- che cura le ferite di Alex Krycek nella fredda e umida notte tedesca.
Nessuno dei due gli presta attenzione. Non lo guardano, non gli fanno caso. Sono occupati a giocare al medico, perché dovrebbero guardarlo? Stanno parlando, cazzo. In una specie di sussurro. Che succede? Non vogliono che lui ascolti?
Mulder brucia. Si sente irrazionale e pieno d'aggressività.
Non vuole guardarli ma è come un conducente in una curva dell'autostrada, che guarda un incidente mortale. Semplicemente, non può distogliere gli occhi. Scully è rossa, bianca, pane, dolce di latte, acqua. Krycek è un contrasto di chiaroscuri, bruno, intenso, smeraldo e bronzo. Quando stanno vicini lei sembra una madonna rinascimentale.
Mai, in tutta la sua vita ha sentito una gelosia di proporzioni titaniche come quella che sente in quel momento.
La goccia che sta sul punto di far traboccare il vaso è il maledetto nome. Quando hanno quasi finito e Scully gli sta mettendo le bende, apparentemente, gli tocca uno dei punti al centro della ferita e l'imbecille di Krycek si muove con un piccolo salto. Scully perde la concentrazione e lascia il bendaggio.
E dice qualcosa che FoxMulder, MAI E POI MAI avrebbe voluto sentire
-Alex!
Una protesta o qualcosa di simile.
Alex.
No, Krycek. No. A-l-e-x.
E' la prima volta che Scully lo chiama per nome, E' una fortuna che smetta di toccarlo in quel momento ed ha finito il lavoro perché se continuano ancora per due secondi così vicini l'uno all'altro, parlando a bassa voce e guardandosi negli occhi e chiamandosi per nome, Mulder non risponde di ciò che farà.
Lui conosce le regole del gioco e le regole del gioco non sono queste.
Se rivede di nuovo su viso di Krycek quel sorriso di segreto trionfo quando Scully ha finito con lui farà in modo che la paghi. E che gli faccia male ogni maledetto secondo.
**
In un altro posto
quindici giorni più tardi.
Non c'è tempo per fingere, non c'è spazio per mentire, non c'è un secondo da perdere. I vestiti danno loro fastidio. C'è da strapparli, separarli dalla pelle, toglierli di mezzo. Via i pantaloni, via la camicia femminile, via la giacca di cuoio. Via. Sarebbe un ballo violento se ci fosse musica. Ma l'unico suono è irregolare. Scarpe contro il suolo, stivali che rotolano per le scale, respiro agitato di donna, gemiti gutturali nella gola di un uomo. Lottano per arrivare in camera ma non hanno pazienza e si liberano della biancheria tra il sesto e il settimo scalino. Nudi in piena luce del giorno, sudati per un desiderio che contamina. Si baciano con rabbia perché queste sono le regole. Nessuna tenerezza, nessuna debolezza, né fragilità. Non c'è tempo.
A Krycek non piace
Non è il suo stile
Il suo stile sono le scale che si ficcano nel corpo e fanno male quando i corpi cercano d'incontrarsi e d'unirsi. Il suo modo di fare è spogliarla senta attenzioni, mordere con forza il collo, dominare. Gli piace che una donna soffra quando la bacia, che senta la sua lingua così dentro che le sembri di stare per soffocare
Il potere è l'essenza del sesso E lui è un drogato dal potere. Scorre nelle sue vene come il metadone. Alex Krycek serve il potere, gli si abbandona, aspetta la sua ricompensa finale. Non l'ha ottenuta ancora, ma già ha incominciato ad assaporarla sulle lebbra ben disegnate di una donna che lo desidera.
Gli piacciono quest'occhi azzurri e il contrasto con tono opaco e un poco lentigginoso del viso. Gli piace il naso severo e come cadono le ciocche rosse sul viso quando Krycek diventa impaziente e l'incastra tra i due scalini. Gli piace farla supplicare, liberarla di tutto quello che non sia urgente e necessario. Gli piace controllare e sentire come geme quando le accarezza il pube con le dita.
Gli manca un braccio e questo fa tutto un poco più difficile. Ai bei tempi gli piaceva scopare le donne con una mano e mettere loro l'altra in bocca, perché gli leccassero le dita uno per uno. Poi cambiava posizione, penetrandole, con le dita che gli avevano leccato, lasciando che leccassero il loro desiderio sull'altra mano. A Marita faceva sempre schifo e questo faceva sì che a lui piacesse di più. Un poco di degradazione è proprio quello che da sapore al sesso.
Un poco di sudiciume
-Alex..
Sono stesi e nudi contro la scalinata e Krycek prega il demonio perché possano vederli dalla strada. Che tutto il maledetto vicinato attraverso le finestre veda la donna nuda che gli stringe le gambe intorno alla vita. Così dolce e serena per strada, con le sue perfette spiegazioni per tutto e la sua serenità interiore, quando stanno così, è sua. In segreto, ma sua. Gli piacerebbe che potessero vederla in quel momento, che potessero vedere lui giusto prima della prima spinta. E' il suo momento preferito. Per questo gli piace allungarlo. Lo fa piano e fino in fondo centimetro a centimetro. E' sempre pronto, rigido, enorme, caldo, pulsante. Lei è calore, dolce melacotogna, morbida e tesa, delizioso strofinio. Lo fa impazzire mettersi nel suo corpo, spingere fino al primo grido, affondare in queste viscere spugnose. Non c'è niente-niente- al mondo che faccia ombra a questa sensazione di vittoria e resa. Nè uccidere, né morire. E' come scivolare nella lava elettrica di un vulcano di gelatina. E' il trionfo e la sconfitta della volontà e i loro sessi bruciano quando si scontrano.
Krycek scivola e sta sul punto di sorride quando lei si afferra alla ringhiera e le sue nocche diventano praticamente bianche per lo sforzo.
Sudano, si strofinano, fa male ma deve fare più male, deve essere più veloce, più intenso. Krycek si sente pieno di questo dipendenza afrodisiaca, potere, denso come il sangue, che bombarda in tutto il suo corpo. Lunghe unghie da manicure perfetto gli graffiano la schiena e si lamenta piano, gli piace quando il piacere rassomiglia al dolore. Gli piace di più quando le unghie s'inchiodano nei forti muscoli delle natiche e lei ripete il suo nome costantemente.
Il desiderio è effervescente come champagne e Krycek sa che lei non è stata con altri per anni. Sicuramente nemmeno vuole stare con lui, ma non può resistere perché Alex Krycek ha qualcosa che lei vuole e lui la chiama tra bacio e bacio, come se veramente non fosse lì o avesse paura che potesse andar via improvvisamente.
-Scully...
Rossa, morbida, testarda, questa è la sua Scully, nuda sulle scale e con gli occhi vitrei per il piacere. Sta sul punto di dire qualcosa ma se la sente parlare dirà qualcosa che Krycek non vuole sentire, così che preferisce usare la sua unica mano per chiuderle la bocca. Deve scaricare un poco della tensione perché al contrario esploderà e farà una sciocchezza.
Eccola. Sempre prima di lui. Si contrae intorno al suo cazzo, una , due , tre quattro, venti, milioni di volte e Krycek non smette di spingere, di girare il bacino contro di lei mentre viene e la trascina verso l'orgasmo. Così calda, così tesa, così stretta, così maledettamente Scully. Farlo con lei in piena luce del giorno è una vendetta deliziosa, una tortura da gourment.
Non sa quando dura l'ultimo tremito ma è lungo come un bagno di schiuma e aceto. Quando il battito ritorna regolare le affonda il viso nel collo, la bacia con tutta la superficie della lingua perché ritorni in sè.
Lei ha gli occhi vitrei e suona affannata quando parla.
-Mi hai chiamato Scully.
-Hmmm…
Il sesso finisce sempre troppo presto e i gradevoli effetti secondari del venire e lasciare la mente vuota finiscono col cedere subito alla realtà. Se c'è qualcosa che Krycek odia con passione è la maledetta chiacchieratina del dopo. Non vuole sentire nessun suono che venga da lei, fatta eccezione dei gemiti e delle grida quando la porterà in camera e lo faranno un poco più piano e per la seconda volta. Forse da dietro, se lo permetterà.
Anche questo gli piace ma finora lei ha sempre resistito.
Un peccato.
-Perchè mi hai chiamato così?
Odia dover dare spiegazioni. Soprattutto queste spiegazioni.
E non pensa di dire" mi dispiace"
Preferisce baciarla. Se vuole protestare, che protesti nel letto. Ma non c'è modo di farla tacere. La vena irlandese cieca scorre nelle sue vene e minaccia di allontanarsi e di andare via, ancora nuda, splendida nella luce del sole. Rossa e piena di temperamento, muovendosi con delicatezza.
Una fantasia di Botticelli in movimento.
-Mi chiami così per lui- dice, come se avesse scoperto un grandissimo segreto.
E' divertente, ma Krycek continua a non parlare. Si sente più a suo agio in silenzio, baciandole i capezzoli finchè diventano duri ed eretti. Lei continua ad essere impegnata nella sua psicanalisi facile malgrado si senta l'odore della sua eccitazione a quattro metri di distanza.
-Sei così pieno di rabbia, Alex...
-Sssshhh- le fa cenno con le dita sulle labbra che stare zitta,- sono mesi che non vengo, per una volta, niente analisi new age, Melissa.
Sta per protestare, con quel piccolo broncio pieno di dignità che impiega ogni volta che Krycek mette in dubbio le sue credenze per non affrontare i suoi sentimenti. Ma è inutile e presto il muro è appena sufficiente robusto per sostenerli.
Krycek decide che è arrivato il momento di passare nel letto.
Traballano e inciampano mentre salgono, senza smettere di toccarsi. Ballano un tango con impaccio, leggendo nel corpo dell'altro un messaggio cifrato in braile. Arrivano nella stanza affannando e quando finalmente cadono sul materasso non hanno più la pazienza per i preliminari. Con Krycek è sempre urgente. Un uomo indurito alla vigilia dell'Apocalisse lo fa sempre come se fosse l'ultima volta e si giocasse la vita facendolo.
Melissa tenta di baciarlo più piano, addolcire le sue asperità, accarezzare i suoi segreti. Ma Alex Krycek non è dolce, né paziente, né tranquillo. E' l'amante geometrico, che scopa sempre ad angolo retto, gemendo a spirale, abbracciando la logica dei triangoli, il labirinto diagonale delle passioni che s'incrociano. Alex è brutale e forse è da tempo che non è capace di assaporare niente che non includa una certa quantità di violenza.
C'è qualcosa di depravato nel suo modo di fare quasi tutto. Particolarmente, c'è qualcosa che sembra proibito e perfino sporco, nella sua maniera di fare l'amore con la bocca, leccandole il pube con una passione stravagante.
Non si è nemmeno lavata e hanno appena fatto l'amore.
-Non ti fa schifo?
Solleva la testa e la guarda come se avesse appena detto un'assurdità. La bacia varie volte, utilizzando la lingua come un coltello. Probabilmente, non gli fa schifo niente. I loro sapori si mescolano. Il sesso è amaro, denso, spesso.
Krycek si succhia un paio di dita. Le accarezza con esse tra le natiche, osservando la resistenza sul volto di Melissa. Deve insistere molto perché lei finalmente si rilassi, Melissa grida dolcemente e lui si fa strada nel retto.
-Fammelo fare, Melissa, solo una volta.
E' così persa nella sensazione che la sua protesta risulta poco convincente. Vuole dire "no" ma suona più come "nnnuuuuaaaa". Alex le parla piano, trascinando ogni lettera facendole cadere come se leggesse il libro dell'apocalisse alla vigilia del giudizio universale
-Ti piacerà.
La maneggia con attenzione, la mette a pancia in giù senza mai smettere di baciarla. Non è una ragazza di lubrificante e sesso anale, ma qui sta il divertimento.
-Come lo sai?
Cerca di essere convincente. Le bacia il collo e le parla all'orecchio, in un sussurro studiato per risultare sexy.
-Perchè sto per fartelo io, scema.
Ci sono altre proteste per vari minuti. Ma Alex Krycek sa essere testardo quando qualcosa gli interessa e ha tutto un arsenale di artiglieria sessuale per convincerla e farla supplicare. Sa che prima o poi lei finirà per lasciarlo, perché, prima o poi, tutte finiscono per lasciarlo. La prospettiva lo eccita fino alla pazzia e anche di più. Quando lei insiste che gli farà male, Krycek sa che finalmente, è riuscito a piegarla.
Finalmente.
Le sue lamentele femminili riescono solo ad eccitarlo di più.
- All'inizio e solo un poco
Melissa lo guarda fisso. Troppo fissamente per i suoi gusti. C'è qualcosa di sospetto che brilla nei suoi occhi che Krycek non sa interpretare.
-Come lo sai, Alex?
Sta giusto dietro di lei e la sua erezione è quasi porpora tra le natiche morbide e terse di questa donna che perderà un altro pochino della sua innocenza tra pochi secondi. Niente ha un sapore così buono come questa innocenza che cade nella battaglia.
Che significa come lo sa?
-Fammelo fare, Mel, e te lo racconto.
Mel. Deve essere un'occasione eccezionale perché la chiami così. Krycek fa concessioni all'intimità e all'affetto solo quando otterrà qualcosa in cambio. Lei lo sa ma anche così, inarca la schiena e cede.
Un invito è quasi più di ciò di cui a bisogno Krycek a questo punto.
Una spinta intensa che rassomiglia troppo ad un'aggressione ed è dentro. Arde. Brucia. Uccide. Scoparla così fa male, è troppo stretto per la tenerezza e il gemito carnale di Melissa Scully suona a sangue e sesso. Senza compassione, è la legge di Krycek a letto. E fuori del letto. Fa fatica ad arrivare fin dentro, resta praticamente a mezza strada ma i riccioli rossi di Melissa si muovono freneticamente e vederla ridotta a qualcosa di quasi animale basta e avanza perché Krycek si bruci in un orgasmo violento
Per più di mezz'ora, l'unica cosa che ripete Melissa è ahdiomioahdiomioahdiomioahdiomio.
A Dio non deve assolutamente piacergli il sacrilegio.
C'è un limite della realtà, alcuni lo chiamano inferno, dove tutto fa tanto male che semplicemente, vuoi di più. In quest'angolo del piacere è dove vive Krycek. Il suo regno. Il suo territorio.
La sua legge.
121 Hegald Place
Alexandria
Washington D.C.
11.10 p.m.
Hanno appuntamento nell'appartamento di Mulder, tre giorni dopo il ritorno dalla Germania, con le ferite che si stanno ancora chiudendo. Scully ha le chiavi, arriva dal laboratorio prima dello stesso Mulder, entra senza bussare il campanello, lasciando sul tavolo le sue carte. Si lascerebbe torturare prima di riconoscerlo ma c'è qualcosa di familiare in quest'angolo di mondo. Incluso la polvere sparsa intorno, che copre le montagne di libri, civettando con le riviste e le persiane, è impregnata del dolce profumo di Mulder. Un miscuglio sensuale di legno e frutta sciroppata Non sa perché non accende la luce centrale e si accontenta di azionare l'interruttore che sta vicino all'acquario. La vasca emette un'iridescenza vitrea e vicino i rapporti dei casi arretrati che stanno aspettano il momento in cui Mulder avrà pietà di loro e li finisca, c'è un mucchio di contenitori di films vuoti. Le cassette sono sulla tele, nel video, sparse con noncuranza.
Ha la tentazione di guardare i titoli. Glielo impedisce un insistente colpo alla porta.
Chissà perchè, l'aria del corridoio è più calda dell'aria all'interno. Le solletica i capelli quando entra la corrente. Appoggiato allo stipite della porta, vestito con uno sei suoi abiti scuri dal taglio perfetto, c'è l'incarnazione di tutte le cattive intenzioni nella persona di Alex Krycek che sembra vestito da infarto. A volte Scully ha la sensazione che al di sopra di ogni altra qualità, Mulder e lui abbiamo in comune quella di essere un paio di snob amanti dei vestiti italiani.
-Da quando bussi alla porta?
Normalmente s'infila dentro pistola alla mano.
-Mulder non è ancora arrivato?
-Riunione con Skinner.
Entra nell'appartamento e s'accomoda sul divano mettendo i piedi sul tavolo. C'è qualcosa di sibillino nel suo modo d'invadere il territorio di Mulder come se fosse suo. La lampada gli illumina solo metà del viso. Il resto è un mistero. Ha una certa abilità nel conservare una totale quiete. L'unica cosa che si muove sono gli occhi. Scully sente come la segue quello sguardo mentre si serve dell'unica cosa che c'è nel frigorifero di Mulder.
Un bicchiere di tè freddo.
-Come vanno le ricerche, Dana?
-Piano. Siamo riusciti ad isolare tutti gli elementi del campione dei replicanti. Ma non c'è niente d'anormale. Metalli comuni. Una dose molto alta di magnetite. Stiamo provando diversi modi di cercare di disattivarlo per fermare queste cose.
C'è un silenzio denso. Si conoscono da anni. Non hanno mai passato molto tempo insieme. Mai soli ed insieme. Mulder è il nesso che li unisce. Senza di lui, galleggiano alla deriva, domandandosi in che modo dovrebbero comportarsi. Di cosa parli quando hai tanta storia e così poca conoscenza? Né sconosciuti. Né conosciuti.
-Di solito durano molto queste riunioni con Skinner?
Non sembra impaziente, continua a stare immobile, osservando nell'oscurità. Scully incomincia a domandarsi perché non ha acceso la luce. Le da fastidio la sensazione di stare in penombra. Krycek sembra dominare la stanza.
- Dipende se Mulder l'ha fatto arrabbiare molto o solo il normale. Hai qualcosa d'urgente da comunicarci?
Ha un nome. John Neshville Terzo. Un uomo del sindacato. L' indirizzo di dove vive a Washington. Il suo nome sta negli archivi che erano riusciti a scaricare a Francoforte prima che tutto andasse in malora. Un curriculum scientifico interessante, collaboratore nelle ricerche sulla vaccinazione, dirigente della Biotecnologie Roush, membro del consiglio, consulente sulla clonazione per le Nazioni Unite, Krycek credeva che era morto a El Rico.
- Era un pezzo grosso tra gli amici di Spender. Faccio fatica a credere che non sia in quel hangar di El Rico, aspettando la sua ricompensa prima dell'apocalisse.
- Forse sapeva che la riunione si sarebbe trasformata in un bruciatore- dice Scully, sempre cauta.
A Krycek piace il suo senso dell'umorismo. Qualcosa a cui aveva mai pensato è che lei avesse il senso dell'umorismo. Una scatola di sorprese l'incantevole agente Scully. C'è qualcosa che l'attrae in quest'acuta intelligenza è questa maniera di reprime i propri sentimenti.
Mulder non arriva ancora. Krycek crede che si dovrebbe sorvegliare Nashville.
- Il ragazzo prodigio della scienza, l'ho visto molte volte negli esperimenti con i rapiti. Non era famoso per essere eccezionalmente compassionevole.
Senza emozioni sul viso, Scully lo guarda ma non riesce a capire come uno possa aver venduto la sua anima senza che gliene importi niente.
- Credi che sappia qualcosa sui supersoldati?
-Credo che possa sapere più di qualcosa. Credo che abbia dato il suo aiuto per creare replicanti umano-alieni.
Una notte nuvolosa, soffia il vento con forza, una brezza insistente che si sente all'altro lato delle finestre e agita gli alberi, la luna mette fuori la sua faccia e l'appartamento si veste di una luce biancastra che avvolge tutti e due. Krycek sa che non avrà mai fiducia in lui, non si è fidata dalla prima volta quando seppe che Mulder aveva un nuovo compagno e continuerà eternamente a non fidarsi.
Anche quando Mulder non c'è, non smette d'essere parte di un triangolo che non può lasciarlo fuori. Sono in contatto tramite lui. Un'anima gemella, un'ombra. A Krycek sembra che da quando ha salvato la vita a Mulder a Francoforte, Scully abbia sviluppato una nuova tolleranza per stare con lui.
E' assurdo. Gli ha salvato la vita un'infinità di volte, quasi sempre senza ricevere nessuna ricompensa, agendo nell'ombra. La sua nobiltà è una forma d'ingenuità.
-Ti fa ancora male il braccio?
La domanda lo sorprende. Ha ancora la spalla bendata.
-Meno. Un poco.
Fa male la notte, soprattutto. A volte fa male come lo stesso inferno, ma questo non glielo dirà. Ma non c'è bisogno che le dicono niente perchè si alza e si avvicina al divano senza scambiare parola. Ha un'espressione da medico capace. Dana Scully è il giuramento d'Ippocrate elevato ad arte. Gli scosta la giacca con attenzione, quanto basta perché appaia la spalla. Deve sbottonare uno, due, tre, quattro bottoni della camicia per poter vedere la benda. Tutto quello che fa è reverenziale. Sciogliere il nodo delle bende, scostando poco a poco la fasciatura, osservare la ferita, costatare che non ci sia infezione. L'attenzione nei suoi occhi azzurri è così intensa che a Krycek brucia la ferita più del normale.
-Non c'è infezione.
Perfezione nel manicure e nei movimenti, controllata, temprata, profuma di lavanda, come tutte le Scully. E' come un cassetto di lenzuola pulite e Krycek è la cosa più sporca che abbia mai avuto vicino. La guarda approfittando della distanza così breve tra loro. Sente che lei vuole alzarsi ma non sa esattamente come farlo.
-Mi leghi?-un sussurro ruvido- Non dimenticarti che sono un handicappato.
Per la prima volta che lei ricordi, regala a qualcuno che non sia Mulder il suo sperimentato inarcamento di sopracciglio scettico. E' una provocazione- oserai vestirmi? E lei lo sa, ma non le piace perdere una sfida. Ritorna sui suoi passi e abbottona uno, due, tre, quattro bottoni. Quando finisce si trova il viso di Krycek di fronte a lei. L'analizza fermamente, con interesse quasi scientifico. In silenzio, in un appartamento che non è il loro, Alex Krycek è una mascella con personalità, ossa ferme, uno sguardo color smeraldo che non le era mai parso cosi verde, capelli corti e questa particolare qualità di pelle dura, specialmente quelle labbra che sembrano un coltello. Sembra roccia viva, si muove solo il suo sguardo, sempre più intenso. Sempre più profondo, guardano qualcosa dentro di lei che non le piace che la gente veda.
La fa sentire nuda.
Guardandolo da così vicino, Krycek non sembra un ripugnante bastardo, bugiardo, traditore, assassino, manipolatore, mercenario, spia, ladro. Sembra solo un volto più attraente di quanto Scully voglia riconoscere. Solo un uomo, in un appartamento vuoto, che presta attenzione a lei e solo a lei.
Non si è mai fidata di lui.
Ha venduto la sua anima tante volte che non c'è più nessuno che vuole comprarla.
Stanno così vicini che potrebbero toccarsi senza muoversi. Solo desiderandolo.
Se lo desiderassero.
La porta si apre con un rumore di chiavi che sembra assordante nel silenzio atomico dell'abitazione. Scully si alza immediatamente, quando vede Mulder entrare dalla porta l'appartamento diventa di nuovo un posto familiare, pieno d Mulder, della sue cose, della sua familiarità.
Si guardano, Mulder osserva Krycek, quando i loro sguardi s'incrociano, sembrano due uomini diversi. Crescono e si sfidano. L'appartamento diventa un campo di battaglia.
-Skinner oggi aveva voglia di parlare – dice, guardando Scully come se avesse appena commesso un peccato.
Per quanto risulti stupido lei ha l'impulso di abbassare lo sguardo e mettersi a parlare. Gli fa un riassunto del caso mentre Mulder ascolta attentamente Quando si siede sul divano fa domande su John Nashville Terzo, le risposte di Krycek sono essenziali. Economia di linguaggio, economia di movimenti. Occupano spazi vicini sul divano ma opposti nell'universo. Mulder non sa stare fermo, si muove anche quando non si muovono le sue labbra che non stanno quiete nemmeno quando sta zitto. Krycek, invece, sembra muto e quieto nel bel mezzo di una spiegazione. Scully cerca di non guardarli troppo, dedicarsi al caso, aggiornarli sulle sue ricerche.
C'è del lavoro da fare.
Vibra nell'aria qualcosa che sfugge ad ogni definizione, una formula chimica troppo complicata per esprimerla a parole.
Passa mezz'ora prima che Krycek si alzi nel bel mezzo della conversazione.
-Si può sapere dove vai?
Mulder l'osserva, sospettando qualcosa.
-Al-ba-gno- sillaba- Vuoi accompagnarmi? Se sollevo troppo peso con un solo braccio si sposta la colonna vertebrale.
Entra nella stanza, si sente la porta del bagno quando la chiude. E quando sparisce, Mulder torna ad essere quel ragazzo un poco triste e abbastanza stanco, nobile più di ogni altra cosa, appassionato difensore della sua esuberante immaginazione.
- Troppo peso-mormora- Che deve sollevare? La tazza del bagno?- Si porta le mani agli occhi, si strofina la stanchezza, la luce è così tenue che Mulder sembra una foto in bianco e nero che ti stringe il cuore.
Lavorano per ore, finchè non hanno troppa fame.
Quando arriva il commesso con il pranzo tailandese, Scully si affretta a prendere i pacchetti che odorano di spezie. In cucina, gli armadietti per prendere i piatti sono troppo alti per lei. Mulder si avvicina da dietro per aiutarla.
- Ora li prendo io, Scully – le mormora all'orecchio. Così vicino, in verità, che le tremano le ginocchia leggermente.
Alcune volte Mulder ha una presenza intossicante, eccessivamente mascolina, quasi carnivora. La fa sentire incastrata tra i mobili e lui. E' troppo, Scully scivola con cautela verso la porta della cucina, cercando un posto dove poter respirare. C'è troppo traffico nell'appartamento e uscendo si scontra con Krycek, sente il suo sguardo su di lei, su Mulder, di nuovo su di lei. E' paralizzata solo per un secondo ma sembra un secondo lunghissimo tra questi due uomini che la trattano come un continente da disputarsi. Krycek non si muove dalla porta, solido come una roccia, al contrario dei suoi principi. Può sentire la presenza di Mulder dietro e qualcosa che sembra gelosia che prende forma in lui. Addensando, ingrassando, aumentando di peso.
Se fosse una donna più superficiale potrebbe dire che stanno combattendo per lei senza parole. Sono come insetti. Che si scontrano negli anfratti di un appartamento al buio. Indietro e avanti, la lasciano appena respirare. Quando si guardano, quando guardano lei, è una droga.
Rende schiavi. Libera. Uccide.
Insetti. Che avanzano nei loro piccoli formicai.
**
Triangolo di vocali. Disposizione grafica di vocali che formano un triangolo i cui vertici sono occupati dalla "a", la "i" e la "u" e le altre vocali stanno nelle posizioni intermedie, mediante il quale rappresentano la collocazione dei loro punti di articolazione.
DaNa, KryCEK, MuLDER.
Otto mesi dall'inizio del conto alla rovescia e non c'è tempo per valutare ciò che sono. Le loro identità si spostano come blocchi di ghiaccio sotto l'effetto serra.
Hanno tanto da fare, che possono appena pensarci. Bisogna agire, muoversi, continuare a camminare, interpretare. Bisogna salvare il mondo, percorrerlo tra un uragano e l'altro. Bisogna continuare a resistere, combattere in silenzio, non riposare. Non hanno tempo per pensare che una volta sono stati nemici, se domandassero loro cosa sono dovrebbero rispondere con la musica. Sono note non sincronizzate. Sono una sinfonia che si sta scrivendo. Sono do diesis e si bemolle. Non sono, si muovono solo. Pedine di una scacchiera in mezzo alla tempesta, le loro vite sono qualcosa che quasi non appartiene loro.
Mulder lotta. A volte si stanca. Guarda Scully. Crede di non avere diritto di stancarsi.
Scully lavora giorno e notte, notte e giorno, incollata al microscopio, aggrappata ad una lente, instancabile. A volte si domanda se tutto questo sia inutile. Guarda Mulder. Crede di non avere diritto di rinunciare alla fede.
Nella dinamica dei liquidi, Mulder e Scully sono acqua e sale. Si sciolgono e precipitano. Fatti l'uno per l'altro, a volte s'incontrano, quasi sempre si schivano.
Krycek osserva, un cuore di polvere da sparo in un mondo infettato da gas velenoso. Vive aggrappato alla distanza che separa positivo e negativo. Osservandoli, misurando. Tutto è un gioco e lui aspetta, prepara la sua formula d'alchimista, presentendo il momento in cui gli elementi reagiranno.
Tesse ragnatele su un vaso di cristallo.
I tre sorvegliano, turno dopo turno la pista più solida che hanno verso la speranza. Non sanno che loro sono i sorvegliati e che presto dovranno rispondere al tribunale di guerra del nemico.
**
25 ottobre
Dublino
Ambasciata Ungherese
Dublino è una città pacifica e la macchina avanza lentamente tra i dolci meandri del Liffey, questa vigorosa lingua d'acqua che attraversa la città tra i ponti. Il tragitto dall'aeroporto è di quindici minuti in condizioni normali ma è venerdì sera e c'è movimento verso le strade di Temple Bar. I giovani si accalcano davanti a Trinità, si fermano sotto l'orologio guardato da Oscar Wilde, si salutano, si mettono nel pubs dei sottoscala. La strada principale è praticamente intasata e l'autista, un uomo corpulento con rughe profonde e una coscienza torbida, s'arrabbia con i semafori. Deve aspettare un bel po’ che un paio di vecchi attraversino davanti alla Banca Nazionale. Quando sono passati prende lo svincolo e si dirige verso la periferia. Si lascia dietro il traffico mentre si avvicina ai quartieri residenziali. C'impiega meno di dieci minuti a distinguere la casa dell'ambasciatore. E' l'unica in tutta la strada che manifesta un'attività così intensa come all'interno. Tutte le finestre sono illuminate, la vista è splendida. Si tratta di un edificio singolare, un capriccio di un ammiraglio inglese, costruito in stile vittoriano. I camerieri entrano ed escono sorridendo, mostrando diligenza, cercando di ultimare i preparativi per la festa che prepara l'ambasciatore. L'autista li guarda mentre pensa ad altro. Ha tardato più di mezz'ora dall'aeroporto, non sa se al signor Nash sembrerà troppo. Almeno l'ha portato a termine e questo è importante.
Il portiere lo riceve con un poco inquieto. E' un tipo nervoso ma di fiducia. Troppi tic ma nessuno è perfetto.
-Il signor Nash mi aspetta- dice l'autista- Porto il bagaglio.
Attraverso le finestre può vedere gli impressionanti saloni, le terrazze, le scale a chiocciola. Il portiere fa cenno di sì. Sarà una festa splendida. Tutta Dublino vestita per l'occasione. Non tutti i giorni l'ambasciatore festeggia le nozze di sua figlia con un magnate del petrolio. L'autista, naturalmente, non parteciperà alla festa. Non lo fa mai. Il suo lavoro è un altro. Raccogliere i pacchetti, consegnarli, incaricarsi dei dettagli. Ubbidire al signor Nash, principalmente.
Mai fare domande.
La porta del garage si apre e la macchina entra in silenzio. Una limousine enorme, con i sedili foderati di pelle e un portabagagli in cui entrerebbero un milione di euro in monete da un centesimo. La parcheggia vicino alla porta che da al seminterrato. Non tutti lo sanno ma oltre alle scale a chiocciola e terrazze da sogno, la casa dell'ammiraglio ha una sensazionale cantina, un intricato sistema di corridoi e stanze. Insonorizzate. Inespugnabili.
Segrete.
Quando apre il portatagli, i due uomini sono ancora incoscienti per l'effetto della droga. La verità è che l'autista non li conosce, né gli interessano particolarmente. Sa che uno si chiama Mulder o qualcosa di simile, non ricorda il nome dell'altro. Il suo lavoro non è questo. Ma metterli in stanze separate nella cantina e preparare la vasca.
Il signor Nash s'incarica di farli parlare.
A volte tardano di più, a volte di meno. Ma tutti finiscono per parlare.
Il signor Nash s'incarica di questo.
**
cinque giorni prima
20 ottobre
da qualche parte a Washington D.C.
3:33 a.m.
Piove e tutti facciamo giochi d'abilità sull'equilibrio precario delle nostre piccole tempeste. La vita è una corda lenta e non conviene guardare in basso dall'alto, perdere la prospettiva della realtà è così semplice come muovere le pedine sulla scacchiera. Con un vassoio con caffè caldo in mano, una borsa di carta marrone sotto il braccio e le chiavi tenute come posso, l'equilibrio che mi mantiene in piedi sembra oggi più precario che mai. Bagnata dalla tempesta, perseguitata dalla mancanza di sonno, senza tempo per pensare e con difficoltà a respirare, questi sono i miei giorni. Queste sono le mie notti.
Queste, le mie albe.
Seconda settimana di sorveglianza. Abbiamo un appartamento libero nel centro della città che preferisco non sapere come Krycek abbia ottenuto. Dall'altro lato della strada, sorvegliato con un binocolo ad alta tecnologia, una ricevente che può registrare il ronzare delle mosche quando sussurrano ninne nanne e sensori per il movimento che captano l'ombra di un pensiero, vive John Nash Terzo.
Apro la porta con difficoltà, i bicchieri si muovono sul vassoio.
Ciò che sono, ciò che siamo, traballa. Come il caffè e le nostre vite. Tra l'ufficio, il laboratorio e la sorveglianza dormire è diventato una routine quasi dimenticata. Resistiamo sostenuti dalla responsabilità e quello che ci vendono nello Starbucks. Questa è la droga di cui abbiamo bisogno per sopravvivere. Siamo angeli della caffeina.
Tre e mezza nel cuore della notte, l'appartamento è così disordinato come c'è d'aspettarsi dopo di ventiquattr'ore di convivenza di due uomini. Impersonale e quasi vuoto, quando entro, vedo i giornali a terra, mucchi di riviste, contenitori vuoti di cibo cinese, cartoni delle pizze. Su un lato, l'apparecchiatura per la sorveglianza, e dall'altro lato il divano, le sedie, il tavolo pieno di carte. Nel centro della stanza, dominandola e dominando il mio sistema nervoso, un materasso.
Azzurro, sfilacciato, pieno di bozze, troppo alto. Non stava qui ventiquattr'ore fa. E non ha valore la spiegazione che mi propina il mio subcosciente quando penso che devono averlo attenuto in qualche modo per poter riposare tra un turno e l'altro. Riposare. Per questo serve un letto. Non ha altri scopi, non ha una presenza quasi maligna, è solo la mia immaginazione e un materasso.
E sul materasso due paia di stivali abbandonati. Due paia di stivali, due uomini distesi sulla cima del mondo e le mie insicurezze. Guardando me e il mio vassoio di caffè per tre.
E' arrivato il dolce e una voce dentro il mio cervello sussurra una avemaria.
Mulder indossa dei jeans, senza cravatta, senza camicia, senza niente che sia professionale. Occhi stanchi, capelli arruffati, non si è rasato da un paio di giorni e mi guarda come qualcosa che potrebbe essere un'allucinazione o qualsiasi altra cosa. Scalzo. Scalzo e con gli occhiali. Mi muoverei se non fosse che a trenta centimetri da lui, Alex Krycek ha le gambe allungate e nude, indossa i boxer e una camicia con le maniche lunghe e il suo sguardo mi penetra centimetro per centimetro come un morso in un pezzo di burro.
Tenaglie nello stomaco, non so se sono io o è il mondo che gira più veloce.
- Dimmi che ciò che porti è caffeina, Scully.
- Questo è un materasso?
Ci sono molte domande che non faccio per paura di sembrare stupida o peggio ancora per paura di conoscere la verità ma questa, semplicemente, abbandona le mie labbra indipendentemente dalla mia volontà.
Mulder annuisce mentre si alza.
- Un vicino l'ha portato giù poco fa ma l'abbiamo catturato prima che venisse il camion della spazzatura.
- E quando dice"l'abbiamo catturato" vuole dire che sono sceso sotto l'acquazzone.
- Abbiamo tirato a sorte, Scully- si difende. C'è un ammiccare nel suo sguardo come se fosse Natale e avesse appena aperto il regalo che stava aspettando- Lui aveva il legnetto più corto.
Va bene. Va bene. Come vuoi. E' una spiegazione normale e mi comporto come se fosse normale. E' questo che stanno facendo. Il materasso e il fatto che nessuno abbia le scarpe e solo uno i pantaloni. Normale. Battute su legnetti e misure riferite ad uomini di più di dodici anni. Normale. Che siano incapaci di pronunciare due parole che non abbiano un doppio senso e che sembrino sul punto di strapparsi i vestiti o spararsi un colpo in qualsiasi momento. Alla fine di una frase, all'inizio di una conversazione.
In qualsiasi momento.
Tutto normale.
Si rende conto Mulder che già sono trascorsi cinque mesi e ancora non la smettono di comportarsi come in un film di gladiatori?
Credo che Krycek non solo se ne renda conto, ma che alimenti questo veleno che galleggia tra loro per mantenersi in piedi. E' un'ape regina in un favo d'ambrosia, Krycek si accende quando Mulder sta vicino. Sono batterie che si caricano prima della tempesta e l'appartamento ha il loro odore. Mascolino, secco, infiammabile.
Che sto facendo qui? La mia presenza è un'invasione in un territorio ostile. Una penetrazione nello stomaco della bestia che dorme con gli occhi aperti.
Mulder si avvicina, mi blocca e cerca un cappuccino, aspirando il profumo del caffè con forza( e me allo stesso tempo). Dice "grazie per il caffè" e dio mio, lo dice con tanta intensità che so che sta chiedendo qualcos'altro, concreto e fisico e asfissiante, abrasivo, eccessivo. Credo che siano gli occhiali quello che finisce per convincermi che arriva un momento in cui un uomo può essere troppo conturbante. Troppo attraente, troppo sicuro di se stesso, troppo pieno di mistero e fisicità. Caffè, panna, zucchero, crema, troppo cappuccino in un solo Mulder.
Distolgo lo sguardo e lascio le cose sul tavolo. E' pieno di segni, impronte di bibite, qualcosa che rassomiglia ad una cicca ma non può esserlo a meno che non stiano fumando di nascosto.
L'appartamento puzza di segreti. E la voce di Krycek, distilla perversione.
- Scully, sei bagnata?
Sinceramente, a volte penso che non sia possibile sentire queste cose. Mi giro piano, Krycek non si è mosso dal suo posto sul letto.
- Sta piovendo- dico.
Non è divertente e a volte la nostra società con Krycek sembra una trappola mortale in cui lui si diverte mentre noi balliamo al suono che marcano le sue insinuazioni.
Cerco di sembrare disinteressata, professionale quando mi avvicino al letto. Credo d'aver diritto almeno ad avere una certa curiosità. Cinque mesi fa Mulder non sarebbe stato a mezzo metro da quest'uomo senza tirare fuori la pistola e rompergli le ginocchia. Ora stanno giocando a scarabeo.
Né più né meno.
Sta qui. Sulla coperta piegata. La tavola. Le lettere, sei o sette parole formano, v, x, s, indovinelli. So che è Mulder che ha scritto" ratto" e non ho bisogno che qualcuno me lo confermi che " eunuco" è opera di Krycek. Creano un linguaggio nuovo, si parlano attraverso lo scarabeo, sono antagonisti in una coreografia che hanno perfezionato.
Mi sento sola. Ed estasiata. Come se guardassi come si fonde l'ambra. Emanano troppo calore per guardare e troppo calore per smettere di guardare. Mi lasciano fuori delle loro battute e mi sento espulsa. M'includono e mi sento catturata.
Bruciata, terrorizzata, incapace di reagire.
- Vuoi giocare con noi, Dana?
Buona domanda. Doveva farla Krycek, chiaramente.
Questo è ridicolo. Non è un gioco, è la mia vita. E non so che voglio fare.
Mi tolgo il cappotto, mi avvicino alla finestra, osservo l'oscurità esterna, mi domando perché il ricevitore audio ha le cuffie, in modo che nessuno possa sentire ciò che sta succedendo. Quello che non voglio è stare ferma, se mi muovo sembra che ci sia ancora qualcosa che abbia senso e io ho un poco di controllo.
- Mulder, perchè non c'è nessuno in ascolto e in cosa consiste la sorveglianza se non sorvegliamo?
Tutto nella mia vita è uno scioglilingua.
Prima di aspettare una risposta, che sembra sul punto di galleggiare sulle sue labbra, tolgo la cuffia dell'apparecchio e mi rendo conto che si può sempre buttare altra benzina su un incendio.
Dall'altoparlante esce fuori un gemito. Lungo, gutturale, un gemito che grida sesso ai quattro venti e che può appartenere solo ad una donna persa in un labirinto di lenzuola sudate. Parole onomatopeiche che inciampano, questo grido è nnancoooraaaaasìììììììììì!!! O qualcosa di ugualmente impronunciabile. Un attimo di silenzio e grida dolcemente, come se stesse dado alla luce un gattino. Seguono ansimi, intensi, ripetuti, mascolini ansimi da uomo. Sono in sintonia. Gemere, ansimare. Ansimare, gemere. Qualche parola incoerente, probabilmente blasfema.
Bene. Togliere la cuffia non è stata una buona idea. C'è un materasso, questo lo posso sopportare, perfino lo scarabeo e i boxer. Mulder con gli occhiali, gli sguardi sognanti, la penombra, il cappotto bagnato, tutto. Ma aggiungici l'ansimare e credo, francamente che sia troppo.
- Il nostro amico ha avuto compagnia da un paio d'ore.
Già. Grazie per il chiarimento, Mulder e grazie per sembrare comunque, un poco imbarazzato. Ora, se trovo il buco dove mettere il jack della cuffia sarò molto più felice. Questa ragazza sta fingendo con troppo entusiasmo o l'uomo del sindacato dovrebbe stare nell'industria del porno.
"cosìcosìc0sìnoooonfermartinoooaaaa!"
Questo suono non è umano e questa è una tortura perversa per qualcuno che ha studiato in una scuola di monache.
- Un poco ripetitiva come colonna sonora ma d'enorme valore didattico. L'abbiamo dovuta togliere, l'Agente Castità mi stava guardando con occhietti da agnello.
Guardatelo, Alex Krycek, i cui pantaloni stanno stesi e bagnati su una sedia continua a pensare che quando si annoia, può sempre dare fastidio a me, oltre che a Mulder.
Il suo lemma, dove giocano due, giocano tre.
La cosa peggiore, abbiamo un rilevatore di movimento. Un piccolo monitor sotto la finestra che si può vedere perfettamente dalla mia posizione. Si distinguono le ombre della stanza e, in rosso, le sagome di due persone. In verità, si vede una sagoma con quattro gambe e due teste, una testa in ogni paio di gambe.
Quando metto il cavo a posto coincide con una serie di lamenti gutturali, umidi. Dicono qualcosa, credo, ma le bocche sono troppo occupate perché si capisca. Tutto finisce bruscamente all'irrompere del silenzio.
Scompare l'aria, la stanza tace.
Non per molto tempo.
- Peccato- Krycek fa spallucce e si rivolge a Mulder, che cerca tra le lettere la sua prossima parola, con il caffè poggiato su un lato. – Dopo tanto tempo deve suonare come una musica celestiale, no?
- Non così bene come suonerà lo scricchiolio delle tue ossa quando ti stringerò il collo con le mie mani finché non soffochi, Alex.
C'è un momento. Un istante. Mulder sembra concentrato nello scarabeo ma le sue parole, pronunciate deliberatamente, piano, con crudeltà quasi tenera, fluttuano nell'aria. E la replica che Krycek dovrebbe lanciare automaticamente, non arriva. Allora lo guardo, mentre sta osservando fisso Mulder. Le ciglia più lunghe che abbia mai visto in un uomo ed un'espressione immobile, come se gli costasse fatica digerire quello che ha sentito. Ingoia, lo vedo muovere il pomo d'Adamo a rallentatore e tutto il suo modo di guardare Mulder è empio.
Stringerti il collo con le mie mani finché non soffochi.
Finisco a giocare, condannata a questa prigione.
Sulla tavola, Mulder scrive"paquete"( ndt è impossibile far coincidere in italiano le parole per cui mi limito a tradurre il loro significato, pacchetto) e la mia vita è uno scarabeo rischioso. Io occupo il vertice del letto, la maggior parte del tempo nessuno parla. La "q" di paquete di Mulder finisce per essere "tequila" per Krycek e la sua "l" è mia per "resbalar"( scivolare)
Sulla mia "r", Mulder incrocia "secreto"( segreto) e la partita procede tra frasi sciolte.
A volte di Krycek.
- Figurati, che con le lettere che ho posso scrivere" stupido col culo" in russo.
A volte Mulder.
-Perfetto. Perché non te lo fai tatuare?
Cattiva scelta di parole perchè Krycek sorride, scrive " tatuare" e mi sento come se mi guardassero milioni d'occhi.
Per molto tempo Mulder e Krycek sono stati una vendetta incompiuta, colpo e contrattacco, sangue e conti in sospeso. Ora l'alleanza di cui abbiamo bisogno si è interposta sulla strada dei loro istinti e mantengono l'apparenza di alleati civilizzati. Ma è come se si potesse vedere il mostro sotto la superficie, il polpo gigante in fondo al mare, che allunga i suoi tentacoli d'odio ad un palmo dalla superficie. Non è cambiato niente e quest'appartamento ne è la prova. Continuano a battersi, distruggendosi a colpi, violenza e competizione, tutto tra loro appartiene a loro. Sono qualcosa di estraneo alle parole e quanto si confronta così con Krycek, buttato sul letto, cercando un nome diverso per la tortura più sublime, Mulder è qualcuno che riconosco appena. Fisico, violento, brutale, non voglio riconoscerlo, non posso negarlo.
E' il Mulder di Krycek.
Non so dove mi porta tutto questo, né in cosa li trasforma, se lui lo sa o se io posso sopportarlo. Sento che mi scosto da Mulder turbata da una sensazione che non conosco, scivolo verso la mia solitudine, messa da parte da quello che una volta siamo stati
**
tre giorni dopo
23 ottobre
Aeroporto internazionale John Foster Dulles
banco dell'Air Lingus
10: 17 a.m.
I due uomini avanzano a passi veloci tra la folla dell'aeroporto. Gli enormi cartelloni luminosi indicano che il volo per Dublino è in orario e la voce cacofonica dell'altoparlante annuncia l'ultima chiamata. L'hostess dell'Air Lingus è una ragazza bionda che conta i tagliandi e chiude il volo. Vestita con l'uniforme verde della compagnia, mantiene un sorriso professionale quando il tesserino dell'FBI si poggia sul bancone e legge le lettere enormi che dicono "Agente Speciale". Immediatamente solleva gli occhi, s'incontra con uno sguardo grave che indica che la sua giornata ha appena fatto un giro inquietante.
-Ho bisogno d'aiuto
E' un uomo molto attraente, l'hostess prega a bassa voce che non le dia problemi.
- Dobbiamo prendere questo volo per Dublino.
Accanto all'agente speciale, c'è un altro uomo, sembra abbastanza più arrabbiato e ha le mani dove l'hostess non le può vedere.
-Abbiamo appena chiuso il volo, signore, non ci sono posti per volare a Dublino ora ed anche se ci fossero non posso lasciarla entrare- sorride per dare le cattive notizie perché è istruita per questo e perché francamente, non costa molta fatica sorridere a qualcuno che è capace di guardarla con tanta attenzione, come se parlare con lei fosse la cosa migliore che gli fosse mai capitata.- Ma se vuole può prendere i prossimo aereo che parte tra …
- Vede- la sua voce diventa più sussurrante- il mio problema è che ho bisogno di prendere QUESTO volo e ho bisogno di due biglietti con una certa urgenza. Devo stare a Dublino questa notte.
Ed al termine della sua frase, solleva le mani dell'altro uomo da sotto il bancone. Un paio di manette metalliche tintinnano sotto la luce artificiale dell'aeroporto.
- Sicurezza nazionale, signorina- L'agente dell'FBI scuote il suo detenuto con forza mentre l'altro uomo sembra bestemmiare in aramaico tra i denti, visibilmente irritato- Questo…topo di fogna deve identificare qualcuno a Dublino prima che questa persona abbandoni il paese- Si sporge sul bancone, guarda l'hostess negli occhi un poco supplicante- le sto chiedendo aiuto.
La ragazza dubita. Ci sono alcuni posti in prima classe, la cosa potrebbe innervosire un paio di passeggeri, parlare con il sovraccarico. Valuta le possibilità. L'agente del FBI si avvicina, trascina con lui l'altro uomo verso il bancone, finchè le manette sbattono contro la superficie della barra.
-Stiamo parlando di una persona pericolosa- il suo tono non potrebbe essere più sincero, più intensamente nobile.- Quest'uomo è un parassita invertebrato cui manca qualsiasi principio morale.
Lo dice con convinzione. I suoi occhi così verdi sembrano incapaci di mentire.
- Chiaro, agente… l'hostess torma a guardare le credenziali- Krycek. Credo che possiamo mettervi in prima classe.
L'uomo sorride, le regala uno scintillante "grazie" mentre l'hostess prende il microfono e l'ingranaggio della compagnia si mette in moto. Quando li portano all'aereo, l'hostess più avanti di alcuni passi, non può sentire la loro conversazione.
- Sarà meglio che non ne godi tanto, Krycek o ti cancellerò quel sorriso con uno scalpello.
- Sei un detenuto, Mulder, parlerai solo quando te lo dico io.
La risposta di Mulder è un grugnito. Ma non ottiene altro che un sorriso trionfale dal suo avversario.
- Caspita. Indovina a chi non sembra così divertente il giochetto delle manette quando s'invertono i ruoli.
- Che vuoi che ti dica- Mulder stringe i denti- Darle o prenderle non è la stessa cosa.
- E lo dici a me, Mulder?
Gli da un ultima spinta mentre attraversano la passerella che porta verso l'aereo. Devono arrivare a Dublino prima che Nashville faccia la sua riunione.
Presto, i cacciatori saranno cacciati.
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Stessa ora
Harriburgh,Pennsylvania
Supermercato Saintsbury's
10:17 a.m.
Mi chiedo chi siamo. Tutti noi. Non solo chi sia Krycek, che non conosco e che conserva una rassomiglianza costante con le fasi della luna. Anche Mulder, che si trasforma quando sta con lui, ed io stessa che non smetto di pensare a queste cose. E Melissa, che mi guarda con quegli occhi sereni che una volta sapevano tutti i miei segreti. Mi domando chi siamo tutti e come sono finita a fare la spesa con mia sorella che ha una tomba con fiori a cinquecento chilometri da qui.
- Sei in ritardo di un mese con la tua visita e finisco per trascinarti al supermercato.
-Non importa.
In verità mi piace. Trovare biscotti di fibra e cereali tra gli scaffali sembra spaventosamente normale, mi fa sentire sicura, circondata da cose logiche e con un senso. Delle due sorelle Scully la viva è quella che conduce una vita più strana mentre la morta fa compere. Forse è stato sempre così. Quando eravamo piccole Melissa spaventava mia madre con la sua filosofia hippie, i suoi libri d'aromaterapia e i suoi costanti innamoramenti furiosi. M quando arrivò l'ora della verità, Missy diventò insegnante e l'aiutò con la cena del ringraziamento. Io finii nel FBI, ad inseguire alieni.
Le cose non sono quelle che sembrano. Hai un'idea chiara? Aspetta che venga la vita per complicarla.
Melissa prende quattro pacchetti di salmone affumicato dal congelatore. Non sapevo che le piacesse il salmone. Odiava il pesce quando era piccola. Siamo due sconosciute?
- Dana, non credi che stai proiettando le tue stesse insicurezze in tutto questo?
- Può essere.
La verità è che mi sento ridicola a parlare di ciò, ma non so con chi altro posso parlarne e l'agitata, disordinata, volubile, intuitiva sorella maggiore ha sempre avuto la capacità strapparmi segreti senta sforzo. Era solita mettersi nel mio letto di notte, mi faceva il solletico finche finivo per confessare che sì, effettivamente, sì mi piaceva il ragazzo della classe di matematica. Allora m'inseguiva per tutta la stanza imitando la mia voce e dicendo oscenità.
- Credi sinceramente che Fox sta avendo un'avventura con Alex?
- Melissa, non ho detto questo!- Sentendolo dalla bocca di un'altra persona sembra assurdo. – Ma tu stessa dicesti che avevano qualcosa.
" Qualcosa". Sì. E' abbastanza impreciso. Potrebbe essere tutto e niente. Melissa continua a riempire il carrello di prodotti a base di latte. Io sono mesi che non faccio compere, mi nutro di cibo veloce e insicurezze, apparentemente.
- Oddio, lo dissi per punzecchiarti, mi conosci.
La conoscevo, ma non so se ho mai lasciato che lei mi conoscesse. Non so se ho lasciato che qualcuno lo facesse. Melissa sembra distratta dal suo stesso ragionamento.
- Fox crede che questa guerra sia solo sua e Alex è la persona più competitiva che conosco. Quello che c'è tra loro è competitività elevata al quadrato, Dana, un concorso super testosteronico a chi la fa più lontano.- mi colpisce dolcemente il braccio, ha un sorriso leggero sulle labbra.- Fox ha occhi solo per te.
Spero di non essere arrossita, non ho più nove anni. Solo per me. Qualcosa mi dice di no.
-Sei tu che mi dici di aver fiducia nella mia intuizione, Missy, non è così?
Fa cenno di sì all'altezza dei dolci e del cioccolato. Sono scaffali grandissimi.
- Allora, la mia intuizione dice che Krycek cerca qualcosa da Mulder- Non so come spiegarle che ogni giorno che passa c'è più energia tra loro. Qualsiasi cosa ci sia, odio o bisogno, aumenta di voltaggio ogni secondo che passa senza che lo risolvano. E Krycek cerca di catturarmi in questa energia, anche Mulder, a volte. Non so perché. Si odiano troppo per essere amici e si completano terribilmente bene per essere nemici, Missy.
-E questo che cosa…?
La interrompo perchè una volta che incomincio a parlare è come se si aprissero le porte del mio personale inferno di zucchero.
- Può dargli qualcosa che io non posso dare.
Mi guarda con curiosità, come se improvvisamente desse importanza a quello che sto dicendo, ed incominciasse a credermi veramente.
- Che cosa?
Ho un'immagine nella mente. Incisa a fuoco vivo. Germania. Krycek che gli salva la vita. Parte di lui sulle labbra di Mulder.
- Sangue, Missy, può dargli sangue.
Botte, dolore, il castigo che crede di meritare, un modo per sfogarsi. Sangue.
- Sei sicura che non sia una tua paranoia perchè credi che siano più sexy insieme che divisi?
**
23 ottobre
Aeroporto Internazionale di Dublino, Irlanda.
07:46 p.m.
L'aeroporto di Dublino è come il palmo di una mano comparato a Washington, il loro punto di partenza all'altro lato dell'Atlantico. Il piccolo aereo della Aer Lingus li lascia sulla pista e non c'è nemmeno un autobus della compagnia per portarli al terminal. Devono andare a piedi, mentre il personale del volo guarda Mulder come se fosse un maledetto criminale e Krycek come un rispettabile agente del FBI in missione per salvaguardare la Sicurezza Nazionale.
Il cornuto figlio di puttana cervello di zanzara se la sta godendo.
-Muoviti, Mulder.
Calato nel suo personaggio, Krycek ne approfitta per spingerlo tutte le volte che può.
- Krycek, se mi tocchi un'altra volta, ti giuro per la tua schifosa e miserabile esistenza sentirai il contatto di questa protesi in un posto che Dio non aveva destinato per servire ad un così degno scopo.
Fox Mulder ha agito a sproposito molte volte, troppe per portarne il conto. Sa che ha commesso vari gravi errori però non è sicuro d'aver sbagliato qualche volta fino a questo punto. In qualche modo è passato dal sorvegliare un sospetto e ascoltare una conversazione in cui si faceva riferimento ad un contatto a Dublino, a salire su un aereo come assassino confesso e lasciarsi ammanettare per passare il controllo di sicurezza. L'idea originale era che NATURALMENTE Krycek fosse ammanettato però è finito in manette lui e non pensa di raccontare questa storia se non sotto tortura.
Diciamo che hanno tirato di nuovo a sorte e questa volta, Krycek ha preso il legnetto più lungo.
La cosa peggiore?
La cosa peggiore è che Scully sta da Melissa e non sa niente della piccola gita nelle terra dei suoi antenati.
Sarà contenta quando lo verrà a sapere. Già la sta vedendo. Con lo sguardo che sputa fuoco e le guance furiosamente arrossate. Pazza di gioia. Quando mettono piede nel terminal, Mulder cerca con lo sguardo un telefono.
-Devo chiamare Scully.
Krycek mormora ma Mulder capisce perfettamente ciò che sta dicendo." Mamma mamma sono andato in gita, tornerò presto". Al diavolo, non c'è alleanza che valga la pena se significa non potergli spaccare la faccia. Quando si allontanano abbastanza dall'aereo e girano in un angolo tra i negozi dell’aeroporto, Mulder avanza di un passo e con le mani ammanettate, getta le braccia indietro e inchioda un gomito nello stomaco di Krycek. Sente un soddisfacente lamento quando si piega e allunga la mano per mantenersi alla parete
- Scusa, Krycek, dicevi qualcosa? Non ti ho sentito.
Per una volta il dolore gli fa stringere i denti e tacere. Benedetto silenzio. Batterlo è quasi come tornare a casa, togliersi le scarpe, aprire una lattina di birra, mettere la musica a tutto volume e buttarsi sul letto con un pacchetto di semi di girasole. Una sensazione così appagante che è quasi sessuale.
Disgraziatamente, Mulder non ha il tempo di goderla. La puntura di un ago alla base del collo lo getta a terra prima che possa scoprire cosa sta succedendo. L'ultima cosa che vede è Krycek che cade dietro di lui. L'ultima cosa che pensa è che Nashville li ha beccati e che non è un uomo con cui gli sarebbe piaciuto scontrarsi in una situazione di chiaro svantaggio. Assolutamente. Ha ancora vivida nella mente l'immagine delle cose che ha fatto, i crimini di cui è stato protagonista.
**
Dieci giorni prima
13 ottobre
Ospedale di Vancouver
11:26 a.m.
L'orrore.
Non c'è altro modo di definire quello che Mulder e Scully stanno vedendo. Non è una manifestazione d'orrore, né una serie d'avvenimenti che si possa guardare con distacco e una certa angoscia, dicendo, " mio Dio, è orribile". Se fosse orribile, si potrebbe sopportare. Ma quello che hanno davanti non è un aggettivo, ma un sostantivo. E' L'Orrore. La sua vera essenza sotto forma d'ospedale. Trasformato in qualcosa di materiale, sta lì. L'Orribile, L'Ignominia, Il Peccato.
Sono arrivati a Vancouver poco prima, con il primo aereo del mattino. La notizia stava su tutti i giornali. Un istituto per malati mentali chiuso da un'ispezione della sanità del Dipartimento di Salute Pubblica del governo del Canada. Li ha chiamati Frohike.
- State vedendo le notizie? E' il suo fottuto ospedale. Quello di Nashville, quel tizio che state sorvegliando. Il suo nome appare tra i dirigenti. Non credo che sia un fottuto ospedale per malati mentali.
Non lo è.
I paramedici hanno portato via le pazienti che sono vive. Non erano molte. Se quelli dei notiziari sono contenti che si tratti di un istituto per malati di mente con gravi incurie mediche, si accomodino. Dana Scully sa perfettamente quello che sono queste donne e che odore ha Auschwitz quando lo hai davanti.
- Sono donne rapite, Mulder. Le portavano qui per i loro esperimenti.
Non ha nessun colore sul viso quando lo dice. Gli archivi sono scomparsi, la direzione dovrà affrontare varie accuse. Ancora non hanno identificato tutte le pazienti, non c'è traccia delle loro famiglie. Nemmeno si può chiedere loro, perché le poche che sono vive hanno lo sguardo perduto di chi non sta più a questo mondo. Sono scivolate in un posto lontano dal orrore, protetto dalla pazzia. Il resto sta nel laboratorio del seminterrato. Ventitre cadaveri. Non è difficile riconoscere i segni sul corpo. Incisioni a forma di Y greca sul petto.
- Gliel'hanno fatta quando erano vive, Mulder.
Rapite. Tutte hanno un chip alla base del collo. Quando controlleranno i loro dati, tutte risulteranno scomparse anni prima. Sicuramente, molte saranno morte vinte dal dolore e dallo sfinimento. E' probabile che abbiano diversi tumori. Lamine nei denti, impianti metallici. Spazzatura per il processo d'ibridazione.
Nashville dirigeva gli esperimenti, chiaro. Scully ha voglia di vomitare ma trattiene la nausea. Puzza di putrefazione.
Lei avrebbe potuto stare su uno di quei tavoli.
Presto, potrebbero essere sei miliardi di persone sfigurate dalla rabbia che cadrà dal cielo e raderà al suolo la terra.
- Credo che già abbiamo visto abbastanza, Scully.
Lei annuisce, in silenzio. Mantiene la sua compostezza, nessuno direbbe che dentro è annientata. Tanta vita gettata via, tutta questa gente morta invano, nelle trincee della guerra segreta.
Tornano alla macchina in un silenzio che pesa tonnellate. Scully porta, incise a fuoco vivo nella memoria, i visi deformati di ognuna di quelle donne. Sembrano inespressive, inerti come se non fossero mai state vive. Solo corpi senza anima. Pupazzi senza vita, stupidi cadaveri che non sembrano capaci di sentimento. Scully si chiede se è così che li vedono gli alieni e gli uomini che hanno collaborato con loro, piccoli e assurdi da lontano. Come pupazzi stupidi, vuoti e inservibili.
Si domanda come sia possibile tanto orrore.
- In cosa bisogna credere per fare una cosa simile, Scully?
-In niente. Non bisogna credere in niente.
A Mulder trema la mano quando accende la macchina. Per lui, la cosa peggiore sono state le bambine. Tredici al piano di sopra. Rachitiche, denutrite, incapace di dire qualcosa di coerente, fantasmi in vita.
Quello che gli costa di più è accettare che ci sono stati degli uomini, persone come loro due, implicati in un cosa simile. Preferirebbe pensare che tutto sia stato colpa di omini grigi, perchè nel cuore umano non può albergare tanto orrore.
Così è Mulder. Nessuna cospirazione è riuscita ad uccidere la sua capacità di autocompatirsi. Continua a stare in piedi, disposto a sacrificare quello che è necessario per le cose che veramente valgono la pena. Scully prega, a bassa voce, perché queste persone che sono morte trovino la pace. Prega anche per qualcos'altro. Che tutti trovino qualcuno che ti sostenga, che dia senso alla tua debolezza, completi la tua solitudine.
Tutti si meritano un Mulder.
Questo è il suo nuovo catechismo.
-Non cambierei niente- dice.
Meravigliato con questa perenne curiosità infantile negli occhi, Mulder la guarda piano. Riverente, come è solito essere. Scully parla con serenità, anche se sente un nodo nello stomaco, improvvisamente e senza apparente motivo. Sente che i capelli e perfino le dita odorano di morte. Le strade sono piene di gente, che vanno e vengono nel cuore di Vancouver. Paramedici, polizia, pompieri, ispettori, gente comune.
Non è giusto che qualcuno strapperà loro il diritto di continuare con le loro vite, mantenendo la calma sul trapezio dell'amore e della morte. Non è giusto.
- Accada quel che accada, Mulder, a tutti noi- e si riferisce a sei miliardi di persone quando parla- non cambierei niente di quello che ho fatto- E' così convinta che le parole sgorgano da lei con facilità. Non ha pudore ed è una sensazione liberatoria, benvenuta. Si sente sicura in mezzo all'uragano.- Sono felice che mi abbiano assegnata agli XFiles.
Lo dice con convinzione e Mulder tarda ad assimilarlo. Quando capisce ciò che sta dicendo, quello che realmente sta dicendo, resta senza parole, stordito. Il suo timore più profondo è che Scully lo odi in silenzio per tutto il dolore che ha portato nella sua vita. Gli costa credere che qualcuno così straordinario scelga di stare con lui.
Presto potrebbero essere tutti morti. Loro hanno il privilegio di cercare di evitarlo e qualcuno con cui dividere questo viaggio.
- E' un onore poter lavorare con lei, agente Mulder.
Non può rispondere a questo. Ha un groppo in fondo alla gola che glielo impedisce. Sente questo groppo per un bel pezzo. Quando arrivano all'aeroporto e lasciano la macchina a noleggio Mulder guarda Scully come se la vedesse per la prima volta. Non può evitare di prenderle la mano. Scully è splendente, un angelo caduto da un universo migliore.
- L'onore è mio.
Ci sono barriere tra loro che si agitano e che s'indeboliscono al ritmo con cui battono i loro cuori. Non ci crederebbero se dicessero loro che presto tutto quello che hanno costruito in sette anni crollerà. Un paio di settimane e tutto quello che danno per scontato incomincerà a perdere significato.
***
Dieci giorni dopo
da qualche parte a Dublino
Ci sono molte regole quando si tortura qualcuno per strappargli informazioni. Non si tratta di colpirlo più forte, non si tratta di elettrodi, di un sacco sul viso, o di una vasca per affogarlo finchè è sul punto di perdere i sensi. In realtà le regole sono abbastanza semplici. Per iniziare niente colpi sul viso non si sa mai se alla fine, si dovrà lasciare vivo il povero disgraziato e far finta che non sia successo niente. Secondo, se hai vari prigionieri, non interrogarli mai insieme. Terzo, non arrenderti mai anche se credi che stiano dicendo la verità. Perché non si tratta che ti dicano la verità, finchè non piangono la verità tra bava rossa di sangue chiedendo clemenza, non hai la certezza che hanno toccato il fondo. Devi ottenere che non ti mentano anche se vogliono, devi convincerli che sicuramente, essere morti è una degna alternativa.
Devi fare attenzione a non lasciarli slegati perchè alcuni sono capaci di suicidarsi. La disperazione è una linea delicata , la si deve maneggiare con cura.
Nemmeno si tratta di ridurli in polvere fisicamente, non è questo. Se vuoi ottenere qualcosa dalle loro menti, quello che devi annientare sono le loro menti. Devi fare in modo che si sentano deboli, soli, insicuri, timorosi, disperati. I più forti fisicamente sono a volte quelli che se la fanno sotto per primi.
C'è bisogno d'avere pazienza, questo è particolarmente importante. La tortura, per definizione, è lenta. Gli uomini crollano a capitoli, non subito, come gli edifici. Mettere fine alla loro pazienza, non alla tua. E soprattutto, non restarne implicato. Si tratta d'ottenere qualcosa e impiegare i mezzi necessari. Se non parlano oggi, bene, non c'è fretta, parleranno domani. Tu hai il potere, loro no.
Non conviene dimenticarlo. Interrogare è un'arte e John Nashville Terzo considera se stesso un artista. Per questo quasi l' intenerisce avere due nuovi uomini a cui strappare segreti. Li osserva fermamente, ognuno nella propria cella mentre riprendono i sensi. Il primo a svegliarsi ha gli occhi verdi ed una protesi ad un braccio. Il secondo è quello che mormora nel sonno, anche quando è drogato.
Chiede di un certo Scully che Nashville non sa chi sia.
Non importa presto lo scoprirà.
Sembrano forti ma con pazienza, finiranno per essere per lui come un libro aperto. Anche se per avere questo dovrà aprir loro personalmente la testa con uno scalpello.
**
Stessa ora
Harrisburgh, Pennsylvania
Casa di Melissa Scully
Quando Scully lascia Harrisburgh dopo una fugace visita di poche ore sente che il passato è una memoria sfumata e l'identità un orizzonte incerto. Melissa l'abbraccia prima che vada via e per un momento tutto sembra quieto e logico. In quest'abbraccio. Quando mette in moto la macchina e lascia indietro la casa dal recito bianco si domanda se la realtà è qualcosa più del sogno di un inventore con troppo tempo libero. Troppe cose da assimilare.
Ricorda la prima volta che ha visto questa casa, questa donna dai lunghi riccioli rossi sulla porta. La sensazione che ha sentito, come se fosse ringiovanita di colpo. Ricorda quello che aveva pensato quando aveva parlato con Melissa quella prima volta. Si era resa conto che l'attentato contro sua sorella aveva ferito due cuori. Il suo aveva battuto colpevolezza e angoscia d'allora. Si era sentita rinascere. Ricorda quello che aveva detto a Melissa.
- Credevo che eri morta per colpa mia.
Ricorda quello che lei aveva risposto.
-Sono morta ogni giorno che ti ho causato questo dolore.
Colpevolezza.
Ognuna di loro ha avuto il suo motivo.
La vita è un mistero narcotizzante.
Non sa come sono stati per Melissa questi primi mesi senza la sua famiglia, senza risposte, in un coma indotto, tirata fuori dall'ospedale di notte, sostituita da un cadavere preparato per rassomigliare a lei, svegliata in una casa sconosciuta, sorvegliata costantemente da uomini che potevano a malapena darle delle risposte. Può solo immaginare la sua angoscia per ciò che le aveva raccontato in quella prima visita.
- All'inizio avevano mandato Krycek per sorvegliarmi. Credo che anche lui scappava ma non è molto comunicativo.
Nessuno è molto comunicativo nel mondo dove vive Scully.
Si allontana da Raleigh guidando piano, c'è musica soul in un'emittente locale e lascia che Aretha Franklin parli di rispetto perché la sua voce sembra qualcosa di tangibile a cui afferrarsi. Al suo arrivo a Washington l'aspetta una sorveglianza nella stessa stanza con Mulder e Krycek.
Alex Krycek. Una parola che cambia di significato con le fasi della luna. La sua vita cambia con lei, nell'occhio del ciclone. Forse non avrebbe dovuto chiedere a Melissa la sua opinione su di lui. La curiosità uccise il gatto.
- Tu l'hai visto in tutti questi anni, no?
La curiosità uccise il gatto e gli diede il colpo di grazia quando si svegliò.
- Ebbene, sì.
Dopo, la curiosità incenerì i resti del gatto.
- Avrai un'opinione su di lui.
Li buttò a mare in una barca e affondò la barca con un colpo di cannone.
- Non so cosa dirti, Dana. Alex è il genere di persona che s'impegna a disarmare qualsiasi opinione che ti fai su di lui.
Avrebbe dovuto smettere di domandare arrivati questo punto. Ma sua sorella sembrava a disagio, facendosi scudo con i preparativi della cena per avere qualcosa da fare tra le mani.
-Missy...
Qui sta il gatto.
-Dimmi.
Qui arriva la curiosità con un'ascia tra le mani.
-Sei andata a letto con Alex krycek?!
Non è stata nemmeno capace di mentire, arrossendo fino alla radice dei capelli.
-Ma stiamo parlando di me o di Mulder?
Dio mio.
Le strade della Carolina s'incrociano e si allargano come le arterie dei cavi d'alta tensione. La macchina di Scully rifà la strada in direzione nord. Cerca d'immaginare quando ha smesso di capire tutto. Quando Alex Krycek ha finito per sapere più cose di sua sorella di lei.
-Dana, è semplicemente accaduto, va bene? Non tutto è logico e razionale ed ha una spiegazione. Due persone sole, passano molto tempo insieme. Intenso e sexy, Dana, cosa vuoi che ti dica. Non sono l'unica a cui piacciono i cattivi ragazzi così che non guardarmi con quella faccia.
Melissa ha cercato di dirle i suoi motivi ma fa fatica ad immaginare che la sorella che ha conosciuto è la stessa che ha avuto intimità con l'uomo che l'ha uccisa.
Non siamo chi siamo.
**
25 ottobre
Dublino
Ambasciata di Ungheria
10:40 p.m.
-Chi. Siete. E' una domanda molto semplice.
Mulder riceve un colpo di una spranga sulla schiena e ricade a terra, incapace di sostenere il suo stesso peso. Se ritorna nella vasca, morirà non ha dubbi.
Non sa da quanto tempo stanno li, se sono passati giorni o ore da quanto ha perso i sensi all'aeroporto.Il suolo è freddo. Gocciolio. Rumori metallici e sordi. A Mulder sembra un sogno, cerca d'aprire gli occhi ma riesce ad aprire solo una stretta fessura. Da tempo che non può muovere le dita, livide per le manette. Sa che sta in un seminterrato e nota l'ironia della cosa. Ha lavorato per anni in uno, ora sembra che finirà i suoi giorni in un altro. Quello che non sa è quanto tempo è passato da che ha perso conoscenza all'aeroporto. Gli sembrano giorni ma potrebbe essere meno. Qualsiasi cosa che gli stanno iniettando da a tutto una consistenza nebbiosa. Gli pulsa la testa e il mondo si è tinto di rosso, guarda attraverso le vene rotte del cristallino. Quando ingoia saliva fa male come se il pomo d'Adamo fosse una sfera d'acciaio con coltelli di cristallo. Fa fatica a riconoscere dove sta e quando entra nel suo campo visivo il viso tondo del torturatore non sa quanto tempo ancora potrà sopportare la tortuosa agonia.
-Agente Fox Mulder, del FBI. Sto incominciando a stancarmi di quanto poco siate comunicativi voi due.
Gli fanno male le ginocchia come se le avessero pestate in un mortaio gigante e non c'è una sola vertebra che non stia chiedendo pietà. Il tempo ha perso significato e non sa quanto tempo resisterà ancora. I figli di puttana hanno avuto la decenza di non colpirlo sul viso, questo significa che non è la prima volta che torturano qualcuno.
Se lo devono fare, che lo facciano il maniera professionale. Non è così?
- Non ci crederà ma anche un uomo come me si stanca di torturare in vano.
Mulder ne dubita molto. A causa del curriculum dell'uomo che ha davanti- John Nashville Terzo ripete una voce nel suo cervello che ancora ha un certo senso della realtà. –non è di quelli che si stancano della sofferenza altrui facilmente. Sente che ha tutti i muscoli pieni di sangue e che le ossa protestano. Ha una ferita particolarmente brutta sulla schiena, dove gli hanno messo gli elettrodi. Se avesse lacrime scoppierebbe a piangere.
- Le sto facendo domande semplici e aspetto risposte semplici. Riconosco che quando avete iniziato a sorvegliarmi non ho dato alla cosa molta importanza. Ci sono molti mariti gelosi in giro. Ma che abbiate deciso di seguirmi fin qui mi preoccupa francamente.
Le scariche si susseguono con maggior velocità o questo sembra. Forse è che gli mancano le forze per sopportare. Si domanda se il buco in cui lo stanno torturando finirà per essere la tomba di entrambi. Quello che sa è che se gli mettono di nuovo il sacco racconterà loro persino la data di nascita del cane che ha sempre voluto.
- Avete le credenziali del FBI ma solo la sua è autentica. Questo mi fa pensare che tutto ciò non sia una questione ufficiale, sbaglio?
Gli hanno schiacciato le dita dei piedi. Non sa se potrà camminare di nuovo.
Nega con la testa.
- Le darò un'opportunità poiché vedo che sta incominciando a ragionare. Una domanda semplice. Lei è l'agente Fox Mulder?
Nashville gli si avvicina, ha rughe così profonde che potrebbero contenere tutte le cospirazioni del mondo.
Mulder vuole solo che si fermi il dolore. Un momento di pausa tra colpo e colpo. Annuisce.
- E chi è il suo amico?
Ha bisogno di un secondo di sollievo in cui possa buttarsi su un letto. Vuole solo tornare a vedere Scully. La verità, la menzogna, qualsiasi cosa che lo porti a lei non può essere cattiva. Vuole solo che non faccia tanto male.
- Non è mio amico- confessa.
Il suo torturatore lo interpreta come un segnale che alla fine, l'agente del FBI incomincerà a parlare e gli si avvicina. La tortura è un processo lento ma con un poco di pazienza è impossibile che non sortisca effetto.
A Mulder costa fatica pronunciare le parole successive, ha le labbra piene del suo sangue rappreso. Le apre con sforzo, i suoni tardano a formarsi, il suo torturatore deve avvicinarsi di più per sentire qualcosa di coerente nel suo sussurro.
-Non è mio amico- ripete Mulder.- E' il mio ragazzo.
Gli costa la parte migliore che gli resta delle sue impoverite forze ma getta la testa in avanti e si scontra con la fronte di Nashville, facendo in modo che si ritiri indietro con un gesto di dolore. Quando si solleva, l'odio è scomparso dal suo sguardo per fare posto a qualcosa di molto più intenso e molto più sgradevole. Dal solo sguardo Mulder intuisce che quello che ha fatto fin'ora non è altro che il preludio a qualcosa di peggio.
La sua intuizione viene confermata quando Nashville si porta la mano all'interno della giacca e mette venticinque centimetri di morte verso il suo viso.
- Si pentirà di questo, agente del FBI.
Toglie la sicura alla pistola e Mulder chiude gli occhi.
-Non credo.
Il colpo di Krycek è sicuro. Un miracolo tenendo conto che dal suo aspetto il solo fatto di sostenersi in piedi gli deve costare un enorme sforzo. Respira con forza e dal suo aspetto, dare questo colpo in testa a Nashville per buttarlo a terra deve essere stato uno sforzo titanico. Mulder non s'è mai rallegrato tanto di vedere la sua schifosa faccia e i suoi orribili vestiti coperti di sangue. E la prima volta che Krycek gli ispira sollievo.
- Se non fossi tanto brutto ti darei un bacio.
Si avvicina zoppicando per liberarlo. Conserva la pistola dietro nel pantalone. Non è sua. Ha dovuto avere più fortuna di lui nel suo tentativo di fuga.
-Così a freddo?
A Mulder brucia il corpo per i colpi, specialmente i polsi quando le corde cedono e può iniziare a muovere le dita. Un bruciore intenso.
-Non so tu, Krycek, ma io sto già caldo.
John Nashville è incosciente accanto a loro. A terra immobile, sprovvisto del suo potere.
Mulder distoglie lo sguardo e s'incontra con quello di Krycek. Non è sicuro ma giurerebbe che lo guarda con qualcosa che sembra sollievo, come se anche lui fosse contento d'averlo trovato in tempo per fermare quel proiettile che portava il suo nome. E' una sensazione strana sentirsi affratellato con lui, anche se per un secondo.
- Il fatto di salvarti la vita si sta trasformando in una delle abitudine più stupide, Mulder.
E giurerebbe che c'è qualcosa di simile all'affetto in queste parole. Non ha tempo di pensarci perché l'interrompe una voce sulla porta.
Una voce irritata.
- Dillo a me.
Gli fa male tutto il corpo per i colpi ma anche se non fosse così a Mulder farebbe male quella voce cristallina, musicale. Vedere Scully in quel buco immondo è come assistere all'apparizione della vergine in un roveto.
Krycek è sorpreso.
- Come ci hai trovati
Mulder è più preoccupato per la faccia di profonda collera di Scully che per dettagli come questi.
- Pensavo di chiamarti!-dice.
Più preoccupata di come tirarli fuori di lì che di altri dettagli, Scully si affretta a lanciare loro qualcosa che sembra una sacco.
Si rivolge prima a Krycek.
- I pistoleri ti hanno messo un localizzatore nel braccio.
- Cosa?! Questi maledetti pazzi di merda! Il nano, barbetta e capellone, sono figli di puttana, cazzo.
Scully lo ignora. Dopo si rivolge a Mulder.
- Parleremo più tardi delle telefonate che non sono state fatte.
E finalmente, parla ai due uomini pieni di lividi che la guardano con meraviglia. La sua voce non ammette repliche.
-Ed ora toglietevi i vestiti.
Entrambi rispondono all'unisono.
- Cosa?!
**
36 ore prima
Redazione del Lone Gunman
Washington D.C.
Frohike risponde sempre a telefono nello stesso modo quando chiamano a quello privato. Fondamentalmente perché Mulder è l'unico che chiama.
- Chi è una macchina per l'amore e il detective nero più affascinante della città?
Dall'altro lato, si sente sempre una risata soffocata e le stesse parole di Mulder, canticchiando il ritornello." Shaft!"
Bene, non sempre.
-Frohike dimmi che hai parlato con Mulder e che non è andato a Dublino con Krycek senza avvisarmi.
Per un riflesso condizionato, quando sente la voce di Scully con questo tono secco da militare raddrizza lo schienale della sedia del computer e si mette diritto. Sente anche l'impulso di lisciarsi i capelli con la mano che ha libera.
- Sono appena arrivata all'appartamento. Nashville non c'è e ho trovato registrata una conversazione telefonica in cui annuncia che va a Dublino ad un appuntamento questa notte. Questa notte!
Frohike si raschia la gola. Mulder deve avere palle d'acciaio per sopportare quel tono di voce. A guardarlo bene, è abbastanza eccitante, in verità. A volte Frohike immagina l'agente Scully- Dana, nelle sue fantasie- con questo tono di voce e una frusta.
Calda.
-Non ne sappiamo niente.
All'altro lato della linea si sente il rumore di gente che va e viene e una voce metallica che annuncia vari voli in ritardo. L'aeroporto. Frohike mette la mano sull'auricolare e cerca con lo sguardo la testa di Byers dietro al microscopio.
- Ehi!- strilla- Mulder l'ha fatta grossa di nuovo!
Cazzo. Quando Scully lo troverà l'amico è un uomo morto. Col cavolo sarebbe andato lui con Krycek potendo stare con Scully.
Langly appare dal bagno. Ancora con il dentifricio in bocca. Ha la mania di lavarsi i denti continuamente.
- Un 'altra volta?- strilla, tra la schiuma del dentifricio- Scully lo ucciderà quando lo vedrà.
Byers annuisce ma si muove troppo in fretta per commentare qualcosa, si deve connettere con il sistema satellitare per localizzare Krycek. Frohike ha ancora Scully all'altro lato della linea, può sentire il suo respiro, come una presenza viva nel piccolo ufficio elettronico dei pistoleri. Se l'immagina all'aeroporto, con il viso risoluto, disposta a volare all'altro lato dell'Atlantico per quella testa vuota. La donna ha un fegato d'acciaio e un cuore di diamante. E' acciaio e carbone in fondo ad una miniera sul punto di scoppiare.
La verità è che Scully è attraente.
Tardano un poco ma finalmente li trovano. Byers localizza le coordinate nella periferia di Dublino. Langly guarda l'indirizzo nelle pagine gialle in internet.
- Che ci fa Mulder nell'ambasciata d'Ungheria? – domanda.
**
Ore dopo
Dublino
Ambasciata d'Ungheria
11:02 p.m.
Mi sto spogliando davanti a Dana Scully.
Addirittura pensare queste parole mi risulta strano. Le sillabo, le ripeto. Mi-sto-spogliando-davanti-a-Dana-Scully.
Davanti alla sua schiena, per essere sinceri, perchè anche nelle situazioni più stravaganti- e questa deve avere un punteggio veramente alto-, Dana Scully è il genere di donna che si gira quando due uomini si svestono davanti a lei. A volte mi domando quando la mia vita è diventata un film dei fratelli Marx girato dagli scenografi di "Matrix", scritto da un tizio a cui è venuto in mente " El Expresso de Medianoche"( ndt: non so il nome del film in italiano). Se qualche volte mi avessero detto che spogliarmi davanti a questa donna- per eseguire i suoi ordini per essere esatti- sarebbe stato così profondamente doloroso avrei sparato all'imbroglione. Ma nella mia attuale situazione- ho lividi in posti che non hanno visto nemmeno i miei medici- mettere questo smoking sta risultando doloroso. Sento che i miei muscoli sono di marmellata in stato di decomposizione, ogni movimento è una profonda puntura di dolore nel più profondo dell'anima. Per la faccia d'agonia di Krycek direi che non sono l'unico che non vuole tornare più in questo seminterrato per tutto il resto della vita.
Non so se sono disorientato effettivamente per questa situazione o per la vita generale. Faccio fatica a seguire le spiegazioni di Scully e il fatto che parli con questo miscuglio di fretta e collera non mi sta aiutando. Inoltre le scarpe che mi ha portato mi vanno piccole.
- Come sei riuscita ad entrare qui?
Krycek ha ancora la capacità di domandare mentre si abbottona i pantaloni. Per avere una sola mano fa mostra di una spaventosa abilità. Non credo che io potrei con una sola mano, deve essere la pratica.
- Ho ucciso il portiere.
Scully ha uno strano senso dell'umorismo. Appare solo in condizioni d'estrema pressione o grave pericolo di lesioni e/o morte immediata. Riderei ma ho dimenticato come si fa e lei non sembra particolarmente preoccupata di me. E' concentrata nelle sue istruzioni. Precisa, seria, risolutiva, questa è la Scully che sa ciò che vuole, ha un piano da seguire e questa volta, non accetterà che nessuno- e con questo nessuno mi riferisco a me- si opponga. Non solo è riuscita a trovarci- e dobbiamo parlare di questo localizzatore satellitare che apparentemente hanno deciso di mettere a Krycek lei e i ragazzi senza informarmi- ma che si è infiltrata in una festa, è riuscita a mettere qui dentro un paio di vestiti da sera da uomo ed indovinato la mia taglia.
Questa è Scully.
Se non le avessi chiesto di sposarmi prima, lo farei adesso. Anche se dall'umore che ha probabilmente mi sparerebbe nell'altra spalla. O in qualche altro posto peggiore.
L'unico problema è che ha indovinato anche la taglia di Krycek.
Come cazzo ha indovinato la taglia di Krycek e sopratutto, perchè ha portato quel vestito per lei?
Feste del FBI, gala di beneficenza a cui ci ha trascinato Skinner, impegni mondani, ho visto Scully vestita per uscire una mezza dozzina di volte in sei anni e conosco il suo stile. Nero al novantuno per cento delle volte, niente che rassomigli ad una scollatura, gioielli sobri, taglio classico. Non dico che non fosse affascinante perché se qualcuno può fare in modo che il discreto risulti eccezionale e maestoso, questa è Scully. Quello che dico è che tutte le volte che non stavo ammaccato, tutte le volte che mi annoiavo come la zuppa di pesce in alto mare in quelle stupide occasioni, non ha mai indossato niente di simile.
So già che ha comprato la prima cosa che c'era nel negozio dell'aeroporto ma quando finisco di vestirmi e si gira, confermo di nuovo la mia prima impressione di questa notte.
Le hanno venduto la taglia più piccola. Deve essere così perché sto vedendo più parti del suo corpo nudo di quello che sinceramente mi posso permettere con il mio precario stato di salute fisica e psichica. Sono un uomo che è stato appena sottoposto ad un interrogatorio poco compassionevole ma ora so veramente cosa significa la tortura.
Questo vestito è completamente scollato sulla schiena, sembra che le copra le gambe in realtà le lascia scoperte e fa sì che sia quasi impossibile guardarla negli occhi perché concentri tutta la tua attenzione trenta centimetri più sotto. Au. Deve far male se ti stringano così.
Ora so come si è infiltrata qui. Al portiere è venuto un infarto e l'ha ucciso veramente. Questo è il modo in cui questa fantasia in bianco e rosso si è infilata qui.
Mi considero un uomo intelligente. Non mi piace vantarmi ma parliamo di essermi laureato ad Oxford e di essere il primo del mio corso a Quantico. Memoria fotografica e quoziente intellettuale 180, si suppone che dovrei avere una grande capacità verbale e di stare pensando a quello che è successo, in che casino mi sono messo e la maniera di uscire di qui. Ma no. Quello a cui sto pensando è che mai ho avuto tanta voglia d'inginocchiarmi davanti a questa donna come ora. Credo di avere voglia di piangere. Sto tanto più in basso di lei che il paragone è spiacevole.
Se Scully non mi odiasse per averla abbandonata non sarebbe così patetico. La freddezza con cui parla è come una pugnalata, non mi ha nemmeno guardato negli occhi da quando è entrata. Il ghiaccio avvolto in Gucci.
-Dobbiamo uscire dalla porta principale, non c'è altro modo. Attraversando questa festa. Ci sono gli uomini della sicurezza in tutto il palazzo e non credo che tardino più di qualche minuto ad avvicinarsi qui e vedere che non ci siete.
-Quanta gente c'è di sopra?- domanda Krycek
-Un paio di centinaia di persone. Non è difficile passare inosservati.
Francamente con quel vestito, ne dubito, molto. Come è riuscita ad arrivare fin qui e quanti bavosi ha dovuto mettere in fuga? Perché non mi guardi negli occhi Scully? Come può essere che la mia vita sia in pericolo ed io sto pensato al modo di farmi perdonare? Non posso credere che ho accanto a me quel genere di donna che attraversa l'Atlantico per te senza pensarci due volte e s'infila in un vestito che sicuramente non metterebbe nemmeno tra un milione di anni solo per me mentre io la spoglio con lo sguardo e le vengo meno.
Sono patetico, sono deplorevole, sono un figlio di cane e sono in stato di shock. Ho bisogno di svegliarmi. Si deve uscire da qui. Scully c'indica per dove salire, quando ci separiamo per non richiamare l'attenzione, dove sta l'entrata principale. Crede che il portiere ci riconoscerà.
-Ci hanno portati incoscienti. In un furgoncino, o in una macchia, non so ma non credo che tutta la servitù sia al corrente della doppia vita dell'ambasciatore.
- Che rapporto ha con Nashville?- domanda.
Non lo so. Sappiamo poco. Le racconto tutto, sperando che sia sufficiente. Stavamo facendo la nostra sorveglianza e abbiamo sentito la sua conversazione. Siamo venuti a sapere che aveva un appuntamento a Dublino, no, no, non sapevamo che era all'ambasciata, né con chi avesse appuntamento. Avevano parlato per telefono su replicanti e qualcosa che avevano chiamato " la minaccia". Si, ero stato un idiota di venire senza avvisare.
- Sei venuto senza che nessuno ti coprisse le spalle, Mulder.
Krycek tossisce. Scully sembra irritata anche con lui ma sono io quello che l'ha ferita. Devi avere la fiducia di qualcuno, immagino, per poterla tradire.
- E' stata una decisione repentina.
- Già.
Quando mi parla mi guarda negli occhi per la prima volta. Nei miei c'è un poco di speranza, nei suoi, qualcosa che è peggio della collera. Delusione e una fiamma trepidante che sembra dolore o fiducia rotta. E rimmel, ciglia lunghissime di rimmel brillante. Trucco da sera, rossetto più rosso del sangue, capelli raccolti, fuoco ovunque.
Scully, devi perdonarmi.
Leghiamo Nashville, prendiamo la sua pistola, Krycek ci spiega come si è liberato dell'altra guardia, che era legato male, sul come non so si è tolto la protesi per liberarsi delle manette, o che so io. A chi importa se Scully non mi guarda o mi guarda in questo modo. Come se mi avesse dato qualcosa di prezioso ed io l'avessi distrutto.
Che è esattamente quello che ho fatto.
Io volevo fare qualcosa d'utile e come sempre la fortuna mi tradisce. Volevo fare qualcosa per lei. Avrei dovuto imparare da molto che l'unica cosa che si aspetta da me e che io agisca insieme a lei.
Esce dal seminterrato, è ad un paio di passi davanti a me. Porta tacchi più alti del normale e l'idiota vestito in smoking che mi sta vicino si affanna a cercare di memorizzare che genere di biancheria porta come se avesse i raggi X nello sguardo.
- Continua a guardare e ti uccido quando usciremo di qui, Alex.
Sembra essersi un poco ripreso dal dolore che c'era prima sul suo viso. Sembra contento, il disgraziato.
- Prima o dopo che ti uccida lei?
Prima di arrivare alle scale, Scully si gira e ci da le ultime spiegazioni. Non dobbiamo entrare insieme, bisogna aspettare che la telecamera che è rivolta in quest'angolo si giri, non posso commettere altri sbagli.
Non lo dice ma lo dice. Con questo sguardo tagliente che ha. Dice anche altro ma sono occupato a vedere come respira dentro questa specie di corsetto che ispira e respira al ritmo del mio sangue.
Che cosa c'è. Sono un uomo. Che mi senta un fallito non vuol dire che non mi ecciti questa versione di Bond's girl di Scully.
- La tasca, Mulder.
Non so cosa mi stia dicendo.
- Che cosa?
Sospira, sembra stanca, che ho fatto ora?
- Hai la fodera della tasca fuori.
- Quanti anni avevi quando tua madre ha smesso di vestirti, eh?- ironizza Krycek.
Sto sul punto di rispondergli una volgarità quando Scully socchiude gli occhi nella nostra direzione e incomincio a sospettare che la stiamo facendo uscire dai gangheri. Invece di farci stare zitti, fa qualcosa che mi fa sentire più miserabile e più fortunato allo stesso tempo.
Mi sistema la tasca personalmente. E' irritata, stufa di sopportarmi, vuole uscire da qui quanto prima. Così che mette la mano nei miei pantaloni e mette la tasca al suo posto. Nel poco spazio della cantina, il suo profumo m'intossica. Sento il manicure delle dita che mi sfiorano dolcemente la parte più sensibile delle gambe. Frugando tra la stoffa a pochi centimetri da un posto che è troppo sensibile per sopportare la combinazione del vestito e le sue carezze.
Sento una tensione improvvisa nel vestito a nolo. Scully si scosta immediatamente. Mi domando se l'ha potuto notare. Immagino di no perchè non c'è nessun cambiamento nella sua espressione. Continua ad avere lo sguardo imperturbabile di una donna tradita.
- Andiamo- dice.
Non importa quanto sia il dolore di un corpo maltrattato dalle botte. Fa più male uno sguardo quando ti graffia il cuore. Scully ed io ci allontaniamo giusto quando stavamo più vicini e non ho nessuno da incolpare. So solo che sembriamo un' equazione inevitabile, che prende tempo fino alla soluzione definitiva.
Solo qualche settimana fa eravamo così vicini, Scully. Così vicini che bruciava.
**
Tre settimane prima
E' un caso senza importanza.
Lo accettano solo per ubbidire a Skinner. Il vicedirettore stava incominciando a sospettare che qualcosa di strano stava succedendo nel seminterrato perché Mulder e Scully stiano lavorando per tante ore a Washington e abbiano smesso d'inseguire fantasmi e luci per tutto il paese. Così che quando arriva nelle sue mani il caso di alcuni bambini che raccontano una storia assurda su rapimenti dopo essersi perduti nel bosco per una notte, devono andare fino nel Wisconsin per salvare le apparenze. Basta loro un pomeriggio per verificare che l'unica cosa paranormale del caso è un' immaginazione esuberante e un gruppo di bambini con un'acuta mancanza di attenzioni che cercano di ottenere l'affetto dei loro genitori. Discutono di ritorno all'hotel, una delle loro abituali sfide scientifiche.
- Vedi cosa accade con le leggende metropolitane, Mulder? Questi bambini stanno così immersi in una cultura che accetta il paranormale e la pseudoscienza come una cornice accettabile che finiscono per formare parte di una realtà inventata.
-Se non avessero la televisione come bambinaia non avrebbero necessità di creare nessuna realtà inventata. Non puoi incolpare la società per dei genitori che preferiscono lavorare sedici ore piuttosto che parlare con i loro figli, Scully.
E' come un gioco familiare. Per un istante dimenticano tutto. Apocalissi, cospirazioni, la drammatica responsabilità delle loro vite, Alex Krycek, la spada di Damocle aliena, tutto. Prenotano una stanza in un motel impersonale che potrebbe essere lo stesso motel dove avevano trascorso la loro prima notte o qualsiasi altro. Passano le ore riempiendo rapporti nella stanza di Scully, discutono nei loro ruoli di credente e di scettico.
Mulder si sente così catturato in questa complicità avvolgente con Scully che si butta sul letto della sua stanza, prende il telecomando e fa zapping freneticamente mentre lei finisce di spegnere il computer e rivedere il rapporto delle spese. Si toglie le scarpe. Quando Scully esce dal bagno, si è tolto anche la camicia ed ha uno scintillio di felicità infantile negli occhi.
- Hanno il canale delle vendite, Scully.
Sembra emozionato. Scully cerca di essere sarcastica.
- Evviva. E dicono che Dio non esiste.
- No, seriamente, devi vedere questo. E' un'aspirapolvere che non solo toglie la polvere. Inoltre pulisce i vetri, fa luce nel buio, asciuga gli asciugamani e fa scolare la lattuga senza lasciare una sola goccia. Una soluzione definitiva per la tua casa.
Mentre parla, tira i cuscini dal letto. Si è dimenticato che non sta nella sua stanza. Li piega contro la spalliera, senza mollare un solo secondo il telecomando.
- Quale casa, Mulder?
Vorrebbe essere una battuta ma forse rassomiglia troppo alla verità perchè entrambi restano zitti e l'unico suono che si sente per un certo tempo è lo zapping frenetico di Mulder. Scully si siede al tavolo, senza alzare la testa dalle sue carte. Aspettando che Mulder vada via perchè non può mettersi a letto mentre lui sta lì, no?. Coricato, scalzo, con il telecomando sul ventre e una montagna di semi di girasole suo comodino. Come se stesse nella sua stanza.
-Non sei capace di vedere lo stesso canale per più di venti secondi?
-Sono un uomo, Scully. Ci sono cose che facciamo per imperativo biologico.- Mangia semi con una mano, e li lascia sul comodino. Almeno ha la decenza di non sputare.- Vedere sport, fare zapping, passare del tempo nel bagno con la porta chiusa quando abbiamo quindici anni. Cose da uomini.
- Anche le donne fanno alcune di queste cose.
Scully si riferisce allo sport ma non si rende conto che può suonare in modo diverso finchè le parole non le escono di bocca.
- Come lo zapping-aggiunge.
Chiaro.
Si guardano per un secondo straordinariamente lungo. Il letto sembra diventare più grande. E' la risata facile di Mulder che rompe la tensione. Non sembra che abbia voglia di muoversi dal letto.
- Non ti facevo quel genere di ragazza che fa zapping, Scully- scherza.
Lei non ha l'abitudine di continuare il gioco delle insinuazioni ma mormora tra i denti quando è sicura che lui non può sentirla.
- Se te lo raccontassi...
Un attimo dopo suona il telefono. Ricevono informazioni su due fratelli, della stessa età dei precedenti. La notte è lunga, devono uscire a cercarli, cooperando nella ricerca. Quando i bambini riappaiono, gelati per il freddo alle tre del mattino, assicurano che anche loro volevano vedere gli extraterrestri, come i loro compagni. Gli agenti del FBI tornano all'hotel con le ultime forze che restano loro.
La cosa strana è che invece di andarsene nella sua stanza, quando esce dal bagno in pigiama, Scully trova Mulder nella sua. Con la maglietta e i boxer, come se fosse la cosa più normale del mondo, russando dolcemente.
Forse ha dimenticato la sua stanza, forse si è addormentato mentre aspettava di dirle qualcosa. Forse non sa che genere di sentimenti sveglia in lei vederlo steso sul suo letto che sembra piccolo per lui, a pancia in giù sulla coperta.
- Mulder...
Si avvicina per svegliarlo. Lui emette un brontolio.
-Mulder, sei nella mia stanza.
E' una cosa ovvia ma non sa cos'altro dirgli. Lui incomincia a socchiudere gli occhi. Sembra che siano pieni di lacrime per effetto del sonno. Ma non si muove. Finchè parla.
- Voglio solo dormire, Scully
Lo dice alla maniera Mulder di non dare importanza alle frasi più eloquenti. Apre il suo cuore, lo butta sul letto con onestà di chi porta i sentimenti a fior di pelle. Voglio solo dormire. Apparentemente nel suo letto. E lo dice come se fosse semplice invece di una monumentale rivelazione. Scully non sa che fare, come reagire, che cosa si aspetta da lei. Ma quando fa cenno a muoversi per non si sa che cosa, Mulder la prende per la vita e finisce per cadere accanto a lui.
Voglio solo dormire. Questo fanno i compagni. Dormono insieme. E' perfettamente naturale. Non succede niente. Un uomo con occhi da camera da letto ti sussurra mentre ti accoccoli accanto a lui su un letto di un motel e si aspetta che semplicemente, dormi.
E' normale. Completamente asessuato.
- C'è qualcosa che non va nella tua stanza?
-Tu non ci sei.
Quattro parole. Ma al solo sentirle Scully sente che le batte il cuore con troppa forza. Tutta la stanza odora di Mulder. Si domanda se finalmente ci sono, se semplicemente metteranno fine alle regole che li hanno definiti per tanti anni. Se accadrà stanotte, in quest'hotel e in questo modo così naturale.
La terrorizza l'idea ed invece, è un'ombra di delusione che sente quando incomincia a sentire il dolce russare di un Mulder esausto
Solo dormire.
Scully sorride nell'oscurità prima di entrare nell'altro lato delle profonde porte del sonno. Minuscola accanto a Mulder, dorme di filato fino al mattino. Mulder si sveglia solo una volta, verso le sei del mattino, alle prime luci dell'alba. Scully è profondamente addormentata, le cadono i capelli sul viso.
- Tu sei la mia casa- le dice.
Sa che non può sentirlo. Ma gli piace pensare che sogni un posto in cui tutti e due sono liberi. Skinner chiama alle nove e fa alzare Mulder dal letto con l'ordine di tornare immediatamente a Washington per collaborare con i Crimini Violenti su un caso di un pluriassassino patito dei tarocchi.
Mulder non ricorda d'aver dormito così bene da anni. Forse mai. Scully sta sotto la sua pelle, ovunque.
**
Otto giorni dopo
Dublino
Ambasciata d'Ungheria
11:10 p.m.
Champagne e gloria, il ricevimento dell'ambasciatore è la fiera delle vanità, la sfilata dove si mettono in mostra i corpi ed i sorrisi. I bicchieri si toccano al ritmo dell'orchestra, il salone principale è il letto rotondo dei diplomatici. Trucco, canapes e buone maniere, tutti danno il meglio di sé.
Distratti nel proprio divertimento, nessuno fa caso alle tre persone che entrano nel salone dal seminterrato, approfittando dell'istante in cui le telecamere di sicurezza si girano dall'altra parte.
Una ragazza con un vestito bianco che sembra satinato.
Trenta secondi e esce il primo degli uomini. Vestito in smoking, con piccoli occhi sognanti e un viso dai contrasti violenti.
Trenta secondi più tardi esce il secondo. Più bruno del primo, una freddezza studiata suo volto, uno sguardo così opaco che si nota che è verde solo a breve distanza.
Avvolti in paiettes, cercano di catturare l'essenza del glamour, tutti gli invitati si sorridono e chiacchierano, cercando di accaparrarsi la parte del protagonista nel ricevimento mentre i camerieri servono e passano tra gli invitati, schivando l'ipocrisia e la falsità. In questa macina di conversazioni superficiali, c'è un triangolo che non si rompe. In un angolo appartato, avanzando tra vassoi e canzoni, l'ambasciatore. Si avvicina all'orchestra, cattura l'attenzione degli ospiti che si girano e mormorano. Fa un discorso cortese, ha un dolce accento dell'Est e ringrazia tutti per la loro presenza. E' impossibile sapere quanti dei presenti sanno che quest'uomo è qualcos'altro che testimone dell'Apocalisse.
L'osservano. Da estremità diverse del salone, sotto gli enormi lampadari di cristallo, continuano ad essere un triangolo di vocali. Mulder. Krycek. Scully. Nessuno dei tre sa come si pronuncia la parola che compongono nello scarabeo della vita. Si muovono con disinvoltura, avanzano di tre passi, retrocedono di due. Approfittano del discorso superficiale e dei ringraziamenti dell'ambasciatore per avvicinarsi alla porta.
Quando la salva di applausi degli invitati scoppia in un'ovazione trionfale, Krycek osserva fisso l'ambasciatore, memorizza la sua faccia ruga per ruga, vena dopo vena, come se lo stesse disegnando nel suo cervello.
E' un viso familiare, ma non riesce ad individuarlo.
Chi è.
Che cosa sa dei supersoldati.
Perchè doveva incontrare Nashville.
Deve scoprirlo.
Krycek si mimetizza con l'ambiente, come fa sempre. Nel fango come un ratto. Ma in questa festa eccessiva, perfino lo smoking che gli ha dato Scully, un noleggio dell'ultima ora in aeroporto, sembra più caro. Ha il sangue abbastanza freddo per prendere dello champagne dai vassoi che volano tra la gente. Studia le guardie di sicurezza ma non riconosce nessuno di quelli che l'hanno interrogato. Ha un paio di lividi abbastanza brutti sulla schiena e lo stomaco ma nessuno è capace d'indovinarlo sotto la camicia di cotone e i pantaloni neri. E' una festa e lui si completa come il principe delle tenebre. Ascoltando scampoli di conversazione con la faccia del miliardario annoiato con fame di nuove emozioni. Due metri sotto terra si tortura, due metri più in alto si mangia caviale con burro e sale. Potrebbe essere una metafora della sua vita. In fin dei conti, lui non fa altro che ballare al suono dell'apocalisse che marcano altri.
Per ora.
La marea di gente odora di profumi francesi. Ci sono donne giovani vestite come le loro madri e madri vestite come le figlie. Molte l'osservano. A loro non fa molto caso. Preferisce le altre.
Quelle che osservano Mulder, che attraversa il salone andando verso la porta vestito in smoking, guardando da tutte le parti, senza perdere di vista Scully nemmeno un maledetto secondo.
Sono molte quelle che lo guardano, anche se il presunto genio del FBI non si rende conto assolutamente di niente, chiaro. Questo è parte dell'attrazione che esercita. Krycek lo ha studiato con fermezza da anni. E' completamente estraneo ai mormorii che solleva. Vive prigioniero dei suoi ideali, in un costante campo d'energia magnetica che sembra colpire tutti tranne lui.
Colpisce Scully in modo particolare ma non ne parlano mai.
Non fanno niente al riguardo.
Principalmente perché Fox Mulder, esperto nel cacciare luci nel cielo, raramente si accorge di qualcosa. Laureato in psicologia? Se non sa nemmeno cosa vuole veramente.
Non ne ha idea.
E' parte del suo fascino.
Quando l'ambasciatore smette finalmente di parlare, Krycek potrebbe già disegnare un ritratto della sua faccia e identificare la voce ovunque. La gente applaude si nuovo e l'orchestra suona una versione particolarmente ispirata di Moon River. Le coppie si vanno formando poco a poco, Krycek cammina verso il vestito che brilla di più in tutto il locale. La raggiunge vicino al centro della pista. Approfitta del fatto che lei guarda verso le guardie per tirarle la mano e obbligarla a ballare verso la porta. Se le circostanze fossero altre non avrebbe dubbi a sparargli ma deve salvare le apparenze così che continua a ballare. Tesa come una sbarra di metallo. Rigida nelle sue braccia.
- Krycek se non mi lasci immediatamente avrai per cena una flebo questa sera.
Lo dice sorridendo e le brillano gli occhi per la furia della collera. Non c'è miglior maquillage della rabbia. Dalla prima volta che l'ha vista ha immaginato che non era ghiaccio, ma fuoco. Che arde sotto la superficie fredda della sua pelle.
- Conosco l'ambasciatore- dice, ballando sotto la direzione dell'orchestra.
Può sentire la voglia che ha Scully di fuggire da lui.
- A chi appartiene? Al sindacato?
- Non sono sicuro. Ma so chi ci può aiutare a sapere qualche altra cosa di lui.
Sente il solletico del suo istinto, che parla forte e chiaro. Dicendogli che quest'uomo è la chiave di tutti i segreti, che valgono la pena.
-Chi?
- Un contatto. A Budapest. Un vecchio conoscente.
Si agita nelle sue braccia. Se le vene del collo fossero più tese si romperebbero come corde di una chitarra stonata. Odora di vainilla e carattere irlandese.
-Sei sicuro che tutto questo non è uno stratagemma per fare turismo con Mulder, Krycek?
Non ci sono molte persone al mondo che lo sorprendano, molto meno che lo facciano ridere. A volte Dana Scully fa entrambe le cose. Deve essere una cosa di famiglia.
- Non sono il lupo cattivo, Cappuccetto- La stringe un poco di più contro di lui, gli piace come profumano le Scully arrabbiate- Non sto per mangiarti.
Finalmente, un commento che provoca una reazione. Scully lo guarda negli occhi, come se fosse stufa di non capire niente.
- A che gioco stai giocando, Krycek?
Magnifica. Furiosa. Sfidante.
Buona domanda.
Le sorride mentre continuano a ballare le ultime note di Moon River. Quando si girano, possono vedere Mulder proprio sulla porta a pochi metri da loro, fermo nel tempo come se gli avessero lanciato un raggio paralizzante. Non smette di guardarli con qualcosa in più dell'odio. Non sopporta di vedere quello che considera suo nelle braccia dell'uomo che ha voluto sempre annientare a botte e solo per un secondo, un minuto così breve che sarebbe inesistente se non fosse per la sua intensità, Scully sostiene il suo sguardo, come se si stesse vendicando della sua fuga ballando con il nemico.
Momenti così sono quelli che convincono Krycek che stare al vertice del triangolo di quest'intensità preso tra due amanti che non si toccano mai, è sperimentare tutto il sapore di ciò che è bello e ciò che è perverso.
La canzone finisce, Krycek avvicina la bocca all'orecchio di Scully, sente come lei diventa ancora più rigida e gli mette una mano sul petto per separali. Non la lascia.
- Non lo sai? Stiamo giocando a scarabeo- sussurra, mettendole praticamente le labbra nel orecchio
Ed allora accade, anche se si succedono tante cose nello stesso tempo che Krycek non può esserne sicuro.
Nashville esce dal seminterrato all'altro lato del salone, mantenendo sulla testa un fazzoletto macchiato di sangue. Le guardie lo vedono, tutti si mettono in allerta comunicando con i walkie talkies. Scully si libera del suo braccio immediatamente, Mulder colpisce chi sta di guardia alla porta prima che abbia il tempo di reagire. Alcuni invitati osservano l'uomo ferito e si sentono un paio di strilli, il tumulto degli invitati diventa champagne e incomincia a fare bollicine. L'orchestra suona una canzone con un ritmo che accelera il tempo e il corso degli avvenimenti. Mulder passa dalla gelosia alla preoccupazione. Scully lo guarda e si sente di sottofondo l'ordine di fermarli. Corrono, continuano a sentire la musica, anche se ora, preoccupati di attraversare la porta e raggiungere la macchina all'altro lato della strada, sembra loro un rumore senza ritmo.
Rapidamente, troppo rapidamente per osservare i dettagli, la vita si muove di fretta, ma persino nel tumulto del cuore, in questa febbre assuefacente dell'adrenalina che sale al cervello mentre si allontana nella macchina dalla casa lasciando indietro le guardie, Krycek è sicuro d'averlo sentito. In quell'ultimo istante.
Quando le sue parole riverberano nell'orecchio di Dana scully.
Un tremito, lieve come il primo bacio con la lingua alle soglie dell'estate. Un brivido della pudica, piucheperfetta, ragionevole e logica e sensata Agente Dana Scully del FBI.
Nelle sue braccia.
Così intenso come un terremoto.
Non sa cosa lo eccita di più. Se questo brivido appena percettibile o lo sguardo fisico e minaccioso di un Mulder che essuda territorialità e sta sul punto di perdere il controllo. La miscela d'entrambe le cose o l'intossicante sensazione di vittoria che percorre tutto il suo corpo mentre si allontana dalla periferia.
Vivono nel mezzo di una tempesta elettrica.
A volte è difficile persino respirare.
Mai si è sentito così vivo come tra queste due correnti elettriche chiamate Mulder e Scully.
**
un'ora più tardi
Ashling hotel
Lancaster gate 1
Dublino
01:10 a.m.
- Dana ho una teoria.
Suona il telefono quando sto nel bagno. L'ASHLING è un hotel confortevole. Un palazzo dall'aspetto industrioso di fronte alla fabbrica della Guinness che odora di luppolo dalla mattina alla sera. In così poco tempo è l'unico posto che abbiamo potuto trovare per passare la notte. Francamente, dopo questa festa e le ore d'angoscia a cercare Mulder dall'altro lato dell'oceano, qualsiasi cosa mi sembrerebbe il paradiso se avesse un letto e una doccia.
- Missy, sono a Dublino ed è veramente tardi e…- si da per vinta- quale teoria?
- Su quello che mi hai detto. Quello che c'è tra Fox e Alex.
Bene. Questa è l'ultima conversazione che voglio avere in questo momento. Parlare con mia sorella su Mulder quando quello che voglio è stampargli quel naso sul cranio per avermi lasciato indietro UN'ALTRA VOLTA mettendo in pericolo la sua vita UN'ALTRA VOLTA. Letteralmente abbandonata per andarsene con Krycek.
- Sinceramente, Missy. Credo di non volerlo sapere. Non m'importa.
Ma ha ereditato la testardaggine degli Scully.
- Non credi che possa essere tutto su di te, Dana?
A questo punto dico" cosa?" e mi seggo sulla vasca con il mio cellulare mentre sento il rumore del rubinetto e mi sento terribilmente stanca. E non so nemmeno se sono furiosa perché tutto è terribilmente confuso.
- Tutto su di me?
Dovrei riattaccare. Qualsiasi cosa sia mi confonderà ancora di più. Ma Melissa è una pettegola nata. E se si tratta di uomini, peggio ancora.
- Tutto quello che dici. Le allusioni, le insinuazioni, i giochi di parole, i doppi sensi, forse sono un modo di richiamare la tua attenzione.
- Credi che Mulder cerca di sedurmi flirtando con Krycek?
E' assurdo. Forse è così assurdo che è vero. O forse deliro o voglio crederci. Che importanza ha. Voglio dormire.
- Forse tutti e due cercano di farlo.
Ah, no. Già e tutto così orribile che pensare che Alex Krycek stia cercando…non posso dirlo. Sedurmi. O quel che è. C'è un territorio in cui la mia mente non può entrare. Non dopo questa festa e il suo modo di afferrarmi sulla pista da ballo. Non dopo aver sentito quel sussurro nel mio orecchio. Di sapere che è andato a letto con mia sorella. Di essermi sentita bruciare tra gli sguardi di Krycek e Mulder.
Non posso pensarci. Così semplicemente.
Una parte del mio cervello mi dice" e se Missy avesse ragione?"
Il resto del mio cervello ride.
Il mio corpo no sa sentirsi incredibilmente adulato, incredibilmente insultato o incredibilmente terrorizzato.
Tutto su di me?
Bussano alla porta, così che non devo decidermi. Sinceramente questa notte non sono capace di prendere nessuna decisione. Se la reception mi domanda se preferisco la colazione in camera o nella camera da pranzo, dovrò fare colazione due volte solo per non dover scegliere.
- Parliamo più tardi, Missy.
Riattaccare nel bel mezzo di una conversazione sta incominciando a diventare una facile abitudine per schivare le mie insicurezze, lo so.
Cosa che sarebbe più semplice se le mie insicurezze la smettessero di comparire alla porta della mia stanza sotto forma di due uomini che stanno incominciando ad occupare troppo spazio nella mia vita. Per quello che so io, hanno sofferto dodici ore d'interrogatori poco amabili, ma non dormono mai?
- E ora cosa c'è?- domando.
Non m'importa se suono irritata. O arrabbiata. Ho diritto si esserlo. Arrabbiata per essere il pezzo di qualcosa che non comprendo. Senti la mia rabbia, Mulder. E togliti questa faccia da penombra lussuriosa che hai tutto il tempo, Alex.
- Ora scegli tu- dice Krycek , con una gravità sconosciuta.
Scegliere.
- Scegliere, cosa.
Krycek risponde. Mulder mi guarda attentamente.
-Non che cosa. Chi.
Ora è quando svengo. Non voglio sapere cosa mi stanno chiedendo. E cosa ho appena detto sulle scelte difficili?
**
Scoppia una tempesta nella stanza.
Il piacere rassomiglia allo svenimento. Una droga troppo dura. Liquido, selvaggio, dolce. Mulder è burro nel letto, muscoli e lingua. Scully si arrende a lui perchè non può sopportare questi baci così profondi sulla bocca, i morsi sul collo, le carezze di una dolcezza crudele quando le abbassa le mutandine e la lascia nuda sul letto, viso a viso con lui. Contro di lui. Si scontrano i loro corpi sono farina tra le lenzuola. Scully si strofina le gambe per ottenere frizione, non smette di ripetere il suo nome come una litania quando lui le mette la lingua nelle orecchie e le sussurra.
Otterrò che mi perdoni, Scully.
Perdono o peccato, non esiste differenza quando non porti vestiti e l'unica cosa che vuoi è aprire le gambe, lasciare che ti penetrino, fare sì che tutto scompaia. Scully si disfa, si fonde. Mulder le bacia lo stomaco con la bocca aperta e le cerca i capezzoli, uno per volta, sciogliendone la struttura indurita con tutto il calore della sua bocca, E' un poeta, è un genio, è un pazzo nudo, e Scully vuole che anche lui gema e gridi. Ma è incapace di muoversi.
Krycek le prende le mani contro il capezzale del letto. E' paralizzata. Può solo agitarsi contro le lenzuola e lasciare che Mulder continui a baciarla. Percorrendo il contorno di entrambi i seni con la punta della lingua, la guarda come se la stesse bagnando nel cioccolato. La ucciderà, a volte il piacere sembra troppo e giusto quando Scully crede che ha raggiunto questo limite, inizia a sentire una doppia stimolazione. Una seconda lingua che disegna dio sa quale oscenità sulle sue labbra prima e dentro la bocca dopo.
Sta alle porte dell'inferno. La venerano due uomini. Se la dividono come l'ultima frutta del paradiso.
Mulder è liquido, creativo come il miele, insistente. Krycek è spumeggiante, metallico, spumoso, aggressivo. I suoi baci sono di una qualità diversa dello stesso sapore, struttura della tormenta. Fanno sì che sparisca il tempo e che sprofondi nel letto. Umidità, letto, sesso.
Krycek le ulula nell'orecchio, la sua voce è un linguaggio misterioso.
Stiamo giocando a scarabeo.
Mulder le separa le gambe e si corica di fronte a lei, la obbliga a piegare le ginocchia, e raddrizzare la schiena. Usa le dita per separare con abilità le labbra esterne del suo sesso, la lingua, per incominciare ad apprendere i suoi sapori. Tanti anni senza sentire niente lì dentro che Scully crede che piangerà. Si girano, si annodano, si leccano, Mulder la ucciderà. Se non l'uccide Krycek con le sue asimmetrie, con questo suo modo di succhiarle le giugulare fino a lasciare segni.
Scully lo graffia, sente i capelli di Mulder che le accarezzano le cosce, la sua lingua sul clitoride, le mani di Krycek che le prendono le testa mentre la bacia, due corpi su di lei, un milione di sensazioni che l'obbligano a chiedere pietà. Vuole toccare tutti e due.
Vedere come si toccano tra loro.
Oh, Dio, sì.
Il primo orgasmo è una pianta carnivora. Si apre petalo dopo petalo, fiorisce nella bocca di Mulder e diventa un grido sulla lingua di Krycek. Il letto cresce, continua a crescere la notte, continua avendone la possibilità, continuano a toccarsi, cambiando posizione. Sono tre ballerini in una notte di tempesta. Risuonano fulmini e scintille che illuminano la notte e la fotografano.
Un lampo.
Scully è coricata supina, la baciano a turno, le accarezzano il sesso all'unisono. S'intrecciano dentro di lei, due paia di mani, due uomini diversi che entrano ed escono, lentamente, rapidamente, piano, profondamente, di fretta, finale.
Geme. Si contrae.
Un fulmine.
I due uomini si baciano, Scully li guarda. Olio e petrolio messi a nudo. Mulder gioca, Krycek ha bisogno. Erezione contro erezione. Dorato contro bruno. Dove dovrebbe esserci violenza c'è solo erotismo. Krycek geme, Scully si rende conto che nessuno desidera Mulder tanto come loro due messi insieme. L'interrompe nel bacio accarezzando loro i capelli. Ha bisogno di tante cose tutte insieme che non sa da dove iniziare.
Krycek sta dietro di lei, Mulder avanti, stanno per attraversarla tra tutti e due. Morirà, scoppierà, affonderà.
Si avvicina all'orecchio destro Mulder. Sussurra.
-Scully, sai di fragole....
Da dietro, accarezzandole tutto il corpo, mentre sta seduta sul letto, si mette Krycek. Nell'orecchio sinistro, lascia cadere le sue parole come l'acciaio.
-…nere.
Destro contro sinistro. Dietro e avanti. La tortura più sublime. La tengono stretta. Stanno per possederla.
Un tuono.
Scully si sveglia.
" Vi informiamo che stiamo attraversando una zona di turbolenze, per favore allacciate le cinture, grazie"
-Sembra che ci sia tormenta- dice Krycek, senza distogliere lo sguardo dalla rivista delle linee aeree. – Spero che non piova quando atterreremo a Budapest- dice.
Sollevo gli occhi da ciò che sta leggendo- un articolo su vecchi aerei da guerra- per guardarla con curiosità.
Pupille dilatate, respiro ansante, Scully sembra agitata.
- Un brutto sogno?
Si ricompone. Anche se non dimentica quello che ha appena sognato. Una stupida fantasia derivata dal passare tanto tempo in cretinate.
- Un incubo- assicura.
Il cuore batte troppo rapido, dovrà chiedere acqua fredda all'hostess.
-Sai Dana? Sono contento che hai scelto di venire tu. Tanta tensione sessuale con Mulder sta incominciando a darmi mal di testa.
Ci risiamo. Sono queste maledette e stupide battute. L'unico motivo per sognare una simile stupidità è questo flirtare. Dove sta l'hostess? Scully pigia il bottone per chiamarla mentre si mette la cintura di sicurezza e sente la turbolenza, che la muove da un lato all'altro del sedile.
-So che ti sorprenderai, Alex. Ma chi ti ha convinto che sei divertente e irresistibile ti ha mentito spudoratamente.
Ha l'indecenza di ridere. Gli si formano le rughe intorno agli occhi, la bocca si apre come un coltello e Scully ricorda come affondavano quei denti così bianchi nel suo collo.
Stupido sogno.
**
26 ottobre
quattro ore dopo
Budapest, Ungheria
Ministero dell' Esercito.
Budapest è Parigi avvolta in un profumo esotico. Il Danubio è un invitato placido e ottobre graffia la città con questa bellezza languida e crudele dell'autunno nel Centro Europa. Castelli con torri di oro, palazzi che civettano con l'abbandono, la città mantiene la memoria pesante della cortina sulle sue spalle. E acciaio e memoria e Krycek la odia con una fierezza abrasiva, si ribella contro ogni atomo di malinconia che gli ispirano gli angoli. Budapest, magnifica porta dell'Est, soglia dei suoi peccati. Gli piacerebbe incendiarla dalle fondamenta e costruire Roma sulle sue rovine. Così femminile come un soffio al cuore tra le lenzuola di raso, ricorda di essere stato giovane in Buda, e d'aver avuto un'opportunità in Pest. Tutto questo infettato dai ricordi.
Non vuole vedere la città, né vedere se stesso attraverso di lei. Sta incominciando a far freddo e c'è stato un tempo in cui ha visto blocchi di ghiaccio spostarsi tra le sponde dl fiume. Cozzando tra loro come treni che deragliano nella notte.
Non sopporta la malinconia, la sensazione che la storia non si muove, maledizione.
Scully lo guarda con una certa curiosità, forse si rende conto che il suo silenzio imbronciato nasconde segreti.
- Siamo arrivati.
Il tassista li lascia sulla porta del vecchio Ministero dell'Esercito e non hanno difficoltà ad entrare. Nell'edificio dalle pareti sporche, nero come un tizzone. Le stanze sono enormi ma quasi senza mobili. I lampadari del tetto minacciosi nella loro grandezza, i saloni quasi vuoti.
Non devono aspettare molto per essere ricevuti. Un uomo con vent'anni in più di Krycek. Alto e ampio di spalle, rughe profonde sul viso e occhi di un colore indefinibile che si muovono e si agitano quando vedono Krycek. E' stato un bell'uomo in altri tempi, continua a conservare la sua struttura dall'ossatura pulita e la postura regale di un militare di razza.
-Alexander- saluta quando Scully e Krycek entrano nella stanza.
C'è qualcosa nell'aria quando i due uomini si guardano. Come se togliessero sangue sporco su un piatto di panna.
- Lei è Dana Scully, la scienziata del FBI di cui ti ho parlato.
Si stringono la mano. Entrambi lo fanno per cortesia e perché è la prima opportunità che hanno di misurarsi, esaminarsi, analizzarsi. All'uomo anziano piace l'intensità di questa donna. Soprattutto quando è accompagnata da una intelligenza profonda.
Krycek sospira profondamente quando gli tocca finire le presentazioni.
- Lui è il nostro contatto. Comandante Boris Dalenko Krycek.
Così come si aspettava, la mano di Scully resta congelata nella stretta prima che suo padre la lasci e lo guardi attentamente.
- Non ci fai visita spesso, Alexander.
Non sa quello che sente quando il passato lo accoglie tra le sue enormi braccia e lo stringe con forza. Puttana Budapest dei miei coglioni e maledetta famiglia, per un secondo, si sente come se facesse parte di qualcosa e la debolezza, lo asfissia di nostalgia.
- Abbiamo bisogno di qualcosa, Padre.
**
Una settimana più tardi
Washington D:C.
orto botanico
11:50 p.m.
La fiducia è una filigrana di cristallo. C'è bisogno di soffiare il vetro con cura per poter creare un'opera d'arte, ma basta un piccolo colpo perché un pezzo che si è riscaldato al fuoco per anni incominci a fondere, a scivolare, a perdere forma. Si può rompere in un secondo quello che si è perfezionato per sette anni? Buona domanda, mi piacerebbe che smettesse di tormentarmi per un secondo ma la notte è fredda e non mi chiamano Fox Mulder, il Re della Paranoia, per niente.
-Agente Mulder?
Mi giro in questa notte senza stelle e vedo come si avvicina. Attraversando l'orto botanico e la sua oscurità vegetale. Ha i capelli raccolti. La ricordavo più alta.
- Signorina Covarrubias
Lasciamo da parte le formalità. Lei ha utilizzato il numero dei Lone Gunman per mettersi in contatto con me, specificando che non potevano esserci microfoni nè fughe di notizie." Qualcosa di vitale è in gioco" ha detto." Sto rischiando molto per vederla" ha detto.
Sono qui, non c'è tempo per darsi la mano o salutarci.
- Cosa vuole?
Il calore della serra è come il respiro di un infermo. Umido e malaticcio. Spero che sia qualcosa d'importante perché Scully crede che mi sono preso il pomeriggio libero per andare da mia madre e tradirla con la più lieve delle bugie mi fa sentire come un verme due metri sotto terra.
- Darle un avvertimento.
C'è qualcosa di fumoso in Marita Covarrubias. La gravità del suo tono, la serietà del suo modo di vestire, tutto puzza di buona educazione ed hoteles di lusso. Mi ha aiutato un tempo e ora mi parla come se tutto dipendesse dalla mia completa attenzione.
- Sa l'agente Scully che stiamo qui?
Faccio di no con la testa
- Ho seguito le sue istruzioni, non lo sa nessuno.
Se c'è urgenza nella mia voce è perché incomincio a spazientirmi. A qualche metro di distanza si sente il sibilo delle luci artificiali di questo giardino tropicale e di tanto in tanto gli annaffiatoi del tetto ci spruzzano con un leggero manto d'acqua.
-Non può avere fiducia in Alex Krycek
Se ho messo a rischio la fiducia che Scully ha in me per arrivare fin qui e sentire questo qualsiasi punizione che mi tiene in servo il destino, l'avrò meritata.
- Il fatto che stiamo lavorando insieme non vuol dire che mi sia dimenticato di cosa è capace. Se è venuta ad avvertirmi che non si può avere fiducia in un traditore, ci saremmo potuti risparmiare il viaggio.
Per la prima volta la vedo sorridere. Una smorfia cinica che non credo che sia diretta a me. Quando solleva lo sguardo è freddo e nasconde un poco di dolore.
- Lei nemmeno si rende conto di quello che sta succedendo. Dice che non ha fiducia in lui ma non è altro che un giocatore su una scacchiera disegnata in anticipo. Non c'è bisogno di aver fiducia in Alex perché Alex giochi con te, non lo capisce?
Lo capisco. Il suo modo di dire" Alex" è sufficiente per capirlo. La veemenza con cui parla è una forma sottile di dispetto. Se lei e Krycek hanno avuto una relazione non credo che sia stata esclusivamente d'affari.
- E se tutto è un gioco cosa pretende lui da me?
Fa un passo avanti e in questi occhi azzurri c'è qualcosa di simile alla paura.
- Continua a non capirlo. Non credo che pretenda qualcosa da lei.
L'illuminazione del giardino coperto è abbastanza intensa perché possa vedere, per la prima volta, quello che ha sotto il braccio e ora si avvicina. Una busta gialla della grandezza di un foglio. Quando tiro fuori le foto, il mio cuore sparisce divorato dalle piante carnivore che ci circondano.
- Credo che voglia qualcosa da Scully
Rotta come il vetro, la mia fiducia si sparge a terra.
-Scully?
- Non siamo chi siamo, agente Mulder.
3 novembre
Palazzo J. Edgard Hoover
Sede Centrale del FBI
03:40 a.m.
Un paradosso è una verità che noi ci rifiutiamo di accettare e sembra incomprensibile. Un serpente che si morde la coda fino al punto in cui non si distingue l'inizio dalla fine. Una metafora per quello che siamo e non vogliamo affrontare. Sfida le nostre credenze perché sembra impossibile ma stiamo vedendo con i nostri occhi un rebus che non ha soluzioni. Se facciamo fatica a capirlo è perché ci manca il coraggio per comprendere che non c'è trucco. Sembra una contraddizione, sembra una cosa assurda, sembra impossibile, sembra quello che è e quello che non è.
Ho le foto sul tavolo. Sette foto per essere precisi. Se mi domandassero il mio numero fortunato, una cosa è chiara, non è il sette. Sei sono uscite dalla busta gialla. Il regalo avvelenato di Marita Covarrubias. Prese da lontano con quello che sembra un teleobiettivo di qualità relativamente mediocre. Si sarebbero potute vedere meglio, chiaro, ma si vede abbastanza bene perché io abbia voglia di vomitare. Suicidarmi. Spargere il mio cervello su questo pavimento pieno di carte e raccoglitori del seminterrato. Uccidere qualcuno.
Uccidere lui.
Quest'uomo della foto a cui manca un braccio. Qualcuno gli tagliò l'appendice sbagliata a Tonguska.
Lei è appoggiata sulla finestra, nuda contro il maledetto vetro della finestra, cazzo. Non stanno parlando, non stanno investigando, non stanno discutendo. A meno che non ci sia ora qualche nuovo metodo d'indagine che consista nel sedersi sul davanzale della finestra nuda mentre circondi con le gambe un uomo ugualmente nudo. Investigazione di bacino contro bacino. Se Scully doveva metterla in pratica con qualcuno, avrei preferito che fosse con il suo capo sezione.
Che, se per caso non è chiaro, sono io.
Non è lei, chiaro. La mia mente GRIDA che non è lei. Non è il suo hotel a Budapest, non è Krycek. Non sta succedendo. Sembra lei perchè è rossa, e perchè di profilo, sfumata, potrebbe essere lei ma non E' lei. E' un clone, un replicante, una controfigura, un'attrice, sua sorella, chiunque.
Ma non è lei.
Lei è andata a Budapest con Krycek per raggiungere il contatto. Ho insistito per andare io ma lei ha insistito a sua volta e ora che lo ricordo ha insistito con veemenza. Dio, con troppa veemenza, forse? Ho ceduto perché una Scully arrabbiata e distante è come una palla di neve, non è una visione gradevole. Inoltre. Aveva senso che fosse lei perché è chi conosce nei minimi dettagli le ricerche sui supersoldati. O che so io. Avrei acconsentito a qualsiasi cosa per calmare la sua furia.
Ora non c'è niente che possa calmare la mia. Mi bruciano le viscere.
Continuo a pensare che non può essere.
Qualcuno cerca di farmi credere che è lei ma non lo è. Un'elaborata strategia, niente di più. Marita Covarrubias o qualcuno che l'ha contattata, cerca di giocarmi un brutto tiro però non-è-lei.
Quello che non può essere non può essere. E basta.
Tranne quando lo è.
Benvenuto, Mulder, nel gran paradosso della tua vita.
La mia mente va così rapidamente che mi dimentico quello che veramente sto guardando, e incomincio ad osservare lei, rimuovo l'immagine di Krycek fino a trasformarla nel mio viso. Allora siamo noi, alla finestra della sua casa, Scully si appoggia contro il vetro ed è umida per me. Gridando per me, venendo per me, mugolando, gemendo, supplicando per me. Sono un pervertito di tale grandezza che in questo momento, quando ci penso, sento il pulsare del sangue tra le gambe e l'umiliante principio di un'erezione.
Allora guardo. Le foto. E, dio, credo che vomiterò.
Non so nemmeno da quanto tempo sto qui. Se qualcuno mi domandasse come sono arrivato dall'orto botanico non potrei rispondergli. La notte è una laguna, la mia memoria mi tradisce. Chi cazzo sono. Non ne ho la minima idea. Tutto crolla, tutto ci tradisce.
La settima foto l'ho tirata fuori dal raccoglitore della mia scrivania. Sono l'unico che ha la chiave e credo che Scully immagina che è qui dove conservo il porno spinto. Non senza motivo, ci sono tre o quattro riviste consumate dentro. Non sa che sotto di esse c'è una carpetta di foto che lei non sa che ho.
Nemmeno so perchè sono venuto in ufficio per guardarle perchè le ho memorizzate due anni fa quando il caso Jerse entrò nei miei stupidi schemi mentali per darmi una pugnalata nella schiena. Gliele fecero in ospedale, le inviarono a me perché ero io che ero incaricato dell'indagine. Non le conservai nel rapporto per molti motivi, tutti vergognosi. Non le conservai perché il decoro di Scully era la cosa più importante. Non le conservai perché non sopportavo l'idea che chiunque potesse vedere questa immagine della sua ribellione tatuata a fuoco. Non le conservai perché quel tatuaggio è mio, checché ne dica lei. Un segnale per me, un messaggio per me. Un avviso, forte e chiaro. Non sono tua, mi disse. E se lo tatuò.
Ma io conservai il rapporto perchè sì, lo è. Mia.
Non m'importa che suoni bene, non m'importa che suoni male, fa lo stesso suonare come un porco maschilista o un uomo delle caverne. Scully è mia. Sono suo. E' irrazionale. E' tutto quello che posso pensare.
Ho ancora voglia di vomitare e la certezza che se non smetto di guardare le foto finirò per scaricare la pistola in un obiettivo mobile che potrebbe essere Alex Krycek o io stesso. Non ho bisogno di confrontarle, anche se lo sto facendo da tre ore. L'auto inganno deve avere un limite.
Le foto di Marita e la foto del caso Jerse. Lo stesso tatuaggio sulla schiena della stessa donna. Due anni di differenza, stesso paradosso. Sbattendo contro il vetro mentre un altro uomo spinge in lei tutta la nudità arrogante del suo sesso e l'allontana da me.
Non può essere. Ed è.
Sento che è in me che spinge Krycek. Sono io, chi sta distruggendo.
Il paradosso delle nostre vite, Scully. Fa male come un milione d'inferni che spargono fiamme assassine all'interno madreperlaceo di un cuore rotto.
Il mio.
**
28 ottobre
una settimana prima
Hotel Kempinski, Budapest
11:03 p.m.
L'ultima notte a Budapest e tutto sembra precipitare, pezzi di realtà cadono su di lei come caramello in una padella calda. Immersa in un sopore, languida, Dana Scully si sente diversa, trasportata in un mondo differente. Sta esattamente nell'Est nottambulo della sua coscienza e la sua morale crolla. Tutto ciò in cui crede. Quello che è o è stata. Addio, agente Scully. Il muro di Berlino della sua coscienza cade mattone dopo mattone, in un istante, sparisce come un castello di carte in mezzo ad un uragano. L' alcool si aggroviglia nella parte più calda del suo stomaco e non può pensare più a niente, né opporsi a niente. Non vale più essere forti o mantenersi in piedi.
Vuole solo cedere. E arrendersi.
La voce l'ipnotizza. Scivola in lei. Le sta parlando giusto all'orecchio, un mormorio di suoni aspri e rauchi che la solleticano. Sente le sue parole nel cervello, nel petto, nel sangue, nell'improvvisa umidità della biancheria, se deve essere sincera.
Non può smettere di sentirla.
- Krycek...
Non sa quello che vuole dire. Stanno così vicino che può notare il suo sudore. E' stato tutto un errore, la sua vita, tutto. Una catena di errori che l'hanno portata a questo momento. E' l'apocalisse totale, la fine delle cose in cui crede, l'eclisse della sua personalità. L'attrae il fuoco, deve bruciarsi. Sarebbe più facile se lui la smettesse di parlare. Ma non. Tace.
- Preferisco che mi chiami Alex, Dana. Come mi chiamava lui.
Dana. Suana a peccato. E' passato tanto tempo che non sa più chi è Dana. Krycek odora di liquori forti. A Budapest, spessa come l'ambra, calda e gelatinosa. Ungheria dai sapori strani e sovietici. Stanno così vicino, appoggiati contro la finestra, sul punto di rovinare tutto. Così vicino. Ancora un passo ed è l'inferno.
Krycek respira in modo unico ed intenso. Ansima come un animale e la sfiora con ogni respiro. Tutti i suoi sensi stanno all'erta, acuiti per la dolce ubriacatura che l'invade. Non avrebbe dovuto bere, non dovrebbero stare tutti e due in una sola stanza. Ci sono tante cose che non dovrebbe desiderare che ha perso il conto. Dovrebbe star pregando.
- Solo una volta- mormora, spargendo correnti d'elettricità sul suo sistema nervoso.- Dana, solo una volta.
Non acconsente ma nemmeno resiste. Krycek lo prende come un invito e abbassa la testa di alcuni centimetri, inclinando il viso per incastralo nella curva della sua nuca. Il suo respiro è l'alito di un dragone alle soglie di una battuta di caccia. La tiene sotto il suo dominio ma è un controllo fragile, quasi trasparente.
Solo una volta, si ripete Scully. Una volta non conta.
Le bugie le tendono la pelle, sente il solletico della peluria sulla nuca. Dio, sono anni che no tocca nessuno che non sia lei stessa. Da secoli. Griderà se la tocca. Sverrà.
Intensa. Calda. Dolce come la bocca di un animale appena nato. La lingua di Krycek. Sul collo, sulla pelle, sulle pieghe dei suoi sogni. Leccando.
Oh dio, oh dio, oh dio. Perdona, perdona, perdonami, Dio.
Mulder.
Dio. Perdonami.
Lecca. La linea della mascella, da sinistra a destra. Prima solo con la punta della lingua, dando origine ad un incendio. Poi, tutta la superficie, aggiungendo benzina al fuoco. Piano, cauto, profondo, dietro le orecchie. Alex Krycek lecca come una pantera, nella carezzevole notte africana. Sensuale, mortale, maligno. Spande brividi, crea inondazioni.
Un morso. Giusto sulla giugulare, giusto dove sempre è stata più sensibile. Era solita soffrire il solletico lì. Ora ha solo voglia di strapparsi la pelle a strisce.
E' Krycek
Dio, è Krycek.
Le esce fuori un gemito involontario, lieve. Irrefrenabile. La notte ha un'intensità accecante. Non sente questa lingua unicamente sul collo. Neanche a parlarne. La sente ovunque. Sullo stomaco. In bocca. Tra le gambe.
Nononononono lì no.
La sua immaginazione la tradisce.
Sì, lì, sì.
Non può aprire gli occhi, ha le vertigini. E' sicuro che Krycek potrebbe tirar fuori tutto ciò che c'è di puro in lei e bruciarlo.
- Potrebbe vederci, Dana.
Lo stomaco le fa una capriola.
- Potrebbe stare qui. Cosa credi che penserebbe.
Non può rispondere. Non sa che dire. Non le da il tempo. La lingua di Krycek occupa tutta la sua bocca ed è perduta. Nauseata, ubriaca, rotta, furiosa, distrutta così calda come l'acciaio fuso. Le batte il cuore tra le gambe e non può aprire gli occhi.
Tutto è colpa tua, Mulder. Tutto è colpa tua.
L'apocalisse è iniziata. Le sembra di sentire le trombe di Gerico. Se non avesse gli occhi chiusi potrebbe vedere anche il flash della macchina fotografica, il crepitare del carrello quando fa le foto da qualche parte all'altro lato della strada.
**
Triangolo sferico: Figura chiusa formata sulla superficie di una sfera da tre archi tracciati su di essa;particolarmente, da tre archi di circolo massimo( dall' Equatore) e da due meridiani.
( Loysha) Mulder (Dana)
E' mezzogiorno. Ed è mezzanotte. I cerchi concentrici delle loro vite si stanno stringendo. Le passioni stanno acquistando la premonitrice urgenza dell'armaggedon annunciato. Si conoscono troppo per essere sconosciuti, si disconoscono in modo tale che quasi non riescono a comprendere.
Qualcosa si sta rompendo. Deve andare in pezzi e morire. Deve distruggersi per rinascere.
Mulder era convinto di conoscere Scully ma ora guarda il paradosso delle loro vite sotto forma di foto e dubita. Di lei. Di loro. Di se stesso.
Scully era convinta di conoscere se stessa ma qualcosa di più spesso della ribellione si agita in lei da quando Mulder è venuto meno ancora una volta per scappare a Dublino con il suo nemico più intimo. Dubita. Di Mulder. Di loro. Di se stessa.
Nel mezzo di un buco nero, consumando massa e materia, minando volontà e fede, Krycek è l'unico che cambia con le maree e rimane imperturbabile quando cade la notte.
I triangoli si agitano nel cuore sferico del futuro. Tutto sta per crollare, non si sa chi resterà i piedi per vedere ciò che resta del giorno dopo.
Niente è ciò che sembra.
Nessuno.
Dubitare di tutto, sospettare di tutto, non lasciarsi trascinare, non lasciarsi ingannare, non lasciarsi abbindolare dalle apparenze. E' la legge dell'apocalisse, l'unica regola alla vigilia dell'ultimo giorno.
E' una regola difficile da seguire quanto ti trascina il cuore e ti accecano i sentimenti.
**
26 ottobre
Due giorni prima
Ministero dell' Esercito
Budapest
06:30 p.m.
Alex Krycek ha un padre. Non dovrebbe essere così sorprendente. Tutti hanno un padre, non sarebbe normale che proprio io, Dana Scully medico e scienziato, mi aspettassi una sospensione delle regole biologiche solo perché ho sempre pensato a Krycek come un bastardo assassino senza radici senza principi morali che è nato dalla mutazione spontanea del materiale radioattivo di una centrale nucleare.
Lo chiama "padre". In un modo così reverenziale.
Portamento massiccio, spalle erette, uno sguardo così cauto che sembra impassibile, Boris Krycek parla in tono secco e severo. Bruno, una mascella ampia, ha quasi tutti i capelli ed è leggermente stempiato. Tenace, intimidatorio nel suo modo di sentire. Da la mano con forza e brevemente, proprio come era solito farlo Akab. Un uomo d'azione, un militare. Krycek l'ha chiamato comandante, deve saperlo. Gli manca quell'affilato spettro di lussuria che modella le mille facce del figlio. Per il resto si rassomigliano in modo spaventoso. Secchi, scuri, rapidi come una pugnalata.
Quando si rivolge a Krycek lo chiama Alexander. E qualcosa che non capisco bene, ingoiato dalla rude fierezza del suo accento. Qualcosa che suona come "loysha" Forse è un nomignolo familiare o per quello che ne so, anche una parola segreta. Non ne ho idea.
Non posso smettere di guardarli. Anche se volessi, non posso. Il modo di capirsi, annullando tutto ciò che non sia prestarsi attenzione, è quasi ipnotico. Irrorano la conversazione con frasi in qualcosa che suppongo sia russo. Suona aspro e carnale in questo buia stanza dei nostri giorni. Suona segreto e grave.
Parlano di cospirazioni e dell'ambasciatore e degli alieni, a cui il comandante si riferisce costantemente come " gli intrusi". Krycek lo aggiorna sui nostro progressi. Parlano di tutto quello come le famiglie parlano dei loro affari davanti al caffè dopo pranzo. E' una sorpresa rendermi conto per la prima volta, che la cospirazione con è qualcosa con cui Krycek si è scontrato in modo inaspettato in un momento della sua vita adulta. Come me.
Al contrario. La cospirazione è la droga che gli scorre per le vene. Questo mondo urgente ed inverosimile in cui viviamo, è il mondo in cui è nato Krycek. Non saprebbe fare altro. Probabilmente, non si è mai posto il problema. I genitori di Mulder lo mantennero isolato dai loro segreti, gli negarono il mondo in cui vivevano, lo fecero vivere in una grotta che rifletteva i fantasmi della verità ma gli negarono la sua vera immagine. Mentre invece, i genitori di Krycek lo allevarono per il mondo che ci sarebbe venuto addosso.
Il mondo reale.
- Sappiamo che l'ambasciatore ha lasciato Dublino e ha passato un paio di notti a Londra. E' arrivato questa mattina a Budapest.
Krycek annuisce. Piano.
- L'ambasciatore è in rapporti con Nashville, è evidente che è un uomo forte, padre.
Ho visto molti Krycek. Dozzine, centinaia. Credevo di averli tutti divisi per categoria e classificati come direbbe Mulder, se cataloghi la verità corri il rischio che cambi nome e che ti scivoli tra le dita.
Conoscevo il Krycek arrogante, il presuntuoso, il petulante, il traditore, l'assassino, l'appassionato agente novizio, il manipolatore psicologico, il lascivo inquisitore, l'azione-dipendente, l'imbroglione. L'assassino. Il bugiardo. Il crudele. Il terribile. Un milione di uomini nella pelle di un solo camaleonte. Non mi aspettavo d'incontrarne ancora un altro, un'altra sfoglia di cipolla, un altro viso sotto il sole. E ancor meno uno così inaspettato, un Krycek che sfida tutte le mie credenze.
L'ho visto mentire e ringhiare, perseguitare e sbagliare. Mai, tutte queste volte, neanche una sola volta, l'ho visto rispettare qualcosa. Né un'idea, né un credo, no ha manifestato la sua fede verso nessuna patria che non abbia tradito. Ha sputato su tutte le bandiere. Ma ora, sta lì. Seduto ad un tavolo di legno pregiato con il fuoco del camino alle spalle e Budapest all'altro lato, dietro la finestra. Ascoltando con attenzione, domandando solo quando gli fanno cenno, dicendo la sua esclusivamente quando è interrogato.
Ecco qualcosa che rispetta. Vedere per credere.
- Quando tempo resterai a Budapest? Domanda il comandante. Sulle sue labbra suona "Budapessht". Dolce, roca, brezza invernale, sole del mezzogiorno. Suona esotico e sovietico.
- L'indispensabile, esclusivamente.
Suo padre annuisce.
- Incominceremo ad investigare sull' ambasciatore, allora.
Non so se c'è affetto tra loro, anche se il dubbio mi rende inquieta più di quanto voglia riconoscere.- Può Krycek sentire un affetto genuino senza secondi fini, senza aspettarsi niente in cambio?- Ma c'è qualcosa di ugualmente intenso o di più . Un riconoscimento dei valori dell'altro, un solenne rispetto da soldati, una velata ammirazione. Padre e figlio. Si fa fatica a crederlo.
Alla luce del fuoco, in questo strano ministero di silenzi e stanze semi nude, illuminati dai loro segreti, dividono una bellezza felina. Sono lo stesso uomo, separati da un paio di generazioni.
Quando il comandante parla trasforma la dolcezza della "ci" nella durezza della " esse". Si esprime piano, è evidente che la sua lingua materna è un'altra e fa un certa fatica a tradurre. Anche così, non c'è niente di sbagliato nel suo modo d'esprimersi. Nemmeno un errore grammaticale. Ha la precisione chirurgica del figlio.
-Dottoressa Scully, Alexander ci ha tenuti infermati dei suoi progetti scientifici nella lotta contro gli umanoidi.
Sto sul punto protestare al rendermi conto che le mie ricerche, a quanto pare, erano un affare di famiglia per i Krycek, quando torna a rivolgersi a me. Con tutta l'attenzione di un cervo davanti ai fari di una macchina. Anche lui ha la capacità di mantenerti incollata alla sedia quando vuole.
- E' impressionante, dottoressa. Ha fatto più progressi lei dei nostri uomini migliori in un tempo molto più breve. Nutriamo grandi speranze d'avere la passibilità di vincere questi umanoidi.
Non dovrebbe lusingarmi con la sua ammirazione. So che non dovrebbe. E invece, mi mortifica che mi lusinghi. Krycek ci guarda. Suo padre continua ad osservarmi.
- Condivido la profonda ammirazione che sente Alexander per lei, devo ammetterlo, dottoressa Scully.
E' un riflesso condizionato. Due in realtà. Prima cosa arrossisco fino alla radice dei capelli perché sette anni con un compagno che da per scontato che starai costantemente lì dando il duecento per cento ti spingono ad abbandonare l'idea che un complimento sia eticamente accettabile. Dopo, giro la testa per guardare Krycek, perfettamente tranquillo vicino al camino.
La profonda ammirazione che sente chi?! Per me?! Krycek?!
Non so se ridere o mettermi a piangere. Non ho mai visto Krycek ammirare qualcosa tranne se stesso. Sto guardando sotto la maschera del fantasma e tutto è una sorpresa. La sua umanità è una sorpresa. Che fanno questi due? Parlano al telefono in una conferenza transatlantica e Krycek dice " vedi, papà, non sai come ammiro l'agente Scully"?
E' questo? Ho sempre immaginato che tutte le volte che Mulder ed io non sapevamo più niente di Krycek era perché stava facendo qualcosa di terribile e probabilmente illegale. E quello che faceva era parlare con suo padre? Parlare con suo padre ed andare a letto con mia sorella? E cos'altro? Gioca a golf? Prende il tè con mia madre?
Questo è assurdo.
Profonda ammirazione. Le parole continuano a risuonare nella mia testa, catturate senza uscita all’interno delle mie orecchie.
-Ti chiamerò appena saprò qualcosa di più, Loysha.
E' un commiato efficace. Siamo venuti per un'informazione e ha promesso di trovarla. Andiamo via. Tutto efficiente. Così funzionano i Krycek. Una razza di uomini pratici. Ci accompagna fino alla porta della stanza. Prima di uscire, pronuncia cinque o sei parole in russo. Piano, guardando intensamente Krycek in faccia. Non abbassano mai lo sguardo, mai. Quello del figlio è verdastro, quello del padre quasi marrone. Un beige molto scuro. Sembra lo stia esaminando e dopo alcuni secondi, approvi quello che ha visto perché lo attrae a sé con forza e s'uniscono in un abbraccio intenso e mascolino che li fa sembrare più grandi e molto più forti. Mi sento rimpicciolita, cancellata dalla faccia della terra.
Quando si separano suo padre è commosso, si può notare l'emozione orgogliosa del re che incorona suo figlio e vede al culmine il lavoro di una vita. Krycek sta ancora zitto quando si apre la porta e suo padre mette fine al rituale che stanno eseguendo con un bacio sulle labbra così breve che è quasi inesistente.
O lo sarebbe se non fosse per me così violento come una farfalla che batte le ali nelle viscere di un vulcano. So che i russi si baciano sulle labbra o credevo di saperlo. Anche così, c'è qualcosa di morboso ed inquietante in quest'immagine.
- E' stato un piacere averla conosciuta, dottoressa.
La sua mano è tre volte la mia. Quando la stringe fra le sue dita, la mia sparisce.
- Scusi mio figlio se non l'ha tenuta al corrente delle nostre conversazioni su di lei.
Per la milionesima volta torno a sorprendermi. Sto forse pensando a voce alta o tutti gli uomini di questa famiglia sono telepatici?
-Sua madre diceva che Alexander è così comunicativo come una scatola ungherese.
Sua cosa? E' già abbastanza difficile accettare che quest'uomo sia realmente suo padre. Chissà perché digerire l'idea che esista una donna in questo mondo maschile di uomini che si baciano sulle labbra e parlano di cospirazioni aliene mi risulta infinitamente più difficile. E che diavolo è una scatola ungherese?
Quando usciamo dall'edificio è scesa la sera. All'altro lato di questo immenso fiume che divide la città un impressionante palazzo con cupole dorate e torrioni si copre del colore madreperlaceo dell'oro in ebollizione. E' il parlamento. Una struttura immensa costruita per impressionare.
Recupero la capacità di parlare lungo la strada per l'hotel.
-Tua madre?- riesco a domandare.
Fa freddo. Il cappotto di Krycek è una giacca spessa dal collo ampio ed una doppia abbottonatura, sembra molto più confortevole del mio.
-L'ho uccisa- afferma, senza traccia d'umore. Quando lo guardo in viso, allora capisco che è uno dei suoi assurdi scherzi privi di spirito.- Di dolore- continua.
Credo che il mio sguardo è abbastanza severo perchè, per una volta, sia qualcosa di più comunicativo di una maledetta scatola ungherese.
Qualsiasi cosa sia una scatola ungherese.
- E' morta- si corregge- Molto tempo fa.
Non so che cosa dire. Passeggiamo in silenzio per circa un quarto d'ora. La bellezza di questa città è uno stimolo intenso, mi lascia meditare con la mente vuota, incapace di articolare pensieri.
- Che cos'è una scatola ungherese?
Siamo quasi all'entrata dell'hotel. Un edificio rococò con grandi porte di vetro girevoli e un pianista nella reception. Si sarebbe potuto costruire un parcheggio nella metà dell'ingresso.
-Una scatola ungherese è un mistero senza apparente soluzione. Come un serpente- aggiunge- che si morse la coda eternamente- respira profondamente, brilla quando mi guarda e mi lascia la bocca secca quando aggiunge- tu dovresti saperlo.
E dolcemente, mi spinge verso l'interno dell'hotel, mettendo la mano giusto un poco più a sinistra di come Mulder l'ha messa sempre. Un gesto intimo e familiare, violento e rarefatto esattamente dove mi tatuai quello che Krycek ha appena descritto.
Un serpente che si morde eternamente la coda.
La metafora ideale per definire quest'uomo.
Siamo a Budapest, incrociando le nostre vite da Ovest ad Est e mi sento nuda, annientata dallo stupore.
**
Maryland
una settimana dopo
3 novembre
appartamento Dana Scully
04:51 a.m.
Fox Mulder affronta la crisi totale della sua coscienza e nemmeno gliene importa. Non gli rimane morale, non gli rimane dignità, non gli rimane vergogna.
Al buio e strisciando nello stomaco della notte come un ladro a cui hanno rubato qualcosa di cui aveva bisogno per continuare a respirare, Mulder s'infila nell'appartamento di Scully.
Non è sicuro di quale forza della natura lo porta fin lì. Sa solo che ha bisogno di andarci. Si muove d'istinto, per inclinazione del subcosciente, invece che per riflessione della sua mente cosciente. Non ha bevuto ma si sente ubriaco in ogni modo. Bruciando dentro, incapace di uscire dalla bruma della sua mente. Tutto quello che era puro e nobile in lui è ottenebrato dalla gelosia.
Bruciante gelosia di titaniche proporzioni.
Ha le chiavi. Le ha da anni. Gliele ha date Scully, nello stesso modo in cui lui le aveva dato le chiavi del suo appartamento. Per motivi puramente professionali, chiaro. Se caso mai un giorno fossero stati in pericolo, bla, bla, bla. Non gliele ha date perché s'intrufolasse in un attacco di territorialità senza precedenti, ma che importanza ha.
Se qualche volta è stato in pericolo è ora. Così che apre la maledetta porta del maledetto appartamento che odora di sandalo e vestiti puliti. Dovrebbe bruciarlo? Bruciarsi? Dovrebbe dissanguarsi in una vasca da bagno perchè lo trovi Scully? Non sa quale è l'abituale routine in caso di disprezzo. Nessuno dei tradimenti di Phebe, nessuno dei contatti di Diana con il sindacato gli ha fatto tanto male. Mai. Niente gli ha fatto tanto male.
Mai è stato così arrabbiato e l'appartamento è come un insulto. Immacolato e igienico, adorabilmente familiare, deliziosamente Scully.
Ho sempre saputo che mi avresti lasciato, Scully. Ho sempre pensato che mi avresti lasciato per qualcosa di meglio. Non per qualcuno peggiore di me.
E' posseduto dal demonio e per questo aziona il pulsante della segreteria telefonica. Non si sente nemmeno colpevole di sentire il suoi messaggi. E' un detective, sta cercando prove che l'aiutino a capire perché Scully, che ha un appartamento pulito, ha scopato con la scoria dell'Umanità a Budapest.
Scopato.
Mai avrebbe pensato di usare quest'espressione associata a lei. Ma non le viene in mente nessun'altra. L'ira lo consuma.
" Questa è la segreteria telefonica di Dana Scully. Lasci il suo messaggio dopo il segnale acustico".
La voce più cristallina che si possa immaginare. Dietro di essa, il sibilo di una chiamata riempie il salotto, seguito dalla voce della sorella.
" Dana, non so se sei già uscita. Volevo solo ricordarti che hanno chiuso la provinciale e devi prendere la seconda uscita dell'autostrada, ma sembra che sei uscita. Ti chiamo sul cellulare. Un bacino."
Sì, un maledetto bacino. E' questo che ha detto Krycek a Scully per spogliarla? Che cosa era un bacino? Bastardo.
Scully sta a Harrisburgh, in visita a Melissa e non è giusto che tutto l'appartamento, ogni maledetto angolo odori di lei. Non è giusto. Non c'è niente di corrotto in quest'odore, niente che faccia sospettare un tradimento, e invece, Mulder porta questo tradimento impresso sulle retine. Non può smettere di vederli. Appoggiati alla finestra. Nella foto numero cinque si vede solo lei, con i piedi appoggiati sui cardini e le ginocchia flesse. La testa di Krycek spunta tra le sue gambe. Mentre la bacia.
Chissà perchè, è la peggiore di tutte le foto.
E' intollerabile che Krycek abbia provato di che cosa sa Scully e lui sta odorando la sua roba nell'armadio vuoto della sua stanza vuota.
Quante volte ha sognato il momento che FINALMENTE avrebbe potuto fare l'amore con lei con la bocca? Un milione? Un miliardo?
La sua fantasia preferita alla merda. Tutte le volte che l'ha vista lavorare nell'ufficio e ha immaginato che suoni avrebbe fatto seduta sul tavolo con le gambe aperte e la sua lingua tra esse, ALLA MERDA.
Si sente in diritto di curiosare. Che cazzo. Non sta curiosando, sta investigando, cercando prove che gli indichino che Scully ha una sosia tatuata che va a letto con Krycek.
E' questo. Buona teoria.
Scully ha i vestiti così ordinati che manca solo l'ordine alfabetico. Vestiti, camice, gonne, pantaloni, un paio di vestiti da sera sobri e messi dentro le rispettive fodere. Niente che indichi un'inclinazione ad andare a letto con maiali bugiardi su una sfottuta finestra dove chiunque possa vederla. Esponendosi come una specie di vergine vestale sull'altare dei sacrifici.
E' il tipo di donna che fa questo? Nemmeno a pensare di coricarsi in un letto, la qual cosa già sarebbe un affronto, no signore. Su una fottuta finestra puttana.
Volesse il cielo che non l'eccitasse pensarlo.
Apre i cassetti uno per uno. Calze, calzini d'inverno che deve usare in casa perché non glieli ha mai visti. Scarpe, ancora scarpe, pigiami di raso. Niente fuori della norma, niente che indichi feticismo, zoofilia, QUALCOSA, maledizione, QUALCHE SEGNO, che prima o poi l'avrebbe tradito. Che le piacciano gli assassini e traditori, bugiardi ed ambigui.
Biancheria. Un cassetto intero. Bianca e nera, in maggioranza. Qualche completo beige, ci sono, che dio la benedica, un paio di completi di raso verde e vari indumenti rossi. Mulder evoca l'immagine di una Scully vestita con essi prima che la sua immaginazione glielo impedisca. Può vederla chiaramente vestita di rosso, di nero, di verde, di bianco, in questa stessa stanza. Nello stesso letto. Con le ginocchia aperte, le labbra sul punto d'esplodere, uno sguardo gelatinoso e i capelli arruffati.
Scopando con Krycek.
Sta per vomitare. Se non uccide qualcuno vomiterà. Deve togliersi queste immagini dal cervello.
C'è una vocina piccola nella sua mente, quasi non si sente. E' sensata e razionale e generalmente, suona esattamente uguale a Dana Scully, la voce della sua coscienza suona uguale a Dana Scully. Forse per questo stanotte non può sentirla con precisione. Questa vocina sa perfettamente che Mulder non ha nessun diritto di essere geloso perché lei non gli deve nessun tipo di fedeltà, non è niente di suo. E sì gli deve lealtà- alla sua causa, ai suoi ideali, al suo lavoro- glielo ha dimostrato un milione di volte, più di là del richiamo del dovere.
Bene e allora. Alla merda la voce. La voce era riuscita a calmarlo dopo il caso Jerse. Ora è diverso.
Mi completi. Mi mantieni onesto. Ho bisogno di te. Tu non mi devi niente.
Le ha detto tutto questo. Lei ha pianto, cazzo. Pian-to. Questo significa qualcosa. Non significa niente? Sette anni con lei. Krycek ha ottenuto in tre giorni in Ungheria ciò che lui ha solo accarezzato.
Tre giorni!
Krycek!
Lo sapeva. Aveva notato qualcosa in lei quando era tornata da Budapest. Aveva pensato che era ancora arrabbiata per la sua fuga a Dublino e non gli aveva dato importanza. Idiota. Sono mesi che è strana, cazzo. Mesi e non aveva saputo dare a questo il significato che aveva. Era andata per tutto questo tempo a letto con lui?
A questo non ci aveva pensato.
A questo, merda, non ci aveva pensato. L'idea gli da nausea.
Da quanto tempo esattamente l'hanno ingannato?
Li ricorda che ballavano a quella stupida festa a Dublino. Una dea al centro del ballo, questo è quello che era. Gli era sembrato una bestemmia vederla tra le sue braccia, gli si strinse lo stomaco con quello che pensò essere gelosia. Gelosia? Quella? No, quella era un bicchiere d'acqua e questo è l'oceano. Ora che immagina Krycek mettere la sua schifosa lingua traditrice sotto quel vestito, quello che sentì allora diventa piccolo, ridotto in cenere.
Ora è Geloso.
Gli fa male la testa quando arriva al cassetto del comodino e continua a frugare. Carte, fatture, occhiali per leggere, libri, biografie, riviste, parole crociate, niente d'interessante. Guarda in cucina, negli armadi, per ridicolo che possa sembrare. Tra le sue infusioni e il suo cibo dietetico che questa notte lo rendono infermo.
Bisogna mantenere la linea, per lui.
Odora la sua roba, gli asciugamani, i suoi profumi, il sapone, l'ammorbidente per i capelli e perfino il talco che trova nell'armadio. Si sente come un cane che annusa la pista del suo padrone quando l'hanno abbandonato. Sa solo che vuole ritornare da lei ma non sa se per leccarle il viso o per mordere.
In un angolo del salone, sul ripiano del caminetto, richiama la sua attenzione un piccolo oggetto che non ricordava d'aver visto prima. Lo prende ma non si apre.
Non è altro che una piccola scatola di color verde bottiglia, di legno intagliato. Cerca d'aprirla ma il coperchio non si muove e non c'è nessuna serratura, così che la lascia stare. Deve essere uno di quegli ornamenti che comprano le donne. Stupide scatole dove conservare il cuore degli uomini che vanno distruggendo lungo la strada.
Krycek ha leccato il sesso di Scully quando era umida. La sua vita non ha senso. Come cazzo è andato tutto a puttane?
Non gli importa che sono le cinque quando prende il telefono. Non gli importa d'aspettare che suoni sette volte e non gli importa che la voce all'altro lato suoni così irritata.
- Che cavolo hai per chiamarmi a quest'ora! Chi cazzo è morto?!- biascica Frohike all'altro lato. Forse era addormentato ma ha la lingua sciolta.
- Hanno ucciso Kennedy, non lo sapevi?-scherza. Ma non c'è umorismo nel tono della sua voce. Suona invece congestionato e suicida.
-Sì, un pistolero solitario. Che diavolo ti è successo, Mulder? sei ubriaco?
Dovrebbe. Sicuro che l'alcool lo aiuterebbe. Sicuro che qualsiasi cosa l'aiuterebbe. Ubriaco, sì. Buona idea. Un'idea geniale. Frohike è un genio.
- Ho bisogno che tu esamini alcune foto per sapere se sono autentiche.
Strilla, protesta, scalcia. Gli sembra che non sia l'ora per chiedere qualcosa di così inconsistente, bla,bla, bla. Non tace finchè Mulder non gli chiede di abbassare la voce.
-Langly e Byers non possono saperlo. Lo sto chiedendo a te, Frohike. Si tratta di Scully.
A Mulder costa anche dire il suo nome. Le sembra un nome diverso. Si fa silenzio. Si può dire ciò che si vuole di lui ma sotto l'aspetto ostile e strambo, Mulder ha sempre visto in Frohike un uomo con principi, all'antica, capace della più grande nobiltà. Farebbe qualsiasi cosa per Scully. O per lui. Ed entrambi lo sanno.
Gli viene voglia di vomitare ad immaginarsi il pover'uomo che guarda le foto, farlo passare per questo, ma ha bisogno di sapere se sono autentiche. Ne ha bisogno per continuare a respirare.
-Chiaro, fratello. Anche se non è facile nascondere qualcosa ai tipi con cui dormo.
Per la prima volta dopo ore, Mulder abbozza un piccolo sorriso. Quasi inesistente. Frohike si offende all'altro lato.
- Senti, non è quello che stai pensando!
-Ti costerà crederlo, Melvin, ma stavo cercando intensamente di non pensare.
In tutti i sensi. Darebbe qualsiasi cosa, di fatto, per non pensare. Qualsiasi cosa per tornare indietro nel tempo, ritornare a Dublino, prendere il posto di Scully in quell'aereo per Budapest ed evitare che accada quello che la sua mente non smette di riprodurre con laceranti dettagli continuamente.
Puttana di una memoria fotografica.
Che cazzo è successo a Budapest, Scully. Che cosa è successo che ti ha trasformato, che ti ha convertito nella donna di queste foto, che geme di piacere sotto le carezze di un altro?
Non può smettere di domandarselo.
**
Budapest
sei giorni prima
28 ottobre
02:31 a.m.
Il suono dell'ambulanza è frenetico. Risuona in tutti gli angoli di Budapest, da un lato all'altro della città. Graffia le profonde ore del nuovo giorno. Sfreccia per il centro urbano attraversando velocemente il ponte delle catene. E' un ululare frenetico, il canto di una sirena isterica, il grido spaventato di un bambino nel cuore della notte. Schiva le macchine, schiva la città e la poca gente che transita a quest'ora. Salta i semafori e gli attraversamenti pedonali. L'urgenza della vita e della morte la trascina con regole diverse a quelle dal vivere civile e l'Unità Mobile si muove con velocità verso l'ospedale. I fari illuminano la notte. Tutto svanisce e finisce d'avere senso quando c'è tanto in gioco, quando è la vita che è in gioco. Cosa importano le regole del traffico, che importano tutte le altre regole che non siano la regola della vita e della resistenza.
Quattro occupanti all'interno. Il conducente, un uomo con il naso schiacciato e i tratti sovietici. Il copilota è una ragazza giovane, di costituzione forte, occhi neri come la lavagna più scura. C'è una donna ferita dietro, ha la capigliatura corta e rossa e le cadono ciocche sul viso insanguinato. Krycek è con lei.
La città dietro le finestre, la sirena, tutto accade in fretta.
Non c'è morale in tempo di guerra.
Krycek vede come passano le luci della città a duecento chilometri l'ora. E' un torrente indistinguibile di visi e forme. Viaggia all'interno di un razzo e conta io secondi che mancano per arrivare all'ospedale militare.
E' l'unica cosa che importa.
Una frenata che stride come una bestia negli ultimi rantoli e l'ambulanza arriva alla porta del pronto soccorso, slittando con forza, segnando il suolo con i pneumatici. Le porte di dietro si aprono prima che il motore abbia smesso di suonare e insieme ai due paramedici che scendono dall'ambulanza, scende anche Alex Krycek. Sangue sulle mani e resti sparsi sul viso, mescolati al sudore nervoso e il respiro febbricitante. Non si scosta mai dalla barella, né permette che i medici del pronto soccorso si avvicinino a lei e la tocchino.
Il suo ungherese è abbastanza impacciato, ma i medici che sono vissuti prima della caduta del muro capiscono il russo, e gli rispondono con volti frenetici e grida.
- La capisco perfettamente, mi faccia il favore di non gridare! La portiamo in un box!
Se non fosse perchè ha anni di pratica a controllare il torrente istintivo della sua intima violenza, Krycek prendere il medico e lo schiaccerebbe contro il muro. Si limita ad andare con la barella verso l'ascensore.
- La portiamo in sala operatoria ORA- dice
Solo i paramedici sono dalla sua parte.
-Abbiamo chiamato dall'ambulanza, dottore, hanno una sala operatoria per noi- dice il ragazzo. A Krycek sembra efficiente, gli piace. Da tutte le spiegazioni con le parole giuste.
La donna ha avuto almeno tre colpi di pistola, perde sangue a fiotti, le rimangono cinque minuti se non riescono a fermare l'emorragia, non si può aspettare un secondo.
- Questa è un'emergenza!- grida uno dei medici.
Krycek glielo spiega perdendo la calma solo per un secondo. Gridando sull'orlo dell'isteria, controllandosi per non tirar fuori l'arma che porta sempre con se vicino al cuore.
- Non è un'emergenza!- grida – E' la fine del mondo!
Non gli importa che non lo capiscano. Non gli importa di niente. Deve solo arrivare all'ascensore. Ci sta quasi. I paramedici non distolgono lo sguardo dalla barella, non smettono d'osservare quella mascherina che le copre il viso e che lascia segnali di vapore, che indicano che è ancora viva.
Sì, sono ancora tutti vivi. Non si sa per quanto tempo ancora.
Caos, grida, isteria controllata. Arrivano altre ambulanze. C'è stato movimento lì fuori. Un camion è sbandato, due macchine che non hanno potuto frenare a tempo, il copilota senza cintura di sicurezza ha una frattura esposta sanguinante in testa. Il pronto soccorso si satura come una soluzione salina che precipita. Improvvisamente, senza preavviso. Tutti i medici che erano intorno a Krycek si distraggono un secondo.
Sufficiente per prendere l'ascensore e salire alla sala operatoria.
Alex prega a bassa voce. Sotto la mascherina, Scully continua ad emettere piccoli segnali di vapore. Quando arrivano al terzo piano, il ragazzo dal naso schiacciato che li accompagna dice" sale operatorie, scendiamo qui". Krycek annuisce.
L'altra ragazza afferra la barella, suda abbondantemente, sembra sull'orlo dell'isteria. Quando sente il rumore delle porte che indica che stanno per aprirsi, è già pronta per uscire. Il colpo in testa che le da il suo compagno la coglie all'improvviso e cade a terra.
Scully si alza dalla barella togliendosi la mascherina. Prende il polso alla ragazza per assicurarsi che sta bene.
Le porte si aprono.
- Gli uffici sono all'ultimo piano, io rimango qui- dice il paramedico che resta in piedi.
Krycek l'aiuta ad alzare il corpo incosciente sulla barella e metterle la mascherina. Tirano fuori la lettiga tutti e due, mentre Scully rimane nell'ascensore pulendosi il sangue artificiale dal viso. Quando si sono allontanati dall'ascensore, Krycek tira fuori la pistola con il silenziatore e calcola dove può essere la milza della ragazza per no farla scoppiare. Quando crede d'averla individuata spara un poco più a sinistra, giusto sul corpo incosciente della portantina.
Il suo compagno gli da la mano.
- Un buon lavoro. Grazie.- dice Krycek. Non è abituato a ringraziare ma gli tocca.
- Qualsiasi cosa per suo padre, capitano- gli dice il giovane dal viso schiacciato. C'è ammirazione nel suo modo di rivolgersi a lui.
- Non so se lei sarà della stessa opinione- risponde, indicando la ragazza con lo sparo.
Incomincia già a perdere colorito. La macchia di sangue è sempre più evidente.
- Per questo ho preferito non raccontarle tutto il piano. Ma quando si sveglierà comprenderà il grande servizio che ha reso. Avevamo bisogno di qualcuno che occupasse il posto della dottoressa Scully nella sala operatoria, dopo tutto.
Finita la stretta di mano, Krycek non perde tempo e torna all'ascensore. Sì, alcuni piani è meglio non raccontarli. Scully nemmeno avrebbe acconsentito se le avesse raccontato la parte in cui sparavano alla ragazza. E' molto scrupolosa con l'uso indiscriminato della violenza.
Ancora non si rende conto che sono in guerra e i dettagli non hanno importanza nella strategia generale.
Inoltre. La ragazza è giovane, è sana, un'operazione nemmeno è poi tanto.
Nell'ascensore, Scully aspetta.
- Non avranno sospetti quando non apparirà nessuno nella sala operatoria?- domanda. Si è liberata del sangue e dei cateteri.
- E' tutto sotto controllo- dice Krycek. Per quando i medici del pronto soccorso e quelli della sala operatoria si renderanno conto che sono saliti e scese due persone diverse passeranno giorni. Se se ne accorgeranno. Scully lo guarda come è solita fare, con irritazione perchè sa che non le sta raccontando tutto, con apprensione perché teme il peggio. E' quasi tenero- Abbi fiducia in me- dice. Una barzelletta.
Lei socchiude gli occhi.
- Va bene, va bene, come vuoi, Alex.
Lo percorre un brivido ogni volta che lei, inconsciamente, lo chiama per nome. Lo fa senza rendersene conto, questa è la cosa migliore di tutte. La x finale rimbalza su quelle labbra di caramello.
Salgono all'ottavo piano in silenzio. Una parte di Krycek sente la mancanza di Mulder, l'intensa elettricità che lo percorre quando lavora con lui e si capiscono senza parole, per quanto non piaccia all'agente del FBI. Ma il resto del suo cervello è grato del fatto che sia Scully quella che sta con lui, trepidante e misteriosa, enigmatica e appassionante agente del FBI.
Mulder e Scully. I pezzi degli scacchi più attraenti che abbia mai visto. Maneggiarli è così facile, come sniffare cocaina.
E ugualmente da assuefazione.
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All'alba, così come avevano previsto, non c'è nessuno negli uffici deserti dell'ospedale. Camminano per i suoi intrigati labirinti, come batteri che si muovono nell'apparato digerente di una bestia che dorme. Scully si sente instabile, insicura. Non sono nemmeno sicuri di sapere che cosa stanno cercando.
L'unica cosa che sanno è che l'ambasciatore ungherese è uno dei soci dell'ospedale. Il padre di Krycek ( le costa ancora assimilare questo concetto), ha seguito le sue tracce. Nel consiglio d'amministrazione figura anche Nashville. Con un altro nome. Lo stesso che ha utilizzato per dirigere l'ospedale di Seattle. Ce ne sono altri. Ospedali. Quasi tutti hanno chiuso negli ultimi mesi. La maggior parte nei paesi del patto di Varsavia.
Che cosa nascondono. Per quali motivi li vogliono. Perchè li chiudono. E' tutto quello che vogliono sapere. Scully non è sicura che troveranno le risposte. Il piano è vuoto. Gli uffici della direzione sembrano solo questo: uffici. Anamnesi, note spese, quaderni della contabilità, non stanno trovando niente. Archivi dopo archivi, niente.
-Questo è come cercare un ago in un pagliaio.
Krycek parla in sussurro, senza girare il viso verso di lei.
- Chi parla di paglia?( ndt. è una battuta che in italiano non si può rendere paja=paglia è il termine volgare spagnolo per la masturbazione maschile)
- Molto divertente, Krycek.
Gli ballano gli occhi con umorismo, all'idiota. Il suo sguardo è l'unica cosa che brilla nell'oscurità di uno degli uffici. La vita sarebbe molto più facile se gli uomini con cui lavora non fossero convinti di essere irresistibili.
- Pensavo che l'esperto del tema fosse Mulder.
E che, non sa lasciar cadere una battuta quando si è visto che non è divertente? E' molto peggio di Mulder. Almeno lui non insiste nei suoi assurdi scherzi quando Scully gli regala la sua più profonda e simulata indifferenza.
- Ricordi quella volta che accidentalmente ti salvai la vita?
Krycek chiude l'archivio in cui sta guardando e apre quello più in basso.
-Non è facile da dimenticare- assicura.
-Allora non sfidare la fortuna per la seconda volta.
Stanno qualche momento in silenzio. Guardano nei cassetti. Armadi. Nel mobile bar e sugli scaffali. A parte degli antiquati libri di medicina e diplomi alle pareti, non c'è niente che possa essere interessante. Si spostano nella stanza successiva. Una dopo l'altra, cadono come carte da gioco sotto il loro controllo. L'unica cosa che si sente sono gli orologi degli uffici, che segnano imperturbabili il passare del tempo.
Non fanno fatica ad aprire lo studio del consiglio d'amministrazione. Un enorme tavolo domina il salone. Ovale, dodici sedie. Sei sedie per lato. Così liscio e pulito che ci si potrebbe mangiare con la lingua. Ha finestre enormi che danno sulla città. Non c'è bisogno di accendere le pile, la luce della luna è intensa, quasi accecante. Non ci sono nuvole nel cielo, né un solo rumore nell'edificio tranne il pesante respiro di Krycek, che cerca nel grande armadio che presiede la stanza.
-Guarda, gli atti delle riunioni- dice, con un mucchio di carte in mano.
-Come si chiamava tua madre?
Solleva la testa. Sorpreso.
-Mia madre?- domanda. E c'è un attimo in cui non sa cosa rispondere. Come se fosse la cosa più strana che gli avessero mai chiesto.
- Avevi una madre, questo mi hai detto. Ti sto solo domandando come si chiamava.
Perchè glielo sta domandando è un'altra cosa. Forse non può smettere d'immaginarsi che genere di donna crescerebbe qualcuno così, in questo strano mondo di cospirazioni. Faceva biscotti come sua madre? Festeggiava il Natale? Lo sgridava se lo scopriva a fumare? Krycek è un mistero. Familiare e mistero non vanno d'accordo. Provoca la sua curiosità. Aveva lei questi occhi verdi?
- Dasha. Si chiamava Dasha. Era bionda, silenziosa, cattolica e polacca. E' morta di cancro. Ti basta?
Cattolica? Non può essere. Un padre militare, una madre cattolica. Che è una versione sinistra della sua stessa infanzia? Sta giocando con lei. Sicuro. O no.
Probabilmente è una bugia. Tranne che per il suo modo di dirlo sembra verità.
Forse è curiosità, forse è qualsiasi altra cosa. Il fatto è che vedendolo lì, a guardare queste carte che potrebbero essere cruciali, sembra solo un uomo. Attraente, bugiardo, sconcertante, machiavellico. Con un certo tipo di fierezza che si può descrivere solo come fuoco freddo, anche se questo non ha significato. Solo un uomo.
Non ha mai sentito tanto curiosità per qualcuno in vita sua.
-Sei stato in carcere?
-Sì.
Questa volta non tentenna. Nè solleva la testa per rispondere. Non sembra che la cosa gli porti bei ricordi.
-Quante lingue parli?
-Cinque.
A Scully sembrano molte. Si domanda se tutte suonano come il russo. Dure e aspre. Probabilmente suoneranno così quando le pronuncia lui. Potrebbe fare un milione di domande ma le vengono in mente solo le più stupide.
- Veramente hai lavorato nella CIA?
-Sì, signore.
Sembra scocciato. Come se fossero domande noiose.
- Lavori ora per la CIA?
- No, cazzo. Non sono così idiota.
E' posseduta dallo spirito della curiosità.
- Hai fatto l'addestramento del FBI?
-Chiaro.
Chiaro. Non può smettere di domandare. Ha la sensazione che se fa la domanda giusta qualcosa si chiarirà nella sua mente e comprenderà tutto quello che sta succedendo. Troverà la chiave che risolve il grande mistero Krycek. E questo mistero illuminerà il mistero che è Mulder e il mistero che ha dentro di sé. Tutte le cospirazioni verranno allo scoperto.
-Dove sei nato?
-Colorado.
Colorado? Sembra un posto stupido dove nascere. Colorado? Non sa se qualche altra risposta l'avrebbe soddisfatta ma, Colorado?
- E' vero quello che hai detto a tuo padre- comincia a dire ma l'interrompe la voce lui quasi sibilante.
- Senti, tutto questo è affascinante, meglio del circo, veramente. Ma ti dispiace se giochiamo dopo al gioco della verità? Quando la nostra sicurezza non è in gioco per esempio?
Sì, le dispiace.
Da mesi giocano al gioco della verità. Anni, forse. Ma Krycek ha scelto sempre " indumento" al posto della "risposta" ed è stanca. E' quasi sul punto di dirlo quando sente i passi fuori dell'ufficio. Vorrebbe dire" hai sentito?" ma non è sicura che non sia la sua immaginazione ma prima che reagisca, Krycek le chiude la bocca con la mano e l'attrae a sé. Completamente. Finche tutta la sua piccola statura resta incastrata su di lui. La sua schiena contro il corpo rigido ed enorme di Krycek.
-Sssshhhh- mormora.
I passi s'avvicinano sempre di più. Tentennano. Si girano. Ritornano. La porta dell'ufficio si apre dolcemente quando gira la maniglia e la guardia giurata entra nella sala.
Stanno così vicini che Scully sente i battiti di Krycek nel suo cuore. Ogni centimetro del suo corpo che l'avvolge. E' quanto di più vicino è stata ad un uomo da più di sette anni. La mano di Krycek è enorme, e sulle sue labbra molto più morbida di quanto si sarebbe immaginato.
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3 novembre
una settimana dopo
Washington D.C.
07.50 a.m.
Sono le prime ore dell' alba ed il locale è pieno di operai che vanno a lavorare. E' uno dei pochi posti dall'aspetto di autobus ambulante che rimangono nella città. Sta vicino alla redazione del" Lone Gunman" e ci sono dei separè discreti e crepes. A Frohike piace, sempre che hanno un appuntamento fuori dalla redazione, lo hanno lì. Disgraziatamente a Mulder gli si sta rivoltando lo stomaco al solo odore delle crepes e delle uova strapazzate. Ha tra le mani la busta con le foto e gli bruciano le dita. Frohike entra nel locale e lo vede in fondo. Cammina zigzagando tra le cameriere ed ha un'espressione di profonda preoccupazione. Non si disturba nemmeno ad intavolare una conversazione di cortesia quando si siede. Forse è spettinato, e ed ha sempre lo stesso vestito ma è più efficiente di tutti questi impiegati con la cravatta.
-Spara, amico.
Le cameriere si muovono tra i clienti. Mulder non ha nemmeno toccato il suo caffè. Non ha nemmeno dormito, nè ha fatto la doccia. Ha un leggero tremito alle mani provocato dalla mancanza di sonno.
- Mi sono arrivate alcune foto- riesce a dire.
Ha la completa attenzione di Frohike. Il duecento per cento della sua attenzione, veramente gli farebbe piacere che non vedesse le foto. Non vuole vedere un altro cuore rotto sul tavolo.
-Ho bisogno di verificare che sono autentiche, che non è un fotomontaggio o una mia allucinazione.
La cameriera più giovane si avvicina con il block notes. Ha un piercing nel naso che brilla come un piccolo diamante. Meches rosse. Sembra simpatica. Frohike le chiede il solito, caffè con molto latte e molto zucchero. Gli piace la stessa cosa che piace a Mulder. Un' altra cosa che hanno in comune. Questo e il fatto che tutti è due hanno pensato che Scully è fisicamente attraente.
A quanto pare non sono gli unici.
Gli passa la busta. Osserva come tira fuori la prima foto. C'è un secondo in cui la guarda con interesse scientifico. Poi si dilatano le pupille quando, si rende conto di chi sta guardando e il suo viso familiare e strambo si riempie di un misto di perplessità e tristezza.
- Ti sarei grato se la prendessi come una questione prioritaria, Melvin
L'ometto annuisce ma non dice niente. Probabilmente lo sta digerendo. Si mette la foto nella giacca di pelle sciupata che ha sempre quando esce. Non guarda nemmeno il resto della busta.
Il locale è pieno di rumore e odora di fritto.
-Ce ne sono altre dentro. Preferirei che le prendessi.
Lo interrompe un "no" così secco che risulta severo.
-Me ne basta una, Mulder. Se sono autentiche…-mormora, abbassando la testa, facendo di no dolcemente-… non sta bene che io le vada. E tu nemmeno- aggiunge- Non sta bene.
Rimangono in silenzio per qualche minuto. La cameriera porta il caffè e Frohike fa un paio di sorsi pensierosi.
- Dove credi che le hanno fatte?
- A Budapest, immagino. Che io sappia è l'unica volta che sono stati insieme.- Mulder si dibatte fra l'odio, l'ira, la malinconia e il cinismo. Un vortice emozionale d'energia negativa. Questa mattina, insieme al caffè, la voglia di cinismo. -Non dicesti tu che alle ragazze cattoliche piacciono i cattivi ragazzi? Sembra che avevi ragione.
Non lo trova divertente. Al contrario. Lo giudica con lo sguardo. Frohike cavaliere non consente a nessuno di criticare la sua Scully. Nemmeno se le foto sono autentiche. Questo dimostra che Frohike è una persona migliore di lui. E' tenero, in realtà. O lo sarebbe, se Mulder avesse posto per la tenerezza.
Non ce l'ha.
Frohike si alza senza finire il suo caffè. Gli promette che tarderà solo alcune ore ad avere i risultati.
- Dovresti dormire- gli dice. Sapendo che è un consiglio che non può seguire. Ogni volta che chiude gli occhi vede lei e non lo sopporta.- Lei dove sta?
- E' andata a trovare sua sorella a Harrisburgh. Non mi sento nemmeno capace di chiamarla a telefono.
Frohike ha fatto solo tre passi in direzione dell'uscita quando di gira verso il tavolo. Mulder si aspetta che dica una cosa qualsiasi. Un rimprovero a Scully, un insulto a Krycek, qualsiasi cosa. Tranne quello che dice.
Un rimprovero, sì. Ma non a Scully, precisamente. Ancor meno a Krycek.
- Se non fossi andato a Dublino con quel verme senza avvisarla, lei non avrebbe insistito ad andare a Budapest.- Lo molla con convinzione, con serietà.- Cazzo, Mulder. Con tutto il rispetto, sei un imbecille. – Si scalda in una frazione di secondo. Si scalda tanto che non rimane niente in lui dell'elfo affettuoso che Mulder conosce. – Che diavolo hai…- inizia a dire, e improvvisamente, vince la tristezza e la sua rabbia si diluisce nel nulla, così fugace come una tempesta d'estate. Frohike si sgonfia e torna a sembrare riflessivo.- Se fossi in te mi domanderei perché ti hanno mandato queste foto e chi è stato. Pensaci.
E va via, zoppicando per la caffetteria senza dire altro.
La cosa peggiore di tutte? Che ricordando l'ultima mattinata a Dublino, forse il nano ha ragione. Forse ha tutta la ragione del mondo e che lui sia non solo un imbecille, ma il più grande imbecille della storia. Ha firmato la sua condanna a morte con tanto d'autografo. Senza accorgersene.
Cazzo. Senza accorgersene.
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26 ottobre
otto giorni prima
Ashling hotel
08:40 a.m.
Quando apro gli occhi mi costa ricordare in quale città sono. Alcuni secondi, un paio di respiri e l'odore della birra che esce direttamente dalla Guinness mi dice forte e chiaro che sono in Irlanda e che qualcuno sta bussando alla porta non molto educatamente per quest'ora.
Mulder. Scommetto il braccio buono.
Il suo non è un colpo dolce e di cortesia. Ah, no. E' un colpo di cannone nel mio cervello. Alzarmi dal fottuto odioso maledetto letto della puttana di sua madre è la tortura più sofisticata che hanno inventato gli uomini nel corso di tutta la loro stupida civilizzazione. I muscoli che la notte erano caldi e in forma, oggi sono tesi, senza tono, non oleati. Fanno male come sbarre di metallo che bruciano sotto i vestiti. I primi passi sono i peggiori, se trovo una cameriera fuori di questa porta le farò saltare le cervella solo per aver avuto la simpatica necessità di svegliarmi alle- guardo l'orologio ed è abbastanza sorprendente- quasi alle nove del mattino.
Quante ore ho dormito? Un record, sicuro.
Quando giro la maniglia con l'unica mano che mi rimane, Mulder sembra sveglio e senz'altro, molto più in forma di me all'altro lato della porta. Deve essere l'irritazione che emana quello che lo tiene in piedi.
- Dovrei venire io a Budapest. Ed insomma chi andiamo a vedere? Perché cazzo dovremmo far caso a quello che dici e andare?
Ha fortuna ad avere questo stupido carisma personale perché se da quasi quarant'anni va svegliando così la gente dovrebbe essere morto secondo i miei calcoli. Io con la mia fortuna e senza il suo livello di protezione, sarei morto, non ho dubbi.
Non abbiamo avuto una discussione la notte precedente? Non ha ACCETTATO quest'inutile castrato- controvoglia, questo sì- a tornare a Washington mentre noi andavamo a Budapest?
-Se credi che dovresti venire tu puoi parlare con Scully che è quella che ha insistito per venire, anche se non te lo raccomando perché la notte scorsa ho avuto l'impressione che la nostra piccola fuga irlandese le abbia dato un poco fastidio.- Continuo a parlare mentre Mulder entra nella mia stanza e sbatte al porta- Secondo. Andiamo a vedere un contatto il cui nome, come capirai anche tu, non ti darò. Terzo. Potresti sempre non prendermi in considerazione e non venire ma allora non verresti a conoscenza quello che io saprò. Puoi vivere con questo?
Io so che non può. Lui finge di pensarci. Per dio, Mulder, smettila d'avere tre anni. E' così geloso che io, la scoria dell'universo dividerò un poco del prezioso tempo di Scully che risulta divertente. Naturalmente si farebbe impiccare prima di riconoscere che è gelosia.
Gelosia? Lui? Ma và.
- E ora vado a fare la doccia. Se vuoi strofinarmi la schiena, accomodati.
- Strofinati un'altra cosa.
- Me lo fai tu che hai più esperienza?
La porta gli impedisce di rispondere. Benvenuti tutti nella mia stanza, questa è la sfilata del quattro luglio e c'è posto per tutti.
Mi avvicino per aprire. Scully, chiaro. Non sembra contenta. Il fatto che Mulder insistesse ad essere lui chi doveva accompagnarmi a Budapest ha messo fine la notte scorsa alle sue limitate riserve di pazienza.
- Sei qui- dice. Senza guardarmi, chiaro. Tutta la sua attenzione è per Mulder. Se gli sguardi uccidessero, lui sarebbe cenere.
Gelosia di Scully. L'unico sapore intossicante quanto la gelosia di Mulder. Ho visto asili-nido più adulti ma difficilmente più divertenti. Nessuno di loro vuole che l'altro mi accompagni. Nessuno di loro se ne rende conto. Entrambi credono che è l'altro che desidera andare e non possono sopportarlo.
Un opera d'arte. Sono il Van Gogh e la Gioconda della possessività. Sento orgoglio d'artista a guardarli.
- Sono andata a cercarti nella tua stanza, il tuo volo per Washington parte tra due ore, Mulder. Non dovresti perderlo.
Tesa come una corda di un violino pronta a saltare. L'agente Scully non è contenta ed è una magnifica visione. Sembra una sfinge terribile. Guance infuriate, occhi brillanti come l'alcool per bruciare. La tensione tra loro e così intensa che minaccia di distruggerci tutti. Mi attrae, non m'importa riconoscerlo, e la cosa più attraente di stare con loro. Sentire lo scintillio dell'energia vicina, tutta questa tensione, che cattura chiunque osi stare in mezzo, chiuso nella sfera triangolare delle loro repressioni.
- Riguardo al mio volo, Scully, sei sicura che sia una buona idea che vada tu a Budapest?
Mulder non da sufficiente valore ai suoi testicoli. Ogni volta che insinua che dovrebbe venire con me la collera di Scully aumenta di temperatura. Non si rende conto che ai suoi occhi sta mettendo in dubbio la sua professionalità. E ancora peggio, mettendo me davanti a lei.
Come non te ne rendi conto, idiota? Vieni nella mia stanza a parlarmi di lei. Ma, credi che sia questo che lei immagina quando ti vede qui?
- Vado a fare la doccia- dico
Scully mi presta attenzione per la prima volta. Oscilla tra guardare me o Mulder e non sa con chi dei due è più arrabbiata. Oggi e senza che serva da precedente credo che lo sia con lui.
Segnati questa, Alex. Oggi è un grande giorno per i monchi.
Posso sentirli discutere sotto la doccia. Due toni diversi di voce, prendono decisioni cronometrando i pro ed i contro. Il peso della discussione va guadagnando calore e spessore, bollendo come lo stomaco di un vulcano. Sembra una decisione semplice ma s'avvolge su sé stessa, galleggiano sulla superficie della discussione le correnti sottomarine del rimprovero
-Non è una tua scelta, Mulder. Non ti sto chiedendo il permesso per andare.
- Così semplicemente?
-Mi hai chiesto il permesso per venire qui? No, aspetta, mi hai informato almeno che venivi qui?
Il rumore della doccia che cade sullo smalto graffiato della vasca attenua quello delle loro voci, ma la porta è sottile e c'è una finestrella giusto sulla parte superiore. Sufficiente per seguire parola per parola quello che si stanno dicendo. Sufficiente per sentire che stanno parlando di me, anche se non stanno parlando di me. Sufficiente per sentire quest'improvviso calore dal culo al pene.
Cazzo. Sono una droga per me questi due.
- Se per caso non ti ricordi, Mulder, NO, mi hai chiesto il permesso per venire. E NO, mi hai informato che saresti venuto. SI', ho dovuto salvarti il culo io da sola. Un'altra volta.
Non c'è droga più dura di loro. E parlando di dura, questa doccia sta incominciando a riscaldarsi. Dio benedica madre natura per le erezioni mattutine.
Credo che la canzone non faceva così, ma così suona nella sinfonia del mio sangue.
- Perchè devi accompagnare sempre tu Krycek?
Ci siamo. Sentire Scully gridare dolcemente il mio nome è ciò che fa sì che finisca di eccitarmi. Quattro minuti, signore, lascia che continuino a parlare per quattro minuti. Credo di non averne bisogno di più. Se chiudo gli occhi, posso annullare questa porta con l'immaginazione e vedere come discutono, come violano il loro rispettivo spazio personale, si scambiano il respiro e i rimproveri mentre mi dedico ad accarezzarmi con forza cercando di strappare un orgasmo a questa mattinata irlandese.
- Che vuoi dire, Scully? Tu hai il lavoro nel laboratorio, non è qualcosa che io possa fare al tuo posto.
- Ebbene, questo invece io posso farlo al posto tuo.
Pollice sulla punta, circondando dolcemente il glande, mi concentro sulle loro voci, sulla serpeggiante sensazione delle mie dita alla base dell'erezione palpitante. Su e giù. Su, continuate a parlare.
- O non hai fiducia in me, Mulder?
Ricatto emozionale, le donne sono streghe pericolose e sto incominciando a sentire che mi bruciano i testicoli come se avessi dentro nitroglicerina. Più veloce, più forte, che cosa darei perché ci fosse qualcuno in ginocchio nella doccia, e le gocce che cadono dal getto fossero saliva, che mi bagna dalla testa ai piedi.
-E' questo, Mulder?
-Questo non è giusto. Che ti succede?
Ho un'idea precisa di quello che le succede( gelosia, idiota!) ma sono concentrato ad immaginare che nessuno dei sia vestito, che quando uscirò dal bagno Scully starà inginocchiata con la testa tra le gambe di Mulder e ora non posso pensare con chiarezza.
- Allora non c'è altro da dire, Mulder. Andiamo. Prendiamo informazioni sull'ambasciatore. Questo è tutto. Ci vediamo al ritorno.
No, no , non può essere tutto. Mi rimane qualche secondo, cazzo. Sento il sangue che bolle in fondo allo stomaco, la pelle tirare, le vene sul punto di scoppiare, gli occhi sbarrati, la bocca che brucia. Ho bisogno che continuino così solo per un secondo ancora, quello che basta per immaginare un paio di scenari e sputare un orgasmo nella vasca, per dio.
- Ti fidi di Krycek abbastanza per andare Scully?
Quando Mulder dice Krycek è un misto di forza e sdegno. Mi sforzo perchè i movimenti della mia mano siano più intensi stringo con forza, credo che le gambe non mi reggono.
- Ti fidi tu di Krycek abbastanza da andare? Perché non vedo che differenza ci sia tra l'andare tu o io. O c'è qualcosa che io non so?
Bene. Abbastanza. Quando Scully dice il mio nome è esplosivo e scintillante, quasi aggressivo. Vengo mentre si fa silenzio nella stanza e stringo i denti per non farmi sentire, anche se credo che a questo punto fa lo stesso. E' così intenso che credo d'aver macchiato il tetto. Il cuore va a duemila l'ora quando sento un'altra volta la voce di Mulder.
-Qualcosa che non sai? Di cosa stai parlando?
Il poveretto non capisce. E' commovente. Tenero quasi come gli asciugamani spessi ed increspati e tiepidi di quest'hotel. E' stata una doccia favolosa, devo ammetterlo.
- Di niente, Mulder. Dimenticalo.
Fredda come il ghiaccio sotto al vulcano.
- Vado a preparare la mia valigia, abbiamo il volo questo pomeriggio. Ti raccomando di fare lo stesso se non vuoi perdere il tuo.
L'accappatoio mi va grande, deve essere stato fatto per la misura di Skinner. Quando esco dalla stanza, lei sta sul punto d'andare via. Quando mi vede si sorprende, come se si fosse dimenticata completamente che sta nella mia camera. Come se senza rendersene conto fosse la cosa peggiore che potesse accaderle.
-Se è per me , tranquilli. Come se fossi morto.
Lo dico con un chiaro proposito, Mulder non sa resistere.
- Non farmi venire idee, Krycek.
Mi piace quest'idiota. Scully socchiude gli occhi ed esce quasi senza guardarmi. Quasi, ho detto. So che una parte di lei odia riconoscere che vuole buttare un'occhiata sotto l'accappatoio. Per quanto le faccia male. Sette anni di castità devono danneggiarti il cervello fino a trovare attraente anche un ratto sgradevole come me.
I resti dell'orgasmo tintinnano ancora nel mio corpo. Mi sento come se non avessi ossa.
- Mi aiuti a vestire, Mulder?
- Sta zitto- biascica. E aggiunge" ratto"
Tranne che non dice esattamente questo, dice letteralmente e con un accento sorprendentemente buono, " waskula". E Scully, che non è ancora uscita completamente dalla stanza, si gira per guardarlo con un'espressione di completo sconcerto.
- Da quanto parli russo, Mulder?
Stare in questo triangolo è vivere in un circolo di benzina, respirando la stessa droga che asfissia.
Quella del russo è una storia divertente, e sto desiderando di vedere come gliela racconta.
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Settimane prima
Krasnoiarsk, Siberia
Per tredici giorni Mulder e Krycek percorrono insieme il nord della federazione russa. Mosca, Krasnoiarsk, Leningrado. Bisogna muoversi cambiando spesso mezzo di trasporto. Treni e autobus, camions e lunghe camminate attraverso i boschi quando arrivano in Siberia. Gli aerei richiamano troppo l'attenzione e non vogliono dover affrontare la polizia di frontiera. Sul terreno, Mulder non si stanca mai, non smette mai di domandare, né di far girare gli ingranaggi della sua mente. Alex ha i contatti e conosce la lingua. Mulder ha la curiosità.
La terza notte alloggiano in un piccolo motel malsano alla periferia di Mosca. Krycek parla con la reception, sussurrando in russo con una brevità a cui ci si abitua. Presto la reception procura loro un contatto e il contatto, un pilota. Che è ciò di cui hanno bisogno.
Quel giorno Mulder prova per la prima volta la vodka che fanno in Siberia. Un beveraggio che sa d'alcool per bruciare e che lascia le viscere spellate. Non si meraviglia che la gente combatta il freddo così perché la sua mente sembra che bruci per le successive quattro ore. Quel giorno riescono ad entrare nel gulag che riporta a Mulder troppi ricordi. Lì lo infettarono con il cancro nero per colpa dell'uomo che l'accompagna. Cerca di non pensarci troppo.
Sono lì per un'altra cosa, la trovano, se la portano via. Il posto è sorvegliato dalle truppe d'assalto dell'esercito russo. O almeno è questo ciò che sembra a Mulder. Krycek dice che sono dissidenti, che il governo di Mosca non ha poteri su di loro. Lavorano per il Sindacato in Russia. Mulder vorrebbe sapere se il Sindacato russo è una fazione del governo. La risposta è no. Non esattamente.
- Ci sono connessioni, non è lo stesso.
Krycek è sempre laconico.
Sequestrare alcuni guardiani, prendere i loro posti. Porta loro via un paio d'ore avere l'opportunità d'entrare nel laboratorio. Narcotizzare i dottori, ottenere le informazioni dai loro computers. E' sorprendente la tecnologia che ci può essere in un simile posto. Da fuori sembra cimiciaio pieno di fango. Ma il laboratorio è un arsenale immacolato di armi bio-tecnologiche.
E' più difficile uscire. Qualcuno riconosce Krycek e quella che doveva essere una facile fuga si trasforma in un calvario. Questa volta, per fortuna, hanno pensato a tutto e l'elicottero li aspetta in una spianata del bosco. Lo stesso bosco che li vide fuggire divisi tre anni prima. Lì Krycek perse il suo braccio e Mulder farebbe una battuta se avesse fiato.
Dopo devono tornare indietro. Tornare a New York perché Scully li aspetta e la sua ricerca ha bisogno delle informazioni che hanno rubato per lei. In fin dei conti, è lei che sta facendo il lavoro che veramente è importante. Loro sono solo soldati ai suoi ordini. Mulder ha ben chiaro il suo ruolo.
Di ritorno a Mosca, Krycek insiste per andare nello stesso hotel malsano. Mulder preferisce non ricordare i dettagli di quella notte. Chi aveva pensato che mai avrebbe diviso una ripugnante stanza di un hotel con un mercenario internazionale? Si era sbagliato.
- Non abbiamo camere libere- assicura la receptionist.
Si guardano. E' tardi per andare in un altro posto. E la scarica d'adrenalina li ha lasciati stanchi per tentarlo, almeno.
- La colpa è tua per avermi portato in questo posto.
- Non fingere che non ti eccita dormire con me, Mulder.
Sì. A cento all'ora. Almeno la stanza è pulita e il letto sembra grande.
-Ho farfalle nello stomaco, non le senti?
- Queste sono farfalle? Credevo che fosse la cena.
- Non uccidermi mentre dormo- dice Krycek prima di lasciarsi cadere sul letto. Come può dormire con i crimini che ha sulla coscienza è un mistero che Mulder non ha il tempo di risolvere.
- Non ce ne sarà bisogno, ti ho avvelenato la cena.
E' il sarcasmo, una seconda pelle. Tanti anni come nemici li hanno abituati e quando sta con Krycek, non lo può evitare, Mulder sente quest'intensa elettricità, come le braci di una rabbia che lo porta ad affrontarlo costantemente, misurarsi, lottare. E' una sensazione fisica perché da tempo la sua mente sa che gli conviene di più stargli a fianco che nella trincea avversa. E invece, a volte lo asfissia la voglia di mettergli le mani addosso e scuoterlo. Completamente istintivo. Animalesco. Tutto tra loro è fisico. E brutale. A volte gli piacerebbe riempirlo di botte per vedere come sanguina. Gli si riempie la bocca di saliva al solo pensarlo.
Perché tutte le volte che ho diviso un motel con Scully non sono rimasti mai senza stanze e deve succedere con lui?
Tira fuori una bottiglia di vodka dallo zaino. Sono i resto del viaggio d'andata.
-Vuoi ubriacarmi per provarci con me?
Per una volta Krycek sorride invece di rispondere. Fa un sorso dalla bottiglia. Quando sta sul punto di rifarlo la offre a Mulder. Accidenti!. C'è un bicchiere pulito nel bagno e lascia che serva a qualcosa. E' come tornare a scuola. Se non bevi, ti senti meno uomo. Quando prova lo schifoso beveraggio, Krycek solleva la bottiglia e brinda in russo.
- Come si dice ratto in russo?
Lo trova divertente. Ride con gusto. E' strano.
- Waskula.
Mulder cerca di ripeterlo con poco successo.
-Bascula?
- Waskula- ripete. Pronunciando ogni consonante più sibillinamente che può. Sembra che culli le lettere nel parlare con una canzone aspra come la notte. Non sembra un insulto, ma un'altra cosa.
Un'altra cosa molto diversa. Mulder sente l'effetto della vodka nelle viscere e nel cervello. Alla fine, e anche se aveva resistito, finisce per coricarsi sul letto. Guarda il tetto vicino a Krycek, tutti e due sembrano interessati ai disegni delle cornici di gesso.
-Waskula- fa un tentativo. Non deve farlo male questa volta perchè Krycek non ride, nè protesta, nè corregge. Si limita a rimanere quieto accanto a lui, respirando profondamente sul letto. Si muove solo per togliersi gli stivali, usando unicamente i piedi. Cadono uno dopo l'altro con un paio di colpi sordi.
- Come si dice grazie?
-Spasiva- pronuncia Krycek
Mulder ripete. Le sue "bi" sono più dure. Il sonno e la notte li stanno avvolgendo.
- Prego?
-Pozhalusta.
Continuano per un poco di tempo. Per un ebreo che non sa parlare ebraico Mulder ha orecchio per le lingue. E' capace di ripetere con raffinata perfezione da poeta. Fa fatica con le vocali ma è sorprendente con i complicati gruppi di consonanti. Fa sì che il russo suoni più morbido, rauco, sciupato. Questo aiuta Krycek a dormire.
- Senti, come si dice schifoso ratto bugiardo, traditore, assassino, venduto con una pettinatura di merda e senza gusto nel vestire?
- Krycek- risponde, senza traccia d'ironia.
Trattengono le voglia di ridere. Troppo strano su un letto.
- Mi piace il russo. Molto conciso.
Il giorno dopo prendono il treno pieno di passeggeri che li porta verso il Baltico. Mulder si domanda dove sono rimasti il suoi giorni di viaggi in classe turistica. Con Krycek tutto è notturno, tutto è segreto e carezzevole.
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Un mese dopo
Ospedale di Budapest
28 ottobre
La guardia giurata entra nella sala dell'amministrazione aprendo la porta in silenzio. Quasi in segreto, spinto dal leggero sibilo di voci che gli è parso sentire. E' un grande salone. Il tavolo brilla alla luce biancastra della luna e la potente pila illumina tutti gli angoli. L'armadio in fondo ha le porte chiuse, le sedie stanno nello stesso posto in cui le ha lasciate la ronda precedente.
Non si muove niente, eccetto gli alberi del giardino all'altro lato del finestrone. Anche così, la guardia si affaccia nella stanza e si assicura che non ci sia niente fuori dal normale. Non è la prima volta che gli sembra di udire voci ma bisogna fare doppia attenzione quando si tratta del piano degli uffici. Sa che è il piano più importante.
Preferisce essere sicuro.
Si avvicina in fondo e spinge il pannello che fa da parete. La superficie, apparentemente liscia, si apre verso l'interno e la stanza si riempie di una luminosità fluorescente. Il guardiano entra nella stanza camuffata e osserva che tutto vada bene. Non ha bisogno della pila c'è sempre luce ed apparecchiature accese. La stanza è alimentata da un generatore elettrico indipendente dal resto dell'edificio.
Nessuno in vista.
Esce chiudendo il pannello e ritorna sui suoi passi fino alla porta.
E' sempre meglio essere sicuri.
Quando chiude con un piccolo colpo leggero Dana Scully libera l'aria che stava trattenendo e respira con forza per la prima volta. Chiusa nell'unico buco dell'armadio abbastanza alto perché entrino due persone, può muoversi appena. E inoltre. L'unica volta che ha cercato di cambiare posizione per poter sfruttare meglio lo spazio è finita con il sedere sullo stomaco di Krycek.
Bene, sarebbe stato lo stomaco se avessero avuto la stessa altezza. Ma tenendo conto della differenza d'altezza, è atterrata un poco più giù. Sul bacino, esattamente.
- Krycek vuoi uscire immediatamente?- mormora. Le sta venendo la claustrofobia e nella posizione in cui stanno, lui è l'unico che può aprire senza fare rumore nell'armadio.
-Ssss! Forse è uscito solo per sentire se succede qualcosa e sta sul punto di tornare- risponde- E quello che farei io, tu no?
Non le viene in mente niente da rispondere e non è disposta ad essere catturata da questa gente a Budapest, così che resta zitta, ascoltando il vuoto ed il respiro pesante di Krycek sulla nuca. Le si rizza la peluria quando le parla.
- Hai visto la luce? Questa stanza deve dare su un altro posto. C'è qualcosa dietro il muro.
Ha visto perfettamente la luce. A che viene tutto questo? Perché non si sta muovendo? La sua vita è così strana che sembra una battuta senza umorismo. Chiusa in un armadio con Krycek. Quello che mancava.
- Vuoi uscire una maledetta volta per tutte? E' chiaro che non viene nessuno.
Stanno aspettando da trenta secondi da che se n'è andato il guardiano ma sembra un'eternità.
Si sente imprigionata e nervosa. Perché è nervosa?
- Tranquilla, Cappuccetto Rosso- Giusto nel suo orecchio. Burro fuso nello stomaco. Misura la voce per sciogliere le sue terminazioni nervose- Che non mordo.
Cappuccetto Rosso? Che vuole? Morire? E' questo che sta cercando? Perché se lo sta guadagnando a viva forza.
-Scusami se la possibilità della mia morte imminente mi rende nervosa, Krycek.- Ride. Perché ride tanto? Che cos'è così divertente? La più profonda delle sue umiliazioni gli sembra materiale per una telenovela? E' insopportabile, lui e Mulder. Tutti. Tutti gli uomini sono insopportabili. –Non tutti siamo così duri come te- dice.
E non pretende di essere nessun tipo d'insinuazione, assolutamente. Ma ha detto "duro" e apparentemente, tutto quello che può essere interpretato come un'insinuazione, anche fosse lontanamente, sarà interpretato come un'insinuazione, secondo la Prima Legge di Krycek, Capitolo Primo, Primo Comma.
-Questo sicuro- risponde, aggiungendo –Dana.
E spinge in modo impalpabile- dio così impalpabile che quasi non sta lì- con i fianchi in direzione del sedere di Scully.
Ah, no.
Esce dall'armadio prima che sia troppo tardi. Facendo molto rumore, ma non gliene importa. C'è più pericolo a rimanere dentro con questo bastardo che stare fuori e che li becchino. Le brucia tutta la schiena, ogni parte del suo corpo che è stato vicino a lui. Brucia.
Sta cercando di provarci con lei. Krycek. Ha cercato, si bene, di sedurla o qualcosa di simile prima ma più come un gioco di potere psicologico su Mulder. Solo che ora Mulder non c'è e il fatto dell'armadio, quello è stato…solo un secondo però avrebbe giurato che QUELLO- e da tempo ne sente uno vicino, può sbagliarsi- era…bene, duro.
Non può essere.
- Che stai….che fai…che cerchi…dio, Krycek.
Dana Scully senza parole, un giorno che passerà alla storia. Krycek si limita a stringersi nelle spalle come se non avesse fatto niente e si concentra tranquillamente a cercare di trovare l'origine della luce che hanno visto dall'armadio. Non è difficile, una volta che spinge il pannello, questo si sposta indietro e lascia allo scoperto una stanza.
Macchine, luce fluorescente, ci sono scanners in fondo e una dozzina di letti. Dodici pazienti, tutti connessi ai tubi del respiratore e alle macchine per il controllo delle funzioni vitali. Scully si fa strada con cautela e si ferma accanto al primo letto, osservando i segni di vita.
- Una sala di pazienti nascosta? Credi che siano rapiti?- domanda Krycek
Scully non l'ascolta. E' impossibile. Non può essere. Non sta vedendo quello che sta vedendo.
-Scully? Scully, stai bene?
Controlla le macchine, controlla tutte le macchine una per una davanti all'incredulità di Krycek. L'unica cosa che ripete è "non può essere".
-Scully che cosa non può essere?
- Hanno due battiti. Tutti loro. Hanno due battiti.
E strano. Quando sperimenta lo stupore, una delle poche espressioni di base e genuine che Scully ha visto in lui, Krycek rassomiglia a Mulder. I suoi occhi si dilatano e c'è qualcosa d'infantile, estasiato e reverenziale nel suo modo di guardare i corpi.
**
Una settimana dopo
3 novembre
Hrrisburgh, Pennsylvania
Uno, due, tre, quattro, cinque squilli e Mulder non risponde al telefono. Né a casa, né in ufficio, né al cellulare. Una cosa è che sia sabato, un'altra cosa è che alle undici del mattino Fox Mulder l'Insonne non risponda al telefono.
-Che strano.
Melissa la prende in giro. La luce della finestra illumina i riccioli rossi mentre lei prepara da mangiare. Le ha promesso la ricetta di una lasagna vegetariana da leccarsi le dita ed è tutta presa ad impastare, piena di farina fino ai gomiti.
- Sei peggio di mamma. Starà facendo jogging o qualsiasi altra cosa. Facendo la doccia, o che so io.
Cerca di sorridere. E' vero. Non c'è motivo di essere preoccupata. Può riprovarci tra poco, non succede niente. Anche così, la ruga di preoccupazione della sua fronte non sparisce. E' strano che Mulder non risponda. L'ha chiamato un'ora prima e nemmeno l'aveva fatto. Già avrebbe dovuto vedere la telefonata ed aver richiamato, o no?
- Dana, oddio, per caso Mulder si porta il cellulare ovunque? Sempre?
-Sì.
Melissa smette di prestare attenzione all'impasto di farina sotto le sue dita e le lancia uno sguardo allusivo.
- Seriamente? Ovunque? Raccontami.
Normalmente direbbe" molto divertente", o socchiuderebbe gli occhi o ci passerebbe su o direbbe" sei sempre la stessa" o anche il suo brevettato" Mulder ed io siamo solo amici" ma non ne ha la forza e il fondo del suo cuore le pesa troppo per mentire o continuare a nasconderlo. Ha bisogno di raccontarlo con disperazione. E' un grido della sua anima. E Melissa è l'unica che può comprenderla.
In tutti i sensi.
- E' successo qualcosa, Missy.
- Tra te e Mulder?- domanda. Il tono della sua voce diventa acuto per l'emozione.
- N0 - si affretta a rispondere.- Cioè, non quello che tu pensi. E' successo qualcosa che non direi che è qualcosa di buono. E' qualcosa in più. Direi che è come un disastro, in realtà.
Dimentica l'impasto, la lasagna, le verdure e prendendo uno strofinaccio umido per lavarsi le mani, si siede con lei al tavolo. Ha fatto il tè. Profuma d'arancia. Profuma sempre d'arancia e frutta la casa di Melissa. E' difficile immaginare lì Krycek.
- Che cosa è successo? Stai bene?
Il modo di ascoltare di Melissa è grave, quasi preoccupato. Ha la stessa espressione serena e sensata di sua madre, solo che Melissa non interrompe mai, al contrario di Maggie.
Dio, mamma, ti stiamo nascondendo tante cose.
-Sto bene, Missy.
Cerca di raccontarlo, veramente. Ma le parole restano a mezza strada, bloccate tra il cuore e la bocca. Le è sempre costato raccontare qualcosa d'intimo ma le costa un milione di volte di più quando quello che deve raccontare è peccaminoso e segreto. E anche così, DEVE raccontarlo o scoppiare.
- Missy, ricordi quando uscivi con quel ragazzo, quello delle moto?
- Vuoi parlarmi di Jimmy Pneumatici?
La verità è che i nomignoli della scuola sono stupidi.
-No. Sì. Ti ricordi quando papà ti castigò perché uscivi con lui e come era solito salire in camera per tirarti fuori la notte? – Melissa annuisce- Ti ricordi che una sera mi dicesti di aprirgli e di spiegargli che non potevi andare perché mamma t'obbligava a cantare nel coro del mercoledì?
- Meglio per te che tutto questo abbia un senso perchè ho cercato di cancellare i ricordi di questo coro dalla mia mente.
Scully lo molla di botto.
- Ho pomiciato con lui.
- Che? Come? Perchè?
E' una storia semplice. Scully cerca di raccontargliela meglio che sa mentre Melissa la guarda con quella faccia di divertito stupore. Era un ragazzo grande, usciva con la sorella bella, entrò per la finestra, ascoltò le sue spiegazioni, la fece parlare, le offri una sigaretta, le disse che le stava bene la divisa della scuola e allungò le mani. Su di lei.
- E tu lo lasciasti fare? Pensavo che non ti piacesse! Mi dicesti che era uno svergognato!!!!
- Ed ERA uno svergognato. Lo dimostra io fatto che ci provò con me quando era venuto a cercare te, non credi?
Uno svergognato, una canaglia, un pinkie presuntuoso, un pene con le gambe. Era tutto questo e altre cose ancora. Scully a volte ricordava quella notte. La paura che li scoprisse suo padre, il terrore che se ne accorgesse Melissa, l'eccitazione che la scuoteva come un treno merci quando le disse " scommetto che hanno un buon sapore queste labbra così belle".
- E' questo quello che volevi raccontarmi? Perché se vuoi chiedermi perdono per questo, ti perdono- dice Melissa, chiaramente affascinata al sentire le avventure della presunta sorella buona- donna leggera- aggiunge.
Volesse il cielo che fosse questo.
- Sapevo che non dovevo farlo, Missy. E credo che lo feci per questo, capisci? A causa di papà e tua, per gelosia, non so. Credo che passo tanto tempo a fare ciò che la gente vuole, che a volte, semplicemente, devo dimostrare qualcosa a me stessa. E a loro.
-Dana che succede? Di cosa stai parlando?
E questa volta glielo racconta. Con dettagli, senza alzare lo sguardo, senza avere il tempo di respirare, quasi. Aspettando la lavata di capo che sa che non arriverà perché Melissa è fisicamente incapace di giudicarla con severità . Le racconta di Budapest senza tralasciare niente. Peccato per peccato.
Lei non parla fino alla fine.
-Mulder lo sa?
- Che?! No, accidenti. No.
Melissa respira profondamente.
- Missy, sei arrabbiata?
Sorride, con questo sorriso beato che ha.
- Non essere sciocca- le dice- se qualcuno può capire l'attrazione irrazionale per Alex Krycek, questa sono io.
In questo, come in quasi tutto, Melissa ha ragione.
**
1 novembre
due giorni prima
Harrisburgh, Pennsylvania
Melissa e Krycek non fanno mai l'amore. A volte scopano. A volte si spolpano a poco a poco. Alcune mattine, in cucina, si mangiano lentamente. Le visite di Krycek sono brevi e ripartite nel tempo e Melissa sa che per lei non è una cosa buona. Ed inoltre. A tratti si convince che la prossima volta che verrà metterà le cose in chiaro perché questa routine autodistruttiva non ha alcun senso. Non si amano, hanno solo bisogno di una facile respiro. Non dovrebbero continuare così, un giorno Krycek salterà fuori morto da qualche parte e a lei si spezzerà il cuore.
Ma quando lo vede seduto sul tavolo di cucina, sostenendo un contenitore di cereali con la protesi e mangiando cucchiaiate enormi con la mano, jeans mezzo sbottonati e frasi taglienti, le sembra di vedere l'uomo dietro tutti gli strati della vita e le vengono meno le ginocchia. Lui la chiama" patetica hippie svanita"
-E tu? Non sei altro che un generale senza esercito, Alex, un fascista impotente .
-Ripeti impotente.
Sono naufraghi senza legami nella vita e finiscono a vedere rotolare i cereali, occupando il tavolo con il sesso. Melissa si sente presa nell'occhio del ciclone perché in questi momenti quando le morde lo stomaco e le dita, Krycek è troppo intenso per le parole. Sempre si afferra al sesso come se da questo dipendesse la sua vita. Non importa se l'hanno fatto poco prima sul letto quando arriva il momento le sembra che quell'erezione è ogni volta più grande e che la dividerà in due se la penetra con tanta abilità.
Gemono, sospirano, Melissa preferisce mettersi sopra e sentire Krycek sotto il suo dominio. Questi laceranti occhi verdi la guardano tra il sudore e l'agonia. A volte sono così eccitati che credono di stare per morire. E' l'unico momento in cui le sembra che può strappargli qualcosa.
-Dana verrà a trovarmi- sospira.
Su e giù, scivola su di lui. Krycek l'accompagna nel movimento. Perdono il ritmo, mugolano.
- Veramente?
Krycek stringe la mascella, le accarezza i seni mentre lei non smette di muoversi. Tutto il controllo di cui fa mostra quando è vestito, scompare quando perde i vestiti. Sta dentro di lei che sembra una mina nel cuore della guerra. Può scoppiare in qualsiasi momento. Il tavolo e la cucina traballano.
Melissa contrae i muscoli e continua a muoversi, sa che il piacere è più intenso per lui se fa in modo che il suo sesso pulsi come un cuore.
-Dana crede che tra te e Mulder ci sia qualcosa di sessuale.
In una frazione di secondo, Alex Krycek rimane rigido, un sorriso appena accennato sulle labbra e lo sguardo più perverso che Melissa abbia mai visto. L'afferra per la vita e cambia posizione. Lui sopra e lei sotto, montandola a cavalcioni e finendo il suo orgasmo con spinte vittoriose. Negli ultimi tremiti, mette la mano tra i loro corpi e balla con il sesso di Melissa finchè lei non cade dietro di lui nel fondo di un violento orgasmo.
Osservano il contenitore dei cereali quando hanno finito. Senza parole. Melissa ha un milione di riccioli sul viso e il cuore che sta per scoppiarle nel petto.
-Con quanti uomini sei andato a letto, Alex?- domanda.
E' evidente che lo trova divertente ma non risponde, come al solito. Melissa è abituata ai suoi repentini cambiamenti di conversazione.
- Credi che Mulder sia più bello di me?
Melissa ha una risata contagiosa. Vibra e sgorga con facilità . Si rialza sopra di lui e lo guarda fisso. Quando è rilassato, scarse, grandiose, volte, Krycek sembra quello che è. Un uomo giovane dalla mascella ferma e il naso piccolo, occhi color degli smeraldi in inverno, una pelle così brillante come il mare quando nasce il sole. Un'intensità magnetica che sgorga da lui. Labbra ferme e appena leggermente femminee.
Mulder è occhi piccoli e un grande naso. Labbra carnose ed un'intensità simile. Tutti e due sono il femminile ed il maschile che galleggia in una lampada di lava.
- Bene, non so ma se vi sposate, credo che le foto delle nozze saranno veramente belle.
Si conoscono da tre anni. Melissa Scully gli deve non una, ma due volte la vita. Alex la tirò fuori dall'ospedale, finse la sua morte, la portò in questa casa, la protesse, le insegnò ad accettare che non c'era niente che potesse fare per cambiare il suo destino. Le tolse le pastiglie di bocca e l'obbligò a vomitare dopo il suo tentativo di suicidio. Questo è tutto ciò che sa di lui. Sa anche che scopa eccezionalmente bene e che un giorno, scomparirà dietro la bruma senza dire addio.
- Credo anche che sei insopportabile, bugiardo, perverso, manipolatore, morboso, infelice, incapace di relazionarti con qualcuno senza metterci in mezzo quattro menzogne.
-Così dicono.
Sembra quasi orgoglioso. Melissa diventa seria all'istante. E Krycek con lei.
- Credo che tu sappia che sono fatti l'uno per l'atro e ti piace che pensino a te anche solo per un secondo.
Krycek digerisce le sue parole. Le scosta i capelli dal viso. C'è qualcosa di sincero in lui che scompare immediatamente.
- Il tuo concetto new age della psicologia è patetico, Melissa.
Continuano a mangiarsi. L'intingolo del sesso bolle e si cucina tra loro.
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3 novembre
redazione dei Lone Gunman
Washington DC
Per Frohike non è facile far sì che Byers e Langly lascino la redazione. Inoltre deve inventarsi una storia per riuscirci. Fa una telefonata fuori della redazione al loro numero segreto per contattarli alterando la voce e fingendo d'avere informazioni eccezionali su Jack Rudy. Da loro appuntamento alla periferia della città e questo gli da la possibilità di essere solo l'intera mattinata nel laboratorio per analizzare il materiale che gli ha dato Mulder mentre loro aspettano un contatto che non arriverà mai.
Maledette foto.
E' l'ultimo lavoro che gli piacerebbe fare. Ma cerca di essere professionale. Se l'agente Scully ha qualcosa a che vedere con questo tipo può essere pericoloso. Forse è un bene analizzare le foto o forse è un male ma Frohike lo fa per motivi giusti. Per lei. E per Mulder, perché se il poveretto avesse avuto una faccia peggiore sarebbe morto.
Un forte germoglio tra gli alberi. Ma più di questo. Mulder è un fratello. Si fa qualsiasi cosa per un fratello.
Così che analizza la carta. Guarda le ombre, la composizione, le linee. Impiega ore, con una meticolosità che non ricorda d'aver impiegato per niente prima.
Fa la telefonata più difficile della sua vita alle tre del pomeriggio. Giusto quando Langly e Byers appaiono dalla porta.
Lascia un messaggio nella segreteria telefonica.
- Mulder, sono io. Ho il risultato. Nel tuo appartamento. Alle otto. Starò lì.
Quando riattacca, il telefono pesa una tonnellata. Fanculo Budapest.
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Una settimana prima
28 ottobre
Hotel Kempinski
Budapest
00.20 p.m.
E' Budapest. Sicuro. C'è qualcosa in questa città che fa sì che Scully si senta così instabile come un treno carico d'esplosivi che cade giù da una montagna. Sta li. Ha attraversato le porte del tempo e della realtà. E' spettatrice di una vita che non riconosce come sua. Troppe emozioni in poco tempo, sta iniziando a perdere la prospettiva di tutto.
La sua stanza dell'hotel è favolosa. Il Kempinski è un gioiello architettonico nel centro di Buda, a meno di un chilometro dal fiume e dal ponte delle catene. La reception lascia intravedere un bellissimo giardino interno, a vetri. Ha corridoi che si aprono come ali a forma di balconata e in uno degli angoli, un gigantesco pianoforte a coda suona Bach tutte le sere.
Il letto è alto quasi un metro. C'è bisogno di fare una scalata per salirci. La vasca da bagno è favolosa e la sua unica speranza di recuperare la stabilità emozionale. Una certa stabilità emozionale.
Un bagno. Con schiuma fino al mento e l'acqua così calda che le brucia la pelle al primo contatto. Se non la rilassa questo, niente lo farà. Le batte ancora il cuore troppo in fretta. Uscire dall'ospedale aspettando il mattino per farsi passare per semplici visitatori non ha dato troppi problemi ma anche così, sente un nodo nello stomaco che sembra non volersi sciogliere.
Un bagno. Poi, dormire. Che accada quel che deve accadere quando lei è riposata e con i muscoli rilassati. Troppe emozioni. Quello che vuole è non pensare a niente. Sentire il calore in tutti gli angoli del corpo, sentire il solletico della schiuma, dimenticare che sta nel centro dell'Europa, che c'è un assassino nella stanza accanto e Mulder che l'abbandona ogni volta che può. Dimenticare che il mondo dipende da lei, che non può nemmeno capire i suoi stessi sentimenti.
Dimenticare. Che si sciolga tutto nel bagno. Vuole sentirsi avvolta, calda e sicura. E' da tempo che non sente nessuna di queste emozioni. Tutto quello che la consuma da mesi sono insicurezza, dubbi, ossessività, irritazione. Gelosia. Se deve essere completamente sincera, è anche gelosia.
Per questo sei qui, Dana, perchè non ci siano loro. Soli. E insieme. Un'altra volta.
-Non è vero.
Replica a voce alta alla fastidiosa voce della sua coscienza. E' a Budapest perché lei ha lo stesso diritto di Mulder di partecipare all'indagine. Perché è stufa delle sue fughe e di sentirsi esclusa e al margine. Ci sta perché Mulder ha insistito che non ci fosse.
Piccola ribelle. Bella eroina. Tutto quello che fai è a causa sua. Anche quando lo fai contro di lui è per lui.
Odia la voce della sua coscienza. La odia. Non vuole ascoltarla nella vasca e fa in modo che ci sia tanta schiuma che tutto sembri sul punto di traboccare. Come le sue emozioni. Sta lì, a Budapest. Arrabbiata con Mulder e sola.
Sta sempre sola.
Chiude gli occhi e s'immerge un poco di più nella vasca, e tutto è squisitamente doloroso e caldo. L'acqua è una carezza sensuale in posti che nessun altro può toccare. E' l'amante totale e lei si lascia massaggiare, galleggiando nell'immensa vasca dell'hotel, con la vista annebbiata dietro le palpebre. Si sta sentendo quasi meglio, leggera e- miracolo-, per la prima volta da mesi, languida e femminile.
Così ti sentivi nel tuo sogno.
No. Neanche a parlarne. Perchè la voce della sua coscienza la porta in posti in cui preferisce non addentrarsi? Non vuole pensare a quel sogno è solo una sciocchezza.. Non vuole nemmeno pensare a quell'armadio, di poco fa. Non vuole pensare che per mesi sono stati Mulder e Krycek che hanno diviso una stanza. Quelli che hanno diviso IL LETTO, se la storia che le ha raccontato Mulder è vera.
Mulder parla russo! Krycek gli ha insegnato il russo!
Come suonerà? Come suonerà all'orecchio, sussurrato così vicino che le labbra lo stanno sfiorando?
Meglio non pensarci.
Già ci stai pensando.
Forse, senza poterlo evitare. A volte. Ci pensa. Non può mentire nel confessionale della sua coscienza.
Quando li vede insieme o quando è immersa fino alle orecchie nell'acqua calda e sali da bagno, schiuma e tentazioni, nuda e solo, ci pensa. Solo per un secondo. Mulder e Krycek. S'immagina tutta questa corrente magnetica che c'è tra loro che prende forma e volume, coagulandosi improvvisamente in una carezza o in un bacio. S'immagina che sarebbe brutale ed isterico, disperato e urgente e li lascerebbe con la voglia d'avere di più. Sì, è così. Con la voglia di molto di più. Lo odia, con tutte le sue forze, si rivolta in lei qualcosa di geloso ed impaziente quando l'immagina ma la tradisce la parte più debole della sua mente e li vede, come in un sogno, in questo letto in Russia, pronunciando quest'alfabeto misterioso con la lingua messa nella bocca dell'altro. Puzzando di vodka, disfacendo il letto.
Come può eccitarti e allo stesso tempo disgustarti?
Non lo sa. Troppa acqua calda nel cuore, troppo tempo da sola, troppa pressione. Nella vasca il suo corpo galleggia e fa scivolare una mano dolcemente all'interno delle gambe. Allunga il momento dell'inevitabile, sente che incomincia ad avere calore in bocca e s'immagina d'avere le labbra più rosse del sangue. Non dovrebbe, non è conveniente per la sua salute mentale, sa che non sta bene ma quando si tocca, cosi morbida come la superficie gelatinosa di una frutta che cade dall'albero, non le importa di niente. Il suo momento, la sua vasca, la sua stupida fantasia. Muove le dita così piano che la schiuma si muove appena. Solo una carezza superficiale che le permetta di allungare il momento. Visto che lo farà, meglio goderlo, meglio allungarlo nel tempo. Potrebbero essere le dita di Mulder.
Potrebbe essere la sua lingua.
Arrossisce al pensarlo, le viene l'acquolina in bocca. Non può evitarlo.
Le immagini del sogno continuano ad infiltrarsi nella sua mente, senza che nessuno le chiami. Ricorda nitidamente la sensazione di essere tra due uomini, stretta tra muscoli e desideri latenti, sul punto di esplodere. Le loro bocche, le loro lingue, le loro carezze, le loro penetrazioni. Si riempie di sangue quando ricorda e fa scivolare appena il dito indice all'interno della vagina.
Ti piacerebbe che succedesse veramente.
-No- mormora, mentre sprofonda.
- No cosa? Non ho ancora detto niente.
Apre gli occhi sull'orlo dell'infarto quando sente una voce sulla porta del bagno. Non può quasi articolare parola perchè la consuma un misto d'ira e vergogna.
- Krycek! Come sei entrato qui ?!
Oh dio mio, diomiodiomiodiomiodiomio è come un incubo!
- C'è una porta tra le due stanze- risponde con il suo viso " i dettagli della vita quotidiano mi danno fastidio"- Ho ottenuto la chiave.
Non ha visto niente, non può aver visto niente, perchè sta sulla maledetta porta?! Per l'amor di dio! C'è sufficiente schiuma nel bagno?
- Se non esci da questa stanza ora ti giuro per ciò che più sacro che la mia immagine nel bagno sarà l'ultima cosa che vedrai.
- Non è male come ultima immagine
Come nell'ospedale. La stessa maniera tronfia di parlare. La stessa seduzione, non c'è altra parola.
- Fuori.
Gli lancerà il sapone se non si muove di lì ORA.
- Ti aspetto fuori- dice, e finisce per chiudere FINALMENTE la porta dietro di lui.
Scully sta bruciando, il suo corpo troppo all'erta, fermato nel vortice delle sensazioni. Colta in flagrante. Deve fare uno sforzo per rilassarsi. Il suo peggior incubo cattolico diventato realtà. Quando era adolescente era solita aspettare che Melissa si addormentasse per toccarsi. Ha immaginato sempre che un giorno si sarebbe svegliata e lo avrebbe saputo, anche se cercava di farlo in silenzio e quasi senza muoversi, usando solo un dito, e facendo in modo che le lenzuola non si muovessero. Missy non l'ha mai interrotta perché dormiva come un sasso, ma quello che le è successo ora è stato molto peggio. E' stato un incubo al massimo, moltiplicato, aumentato di grandezza fino all'infinito.
Si guarda allo specchio. Il volto caldo, i capelli arruffati dall'umidità, formano morbidi riccioli alla base della nuca. L'accappatoio la copre completamente. Vantaggi della sua statura, qualcuno ne doveva pure avere.
Quando esce dalla stanza, Krycek non sta su una sedia. No, chiaro, questo sarebbe NORMALE. E' steso sul letto come un pascià. Cercando di trovare una posizione.
- Questi letti sono incredibili. Inoltre, credo che per questo invademmo l'Ungheria. Per questi i letti.
Invademmo? Parla di se stesso come se fosse russo o americano indistintamente. Per lui una patria è solo un gioco.
- Che vuoi Krycek? Dillo e vattene.
-Mulder suole essere molto più amabile.
Porco. Lo dice in un modo così ambiguo che le risulta impossibile di evitare che le immagini del sogno ritornino. Mulder e lui. Insieme. Parlando russo. Nello stesso letto. Baciandosi. In un letto come quello che occupa Krycek.
Porco.
- Che vuoi- insiste.
Si solleva. Vuole solo parlare di quello che hanno visto. Dei pazienti di quell'ospedale, esattamente. Hanno preso vari dossier medici e Krycek ha avuto conferma dell'identità dei pazienti da suo padre. Tutti sono o erano rapiti. Krycek crede che ora sono un'altra cosa. Scully è d'accordo.
- Super soldati. Si allevano così, in ospedali come questo. Utilizzando come incubatrice i rapiti.
Devono portare l'informazione a Washington. Quanti ce ne potrebbero essere? Quanti ospedali, quanti uomini. Da i brividi pensarci. Scully si scuote le immagini della fine del mondo dalla testa.
- Ho bisogno di controllare quei dossier.
Disgraziatamente non ci sono più voli quel giorno, bisogna trascorrere 24 ore a Budapest e Krycek crede che sia pericoloso fare i turisti quando chiunque potrebbe riconoscerli a causa della loro intrusione in ospedale.
- Mi stai dicendo che devo trascorrere un giorno in questa stanza?
- In mia compagnia, non dimenticarlo.
-Non potrei.
Giusto quando si sta domandando se la sua vita potrebbe essere peggiore si rende conto che non ci si deve mai domandare questo se non si vuole che peggiori. Suona il cellulare. Si sente così scorbutica che sta per scoppiare.
- Scully, sono io.
Quello che ci mancava. Veramente non ha voglia di parlare con lui. Veramente non ce l'ha. E non può dare dettagli di quello che ha scoperto per telefono, in tutti i modi. Perché la chiama? Per controllarla?
- Sì.
Suona secca. Non gliene importa. Krycek la guarda con intenzione, come se tutto fosse profondamente importante. Qualcuno deve sparagli e ucciderlo, tanto ego non può essere buono. Mulder parla. E parla. E parla. Vuole sapere se va tutto bene, se lei sta bene, se hanno ottenuto qualcosa, quando torneranno.
Sì. Sì. Qualcosa. Domani, gli spiega. Krycek non le toglie gli occhi da dosso
- Domani?-protesta.
Apparentemente gli sembra tardi. Lui non ebbe tanti problemi per scappare senza lasciare traccia. Ma chiaro, lui è un uomo.
- Sì, domani, Mulder. Domani.
La sua irritazione aumenta di temperatura. Quando è lei che va via, è tutto un problema. Quando è lui, tutto normale. Sta su punto di riattaccare, perché francamente, la conversazione non porta da nessuna parte. Ma proprio allora Mulder finisce di rovinate tutto. Dicendo la cosa peggiore, la cosa assolutamente peggiore che poteva dire in quel momento.
- Puoi passarmi Krycek?
Le sale una bolla d'isteria nervosa dallo stomaco alla gola. Controllare l'ira è uno sforzo titanico.
- Siamo occupati. A domani , Mulder.
Lascia il telefono sul comodino, assicurandosi di spegnerlo. Sta bruciando sotto l'accappatoio. Parlare con Krycek, per che cosa? Uomini. Mai è stata cosi stufa di lui. Mai. Stufa di tutto.
Dal trono sul letto, Krycek si limita a guardare. Tutti i cattivi ragazzi del mondo sono solo apprendisti paragonati a lui.
- Vuoi ancora giocare al gioco della verità, Alex?
Il bastardo sorride.
- Dirai la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità?
Scully arde. Rabbia, ira, gelosia, frustrazione, altro ancora. Sta bruciando. E solo il fuoco della ribellione può consolarla.
- Tu mi trovi una di queste scatole ungheresi e parliamo.
**
Sei ore più tardi
6: 40 p.m.
La stanza è stata distrutta dalla pigrizia e la gola. Il letto è disfatto, i cuscini sparsi per terra. Il mini bar saccheggiato. Champagne sul comodino e piccole bottiglie di liquore sul tavolo, sparse sul letto. Di limone, mora, mandorle. Tutti si mescolano sulla lingua di Scully, e nell'alito di Krycek. Noccioline e cioccolatini si mescolano, come sentimenti in una lampada di lava. Tutto si mescola, come rimmel e rossetto dopo una notte folle. Come i segreti e le menzogne in un gioco della verità.
- Il mio turno. Il peggior castigo di tuo padre. Quale è stato e perché.
- Queste sono due domande, Krycek.
Troppo alcool. Troppe ore chiusa nella stessa stanza dove l'aria è diventata rancida e la vasca è ancora piena, come testimone delle sue fantasie insoddisfatte. Scully è seduta sul letto vestita- ora sì- con un jeans ed un jersey con il collo a punta che tenta l'immaginazione per la sua scollatura.
A meno di mezzo metro, Krycek è coricato sul letto, appoggiato alla sua unica mano. Lei ha tra le mani, un piccolo oggetto compatto della grandezza di una scatola di cioccolatini preso dal negozio dell'hotel. Verde, intagliato con bellissimi disegni. Una di queste famose scatole ungheresi. Scully ha tentato di aprirla senza successo. E' completamente ermetica. Non ci sono serrature. Non c'è un meccanismo per aprirla. Secondo Krycek c'è un modo, facendolo in cinque mosse ma l'alcool ha ridotto a sua capacità di risolvere rebus.
Allora capisce perchè sua madre lo paragonava ad una di queste casse. Sono tanto belle quanto impossibili.
- Risponda al perché, signorina Gioco Secondo le Regole. Tuo padre. Castigo. Il peggiore. Perchè.
Risponde.
Diciassette anni Akab la punì con i lavori volontari in una comunità. Dovette aiutare nel coro e preparare la cena del Ringraziamento per l'Esercito della Salvezza. Tutto perché scappò dal suo saggio della banda per andare a pomiciare con Billy Farrucci sul sedile posteriore della macchina di questi.
- Non mi guardò per due settimane.
Passate le prime domande non è nemmeno difficile rispondere e questa è la cosa più sbalorditiva. Che le importa rispondere a queste sciocchezze se in cambio ottiene informazioni succose su Krycek. La cosa peggiore è che crede che non stia nemmeno mentendole e ogni cosa che scopre su di lui è più divertente della precedente. Specialmente se combinata con l'alcool.
Il suo secondo nome è "Valeri", si offende se gli dici che è un nome da ragazza, conosce l'arabo, un poco di cinese, e il tedesco. Altre che il russo. Sì, ha finito le superiori e ha fatto tre anni di Università, niente di meno che a New York. E' stato, e questa è la cosa più incredibile di tutte, alla scuola per diplomatici. Il suo film preferito è " Taxi Driver", crede che la televisione sia un'immondizia e la democrazia una sciocchezza. Se dovesse uccidere una stella di Hollywood ne sceglierebbe due: Le sorelle Olsen. Non ha mai portato la frangetta anche se ha provato a portare i capelli diritti. E' ateo ma è stato in una scuola di preti. E' ancora capace di recitare vari paragrafi della Bibbia che sua madre gli obbligò ad imparare a memoria. La cosa peggiore di tutte è che gli piace Sinatra. O per dirlo con le sue parole. " Se critichi Sinatra ti ucciderò in questa stanza. Qui e ora."
Non porta il conto della gente che ha ucciso. Più di dieci. La prima volta che sparò con un'arma da fuoco aveva quindici anni. Non si pente. Farebbe di nuovo tutto quello che ha fatto.
- Tranne per i vestiti. Non m'importa che Mulder doveva pensare che ero un ritardato. Quei vestiti non avevano scuse sufficienti.
Ha appreso tutte queste cose e altre ancora. Come che è quasi impossibile farlo ubriacare, malgrado beva- letteralmente- come un cosacco. Ha anche scoperto- sorpresa!- che sa ascoltare e lo preferisce mille volte al parlare. E' esattamente l'antitesi di Mulder. Bugiardo, assassino, traditore, imbroglione, lucido, manipolatore, laconico e apparentemente, è interessato ad ogni genere di storia su di lei. Sor-pre-sa. Tutti gli uomini sono interessati a lei. Tutti la trovano affascinante. Tranne Mulder, naturalmente, che prova solo interesse verso esseri di un altro mondo e verso se stesso.
- Che cosa stavi facendo esattamente in quella macchina con Billy Farruci perché tuo padre non ti guardasse per due settimane?
- Scusa ma è il mio turno. Da quando vai a letto con mia sorella?
Lo dice per sorprenderlo, ma lui non si scompone. Ha anche scoperto che sorprenderlo è così difficile come salire verso la luna con una scala mobile.
- Sapevo che avrebbe finito per raccontartelo. Non so. Tre, quattro anni. Sporadicamente, non so.- Finisce l'ultima bottiglia, più che altro una mini bottiglia, di vodka e getta il contenitore vuoto verso il divano che sta vicino alla finestra.- Che stavi facendo a Billy Farruci perché tuo padre si arrabbiasse tanto, Dana?
-Già te l'ho detto, stavo pomiciando con Billy Farruci.
- Tuo padre non ti guardò per due settimane perché stavi baciando quella nullità? Permettimi di dubitarne. Nemmeno il severo capitano Scully poteva essere così conservatore.
Nullità. Sì, il povero Billy era abbastanza una nullità.
Quando Krycek sorride sembra più giovane e gli piacciono le noccioline.
Le resta ancora un poco di liquore alle nocciole. Non molto, ma s'intrattiene bevendolo piano. Ci vuole molto per ubriacare un'irlandese ma c'è quasi. Sente un dolce sopore, una rilassamento sensuale. Sono millenni che nessuno s'interessa di lei e volesse il cielo che non fosse così, ma il flirtare sfacciato di un uomo come Krycek- un uomo così bello e così equivoco come Krycek- la fa sentire libera. Diversa. Un'altra.
Non la Scully di Mulder, che prende nota, lo spia da sopra la spalla, si prodiga per lui senza ricevere niente in cambio, no. Un'altra. Un'altra Dana. Una donna, Mulder. E' così semplice.
Ora che l'ubriacatura è una frontiera a portata di mano può riconoscerlo con se stessa. Poche volte è stata vicino ad un uomo così attraente, così intensamente sensuale.
-Vediamo, avevi diciassette anni, così non credo che il piccolo Billy riuscisse ad arrivare all'ultima base. Eri una brava ragazza cattolica, se non ricordo male, voi resistete un poco in più del resto.
Continua ancora con questa cosa?
- Chiaro che scappasti con lui, e nella sua macchina, e in un parcheggio, niente di meno. – Finge di pensarci su- Qualcosa dovevi star facendo.- la guarda costantemente, è come un entomologo che osserva che il suo insetto preferito, c'è qualcosa che la studia in quello sguardo.- Glielo stavi facendo con la mano o con la bocca, Dana?
Arrossirebbe, se non avesse tanto alcool dentro. Forse no. E' troppo arrabbiata per arrossire. Questa notte non è Scully, deve dimostrare che è un'altra cosa. Che può essere selvaggia e disinibita. Ribellandosi a qualcuno che nemmeno la sta vedendo. Patetico.
- Non so. Tu hai iniziato questa storia, Krycek, sei l'esperto in sessualità adolescenziale. Sicuramente eri un stallone a diciassette anni. Andavi sverginando ragazzine per mezzo mondo, no?
- Diciamo che se fossi stato io in quella macchina non te l'avrei messo solo in bocca.
Presuntuoso.
- Come fai a sapere che fu con la bocca?- domanda. Prima di rendersi conto di quello che ha appena fatto.
Presuntuoso idiota che sorride come un siamese davanti ad un piatto di latte.
- Perchè me lo hai appena detto tu.
A diciassette anni era solita portare l'uniforme. Una gonna verde a pieghe delle irlandesi, calzini dello stesso colore, una camicia bianca e una cravatta a rughe. Aveva una giacca che completava l'uniforme. I ragazzi portavano pantaloni lunghi di panno e si allentavano la cravatta dopo la scuola, per fumare nella parte posteriore del patio. Quando immagina che Krycek e Mulder sono due di questi ragazzi che saltano le lezioni sa di essere andata e che la sobrietà è un paesaggio, molto, molto lontano.
Uno qualsiasi di loro l'avrebbe convinta molto meglio di Billy Farruci a perdere la sua verginità in una macchina, questo è certo. Non avrebbe aspettato fino all'università.
Arrossisce intensamente.
Ubriaca, ubriaca, ubriaca. Da quanto tempo non succedeva? Non si fida di sè stessa quando ha bevuto. Conserva tanti sentimenti sotto controllo che tende alle violente, repentine, spontanee ed irriflessive esplosioni emozionali quando cede solo un poco di questo prezioso controllo.
Tutto è colpa di Mulder. Assolutamente. Dal principio alla fine.
Lo dice senza pensarci, prima di pentirsene.
- Andresti a letto con Mulder?
Si ferma il tempo. L'unica cosa che si sente mentre Krycek ritarda la sua risposta è il suono dell'orologio, che segna il tempo. Tic tac. Krycek ha le ciglia lunghissime ed è capace di rimanere perfettamente immobile. Come un serpente prima di cacciare la lingua e divorare.
- Tu no?
- Questa non è una risposta.
L'orologio continua a camminare. Tic tac
- Sai perfettamente qual'è la risposta.
Sì. Nella sua immaginazione, questi due ragazzi in uniforme che fumano nel patio posteriore, continuano ad essere loro. Ed approfittano degli intervalli tra lezione e lezione per infilarsi nel bagno e masturbarsi reciprocamente tra baci impacciati e disperati.
Ma cosa sta pensando! Non è ubriaca, è pazza!
Ma ha già la sua risposta.
E Krycek ha la sua seguente domanda.
-Andasti a letto con lo psicopatico del tatuaggio?
C'è sempre un momento, non importa come e perché, che il maledetto gioco della verità finisce per essere "tutto sul sesso". Ed è ubriaca. E non vuole giocare. Mulder è una nullità ed un imbecille che la tratta come spazzatura emozionale ma questo non significa che lei deve dimostrare qualcosa a Krycek.
- Sarà meglio che te ne vai, voglio dormire.
Le scivolano le parole. Insiste. Ma lui non si muove dal suo posto sul letto.
- Solo un'ultima domanda, Scully. E' l'unica cosa che voglio sapere. Sì o no, è una domanda semplice. Nel rapporto, e cito letteralmente, il signor Edward Jerse confessò che "passaste la notte in casa sua". Arrivasti fino alla fine o ti ritirasti prima?
Ha letto il maledetto rapporto. Il gran pettegolo, malnato, ha letto il rapporto.
- Non sono affari tuoi. Il gioco è finito.
E per sottolineare la sua sana intenzione di finire con queste sciocchezze, accenna ad alzarsi dal letto.
- In cambio ti racconto quello che vuoi sapere veramente.
Le sue parole la fermano di botto. Finge di non sapere di cosa stia parlando. Quello che vuole sapere? Non vuole sapere niente.
- Mulder ed io. Tutta la verità, Scully. Non vuoi sapere tutta la verità?
La voce del suo subcosciente, cavernosa e profonda, risponde "sì"
- No. So già la verità.- Cerca di essere convincente per convincere se stessa.- Che tu sia disposto ad andare a letto con qualsiasi animale vivente nel raggio di mille chilometri non significa che tra voi ci sia qualcosa in più delle tue fantasie sado masochiste. Mulder non è come te.
Suona bene. Ha senso. Krycek sorride. Una smorfia. Stringe i denti. Serio.
- Non sai com'è Mulder.
Questa è la cosa più offensiva che le hanno mai detto. Sa perfettamente com'è. Non sempre le piace ma lo sa. Si conoscono. E' l'unica cosa di cui è sicura.
- Ogni volta che parli sento solo un mucchio di spazzatura, Krycek.
E si alza dal letto. Anche se non è una buona idea perché sente immediatamente che le gira la testa e che si piegano le ginocchia. Deve sedersi di nuovo per non cadere.
- Andò a letto con un'altra quando ti avevano rapita.
Cosa?
- Cosa?
- Mentre a te toglievano gli ovuli, Scully. Mentre tu gridavi di dolore, fece in modo che un'altra gridasse di piacere.- Qualcosa è maligno nel suo sguardo.- Ma, tranquilla, sicuramente stava pensando a te.
Cosa?
Vuole protestare. E dire "è una menzogna". E invece, lo sa. Un istinto dentro di lei le dice che è la verità. Lo fece. E non dovrebbe fare male dopo tanto tempo ma fa male. Una fitta crudele nello stomaco. Fa male. La semplice idea che possa averlo fatto la sta distruggendo e per la prima volta da mesi ha voglia di piangere.
Ma fosse l'ultima cosa che farà ingoierà questa voglia. Non piangerà davanti a Krycek.
- Con chi?
Le costa fatica parlare. Non è vero non può essere.
- Una sospettata. Una presunta vampira.
Dio mio, ha letto quel caso. Lesse tutti i casi che portò avanti Mulder durante la sua assenza di tre mesi. Vide anche la foto nella scheda. Bruna, chiaro. Gambe lunghe, chiaro. Una vampira da aggiungere alla sua lista di vampire. Qualcuno che gli bruciasse il corpo con la promessa di piacere e morte.
Chiaro. Sì. Ma perchè fa tanto male? Perché fa tanta rabbia?
- Così è Mulder, non lo sapevi? Ha bisogno di cercare la gente che meno gli conviene. E' attratto da noi che gli facciamo male.
Ingoia a vuoto. Non piangerà. Improvvisamente è troppo arrabbiata per piangere.
- Non vuole che lo perdonino, Dana, non essere ingenua. Vuole che lo puniscano.
Si sta avvicinando. Al suo posto sul letto, giusto sul bordo. Prima che sia troppo tardi, si alza, questa volta con più successo. Ha bisogno di un poco d'aria, questo è ciò di cui ha bisogno. Cammina verso la finestra, quasi senza inciampare contro i mobili ma il maledetto vetro non si apre, maledizione. Per quale motivo devono fare tutte le finestre anti-suicidio? Quanti suicidi ci sono e perché per colpa loro non può prendere aria in nessun hotel del mondo?
Mulder è andato a letto con un'altra.
Gli piace che lo castighino.
Perché non si apre la finestra? Tenta con forza finchè non la ferma la mano di Krycek.
- Sei andata a letto con Jerse, sì o no?
Le piacerebbe dire di sì. Mulder si merita che dica sì.
-No- confessa- Non ho potuto.- Le brucia la mano dove la sta toccando Krycek. E poi il braccio, quando la sua mano sale. E poi la guancia, quando la sfiora dolcemente con il pollice, parlandole vicino al viso.
- Io l'ho fatto.
- Sei andato a letto con Ed Jerse?- scherza. Ma non le viene fuori divertente ma dubbioso e affannoso.
- Con Mulder. Sono andato a letto con Mulder.
Labbra sensuali e ferme vicino al suo viso. Krycek le sta quasi addosso e deve appoggiarsi al davanzale per sostenersi. Non può essere vero. Ma che lo sia o no glielo sta raccontando. Ha un buon odore, d'alcolici mischiati, di qualcosa di virile e lontanamente familiare. Ha un buonissimo odore.
- Quando mi assegnarono a lui, dopo il caso degli insonni, prima che Barry ti sequestrasse- racconta con dolcezza, parlando in sussurri, cercando deliberatamente di diminuire le sue difese. Le tocca il viso mentre lo fa, il pollice le sfiora le labbra. Budapest è testimone alle sue spalle. Mulder è lontano. E' lontano e l'ha tradita.- Lo accompagnai a casa sua con dei rapporti, non tentò nemmeno di resistere quando lo baciai in ascensore.
Menzogna, menzogna e menzogna. Krycek non ha mai detto la verità. E' tutta una menzogna che importanza ha. Potrebbe essere verità. Tutte quelle allusioni, tutta quell'aggressività, tutto quello – di fisico, reale- che accade tra loro. Potrebbe essere verità.
- Di a qualcuno come Mulder quanto lo ammiri nel peggior momento della sua vita e prima che ti renda conto sta venendo nelle tue mani, tu stai venendo nella sua bocca.
Non smette di parlare. E' tutta una menzogna.
- Disse il tuo nome, sai? Dice sempre il tuo nome quando arriva alla fine.
Piega la testa. L'avvicina al suo collo. Istantaneamente Scully sente che tutto il suo corpo ha la pelle d'oca.
Mulder è andato a letto con un'altra. E' andato a letto con Krycek . Chi è Mulder?
- Potresti averlo quando vuoi, te ne rendi conto?
Potrebbe? Non è sicura. Se realmente è tutto vero, non l'ha mai avuto. Non l'ha mai conosciuto.
- -Potresti avere chiunque tu voglia. Potrebbe vederci, Dana. Potrebbe essere qui. Cosa credi che penserebbe.
Cosa penserebbe? Non vuole pensare. E' il momento di non-pensare.
- Krycek...
L'ultima persona con cui dovrebbe vendicarsi di Mulder. La più grande pazzia della sua vita.
- Preferisco che mi chiami, Alex, Dana. Come faceva lui.
Lui. Mulder ha baciato quest'uomo, ha provato questo peccato. Si sentirebbe più vicina a lui se cede alla seduzione di Krycek?
- Solo una volta, Dana. Solo una volta.
Il primo contatto è la lingua contro il collo. Leccando da un lato all'altro. Mordendo. Baciando.
Umida. Bagnata. Sprofondata. Perduta. Dana Scully essuda desiderio. E non sa se è per lui o per Mulder o per tutti e due o per nessuno, solo per un poco di attenzione. Quando finalmente la bacia è come se si stessero baciando tutti e tre, bagnandosi in un fluido elettrico, ballando all'interno di una scatola ungherese ermeticamente chiusa, giocando al definitivo gioco della verità.
La sua lingua tocca la lingua di Krycek ed è perduta.
**
3 novembre
Alexandria
Appartamento di Fox Mulder
Washington D.C.
08:00 p.m.
Non so quante ore ha trascorso su questo divano durante la mia vita. Venti milioni, trenta milioni, non so. Troppe, direbbe uno psichiatra. Troppe, secondo qualsiasi analisi ragionevole. Nessuna di queste ore è stata tanto lunga come quest'ultima, mentre aspetto Frohike, e ascoltando il suo messaggio nella segreteria telefonica continuamente. Tutto quello che faccio è ossessivo. Sono tornato all'epoca peggiore dei Crimini Violenti.
Due giorni senza dormire. E senza farmi una doccia. Ho tutti i sintomi per essere suonato. Sintomo numero uno, vuoti di memoria. Non ricordo nemmeno quello che ho fatto oggi, anche se ho la sensazione che sono passato per l'ufficio a mezzogiorno. Non ricordavo che era sabato. Sintomo numero due, incapacità per svolgere i compiti più semplici. Ho tentato di fare la lavatrice e non mi ricordavo come si faceva. Poi mi sono reso conto di non avere una lavatrice.
Ha chiamato. Lei. Non posso dire il suo nome. Non so quante volte. C' una messaggio nella mia segreteria. La sua voce è cosi dolce che ho dovuto cancellarlo. Ma continua a suonare nella mia mente, contro tutti i miei propositi.
Quando si tratta di autopunirmi, non so come fermarmi.
" Mulder….sono a casa di Melissa e non rispondi al telefono né a casa né in uffici. Non so se ti è successo qualcosa, così che, potresti chiamarmi, per favore? Chiamami"
Non posso. Non solo perché voglio punirmi, ma anche- e questo mi trasforma in una persona peggiore di quello che credevo- voglio punirla. E' perchè non saprei come parlare con lei.
- Come va? Krycek scopa bene? Più rilassata? Hai finto un orgasmo? Quante volte sei venuta?
Credo che finirei per dirle qualcosa di simile.
Dieci minuti fa ho avuto l'assurda idea di masturbarmi. Non era esattamente un'idea. Più che atro, un riflesso condizionato. E' quello che faccio quando sono steso su questo divano e cerco di risolvere un caso che non ha soluzione apparente. Quando la tensione mentale mi asfissia e tutti i labirinti della mente si chiudono, mi masturbo lasciando la mente vuota. Cinque minuti, Kleenex per lavarmi e la soluzione del caso sembra molto più facile.
Alleggerisce la tensione.
Ma quando metto la mano nei pantaloni, la prima cosa che mi viene in mente è la foto numero tre o la numero due o la maledetta numero cinque. La miscela di repulsione ed eccitazione non sarebbe buona per nessun uomo sano, ma per me sarebbe troppo.
Un colpo alla porta.
- E' aperto.
Non posso alzarmi anche se volessi. E nemmeno posso guardarlo. E' lui che cammina fino al divano e si siede sul tavolino da caffè. Il silenzio è più eloquente di qualsiasi parola.
- Sei sicuro?
- Le foto sono autentiche, Mulder.
Già. Autentiche. Le sue parole danno un nuovo significato a tutto. Semplificano questo paradosso. Non è una menzogna. E' la verità. Scully e Krycek hanno scopato. Posso accettarlo.
Mi alzo dal divano come uno di quelle bambole azionate dalle molle. Qui dentro non poso respirare.
- Non farai qualche sciocchezza vero?
- No- mi affretto a dire. Dio mio, tutto sembra avere una chiarezza spaventosa.- Niente, tranquillo.
Frohike respira profondamente. Cosa pensa che sto per fare? Scully che scopa. Non è così terribile. Lo posso assimilare. Credo di poterlo assimilare. Con il tempo.
- Sai? Probabilmente è stata una di queste cose che accadono- dice, abbastanza calmo. Lo ascolto senza troppa attenzione finchè no trovo la mia giacca tra le carte e i giornali.- Forse lui l'ha drogata. Non credi che possa averla drogata?
E' tutto così semplice. Una cosa che è accaduta. Droghe. Sì, molto semplice.
- Dove vai , Mulder?
Lo guardo fisso. Anche se è come se i miei occhi non mettessero a fuoco la realtà, ma un paesaggio diverso.
- Vado a cercare Krycek- gli dico- Abbiamo qualcosa in sospeso.
E' tutto chiaro. Finalmente è tutto chiaro. Abbiamo qualcosa in sospeso che ha bisogno di essere risolto. Una volta e per tutte.
Risolverlo. Sfogarmi. Poi, ucciderlo.
Un piano semplice. Non so come non mi è venuto in mente prima.
**
Questo stesso giorno
3 dicembre
Harrisburgh, Pennsylvania
03:30 p.m.
Quando rispondeva al nome di Mister X , al super soldato che sta nella macchina, piacevano la lasagna. Quella con il formaggio, la carne e il pomodoro, non quella con le verdure di cui può sentire l'odore dal suo sedile nell'auto, che esce dall'appartamento di Melissa Scully.
Un bell'appartamento. Una casa con la recinzione bianca e un giardino che non è trascurato. Ha iris e gerani quando è il periodo, anche se affacciandosi l'inverno, non è altro che un prato e mucchi di neve calpestati.
Dentro, si possono vedere chiaramente due figure. Tutte e due hanno i capelli rossi e si rassomigliano. Le osserva mentre aspetta. Non deve ripassare di nuovo il suo piano. Lo conosce perfettamente. Non sta pensando a niente. Solo seduto, vedendo passare il tempo dalla sua tana. Niente lo colpisce, lo preoccupa o gli importa.
Il piano verrà portato a compimento, è l'imperativo del suo istinto. La sua mancanza di sentimenti completa la sua perfezione.
Sotto tutta questa lasagna gli sembra di sentire l'odore del sangue.
29 ottobre, Hotel Kempinski
Budapest, Ungheria
08:30 a.m.
Scully si sveglia semi nuda tra le lenzuola di cotone bianco, con la giacca di raso del pigiama arrotolata intorno alla vita, la testa immersa nel cuscino e ciocche di capelli rossi arruffati sparse in tutte le direzioni. Un nodo di coperte si attorcigliato ai suoi piedi ed ha un sonno così profondo che risuonano quattro squilli prima che osi tirar fuori la mano dal calore viscoso del letto e rispondere alla telefonata della sveglia dell'albergo.
- Sono le otto e mezzo, signorina Scully.
Comporre un paio di sillabe e dire "grazie" è uno sforzo epico. Ha la bocca così secca che potrebbe seminare il grano nei solchi della gola. Ha nausea, la sensazione che le gambe non la sosterranno e la sua testa è un enorme vuoto dove il suono si amplifica e rimbomba. Neanche aprire le palpebre è una scelta sensata e quando il telefono suona di nuovo- una bomba ai neutroni nel freddo mattino ungherese- sente l'impulso di strappare il cavo. Invece, tasta il comodino alla cieca, cercando di trovare la cornetta. La stanza si muove, si srotola e si arrotola con il pulsare dei postumi della sbornia. Il mondo va in direzione contraria alle lancette dell'orologio, come una crudele metafora della sua vita.
- Già sono sveglia!-protesta, prima di aspettare di sentire la voce all'altro lato.
Sente una voce familiare.
-Ti hanno mai detto che sei molto irritabile prima di bere il primo caffè, Scully?
Mulder.
No, per favore.
Si rimette distesa con tanta velocità che sente d'avere le vertigini e che vomiterà gli ultimi resti della sua dignità sull'immacolata moquette della sua favolosa suite. Si afferra con forza all'auricolare, come se questo la liberasse da qualche orribile disgrazia. All'altro lato dell'Atlantico, Mulder parla con quel tono di voce che sta a mezza strada tra il rum con lo zucchero e i cuscini di piume. Con gli occhi chiusi e i capelli sul viso, attenta solo alle sue parole, Scully sente che può allungare la mano e toccarlo. Sembra vicino e familiare, come se non fossero passati tra loro gli anni e i segreti. Il peccato e la notte più lunga di tutte.
Sembra il suo Mulder ma ora non sa chi è il suo Mulder.
Sente che può toccarlo ma se allunga la mano, non c'è niente.
-Che ora è?
-Qui è pomeriggio. Là deve essere presto-mormora- Tutto bene? Aggiunge, gocce di preoccupazione in fondo alla sua voce.
Ho scoperto che sei andato a letto con un'altra quando sono stata rapita e mi sento tradita anche quando non ho nessun diritto di pensare a lei come "l'altra". Sai una cosa? Credo che sei andato a letto con Krycek e mi fa male la testa. Ed è meglio che non domandi cosa è successo qui questa notte perché non c'è più rimedio.
Se sta tutto bene? "Bene" è un territorio lontano all'altro lato del mondo.
-Sto bene-mente- Mi hai svegliata nel mezzo di un sogno.
La risata a mezza voce di Mulder evoca tra loro lo spirito dell'intimità.
-Un sogno bello o brutto?-mormora.
Apre gli occhi e intorno a lei la stanza è lo scenario di un crimine. Mini bar saccheggiato. Vestiti buttati sul pavimento. Coperte per terra. Cuscini persi. Vetri appannati. Verità e rimmel. Segreti e champagne. La notte ha cambiato pelle e sotto, ci sono solo sorprese.
In sogno che sembra reale.
-Non so, un sogno strano.- Respira profondamente e cerca di pensare con chiarezza ma è difficile.- Dove sei?
E' vero che sei andato a letto con Krycek e hai approfittato del mio rapimento per fare sesso con una vampira?
-A casa.
A casa.
Seduto sul divano al buio. Ombre verdastre dell'acquario che l'illuminano. Capelli leggermente spettinati per averci passato le dita. Un'ombra di barba dopo vari giorni a lavorare troppo. Maglietta aderente. Jeans con il primo bottone sbottonato per pigrizia. La cornetta in mano, le gambe stese sul tavolino, l'altra mano sullo stomaco, più vicino alla cerniera lampo che al petto, disegnando carezze senza nome.
E' come se lo stesse vedendo attraverso l'occhio invisibile dell'intimità acquisita con gli anni. Che la sua immagine risulti tentatrice, dopo quello che è successo è un castigo.
-Sei ancora a letto, Scully?
Non è giusto che possa parlare così, con una cadenza scura e seduttrice. Per niente, per niente giusto. Soprattutto dopo quello che ha visto questo letto.
-Mulder devo riattaccare.
Il tono della sua voce chiede perdono improvvisamente e senza preavviso.
-Scully, se in questi giorni ti ho dato l'impressione che non ti credo capace di fare questo lavoro…-respira, cambia idea-…è…sono io che non valgo niente quando non ci sei.
Le si stringe il cuore. No, Mulder. Non dire questo.
Ascoltarlo precisamente in questo letto, in questo hotel, dopo questa notte, è avere il peggior senso possibile d'opportunità. Non può pensare, ha bisogno di un poco di solitudine.
All'altro lato del telefono Mulder respira intensamente.
-Frohike sente la tua mancanza.- aggiunge.
Caramello bruciato. Riso con latte e panna calda. La sua voce è burro ed il grugnito tremante dei gatti appena nati. Va dall'orecchio direttamente nel suo stomaco. Si fa gelatina nel petto e scende per il suo corpo sotto forma di calore, provocando una boccata di caldo tra le gambe. Lo sente nel letto con lei. Quella voce. Che dice sconcezze all'orecchio mentre Mulder l'accarezza.
Deve riattaccare. Ora.
La porta di comunicazione tra le due stanze si apre. Doccia fatta, rasato, vestito con una camicia di seta grigio scuro con il collo sbottonato, pantaloni e giacca neri e scarpe da gangster, capelli ancora bagnati ed un intenso profumo d'after shave, Krycek penetra nella stanza, violando il luogo e tutto ciò che c'è in esso. Nel suo sguardo c'è un'arroganza sconosciuta. E venendo da lui, questo vuol dire troppo.
-Mulder, devo fare la doccia o perderò l'aereo.
-Ehi, Scully, indossi la camicia da notte o il pigiama?
Mulder nell'orecchio. Emanando elettricità e calore. Krycek di fronte a lei, che si avvicina al letto. E' intrappolata nel miele di questi due uomini. Ed improvvisamente, tutto quello che è accaduto durante la notte le inonda la mente e si rende conto che tutta la sua vita è affondata nella fossa abissale dell'Atlantico e non ha nessun potere sul futuro.
Krycek la tiene sotto controllo.
-Buongiorno, Dana.
Mulder ha sempre giocato con lei. Mortificandola.
-Scully, sei lì?
Due veleni diversi. Due profumi tossici quando si mescolano. Dentro le lenzuola sente di essere nuda per tutti e due. Krycek aziona il viva voce del telefono prima che lei riattacchi.
-Mulder, aspettaci all'aeroporto con champagne e rose- dice.
E sta parlando con Mulder, chiaro, ma è a lei che non toglie gli occhi di dosso. In realtà, non la sta guardando. Nello stesso modo in cui una tigre non guarda un piatto di latte. Si compiace. E senza che Scully possa evitarlo, una conversazione banale si trasforma un una carambola sul tavolo da biliardo delle insinuazioni sessuali. Tutto tra loro è, su tre binari. Sempre un gioco. La voce di Mulder è pura possessività. Quella di Krycek, è Potere Assoluto in una bottiglia da un litro e mezzo.
- Facciamo una cosa, Alex- ironizza Mulder - Tu t'industri per far sì che ti disinfettino alla dogana e io dirò a Scully che ti metta un guinzaglio, ti porti a passeggiare e ti dia da mangiare.
Il sorriso satanico di Krycek trasforma "guinzaglio" e "mangiare" nelle più grandi delle perversioni che la mente di Scully sia capace d'immaginare. Le si secca la bocca in modo istantaneo e violento.
- Affare fatto, Mulder.
Un milione di doppi sensi in solo tre parole.
Erotismo e violenza. Non esiste differenza tra loro. Sangue e seme, è la stessa cosa. Hanno un debito in sospeso scritto con la saliva. Che vadano a letto insieme o no, che Krycek dica la verità o menta, che differenza fa? Che differenza può fare? Le loro voci stanno nel letto con lei e la sensazione è così fisica che potrebbe allungare le gambe e toccarli entrambi. Dentro le lenzuola. Con lei. Baciandola. Leccandola. Mangiando tutti i suoi segreti tra tutti e due.
Che ti metta un guinzaglio e ti dia da mangiare.
Oddio.
- Arrivederci, Mulder. Pensami quando la porterai tu a passeggiare.
-Come sempre.
E con questo Krycek riattacca senza dare a Scully il tempo per un saluto. La voce di Mulder scivola via per la linea telefonica e restano soli di nuovo. Senza nent'altro tra loro che l'aria, nausee ed il ricordo di quello che hanno diviso. In tutti gli anni in cui lo ha conosciuto, non ha mai visto Krycek cosi soddisfatto di se stesso. Come se stesse per tirarla via dal letto e strapparle i pochi indumenti che ha. Come se stesse per spingerla contro il capezzale con le ginocchia aperte e assaporare tutto il desiderio accumulato tre le gambe senza preliminari né scuse.
Disgraziato.
Non. Lo. Sopporta.
- Krycek, esci subito dalla mia stanza.
Tagliente.
Con le gambe tremanti si alza per andare verso il bagno e riesce a controllare le vertigini. Prima che riesca a chiudere la porta, Krycek la blocca mettendo un piede perché non possa chiuderla e sussurra, facendole rizzare la peluria del viso.
-Non mi darai da mangiare?
Porco.
- Mi tenta di più metterti un guinzaglio.
Lo odia. Ma odia di più se stessa.
Pensandoci bene, no. Odia di più lui.
- Se usi quello che è accaduto in questa stanza per fare del male a Mulder ti ucciderò con le mie stesse mani, Alex, te lo giuro.
Non ha mai parlato così seriamente in tutta la sua vita ed entrambi lo sanno, anche se Krycek finge di non capirlo.
- Chi lo sa. Forse se lo viene a sapere gli interesserà unirsi al nostro gioco.
Chiude la porta con una spinta e quando finalmente si mette nella doccia sente che s'immerge nella profondità dell'oceano. Le costa molta della volontà che ha vestirsi e fare la piccola valigia piena di cose sue che non riconosce più come sue. Sta sul punto di lasciare la piccola scatola ungherese nella stanza ma decide di portarla con se all'ultimo momento. Nella reception, uno dei ragazzi con i bottoni d'oro le sorride con cortesia e chissà per quale motivo surreale tanta amabilità la fa sentire colpevole. L'autunno europeo è freddo ma dalla strada arriva un sole raggiante che brilla troppo vicino all'orizzonte. Krycek esce dall'ascensore mettendosi gli occhiali da sole.
Troppo attraente per il bene comune dell'Umanità.
Prima di uscire, alla reception gli danno una busta gialla della grandezza di un foglio protocollo.
-L'ha lasciata un uomo a nome di suo padre, signore
In ungherese e provenendo da una bocca assassina, "grazie" suona come un crimine impronunciabile.
Salgono sul taxi in silenzio. Scully sente curiosità per la busta ma pesa di più l'orgoglio e frena la voglia di domandare. Che genere di cose si regalano i Krycek? Ottiene una spiegazione laconica anche se non l'ha chiesta.
-Alcune foto di cui avevo bisogno.- spiega, guardandola al di sopra quei maledetti occhiali.- Cose di famiglia. Per un regalo.
Un regalo avvelenato, di questo Scully non ha dubbi.
Il taxi si allontana verso l'aeroporto, per lasciare indietro l'Ungheria e tornare a casa, l'unico posto al mondo che la terrorizza in questo momento. La distanza è l'abisso dell'identità. Tornare è affrontare troppe cose. Sta seduta su una bomba ad orologeria. Sente il tic tac dei secondi e anticipa il suono dell'esplosione quanto farà scoppiare tutto al suo passaggio. Succeda quel che succeda, la fine del mondo è questione di ore.
Mulder aspetta a Washington.
Tutto quello che hanno costruito per sette anni è sospeso nell'aria. Potrebbe traballare. Cadere. Soccombere.
Ed ora che accadrà?
Ed ora che accadrà, Mulder?
**
15 ore dopo
aeroporto internazionale John Foster Dulles
Washington DC
I cartelloni annunciano i voli. Enormi lettere fluorescenti. Decine di lettere gialle girano e cambiano rapidamente per informare degli arrivi e dei ritardi. Londra, Parigi, Houston, Los Angeles, Francoforte. Ci sono migliaia di passeggeri in transito nel terminal, tutti si girano e controllano il loro volo quando passano di fronte agli enormi schermi numerici. Uno di loro porta scarpe che tamburellano per terra, rivelando impazienza. L'orlo del cappotto gli accarezza le gambe. Vicino al taschino posteriore dei jeans porta una pistola con la sicura. Ha una polo dal collo alto per proteggersi dall'imminente tempesta di vento e neve. Quando verifica che il volo da Budapest con scalo a Heathrow è già in uscita dalla porta 23, si gira.
E Mulder cerca tra folla.
I suoi piccoli occhi inquieti sembrano verdi quando si avvicina la sera. Un'ombra di barba dopo un giorno di lavoro. Una lieve traccia di profumo maschile. Impaziente. E' difficile comprendere l'alchimia del suo volto e classificare ciò che lo rende attraente. Cosa fa perché la gente lo guardi mentre lui l'ignora?
E' l'ora di punta nel terminal.
Molti visi, troppa gente, passeggeri che vanno e vengono. Nessuno è lei.
Porta 23.
Sta lì.
Passi studiati, vestito pantaloni e giacca blu mare, metà capigliatura che le dondola sulle spalle stanche, sguardo bello e occhiaie. Si distingue tra la folla come se fosse l'unica cosa pulita in un mondo che ha dimenticato che cosa sia la tenerezza.
Quando Mulder la vede uscire, sente calore sul viso e la gola secca. Non è capace di evitare un sorriso infantile. Lei cammina sempre come se il suolo fosse qualcosa di fragile e stesse sul punto di rompersi. La vede e il mondo rimane in silenzio. Prega perché i loro sguardi s'incontrino perché in questo momento, quando Scully gira la testa, esamina la gente che ha vicino e finalmente, come se intuisse dove sta, lo incontra faccia a faccia, tutto si riempie d'elettricità.
Tutto.
L'aeroporto si accende. I pannelli d'informazione, i banconi, le piste e la torre di controllo. Il suo cuore s'accende. Sembra stanca, con il vestito sgualcito e un mezzo sorriso di profondo esaurimento. E qualcos'altro, un altro tipo di stanchezza che Mulder non è capace d'identificare. Odora d'aereo e notti europee.
Vuole toccarla ma frena l'impulso con la routine degli anni. Invece d'abbracciarla, fa una battuta . E' abituato.
-Pensavo che non saresti arrivata a tempo per evitare il grande disastro.
Scully sembra allarmata.
-Cosa?
- Prendere il taxi a quest'ora- chiarisce- ti sarebbe costato tre ore almeno.
C'è un evidente sollievo nella sua espressione quando mormora"chiaro, un taxi" e respira profondamente, abbassando lo sguardo che a Mulder non è mai parso così cristallino. Scully è troppa bellezza in una boccetta così piccola. A volte, quando la vede dopo un certo tempo senza la sua dosi di "stare con lei", la sindrome d'astinenza è così dura che sente spasmi di nostalgia nel cuore.
Abbassa la testa per parlarle. Se la tiene vicina, tutta questa Scully solo per lui, l'aeroporto tace e sfuma. Restano solo loro. Respiro contro respiro.
-Mi hai portato un souvenir?-mormora
Silenzio e lei sembra sul punto di dire qualcosa. Ma cambia idea immediatamente. Si allontana e assume una portamento più professionale. Non è fredda, ma emana distanza e Mulder sente un soffio di delusione.
-No, ma ho portato alcune sorprese-assicura
E' la prima volta da anni che Mulder non può leggere dietro questo velo invisibile che nasconde qualcosa nel suo sguardo.
E' ancora arrabbiata?
Che succede?
Non ha tempo di rispondere a nessuna delle sue domande. La folla ha spasmi, l'aeroporto pulsa e si contrae. I terminali continuano a sputare passeggeri come un mostro che restituisce i resti di una lunga digestione. L'ultimo ad attraversare la porta 23 è un uomo con un impeccabile vestito nero. Mascella stretta, capelli che sembrano sempre appena tagliati, tratti brevi ed affilati. Uno sguardo che scruta in tutte le direzioni, emanando un senso di paranoia. Minaccioso per chiunque non lo conosca.
Mulder lo conosce troppo.
Tre giorni con Scully in Ungheria. L'irrita che li abbia potuti dividere con chiunque che non fosse lui. Ma l'irrita di più che li abbia divisi precisamente con Krycek. Alcune ore fa lei si svegliava nel cuore dell'Europa e questo bastardo stava nella SUA stanza. Alle prime ore del mattino.
Stronzo.
Ha voglia di orinare per marcare il suo territorio.
- Primo il cagnolino cannibale e ora questo. Scully, devi portarti dietro tutti i cuccioli che trovi in giro?
Krycek ha sempre una risposta a portata di mano. Il loro è un duello verbale di pistole.
-Io sono il cane? Ma se sei tu che muovi la codina ogni volta che l'accarezzo.
Scully cerca di non arrossire ma sente un'improvvisa andata di calore sul viso.
Dopo la sua fuga ungherese, la routine abituale d'allusioni e battute aggressive made in Mulder/Krycek le sembra più difficile da sopportare. Sono qui. Promesse di violenza che non si realizzano mai e riempiono il terminal d'energia mascolina. E lei catturata in un gas tossico che potrebbe essere ambrosia mortale.
Avanzano tutti e tre insieme tra la folla. Mulder non si separa da Scully, cerca di ridurre fisicamente la distanza che lei l'impone. Krycek cammina un passo indietro, chiudendo un angolo matematicamente impossibile. Fanno passi così fermi che la gente si scosta quando li trova sulla sua strada. Fanno sì che si girino le teste dei passeggeri e che si girino gli sguardi per seguirli per alcuni metri.
Camminano sempre a rallentatore, ad una velocità diversa dal resto dell'Umanità.
Ognuno di loro potrebbe fermare il traffico da solo. Insieme, sono troppa bellezza per un solo quadro. C'è una componente nel loro modo di muoversi. Strisciano sul tapis roulant. Armati sotto i vestiti. La salvezza del mondo e perdizione delle loro anime, tutto è in gioco.
Tutto.
Scully si sente catturata.
- Abbiamo qualcosa di nuovo sui replicanti, Mulder. Ci potremo vedere prima dell'orario d'ufficio.
Mulder la sente diversa. Si accordano per le sette e mezzo in ufficio, prima che incominci una nuova riunione sulla sicurezza con Skinner. Krycek cerca di guadagnarsi la sua attenzione, sfidandolo costantemente ad una battaglia dialettica. Continua ad essere un enigma.
-Ed a pensare che mi perderò tutto questo divertimento, le levatacce e il buon Skinner con le sue interminabili riunioni. Perché ho lasciato l'FBI
Sa che Mulder non resisterebbe mai a non misurarsi con lui.
- Perchè ti avrebbero accusato di cospirazione contro la sicurezza nazionale, spionaggio e omicidio di primo grado.
- In ogni modo ancora una settimana a mangiare in quella caffetteria e avrei dovuto dimettermi.
Sulla porta del parcheggio Krycek saluta senza tante cerimonie. Quando Mulder si allontana di alcuni metri per pagare alla macchina automatica, approfitta per chinarsi verso Scully, sfiorarle il bordo dell'orecchio con le labbra e farle rizzare la peluria dicendo.
- Dovrebbero inventare una vaccinazione per resistere a voi due.
Scully non lo guarda quando va via. Non osserva con la coda dell'occhio i movimenti del cappotto che gli dondola sul corpo man mano che accelera il passo. Quando sta per entrare in macchina, Mulder mette un braccio su un posto che considera suo, alla fine della schiena, la sua schiena. Non è sicuro ma gli sembra di sentire un brivido caldo prima che lei si scosti delicatamente. Deliberatamente.
Emana un calore freddo. Una fusione sconosciuta nell'aria gli trasmette un presentimento che non riesce a definire con le parole. Quando le domanda se si sente bene, ovviamente, riceve l'unica risposta possibile.
-Bene. Un poco stanca, è stato un viaggio lungo.
Per lui anche. Tre notti solo, in un appartamento vuoto con troppe ore da riempire. Tutte le ore si riempiono sempre di lei. E' abituato ma fa sempre un poco male.
Si allontanano dal parcheggio con la radio accesa e ascoltano la previsione di un temporale per le prossime ore. L'annunciatore parla con un esperto del Centro Nazionale di Meteorologia. Le previsioni dei satelliti sembrano indicare che un'ondata di freddo polare sta scendendo lungo la costa Est e raggiungerà la città in un paio di giorni. L'inverno annuncia le prime ore del futuro. Il conduttore della trasmissione avverte che le acque potrebbero gelarsi, le case in periferia restare isolate e le strade chiuse.
I segni annunciano l'ultimo giorno. Suonano le trombe di Gerico.
- Sarà l'inverno delle nostre vite, amici. Rimanete in casa per la fine del mondo- annuncia il conduttore, bramendo una risata che cerca d'essere amichevole e risulta poco sincera.
**
Nella caffetteria dell'aeroporto, un mendicante dei tanti che riempiono le stazioni e i terminali, chiede denaro con un recipiente metallico e una litania biblica.
Anche lui condivide la previsione del tempo.
- E' la fine del mondo- annuncia- Dobbiamo pentirci ora!
Quando Krycek gli passa accanto, lancia una moneta per aria e cade nel recipiente, cantando vittoria. Il mendicante ha occhi febbrilmente folli e ringrazia attraversandolo con uno sguardo malato. Dopo l'ignora e continua a parlare, preso nel racconto del suo testamento apocrifo, annunciando che Satana commina già tra gli uomini e le porte dell'inferno sono aperte.
Se lui sapesse.
Alla porta del terminal numero uno, una macchina aspetta Krycek. Una limousine ampia, di un nero brillante. Con targa diplomatica e tappezzeria di lusso. Tira fuori la busta da una valigetta da viaggio. Ci sono delle foto dentro e gli sta bruciando nella mano da Budapest.
Seduta sul sedile posteriore, bionda come una canzone degli anni cinquanta, l'aspetta Marita.
-Che devo fare?- domanda.
Gelidi occhi azzurri, capelli raccolti per evitare qualsiasi traccia di dolcezza. Si sforza tanto a perfezionare il suo prototipo di bionda alla Hichcock che ci sta riuscendo.
Il piano è semplice. Telefonare. Concertare un appuntamento. Dargli le foto. Non rispondere a nessuna domanda. Esigere che venga solo.
-Vorrà raccontarlo a Scully ma non puoi permetterglielo.
Marita gli deve un favore ed è ora di pagare. Sembra sorpresa, come se si fosse aspettata un prezzo più alto. Solo foto da consegnare. Non è molto.
- Pensavo che mi avresti chiesto qualcosa di peggio.
Krycek sorride. Umorismo amaro come il fiele.
- E' evidente che non hai visto le foto.
- Sospetterà che mi mandi tu, Alexander.
Fredda come il ghiaccio. Una volta riuscì a riscaldarla e lui s'immerse nel suo sesso, come una stalattite bruciante nel centro della terra. Ora, l'unica cosa che l'unisce a lei è il ricordo del passato morto. La partitura senza musica di un "ieri"
-Per sospettare bisogna pensare, quando un uomo pensa con il cazzo, agisce solo. Non ti ricordi? Me lo hai insegnato tu.
I rimproveri puzzano sempre come carne putrida.
La macchina esce dall'aeroporto lentamente, scivolando per la strada con dolcezza vellutata. Ruggendo con eleganza. Viaggiano sul sedile posteriore. C'è uno specchio di vetro tra loro e l'autista. Li isola dal mondo. Avanzano tra gli ultimi strascichi del temporale in una bara metallica. Quando Marita apre la busta, c'è una dilatazione di sorpresa nelle sue pupille e un gesto di disprezzo nella voce. Sembra schifata.
-Ci deve essere un limite a giocare con la gente, Alex.
-Se un giorno lo trovi, avvisami.
-Credi che questo sia un gioco?
Una volta Krycek sentì una frase brillante da un bastardo figlio di grandissima puttana. Una grande frase.
-Tutto è un gioco.
Così come le ha ordinato, Marita fa la telefonata il mattino dopo, cercando di non pensare al disprezzo che sente per sé stessa. Quanto prima paga il suo debito, meglio è.
-Agente Mulder. Sono Marita Covarrubias. Ho qualcosa per lei.
Mai potrà dimenticare le ultime parole di Krycek in quella macchina senza salvezza che porta ad una strada chiusa chiamata apocalisse.
- Una volta che Mulder avrà le foto resta solo da aspettare il Messia.
Nemmeno dimenticherà mai la faccia di Fox Mulder al vedere le foto, un paio di giorni dopo. Per la sua espressione d'orrore all'aprire la busta, Marita suppone che la conclusione che Krycek aspetta, qualsiasi essa sia, sta sul punto di scatenarsi.
La fine del mondo è un fatto.
Krycek e quella donna. Se sono rimasti registrate a fuoco nella sua memoria, come avranno potuto colpire queste foto Mulder?
Resta solo aspettare e pregare. Per disgrazia, Marita ha la sicurezza che da tempo Dio ha smesso di ascoltare gli uomini.
**
3 novembre
Due notti dopo
Washington DC
La previsione si realizza.
La notte del 3 novembre si scatena la prima tempesta.
Il distretto federale affronta l'attacco violento della nevicata. E' il ciclo delle cose. E' tempo che gli uomini affrontino la battaglia per la sopravvivenza e facciano fronte all'inverno che minaccia di devastare la terra. La maggior parte della gente si rifugia nelle loro case e restano solo sull'autostrada gli spazzaneve ed i pompieri. La polizia ed alcuni disperati che cercano di arrivare quanto prima a casa. Guidano piano, facendosi strada tra la bruma e la nebbia.
Tutti tranne la macchina di Mulder. Un lampo nella notte, la sua auto viaggia come un sibilo, graffiando l'autostrada alla velocità del suono. All'interno, gli specchietti retrovisori gli restituiscono l'immagine di un uomo che riconosce appena. Non c'è la radio accesa. Nemmeno il cellulare. Scully chiamava con insistenza ogni mezz'ora e si è stancato di sentire le telefonate a cui non pensa di rispondere. Si crogiola nel silenzio. La macchina è il suo sarcofago. Sul sedile del copilota ci sono le foto. Non pensa di guardarle di nuovo.
E' finita.
Non è tempo di punirsi, ma di punire.
E' tutto semplice e chiaro.
Ricorda ancora l'esatta direzione per l'appartamento di Krycek, anche se è stato lì solo una volta. Sei mesi prima. Quando suggellarono il loro infame patto di sangue con lui. Fu un errore, è evidente. Ma non importa perché ora non può tornare indietro e perché presto si farà ripagare l'errore col sangue.
Gli brucia tutto il corpo.
Ha un piano. Bene elaborato. Quando era piccolo gli piacevano i giochi di strategia. Risiko, gli scacchi, Monopoli, la dama. E il maledetto Stratego. Immaginare la giocata, anticipare le possibili mosse dell'avversario, tessere una rete di possibilità e collocare i pezzi per stare due passi avanti al nemico. Gli piaceva farlo. Quando era già grande per giocare e Sam era scomparsa, si coricava nelle notti d'insonnia e giocava contro se stesso. Immaginando quello che lui avrebbe fatto e come poteva anticipare le mosse di Sam. Era bravo a fare piani. Lo è ancora.
Ha molta immaginazione. Troppa, direbbe qualcuno.
Questo piano è molto semplice ed è qui che sta la sua bellezza.
Per prima cosa si servirà del sangue di Krycek in una coppa di champagne.
Poi ha programmato il suo momento con Scully. Il SUO momento. Sette anni aspettando. Sette anni di sguardi e momenti interrotti. Sette anni a tirarsi indietro quando tutto diventava intimo e caldo. Sette anni rispettandola troppo per forzare le barriere invisibili. Sette anni.
E' finita.
Dovrà aspettare un poco perchè Scully è da Melissa e torna da Harrisburgh domani. Ma non fa niente. Non ha fretta, può aspettare. Aspetta da sette anni senza quasi esserne cosciente, non gli importa di ritardare il momento che è stato sempre inevitabile ancora un poco. Entrerà nel suo appartamento e aspetterà Scully al buio. Quando lei attraverserà la soglia, non le parlerà delle foto. Neanche a parlarne. Lei già sa quello che ha fatto e lui non può digerirlo, che senso avrebbe parlare? E nemmeno le racconterà le fantasie su di lei che ha avuto per anni e che ora si sono incrinate per colpa di queste foto, esplodendo nell'immensità come un cuore di cristallo. Perchè farlo? Queste non sono più le sue fantasie.
Anche se le ricorda ancora. Vividamente.
Scivolare su di lei dolcemente in una notte d'estate, in un motel lungo la strada senza aria condizionata. Corpi sudati che gemono insieme. Dividere la doccia di casa sua nelle prime ore del mattino e insaponarle tutto il corpo. Metterla a pancia in giù sul letto per farle un massaggio. Quando sta rilassata, separarle le gambe molto piano e massaggiarne l'interno con le dita. Leccarla dalla testa ai piedi fino al tallone, dalle caviglie alle ginocchia, dalle cosce alle piccole labbra. Sedurla con le parole. Parlarle all'orecchio mentre lo fanno al buio, di notte, in un angolo del tavolo della cucina. Muoversi in lei per la prima volta, morbido e piano, rigido ed umido.
Molte fantasie. Per molti anni.
Panna montata sul bordo della scollatura e sullo stomaco. Mangiare piano. Biancheria di merletto, mutandine di seta, lenzuola di satin. Bere champagne dalla sua bocca. Alzarle la gonna sul pianerottolo di casa, abbassarle le calze, toccarla con un solo dito mentre si baciano senza prendere fiato. Farlo in piedi nell'ascensore dell'ufficio senza svestirsi. Giarrettiere raffinate, trucco sciolto, rossetto rosso.
Sette anni di fantasie. Ha molta immaginazione. E ha avuto molto tempo a sua disposizione.
Ora non hanno senso. La donna di queste fantasie non esiste più. Quella donna era sua e quella delle foto non lo è. Non può essere. Civetta ma distante, sensuale ma composta. Femminile ma essenziale. Quella era sua. Voleva compiacerla, amarla quando fosse stata pronta, quando LEI fosse stata pronta. Voleva sedurla. Per cosa sono serviti tanti passi avanti e tanti passi indietro? Per vedere come finiva con un altro. Quella della foto non è la sua Scully.
Questa è un'altra. Sfrenata, sudata, carnale. Con un altro. Con Krycek.
E ora che succede?
Bella domanda.
Bene, almeno ora capisce la sua freddezza al ritorno dall'Ungheria. Tutto risulta, improvvisamente, chiaro e semplice da capire. E' stato abbastanza idiota da non essersene reso conto prima perché aveva notato qualcosa di strano dalla conversazione telefonica. La sua voce suonava tesa all'altro lato dell'Atlantico. Aveva pensato che fosse diffidenza. Non aveva capito che era colpevolezza.
Guida sempre più in fretta. Biforcazione. Strade chiuse. Deviazioni. Prende l'uscita dell'autostrada, pagando il pedaggio senza salutare il casellante. Senza guardarlo. Affonda nel suo rancore e ogni volta che tenta di respirare, l'unica cosa che ingoia è rabbia. E' cieco a tutto ciò che non sia auto distruttivo. Forse ha voglia di piangere ma semplicemente non può.
Se c'è un'altra Scully, forse c'è un altro Mulder.
Un uomo che non rimarrà tranquillo quando dice " ti amo" e tutto quello che ascolta è " ci mancava anche questa"( versione spagnola). Un uomo che non metterà il suo cuore su un vassoio confessando che LEI NON GLI DEVE NIENTE, per poi accontentarsi di una stretta di mano. Un uomo che da voluto essere migliore per lei. Ogni giorno. Per poterla meritare. E cosa ha voluto lei? Lei, che esigeva che fosse migliore ogni giorno? Andare a letto con il cattivo ragazzo.
Bene, ora va bene. E' nato un nuovo Mulder.
E questo Mulder non cercherà di compiacerla, né rispetterà le barriere della razionale Scully sapendo che sono sette anni che si desiderano. Non la sedurrà piano, cercando di convincerla che potrebbe funzionare. Non permetterà che insetti ed un eccesso di prudenza attraversino la sua strada. Non la sedurrà, perché sono sette anni di seduzione e non gli sono serviti a niente. Quello che ha in mente non ha niente a che vedere con la seduzione. Non le piacciono i cattivi ragazzi?
Molto bene.
Perfetto. Perchè la desidera ancora, questo è evidente. Ora più che mai e con un'urgenza sconosciuta. Questa notte più che in nessun' altra notte. Non è possibile che altri uomini abbiano desiderato così perché sarebbero esplosi nei pantaloni. Gli fa male la pelle.
Ma un piano è un piano.
Prima farla finita con Krycek.
E poi mettere fine a quello che ha con Scully.
Ognuno a suo modo. Due modi un poco diversi. Ogni cosa a suo tempo.
Parcheggia con noncuranza nella strada deserta in cui vive Krycek. Quando chiude la portiera della macchina il colpo di vento gli taglia il viso ma non riesce a raffreddarlo. La notte si chiude come una busta sigillata che conserva un segreto che nessuno vuole ricordare.
Una volta ha letto in un trattato sul vampirismo che la consistenza fisiologica del sangue e del seme è così simile che il sapore risulta quasi identico. Allora gli era sembrata una buona metafora dell'unione letteraria e freudiana tra violenza e sesso. Gli sembra ancora. Più che mai.
Sangue. Sesso. E' sordo a tutto ciò che non sia primitivo e basilare. La civiltà non esiste. E' il primo uomo all'alba del primo giorno. Solo istinto.
Irrompe con un grimaldello nell'appartamento di Krycek e si siede nell'oscurità ad aspettarlo. Tutto ciò che sta nella sua mente è lei. Deve strapparsela dal sangue. Dimostrarle che avrebbe potuto essere lui. Quelle foto. Avrebbero potuto essere loro due. Avrebbe potuto essere migliore. Sarebbe stato migliore. Il migliore. Il meglio.
L'ha desiderata prima. Per anni. Un desiderio denso con cui aveva appreso a vivere. Una malattia cronica che faceva male tutto il tempo ma alla quale si era abituato. Ora è un'altra cosa.
Ora ha bisogno di mettere fine a tutto.
Addio all'erotismo, ai preamboli, alle carezze e ai dubbi. Addio a chiedere permesso, addio ad aspettare, addio a tentare di capirla, addio alla ragione, addio ai baci che s'interrompono, addio. E' inverno. Selvaggio, senza compassione, senza preoccupazione.
Tutto quello che può pensare è che salderà i conti in sospeso con Krycek.
E poi Dana Scully già può pregare in tutte le lingue che conosce, tutti gli dei che sono di guardia perchè la scoperà fino che le sanguini il cuore come sta sanguinando a lui.
Risuonano i tuoni. Raddoppiano i tamburi dell'inferno.
**
Geometria: parte della matematica che tratta dell'estensione, della sua misura, delle relazioni tra le dimensioni e dei modi di esprimerle con le misure.
Dana Scully. Fox Mulder. Alex Krycek.
Estensione. Misura. Dimensione. La geometria delle relazioni è il lato oscuro della matematica del cuore.
Una volta, Mulder e Scully sono stati la linea più breve tra due punti. Sono andati avanti in parallelo e sono finiti a girare per cercare la diagonale nella quale finiranno per incontrarsi. Tutto tra loro aveva senso. Un significato sferico, senza principio né fine.
Krycek. Un elemento esterno. E la geometria si è adattata a loro sotto forma di triangolo. Equilatero, isoscele, scaleno. I loro angoli sono andati restringendosi fino a che è stato impossibile calcolare i gradi.
Ora, perfino il triangolo si è distrutto, attanagliato dalle tensioni interne ed esterne. Resta solo da definire quale figura geometrica comporranno in futuro.
Dana Scully. Fox Mulder. Alex Krycek.
Chi nascerà dalle ceneri. Chi non tornerà a sollevarsi.
Ci sono forme che non si possono esprimere con misure esatte. Dimensioni che sfidano la geometria. Certe combinazioni sono matematica del caos.
**
3 novembre
Washington DC
09:50 p.m.
Il temporale spiana la città.
Questa notte Washington potrebbe essere la Siberia, Krasnoiarsk o Mosca. Il freddo letale che attanaglia le ossa e minaccia di distruggere al suo passaggio qualsiasi speranza, ululando tra le macchine e le case illuminate, potrebbe essere una metafora della crudeltà degli dei. Niente sembra avere forza sufficiente per resistere a quello che si avvicina e gli alberi si piegano verso il suolo mossi dal vento misto a neve.
Tutti i russi sanno che l'inferno non è fuoco e calore, caldaie e fiamme, ma un'interminabile steppa gelata.
Krycek fa fronte al freddo con il collo del cappotto alzato ed entra nel suo palazzo di appartamenti senza portiere scuotendosi la neve di dosso. Nell'ascensore, le pareti dello specchio moltiplicano la sua immagine all'infinito. Migliaia di specchi che riflettono mille miraggi. Nessuna immagine è più reale delle altre.
Respira profondamente mentre mette la chiave nella serratura.
Vede l'appunto per terra prima di fare un passo.
" Le cose cambieranno". Scritto con impazienza, la parte alta delle "L" e delle "B" mostrano sintomi di una pazzia febbrile.
Lo legge in un attimo, prima di sentire un colpo violento dietro la testa. Qualcosa che potrebbe essere il calcio di una pistola gli fa sentire fitte penetranti di dolore addirittura dietro le cavità oculari. Acute iniezioni di dolore penetrano nel suo organismo come veleno. Prima che possa reagire e quando ancora non è riuscito a gemere per alleviare la prima ondata di dolore, sente che qualcuno gli separa le gambe da dietro e cade a terra in ginocchio, con un colpo sordo che lo porta a stringere la mascella.
Ha la disgrazia di mordersi qualcosa di morbido che potrebbe essere la lingua, stretta tra i denti e gli si riempie la bocca di sangue ad ingoiare la sua stessa carne.
Cazzo.
Un dolore sismico.
Alle sue spalle, scatta la sicura di una pistola con un click metallico e dolce.
- Alzati.
Nella penombra vellutata e tenue dell'appartamento senza mobili di Alex Krycek, riconosce una voce più profonda delle redici del subcosciente. Ha un peculiare accento d'odio secco che era sempre rimasto due metri sotto terra ed ora sta lì, affilato e affamato, in ognuno dei suoi respiri.
E' Mulder, il profeta che si è annunciato.
Si mette in piedi con sforzo. La canna metallica della pistola è un freddo bacio sulla nuca.
La scarica d'adrenalina è intensa come il dolore. Lo riempie di combustibile come il motore che vuole partire ma che è legato a catene che gli impediscono di muoversi.
- Girati.
Lo fa più piano che può e controllando il respiro perchè dolga meno il colpo successivo. Faccia a faccia, finalmente. Con lo sguardo iniettato di sangue ed una durezza sconosciuta, Fox Mulder non sembra un altro uomo.
Al contrario.
Sembra l'uomo che Krycek ha sempre intuito nelle parole taglienti ed i pugni casuali che hanno diviso per anni. Senza speranza e fede in se stesso, consumato dalla rabbia, rinato dalle fiamme della gelosia. Senza essersi rasato e senza dissimulare nello sguardo la violenza che sempre l'ha circondato, alla fine sembra disposto a scaricare sugli altri quel castigo che ha sempre desiderato per lui.
Qui sta. Il Mulder che non è migliore di lui. Il gemello delle ombre all'altro lato dello specchio. Mulder senza nient'altro che non sia carne e violenza. La sua opera d'arte. Suo fratello maledetto.
La bocca della pistola gli punta la faccia. Mulder ha ardenti occhi verdi e gli trema la mano. Gli trema il labbro inferiore quando stringe i denti.
- Mi sparerai?
La sua risposta è un sinistro. Un colpo rapido contro la mascella come una marea furiosa che sta sul punto di fargli saltare un molare.
Non può evitare un gemito. Tutta la metà sinistra del suo viso sta bruciando. Sente sotto la pelle l'enorme livido che si sta formando e il sapore familiare del sangue in bocca. Ossido, terra, lacrime. Il sangue ha il sapore quasi identico al seme. Sa di maschio. Di Mulder. Di lui. Di loro.
Uno strappo ai baveri e sta di nuovo in piedi, senza restituire ancora un solo colpo.
- Sai cosa mi ha sorpreso quando sei tornato da Budapest, Alex?
Biascica tra i denti."cosa?"
-Che non mi avevi portato nessun regalo.
Gli fa atterrare il ginocchio nello stomaco e cazzo, deve piegarsi in due perché, merda, cazzo, merda, lo stronzo di Mulder ha più forza di quello che sembra a prima vista, accidenti. E' come se in passato, avesse utilizzato solo la metà del suo odio e avesse un nuovo combustibile che alimenta i suoi muscoli.
- E' stato un bruttissimo particolare, Krycek.
Non può quasi aprire gli occhi. Gli fa male il respiro, ha la lingua tumefatta. Mulder non sembra nemmeno stare lì. Assente, respirando in modo agitato senza mollare la pistola. Pensa ad ogni colpo, facendo si che digerisca ogni pugno prima e dopo.
Ogni volta che Krycek articola una parola ingoia saliva e sangue.
- Volevo portarti del patè, ma so che non ti piace.
Cattiva idea aver aperto bocca. Il commento mette fine alle riserve di pazienza del suo avversario. L'ultimo spiraglio di sanità di Mulder brucia e muore. Dalle ceneri, appare in tutta la sua gloria il pazzo che sempre Fox Mulder porta dentro. Non ci pensa due volte. Lo sbatte contro il muro e lo spinge contro con forza. Non una volta. Non due. Tre colpi violenti, fino a che ode lo scricchiolio delle ossa e la soddisfacente sinfonia del cranio che sbatte un paio di volte contro lo stucco della parete.
Krycek riceve sempre i colpi. A Mulder sempre ha fatto male di più. Contro il muro. Sta rivivendo l'inferno del gulag siberiano, anni addietro.
- Non preoccuparti, Krycek, alla fine mi hanno fatto un regalo da Budapest.
Un altro colpo contro il muro. Mulder non parla, sputa ogni parola.
- Delle foto, ci credi?
Prima di articolare una risposta, il rumore secco della fronte di Mulder contro la sua lo fa gemere dalle viscere.
- Era una domanda retorica, imbecille.
Odora come Mulder. Parla come Mulder. Suona come Mulder. Ma questo tizio è un altro Mulder. L'altro Mulder. Sta quasi sul punto di sorridere. Malgrado il dolore fisico, non cessa di essere una vittoria averlo messo in questa situazione. C'è solo una cosa che non cambia. Furioso o no, questo tipo non sa smettere di parlare.
- Forse dovremmo andare insieme in Pennsylvania a trovare le sorelle Scully e proiettare queste foto come diapositive. Cosa te ne pare?
Tutti i colpi stanno incominciando a diventare lividi. Gli pulsano a distanza e puzzano di debiti in sospeso.
-E' un'altra domanda retorica?
Lo tiene immobilizzato contro il muro, i loro volti sono così vicini che la violenza risulta più intima e non c'è una goccia di sangue che non abbia il sapore delle lacrime. Mulder ansima come un animale, con i capelli e l'anima scomposti, sull'orlo dell'omicidio o del suicidio, è difficile da distinguere. Sull'orlo delle lacrime, probabilmente. Ci sono pochi uomini a cui sta bene la pazzia.
La disperazione è un vestito fatto a sua misura.
- Che cazzo vuoi, Krycek- Ogni sua parola rimbalza in tutti i colpi del corpo di Krycek, in tutti gli angoli dove si rassomigliano e in tutti quelli in cui sono ancora diversi.
Tra i denti, riesce a sputare qualcosa che lo sta martirizzando da anni. Che vuole? Che domanda stupida e tipica di Mulder. Importa poco quello che lui vuole. Ha sempre importato poco.
- Non è questo il punto, Mulder.
Viso contro viso, il corpo di Mulder lo schiaccia contro di lui. Lo trattiene come un verme e fa più male questa intimità che tutti i colpi. Si spingono e si oppongono con forza, si scontrano come sottomarini nelle profondità e ogni colpo accentua il dolore di Krycek. Più di qualsiasi altro pugno, gli fa male quello sguardo che in passato, è stato ironico o frustrato o sognatore o curioso e che per una volta, questa notte, in quest'appartamento, è solo tormentato.
Solo questo.
-Non è stato mai questo il punto.- Sudano e respirano contro il muro. La violenza è l'unico linguaggio in cui veramente si capiscono.- Il punto è che cazzo vuoi tu, Mulder. Questo è stato sempre il punto.
Il rumore dello sparo è assordante.
La tempesta non ha pietà.
**
In questo stesso momento
casa di Melissa Scully
Harrisburgh, Pennsylvania.
10.00 p.m.
- Missy, qualcosa va male.
La casa di Melissa sta in un rione gradevole. Passano poche macchine, c'è sempre posto per parcheggiare e i bambini dei vicini possono giocare tranquilli. C'è un piccolo supermercato vicino e un buon accesso dalla strada verso il centro. La casa è spaziosa ed ha una cucina con un finestrone enorme da cui pendono due felci umide. La porta anteriore dà in un piccolo giardino circondato da una staccionata bianca e da lì, alla strada. Dietro, un altro spazio con un prato che serve più da ripostiglio e a cui si accede attraverso la piccola porta della cucina. Nel forno e per evocare gli spiriti dell'infanzia, Melissa Scully inforna lasagne e biscotti.
E' tranquillo e gradevole.
Scully sa che qualcosa va male.
Lo sente nella pelle che tira e nel vuoto dello stomaco. E' tutto il giorno che sta chiamando Mulder, ufficio, cellulare, casa. L'ultima volta ha lasciato che il cellulare suonasse finchè non si è scaricata la batteria. Non è normale che Mulder non abbia risposto né a telefonate, nè ai messaggi della segreteria telefonica. Non è normale e basta.
Melissa si concentra sulla televisione e lava i piatti facendo attenzione alle notizie. Il tramonto è morto da tempo e la luce della cucina è tenue, arancione. Dà ai capelli di Melissa una sfumatura più rossiccia del solito. Incominciano a cadere contro il vetro le prime gocce di pioggia. E' l'inizio della tempesta che deve star cadendo su Washington.
Scully non può smettere di muoversi da un lato all'altro. Inquieta, angosciata.
Qualcosa va male.
- Lascerai un solco sul pavimento se continui a camminare tanto. Sei ancora preoccupata per lui?
- Melissa, non puoi capire. Se Mulder non ha il cellulare a portata di mano è perchè è ferito o incosciente o infettato da un virus mortale.
Sente che si rizza la peluria sulla nuca, una tensione sulla pelle e un'inquietudine ogni volta più grande alla bocca dello stomaco. Perfino le notizie della tele l'angosciano ed aumentano la tensione. Non può passare la notte lì, deve tornare a Washington.
- Gli succede qualcosa- mormora , più per lei che per sua sorella.
Melissa lascia per un secondo i piatti, tira fuori le mani dalla schiuma e la guarda con quell'espressione che vuol dire" sorellina, ti conosco"
- A lui o a te?
Ah, no. La psicologa fanatica che fa la sua apparizione, no. Scully sente la tentazione di inarcare il sopracciglio anche con lei ma si trattiene.
- Dana, sei arrivata da un viaggio da due giorni e ancora non gli hai raccontato tutto quello che hai raccontato a me. – afferma. Con quella sua sorprendente serenità.- Forse ora sei preoccupata perché t'angosciano tutti questi segreti.
Forse.
Ha trascorso due giorni a parlare con Mulder unicamente ed esclusivamente delle sue ricerche e unicamente ed esclusivamente quando evitarlo risultava troppo evidente. Ha fatto più autopsie che mai, più consulti a Quantico che mai. Ha evitato ogni contatto con lui e con le conseguenze dei suoi atti.
Ed ha anche letto il rapporto sul caso della presunta vampira una mezza dozzina di volte. Non ha trovato niente che la facesse sentire meglio.
- E' vero. Mi angosciano tutti questi segreti. Mi angoscia ciò che ho fatto e come potrebbe reagire Mulder se lo sapesse.- Parla più veloce del solito, trascina le parole.- Mi angoscia quello che lui ha fatto o credo che abbia fatto e mi angoscia non poterlo perdonare per questo. Mi angoscia non sapere se realmente conosco quest'uomo e mi angoscia d'aver fatto l'ultima cosa che avrei dovuto fare per conoscerlo- conclude, ogni volta con un tono di voce più acuto e il respiro ansante- ma ora non si tratta di questo, Melissa, si tratta che non risponde al telefono e non ha niente a che vedere con l'angoscia che io posso sentire.
Ha un milione di scenari nella mente che spiegano quale disgrazia possa essergli accaduta.
Missy si asciuga le mani, appoggiata al lavello. Ha un maglione a collo alto che abbraccia il contorno del viso. Ed è testarda come una mula. Questo non è cambiato negli anni.
- So che non vuoi pensarci ma forse non vuole parlare con te. Forse, Dana, si è reso conto che succede qualcosa. Forse n'è venuto a conoscenza e ti sta evitando.
Prima che replichi" e come n'è venuto a conoscenza" la risposta accorre nella sua mente e le parole di Melissa non fanno altro che ripetere il suo eco.
- Dana, non credi che Alex possa averglielo detto?
No, impossibile. No. Nega con la testa perché non può essere. Krycek sa che è un uomo morto se gli dice qualcosa. Ed invece, mentre si affanna a non credere, si affretta anche a mettersi il cappotto e cercare le chiavi nella borsa.
- Perché avrebbe dovuto farlo?
Lo domanda a se stessa a voce alta e si pente d'averlo fatto perchè le vengono in mente troppe spiegazioni non tranquillizzanti.
Per farlo arrabbiare. Per farlo infuriare. Per irritarlo.
Per distruggerlo. Per averla vinta. Per dimostrare che lo ha vinto dove più gli fa male.
Per competitività.
C'è una possibilità che la terrorizza particolarmente.
Perché lo hanno mandato per finirla con noi due e questo è il modo migliore.
Il modo migliore.
- Missy, me ne vado.
Ha le chiavi della macchina in mano e sta praticamente fuori la cucina come una raffica di vento quando sente il grido di Melissa e si gira verso di lei. Con le stoviglie insaponate dimenticate nell'acquaio, Melissa guarda il televisore con gli occhi spalancati e le labbra che formano una "o" interrotta.
-Per l'amor di Dio!
Le notizie. L'edizione della notte si apre con le previsioni del tempo e di seguito, un collegamento in diretta da Harrisburgh, Pennsylvania , dove un sospetto, maschio, nero, uno e ottanta e costituzione muscolosa è entrato con una pistola automatica in una prestigiosa Clinica per la Fecondazione Artificiale, uccidendo varie infermiere, distruggendo materiale del valore di migliaia di dollari e lasciando in condizioni molto gravi uno dei dottori. Alvin Scott, esperto di fecondazione in vitro.
- Questo tizio è il mio medico!
Tutto il sangue abbandona il corpo di Scully.
Non può essere.
- Melissa sei andata in una clinica per la fertilità?
Sua sorella distoglie l'attenzione dal monitor, mentre i giornalisti dello studio fanno spazio ad altre notizie e promettono altre informazioni più avanti.
- Sì, ma sto bene, non fare quegli occhi spaventati. Ultimamente ho avuto dei mancamenti e dismenorrea, mi sono preoccupata e sono stata dallo specialista.
Ha fatto delle analisi. Solo per vedere se tutto stava bene. Nessun problema grave. Il medico le aveva domandato se era sposata o aveva figli. Lei aveva detto di no che non aveva intenzione di averli e che mai si era posta il problema. Il dottore le aveva detto che era un caso strano perché non aveva ovuli. Così semplice quanto strano.
Lo racconta con serenità. Finisce con un sorriso beato affermando - Dovrò adottarne se un giorno cambiassi idea-
Scully sente le lacrime agli occhi. Non può controllarlo. Semplicemente non può.
-Dana, stai bene?
-Missy, girati.
Le scosta i capelli dalla nuca.
Lì, pochi millimetri sotto la pelle, quasi impossibile da sentire al tatto, sta il chip. Una cicatrice più piccola di un centimetro su di lei. Quasi bianca. Il marchio delle donne sottoposte al trattamento durante il rapimento. Melissa non ricorda come se l'è fatta, anche se l'ha scoperta un giorno, durante una seduta di massaggi.
-Credo d'averla da quando mi hanno sparato. Da quando mi sono svegliata dal coma. Come lo sapevi?
Scully sente le sue parole come se le ascoltasse attraverso un vetro.
La mantennero in coma. Le fecero la stessa cosa.
Prima a lei.
Poi a sua sorella.
Hanno ucciso il suo medico.
Mulder non risponde al telefono.
Qualcosa va male.
Devono andare via.
ORA.
La trascina dalla cucina senza pensare a nient'altro. Non c'è tempo per le valigie, non c'è tempo per spegnere il televisore o pulire le stoviglie o pensare a spiegazioni ragionevoli. Di fatti, quando esce per la porta e vede nel giardino la figura del Super Soldato prima conosciuto come Mister X, Scully si rende conto che, in realtà, non c'è tempo per niente.
Tic-tac. L'apocalisse è arrivata.
Gli viene in mente di pensare solo ad una cosa. Che non c'è tempo perché entrambe scappino di casa, né un modo conosciuto per mettere fine a questa cosa.
Il tempo per noi sta finendo, Mulder…
- Missy devi andare via da qui.
Non perderà di nuovo sua sorella per colpa sua. Un'altra volta no.
**
Appartamento di Alex Krycek
Washington DC
10:05 p.m.
Il rumore dello sparo è assordante.
La polvere da sparo brucia ed illumina la stanza in penombra. Per un secondo penso di essere stato io, Fox Mulder. L'ho fatto. Ho sparato ad un uomo per vendetta e non per legittima difesa né per difendere la vita degli altri. Krycek è un uomo morto. La pistola mi brucia tra le mani e tutto ciò in cui ho creduto fin'ora non è altro che laudano e cenere. L'ho ucciso e la vendetta non basta. Non serve per calmarmi. Non mi fa sentire niente.
Eccetto calore. Nelle nocche che l'hanno colpito e le mani che ancora lo reggono. Calore sul viso quando il suo alito sbuffa sul mio. Calore. Che emana dal suo corpo ferito, stretto contro il muro.
Krycek è vivo. Stremato ma in piedi. Ed io sono vivo, anche se non sembra. Ho il caricatore pieno e non so chi cazzo ha sparato.
Ci giriamo tutti e due contemporaneamente verso la porta.
- Butti la pistola, giovanotto.
Un uomo vicino alla sessantina sulla soglia. Ha un revolver calibro 44 tra le mani e un viso poco rassicurante. Deve misurare da una spalla all'altra un metro e mezzo e dal polso fermo della mano direi che se questo proiettile è andato a parare nel muro invece che nel mio cervello è perché non stava nei suoi piani per questa notte che io riposassi sei piedi sotto terra.
Ho ancora Krycek tra le mani.
Ho ancora necessità di fargli male fino ad incominciare a sentire un poco di sollievo.
-Ho sbagliato di proposito, naturalmente. Non sbaglierò la seconda volta. Butti l'arma.
Lascio cadere la pistola. Trattengo ancora con il pugno chiuso Krycek, che sta incominciando a respirare più piano. Ha gli occhi rossi e una parte della mascella sta incominciando a gonfiarsi. Se ha ottenuto che Scully lo baciasse su questa stupida faccia che è stata sempre troppo attraente per la mia tranquillità personale, merita che gli si gonfi e si rompa e non possa tornare ad aprire quella sua sudicia bocca per tutta la vita.
- Ed ora, signor Mulder, lasci anche mio figlio.
Qui è dove rimango stupefatto.
Ho avuto abbastanza sorprese in vita mia. Momenti di rivelazione che sarebbero bastati perché chiunque avesse un infarto e dicesse," bene, ora ho visto tutto". Ed invece, la capacità di sorprendere deve essere un giacimento di lava al centro della terra che non si esaurisce mai. Perché, in questo momento, devo riconoscerlo, sono sorpreso.
Ha detto "figlio" o mi è parso?
Krycek approfitta del mio stupore e si libera da un abbraccio un minuto fa sarebbe stato mortale. Non ha molta forza. Si piega su se stesso con le mani sulle ginocchia. So per esperienza che il diaframma si stringe dopo una ginocchiata nello stomaco. Spero che gli faccia male ogni volta che riempie i polmoni d'aria. Sputa per terra ed il filo di sangue sul linoleum mi risulta artistico.
Mi sento furioso. Merda, mi sento ancora furioso. Se il suo presunto padre, chiunque sia, mi ucciderà, dovrà farlo ora perché in caso contrario prenderò questa pistola da terra.
-Ho sentito parlare molto di lei, agente Mulder.
-Veramente? Non posso dire lo stesso.
Abbassa l'arma e le mette la sicura. La ripone nella fondina che porta sotto il cappotto. Ha modi migliori del figlio. Ed occhi identici che mi fanno sentire fuori posto quando si avvicina a noi e allunga la mano. Sono così disorientato che sento il riflesso condizionato di stringergliela.
- Comandante Boris Dalenko Krycek- dice come se fossimo ad una riunione mondana.
Lo lascio con la mano a mezz'aria, ad aspettare la stretta che non arriva.
-Bond. James Bond- rispondo.
A cosa stiamo giocando ora?
Deve avere lo stesso senso dell'umorismo del bastardo che ha generato perché non sorride, né sembra offeso. In un parsimonioso silenzio, aiuta Krycek a sollevarsi e lo sostiene contro il muro mentre valuta le ferite del suo viso. Senza serietà, né rancore verso di me, né cerimonie. Decisamente, è suo padre. Scambiano un paio di frasi in russo. Krycek non sembra particolarmente contento di dovergli dare spiegazioni nel suo attuale stato.
Dovrebbe uccidere tutti e due?
La cosa più curiosa di tutte, è che mi fanno male i pugni ma anche mi fanno male le costole e la mascella. Come se fossi stato attaccato ad uno specchio.
Il presunto padre di Krycek- ancora faccio fatica a credere che devo dare la responsabilità a qualcuno che non sia Lucifero che questa scoria cammini tra noi- ha un forte accento russo e parla piano.
-Scuserà il mio modo d'entrare –dice, senza nessun indizio che stia chiedendo scusa.- un giorno capirà che un padre farebbe qualsiasi cosa per difendere suo figlio.
Se questa non è la conversazione più surreale che ho mai avuto che scenda Dio a vederlo. Credo d'aver bisogno di sedermi per ascoltarlo. Lo stupido nido che Krycek chiama appartamento non ha sedie, così che mi rimane solo il pavimento. Perché sto ascoltando?
Ad un certo punto mi hanno abbandonato le forze. Come se avessi esaurito la rabbia nella lotta. Ora voglio solo che mi lascino in pace. Che stiano zitti i fantasmi che mi tormentano. Solo un secondo perché passa dormire.
L'accento russo è come una ninna nanna.
- Se sono ben informato, suo padre l'ha protetto fino ad oggi, non è così, signor Mulder?
Non so che cosa facciamo qui parlando di Spender ma non sopporto che si riferiscano a lui come a mio padre. E non sopporto quest'appartamento e questa stupida notte. Non sopporto me stesso perché mi sono appena reso conto che, se non fossi stato interrotto, probabilmente sarei stato capace di sparare a Krycek. Né io avevo intenzione di ucciderlo, né lui si è difeso.
Questa rivelazione dice qualcosa di me che non mi piace. E dice qualcosa di lui che mi piace ancor meno.
Sono seduto a terra accanto allo stesso uomo che è pieno dei miei colpi e veramente, incomincia tutto a non importarmi eccessivamente.
Quasi tutto. Non posso smettere ancora di pensare a lei.
La voce di Krycek suona soffocata. Roca e dolente.
- Non voglio sembrare ingrato Padre, ma, che fai qui esattamente?
Guarda me per rispondere.
-C'è stato un altro attacco. C'è bisogno di salvare le donne.
Qui è dove confesso di essermi perso e sollevo la mano.
- Si può avere una spiegazione per gli stupidi della classe?
Krycek padre e Krycek figlio. Tutti e due si scambiano un'occhiata che sembra una conversazione silenziosa. Credo che stiano valutando se la mia triste e disperata persona meriti di sapere qualsiasi cosa sia che mi stanno nascondendo. Dovrei uccidere tutti e due e allontanarmi da questo posto subito. Domani devo andare a letto con Scully ed ho bisogno di dormire un poco per poter conservare un poco di estamina, signori.
Alla fine prendono una decisione.
- Ci sarà un virus che infetterà la terra e tutti i suoi abitanti- comincia a dire il maggiore dei Krycek.
E questo cos'è? Colonizzazione Versione 1.o, la versione ridotta per andicappati? Credo di odiare questo tizio tanto quanto odio suo figlio.
-Veramente?- gli domando, ma credo che non colga il sarcasmo.
- Ed i replicanti sono qui per fermare gli unici che possono resistere alla colonizzazione.
Già, già. Mi uccide l'intrigo. Cosa succede a quest'uomo per parlare come in un film di serie B con un argomento da telenovela?
- E chi sono quelli che resisteranno si può sapere?
- Quelli che verranno, agente Mulder, quelli che stanno per venire. Sono decenni che li aspettiamo.
Continuo a sentirmi perso.
**
30 anni prima
Londra
I membri del sindacato sono seduti intorno al tavolo, disposti in circolo. E' un giorno importante e deliberano con la gravità che esige quello che dipende da loro. Industriali, spie, politici. Insieme hanno il denaro necessario, l'influenza necessaria per attivare dall'ombra le molle del potere quando e come conviene loro. Nessuno conosce i loro nomi e così deve essere.
- Che abbiamo ottenuto un patto vantaggioso, non significa che dobbiamo rinunciare completamente alla resistenza, signori.
Occhi gelidi, l'eterna sigaretta tra le labbra, tratti acuti che si sfigureranno con gli anni e la corruzione, il giovane Spender emette un'aura di magnetismo personale che tutti rispettano.
C'è un sentimento d'approvazione generalizzato per quel che dice.
Il giovane britannico mostra la sua simpatia per le tesi della resistenza dal suo angolo del tavolo. Muove con gracilità queste mani enormi e ben curate che appoggiano le sue parole. E' l'anfitrione e per tanto, una delle voci più autorevoli.
- Lo sviluppo della vaccinazione ci permetterà di resistere al virus se effettivamente, gli invasori lo utilizzano per infettare il pianeta con il loro seme. La resistenza è l'unico modo di garantire la sopravvivenza.
Il fumo della sigaretta di Spender è una corrente di sfiducia sinuosa.
- Sarebbe impossibile naturalmente poter vaccinare tutto il pianeta. Ma l'antidoto garantirebbe la sopravvivenza di pochi.
Naturalmente, questi pochi sono riuniti nella stanza. Incluso i russi. La guerra fredda ancora non è arrivata a dividere il sindacato. Tutti sono d'accordo sull'interesse comune: sopravvivere all'Armageddon pattuito. Sacrificare chiunque di cui si abbia bisogno. Per pochi. Per loro. Se il resto è condannato, non vedono perchè anche loro devono condannarsi.
La sala si va svuotando. Il giovane britannico dalle mani ben curate preferisce rimanere e finire il cognac.
L'unico che rimane nella sala è un giovane dall'intenso sguardo verde che è rimasto zitto per tutta la sera. Si serve vodka senza ghiaccio, né cerimonie. Una bevanda in accordo con la sua conversazione.
-Cooperare con gli invasori ci porterà al disastro.- dice- La vaccinazione è indispensabile. Spender sottovaluta la minaccia e sopravaluta se stesso e il suo potere.
All'anfitrione britannico piacciono gli uomini che vanno al nocciolo della questione. Anche lui diffida dell'arroganza del giovane fumatore.
-Sono d'accordo.
Parlano in tono moderatamente basso. L'uomo dagli occhi verdi ha un forte accento dell'Est ma si esprime con precisione.
-Dobbiamo creare il modo d'immunizzarci. Non solo noi. Come militare le dico che per fare fronte ad un esercito d'invasori, ci vuole un esercito di resistenti. Una generazione di resistenti naturali.
-Generazione?
I gorilla aspettano fuori mentre concludono l'alleanza. L'unica interruzione arriva quasi all'ultima ora del pomeriggio. La porta si apre violentemente e i due bambini irrompono nella stanza come piccole raffiche di vento.
Il maggiore è un ragazzo bruno con la stessa intensità smeraldo di suo padre nello sguardo.
-Alexander, ti ho detto di non interrompere quando parlano i grandi.
Il bambino sembra tormentato. Abbassa la testa davanti alla severità di suo padre. Annuisce.
-Sì, padre. Scusa.
Va via con la bambina bionda da dove è venuto. Questa volta senza correre. In silenzio i due uomini tornano a guardare dalla finestra. Le coppe sono vuote. Il britannico riflette sulla proposta del militare russo che insiste sul suo piano.
- Bambini- dice- Abbiamo bisogno di allevare bambini immuni.
Si stringono la mano. Non c'è bisogno d'altro.
-Ci terremo in contatto, comandante Krycek.
Il suo commiato è deciso.
-Così sarà, Signor Covarrubias- china il capo per salutare e mostrare cortesia prima di lasciare la stanza per cercare suo figlio e lasciare il paese. – Faccia attenzione a Spender. Non mi fido di lui.
Sale in macchina e si allontana.
L'uomo dalle mani curate l'osserva. Un uomo interessante. Un buon alleato, forse. Non si sa mai. Questa notte quando mette a letto Marita la osserva dormire come lo stesse facendo per la prima volta.
Bambini. Perché no? Qualcosa migliore di tutte le vaccinazioni. Una generazione d'uomini e di donne capaci di resistere all'infezione. I resistenti ideali per combattere le forze aliene. Una nuova razza di abitanti umani. Non è sicuro che sia possibile ma il futuro dipende dal tentarlo. Deve contattare altri membri del sindacato che siano disposti a rischiare per quello. E non conviene che Spender ne sia al corrente.
Per i prossimi trent'anni, questo sarà tutto il suo impegno.
Creare bambini. Proteggere le madri. Il successo è una formula che si cucina piano. Tardano decenni perché le prime donne siano pronte.
L'arrivo dei super soldati potrebbe mettere fine alle loro speranze e il comandante Krycek mostra la sua preoccupazione nell'austero appartamento di suo figlio.
- Stanno distruggendo tutte le informazioni sulle donne che sono state sottomesse al trattamento e ora vogliono distruggerle. Ci hanno informati dalla Russia di vari casi. Donne assassinate.
Mulder ascolta la storia con attenzione. Ha solo una domanda.
- Cercano Scully?
Krycek ha la risposta che non vuole sentire.
- Cercano tutte e due.
Escono dall'appartamento alla velocità della luce. Neanche a pensare che possa essere troppo tardi.
**
Appartamento di Melissa Scully
Harrisburgh, Pennsylvania
10:10 p.m.
Il replicante deve uccidere le due sorelle. E' molto semplice. Non è un piano o una strategia. E' l'imperativo biologico che lo muove e che lo farà reincarnare quante volte sia necessario. Distrutti gli esperimenti della clinica, ora deve distruggere i soggetti delle prove, incominciando da Melissa Scully. La casa dal recinto bianco è facile da trovare una volta che ha i dati del suo dossier medico in mano.
L'altra donna che deve distruggere, sta anche lei in casa. Due piccioni con una fava, questo è un bene.
Butta giù la porta con la forza delle mani.
Lo riceve sulla soglia la piccola donna rossa che riconosce come Dana Scully. Ha tra le mani un potente revolver automatico e spara otto volte. Quattro alla testa, quattro al petto. Gli impatti lo fanno retrocedere però così velocemente come i proiettili gli entrano in corpo, nota come si chiudono le ferite. La sua essenza metallizzata distrugge i colpi e si ricostruisce su di essi.
Per il super soldato, nessuna parte è più importante del tutto. E tutto non è più importante di nessuna delle sue parti. La cosa importante è uccidere le donne. Tutte le donne che siano un minaccia per la colonizzazione incominciando da loro.
Approfittando del fuoco della sparatoria, la donna sparisce su per le scale e il replicante valuta le sue possibilità. L'istinto di sopravvivenza gli dice che deve uccidere prima la più forte del gruppo. Così che sale per le scale. Prima deve uccidere lei, poi, la sorella.
Percorre il piano superiore molto piano, una stanza dopo l'altra. La rossa bassina ha scelto la tattica stupida di nascondersi in un piano che non offre uscite. E' evidente che vuole solo guadagnare tempo prima di morire, per dare la possibilità alla sorella di scappare. Ed il Super Soldato non capisce bene come qualcuno possa sacrificarsi così perché l'auto–immolarsi non c'è nel suo codice di sopravvivenza ma questo non ha importanza. Per quanto lontano possa fuggire la seconda donna, la troverà. E prima o poi ucciderà.
Rimane fermo a metà del corridoio. Lui non ha battito, così che quando sente un leggero bum bum accelerato di un cuore nervoso sa che la donna si è nascosta in bagno. Ed è lì dove morirà.
Bisogna uccidere tutte le donne.
Se fosse curioso, si domanderebbe che cos'è l'ultima cosa a cui pensano gli umani prima di morire.
**
Scully ha molti ricordi. Non sa perchè la sua mente sceglie precisamente questo e non un altro nel suo ultimo momento, quando sente i passi del replicante ad un metro dal suo nascondiglio. Non è un ricordo particolarmente significativo, né particolarmente sentimentale. Forse proprio per questo è così adeguato. Lei non è mai stata particolarmente sentimentale.
Una notte di sorveglianza con Mulder. Quanto tempo fa? Due mesi? Forse meno. Stavano sorvegliando Nashville in quell'appartamento sfitto di Washington, passando la notte sveglia quasi senza rendersene conto. E' una notte chiara e tranquilla, cielo sereno e caffè caldo tra le mani. Ricorda che iniziarono la veglia seduti vicino alla finestra ognuno su una delle scomode sedie di legno dell'appartamento. Finirono semi coricati sul materasso che Krycek aveva portato su dalla spazzatura.
Giocarono alle venti domande per insistenza di Mulder. Ed anche all'alfabeto dei film quando si annoiarono di questo. Films che iniziavano con la "A". Tutoli composti da una sola parola. Iniziò lei e con "Armageddon". Continuò Mulder con la B.
- Mulder, Barbarella?
- E' un classico, Scully.
- Già. Il fatto che Jane Fonda vada in giro con un reggiseno di pelle e una frusta non ha niente a che vedere con il fatto che tu l'abbia scelto?
- Il dubbio offende. E' proprio questo che lo fa diventare un classico.
Seguirono con la "C" di "Cobra" e la "E" di " Encadenados", J di "JFK", naturalmente, con la successiva polemica se il titolo era o no di una sola parola. Nel primo giro, quando arrivò la " erre", Mulder disse "Rambo", nel secondo" Rocky" e "Rambo II" nel terzo.
-Nuova regola, Mulder. Niente più films di Silvester Stallone.
Scully ricorda con chiarezza, il momento in cui Mulder riuscì a riparare un transistor rotto e sintonizzò un'emittente di Radio Formula. Qualcuno che non era Bob Dylan cantava " Knocking on Heaven's Door" e domandò chi aveva fatto quella versione.
- Gins and Roses.
- Come lo sai?
- Perchè so cose, Mulder- insinuò, sentendosi coraggiosa- Cose che tu non sai.
-Ne sono sicuro.
La guardò come se volesse sposarla in quel momento e festeggiare la notte di nozze in quel posto. Durante la notte parlarono di fisica dei quanti e dei panini di parmigiano con vitello di un piccolo ristorante di Geogetown preferiti da Mulder. Parlarono di Skinner e dei pettegolezzi che continuavano con insistenza che sì, effettivamente, andava a letto con Kimberly.
- Mulder, non puoi fidarti delle dicerie d'ufficio. Sai cosa dicono di te e di me?
-Dio mio, non ne ho idea. Spiegamelo- con un sorriso decisamente pericoloso e uno scintillio promettente nello sguardo che fece sì che Scully sentisse una leggera agitazione tra le gambe.
Verso le tre del mattino risero di gusto, qualcosa d'insolito e prezioso, quando Mulder scoprì che Scully aveva obbligato Bill ad interpretare il ruolo di ragazza nella funzione annuale di Natale dei ragazzi Scully.
- Io scrivevo i ruoli e democraticamente Melissa ed io decidemmo che Charles avrebbe interpretato l'unico ragazzo.
- Democraticamente?
- Per alzata di dito.
Mulder cercò di trattenere una risata senza successo. Tutto nel suo modo di agire gridava "questa è la mia ragazza"
- Perchè non scrivesti un ruolo da ragazzo per Bill?
- E perdermi la sua faccia quando mamma gli truccò le guance e gli mise la parrucca?
Alle cinque bevvero l'ultima tazza di caffè. Non ce n'era per due e Mulder insistette che lo bevesse lei. Su insistenza di Scully, lo divisero vedendo insieme l'alba. Scully ciondolò un poco sulla sua spalla quando i primi raggi del sole illuminarono il vecchio materasso e i loro piedi intrecciati. Aleggiava tra loro una promessa senza parole che quella notte sembrava accarezzarsi con la punta delle dita. Mulder le scostò dal viso una ciocca di capelli e la fece ridere.
- Conservi una copia del video di queste rappresentazioni con Bill?
Senti il gorgoglio di questa risata contro il suo petto e per un secondo rubato alla miseria il mondo sembrò loro un posto nobile, che lasciava posto alla dignità e in cui non era peccato rallegrarsi di essere vivi.
Alle sette e trenta, inopportuno come un orologio svizzero in un campo di concentramento all'ora della doccia, Krycek li svegliò con colpo alla porta che lo annunciava e l'odore della colazione. Caffè per lui e per Scully in una borsa marrone che fumava. Per Mulder, una lattina che lanciò a volo dall'altro estremo della stanza e Mulder prese in aria come se fosse un rituale perfezionato con i giorni.
Era ancora addormentata quando osservò cos'era
- Tè freddo, Mulder?
-Non fare battute, Scully o dirò a Skinner che hai dato inizio tu ai pettegolezzi sulla sua segretaria.
Fece fatica a mordersi la lingua. Il primo sorso dell'espresso sapeva di cannella e si domandò in che genere di mondo vivevano per stare facendo colazione a base di ciambelle con un uomo che avevano odiato in passato.
In quale città abitiamo che ci permette di essere sconosciuti e ci vuole come alleati?
A piccoli sorsi, godette del caffè e della mattina, osservando a distanza i due uomini che si punzecchiavano per abitudine.
- Perchè porti sempre Donuts con la glassa e non ce n'è nessuno con la crema, Krycek?
Per competitività.
-Perchè la colazione la pago sempre io e chi paga, comanda. Non l'hai mai sentito?
Per divertimento.
-No. Ma suona come qualcosa che potresti imparare in un bordello.
Per vendetta.
- In quello di tua madre. Me lo ha insegnato lei.
Mulder non seppe trattenere un sorriso ma la sua risposta fu anche più strana. Con la lattina ancora in mano e mentre faceva finta di scegliere la preferita tra le ciambelle, si avvicinò a Krycek e gli diede uno scappellotto sulla nuca.
- Ripieni di cioccolato. Ricordati la prossima volta.
Per abitudine, competizione, divertimento. Per vendetta. Litigavano per tutto questo e per qualcosa che questa mattina, Scully credette di poter definire come cameratismo. Litigavano tra loro perché non potevano farlo nello stesso modo con nessun altro. Fu strano come fu naturale per lei accettare un fatto che qualche mese prima le sarebbe parso straordinario.
Quando il mattino ruppe il cielo con lunghe strisce multicolori, Mulder si avvicinò al materasso, allungò il braccio e l'aiutò ad alzarsi con uno strappo delicato e fermo. Uscirono insieme dall'appartamento e Scully ricorda che malgrado la mancanza di sonno, si sentì riposata. Come se avesse risolto un rebus complicato che la tormentava da anni.
Questo è il suo ricordo prima di morire. Mulder che l'aiuta ad alzarsi e lei che guida per riaccompagnarlo a casa. Coricarsi insieme sul materasso sfilacciato, aspettando il nuovo giorno. Questo è ciò che vuole portare con sé. Non un film con i migliori momenti della sua esistenza, ma un solo momento che riassume la cosa migliore che le sia mai accaduta.
Le pareti del bagno risultano fredde e terrificanti. I passi del replicante si avvicinano. E non può evitare la sua litania interna.
Padre nostro che sei nei cieli, incomincia a dite, non abbandonare Mulder.
Attraverso la fessura inferiore della porta, distingue l'ombra dei piedi del replicante. Un poco più lontano, sente la voce della sorella.
- Senti? Stavi in Terminator uno o due? Perchè il sequel era una schifezza.
E' l'ultima cosa che ode prima di sentire il fuoco dell'inferno. La fiammata illumina la casa e il calore riempie tutto il corridoio. Scully lo sente attraverso la porta del bagno.
-Dana!!!
Non ha tempo per pensare. Apre la porta e nel corridoio, vede l'immagine semi umana che si contorce nel fuoco. Dall'ultimo scalino, Melissa guarda la sua coreografia isterica mentre grida a Scully di uscire di lì. Si slanciano insieme giù per le scale, sentendo il crepitare metallico ed i passi disordinati del replicante che arde al piano di sopra, cadendo contro i mobili, sbattendo contro i muri, incapace di seguirle.
Stanno in macchina, facendo stridere i pneumatici prima che si estingua il fuoco. Scully non ha mai messo in moto un motore con tanta velocità in tutta la sua vita.
- Missy, come hai...?
Chiaramente agitata, sua sorella ha le pupille dilatate, lo sguardo isterico ed un tremito costante in tutto il corpo. Lei da sola ha appena fatto bruciare un super soldato indistruttibile con quello che a Scully, è chiaramente sembrato…
- Liquido per il barbecue e lacca per capelli. E' la prima cosa che mi è venuta in mente.
E' anche la cosa più allucinante che Scully ha sentito in vita sua. Lasciando il rione indietro senza togliere il piede dall'acceleratore, guarda sua sorella con la coda dell'occhio. Non può credere che sia sua sorella e invece sente l'orgoglio del sangue.
- Se pensavi che ti avrei lasciato morire vuol dire che hai dimenticato quello che significa essere una Scully, Dana Kate.
-Sapevi cos'era quella cosa?
Lasciano indietro case ed edifici, viali e incroci che non portano da nessuna parte. Melissa non solo sa che cosa sono i replicanti, ma Krycek le ha anche raccontato come si sono liberati di uno di essi in Germania.
- Mi ha anche raccontato che sono indistruttibili.
Tre minuti nella macchina e non sanno ancora dove vanno quando suona il cellulare e lo squillo provoca loro quasi un infarto. Scully risponde alla chiamata di Frohike senza lasciare il volante. Il suo abituale gracchiare suona agitato ed incessante e sembra completamente fuori di sé per l'emozione.
- Sappiamo come uccidere quelle cose!
- Frohike, che cosa hai detto?
- Magnetite- strilla.
La macchina raggiunge l'autostrada bruciando benzina.
Il vento si agita e le maree della tempesta agitano il mondo. Qui e là, la città si riempie di sirene, macchine dei pompieri, ambulanze e polizia che rispondono alle chiamate della gente bloccata dalla neve o prigioniera in ascensori senza luce. Rosse, blu e gialle, le sirene illuminano l'alba.
**
Casa di Melissa Scully
Harrisburgh, Pennsylvania
11:03 p.m.
Sirene.
E' la prima cosa che vedono Mulder e Krycek quando arrivano a casa di Melissa Scully. Le sirene blu della polizia che girano in tutte le direzioni e formavano disegni nella notte sulle ombre degli edifici. Il rione ferve d'attività, con tutti gli abitanti in strada. Ci sono nastri delle forze dell'ordine intorno alla casa e se il cuore di Mulder andasse più velocemente gli romperebbe il petto. La sua mente evoca una sola cosa: Scully. E l'eco di una sola parola che gli importa si ripete fino a minacciare di farlo impazzire scullyscullyscullyscully. Gli sembra già di vederla, morta, nella cucina accanto alla sorella. Morta perché lui non ha parlato con lei e non ha voluto rispondere al telefono, morta perché non era accorso a Harrisburgh prima.
Morta per colpa sua.
Le credenziali del FBI gli fanno strada tra la i poliziotti. Tutto congiura contro di lui, il cattivo tempo, la notte, la gente che si accalca, ogni genere di fastidi. Perché nessuno capisce che deve arrivare quanto prima?
Dalla porta posteriore dell'ambulanza parcheggiata di fronte al giardino, due portantini del pronto soccorso, tirano fuori una barella vuota e Mulder sa che se non stanno facendo in fretta, è probabile che vengano a cercare un cadavere e non un ferito. Nononononono, per favore. La sua mente continua a ripetere la litania" Scully è viva". Il sangue turbina come la tempesta e il tumulto interno è così forte che non può pensare. Se Scully è…non può dirlo.
- Che cos'è successo?
Mostra la sua tessera del FBI ai portantini che avanzano verso la porta.
- Sembra un incendio, agente. Hanno dato fuoco un uomo.
Un uomo.
Scully non è un uomo.
Scully è viva.
Ritorna a respirare per la prima volta in vita sua. Fox Mulder è appena nato di nuovo, signore e signori. Si abbassa per prendere aria e quando solleva lo sguardo distingue l'ufficiale incaricato del caso a due metri da lui, che cerca d'interrogare alcuni vicini troppo curiosi e troppo isterici. L'ufficiale è un sergente che si chiama Dicks e non sembra contento di dover parlare con Mulder.
- Senta sono occupato. Uno qualsiasi dei miei uomini le rilascerà una dichiarazione.
Quando vede le credenziali del FBI la sua reazione è arrabbiarsi perché i federali gli toglieranno la giurisdizione del caso che per lui è più che chiaro.
- Guardi, dalle dichiarazioni dei vicini, sembra che un assalitore è entrato armato nella casa, e si è scontrato con due donne che stavano dentro che per difendersi gli hanno dato fuoco. Che cazzo fa l'FBI in un caso come questo?
La tempesta di vento e neve sceglie questo momento per intensificarsi e lanciare un soffio violento che fa sì che tutti gli alberi si scuotano. Il vociare dei vicini e il suono delle sirene salgono d'intensità. E' la congiura degli elementi contro gli uomini. Mulder sente che lotta contro le sabbie mobili delle circostanze avverse.
- Senta, una di quelle donne è un'agente del FBI. Vuole dirmi dove stanno?
-Ed io che cazzo ne so. Sono uscite di qui come se l'inseguisse il demonio.
Un riferimento al demonio e Krycek appare dietro Mulder, come se volesse sapere chi s'interessa a lui. Invece, domanda del morto.
- Dove sta il cadavere?
Il sergente valuta il livido del suo volto con evidente diffidenza.
- E questo chi cazzo è?- domanda a Mulder.
Perfetto. Polizia e criminale faccia a faccia. Entrambi si misurano senza intenzione di rispondere alla domanda dell'altro e mentre il vento infuria, in questo giardino circondato da sirene e gente che non ha idea di cosa stanno affrontando, Mulder ha una rivelazione. E nel peggior momento. Ecco lì due uomini. Un poliziotto che fa il suo lavoro ed ha giurato di difendere l'Impero della Legge. E di fronte a lui un figlio di puttana pieno di sangue rappreso ed ecchimosi che ha orinato sul Codice Penale ogni giorno della sua vita. Con un paio di costole fratturate e ferita che Mulder avrebbe fatto piacere riempire di sale e acido solforico. Un criminale, un bugiardo patologico e un uomo che ha rovinato l'unica relazione che Mulder considera importante nella sua vita.
Krycek è tutto questo e cose peggiori. E l'unica cosa che importa, in questo momento, è che è suo alleato. Non solo un alleato, ma il suo unico alleato.
Si sta ingaggiando una guerra e tra questi due uomini- poliziotto e delinquente-, è il criminale quello che sta nella stessa trincea con lui. E' l'unico essere umano tra sei miliardi che capisce veramente quello che Scully significa per lui. Se dovesse pulirgli le ferite con la lingua o dargli il sangue perché l'aiutasse a salvarla, lo farebbe. Perché Krycek combatte con lui e questo è tutto ciò che importa. Questo è il patto di sangue che li unisce.
Rivelazione puttana.
Mulder respira profondamente e il suo sguardo evita Krycek per rivolgersi al poliziotto.
- Lui- dice- sta con me, sergente- Il suo tono è deciso- Ed ora mi dica, dove sta il cadavere?
Non deve rispondere perchè in quel momento, i portantini portano fuori dalla casa una sagoma avvolta in un sacco di plastica. Sotto la cerniera, Mulder e Krycek, riconoscono un viso familiare. Il poliziotto si avvicina abbottonandosi il giaccone per proteggersi dai colpi di vento.
- E' lo stesso che ha assalito una clinica . Lo conoscete?
Non c'è tempo per rispondere. Il replicante apre gli occhi, calmi ed implacabili come un lago pieno di sangue. Prima che il sergente dica "cazzo", si alza sulla barella e salta a terra tra le grida della folla. La sua espressione non è stata mai così scura quando l'illuminano le sirene.
Krycek è il primo ad aprire fuoco.
I proiettili rimbalzano sul corpo del replicante ma non lo fermano. Quando si uniscono anche gli spari di Mulder il vociare della folla raggiunge l'isteria e il movimento del vento si confonde con quello delle persone che fuggono come animali spaventati nelle loro tane. Né il super soldato smette di inseguirli, né i due uomini che si mantengono in piedi tra la folla spaventata smettono di sparare mentre scappano verso la macchina, proteggendo l'uno la ritirata dell'altro, senza smettere di sparare per un solo secondo. Entrano in macchina svuotando i caricatori. Quando la polizia reagisce e spara all'uomo nero che non si ferma davanti a niente, è troppo tardi. Il replicante sale in una macchina e incomincia l'inseguimento.
Venti minuti dopo, su richiesta del sergente Richard Dicks, il Commissariato di Harrisburgh, Pennsylvania emette un ordine ci ricerca e cattura per cinque individui. Due agenti del FBI, un individuo sconosciuto con ecchimosi sul viso, un maschio nero non identificato ed in ultimo, la proprietaria della casa. Le impronte la identificano come Melissa Scully e secondo gli archivi della polizia è morta da quattro anni.
Un'ora più tardi il sergente Dicks riceve una telefonata del Vice Direttore Walter Skinner che gli rende noto che si fa carico personalmente del caso.
Alla stessa ora, in un altro lato della città, in un malandato cimitero di macchine di periferia, il replicante conosciuto come Mister X, smette d'esistere.
**
Il giorno dopo
4 novembre
Palazzo H. Edgard Hoover
Sede centrale del FBI
Washington DC
7:30 p.m.
Nell'ufficio di Skinner, all'altro lato del finestrone, le cime degli alberi si agitano e cadono grossi fiocchi di neve, che fanno mulinelli nella strada. Di fronte ad essi, Skinner ha appena letto le ultime frasi del rapporto e il suo gesto severo sembra più minaccioso di qualsiasi tempesta. Il silenzio nell'ufficio è denso come il mercurio. I suoi occhiali non addolciscono uno sguardo che trafigge Mulder e lo tiene inchiodato alla sedia. Un'ora di riunione, Mulder sta incominciando a perdere la pazienza. La cosa peggiore nel salvare il mondo sono sempre le scartoffie. E' convinto che quando ha fatto la riunione con Scully non l'ha trattata come un insetto parassita. No, chiaro, perché lei la rispettano tutti. Tutti la trattano magnificamente sperando di essere abbastanza in gamba per lei. Disgraziatamente Santa Scully li vuole in gamba per tutto tranne che per il sesso.
Quando finisce di leggere il rapporto, Skinner solleva lo sguardo.
-Agente Mulder, crede che io abbia qualche grave ritardo mentale?
-No, signore.
La sua risposta sembra irritarlo ancora di più.
-Era una domanda retorica, Mulder.
-Sì, signore. Chiaro.
C'è qualcosa in Skinner che fa sì che Mulder si senta più piccolo durante queste riunioni. Ha la sensazione che da un momento all'altro tiri fuori una bacchetta, chiedergli di mostrargli il culo e mettersi a dare sculacciate. Che altro vuole sapere? Ormai è chiaro che hanno nascosto le loro indagini extra ufficiali per sei mesi. Ha ammesso la sua colpa, chiesto perdono, ripassato tutti i rapporti. Sono 24 ore che è sottoposto alla tirannia di Skinner, rispondendo alle stesse domande. Prima con la polizia, poi con i primi federali arrivati, poi con Skin. Ma la gente non si rende conto che ha da fare?
Per caso sta lì Scully? No, chiaro, lei ha avuto la sua riunione nelle prime ore del pomeriggio. Per caso c'è quell'andicappato di Krycek? No, certamente no. E' sparito quando la fine del mondo ha smesso di essere un problema urgente. Tipico.
- Mulder, mi sta dicendo che Frohike ha detto a Scully come uccidere i...- fa una pausa scettica-…super soldati extraterrestri?
Detto così suona ridicolo, cazzo. Quante volte deve ripeterlo?
- Sì, signore. Frohike ed i pistoleri hanno scoperti che i campioni metallici attivi dei replicanti si disattivavano al contatto con la magnetite.
In verità, era stupido che non ci avessero pensato prima. Ferro e calamita. Attrarre e respingere. E' la regola di base della natura.
-Nel suo rapporto non dice dettagliatamente come lo ha scoperto. Lei lo sa?
Mulder si limita a negare con il capo. Non lo sa, né l'importa. Hanno evitato la fine del mondo e bla, bla, bla. Skinner è arrabbiato, o quello che è. Ciò che ha voglia di fare, con frequenza, è alzarsi e chiedergli che lo cacci dal FBI una maledetta volta perché non rispetterà mai le sue stupide regole ed entrambi lo sanno. Ha voglia di dirgli, "senta Skinner, tutto questo è veramente interessante ma guardi, abbiamo appena salvato l'umanità, sono stati dei mesi difficili e sto perdendo tempo con lei invece di continuare con il mio piano e farmi Scully".
La fine del mondo ha ritardato i suoi piani ma ci vorrà più di un'apocalisse per non metterli in atto.
- L'unica cosa che so, signore, è che Frohike ha chiamato Scully su cellulare e ci siamo ritrovati con lei e sua sorella nel cimitero delle automobili. E il piano di Scully ha funzionato.
Mulder è convinto che se lo deve ripetere un'altra volta si suiciderà. In realtà è normale che Skinner sputi fuoco. Lavorare con Krycek alle sue spalle? Sì, ha dovuto dargli parecchio fastidio. E' sicuro che per questo vuole punirlo. Quello che il calvo non sa è che è già stato punito abbastanza.
Abbiamo lavorato con Krycek, signore. So che non avremmo dovuto farlo, signore. Però, immagini, signore, che lui si scopò Scully, così che credo d'aver già pagato le mie colpe, signore.
Il prezzo personale è sempre il prezzo più alto. Salvare il mondo lasciando il cuore lungo la strada. A chi importa il prezzo?
- La sospendo per una settimana dal lavoro e dalla paga, Mulder. Sa perché?
Mulder ha due ipotesi in mente. La prima è che Skinner vuole che mediti sulle sue azioni e rifletta. La seconda sembra più razionale.
- Perchè non vuole vedere la mia brutta faccia durante questo periodo?
-Esattamente.
Stupendo. Se ha sospeso anche Scully, questo significa che hanno davanti a loro una settimana libera per scopare su tutte le finestre di casa. Buon piano. Sette anni cucinando il desiderio a fuoco lento e sette giorni per assaporarne la ricompensa. E' logico. Poi, presentare le sue dimissioni al FBI e suicidarsi. Stupendo. Già è finita la riunione?
Skinner chiude il rapporto. Le sue spalle sembrano più temibili del vento che sta spianando la strada dietro di lui. La finestra, gli occhiali di Skinner, la superficie verniciata del tavolo di legno, le pareti, per Mulder non sono altro che specchi che riflettono in cinemascope le uniche immagini che la sua mente è capace d'evocare da giorni.
Scully. Krycek. Questo è tutto.
Lei appoggiata alla finestra. Lei distesa sul letto. Lui approfittando della sua unica mano per accarezzarla tra le gambe. Lei a cavalcioni su di lui, in una frenesia sessuale. Scully che esaminava le ecchimosi dopo d'aver fatto fuori il super soldato, con quell'irritante dolcezza.
- Mulder mi ascolti bene.
Cerca di farlo. Si concentra. Il lavoro ha smesso d'essere qualcosa che abbia la minima importanza ma cerca di farlo per Skinner. Perché sa che il pover'uomo non ha colpa di avere un granello in culo su cui è scritto con il suo nome.
- Le darò un consiglio e spero che sappia metterlo in pratica con la saggezza che non ha dimostrato negli ultimi mesi lavorando alle mie spalle con un uomo che in passato già ha fatto mostra della sua mancanza di scrupoli.
Niente di quello che possa dire cancellerà ciò che è accaduto a Budapest. Che dica quello che vuole. Che è stato uno stronzo, scemo patentato, un inetto, un disgraziato che in cambio della sua monumentale stupidità ha fatto si che Scully aprisse le gambe ad un altro.
Cazzo. Ogni volta che ci pensa sente una pressione ai testicoli. C'è una parte di lui che continua a non capire come hanno potuto dividere tante cose per anni e all'ultimo momento, lei abbia scelto di dividere la cosa più intima di sè con un altro. Un altro peggiore di tutti loro. Molto peggio di lei ma questo non è strano. Molto peggio di lui, Mulder, SENZA DUBBIO.
-Non c'è modo di vincere al poker se è il diavolo che distribuisce le carte, Mulder.
-Lo so, signore.
Lo sa dal fondo delle sue viscere. Ha alcune foto che dimostrano fino a che punto lo sa. Fa male. Lo sa.
- Lo spero.
Questo era tutto il consiglio? Skinner rimette di nuovo la testa nelle sue cose e avvicina la poltrona al tavolo per mettersi a lavorare. Il suggerimento velato del suo linguaggio corporale è il segnale che la tortura è terminata. Ha voglia di cantare " Gloria, gloria, alleluia" manca sempre meno per apparire a casa di Scully e togliersi FINALMENTE dalla mente quelle immagini delle foto nell'unico modo che gli viene in mente. Sostituendole con altri ricordi più vividi. Ogni volta che pensa alla sensazione di scivolare dentro di lei sente una specie di vertigine e il sangue in direzione sud- sudovest. Ha chiaro in mente quello che dirà a Scully quando le strapperà i vestiti. Lo può quasi sentire.
Ti piacciono i cattivi ragazzi, Scully? Allora inizia a pregare. Qui ce ne sta uno con due braccia.
Krycek paragonato a lui diventa una monaca di carità. Non lo sa forse che nessuno può darle ciò che lui può darle? Nessuno.
Come esce dalla porta, Skinner ha un ultimo consiglio.
- Si assicuri di mettere fine alla sua associazione con Krycek o m'incaricherò io personalmente che nei prossimi venticinque anni che lei debba riempire tutti gli incartamenti di quest'edificio personalmente. Sono stato chiaro?
Trasparente.
- Assolutamente, signore.
E' un buon consiglio. Gli da fastidio perdere altro tempo, ma che diavolo, meglio mettere in chiaro prima possibile con Krycek che se si vedrà di nuovo la sua oltraggiosa faccia davanti, gliela distruggerà con un colpo a bruciapelo. Sì, decisamente farà questo e poi scoperà con Scully. Cambiando l'ordine dei fattori non si altera il prodotto.
Non passa nemmeno per l'ufficio o si prende il disturbo di riempire la richiesta per prendere in prestito una macchina d'ufficio. Al diavolo, non c'è da perdere tempo. Prende la prima che è nel parcheggio e non rispetta la segnaletica per arrivare quanto prima all'appartamento di quel disgraziato. Deve fare le cose rapidamente perché già sente il sapore di Scully in bocca e qualsiasi cosa che lo distragga dal suo supremo obiettivo di cancellare dalla sua memoria Krycek facendo si che venga per ore, è poco più di un fastidio.
Disgraziatamente, nell'appartamento di Krycek non c'è nessuno. Nessuna traccia di suo padre, dei sui vestiti, del suo cibo, niente. Libri, musica, sapone, carta igienica, non c'è niente.
Peccato. Aveva una frase stupenda per accomiatarsi da lui. Era qualcosa come" ho invidia del fortunato cornuto che potrà ucciderti".
Niente da fare.
Sta ispezionando il suo appartamento quando suona il telefono. L'impulso di rispondere è una delle cose che sa che rimpiangerà per tutta la vita. La curiosità uccise il gatto. Sette volte.
- Krycek?
All'altro lato non c'è una voce qualsiasi, NO. E' la sua voce. La SUA voce.
- Scully?!
Sta per vomitare. Seriamente. Vomitare. Non può essere.
- Mulder, sei a casa di Krycek?
- Scully, stai TELEFONANDO a casa di Krycek?
Ma cosa sta succedendo? Una cosa è una scopata, cazzo e un'altra cosa è Scully che chiama a casa di Krycek! Che cos'hanno? Cosa? Una specie di relazione?Qualcosa di più di un'avventura? E' questo? Perché questo… non può essere. E' peggio che impossibile, E' è più impassibile dell'impossibile. E' due o tre volte impossibile.
Non solo sta per vomitare. Sta per sputare il cuore per bocca. E' finita la gelosia, ora si sta spaccando dentro. E' pascolo per la rabbia. Gli sanguinano le interiora Non può essere. Con tutto quello che hanno fatto, e tutto quello che hanno diviso e tutto quello che sono stati, oddio!Non può essere.
Riattacca con tanta rabbia che il telefono finisce per cadere per terra. Non ha la forza di parlare con lei. Tanto meno per telefono. In quest'appartamento. Le cose non sono così. Le cose non sono così e devono cambiare. Niente più " è la mia vita, Mulder" perchè è anche la SUA vita. La SUA vita. E loro due hanno questa cosa, un accordo, un patto, o quello che è. E consiste chiaramente, nell'essere l'uno per l'altro e l'uno dell'altro. E bene, non è stato mai detto a parole ma è cosi. E basta.
Non è stato mai tanto pieno di collera in vita sua. Il vicino che lo incrocia nell'ascensore sembra terrorizzato. Di nuovo sa che è una CATTIVA IDEA ma Mulder si sente attratto dalla verità e non può evitarlo. Così che domanda di Krycek. Al maledetto vicino.
Il bruno con gli occhi verdi? Dice il tizio, un disgraziato con vestito e aspetto da impiegato. Chiaro che lo conosce. Non viene molto spesso qui, aggiunge. Se si ricorda l'ultima volta che l'ha visto? Certo, si, se lo ricorda. Questa mattina, con una donna. Rossa, molto bella.
Chiaramente, non avrebbe dovuto chiedere. Chiaramente, è stata una cattiva idea.
Chiaramente.
Esce dal palazzo come se il futuro non esistesse.
La tempesta di vento e neve continua ancora nella città ma non c'è niente, né vento, né uragani, né tormente, né trombe d'aria, né nevicate che gli facciamo diminuire l'andatura quando si butta nel cuore della tempesta verso l'appartamento di Scully.
**
La notte precedente
3 novembre
cimitero delle macchine Marshall e Marshall
11:56 p.m.
- E' il piano più stupido che abbia sentito in vita mia, Mulder.
- Sta zitto, Krycek.
Lo dico sinceramente. E' il più stupido. Sarà venuto anche in mente alla brillante dottoressa Scully ma so riconoscere la stupidità quando la vedo ed è un cretinata pensare che funzionerà.
Lasciamo la macchina parcheggiata senza rispetto davanti alla porta su cui si può leggere, forte e chiaro, " Demolizioni Marshall e Marshall". Non c'è tempo da perdere. La porta è aperta ed entriamo correndo. Il replicante ci sta inseguendo da un'ora per tutta la città e non può tardare più di qualche minuto ad arrivare da noi. E' come se avessimo un radar che gli dice dove siamo.
Nel cimitero delle macchine regna l'oscurità. Ci sono fari spenti che ci guardano come uccelli preistorici. Il cielo è pieno di stelle che tremano e una qualsiasi di esse potrebbe scatenare migliaia di apocalissi, dare origine e rifugio alle razze extraterresti che ci vogliono annientare. Il silenzio notturno si apre in due come una tenda strappata quando la macchina del replicante frena e si spegne e noi ci addentriamo nel cimitero delle macchine fossilizzate. Sono ammassi di ferro che formano montagne e grotte intorno a noi.
Il replicante attraversa la porta nell'istante in cui tutti i fari prendono vita e si accendono, illuminando la notte e noi con essa come se il deposito di macchine morte fosse un parco di divertimenti la notte del quattro luglio. Si fa giorno nel lucente cuore delle notte e questo è il momento finale.
- Mulder!
Su una delle cataste di auto, solida come le convinzioni che io non ho mai avuto, Scully grida e attrae l'attenzione del replicante che, immediatamente, smette di camminare verso di noi per dirigersi da lei.
Se lo vedessi in un altro contesto, penserei che tutto quello che succede è magia e non siamo altro che personaggi in uno di quei racconti che si leggono ai bambini prima di andare a letto. Scully risplende con un'incredibile sicurezza, salita alla cima del mondo e il replicante cammina facendo risuonare i metalli di tutte le automobili dimenticate dagli uomini. E mentre guardiamo, le auto, tutte le auto, incominciano ad agitarsi dolcemente. Un terremoto di bassa intensità intorno a noi, come se lo stesso suolo si trasformasse in mare e fossimo agitati dalle onde.
Traballando al suono di un'orchestra che pulsa sotto i suoi piedi, il replicante perde l'equilibrio e sembra comprendere che qualcosa sta andando male. Invece di retrocedere, vedo la sua pistola disegnata sulle ombre del cimitero delle macchine e Mulder ed io sentiamo allo stesso tempo come spara, per la prima volta da quando ci siamo incontrati con lui. Scully si getta sul suolo metallico che non smette di pulsare ed agitarsi. Lo strepitio dei metalli è una sinfonia sempre più forte. Quanto più si muovono le macchine, più agitato sembra il replicante. E' la prima volta che vedo la smorfia di un'espressione sul suo viso, qualcosa di simile all'isteria che si ha quando sai che morirai.
Non smette di sparare. Verso le stelle e i fari, in tutte le direzioni. Finchè chissà per quale motivo tra tutte le auto che si piegano e cantano, il suo sguardo incontra il mio e riesce a prendermi di mira con la pistola.
Non vedo quello che accade.
Un peso cade su di me e non è un proiettile. Pesa e fa male e cado contro il suolo, con un corpo su di me e i proiettili che risuonano a pochi centimetri, dove si suppone che dovrei stare io se Fox Mulder non mi avesse salvato in questo momento la vita.
Persino pensarlo suona strano.
Come le trombe che annunciano un nuovo giorno, gli spari furiosi del replicante riempiono la notte di fuochi artificiali e sulle teste di tutti noi, sulla montagna di macchine, l'enorme gru fa la sua apparizione come un animale mitologico. Quando l'enorme calamita della demolizione che è servita per sollevare migliaia d'auto in passato, fa la sua apparizione, sento l'alito di Mulder che mi brucia la pelle. Mentre questo calore m'avvolge come un padre che mi accoglie in casa dopo un'infanzia perduta, la calamita si colloca sull'uomo che una volta è stato umano e la sua costituzione sparisce in uno scoppio, assorbito dalla forza magnetica. Si solleva contro la gru e sbatte contro il metallo, andando in pezzi con uno spettacolare stridio metallico che fa sì che mille schegge di ferro partano sparate in tutte le direzioni graffiandomi il corpo. Sotto la pioggia metallica, le macchine smettono d'agitarsi. Sul sedile della gru che sostiene la calamita, la maggiore delle Scully esce per contemplare il primo giorno del resto delle nostre vite.
Il suolo sotto la mia schiena, Mulder ancora su di me e non posso credere quello che ho appena visto. L'apocalisse dovrà aspettare, a quanto pare. Potrei sorridere ma mi fa male tutto troppo e il suolo sembra un buon posto dove aspettare che faccia giorno.
- E tu, stai bene?
E' stata un'allucinazione auditiva. Mulder non si è nemmeno alzato per sapere come sto. Non importa quante apocalissi eviti, queste parole saranno sempre la cosa più straordinaria che ho mai sentito. Non posso nemmeno rispondere con più di un lieve movimento del capo.
-Allora alzati, cazzo.
So che quando lo ricorderò in futuro, dovrò convincermi che sia realmente accaduto per crederlo, perché con queste parole Mulder si rimette in piedi e allunga la mano per tirarmi su. E' la prima volta che ci diamo la mano e la sensazione è più intensa di qualsiasi pugno.
Mi spaventano le forze che m'attraggono verso quest'uomo. So perfettamente che Mulder è la calamita che finirà per distruggermi.
- Abbiamo appena salvato il mondo?-domando.
Mi guarda solo un secondo prima di girarsi a cercare la figura di Scully sul cumulo di ciarpame sgangherato. Avanza con attenzione, scendendo piano per non andare a sbattere.
- Non ti appuntare la medaglia- dice, tra l'ammirazione e l'amarezza.
Quando riesce a scendere, il primo impulso di Scully, naturalmente , è correre verso Mulder. Anche lei soccombe continuamente a suo campo magnetico.
- Stai bene?!
I loro sguardi per la prima volta si uniscono da quando ho fatto arrivare le foto. Li ho visti che si guardavano prima, secondi che si allungano e diventano minuti cristallizzando il tempo, fermando la storia per poter stare insieme e assorbirsi, comunicando senza parole con un linguaggio che hanno inventato per loro. Si guardano e sono capaci di fare musica mentre viaggiano nel tempo, questi due grandi stupidi ma questa volta, forse per la prima volta in vita sua Mulder abbassa lo sguardo e sotto i potenti fari del rimessaggio vedo come si rompe il cuore di Scully.
- E a te che cosa ti è successo al viso?
Il mio silenzio è la conferma dei sui peggiori timori.
E' così, Dana. Mulder lo sa.
- Oddio- mormora, come se la sola idea che il meraviglioso agente Mulder abbia sentito abbastanza rabbia per colpirmi le risultasse fisicamente insopportabile.
Mi esamina le ferite, con quelle dita tiepide, sotto lo sguardo incendiario di Mulder. Sono alchimisti del sesso. Tutti quelli che stanno intorno a loro sentiamo l'elettricità che emanano. Malgrado il dolore che sento in tutto il corpo, cinque minuti così, tra loro, e finirei per venire nei pantaloni.
Devo andar via di qui prima che arrivi la polizia perché ogni giorno che passa corro sempre più pericolo di rimanere agganciato per sempre tra loro, desiderando che parte di tutta questa gelosia e tutta questa rabbia sia per me. Ogni volta che Mulder picchia è intimo, come un bacio con la lingua, come una penetrazione abrasiva. Scully sta sul punto di scoprire se ogni volta che bacia, questi baci fanno più male di un pugno.
Mentirei se dicessi che non l'invidio.
**
Appartamento di Dana Scully
Baltimore, Maryland
08 :10 p.m.
Scully non può dormire.
Esce dalla riunione con Skinner sospesa dal lavoro e senza paga per una settimana come ricompensa per aver salvato il mondo e l'unica cosa che vuole e mettersi a letto e riposare. Da quando la polizia è apparsa nel deposito per demolizioni in Pennsylvania, ha la sensazione che l'unica cosa che hanno fatto lei e Mulder è rispondere alle stesse domande, redigere rapporti e rendere conto dell'operato. Non si lamenta. E' il prezzo che sa che bisogna pagare per non aver seguito le norme. Per aver cooperato con Krycek e per aver tradito la sua filosofia" il fine non giustifica i mezzi".
Si gira e rigira per un'ora nel letto senza riuscire a chiudere occhio. Pensando a Mulder e quanto sarà duro Skinner con lui. Sa che sarà molto più duro che con lei, come d'abitudine, anche se non sa bene perché. E' sempre più duro con lui. Tutti danno per scontato che Mulder è il responsabile di tutte le sue pazzie e lei può solo essere accusata di complicità nel crimine.
E' inutile cercare di convincerli che da molto tempo gli XFiles non sono la causa di una sola persona.
Si prende un paio pillole di Valeriana e non funziona. Un libro non funziona. La musica teoricamente rilassante non funziona. Ogni volta che chiude gli occhi per riposare l'unica cosa che vede è lo sguardo di Mulder nel cimitero delle macchine. Dolore, rabbia. Un'ira senza precedenti. Mulder che la giudica. Mulder che schiva il suo sguardo.
Veramente ho pensato che Krycek non glielo avrebbe raccontato?
Non ha diritto di essere arrabbiato tenendo conto ciò che LUI aveva fatto prima e invece, la sua rabbia le spezza il cuore. La fa arrabbiare e spaventa in parti uguali. Non sa cosa fare quando Mulder è arrabbiato con lei. Di solito è il contrario.
Il suo ultimo rimedio per conciliare il sonno è una vasca piena d'acqua bollente, schiuma e sali da bagno. Mentre la vasca si riempie, prova di nuovo a chiamare il numero di sua madre, sperando di trovarla in casa questa volta dopo un pomeriggio passato a chiamarla senza successo.
-Mamma?
Finalmente.
-Dana, amore!
La sua voce le fa venire voglia di piangere. Vuole raggomitolarsi in questa voce e raccontarle i suoi problemi e che lei le dica" Andrà tutto bene", le strofini la schiena e trovi la soluzione magica perché lei e Mulder tornino a costruire la fiducia rotta. Vuole dirle che Missy è viva e non c'è più nessun motivo per nasconderglielo. Che le dispiace d'aver mentito per tanti mesi. Non le dice niente di questo. Parlano di cose superficiali e prendono appuntamento per il giorno dopo.
- Cosa ti sembra se vengo a mangiare da te domani? Ho delle notizie.
- Notizie?
Sembra allarmata e Scully si sente colpevole. L'ultima volta che le ha dato buone notizie l'avevano scelta come rappresentante della sua scuola per la finale della gara nazionale di scienze. Al quinto anno.
- Sono buone notizie, mamma. Cosa te ne pare se vengo alle dodici?
- Benissimo. Ti aspetto per mangiare.
Si domanda come prenderà la notizia che Missy è viva e non è capace d'immaginarlo. Prega perché Dio abbia dato agli Scully un cuore abbastanza forte.
- A domani, cara.
Riattacca senza salutare. Un'abitudine acquisita per aver passato troppo tempo con Mulder, perchè no. Hanno troppe cattive abitudini e troppa frustrazione acquisita. Le piacerebbe che l'acqua potesse cancellare tutto e quando s'immerge nella vasca e le brucia la pelle, aspetta che il calore la liberi e le risolva la vita. Troppo furiosa per piangere. Troppo triste per arrabbiarsi. Ferma nel turbine d'emozioni della sua vita. Non può dormire e non può evitare una sensazione solleticante nel corpo.
L'umidità le arriccia i capelli intorno al viso e ha le guance arrossate. Esce dal bagno lasciando impronte umide sul pavimento di legno. Sul ripiano del camino, nel salotto dove passa la maggior parte del tempo quando è sola in casa, ci sono foto della sua famiglia e alcuni libri che si è ripromesso di leggere. In un angolo, ancora chiusa la scatola ungherese conserva i suoi segreti.
Se ne sente attratta.
Se l'agita può sentire il rumore dolce di qualche pezzo libero. Esamina ognuno dei lati per vedere dove possono essere le scanalature e questa volta, senza alcool che annebbia il suo giudizio, riesce a far scivolare uno dei pezzi della cassa. Quando lo muove verso sinistra, viene allo scoperto un altro pezzo mobile, che si muove in direzione contraria. Mossi due pezzi, la cassa rivela in un angolo una piccola apertura.
Dentro c'è una minuscola chiave.
Il seguente passo è trovare la serratura. Dopo vari tentativi, scopre che tutta la cassa è montata su una specie di binario e può muoversi in avanti su se stessa. Quando lo fa uno dei pezzi che coprono la faccia anteriore cade a terra e rivela una piccola serratura.
Un giro di chiave e la scatola si apre automaticamente.
Dentro, non c'è niente.
Il mistero ungherese è vuoto. E anche lei si sente vuota quando lo scopre. Vuota come una notte a Budapest. Vuota come la tormenta. Solamente vuota.
Krycek ha solo giocato con lei.
Fa il suo numero senza pensarci. Non sa nemmeno cosa gli dirà ma ha bisogno d'assicurarsi che non lo rivedrà mai più in vita sua. Ha bisogno di farlo.
-Krycek?
- Scully?!
No. Non può essere.
- Mulder sei in casa di Krycek?
-Scully stai telefonando a casa di Krycek!
Riattaccano tutti e due allo stesso tempo. La sua prima reazione è sentirsi colta con le mani nel barattolo dei biscotti. Poi, viene l'indignazione e rassomiglia troppo alla gelosia. Cosa diavolo fa a casa di Krycek quando dovrebbe stare in riunione da Skinner! Se hanno già scoperto come uccidere i replicanti, ovviamente non sta lì per affari. E se non sta lì per affari… non vuole pensare perché ci sta.
Per continuare a picchiarlo?
O per qualche altra cosa?
Ma va. E' assurdo. Completamente. Una cosa è questa sciocchezza che sono andati a letto insieme che chiaramente è una menzogna E un'altra cosa è un'altra cosa. No. Per niente.
Passeggia per casa. Si prepara il caffè. Ma probabilmente la farà innervosire di più e non ne ha di decaffeinato. Meglio una tisana di tiglio. Non ha tiglio, così che riscalda il latte prima di ricordarsi che non le piace il latte caldo. Perché è così nervosa? Per Mulder che sta a casa di Krycek? Perché lui l'ha sorpresa a telefonargli? Ebbene? Può fare quello che vuole è la sua vita. La SUA vita. Forse, ha avuto una storia con Krycek che probabilmente è stata sufficientemente una cattiva idea ma ehi, almeno Mulder non era stato rapito mentre lei ballava un tango russo. Arrabbiata, ecco come sta. E forse allucinata perché Mulder e Krycek stanno a letto insieme.
Cosa?! Non stanno a letto insieme. Assolutamente. Sta pensando sciocchezze per mancanza di sonno. E questo.
Mancanza di sonno. Dovrebbe dormire. Forse bere il latte caldo. Mescolato con il miele, forse. E' questo che dovrebbe fare. Mettersi nel letto disfatto della sua camera, svuotare la vasca e dormire tranquillamente. Ha sette giorni liberi, può dormire per sette giorni? Quando Mulder e Krycek fanno sesso si baciano sulla bocca con la lingua e tutto il resto?
Che domanda stupida. Che terribile sciocchezza. Non può smettere di pensare sciocchezze. Si baciano con la stessa rabbia con cui litigano? E chi sta sotto? Lo fanno a turno? E' Krycek? Dio mio, è Mulder? Che faccia fa Mulder quando Krycek lo tocca? E sopratutto, perchè sta pensando a simili sciocchezze?
Non è sicura che sia colpa del bagno se sta sentendo caldo . Pudore, rabbia, gelosia, qualsiasi emozione si riassume in quest'unica sensazione: calore.
E' tutto quello che sente.
E tutto quello che può pensare.
E' tutto quello che può sentire.
Calore.
Il colpo delle sue nocche sulla porta è la polvere da sparo che accende tutto questo mulinello interno. Prima tre colpi, altri dopo immediatamente dopo. E la sua voce, che grida dal corridoio, rauca per l'ira.
- Scully, apri la porta!
Dall'altro lato dello spioncino, Mulder non sembra lui, ma una versione diabolica del suo lato più oscuro. Sembra tormentato e così ragionevole come un toro da combattimento. Lo ha visto abbandonarsi alla parte peggiore di sé altre volte, ma rivolto a lei, il suo sguardo conservava sempre posto per il rispetto e quest'emozione addolciva le altre. Il Mulder che picchia alla sua porta non rispetta niente, nemmeno se stesso e meno che mai lei. Eccessivo, violento, terrificante, come un animale ingabbiato in una cella troppo piccola. Chi è quest'uomo?
- Scully!
Calore.
Non smette di sentire calore.
La scatola ungherese è aperta sul camino. Il segreto di Pandora allo scoperto, i venti della tempesta spargono sulla terra i peccati che stanno sul punto di essere commessi. E che ormai nessuno, nemmeno gli dei, possono fermare.
Mai ha sentito tanto caldo in vita sua.
**
Questa stessa ora
Da qualche parte a Washington DC
Alex ha preso posto in un hotel della città per passare la notte. La stanza di Melissa non è molto grande ma ha finestre grandi che permettono di godere di una visione incredibile della tormenta. Melissa assiste in prima fila alle evoluzioni del vento ed ai movimenti fantasmagorici dei lampi che saettano nella volta celeste. La suite è comoda ma severa e questa mancanza d'ornamenti le ricorda lui.
Il tic tac di un orologio che ritarda. Il motore del frigorifero del mini bar. Il respiro profondo di Krycek nel letto. Tutto invita alla calma. Missy sa che qualcosa è sul punto di cambiare, che Alex scomparirà dalla sua vita, ora che tutto si avvicina alla fine. Ma non importa perché finchè dura la tormenta sono al riparo in un hotel. " Non puoi tornare a casa tua", le ha detto, con quel sinistro pragmatismo così suo.
Le piace fare la doccia con la tormenta di sottofondo. Mentre si asciuga, le porte del doppio specchio dell'armadio riflettono tutta la gloria della sua figura. Le lunghe gambe, i sensuali ricci mogano che le arrivano fino alle scapole. Morbide curve ed una vita delicata. Proprio sulla vita, di un rosso più vivo del sangue, splendente come un quadro parigino, un disegno di una sensualità straziante. Il ricordo di una notte con Alex dipinto sotto la pelle. Un momento nel tempo che rimarrà sempre impresso nella sua memoria.
Più di due anni fa. In un negozio di tatuaggi in Louisiana. Una notte di alcool e di sesso. Lo ricorda vividamente.
L'ago che penetrava sotto la pelle per la prima volta. Alex che si avvicinava al suo orecchio per accompagnarla nell'intensa salita delle endorfine.
" Oroboro" aveva sussurrato " il serpente che si morde la coda è il più grande di tutti gli enigmi"
Come lui.
Come loro.
Si mette a letto, aspettando che Alex si svegli e passano fare ciò che sanno fare meglio. Krycek è l'unico uomo che ha desiderato in modo così aggressivo. La fa sentire viva nella violenza dei suoi baci. Non sa quasi niente di lui. Il suo amante notturno, avvolto nel mistero.
Il suo enigmatico incantatore di serpenti.
**
Appartamento di Dana Scully
Baltimora, Maryland
08:45 p.m.
Ci vuole un'ora per arrivare dall'appartamento di Krycek a casa di Scully se vai piano. Quarantacinque se pigi a fondo l'acceleratore e non ti fermi ai semafori. Che nessuno domandi come ho impiegato mezz'ora perché fa lo stesso.
- Scully, apri la porta!!!
Tre colpi. Altri tre. Sei. Mezza dozzina. La porta non si apre e so che sta dentro perchè ho visto la luce da fuori e perché semplicemente lo so e basta. La sento all'altro lato della porta. I cani possono trovare i loro padroni camminando per migliaia di chilometri anche se i loro padroni li hanno abbandonati. In questo momento io potrei trovarla anche se stesse in un altro sistema solare. Potrei sentire il suo odore negli angoli della città
-Scully!!!
Sicuramente un paio di vicini hanno chiamato la polizia. Meglio. Facciamo una festa. Inviteremo la guardia nazionale. Se Krycek sta là dentro, so che ci vorranno un paio di ambulanze. Abbi pietà di lui, Satana, perché sodomizzerò questo figlio di puttana e poi il suo cadavere. Scully può guardare. Legata.
- Scully!!!!
La porta si apre una maledetta volta. Solo venti centimetri. Ha ancora la catena messa e questo m'irrita ancora di più. Scully non provocarmi più perché semplicemente non capisco cosa sta succedendo e la mia stabilità mentale è meno che nulla.
- Si può sapere che fai bussando in questo modo?
Cazzo. Cazzo, no. Indossa solo un accappatoio ed ha i capelli scompigliati e le guance che bruciano per eccesso di flusso sanguigno, se non mi sbaglio derivano di solito da un'attività molto concreta. Respiro ancora? L'ho persa per sempre? Quando? Cosa? Perchè? Che cosa ho fatto di così terribile? Che cazzo può cercare in uno che è un verme? ! Ucciderò Krycek e farò in modo che Scully gridi il mio nome in aramaico. Non so cosa farò.
- Scully, lasciami entrare.
Faccio fatica a parlare senza soffocare e lei sembra serena. Chiaro, rilassa sempre molto una scopata. E' ciò che credo di ricordare. Abbatterò la porta se non entro ora, SUBITO. Credo che sette anni ad avere fiducia in lei e ad aprire il mio cuore mentre lei mi ascoltava con quel genere di sguardo che potrebbe far si che un uomo cammini tra le fiamme per una donna, mi davano diritto ad avere una speranza che un giorno lei ed io dividessimo una finestra, o un letto o un tavolo da cucina e avremmo fatto fisico quello che è stato sempre spirituale. O ho sognato per sette anni? Nessuno può sbagliarsi con tanti segnali. Scully, lasciami entrare.
Ma, cosa cazzo le danno gli altri? Cosa le dà Eddie Van Blundht, l'Uomo scimmia ed Ed Jerse, lo psicopatico omicida dal tatuaggio parlante, o gli scrittori schizofrenici fanatici delle molestie, o i mercenari internazionali, NON lo capisco. Questa non è una fissazione per i cattivi ragazzi, questa è una malattia. In tutto questo io dove sto?
- Mulder, è tardi, sono stanca e voglio dormire.
Già, che sfortuna. Una settimana fa sarei andato via da qui senza fiatare, Scully. Ma una settimana fa non avrei sospettato che Krycek ti mette la lingua nella figa ogni volta che ne ha voglia. Bene, lo voglio anch'io, Scully. Per sette anni abbiamo giocato a comandi tu, al nascondiglio inglese e al tesoro nascosto. E' finita. Domani mattina puoi cacciarmi a calci. Stanotte no.
- Scully.Apri. La. Porta.
Giurerei che c'è qualcosa che sembra apprensione nel suo sguardo. Paura? Geniale. La paura si mescola nel sangue come un afrodisiaco. Tra poco metterò la mano- le DUE mani- sotto quell'accappatoio. Meglio che abbia paura. Perché da sette anni sono terrorizzato al pensiero che no sono abbastanza buono per lei ed risulta che sto incominciando a credere che lei non vuole che sia buono.
- Mulder, vattene.
Suona sensata. Suona ragionevole. Suona Scully. Suona come una dea in accappatoio, con le labbra rosso sangue e gli occhi sognanti. Se devo continuare a guardare attraverso quella maledetta apertura, bloccato da questa stupida catena, mi suiciderò.
- Scully, perchè non vuoi che entri?
Ci pensa, respira profondamente. Ha le labbra leggermente gonfie. Come se avesse bevuto cioccolato caldo. O come se qualcuno l'avesse baciato per tutto il pomeriggio, Ups, l'immagine s'intrufola nella mia mente con nitidezza. La bocca di Krycek su quella di Scully, nudi sul letto, gambe intrecciate, ansimando. Ora sono io quello che respira profondamente. Lei continua a non aprire la porta. Sta dando il tempo a quell'imbecille per andarsene dalla finestra? E' così?
- Mulder non credo che sia un buon momento per parlare.
Cerca di suonare calma ma non ci riesce. Suona solo sulla difensiva. Con le braccia incrociate davanti al petto e il viso di una appena scopata. Non è un buon momento per parlare?
Già.
Per la seconda volta in vita mia, do un calcio alla porta sapendo esattamente che all'altro lato troverò un uomo con lei. Questa volta la porta non si scardina, salta solo il saliscendi, scheggiando il legno. Scully la donna che la notte precedente ha salvato il mondo con il suo ingegno, sembra ora più sorpresa di quando il replicante è saltato in aria.
Sì, bene, così stanno le cose ora.
Non è un buon momento per parlare, dice. E' divertente. Sembra spaventata. Sembra che abbia voglia di calmarmi mentre mi avvicino a lei, con il suo accappatoio e i capelli raccolti che formano morbidi ricci intorno a questo viso che- perché ingannarci -è stato sempre troppo sexy per quello che sarebbe stato consigliabile. Ancora cerca di essere sensata ma è un poco tardi per me. Sto salivando per l'anticipazione. So che non le piace il buon senso quando si tratta di sesso.
- Mulder, parleremo quando ti calmi.
Di nuovo? Sembra che non lo capisca. Sette anni giocando al gatto e al topo. Questa notte, non giocherò, né aspetterò, né mi arrenderò, né mi farò interrompere o mi farò abbandonare. Questa notte sono venuto per cacciare.
- Non sono venuto a parlare, Scully.
Per l'espressione dei suoi occhi credo che sia appena resa conto per che cosa sono venuto esattamente. Era ora. Ho fame, Scully e indovina che sarà la cena
5 novembre
Appartamento di Dana Scully
Baltimore, Maryland
02:33 a.m.
Poco a poco la fibra del sogno si assottiglia e diventa aria. Resti di coscienza disfatta incominciano a penetrare nella percezione addormentata degli uomini e Mulder batte le palpebre un paio di volte, torna alla realtà piano, comminando in punta di piedi sul sonno. Il primo stimolo insolito è l'odore. Sapone con un residuo di limone, da lontano, e più vicino, quest'altro aroma, molto più denso. Un odore di corpo e di densità di cristallo liquido. Saliva. Sudore. I corpi fabbricano materia e liquido quando si toccano.
Anni senza sentirlo. Ma l'odore del sesso non si dimentica mai.
Cazzo.
Secondo stimolo insolito. C'è un materasso sotto il suo corpo e non è costretto su se stesso a cercare una sistemazione su un divano troppo corto per le sue gambe. Non sente nemmeno le ondulazioni del materasso ad acqua. C'è una rete non troppo rigida. Non trotto morbida. Una rete perfettamente anatomica che sicuramente è la cosa migliore per la schiena e che probabilmente e tra tutte le reti del mondo, è quello che sceglierebbe per sè una persona che, per esempio, si fosse laureata in medicina e che avesse cura della sua salute nei minimi dettagli.
Cazzo.
Terzo stimolo la vista. Apre solo una fessura degli occhi perchè insieme a tutti gli stimoli sta incominciando a sentire non solo la coscienza del Reale, ma anche le emozioni che porta con sè comprendere dove sta e come è arrivato fin lì. E questo significa iniziare a sentire qualcosa che un cattolico definirebbe somma mortificazione. Mezz'occhio aperto gli basta per distinguere le tende, la trapunta aggrovigliata per terra, la lampada che è caduta dal comodino e quello che sembra il suo cappotto buttato in un angolo.
La cosa più difficile è muoversi facendo in modo che NESSUNO sappia che è già sveglio. La manovra è più complicata quando il tuo cuore insiste a battere a centoventimila pulsazioni all'ora.
Cazzo.
Addormentata all'altra estremità del letto. A pancia in giù. Il viso affondato nel cuscino. Il groviglio di ciocche rosse non gli lascia vedere i suoi tratti. Come può respirare in quella posizione? Il lenzuolo la copre fino a metà schiena e c'è d'ammetterlo ha le scapole più perfette che Mulder abbia mai visto. Se fosse un credente, potrebbe giurare che è il posto ideale per far spuntare le ali.
Vederla e sentire il mondo che va in pezzi e i resti che partono sparati lo graffiano come una mitraglia e gli fanno a strisce il cuore.
Stanno tutti questi i sentimenti e tutti questi i ricordi della notte.
Cazzo.
Accorrendo in massa alla sua coscienza come cittadini furiosi che protestano in una manifestazione. Tutte ed ognuna delle cose che sono accadute nelle ultime dodici ore sono lì, nella sua testa, sfilando ordinatamente.
Deve uscire dal letto. Deve uscire dal letto IMMEDIATAMENTE.
Non è facile. Muoversi senza che suoni quel maledetto materasso sinfonico, comminare senza che scricchioli il legno, arrivare al bagno e chiudere la porta senza che Scully si svegli. Non è facile. Quando riesce a girare la maniglia in silenzio e appoggiarsi al lavabo respira profondamente. Prova superata. Ora gli rimane solo di pensare come cavolo affronterà il resto della sua vita ora che- è evidente-, le possibilità che Scully lo guardi di nuovo ancora una volta in faccia, sono così remote che per trovare anche fosse una scintilla di una vaga possibilità, dovrebbe andare fino al Polo Nord, aprire lì un buco con la lingua fino in fondo alla terra e domandare per dove si arriva in Australia.
L'ha fottuta molte volte in passato. Già.
Molte innumerevoli volte. Ha agito tante volte a sproposito talmente fino in fondo che mancava una perforatrice e una gru per tirarlo fuori. E tutte le volte Scully non ha nemmeno detto" te l'avevo detto, Mulder". E inoltre, non ha dovuto nemmeno chiederle perdono! Ma questo è diverso. Perchè ora quando si guarda allo specchio- non può evitare un atto di profondo masochismo e deve guardarsi- il suo corpo mette in evidenza le impronte di quello che è successo e sa con la certezza che si sente solo nel momento di una rivelazione, che tutto quello che ha fatto nella notte e sembrava così inevitabile come il sorgere del sole, era esattamente l'ultima cosa che doveva fare se voleva risolvere le cose con lei.
Mai in tutta la sua triste e miserabile vita ha sentito questo miscuglio di vergogna, riprovazione e imbarazzo per qualcosa che ha fatto.
Ricordando prima quello che è successo sul pianerottolo e poi, cazzo, in cucina, maledizione, e veramente, ha detto quello che crede d'aver detto a letto? Forse quello che era successo la notte aveva qualche scusa- anche se non riesce ad immaginare quale possa essere- ma quello che era accaduto quella stessa mattina?
Cazzo.
Quando ricorda non solo quello che ha detto ma quello che è accaduto nel letto, ha la tentazione di mettere la testa nella tazza e tirare la catena. Lo farebbe se non fosse perché il rumore senza dubbio, la sveglierebbe. E' vero. Non è preparato per il momento in cui lei lo denunci per aggressione e vari altri delitti a cui, francamente, non vuole pensare. Violazione di domicilio? Senz'altro. Qualche altro. Decisamente peggio. Abuso. Sicuro.
Senza dubbio la cosa peggiore è stata quella di questa mattina
La ricorda perfettamente.
Si alza, Scully già è vestita. Sembra che stia per andar via, solo che lui ha altri piani e quello che viene dopo è così…non vale la pena pensarci. Non può.
Non le ha nemmeno tolto i vestiti!
Ci sono dei segni sul suo collo. Ci sono segni sul petto, cazzo, e quando si siede sulla vasca, uno strano bruciore sul sedere gli ricorda a) ha un graffio e non è il marchio delle sue unghie che fa male, b) è ancora nudo e c) si sta facendo vecchio perché fa male. Tutto fa male. Parti che da anni non facevano male, fanno male.
Dovrebbero fargli ancora più male.
Dovrebbero…qualcuno dovrebbe punirlo. Questo è tutto.
Quando si guarda allo specchio, si domanda come non abbia sentito nemmeno un lampo di lucidità durante la notte passata. COME. Ora Scully chiederà il trasferimento. O lascerà l'FBI. Ora che ha salvato il mondo, non si può dire che non abbia fatto il suo dovere. Che motivo avrebbe per rimanere? Nessuno. Forse, se è generosa, gli manderà una cartolina in carcere o al manicomio. Forse si sposerà con Krycek e gli mandano una foto dei bambini a Natale. Ne adotteranno tre o quattro. Con la fortuna che ha sicuramente rassomiglieranno a Krycek in tutto e per tutto. E saranno belli, i maledetti bambini adottati dal demonio.
Per un momento fantastica con l'idea di dire a Scully che è stato posseduto da uno spirito insaziabile, sessualmente insaziabile. Sicuramente ci sono spiriti così. In Indonesia ci sono delle leggende che lo affermano, se non ricorda male. O era nel Bangla Desh?
Sicuramente Scully resterà affascinata da questa spiegazione.
Si lava la faccia e torna a guardarsi allo specchio. Tutti i ricordi e quelle maledette sensazioni della notte sono presenti nella sua memoria come se stessero accadendo di nuovo continuamente e si sente come un uomo civilizzato che ha scoperto che non è altro che un ominide non ancora evoluto e che ha tutto il resto della sua vita per pentirsi per essere stato un tale animale.
Salve, Fox Mulder, benvenuto nel resto della tua vita. Tutte le altre volte che l'hai fottuta? Erano solo un preludio, amico. Perché questa volta, si che L'HAI FOTTUTA e non è solo un'espressione linguistica.
Ma perché cazzo l'ho fatto- si domanda senza osare darsi una risposta- E quante volte!
C'è un cosa che si chiama consenso e nella notte non ha pensato molto a questa cosa.
Rumore di nocche sulla porta.
- Mulder, sei lì?
La sua voce è il nettare di qualche pianta meravigliosa che i biologi non hanno ancora scoperto. E' dolce ed è completamente al di sopra di lui.
Ha voglia di dire" non ci sono" o rimanere in silenzio con la speranza che desista e vada via.
- Mulder?
Ma questo non accadrà. Da segni di vita con un lamentevole e patetico" sì". Dall'altro lato può sentire la sua presenza, sentirne il respiro malgrado la porta, immaginare questo viso di risoluzione e rabbia quando dice " Mulder, sto per lasciarti". Non vuol vedere quel viso. Non può.
Ed è allora che lo dice. Quelle parole che mettono chiodi sulla sua bara.
- Mulder, dobbiamo parlare.
E si rende conto che tutta questa collera che ha sentito, tutta questa rabbia all'immaginare Scully con Krycek nella stanza di un hotel, non arriverà alla suola delle scarpe se paragonata alla collera che sentirà per il resto della sua vita contro se stesso per aver reagito come ha fatto.
Si alza piano per aprire la porta.
**
Un mese dopo
Ospedale dell'Esercito
Lisbona ( Portogallo)
06:15 a.m.
Le strade di Lisbona salgono dal mare, ansimando su scalini interminabili e una volta su, guardano il Tago e precipitano, cercando di catturare il mare, seguendo la stele dei conquistatori che partono da Belem in cerca della via delle spezie. Il centro della città aspetta circondato dalle colline e quando scende la notte, centinaia di colombi esplodono in stormi poetici, cercando rifugio sulle terrazze, salgono sugli ascensori metallici fino a vecchie cattedrali senza tetto. Alfama, Alto, Baixo, Estrela. I rioni dormono solo a metà quando cade la notte e prima dell'alba, si stiracchiano facendo attenzione a non dare fastidio a Lisbona, la città dei poeti. Solenne guardiana della memoria dell'Atlantico, Lisbona ricorda i segreti del mare e il volto di tutti gli assassini che hanno insanguinato le sue strade.
All'interno dell'ospedale, una fortezza dall'aspetto stanco e con spessi muri di cemento armato, facciata annerita per l'incuria e resti di ruggine sulle finestre, l'infermiera dai placidi occhi azzurri redige i rapporti degli avvenimenti notturni e aspetta che la sostituisca il turno del mattino. Rimangono quarantacinque minuti per il cambio è sta valutando se avvicinarsi alla macchina del caffè per la sua terza tazza della notte quando una salva di spari interrompe la sua routine monocorde di ginecologia. Stivali militari di uno squadrone di uomini vestiti di nero irrompono nell'accettazione, abbattendo le porte. Mitragliano il muro e le grida dei pazienti si sommano a quelli del personale. Mobili che cadono a terra, scheggiati dalla violenza dell'attacco. Vetri che scoppiano, caffè che si sparge e strilli che non cessano sotto il fuoco.
A pochi passi dall'infermiera, la sala con il cartello"terapia intensiva" rimane chiusa e sembra la sua unica salvezza, il salvacondotto verso la speranza. Si trascina sotto il fuoco, striscia e ansima nel tentativo di ridurre questo tratto che sembra interminabile. Rimangono meno di tre passi quando uno degli uomini armati la trova e lei solleva lo sguardo così azzurro, così placido, per vedere il volto del suo carnefice. Sotto il passamontagna, il viso della morte ha una bellezza animale. Occhi verdi che la guardano cambiando colore, come stalattiti di smeraldo in un naufragio polare. L'infermiera non è capace di gridare, questi occhi la fanno sentire sicura. Questi occhi non le faranno male. Due passi per la porta e poi sarà in salvo.
Gli occhi s'inchiodano su di lei, aspettano un secondo. Con calma.
L'uomo solleva la mano e il terzo occhio metallico e vuoto della pistola si dirige verso di lei.
Le spara quattro volte in testa prima che si muova.
La forza dell'impatto trascina il corpo alcuni centimetri indietro. E l'uomo del passamontagna si abbassa come se la sinfonia della guerra che gli scoppia intorno, rompendo i vetri della calma, non andasse insieme a lui. La paura di morire invade tutto. Un odore che non si dimentica mai una volta che lo hai sentito. Lui lo porta tatuato nella coscienza.
All'infermiera non sembra importare. Sguardo inespressivo, tranquillo. Non sembra importarle.
Inerte, per terra, guarda ora con la stessa calma. Un filo di sangue le cade tra gli occhi, come un viandante stanco che va per le strade della città, cercando conforto nella caffetteria moderna, un freddo mattino d'inverno. Piano. Senza fretta. L'uomo del passamontagna si abbassa verso il cadavere, tira fuori la siringa dall'interno della giacca. Toglie il cappuccio all'ago, calcola dove sta la giugulare e l'infila senza cerimonie.
L'infermiera apre gli occhi azzurri. Ancora calma.
L'assassino spinge lo stantuffo ed il liquido scompare nel collo che incomincia ad agitarsi.
L'infermiera esplode in un milione di pezzi. Una pioggia fugace, lacrime di metallo piante per l'effetto istantaneo della magnetite. La morte sorprende i replicanti perché non se l'aspettano, e nemmeno ne hanno coscienza.
Nella sala su cui si legge" terapia intensiva", l'uomo trova quello che cercava lo squadrone. Rapiti connessi a macchine per l'intubazione. Tutti hanno due battiti. Tutti ospitano dentro l'embrione di un futuro replicante. Li stacca tutti e ordina ai suoi uomini di portare via i corpi, lasciando dietro di loro quando vanno via, il caos della guerra e delle macerie.
Si toglie il passamontagna nel furgone. Scappano da li facendo stridere i pneumatici, lasciandosi indietro Lisbona e l'Atlantico alla velocità del suono. Ci sono altri ospedali. In tutto il mondo. E più replicanti di quanto si possa immaginare. Bisogna trovarli tutti. C'è ancora lavoro da fare e Alex Krycek non è di quelli che aspettano con le braccia incrociate quando gli altri fanno il lavoro sporco. Quando si tratta di sporcizia gli piace mettere le mani fino in fondo ed immergersi.
A Lisbona è l'alba, l'inizio di una nuova era. Krycek immagina a volte che ci sia ancora qualcuno che l'accompagna in questo viaggio contro il futuro, percorrendo il mondo, resistendo nella guerra silenziosa, un altro soldato nella stessa trincea.
Lo specchio retrovisore gli restituisce la sua immagine. Solo, un'altra volta. Accompagnato unicamente dalla memoria. A volte si stende solo in un angolo del mondo il cui nome ha dimenticato e lo bruciano i ricordi come baci che si imprimono nelle viscere. A ferro e fuoco ardente.
Ha provato molte bocche.
Nessuna consola come una Scully.
Nessuna brucia tanto come Mulder, in mezzo ad una lotta.
I ricordi sono la sua ricompensa. Ed il suo castigo.
**
Un mese prima
5 novembre
casa di Maggie Scully
00:50 p.m.
Dana è in ritardo di quasi un'ora. Non è normale.
Maggie Scully è abituata ad aspettare. La moglie di un militare non può sopravvivere se non trova cariche di pazienza con cui armarsi mentre aspetta un uomo che potrebbe non arrivare mai. E'abituata a sedersi in cucina e prendersi cure delle sue piante mentre passa il tempo. Schiaccia la terra sotto le dita, sposta le piante da un vaso piccolo ad un altro più grande, facendo attenzione a non danneggiare le radici. Annaffia e toglie le erbacce e le foglie morte e lo fa sapendo che se si concentra sull'odore umido della terra e sui colori dei fiori quando si avvicina la prossima stagione, non dovrà guardare l'orologio ogni due minuti e domandarsi perché sua figlia che è stata la puntualità fatta donna, arrivi con mezz'ora di ritardo per mangiare.
Mi ha chiamato lei. E per darmi alcune notizie. Se mi ha chiamato lei, perché ora non appare?
Conosce tutti i suoi figli. E Dana è l'unica che arriva in orario. L'unica che applica al tempo la stessa disciplina ferrea che gli Scully militari applicano a tutto il resto. L'unica che chiama se arriverà con cinque minuti di ritardo per un ingorgo e avvisa sempre quando non può venire ad un appuntamento.
Il pasticcio di carne e verdure aspetta nel forno e tutta la cucina si riempie di quest'odore di mezzogiorno invernale. Maggie guarda dalla finestra, valutando se chiamare o no la polizia per domandare se c'è stato qualche incidente stradale a causa del temporale. Non sembra probabile. Passata la tormenta di neve, gli spazzaneve sono riusciti a pulire le strade e ora, cumuli di neve si ammucchiano nel giardino, aspettando il disgelo.
Oh, dio, non può guardarli finchè si sciolgono.
E' successo qualcosa. Se avesse del lavoro, avrebbe chiamato.
Una madre certe cose le sa.
E c'è qualcosa che sta trattenendo Dana.
Per favore, Maggie, può darsi che l'abbia dimenticato.
Solo che non sta nel vocabolario di sua figlia dimenticare un impegno. A meno che non sia drogata contro la sua volontà, legata con catene ad una diga di contenimento, imbavagliata con cavi marini, impossibilitata a muoversi e sottoposta ai capricci di qualche criminale psicopatico che pretende di farla gridare.
Conoscendo il suo lavoro, non sarebbe assurdo.
Chiama prima a casa sua e poi sul cellulare e finalmente, di nuovo a casa. Tre volte.
Drogata, legata, imbavagliata, sottomessa, gridando. Ha tutte queste immagini in mente. E' la condanna di una madre sviluppare un'immaginazione mostruosa per le catastrofi.
- Dana?
Risponde la quarta volta ed in casa. Dove diavolo stava per non aver potuto risposto prima?
- Mamma?
- Dana, per l'amor del cielo. Che ti è successo? Eravamo rimaste che ci saremmo viste un'ora fa. Perchè non rispondevi al telefono?
Silenzio all'altro lato. Un silenzio così pronunciato che potrebbe avere muri di velluto coperti di sangue. Maggie trattiene il respiro. Cerca di leggere in questi secondi così lunghi, scoprire che cosa sta succedendo all'altro lato, perché la linea si è zittita e l'auricolare evoca l'immagine di sua figlia sequestrata da qualche disgraziato nella sua stessa casa, incapace di comunicare con lei.
Si consola pensando che forse è caduta la linea e sta sul punto di controllare l'entrata del filo quando il silenzio si rompe e un suono soffocato, vagamente umano attraversa la distanza dall'appartamento di sua figlia fino a casa sua. Che cos'è stato, un gatto?
- Dana?- il tono della voce leggermente pieno di un sospetto che sta incominciando a cristallizzarsi nella sua mente.
-…chiamo dopo.
Quasi senza voce. Trascinando le sillabe. Si potrebbe dire, ansimante? Dopo un colpo. Due. Come se le costasse fatica trovare la base del telefono e riattaccare. Finalmente il suono che indica che è rimasta sola in linea. Ed improvvisamente Maggie ha la sensazione che sua figlia non è trattenuta contro la sua volontà, non è stata legata e imbavagliata da nessuno, né c'è un disgraziato in casa che la fa gridare. Si rende conto da quel rumore e quella voce roca che non c'è niente di violento e apocalittico che la trattiene e nessun avvenimento brutale ha fatto si che dimenticasse un appuntamento.
Si sbaglia.
All'altro lato della città, in un angolo del mondo che vive in una galassia diversa, Scully vorrebbe muoversi e non può, vorrebbe gridare e non trova la voce, vorrebbe scoppiare in mille pezzi ed arrendersi ad una forza più potente di lei, unirsi all'oscurità, perdersi nell'oceano trascinata dai mulinelli che scuotono il centro della terra. Legata dal desiderio, imbavagliata dallo scontro delle lingue nella tempesta, drogata dal veleno del sesso che profuma tutti gli angoli del suo corpo, scivola per ognuno dei suoi segreti, emanando da lei come essenza mortale.
Gridando perchè il piacere fa male in carne viva. Il suo nome. Perché non ricorda più nient'altro.
- Mulder!
Stringe il bordo del tavolo con le mani, stringe il bordo della realtà solo per un millimetro. Mezzo vestita, mezzo nuda. La gonna arrotolata in vita, le calze alle caviglie, senza togliere le mutandine, scostate da un lato per lasciarlo passare. Nudo. Disperato. Parlandole all'orecchio, parole che le fanno appannare gli occhi, cose che non aveva mai pensato che gli avrebbe sentito dire, mantra che recita mentre cerca dove immergersi con più forza, parole di Mulder, che descrivono chiaramente che cosa è quello che vuole farle e in quale parte del suo corpo lo sentirà mentre viene ancora e ancora fino a che non distingua più il giorno dalla notte.
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Triangolare: indicare differenti punti sul terreno e considerarli come il vertice di un triangolo, prendere le misure necessarie degli elementi di questi per potere fissare sul piano la posizione relativa di questi punti e le loro distanze.
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Dana Catherine Scully |
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FoxWilliamMulder |
Alexander Krycek |
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In Principio, ci fu l'alleanza.
Mulder e Scully. Una conversazione interrotta da un elemento estraneo. Una miscela chimica che reagisce davanti ad un cambiamento. Quelli che cercavano la verità, divennero improvvisamente, ingegneri del futuro.
Mulder. Scully. Krycek.
Il futuro non esiste. Loro lo inventano. E vanno inventando se stessi. Fino a che arriva un punto in cui le misure del passato non servono per predire il futuro e si domandano, se non siamo chi siamo stati, chi siamo?
Krycek. Mulder. Scully.
Le sorprese ad ogni svolta della strada aggiungono incertezza al brodo di coltura da cui nascerà il futuro. Nessuna verità può essere compresa prima che cambi ed esploda. Le certezze sempre scoppiano tra le mani. Camminano sopra duemila chili di boom boom. Cuori di benzina.
Mulder. Scully. Krycek.
Se non scoprono chi saranno, tutto può crollare. Ma le risposte sono misteriosi nascondigli all'interno di una scatola ungherese e la scatola è vuota. Tutto è un gioco che si avvicina alla fine. L'alleanza termina e si morde la coda. Ritorna al principio. Ed in questo principio tutto è differente. Tutto sta per nascere. C'è solo una legge: resisti o servi.
Mulder.
Scully.
Krycek.
Nuovi elementi.
Nuove miscele.
Nuovi inizi.
Niente si muove contro la natura.
Ma di tanto in tanto, qualcosa si muove contro ciò che sappiamo di lei. Qualcosa di piccolo, infinitesimale, quasi invisibile. Ed è il tentativo per comprendere le contraddizioni apparenti quello che ci porta a capire la natura delle cose. E di noi stessi. Possiamo negare che esiste, ribellarci contro di esso. Possiamo assicurare che non si muove.
Ma si muove.
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4 novembre
Baltimore, Maryland
Appartamento di Dana Scully
08:45 p.m.
Mulder ha appena buttato giù la porta della mia casa.
Lo ripeto per assicurarmi di non aver perso il senno.
Mulder ha appena buttato giù la porta della mia casa.
Noi scienziati crediamo solo in ciò che possiamo vedere con i sensi. Quello che possiamo toccare, assaporare e vedere. Sono i principi scientifici quelli che mi tengono in piedi. Sono quello in cui credo ed invece, sto vedendo cose con i miei propri occhi che la mia mente si rifiuta di processare contravvenendo ai principi di base della scienza.
Mulder non può aver buttato giù la porta della mia casa.
Preferisco non crederlo. Volontariamente SCELGO di non crederlo.
Questa volta non ha nemmeno la scusa che un uomo scimmia ha soppiantato la sua identità e potrebbe stare mettendomi incinta di un futuro bambino scimmia. Non ha nessun'altra scusa, di fatto, che giustifichi quest'espressione collerica, questo sguardo opaco che mi rivolge come se non mi stesse vedendo. O stesse vedendo cose dentro di me che io non gli ho dato diritto di vedere.
La porta è scheggiata. La catena è uscita dal cardine ed improvvisamente, Mulder è alto tre metri e mezzo. Sento la mia voce interna, sensata e logica e più spaventata di quanto voglia riconoscere, che mi dice che sto sognando e che costui non è Mulder, ma un replicante che l'ha sostituito. Questa violenza nello sguardo? No, non è Mulder. Mulder non mi ha mai fatto paura e ora cerco di respirare normalmente senza successo mentre mi convinco che non c'è nessun motivo sensato perchè mi tremino le ginocchia.
Mulder ha buttato giù la porta della mia casa? Con quale diritto!
Forse non ho paura e tutto questo tremito è ira allo stato più puro. Mi costa fatica emettere suoni e sembrare tranquilla al tempo stesso.
- Mulder non è un buon momento per parlare.
Mi sta tremando la voce. Mulder non fa mai in modo che mi tremi la voce. Dove sta il mio senso di controllo? Non distinguo le emozioni. Mi terrorizza non distinguere le emozioni. Credo che potrei sparargli o scoppiare a piangere. E lo odio per questo.
- Non sono venuto per parlare.
Siamo a tre passi l'uno dall'altro. Non è venuto per parlare? Cosa? Non posso pensare. Perché mi fischiano le orecchie? Mi fa male la gola, non sono sicura del perchè mi fa male la gola ma forse ha qualcosa da vedere con il mal di stomaco improvviso e questo sguardo sconosciuto in un uomo che è stato amico e collega, che è stato vicino e familiare, intimo e divertente e sempre ha promesso più di ciò che dava, con una sensualità dolce e mascolina, solleticando sotto la superficie delle parole.
Non sono venuto per parlare.
Non resta niente in lui che sia dolce ed amichevole. Mi guarda come se mi odiasse.
Bugia.
Mi guarda come se i preliminari fossero finiti qui ed ora.
Incomincio a respirare agitatamente. Sto iperventilando. Non posso muovermi e sento una bomba termodinamica dentro lo stomaco che è appena esplosa, trasformando il calore in umidità. Mai mi sono sentita così debole in tutta la mia vita. Voglio ucciderlo ma posso appena parlare perché si sta muovendo verso di me e se fa un altro passo non rimarrà più spazio tra noi. A volte ho desiderato che mi guardasse con la stessa irresistibile attrazione e la stessa intensità con cui avrebbe guardato un disco volante.
Fai attenzione a ciò che desideri, dicono.
Ora mi guarda con maggior intensità di quella che abbia mai usato per un XFiles e sto cercando di sembrare calma senza riuscirci.
-Dimmi, sta ancora qui o già l'hai mandato via?
Cosa?!
Di chi sta parlando?
- Non si sarà nascosto in camera?
Cosa?!
- Non dirmi che non rimane nemmeno a fare colazione dopo una scopata.
Cosa!
- Dovresti venderti più cara, Dana.
CHE!
Cinque parole. Una di esse è il mio nome, detto come se fosse un insulto. E' tutto ciò di cui ho bisogno per cambiare di stato d'animo come il mercurio. Addio stupida insicurezza nervosa. Benvenuta, collera psicotica di proporzioni bibliche. Mi stridono i denti. Che cosa ha appena insinuato?
Se mi guardassi allo specchio so che starei livida. Non ho sangue nel viso. So perfettamente dove ho il sangue ma non sono orgogliosa di me stessa per questo e non penso di fare un commento.
-Che cosa hai detto?
Mi risponde con un'espressione insopportabilmente falsa.
- Su, Dana. Perché negarlo ora. Forse non hai fiducia in me?
Di tutte le cose che avrebbe potuto dire suppongo che questa è la peggiore e suppongo che sa che usare la parola " fiducia" come un insulto che distilla sarcasmo è una pugnalata allo stomaco. Questo non sta accadendo. Ma se ci sono dubbi, devo assicurarmi che qualcuno gli tagli i testicoli con una motosega prima di ucciderlo. E devo assicurarmi di fare io il casting per prendermi il ruolo di "qualcuno".
- Ora non vuoi sapere la risposta a questa domanda. Mulder. Esci. Dalla. Mia. Casa.
Pensieri che corrono per la mia testa come raffiche di vento che passano senza darmi nessuna spiegazione mi bloccano. C'è una parte di me che crede di sapere a che viene tutto questo ma è una parte lontana e difficile da raggiungere perché Mulder si muove, e sono convinta che sta per toccarmi e che il tempo si ferma. So che questa è la notte che deciderà il resto della mia vita e se capisco quello che sta succedendo, finisco per non capirlo più un secondo dopo, persa in una nebbiolina d'emozioni che turbinano, tra l'isteria e la confusione, i nervi e la rabbia e questa domanda costante che mi martella, che dice, chi è questo Mulder che non è il mio Mulder e chi sono io se non lo riconosco.
Invece di toccarmi, passa da lontano e fa dei passi violenti in direzione della mia camera, attraversando il salotto come una tempesta, che è ciò in cui si è precisamente trasformato.
Ma che, CAVOLO sta succedendo?
Lo seguo fino alla porta della camera, cercando di trovare il meccanismo per ragionare con lui ma senza scartare l'idea della motosega. Mulder guarda il letto disfatto in cui ha fatto la siesta e assume quella espressine tra la nausea e la collera, come se avesse aperto una scatola di cioccolatini per trovarci dentro resti umani e non potesse sopportarne la vista.
- Un letto! Che cosa tradizionale per voi, Scully! Pensavo che foste gente di finestre.
Eh?
Entra nel bagno della camera da letto. Continua a frugare. Apre la porta. Guarda dietro. Guarda nella vasca. Verifica che nessuno potrebbe uscire da una finestra di cinquanta per trenta centimetri e mi domando se tutto questo ha qualcosa a che vedere con Eugene Tooms. Ricordo una volta che mi chiese di dirgli che era pazzo. Se allora non lo era ora posso dargli il certificato medico. Incomincio ad avere una vaga idea che sta cercando un supposto uomo con cui crede che io sia andata a letto, ma tutto accade in fretta e faccio fatica a concentrarmi su pensieri concreti. Guardo solo la stanza in penombra e cerco di osservare i suoi movimenti per riconoscerlo e per far sì che mi riconosca. Non ci riesco.
Si toglie il cappotto. Sembra che faccia fatica a pensare con il cappotto.
- Va bene, allora non c'è- afferma, allentando il nodo della cravatta mentre mantiene quel falso atteggiamento di cordialità irritante e collerica.
Continua a non guardarmi perché ogni volta che i sui occhi si incontrano con me sembra sull'orlo di un'emozione che lo disgusta e distoglie lo sguardo. Lo ringrazio perché anche questo sguardo mi fa sentire emozioni che mi terrorizzano.
- Ho una curiosità, Scully. Una ragazza cattolica prega prima o dopo di farsi un assassino? O preghi mentre scopi?
Rivelazione.
Mulder sta cercando Krycek.
Mulder crede che sto andando a letto con Krycek.
Mulder ha usato l'espressione " farsi". Ha detto crudamente " mentre scopi".
Non mi passa per la testa che tutto questo non è altro che gelosia assurda. Non mi metto a pensare che se sta arrabbiato è perché crede che ci sia un altro uomo che sta usurpando il territorio che lui, in un modo maschilista ed egocentrico ha sempre pensato come " il suo territorio", anche se mai gli è interessato troppo.
Non sono preparata ad immaginare perché è arrivato alla fantastica conclusione che Krycek starebbe qui, nella mia casa, andando a letto con me. Fa lo stesso.
Tutto quello che penso è che qui sta l'uomo che è andato a letto con la principale sospetta di un caso mentre qualcuno prendeva i miei ovuli e li metteva in una provetta. L'uomo che per quanto ne so è andato a letto con Krycek, che mi ha mollato sempre che ho girato la testa un solo secondo, che è andato a Dublino senza di me, che utilizza la mia conoscenza scientifica solo quando coincide con i suoi deliri anormali e si aspetta sempre che raccolga le sue carte, dia da mangiare ai suoi pesci e gli salvi la vita quando lui dimentica di contare su di me. Qui sta. L'uomo che un'ora fa rispondeva al telefono nell'APPARTAMENTO DI KRYCEK per motivi che preferirei non dover analizzare. Qui sta. Fuori di sé perché ho avuto l'idea di andare a letto con un'altra persona con cui, a quanto sembra e secondo le regole di Mulder, Capitolo primo, Verso primo, non ho diritto di farlo.
Evvai.
Quello che gli da fastidio non ha niente a che vedere con la gelosia. Quello che gli da fastidio è che qualcosa è successo alle sue spalle e senza contare su di lui. Probabilmente ciò che gli da fastidio è che il SUO Krycek abbia ottenuto senza il SUO permesso qualcosa che Mulder considera SUO.
Mi guarda come se si aspettasse una spiegazione.
Ti puoi mettere le tue spiegazioni in culo, Mulder.
- Fuori- riesco a dire.
- Cosa hai detto?
- Ho detto fuori.
Una volta Bill mise la mia biancheria nella lavatrice e ci aggiunse la tintura dei capelli di mamma e tutta la mia roba divenne color mogano e la collera che sentii allora non è nemmeno la sponda del continente di collera che sento ora. Nemmeno la sponda. E allora misi le macchinine di Bill nel trita-spazzatura, così che Mulder può prepararsi.
Ho lo sguardo che dice " sto per spaccarti in due con lo scalpello e non è uno scherzo". In sette anni Mulder mi ha fatto uscire dai gangheri molte volte, ma SEMPRE ha compreso quanto sia fulminante questo sguardo. A volte non è stato nemmeno capace di sostenerlo.
Oggi questo sguardo non gli fa effetto. E questo mi lascia paralizzata.
- Vuoi che vada via?- domanda. Ancora senza abbassare gli occhi dai miei. Che in questa situazione io stia fissando l'ombra di barba, il verde disperato del suo sguardo e il modo in cui tutti i muscoli del corpo sembrano essere sul punto di rompersi sotto i vestiti, è inaccettabile.
- Vuoi che te lo sillabi?
-No.
Si toglie la giacca piano. Tutti i movimenti sono rallentati dalla collera. La giacca cade su una delle sedie della stanza con un movimento perfetto ed io lo odio. Ho la gola secca. Lo odio più di quanto ho mai odiato nessuno perché nessuno mi ha fatto sentire mai così vulnerabile. Mi sento nuda sotto l'accappatoio. Voglio scappare. Voglio smettere di sentire che mi ammorbidisco tra le gambe. Che ho dolci tremori bagnati tra le gambe. Voglio che te ne vada , Mulder. Fuori.
-Mulder, vattene.
-No.
No? Sì! Questo non funziona così! Se io faccio il mio sguardo risoluto e potenzialmente assassino e do un ordine diretto obbligandolo a rispettare una barriera molto chiara che non può oltrepassare, Mulder può pestare i piedi, può protestare, può dichiararsi in un corridoio e mettere il suo cuore su un vassoio, può ubriacarsi e gridare, ma ubbidisce. E' quello che facciamo. Sette anni. E' quello che facciamo sempre.
Solo questa notte"no"
Dice "no" e mi guarda e sono io quella che non può sostenere lo sguardo. Controllo. Dove sta il mio controllo?
-Esci dalla mia stanza, Mulder.
E' il mio ultimo tentativo.
- Perché? Preferisci farlo da un'altra parte?
Cammina verso di me. Impassibile davanti al tentativo di scoraggiarlo. Inarrestabile. Ha rotto la porta della mia casa. Non pensa d'andare via. Crede che io vada a letto con Krycek. Mi deve un milione di spiegazioni. Non è stato mai così sexy in tutta la sua maledetta vita e sto incominciando a retrocedere verso il salotto malgrado che ogni volta che ho avuto paura nella mia vita ho fatto un passo avanti, invece di fare passi indietro come sto facendo ora.
Non sono preparata per questo. Il suo sguardo e tutto il resto. Non sono preparata. E' un uragano tropicale e non sono preparata perché mi consumi. Ma a lui non potrebbe importare meno se sono preparata o no.
Continua a camminare verso di me. La distanza tra noi non varia perchè continuo ad andare indietro. Benvenuti nel momento più patetico di tutta la mia vita. Finalmente, una situazione che non mi sento capace di dominare. Doveva finire per accadere.
- Sai cosa succede, Scully?
- No quello che tu credi, te lo garantisco.
E' andato a letto con una vampira. E'andato a letto con una vampira. E' andato a letto con una vampira. Me lo ripeto. Ho bisogno di memorizzarlo. E' troppo alto, troppo animale, troppo crudele di una bellezza senza precedenti. Ho bisogno di odiarlo. Non ho saliva. Ho bisogno di odiarlo.
- Succede che non ti credo, Scully. Tu non vuoi che io me ne vada.
Uh-oh.
Troppo vicino alla verità per i miei gusti.
- Mi è costato un poco ma ora credo di sapere quello che vuoi. Vuoi mostrare che hai tutto sotto controllo e in fondo, stai pregando che arrivi qualcuno e che te lo faccia perdere.
Non posso credere che abbia detto questo. Come se io fossi uno dei suoi assassini seriali che può analizzare e classificare. Non posso credere che mi si riscaldi il sangue solo ad ascoltarlo. Solo ad immaginare che possa avere in mente.
- Ti piacciono i cattivi ragazzi, Scully?
Sto per dire "no". Sto per dirlo. Ora.
- Mulder, vattene.
- Questo non era un no. Lo prenderò per un sì.
No, per favore. Sì. No. Non so. Panico.
Quello che c'è nel suo modo di parlare ha solo un nome è non è amichevole, non è platonico, non è fraterno. Non posso farlo mio. Non mi guarda con odio. E' qualcosa di più terrificante. Rassomiglia all'odio ma questo è il desiderio quando la lussuria si scontra con la violenza interna. Mulder mi desidera. E non c'è stato nessuno prima, nessun altro ragazzo così cattivo come lui in questo momento.
Sono istantaneamente bagnata.
Deve andarsene.
Mi giro e arrivo fino alla porta. Quando sarà meno arrabbiato ed io smetta di desiderare di ucciderlo e avere le ginocchia di gelatina tutto allo stesso tempo, parleremo. Fino ad allora, fine della serata, fin qui siamo arrivati. Ho bisogno di chiedere un trasferimento a Skinner. Ho bisogno d'ossigeno e ricordarmi di uccidere Krycek per qualsiasi cosa gli abbia detto.
Apro la porta. E' un gesto semplice. Giro la maniglia, tiro verso di me.
Mulder mette una mano sul legno, da sopra la mia spalla, e spinge in senso opposto. L'espressione " cattivo ragazzo" non mi abbandona. Non posso muovermi.
Al chiudere la porta mi spinge di qualche millimetro verso di essa con la forza della sua persona, con un movimento sicuro del suo corpo contro il mio, il bacino contro la parte finale della mia schiena. Mulder è duro tra le mie natiche. Duro. Mulder. Non è l'inizio di un'erezione, non è il leggero preludio del desidero che si cucina al fuoco lento. E' inconfondibile, grande, enorme. E' Mulder. E sta giusto dietro di me e mi brucia il viso, mi si stanno aprendo involontariamente le gambe e credo di dover chiudere gli occhi e appoggiare la testa contro la porta se non voglio cadere a terra.
- Non andrò da nessuna parte- dice.
Le sue labbra vicino all'orecchio, la sua voce che scende giù lungo il collo, dentro l'accappatoio. La sua voce, dio. Veleno, acquavite, penombra. La sua voce.
- Ti dirò quello che faremo-
No, no, no, per favore. Sì. Non so. Cosa.
- Lo faremo contro la porta, in piedi da dietro.
Mulder. Calore. La porta. Calore. Mulder. Non posso credere che questo sia Mulder. E' muldermuldermuldermuldermuldermulder. Mi desidera. Me. Mulder. Non ha bisogno di me. Non mi rispetta. Non mi capisce. Non dipende da me. Non vuole che vada a salvarlo, che convalidi le sue teorie, che abbia cura di lui. Tutto questo non gli importa. Mi desidera solo. Me. Ora. Qui. Contro la porta.
Scopare contro la porta.
Dio.
Una mano enorme mi circonda la nuca e le dita tirano il collo dell'accappatoio con forza. Verso il basso. Ho i capelli raccolti da quando ho fatto il bagno e la nuca scoperta e mi palpa. Cercando sotto la pelle la stessa cosa che cercava in quel congelatore in Alaska sette anni fa. Mi sta strappando la pelle e sotto non rimane niente, solo io, che palpito per lui, disfatta.
L'altra mano mi cerca davanti. Scioglie il nodo della cintura che lega l'accappatoio e mi tiene in piedi. L'indumento si apre, lascia che l'aria della stanza mi tocchi e incomincio a volare quando la sua mano sale, si avvicina alle mie labbra, le accarezza e parla, unendo con una linea retta l'interno del mio orecchio e la parte più profonda del mio sesso.
- Metti fuori la lingua.
Il Mulder Reale, il Mio Mulder, non mi da mai ordini e la Vera Scully, non ubbidisce mai. Per questo, quando metto fuori la lingua per incontrarmi con le sue dita mi rendo conto che è da molto che siamo morti e siamo all'inferno. Bruciando.
Un paio di dita alla mia portata.
Metti fuori la lingua.
Non so perché ubbidisco. Forse ha preso il controllo della mia volontà questa parte degli Scully militari che ubbidiscono senza fare questioni. Forse mi sembra una buona idea mettere fuori la lingua e circondare le punte delle dita di Mulder. Perché no? Per un'osservazione scientifica. Non so perché al notare questo sapore indurito e sentire la lingua contro la pelle , io contro Mulder, ho l'impulso di chiudere le labbra intorno alle dita e arrotolare la lingua come se facessi un nodo al picciolo di una ciliegia. Non so perché devo abbassare la bocca fino alla base delle dita e leccare da sopra a sotto, due, quattro, sei, tante volte quanto ci vuole per imparare a memoria che sapore ha Mulder.
Forse è perché lo odio. Forse perché ho voglia di ucciderlo e strofinare il mio culo contro il suo bacino e questa contraddizione mi frastorna. E sto pensando che vederlo così assolutamente fuori controllo come mi sento io può essere una buona idea.
O forse quando Mulder ti dice " metti fuori la lingua" contro il muro di casa tua, duro come il metallo contro il tuo corpo quasi nudo, distillando nel tuo orecchio desiderio e incomincia a leccarti con la lingua dietro l'orecchio, allora l'unica scelta sensata e ragionevole è leccargli le dita.
Mugolo. Credo di star piangendo.
Mulder sa di sale. Ha il sapore delle profondità dell'oceano. Di sette anni di promesse. Violenza. Gelosia. Desiderio. Sesso. Mulder ha il sapore del sesso più intenso di qualsiasi cosa che abbia avuto il sapore del sesso prima.
**
In questo stesso momento
redazione dei" Lone Gunman"
da qualche parte a Washington DC
Frohike non può dormire. Come potrebbe dormire? Sono successe troppe cose, accidenti. Un paio di giorni molto emozionanti, appunto. Cerca di chiudere gli occhi ma la sua mente bombarda tante informazioni che s'innervosisce e finisce per alzarsi. Forse dieci tazze di caffè sono una dose che deve pensare di diminuire. O questo o passare al decaffeinato.
Solo che , puah, il maledetto decaffeinato sa di pipi d'asina.
Devono ancora chiudere l'editoriale del mese nella rivista e si avvicina la data di pubblicazione, devono riconoscere che non hanno dedicato troppo tempo al tema in questione. Tutta la rottura di salvare il mondo ecc…, li ha fatti distrarre un poco.
Sopratutto lui.
Perchè non è per appuntarsi al petto la medaglia ecc...ecc..., ma se qualche pistolero si merita d'avere una pacca sulla spalla, questo è il vecchio e buon Melvin Frohike. Appunto. Chi aveva scoperto che la magnetite disattivava i replicanti? Cazzo. E' stato lui. Chi aveva chiamato Scully per raccontaglielo? Voilà! La risposta è, lui, un'altra volta!In modo che, se ipoteticamente, si dovesse, diciamo, ricompensare qualcuno, chi sarebbe questo qualcuno?
La risposta è abbastanza chiara.
Ma nella squadra dei tre, la suscettibilità è sempre una brutta bestia che ruota sulle loro teste ed è sicuro che se suggerisce che l'idea definitiva è stata la sua, Langly e Byers gli ricorderebbero come precisamente ha scoperto che la magnetite era la chiave e preferisce che continui ad essere un segreto che non lasci le mura della redazione.
Per caso qualcuno ha bisogno di sapere- e con qualcuno si riferisce a Mulder ma particolarmente all'agente Scully- che giocavano a "parchis"( venticinque?) quando ebbe "un piccolo incidente involontario" ( una gomitata distratta mentre cercava un sandwich di patè, per essere precisi). Qualcuno, -Scully- ha bisogno di venire a sapere che in quel movimento, si era abbassato, aveva tirato giù il tavolo, il campione di metallo del replicante era caduto a terra dal microscopio, lo aveva raccolto ma aveva ancora le fiches in mano ed aveva scoperto che al contatto con la calamita, il minuscolo pezzo si era disattivato?
No. Qualcuno NON ha bisogno di saperlo.
- Frohike, la stampante ha di nuovo rovinato le mie relazioni! Non avevi detto che avresti smesso di comprare i toners in quello schifoso negozio di saldi?
Langly dal fondo della redazione. Bla, bla, bla.
- Ci sono toners nuovo in basso! Toccava a te cambiarli!
Alla merda. Sta facendo sempre il lavoro dell'apprendista, cazzo.
- Almeno fammi un caffè!
Cosa stava dicendo? Questo paio di cornuti credono che sono la ragazza delle commissioni.
Si avvicina alla caffettiera ed osserva Byers con la testa nella rotativa, che cerca di aggiustare un guasto.
- Perchè faccio sempre io il caffè?- gli domanda.
Byers lo guarda con una serenità impossibile. Risponde con dolcezza.
- Fai un caffè molto buono.
Non è una cattiva risposta. Ecco com'è Byers. Semplice ma diretto.
- Sai a cosa sto pensando?
Gli domanda "cosa?" senza smettere di cercare nelle interiora della rotativa che tutti i mesi stampa le duemila copie del" Lone Gunman" per altri duemila fortunati sottoscrittori. Frohike pensa bene a cosa dire e c'impiega un poco a decidersi. Tanto che Byers finisce per sentire curiosità e solleva la testa per guardarlo fisso.
- Che ti passa per la testa?
Se lui sapesse.
-Niente. Che abbiamo bisogno di scoprire il modo di utilizzare la magnetite come arma contro questi replicanti. Qualcosa di più facile da usare che non una calamita gigante di un cimitero di macchine, come sai.
Non è tutto quello che vuole dire, chiaro. Vuole dire anche a Byers di quella foto che Mulder gli diede, con l'agente Scully ed un uomo senza braccio, sul davanzale di una finestra, completamente nudi, ricreando le migliori pagine di Penthouse dal vivo ed in diretta. Vuole raccontargli che Mulder sembrava fuori di sé quando verificò che erano autentiche e vuole domandargli cosa crede che pretendeva la persona che inviò le foto. Vuole dividere con qualcuno l'ipotesi che sta rimuginando da ore. Perché ha l'intuizione che sia stato quel figlio di puttana di Krycek che aveva fatto arrivare le fotografie e vuole dire a Byers" amico, credo che il monco pretendeva dall'inizio qualcosa in più da tutta questa storia di quello che stiamo pensando". Più di un'arma efficace contro i replicanti. Un'altra cosa che non può indovinare.
Ma questo significa raccontare cose a Byers che tradirebbero la riservatezza della sua amicizia con Mulder e particolarmente, farebbero del male all'agente Scully. E questa linea, francamente, Frohike non è disposto ad oltrepassarla. E' un tipo all'antica.
Byers pensa alla magnetite. Concentrato. Crede che potrebbero provare con una soluzione liquida iniettabile.
- Potremmo chiamare l'agente Scully e metterci a lavorare sopra-suggerisce- E Mulder, chiaro.
Torna a mettere la testa nella rotativa, sembra che ha trovato il pezzo che si era mosso dal suo posto. Più lontano Langly si lamenta che si è sporcato la felpa dei Ramones con i resti dell'inchiostro in polvere.
Mentre si fa il caffè. Frohike prova a chiamare a casa di Mulder e parte la segreteria telefonica. Riattacca. Prova con il cellulare ma ha messaggeria connessa. Al FBI gli dicono che non tornerà prima di una settimana. Sospeso dal lavoro senza paga, geniale. Come se un Mulder che crede che Scully vada a letto con Krycek abbia bisogno di altri motivi per perdere la testa.
Si domanda che cazzo starà facendo e se non finirà per bere troppo. Commettendo qualche sciocchezza così monumentale che non abbia marcia indietro. Mulder sarà più bello di lui, ma è più scemo del culo quando si tratta di donne. Trova sempre il modo di agire a sproposito e Frohike si giocherebbe i suoi guanti che finirà per tirare fuori il tema delle foto di Scully nel peggior modo possibile. Ha questa tendenza a trarre conclusioni precipitose e prendere decisioni sconsiderate. Prima spara, poi domanda. Questo è Fox Mulder. Gli vuole bene, non c'è bisogno di dirlo, ma è come un lattante, il maledetto.
Alla fine lascia un messaggio nella segreteria. E lo stesso nella messaggeria.
" Mulder, sono Frohike. I ragazzi ed io stiamo incominciando a lavorare sull'affare della magnetite. Così che chiama quando puoi. La verità è che mi piacerebbe parlare con te di un altro tema, quello delle effe-o-ti-o mi capisci. Perché, bene, alla fine, non smetto di pensare che possa essere qualche trappola e non prendertela a male ma ci conosciamo e sicuramente ci cascherai. Chiama."
Ha una domanda che gli gira in testa. Se Krycek ha mandato le foto a Mulder, non sarà perché si aspettava qualche tipo di reazione concreta? Ma , quale? E soprattutto, perché?
- Ho cambiato quello stupido toner.
Langly ha il viso pieno d'inchiostro quando si avvicina per il suo caffè appena fatto. Gli piacerebbe giocare a "D&D". Gli piacerebbe giocare contro Mulder per essere precisi.
- Chiamiamolo, è divertente vedere come perde.
- Non è disponibile- dice Frohike per inerzia.
Langly sembra offeso.
-Non sfottere. E' sempre disponibile.
Byers si serve la sua tazza con molto latte e poco zucchero
-Forse lui e l'agente Scully hanno molti rapporti da riempire questa sera. Con tutto quello che è successo.
- Forse- biascica Frohike.
" Sì, sì col cazzo!" pensa. Ha la certezza che gli agenti del FBI stanno pensando ai rapporti tanto quanto lui all'allevamento del berberecho nei fiumi del Sudafrica. Forse meno.
**
Baltimore, Maryland
Appartamento di Dana Scully
09:05 p.m.
Ci sono frasi che non immagineresti mai che un giorno potresti dire. Frasi che non immagini che potresti pensare. Tra queste frasi" Scully mi sta succhiando le dita" deve essere una delle prime cinque. E non mi viene in mente quale potrebbe stare al primo posto. Forse" voglio sposare l'uomo che fuma"potrebbe stare al primo posto.
Ma solo forse.
Credo che mi salterà la testa e partirò sparato verso l'alto. Questa sensazione. Prima solo la punta della lingua alla fine delle dita. Lecca come se stesse tremando di freddo, così dolcemente che ti viene voglia di gridare. E poi, poco a poco, più piano di quanto sia consigliabile per la salute, queste labbra di mela e caramello si chiudono sulle dita, e incominciano a scendere, leccando mentre scendono, leccando di nuovo mentre salgono, mordendo quando arrivano alle punte e tornano ad scendere, ogni volta più rapidamente, ogni volta con più lingua, ogni volta con labbra più grosse e più rosse e così calde che sembra che non siano le dita, ma un'altra cosa completamente diversa quello che Scully sta succhiando.
Oh, Dio.
L'immagine viene a me senza che io le dia il permesso. Pantaloni abbassati, Scully in ginocchio di fronte a me, le labbra che fanno esattamente quello che stanno facendo, in un posto completamente diverso. La lingua che esce tra le labbra, occhi completamente chiusi, abbandonata a succhiare. Una di queste fantasie che mi mantengono in piedi, lo confesso.
Scully, cazzo, abbi compassione.
Se non fossi così arrabbiato mi preoccuperei all'idea di non essere preparato a vedere come brucia il suo fuoco. Una cosa è sapere che questa specie di dolce sensualità che l'accompagna è solo la superficie di un fuoco intenso. Un'altra cosa è sentire che il fuoco sta incominciando a diventare incontrollato e sapere che sei nel cuore di un incendio.
Così è come lo facevi a lui, Scully?
Dolore. Lussuria. Due cose allo stesso tempo. Non so quale sia più intensa.
Voglio vedere solo come si rompe. Voglio solo che tu ti rompa come me, Scully. E' l'unica cosa che mi sta aiutando a mantenere il controllo. L'unica cosa. Gelosia e rabbia. L'unica cosa che mi ricorda che l'obiettivo qui non è finire in ginocchio, supplicandola che mi perdoni, rompendomi completamente, ma esattamente il contrario.
Controllati, Mulder. Smettila di guardarle la bocca e fa qualcosa.
Contro la porta. L'accappatoio mezzo aperto. Ho ancora l'altra mano sulla sua nuca e mi basta un movimento dolce dei fianchi perchè senta esattamente qual'è l'effetto che tutto questo ha su di me. Una spinta tra le natiche e geme, lascia le dita momentaneamente, mi restituisce una certa sensazione di sapere cosa sto facendo. Approfitto per immergere la faccia nei suoi capelli, controllandomi per non aspirare questo profumo incredibile che emana da lei in morbide onde di calore. Non so spiegare quello che si sente quando finalmente completo una fantasia che da sette anni si cucinava e la mia bocca entra in contatto con la sua pelle. Dietro le orecchie, sulla nuca. Il lobo del padiglione. Il lobo del padiglione più sensazionale che si sia mai inventato. Scully ha i brividi quando la baciano dietro l'orecchio e mormora qualcosa che sembra il mio nome con meno lettere del solito quando incomincio a baciarla tra la nuca e la spalla. Baci morbidi con tutta la bocca giusto dove nascono i capelli. Baci profondi. Lingua ovunque. Se penso che ci possano essere tracce della saliva di Krycek nelle profondità del suo collo, non ho altra scelta che morderla sulla giugulare.
Scully mi morde il palmo della mano.
Quello che ho sentito è un terremoto nei testicoli.
Le mie dita hanno ancora la sua saliva. E' ora di trarre profitto. Abbasso la mano verso il sud fino a trovare i suoi seni. So che posso farlo. Per la forza dei miei battiti sembra di no, che sta per scoppiarmi il cuore, ma so che se mi concentro posso continuare a baciarle il collo e guardare da sopra la sua spalla come sporge quello che sto cercando.
Un seno. Dita bagnate nella sua saliva percorrono il contorno. Si dirigono verso la punta. Accarezzano piano, non credo che a Scully le piaccia la fretta e l'obiettivo è fare in modo che Scully dimentichi chiunque non sia io. Piano. Sentire come i capezzoli diventano duri tra le mie dita, bagnarla con la sua stessa saliva. Salivare il eccesso.
Quando smetto di farlo protesta, lascia cadere la testa su di me con gli occhi chiusi.
- Mulder.
Ansima.
- Vuoi che continui a farlo?
Credo che questo era Scully che annuiva. Non è stato molto chiaro.
- Dillo.
Sono completamente fuori di me.
- Mulder, per favore.
E' la prima volta che dice "per favore"? direi di sì. Sarà sufficiente se mi abbasso i pantaloni ora e netta fine ai preliminari? Direi di no. Sembra ancora abbastanza coerente. Non basta ancora. Riporto le dita sui bordi irreali della sua bocca. Le bruciano le labbra con tanta intensità che non capisco come le rimanga sangue per il resto del corpo. Scully non brucia. Incenerisce.
Non so quante volte lo faccio. Metterle un paio di dita in bocca e utilizzare la sua saliva per accarezzarle quello che SENZA DUBBIO sono i seni più perfetti che Dio ha mai messo in un corpo di una donna. Consistenza di farina e lievito, una forma perfetta che s'incastra giusto nel palmo delle mie mani, questi seni sono ciò con cui ci si nutre in cielo se sei stato veramente, veramente, veramente buono. O veramente, veramente, veramente cattivo.
Credo che Scully preferisca l'opzione B.
E tenendo conto che la pressione dei miei pantaloni sta iniziando ad essere difficile da sopportare, è ora di abbassare la mano e mandare una volta per tutte la brace di questa relazione di fuoco dove arde il peccato. Spero che sia preparata perché francamente, se continua a strofinarsi contro il mio corpo come se fosse una gatta in calore mi renderò spaventosamente ridicolo a tempo di record.
Qualche parte del mio cervello sa ancora parlare.
- Vuoi che ti tocchi, Scully?
Abbasso la mano per lo stomaco e prendo nota. La prima, assicurarmi, che tra breve la mia bocca stia baciando quest'ombelico. La seconda, assicurarmi che questo stomaco non esca da questa casa senza essere debitamente bagnato nella mia saliva. Il tempo si ferma per un secondo, Scully respira così rapidamente che ho paura che abbia le vertigini e si perda tutto. Sono anni che non tocco una donna. Avevo dimenticato cosa si sente quando scivoli per la prima volta più giù del vello del pube.
Oh, Dio.
Bagnata. Calda.
Oh, cazzo, Dio.
Faccio scivolare le dita all'interno delle sue labbra e tutto è gelatina che brucia. Due dita e sembra che è tutto il mio corpo che si sta immergendo in questa umidità. E' la prima volta che la tocco e Scully sembra essere eccitata da ore. Non è una leggera umidità. Scully è letteralmente bagnata e tutto il mio sangue mi pulsa tra le gambe con un desiderio accecante di penetrarla qui e ora, sentire qui e ora tutta quest'umidità e tutto questo calore.
-Cazzo.
L'ho detto ad alta voce?
Non so cosa sia parlare a voce alta e se abbiamo già raggiunto un altro livello, probabilmente quello della telepatia. Non so perché Scully mormora sembra il mio nome e mi risuona direttamente nel cervello. Cazzo, perché? E' la prima volta che la tocco e non posso smettere di pensare che si muoveva così quando era Krycek quello che la toccava. Non sembra possibile, non può essere. Scully si sta strofinando contro le mie dita come se avesse perso il controllo, le braccia in alto sulla testa, sostenendo la mia, stringe il culo contro di me, mugolando, maledizione e dio, se vengo prima di lei mi suiciderò.
Avevo un piano che consisteva nell'essere lento e sofisticato e fondamentalmente TORTURARLA. Ma dovrò mettere l'acceleratore al mio piano perché questo non sta andando esattamente come avevo previsto.
Tutto è caldo qui giù che tardo a ricordare dove va ogni cosa. E non so perché, ma non posso smettere di parlare. Forse perché se parlo, mi concentro su di lei e se mi concentro su di lei, posso resistere ancora tre secondi. Forse. Concentrarmi nel continuare ad essere arrabbiato. Un buon piano.
- Ti piace così o è solito farlo più veloce?
Ah, sì, la rabbia funziona. Sento come mi si schiarisce la mente.
La sua risposta è gutturale. Non è una parola. Qualcosa come nuuuuaaaaa. Questo è un no?
- Ha solo una mano. La usa tutta? E' così?
Il pollice più in alto, cerchi concentrici ogni volta più stretti che circondano il clitoride. Una carezza falsamente casuale giusto sopra di tanto in tanto, solo per sentire questo gemito, in questo momento, un poco più acuto. Due dita abbastanza più giù, senza arrivare ad entrare, senza arrivare ad uscire. Un poco di tortura. Sto per farlo, Scully. Sto per farlo io. Sta per metterti dentro le dita. E sarò io.
- Piano o forte, Scully? Devi darmi delle indicazioni, non sono un indovino.
Non m'importa che non risponda a nessuna delle mie domande. Non posso tacere.
- Sai una cosa? Non credo che ti piaccia piano.
Lo faccio con forza.
Due cose allo stesso tempo. Premo la bocca contro la giugulare, cerco di succhiare e introdurre le dita allo stesso tempo. Mordere. Immergermi dentro Scully sentendo questa tensione drammatica del suo corpo intorno alle mia dita. Così caldo e così stretto, maledizione. Potrei avere compassione in questo momento, lasciare che si abitui alla sensazione e muovermi piano ma la compassione l'ho persa a Budapest, senza esserci mai stato e ora l'unica cosa che posso fare e tira fuori le dita ugualmente veloce, e rimetterle e cercare il movimento intorno al clitoride che la faccia gemere, e mi faccia pentire di non aver fatto questo molto prima, un milione di anni fa.
Ho sempre pensato che sarebbe stato dolce e delicato con lei. Che sarebbe stato romantico ed intimo. Ora le mie dita attraversano le viscere di un vulcano senza sosta e con troppa forza. Scully mi sta tirando i capelli. E continuo a non poter chiudere la mia stupida bocca.
- Sai quante volte ho sognato di infilare solo un dito mentre eri seduta in ufficio con uno di quei vestiti gonna e giacca, Scully?
Vuole dire di "no" ma suona più come "non fermarti"
-Tutti i giorni. Tutto il tempo.
Tiro fuori le dita e per ragioni che non potrò mai comprendere le porto fino alla sua bocca perchè possa leccarle. Credo che stia per tirarsi indietro. Forse mi diventa ancora più duro quando Scully, senza pensarci due volte, si mette le mie dita in bocca e prova il suo sapore fino a lasciarle pulite.
Non ho mai visto niente che mi sembri così sexy in vita mia.
Chi cazzo è questa donna?
E a chi importa, mi risponde un'altra voce dentro di me. Entro ed esco così velocemente e con tanta forza dentro di lei che tutto sembra un'allucinazione.
-Sai quante volte m'immagino che ti inginocchi davanti alla mia scrivania e mi abbassi i pantaloni, Scully? E a ciò che penso quando abbiamo una riunione con Skinner e voi ripassate i rapporti delle spese. Questa bocca che mi bacia. Tenerti la testa perché tu non possa fermarti.
Torna a dire il mio nome. Suona qualcosa come mmmmaalddnnn. Non smette di muovere il corpo per portarsi le mie dita dove vuole. Scully che lo fa contro le mie dita, un'altra frase inusuale.
Torno a toglierle e torna a protestare. Questa volta non le porto alla sua bocca ma alla mia. Sono invidioso, che ci posso fare. Scully sa a triangolo delle bermuda. A crema in mezzo ad un naufragio e al maledetto nettare degli dei, di questo sa. Mi sta per scoppiare la testa. Non posso parlare e non so come stare zitto. So solo che lei lo ha dato a Krycek prima di me e non posso sopportare l'idea.
-Farò in modo che tu venga ora, subito.
Suono arrabbiato. Le mie dita vanno così velocemente che le devono star facendo male. Di tanto intanto mi dimentico di continuare a toccarle il clitoride e quando me ne ricordo lei si muove ancora più rapidamente, sull'orlo di quello che sembra un attacco. Dentro, fuori, uscire, entrare. Accarezzare. Scully si appoggia contro la porta e mi trascina con lei. La mia mano stringe con più forza. Non voglio star facendo questo con le dita ma con un'altra cosa e non so come fermarmi.
- Muldeeeeer- mugola e poi aggiunge una di quelle cose che avrei giurato che non avrei mai sentito.- sto…per…venire.
Già? Non ho tempo di pensarci.
E' un terremoto violento. Tremori così forti che mi domando se è vittima di qualche genere d'attacco. Non c'è suono tranne qualcosa che se venisse da un animale significherebbe che sta morendo. Una specie di muggito gutturale incredibilmente lungo mentre tutti i muscoli del suo corpo squisito si contraggono intorno alle mie dita dozzine di volte, con la forza di un uragano ed un'intensità così brutale che è come se realmente avessi il mio pene dentro di Scully e ci stessimo fondendo in quest'orgasmo che continua e continua, gira e si contrae mentre muovo le dita e mi domando se è giusto che sta accadendo nel modo sbagliato e per i motivi sbagliati.
Scully viene per un'eternità. E non so come spiegarlo tranne che mai mi sono sentito peggio e meglio simultaneamente in tutta la mia vita.
Mi scopro a voler sapere se è stato qualcosa fuori del normale per lei, qualcosa di cui possa attribuirmi qualche merito o semplicemente, è una specie di superdotata per gli orgasmi fuori del comune. Ed una volta che lo stupido dubbio mi è venuto in mente, so che non riposerò se non lo scoprirò. Se lui ha fatto in modo che venisse così, allora devo ottenere qualcosa di meglio. Perché è l'unico modo di cancellare il ricordo di Krycek dalla sua testa ed è l'unica speranza di cancellarlo dal mio.
Per favore, Scully, lascia che con me sia meglio. Per favore.
Togliere le mani è una squisita agonia, Scully trema per l'ultima volta in questo momento. E poi si gira. Sguardo completamente vitreo. L'accappatoio si mantiene sulle braccia languide ma il suo corpo minuto e di proporzioni rinascimentali è completamente nudo davanti a me. Mi viene in mente che non l'ho ancora baciata e deve essere telepatia un'altra volta perché Scully si bagna le labbra e d è il mio segnale per scontrarmi contro la sua bocca e mettere la lingua nell'unico posto in cui posso stare zitto.
Oh Dio. Oh Maria madre di Dio. Sto per piangere. So che sto per piangere. Granulosa e morbida e con una lingua che striscia e scivola come un maledetto serpente incantato, questa bocca è la mia vera casa, l'unico posto dove sempre ho voluto stare.
Sto a tre secondi da un orgasmo e ho ancora i pantaloni, la cravatta e la camicia abbottonata. Sono pieno d'eccitazione e lava. Peso tre tonnellate e continuo ad essere arrabbiato che questo bacio è allo stesso tempo castigo ed estasi. Scully restituisce i baci come se volesse farla finita con me.
Mette la mano tra noi due, lottando con la mia cinta. Si arrende quando non trova spazio per manovrare e si accontenta di mettermi le mani tra le gambe e palparmi. Prega per noi peccatori. La lingua di Scully scende lungo la mia la gola e le sue dita che cercano la forma della mia erezione nei pantaloni per toccarmi è troppo.
Le scosto la mano con più forza di quanto ho mai usato con lei.
- Ferma.
Così che non è stanca.
Così che ha bisogno d'altro.
Così che questo non è stato altro che iniziare.
Stupendo.
Mi separo dal bacio. Voglio dire "andiamo in cucina" ma il mio stato sull'orlo della catalessi mi viene solo" cucina"
- Cosa?!
Non sembra contenta. Agitata, frustrata, incollerita, sudata, piena di sangue, irata. Non sembra contenta. Meglio. Io nemmeno sono contento. E' la migliore- più intensa, emozionante, allucinante esperienza sessuale della mia vita e non sono contento. Così è la mia vita. La cucina sta praticamente nel salone, che nessuno chieda il perchè. La tiro con la mano e mi segue. L'intervallo mi gioverà per riprendere il ritmo sanguigno.
- Ora vuoi mangiare?
Oh, sì. Scully è arrabbiata.
- Ho fame- rispondo.
Ha un ampio tavolo nella camera da pranzo. Sembra confusa quando ci arriviamo.
- Hai cosa?
E' la prima volta che vedo la combinazione del caratteristico sopracciglio di Scully arrabbiata e il suo corpo nudo. Non è una donna. E' una dea. L'accappatoio deve scomparire. Volesse il cielo che non la desiderassi tanto. Volesse il cielo.
- Fame- ripeto- Ho fame, Scully- Indico il tavolo con lo sguardo e immediatamente dopo ritorna su di lei- E tu sarai la mia cena.
E' la prima volta che resta senza parole in sette anni. E' la mia vendetta. Ha un buon sapore anche se non sa di niente.
- Ti assaporerò piano per sentire come ti sciogli.
Vedo quell'espressione di sfida accettata nel suo sguardo che conosco così bene.
Si toglie piano l'accappatoio mentre commina verso il tavolo, perfettamente cosciente che i suoi passi studiati ed il movimento del suo corpo nudo mentre lo esegue ha su di me lo stesso effetto di un bidone di benzina su un edificio in fiamme.
Ho sempre saputo che Scully era molto di più di quello che mostrava in superficie. Che se risultava fredda ad un primo contatto è solo perché le emozioni ingannano. Il ghiaccio brucia e il fuoco non sempre riscalda. Ma questo, questa donna fatale sul tavolo da pranzo, che aspetta la mia prossima mossa, nemmeno l'uomo con la migliore immaginazione del mondo avrebbe potuto anticiparlo.
Nemmeno io.
Devo ingoiare. Respirare profondamente. Fingere d'avere tutto sotto controllo.
- Siediti.
Non è qualcosa che vado confessando in giro, ma in sette anni, tra tutte le fantasie che ho avuto su di lei, questa è sempre la più elaborata. Sono uno psicologo posso chiamarla con il suo nome. Fissazione orale.
Credo d'aver appena dimenticato chi si suppone che dovevo punire sta notte.
**
Undici ore dopo
Hotel
Washington DC
08:00 a.m.
La svegliano i raggi diagonali del sole. Ballano tra le pieghe delle tende mezzo aperte e Melissa, che a quest'ora è solo un corpo languido nel letto disfatto, ricci rossi sul cuscino e un sonno profondo, allunga un braccio verso sinistra, aspettandosi di trovare il corpo asimmetrico e disuguale di Krycek accanto al suo.
Il letto è vuoto.
Si alza piano.
La stanza è vuota.
La sua borsa sulla poltrona tappezzata in verde bottiglia, i vestiti sparsi per terra tra la scrivania e i comodini. Le scarpe sulla moquette dai colori tenui. Crema, marrone chiaro, bianco sporco. Il pavimento si armonizza con i quadri alle pareti. Immagini astratte e rilassanti in una stanza confortevole quanto impersonale.
Alex non c'è.
Quando guarda nel bagno già sa che non troverà le sue cose e l'unica traccia della sua presenza sarà lo spazzolino da denti usato dell'hotel e un minuscolo dentifricio schiacciato giusto al centro perché gli uomini schiacciano sempre il tubo al centro e Alex non è niente di meno che un uomo.
Passa un momento seduta sul bordo della vasca. Coperta dal lenzuolo. Non perché abbia freddo, in realtà, ma perché non ha bisogno di sentirsi ancora più nuda ora che lui se n'è andato e ha la certezza che questo è uno dei suoi addii definitivi. Non è solo che Alex non c'è, è che sente che ha cancellato le impronte, è svanito come cicche sparse nel vento.
L'aveva sempre saputo che sarebbe accaduto. Quando un uomo è più un 'ombra che un essere umano, è destinato a sparire nello stesso modo brusco ed imperfetto con cui è apparso. Quando ci pensava, a questa mattina che ora è già un fatto inarrestabile, a questo momento in cui non ci sarebbe più stato, la consolava pensare che non l'avrebbe visto morire. E' abbastanza sveglia per sapere che il futuro di Krycek ha tutte i canoni per includere una morte prematura e violenta e preferisce salutarlo senza cerimonie, pensare che continua a vivere da qualche parte. Facendo qualcosa, sicuramente illegale, probabilmente immorale.
Non ha nessun attacco di pianto improvviso nella doccia e sono una piccola parte di lei, più femminile delle altre, si domanda se era così difficile fermarsi per fare colazione. Ma non lo rimprovera. Le risulta difficile immaginarsi qualcosa di così sentimentale come un commiato. Non si sono mai detti ciao, e normale che non possano dirsi addio. Ora che non deve più vivere come se fosse morta, non ha bisogno di un demone protettore.
Fuori dell'hotel l'aspetta il mondo ed è ora che smetta di nascondersi. Non ha molto senso sentirsi triste per aver perso qualcosa quando sa che è il prezzo da pagare per recuperare la sua vita. Il primo giorno che vide Krycek, lei si stava svegliando da lunghi mesi di letargo, lui era seduto di fronte al suo letto. L'espressione pratica, lunghe ciglia, uno sguardo impossibile. Gli chiese cosa era successo e le disse: " ci sono stati dei cambiamenti", aggiungendo, " dovrai adattarti"
Quando scende alla reception il conto è già pagato. C'è una busta per lei. Dentro, i suoi documenti e la circolare del dipartimento di stato, che corregge un supposto "errore burocratico" per il quale l'erroneo riconoscimento di un cadavere aveva provocato che si desse per morta Melissa Scully. C'è del denaro, alcune migliaia di dollari e la cosa più strana, un piccolo specchio che le restituisce la sua immagine.
Non sa cosa significa. O se significa qualcosa.
Prende il taxi fuori dell'hotel.
Durante il percorso pensa all'adattamento come principio fondamentale della sopravvivenza. Come i liquidi, Alex non ha forma, prende la forma del suo contenitore. Sente un dolore piccolo che trema dentro il petto vicino dove sta il cuore. Non sarà facile ammettere che prima o poi incomincerà a sentirne la mancanza.
La cosa più difficile sono gli ultimi passi dalla macchina fino alla casa. Raccoglie le forze pensando che Dana già deve stare dentro e probabilmente già gliel'avrà detto. Raccoglie le forze pensando che la vita è così, un passo dopo l'altro, percorrere la tua strada senza seguire i passi degli altri, avrebbe detto Akab. Non guardare indietro, direbbe Alex.
Si guarda il dito mentre bussa il campanello. E' più facile fare tutto se si guarda da fuori, e pensa a se stessa come un'altra persona. Solo un campanello. E' facile.
Sente dei passi. Ha la tentazione di fuggire.
Rimane.
Tutto accade molto piano.
Non sente il sangue.
Ha bisogno di vederla ora. O no. Forse ha bisogno di scappare.
La porta si apre lentamente, sembra il portale di un'altra dimensione, che tutto stia accadendo molto lontano e il tempo percorre distanze siderali prima di osare di esistere.
Non è Dana sulla soglia. Ed ora ha la certezza che piangerà. Da un momento all'altro.
- Mamma?
C'è un istante in cui la donna che apre la porta non ha sul viso assolutamente nessun'espressione. Guarda come se non vedesse e poi, tutte le emozioni che esistono dall'inizio dei tempi si precipitano sul suo viso e si altera, perde la sua umanità, s'indebolisce, la minaccia la pazzia dei profeti che vedono fantasmi. Maggie si sostiene alla porta e la porta si sostiene ad un mondo che perde significato.
- Mamma, sono io- voce tremante, non può muoversi.
- Missy?
Le pungono gli occhi, punture che no può controllare e non ha più voce. Annuisce solamente. Fa cenno di sì convulsamente quando la madre la chiama, si scosta dalla porta, acquisisce finalmente l'ultima espressione d'angoscia nella sua forma più pura e si avvicina a lei, abbracciandola, verificando con le mani che è viva, esiste e la vita ha sempre un miracolo nella manica.
- Mamma, sono io.
E tutto ciò che può dire, sulla soglia sui cui cadono in ginocchio, sopraffatte dalla gratitudine, le mani colme l'una dell'altra. Vive, finalmente. Entrambe.
- Eri morta, Missy.
Le prime parole di Maggie, quando trova la voce dentro il pianto.
- Ma ora non più, mamma.
Ora no.
Dana non è dentro. Tarda ore a rendersene conto. Le passa piangendo, quasi senza poter parlare.
**
Notte precedente
Appartamento di Dana Scully
Baltimore, Maryland
Un anno dopo la morte di papà, vennero tutti a casa per il compleanno di mamma. Missy, Charlie, Bill e Tara e i bambini. Preparammo pasticcio di carne ed un pranzo immenso. Ci sedemmo a questo tavolo e mangiammo. Mia madre sedette a questo tavolo. Mia madre pregò" grazie, signore, per il cibo che stiamo per prendere" a QUESTO tavolo. Dove ora sto seduta nuda, il cervello liquefatto e la bocca di Mulder che sta scrivendo il vangelo apocrifo in aramaico nell'intersezione in cui si trovano le mie gambe e tutti i peccati del mondo. Mio fratello sedette sulla sedia sulla quale siede Mulder e alla quale io appoggio i piedi. Mia sorella prese un altro pezzo di pasticcio proprio qui e non posso credere che sette anni ad immaginare quale potesse essere la portata della fissazione orale di Mulder, non avessi mai immaginato un simile talento.
Non ci sono parole. Se ci sono, i miei neuroni debilitati, non le conoscono.
Muoio. Affondo. Sento tante sensazioni di piacere diverse che non posso respirare. Pensare. Muovermi.
- Non chiudere gli occhi.
Un giorno mi vendicherò di questo Mulder che comanda che appare unito al Mulder Pornografo ma non sarà oggi. Oggi non posso dire di no perché non posso tornare ad uno stato mentale coerente. Oggi posso solo aprire gli occhi e guardarlo. Vederlo. Che mi osserva fisso mentre mantiene quello che ha promesso e lecca. Bacia. Mangia. Mulder. Questa idea mi colpisce costantemente. Che non solo è il miglior sesso di tutta la mia vita, ma che è Mulder. Fox Mulder. E si comporta come se mi desiderasse da un milione di anni. E stare nell'occhio della sua attenzione mi ha trasformato in un essere di gelatina. Non voglio pensare dove ha perfezionato questa tecnica, con chi l'ha provata, quante volte ha immaginato nella sua mente il ruolo del cattivo ragazzo per poi eseguirlo come se fosse la sua vera natura.
Non voglio niente.
Solo questa lingua che ha passato mezz'ora a leccare l'interno delle natiche e l'interno delle labbra fino ad apprenderle a memoria e farmi supplicare. Solo questa bocca, incollata a me. La penetrazione dolce delle dita giusto all'entrata della vagina, provocando più che soddisfacendo. Tutto. Allo steso tempo. Nessuno. Lo fa. Così. Bene.
Nessuno.
Mulder è nato per questo.
Non per gli XFiles. Nè i Crimini Violenti. Nè la psicologia criminale.
Per questo è per quello che realmente serve. Per andare piano, passando tutta la lingua, dando baci incredibili- intimi, bagnati, piano, pornograficamente delicato-, come se ne godesse più di ogni altra cosa nella vita. Per andare veloce, ogni volta più veloce, sì oh, sì, sì, sì, sì, veloce e lì, giusto, giusto, giusto lì. Per farlo tutto insieme e tutto ogni volta meglio. Per usare ora la bocca e ora le dita. E parlare, senza smettere di guardarti, con labbra brillanti e occhi che fanno venir meno, capelli arruffati, camicia sbottonata, una voce che si fa oscura con il sesso orale.
- Non posso credere che gli hai lasciato fare questo.
Ho circa due millimetri di capacità di ragionamento libera. Mi dibatto tra il continuare a lasciargli pensare qualsiasi cosa stia pensando e che in fin dei conti ha provocato QUESTO- la cosa più vicina alla gloria che si può sperimentare senza essere morti- o approfittare per dirgli che qualsiasi conclusione a cui è arrivato è una conclusione senza dubbio precipitosa perché non so di cosa staia parlando.
Gli afferro la testa per mettergli le dita nei capelli e potermi reggere a lui. Se si ferma lo ammazzo. Lo giuro. Ogni volta che si allontana dal mio clitoride voglio tirar fuori una pistola ed ucciderlo, ma ogni volta che torna è ancora meglio e non ricordo nemmeno più cosa sia una pistola.
- Lasciasti che lo facesse così, Scully?
Riesco a dire"no" ma non posso dare nessun'altra spiegazione più elaborata. Non posso.
- Bugia- dice- Bugia- ripete e torna a fare quello che stava facendo con ancora più attenzione.
Non capisco niente ma chi se ne importa. Posso solo continuare a lasciare che mi soddisfi così- con questa passione e questa devozione e questa mancanza di fretta- che mette in evidenza che questo non sono preliminari, né un atto supremo di generosità maschile. Questa cosa è la SUA fantasia ed è, senza dubbio, sufficiente per perdonargli qualsiasi cosa abbia fatto di male nella sua vita. E sono molte cose.
Ma tutte sciocchezze se paragonate a questa lingua.
Oh, sì.
Così, in circoli, sì. Veloce, sì. Oh, dio, Mulder, se smetti di farlo sei un uomo morto.
Non so se sto parlando ad alta voce. Non ha importanza. Niente ha importanza. Niente. Mulder mi penetra. Piega le dita, incontra qualcosa che mi fa gridare e se non credevo al punto G fin'ora ritratto al mia stupida mancanza di fede perché sta lì, lo sento e sento la lingua e sento come ogni volta va più veloce, ogni volta più vicino, fa cerchi con più forza, più fretta, più chiusi, più lingua, più, più, solo più Mulder, più finchè mi stendo sul tavolo, sento che tutto il corpo si concentra in questo cunnilingus incredibile che brilla, si chiude, si apre, esplode, torna a crescere, si avvolge e continua in ondate, una dopo l'altra di piacere così intenso che mi obbliga a dirigere la sua testa e muovere il bacino contro la sua bocca, completamente estranea al fatto che devo sembrare la stella porno drogata di extasi, venendo come una disperata nella bocca dell'uomo più sexy e con la lingua più perfetta che sia mai esistita.
L'orgasmo inizia in lui e finisce ovunque. Mi lascia tremante. Senza forza. Finita. Meglio del precedente. Meglio di qualsiasi cosa precedente.
- Ti ho detto di non chiudere gli occhi.
Non me n'ero nemmeno resa conto ma tenerli aperti in queste circostanze sarebbe stata un'impossibilità scientifica.
Li apro.
E' vestito, respira come se fosse asmatico, sembra disperato, la sua faccia ha il mio odore e ancora non l'ho toccato.
Mai ho avuto tanta voglia, MAI, di andare a letto con un uomo come ora. Dopo due orgasmi storici. MAI. Ne ho bisogno, ne ho bisogno ora.
- Cosa diresti? Su una scala da zero a dieci, meglio di Krycek per quanto?
- Mulder, io no...
La fine della frase e quasi tutta la frase, è ingoiata prima che possa dire niente perché quando apro la bocca, si alza e mi sta baciando, spingendo la sedia indietro. In condizioni normali ho i miei scrupoli. In fin dei conti, ho studiato in una scuola di monache e normalmente, non bacio un uomo che ha appena fatto quello che Mulder ha appena finito di fare. Almeno non immediatamente dopo. Ed invece, sentire il mio sapore sulle sue labbra sta incominciando a gettare legna sul fuoco che avrei giurato che era estinto e senza possibilità di rianimazione solo pochi secondi fa.
Sono perduta. Mai sarò capace di tornate a lavorare avendolo vicino.
Mai.
Mulder sa di noi due. Mai sarà abbastanza.
Lo bacio come se fosse un duello all'ultimo sangue. Non ci sono definizioni che spieghino quanto bacia bene. Labbra carnose, baci allo stesso tempo dolci e bruschi. Non ci sono definizioni. Bacia Mulder. Bacia completamente Mulder.
Stringo le gambe intorno al suo corpo. Lotto per togliergli la camicia. Mi porta verso il letto e mi trovo contro la sua erezione. Mi strofino, come se avessi quindici anni e questa fosse un'ubriacatura dopo una festa, io fossi vergine e stessi su di giri. Sembra che questo lo irriti.
- Non sei ancora stanca? Qualcuno non ti sta dando quello di cui hai bisogno, Scully.
Maschilista, irritante, offensivo. Lo odio.
Riesco a togliergli la camicia nella stanza. Toglierli la maglietta. Vedere la perfezione morbidamente muscolosa del suo petto e gli addominali. Baciarlo. Oh, sì, baciarlo. Cadiamo sul letto e lo bacio. Ricordo il suo stupido viaggio al polo Nord e come è stato sul punto di morire per avermi lasciato indietro e gli bacio i capezzoli come se dovessi di nuovo riscattarlo dalla sua stupidità. Ricordo i suoi commenti sulle mie gambe corte e non ho altro da fare che sfilargli la cintura- finalmente- ed abbassargli i pantaloni.
Mulder è in boxer sul mio letto, la sagoma di un'erezione pulsante che palpita a pochi centimetri da me.
E' mio.
Tutto. Mio.
Il migliore buffet del mondo.
Spingo in giù i boxer senza troppe cerimonie. Il tempo della pazienza è finito da secoli.
Mi si riempie la bocca di saliva.
- Se vedi qualcosa che ti piace, avvisami.
Non ha quasi voce, suona roco e pericoloso ma non è capace di stare zitto. Non so perché mi meraviglio. La novità di tutto questo e la familiarità di Mulder è una miscela impossibile di miele e sale.
- Non lo posso sapere senza provare.
Ingoia saliva. Sembra che gli occhi gli stiano per uscire dalle orbite. Non è l'unico che è sorpreso.
Non sono mai stata così. Nuda su un uomo, con le luci accese, facendo sesso orale in cucina, parlandone così. Mai. Lo so perché io ero lì. C'è stato sesso prima e c'è stato del buon sesso prima. Ma mai mi sono sentita così. Piena d'aggressività, con questa voglia furiosa di fargli tutto quello che mi viene in mente, disinibita, furiosa, isterica, ansiosa d'ottenere che sia completamente impazzito di piacere. Mi da fastidio perfino il contatto della mia stessa pelle e l'unica cosa che so è che fin'ora non avevo mai pensato che ciò che sto per fare fosse più un piacere per me che per lui.
Mulder mi guarda ipnotizzato. Al primo contatto delle mie labbra intorno alla sua erezione si sveglia dalla trance, emette un gemito violento e stringe i denti in una smorfia disperata. C'è una goccia di seme sulla punta della mia lingua.
- Fermati.
E' fuori di sè.
Non voglio fermarmi.
Sto incominciando a vedere tutto sfocato tranne la sua erezione.
Mulder mi afferra per le braccia- sarebbe offensivo in qualsiasi altra circostanza- e mi tira contro il letto, si schiaccia contro di me, ci scontriamo insieme in un incidente di treni che potrebbe essere un bacio. Le lingue s'incontrano nell'aria, la saliva sul bordo delle labbra. Non so chi siamo.
Non ho tempo di scoprirlo. Mulder si aiuta con la mano per sostenere la sua erezione e cercarmi. La visione di questa mano che ha dovuto usare per masturbarsi trenta milioni di volte in sette anni è la cosa più erotica che abbia mai visto. La sto guardando in estasi e vedo come succede tutto da fuori del mio corpo.
Senza preliminari. Senza prendersi un secondo per sapere che sta facendo.
Fin dentro.
Oh dio. Così dentro che sto per rompermi in due, per essere dilaniata in questo momento, mettermi a tremare come se avessi la malaria, sparire. Con Mulder fin dentro è più dentro del normale. Fin dentro è senza delicatezza. Spinte lunghe come se continuasse a crescere dentro di me, ogni centimetro meglio del precedente, ogni cellula dei nostri corpi unite nella frizione. Fin dentro è palpitante e rigido come la morte, caldo, atomico, profondo.
Fin dentro.
Lo tira fuori. La testa solletica la mia entrata. Ci baciamo. Cavalca.
Fin dentro.
Veloce. Così veloce che fa male. Normalmente ho bisogno che sia lento, ho bisogno di più stimolazione. Ma mi bacia, dio, non smette di baciarmi, sudando come un pazzo, stringendosi contro di me, ripetendo il mio nome come se fosse qualche segreto vitale, ripetendo come sono calda, le volte che lo faremo per tutta la notte, le occasioni in cui l'ha sognato, le posizioni che ha in mente per poter scopare.
Mulder dice scopare quando è disperato ed incoerente e la disperazione è un abito fatto a sua misura.
Non è più capace di controllarsi quando gli graffio le natiche con più forza di quanto avessi pensato. Viene con spasmi violenti, senza smettere di spingere. Caldo, liquido, denso come un addio alle armi, veloce, assassino, finale. Arde. Brucia. So che domani mi farà male. Domani, quando potremo smettere di baciarci come si baciano quelli che accumulano baci per anni. Oggi è presto per finire. Oggi ho ancora fuoco nello stomaco, oggi non mi abituerò alla sensazione di averlo dentro di me.
Lo abbraccio con le gambe perché non si muova. Perdo la nozione del tempo mentre ci baciamo, secondi, minuti, sembrano ore. Senza separarci. Mulder finisce per riprendersi, va ingrandendo e crescendo dentro di me, ogni volta più duro, ogni volta più dentro fino ad attenere che mi contraggo mentre mi penetra, pancia in giù sul letto, schiena contro petto, come fanno gli animali. Lo sento parlare nel rumore infuriato dell'orgasmo, mormorare veleno al mio orecchio.
- Sono abbastanza cattivo per te, Scully? Perché posso essere anche peggio. Tutto "il cattivo" di cui hai bisogno, Scully. Tutto quello di cui hai bisogno.
**
Una settimana dopo
Sede delle Nazioni Unite
New York
11:35 a.m.
Una voce metallica nell'interfono.
- Signorina Covarrubias, il suo appuntamento è qui.
Si liscia le pieghe del vestito quando si alza per aprire la porta del suo ufficio e ricevere i due uomini che aspetta. Non è la prima volta che vede insieme i Krycek, ma sempre le danno la stessa impressione. Boris le ricorda suo padre e l'atmosfera di segreti di stato e cospirazioni nella quale è cresciuta. Vuole salutarlo con una professionale stretta di mano ma un uomo che ti ha vista crescere è sempre un padre e quando Boris le da uno di questi brevi abbracci intossicanti, si lascia andare, osservando con la coda dell'occhio l'espressione tranquilla del suo primogenito.
Di solito le piaceva il padre. Ha imparato ad odiare il figlio.
Parlano d'affari.
Dà una copia del rapporto a tutti e due.
- Seguendo la pista dell'ambasciatore da Budapest, abbiamo individuato i suoi contatti e redatto una lista dei possibili ospedali in cui crediamo che stiano trasformando i rapiti in futuri replicanti.
Ospedali sparsi in tutto il mondo. Alcuni militari. Interessi multilaterali, vecchi soci del sindacato sopravvissuti al rogo della maggioranza dei membri. Persone che collaborano con l'invasione extraterrestre per assicurarsi un posto nel giorno del giudizio finale.
- E' una preziosa informazione, Marita.
Boris e i suoi uomini hanno eliminato l'ospedale che trovarono l'agente Scully e suo figlio a Budapest.
- Se si sconnettono i replicanti prima che sia completato il processo, i pazienti muoiono e con essi l'embrione degli invasori che portano dentro. Naturalmente, se s'inietta loro la vaccinazione a tempo hanno una possibilità di sopravvivere.
La verità è che non sembra importagli troppo e la verità è che non gliene importa troppo.
Anche se muoiono tutti i rapiti, che importanza ha. Se esiste la possibilità che si trasformino in super soldati la loro sopravvivenza non è importante. Questo è il modo di pensare di quelle persone come Boris che suo padre chiama " gli uomini straordinari".
Il modo di pensare di Alex. Senz'altro.
Resisti o servi. La sua legge.
Alex parla per la prima volta.
- I soci di Mulder del " Lone Gunman" stanno lavorando su un composto liquido di magnetite per uccidere i replicanti.
Marita fa cenno di sì.
- Abbiamo un'equipe scientifica che sta lavorando su questa possibilità.
Boris ha una voce grave. Ritmica.
- Bisogna avere qualcosa prima di andare negli ospedali uno per uno. Fermare i replicanti prima che esistano.
Tutti annuiscono. Stabiliscono un'operazione d'attacco a Lisbona. In un ospedale militare con poco sicurezza. Boris chiede scusa quando suona il telefono e risponde sul pianerottolo. Sola con Alex, Marita tamburella le dita e si domanda cosa dovrebbe dire. Non le viene in mente niente che valga la pena. Le piacerebbe sapere centomila cose di Krycek, è rosa dalla curiosità di sapere come sia finita la sua alleanza con gli agenti del FBI e cosa è successo dopo l'incidente di quelle foto. Tace.
E' lui che rompe il silenzio. Strano perché Alex parla poco quando non è strettamente necessario.
- Perchè mi hai tradito?
Marita Covarrubias ha visto troppo per sorprendersi facilmente. Ma ora è sorpresa. E' la prima volta che Alex domanda qualcosa di personale. Non è mai andato indietro nel passato e non perdona mai, né chiede spiegazioni. Lei gli tolse Dimitri e lo consegnò a Mulder. Lui aveva preso le sue precauzioni e lei fu infettata. Perché vuole ora rinvangare il passato? Cerca vendetta? Non ne ha avuta a sufficienza?
- Ti avevo offerto il mondo, Rita.
Serio. Non sembra cercare vendetta. E' solo serio. Onesto? Sarebbe una novità.
- Volevi che ti aiutassi, Alexander. Ma non mi hai mai chiesto cosa volevo io. Non volevi governare con me. Volevi solo governare.
Sembra pensarci. Potrebbe dirgli di più. Che lo amava. O che avrebbe potuto amarlo. Ma questo non aveva importanza allora e ora importa ancora meno. Un tradimento è un tradimento. Un Krycek non perdona. Il mondo non perdona. Le cose passano. Bisogna superarle. E forse anche Marita ha la mentalità degli uomini straordinari. Di coloro che sono destinati a sopravvivere.
- Ho pensato che volevi la mia stessa cosa.
Guarda attraverso le grandi finestre. Le sue enormi ciglia gli disegnano ombre familiari sul viso che non perde la sua bellezza animale.
- Sai? Lei non lo capisce ma l'appoggia sempre.
Scully. La sta paragonando a Scully. Ma loro non vivono nello stesso mondo di Mulder e Scully.
- Se si vedesse obbligato a scegliere tra sacrificare i suoi obiettivi o sacrificare lei, Mulder rinuncerebbe alla verità- dice
Ed entrambi sanno che vivono in un mondo che non permette ideali romantici. Non si può rinunciare a lottare per amore o onore. E' la guerra e non si può.
- Non lo capisci, Rita. Lei non glielo chiederebbe mai.
- Sei tu che non lo capisci. A lui non ci sarebbe bisogno di chiederlo.
E loro non sono Mulder e Scully, nè lo saranno mai.
Le si riempiano gli occhi di lacrime ma scompaiono quando Boris torna dopo la telefonata ed entra nell'ufficio per riprendere la riunione.
Una volta Marita aveva conosciuto un bambino chiamato Alex e questo è stato prima che la guerra che minaccia tutto lo trasformasse in un essere incallito, incapace di avere relazioni senza pianificare una strategia a lungo termine, impossibilitato a accettare affetto e riceverlo senza sospettare, manipolare, utilizzare, lottare. Questo bambino non esiste più ma Marita sa che la guerra ne ha la colpa e a volte le piacerebbe che tornasse per un secondo per poter incominciare di nuovo, in un mondo migliore.
Padre e figlio vanno via per dove sono venuti.
Vivono in un mondo diverso che esige decisioni implacabili. Il suo mondo, in parte. Retto da regole semplici, niente a che vedere con quel continente dove vivono Mulder e Scully, dove c'è ancora chi ascolta non solo la legge della giungla, ma anche il sussurro ansioso del cuore.
Deve essere bello.
**
Una settimana prima
5 novembre
appartamento di Dana Scully
Baltimore, Maryland
02:40 p.m.
Quando mi sveglio, ho ancora la testa immersa nel cuscino e senza aprire gli occhi, sento una specie di formicolio non del tutto fastidioso nell'ultimo posto in cui le ragazze che dormono sole notano a prima mattina. Ho un processo mentale lento nelle prime ore del giorno ma oggi ricordo esattamente quello che ho fatto durante le ultime ore e qual è la spiegazione scientifica per le sensazioni poco abituali.
Nessuno può vedermi così che non sta male che abbia un sorriso così largo che sembra impiantato chirurgicamente sul viso, no?
L'orologio segna le tre meno dieci del pomeriggio e non so se si dice buongiorno o buonasera ma è la seconda volta che cerco di alzarmi oggi. La prima volta erano quasi le dodici del mattino, Mulder dormiva come se stesse in stato vegetativo e sono riuscita a vestirmi prima di uscire di casa. Diciamo che nella manovra tra mettermi le scarpe ed uscire, Mulder ha deciso che qualsiasi cosa avessi da fare- vedere mia madre, anche se a lui non sembrava importare un accidente- non era così importante come provare la stabilità del tavolo del mio salotto.
Mi piacerebbe sentirmi colpevole per non essere andata a colazione da mia madre ma Mulder ha scelto un modo di usare i tavoli che ci sono in quest'appartamento che risulta, non solo molto originale, ma inoltre francamente controproducente per qualsiasi stato di malumore, scoraggiamento o pentimento.
Parlando del diavolo, dove sta Mulder?
Mi sollevo sul letto in fretta e ho tre minuti di un breve attacco di panico perchè sono sola. Niente Mulder. Sola.
Se ha deciso di andar via prima che possiamo parlare di tutti questi malintesi in sospeso, Skinner dovrà trovarmi un nuovo compagno perché nessuno troverà i pezzetti di Mulder nel bruciatore della spazzatura.
C'è luce nel bagno.
Bene. Conversazione in sospeso. Ora. Mi metto la camicia per alzarmi e camminare non è così difficile come pensavo, anche se non c'è centimetro della mia pelle che non sia pieno di secrezioni per cui ho nomi medici che mi risparmierò. Nel cassetto del comò, trovo una maglietta ampia che accidentalmente presi dalla borsa da sport di Mulder anni fa e accidentalmente ho dimenticato di restituire. Ha ancora il suo odore. Misteri della lavatrice. Busso un paio di volte, e forse ha beccato lo spigolo della vasca perché tarda abbastanza ad emettere un suono che indichi che è lì dentro.
- Mulder, dobbiamo parlare-suggerisco.
Silenzio. Lungo. Scorre il chiavistello. Apre.
Ed è incredibile.
Veramente. Non lo dico solo per questo stato d'euforia che provoca il sesso, lo dico perchè è incredibile. Non bello, come sempre, ma mi-si-sta-contraendo-lo-stomaco incredibile. Il labbro inferiore sembra più carnoso e più morbido del solito e ha gli occhi particolarmente verdi, sguardo timido e schivo, una voce zoppicante. Ho detto che è nudo nel mio bagno come il giorno che è nato?
Bene, come il giorno che è nato, esattamente, no. Ha fatto un grande sviluppo d'allora. Vari sviluppi. In varie parti che…a che sto pensando?
Che hai il David di Michelangelo nudo nel tuo bagno, Dana.
Sempre la voce della coscienza vicina per lanciarti una corda quando ne hai bisogno. Grazie.
Silenzio scomodo.
Devo incominciare a parlare ma ora non so da che parte iniziare. Tanta nudità mi sta distraendo. E' difficile guardarlo in faccia e quando finalmente ci riesco sembra voler stare in qualsiasi posto meno che qui. Non è esattamente una cura per il mio amor proprio. Venti generi diversi d'insicurezza mi stanno incominciando ad assillare da vari angoli diversi della mente.
- Mulder, dobbiamo parlare.
Evvai, questo già l'ho detto.
Non gli è piaciuto. Vuole andar via. Si è pentito. Chiederà che ti trasferiscano. Può farlo, è il tuo capo sezione. Vuole che siate amici. Vuole dedicarsi alla pastorizia in Australia.
Vuoi tacere stupida voce della coscienza?
-Scully, mi dispiace.
Cosa?!
- So cosa stai per dire e puoi risparmiarti...non so, tutto, perchè non sono orgoglioso e, bene, questo non è il modo giusto per esprimerlo, lo so, ma volevo dire….volevo che sapessi che mi vergogno del mio comportamento e che pagherò la porta e….- dubita un pò di tempo, si porta le mani nei capelli, balbetta, cosa che non gli ho mai visto fare e continua a non guardarmi nemmeno per un secondo, finchè sembra arrendersi e dire-… inoltre, credo che ero posseduto. Hai sentito parlare dei miti filippini sulla possessione dei corpi…?
Riconosco che non ascolto il resto della frase. Lo confesso. Ho cercato d'evitarlo. Di mordermi le guance letteralmente, ma è troppo impagabile.
- Scully, stai ridendo?
Bene. Forse questo è un eccesso di endorfine provocato dalla maratona sessuale della notte. E di questa mattina. Non dovrei ridere. Sembra infastidito.
- Questo significa che non presenterai una denuncia, immagino.
No, lo ritiro. Sembra addolorato. E questo mi ricorda perchè era tanto importante questa conversazione.
- Perchè dovrei presentare una denuncia?
Addolorato no, sembra mortificato. Ed un dio greco, questo già l'ho detto.
-Molestie, aggressione, violazione di domicilio...-lascia cadere la voce.
Mi sentirei insultata se pensassi che non stia soffrendo e sospettassi che non lo dice molto seriamente. Fox Mulder. Un genio per quasi tutto. Un inetto per le relazioni umane. Quest'uomo è scemo?
- Non posso credere che tu stavi qui stanotte e ancora non ti sei reso conto che non solo ho acconsentito, ma che ho partecipato attivamente e con effusione a qualsiasi cosa ora credi che sia degno di denuncia per aggressione e molestie.
Si accende una lampadina sulla sua testa. Ma è ancora una lampadina piccola. E continua ad essere addolorato.
E forse questo sarebbe più facile se fosse vestito. Ma non so come farglielo notare senza che si senta offeso. Camminiamo sui carboni ardenti. Siamo più fragili che mai.
-Potremmo parlare mentre facciamo colazione o…pranziamo.
Si stringe nelle spalle. Sembra accettare la mano tesa. Mi si rompe il cuore al vedere che qualcuno con questa capacità per la passione abbia un cuore di vetro. Tutte le manifestazioni di qualsiasi cosa che non sia avversione lo pigliano con le difese abbassate.
Potrei amarlo di più ma non so come.
Gli dico che farò una doccia, esce dal bagno piano.
- Potrei fare il caffè- suggerisce.
Sorrido piano.
- Bene.- dice
Lui non sorride ma c'è un poco meno dolore nello sguardo. E' già qualcosa.
- Bene- gli dico.
Sì, ho bisogno di fare una doccia per questa conversazione. Apro il rubinetto e non mi sono tolta ancora la maglietta. Ne ho la metà sulla testa e l'altra sulle braccia e solo la schiena all'aria quando torna ad entrare domandando se voglio un espresso o un decaffeinato e lascia la frase a metà, con un filo di voce acuto.
- Scully, dove sta il tuo tatuaggio?!
E' un riflesso automatico coprirmi di nuovo.
-Il cosa?
- Il tatuaggio!-sembra completamente stupefatto- Non hai il tatuaggio!
Questo per qualche ragione lo ha stupito.
- Sono anni che non ce l'ho, Mulder.
- Cosa?!- completamente stupefatto. Ancora nudo. Occhi sbarrati. Mulder sta facendo mulinelli con le braccia.- Non può essere! Come!
- Chirurgia laser. Quel disegno aveva gli avanzi di una droga allucinogena e pessimi ricordi, Mulder. Perché ha tanta importanza?
Cerca di parlare, come un pesce fuor d'acqua. Lottando con le parole. Mi domando dove porta tutto questo e perché è così importante.
- Ma io l'ho visto- dice- l'ho visto nelle foto!
Abbiamo bisogno di riprendere questa conversazione da un punto da cui si capisca.
-Quali foto?
- Le foto nelle quali stavi con Krycek. Nudi sul davanzale di una finestra, Scully. Ti suona?
COSA?!
La mia mente è un grande cartellone offeso che dice COSA?!. Ho allucinazioni uditive. Vedo uomini nudi che dicono che vado a letto con uomini monchi. E' un caso clinico. Ma di CHE FOTO STA PARLANDO!
-Non sono mai andata a letto con Krycek in tutta la mia vita.
Sembra pietrificato. Sembra completamente pietrificato.
**
Hotel Saint Mary's
New Orleans
tre anni prima
Carnevale a New Orleans. Donne che ti mostrano le tette in cambio di un braccialetto e l'alcool per le strade con il sapore francese. La città celebra la vita e i morti approfittano per ballare nei cimiteri, nascosti dall'inquisizione dei vivi. Melissa balla, la prima volta che lo fa da quando la pallottola spezzò la sua vita per sempre. La prima volta che Alex ha accettato di uscire di casa, e portarla da qualche parte. New Orleans. Gran posto. Bar che trasudano odore di gente che vuole dimenticare il passato e cercare un poco d'amore, o qualcosa che gli rassomigli abbastanza. Melissa beve e balla.
- Non hai la maschera-dice
- Sono in incognito, Mel.
Si baciano in tutti gli angoli. Suona la musica. Non può smettere di ballare.
Alex la guarda. E lui che le propone il tatuaggio quando vedono il salone.
-Non sei mascherata. Devi fare qualcosa per armonizzare con la città.
E' lui che sceglie il disegno. Un serpente che si morde la coda. A lei piace. Ogni inizio è una fine e viceversa. Le piace. Questa prima notte si cercano sul davanzale della finestra dell' hotel che si chiama Saint Mary e che non ha niente della santità quando finiscono per farlo, nudi e sudati contro il vetro.
La pelle è tenera per la penetrazione degli aghi ma il tatuaggio brilla sotto la luce dei neon della città e cosa importa il dolore se Melissa può dimenticare per un giorno che è morta. Si gode il carnevale. Non fa caso a ciò che c'è all'altro lato. Un uomo ingaggiato da Krycek che fa foto per ore, rullino dopo rullino.
Finiscono stanchi. Senza respiro. Sul letto.
- Sai cosa credo, Alex?
- Cosa?
- Che in realtà hai sempre una maschera.
- Non dico di no.
Melissa si addormenta prima. Le foto sono nelle reception il mattino successivo. Non si può mai sapere a che cosa possano servire. Tutto serve a qualcosa nel carnevale della vita.
**
Tre anni dopo
appartamento di Dana Scully
Baltimore, Maryland
Sono nudo nel bagno dell'appartamento di Scully e questa è la conversazione più surreale che ho mai avuto in tutta la mia vita. La mia mente gira in tutte le direzioni, più rapidamente del normale, cercando di trovare la luce nel caos. Scully non sa di che foto sto parlando. Scully è sincera e sembra offesa. E non è andata a letto con Krycek. E una parte di me ha tanta voglia di crederle che preferisco pensare che stia mentendo perchè la delusione, in caso contrario, non potrei sopportarla.
- Ho visto le foto! Tu e lui e avevi-un-tatuaggio-scandisco.
Stiamo parlando tutti e due più ad alta voce del normale. Ne sono cosciente ma non so come arginarlo. Scully sbuffa. Se fosse un toro starebbe facendo solchi per terra con le zampe posteriori. Occhi azzurri dilatati. Furiosa.
- Io sono andata a letto con Krycek???!!!!- dice- IO!!!
Sono il sarcasmo personificato quando aggiungo:
- No, chiaro, sono stato io.
-SI'!
Ho appena avuto un'allucinazione uditiva. Scully ha detto di SI', che sono stato a letto con Krycek? Non mi escono nemmeno le parole. Questi occhi azzurri mi perforano ed è impossibile che sto avendo questa conversazione. Impossibile. La stessa persona che vede un disco volante e dice che si tratta di uno spettacolo in 3D per la promozione della versione rimasterizzata di "Incontro ravvicinati del terzo tipo" crede che vada a letto con questo verme terrestre. Cosa?!
-COSA!
- Che so che sei andato a letto con Krycek.
No. Lo dice seriamente. No, no, lo dice SERIAMENTE.
-Scully non avrei mai pensato di dirti questo, sei drogata?!
Spero che qualcuno stia prendendo nota di questo perchè sicuramente tra un poco mi convincerò che l'ho sognato.
La guardo negli occhi. Oddio, Scully, sono io!
- Non sei...-incomincia a dire- non sei mai...continua- tu e Krycek non...
Da dove è venuto fuori tutto questo maledetto mistero.
- No! Perchè...- oggi balbettiamo tutti e due-...come ti è venuto in mente?
Si siede sulla vasca del bagno. Qualcosa mi dice che non dovremmo avere questa conversazione qui. Ma ha un senso. Dirci le cose più importanti della nostra vita accanto ad un water. Sarebbe anormale se facessimo qualcosa in modo normale. E mi sono appena reso conto di essere nudo. Sono stato nudo tutto questo tempo ma è la prima volta che mi sta sembrando poco appropriato per il verso che ha preso la conversazione.
Gli asciugamani di Scully sono più morbidi dei gatti d'angora. Ne metto uno alla vita e mi siedo all'altro lato di questa vasca formato industriale che ha.
Non gridiamo più.
- Perchè credi che sto andando a letto con Krycek?
Ci pensa fermamente. Scalza e vestita con una maglietta che è la mia, se non ricordo male. Affonda il viso nelle mani e non osa guardarmi.
- C'erano mille motivi diversi e ora tutti sembrano stupidi.
Ha appena riassunto la storia della mia vita.
Scully credeva che io andassi a letto con Krycek.
Non riesco a capacitarmi.
Krycek!
- Mi disse che l'avevate fatto, quando incominciaste a lavorare insieme e in quel momento, mi sembrò che avesse un senso.
Se non fosse perché lo dice seriamente sarebbe senza ombra di dubbio la cosa più divertente che ho sentito in vita mia. E ne ho sentite di cose strane.
- Dana Scully, la personificazione dello spirito scientifico, ha pensato che QUESTO avesse senso? Krycek ed io?
Annuisce. Questo è assurdo per tanti motivi che non so da dove iniziare.
-Non so cosa sia più inusuale. Che tu pensi che sia andato a letto con un uomo o che pensi che in caso che dovessi scegliere un uomo, sceglierei uno che detesto e con cui non posso stare nella stessa stanza senza aver voglia di castrarlo.
Socchiude gli occhi. Conosco questo sguardo di scetticismo.
- Mulder, se con qualcuno ha senso è con lui.
Eh? Ho bisogno di una bussola e GPS. Di cosa sta parlando questa donna? Questa donna che non afferma mai una cosa senza una teoria sensata che appoggi i fatti e le supposizioni. Una teoria elaborata. Ascolto attonito mentre racconta i dettagli. Un sacco di dettagli. Scully ricorda ogni volta, a quanto sembra, ho" violato lo spazio personale di Krycek", ogni volta che ho insistito, a quanto sembra, con veemenza sospetta che mi accompagnasse da qualche parte, ogni volta che, secondo lei, abbiamo scambiato " riferimenti sessuali troppo frequenti per essere casuali" E come se improvvisamente vedessi la mia vita attraverso una lente sfocata. Non so di cosa cavolo sta parlando. Potrei smontare tutto quest'incredibile racconto di fantascienza ma il mio argomento fondamentale è "è Krycek!" e non sembra bastarle.
- Non vi togliete mai le mani da dosso, Mulder.
- Per prenderci a botte?- Suggerisco. E' la prima volta che penso che Scully sia pazza.
- Questo non è prendersi a botte, questo è "preriscaldamento". E se non te ne rendi conto tu, ti assicuro che lui sì. Per questo mi disse che l'avevate fatto. Sapeva che potevo credergli.
Non posso chiudere la bocca. Non so. Il fatto è che non posso. "Preriscaldare?"
-Sono mesi che flirti con lui. Per non dire anni.
- Io non flirto con lui!
- Mulder, tu flirti con tutti.
Avevo una replica preparata ma questo mi ha lasciato di stucco. Che cosa faccio?
Rimaniamo in silenzio sulla vasca. Sta incominciando a fare freddo e niente ha senso. Le sue supposizioni, le mie, le foto. Niente. E' il mio turno per raccontarle perché ho tratto le mie conclusioni, apparentemente precipitose. Marita, le foto, il tatuaggio.
- Frohike mi ha detto che non era un montaggio.
- Hai dato a Frohike delle foto che pensavi che erano mie? Delle foto intime?
Uh-oh. Allarme: Scully arrabbiata. Bisogna cambiare rotta.
- Se non eri tu chi era quella ragazza?
- Questo credo di saperlo- mi guarda fisso- Krycek e Melissa sono amanti da anni. Immagino che quella del tatuaggio sia lei.
Quella che è caduta per terra è la mia mascella.
Melissa?!
Tutta questa collera, tutta questa gelosia, tutta questa rabbia degli ultimi giorni, la voglia di suicidarmi la voglia di punire e scopare tutto allo stesso tempo, l'ansia di dimostrare che potevo essere come Krycek se era questo che lei voleva, erano basate su una bugia così idiota che non so come ho potuto caderci. Non solo sono scemo, ma mi sono reso ridicolo. La vergogna m'invade con tanta forza che spero che il suolo si apra e m'ingoi. Letteralmente.
Dio, le cose che ho fatto ieri. Le cose che le ho detto ieri.
- Scully, mi dispiace.
E questa volta mi dispiace tanto che quando l'ho detto prima dovevo star mentendo perché mi sento un milione di volte peggio.
- Questa notte ho pensato che stava qui, che avevi una relazione con lui ed ho perso il controllo. Non ho scuse e mi dispiace.
Se vuole chiedere il trasferimento a Skinner, riempirò io la domanda per lei. E' il minimo che possa fare.
- Mulder, guardami.
Faccio fatica a sollevare lo sguardo. Vedere questi occhi così chiari. Mi costa sentirmi così inferiore a lei. Così poco degno.
- Questa notte non hai fatto niente di cui ti debba dispiacere. Questa notte e voglio che mi ascolti bene per una volta in vita tua, è stata la migliore, più intensa ed incredibile notte di tutta la mia vita.
Per tutta la mia vita adulta ho cercato d'agire come se non m'importasse l'opinione che gli altri hanno di me. Forse sapevo che la maggioranza non aveva una grande opinione di me. Incominciando dai miei genitori e includendo tutti quelli che conoscevo. Cosi mi sino abituato a non ascoltare quando sono il centro d'attenzione in una conversazione perché quando la gente parla di Mulder, è di Mulder il fissato, Mulder lo spettrale, Mulder il paranoico. E se ci penso non posso andare avanti. Devo restringere il numero delle opinioni che m'importano. Lo fatto così bene che, attualmente, questo piccolo cerchio di fortunati si limita ad una sola persona.
E la maggior parte del tempo, l'opinione di questa persona su di me, è dubbia.
Ed ora mi guarda –su una vasca, con una maglietta mia- e dice " la notte più incredibile"
E sperimento tutto un miscuglio di sensazioni, dallo stupore all'egocentrismo in solo una frazione di secondo, fino ad arrivare a sentirmi, forse per la prima volta, relativamente bene con me stesso.
Ho fatto in modo che Scully si sentisse bene. IO.
- Seriamente?
Non voglio sorridere. Veramente. Ma non posso evitarlo. Malgrado lei socchiuda gli occhi e sembra pentita per averlo detto. Credo che posso leggere la sua mente. Sta dicendo "uomini!" come se fossimo tutti stronzi con l'ego dalla grandezza della California e la mente della forma esatta della penisola della Florida.
Deve capire che per me questo è una rivelazione. Non le ho mai dato niente di buono. Non sono mai stato abbastanza buono per lei.
Non posso smettere di sorridere.
- Così che a Dana Scully, piacciono veramente i cattivi ragazzi.
Arrossisce fino all'attaccatura dei capelli. Se non l'amassi da anni, m'innamorerei di lei un'altra volta adesso.
- Solo uno- mormora. Come se si vergognasse.
Sarò un sentimentale ma credo che mi si sta gonfiando il cuore. Ho due opzioni. Fare possibilmente una battuta o piangere e gettar via gli scarsi avanzi della mia mascolinità.
- Dimmi che non è Krycek.
Farla ridere nemmeno è male.
- Mi piacciono con due braccia, Mulder.
So che avrei dovuto pensarci prima. Ma ora, la sto guardando e non c'è stata mai nessuna donna più bella di Dana Scully. Spettinata, senza trucco, senza vestiti, senza artifizi, né maschere, in un bagno, con la capacità di farmi dimenticare qualsiasi dolore solo con le parole giuste. Non so come fa.
- Solo per essere chiaro, Scully, anche a me.
C'è un'allegra domanda nei suoi occhi.
- E mi riferisco alle donne- Che sia chiaro- Una, per la precisione.
L'aria si riempie di calore. Emana da Scully, come camomilla calda con miele di fiori.
Non sembriamo ancora capaci di muoverci. Incomincio a sentire nel silenzio il rumore del mio stomaco e una goccia d'acqua che scivola caparbiamente nelle tubature.
- Krycek ti disse che eravamo stati insieme?
Il suo "mmm" deve essere un sì. " A Budapest" aggiunge.
-Scully.
-Sì?
-Dimmi che l'idea ti disgustava.
Sento la goccia d'acqua contro il lavabo ma non sento lei che dice " certamente che mi disgustava, Mulder". Aspetto ma non la sento. Tarda UN'ETERNITA'- ed è un termine scientifico- a rispondere.
- Ero gelosa- ammette- Mi risultava difficile capire- aggiunge. E poi la parte che mi provoca un infarto, quando dice- E ad una parte di me, pensandoci in modo astratto, ed in maniera molto contorta, risultava vagamente….interessante.
Ingoio a vuoto. Parla con gli stessi dettagli e distacco come quando seziona cadaveri.
-Interessante?
- Attraente. Vagamente. E come concetto astratto.
- Krycek ed io?
- Due uomini affascinanti e pieni di mistero che disperdono troppa energia sessuale e fanno sempre battute su chi dei due potrebbe vincere l'altro con una sola mano. Fatti i conti, Mulder.
Già. D'accordo. Bene. Come vuoi. Mi domando di quali conti parla.
- Scully, che cavolo è successo a Budapest?
E questa volta , quando arrossisce, quello che sento è più spiacevole.
**
Vari giorni prima
24 ottobre
Hotel Kempinski
Budapest
Il fotografo contrattato dal padre di Krycek si nasconde nell'edificio degli uffici della Gran Piazza. L'hotel sta giusto di fronte e la stanza a cui deve fare le foto, alla stessa altezza del suo piano. Ha un obiettivo di grande portata e l'ordine di fotografare l'uomo e la donna che stanno lì dentro. Non sa perché ma non importa esegue gli ordini, non li discute. Sono ore che aspetta che accada qualcosa. Ha usato due rullini. I suoi ordini dicevano d'aspettare tutta la notte ed è quello che pensa di fare.
Dentro la stanza ci sono indumenti buttati a terra e bottigline vuote. Dana Scully si appoggia contro la finestra. Alex Krycek le si avvicina, sono quasi corpo su corpo, raccontandole come andò a letto con Mulder, bugie precise che vanno spianando la strada fino ad arrivare al suo collo e baciarla.
- Krycek...
- Preferisco che mi chiami Alex, Dana. Come mi chiamava lui.
La notte sfodera le sue armi migliori, i baci rimangono registrati sotto i flash. E sono anni che nessun altro essere umano l'ha toccata, sembrano decenni che un uomo ha desiderato di baciarla. Scully lascia fare, catturata nelle sue contraddizioni, immaginando che se indaga nella profondità di questi baci, potrebbe trovare il mistero di Mulder e assaporarlo sulla bocca di Krycek.
Bacia come se non esistesse nient'altro. Le sta mettendo la lingua in bocca e non c'è più nessun'altra alba. Krycek è un meccanismo di precisione sovietica e la sensazione di un uomo contro di lei le sembra appena scoperta. Bacia come se stesse cercando di ucciderla, si sente presa nel vertice di un mulinello. Anche il modo di respirare di Krycek è unico e sentire che la desidera, sentire che può essere desiderabile e femminile, sveglia in lei mille ribellioni in sospeso.
E' male. E' proibito. Fa male. E la sua mente è alcool, bruma. E forse, se Krycek non parlasse, lei potrebbe smettere di baciarlo.
- Mulder me le suona perchè odia ammettere che siamo uguali, Dana- tra ansimi- e tu lo sai.
Non si sono tolti un solo indumento, non si sono toccati, appena, non sono passati più di pochi minuti, come se fossero adolescenti sul sedile posteriore di una macchina e invece, Krycek parla, spinge dolcemente contro di lei e quando Scully sente questo strofinio ormai quasi sconosciuto, questa durezza tanto calda in punto esatto delle gambe dove è più morbida, accade. Improvviso e veloce, ed adolescenziale. Rimane rigida e ferma, spingendolo contro di lei solo perché non si fermi questo strofinio per un altro secondo. L'orgasmo ungherese si scioglie e la fa svegliare dal sogno.
- Dana, tu hai appena…?
Non può nemmeno aprire gli occhi.
- Non dirlo.
Quando li apre il sorriso stupido saccente di Krycek è un buon motivo per mettere fine alla sua vita. Lo caccia via della sua stanza senza cerimonie. Non resta niente più dell'incantesimo. Ha tanta vergogna che potrebbe buttarsi dalla finestra se la finestra si aprisse.
- Se qualche volta torni a parlare di questo, sei un uomo morto- è l'ultima cosa che gli dice prima di chiudere la porta della stanza sulla sua- ancora sorridente e stupida e superba- faccia da idiota russo.
Va a letto con rabbia, si spoglia senza cura mentre il fotografo continua a sparare foto.
Mulder, pensa. Mulder ha la colpa di tutto.
**
Vari giorni dopo
5 novembre
Appartamento di Dana Scully
Baltimore, Maryland
04.04 p.m.
Hanno perso la nozione del tempo. Se una volta sapevano cosa erano le ore, lo hanno dimenticato. Mattina, sera, giorno, notte, non c'è differenza. Quando decidono che è ora di uscire dal bagno e fare un poco di colazione è ora di mangiare. Quando vorranno mangiare, sarà l'ora di cenare. Sono dettagli senza importanza. La casa di Scully è il rifugio dove queste cose non hanno importanza. E' la prima volta che Mulder ringrazia per non dover andare a lavorare. Non solo ha Scully, ma ha una Scully che sa fare le migliori crepes del mondo.
- E stata colpa tua.
Risponde con la bocca piena.
-Mia? Avesti un orgasmo improvviso con quel bastardo per colpa mia?
Apparentemente, Scully sa cucinare due cose: lasagne e crepes. Ma dio, se la lasagna soddisfa lo stesso standard di qualità non proverà altra cosa in vita sua.
Gli cade il cioccolato dalla bocca. Sì, sa che è un maiale ma oddio, queste crepes? in due parole: La Gloria.
- Ero arrabbiata con te, così che fu colpa tua.
Gli toglie gocce di cioccolato dalle guance. Si porta piano il dito in bocca e lo pulisce.
Sa che questa logica non ha senso ma gli costa stare arrabbiato. E' ormonale. Il cioccolato gli fa produrre endorfine. E il sesso aiuta abbastanza. Sì, Quello che si rigira nello stomaco se pensa a Budapest è gelosia ma sì, quello che c'è più i profondità quando si rende conto che Scully cucina in maglietta e biancheria e non lo caccerà dalla sua casa e mangia dal suo viso, è felicità. Così che, tra una cosa e l'altra, vince la soddisfazione di sapere che la donna dei suoi sogni non è completamente contraria all'idea di andare a letto con lui.
Fa fatica ad assimilarlo.
Molte nuove Scully da assumere.
Molte incredibili nuove Scully da assumere. E' come se si aprisse il vaso di Pandora e fosse il tuo compleanno tutti i giorni per il resto della tua vita.
- Me ne assumo la colpa.
- Se avessi saputo che saresti stato così docile, sarei andata a letto con te prima, agente Mulder.
Ah, sì, Scully Donna Fatale. Questo aspetto gli piace particolarmente. Se avesse più voglia di baciarla gli mancherebbe l'ossigeno. Lascia il piatto delle crepes e avvicina la sedia di Scully alla sua con entrambe le mani.
- Ti ricordo che sono tecnicamente il tuo superiore, agente Scully.
- Mi sono sempre piaciuti gli uomini con autorità. Non hai fatto caso a come guardo Skinner?
Ah ah. Troppo sgradevole per essere divertente ma un buon tentativo. Nota: Il sesso fa sì che Scully invece di nascondere il suo senso dell'umorismo ne fa mostra. Nota due: fare altro sesso in un prossimo futuro. Il più prossimo possibile, in effetti.
- Sei ancora arrabbiata con me?
- Sono ancora addolorata.
La sincerità fa sempre un poco male. Ma l'alternativa non ha dato loro buoni risultati.
-Per Krycek?
Fa di no con la testa. Sembra le costi dire quello che Mulder può sentire volteggiare intorno a lei, come una nube tossica in una fabbrica abbandonata.
- Mi ha raccontato qualcosa, Mulder.
Qualsiasi cosa sia è sicuro che sia una menzogna. Qualcosa di cui rideranno, come questa menzogna surreale che andarono a letto insieme. Qualcosa del genere. Che si può cancellare con un soffio e mettere nel cassetto degli aneddoti divertenti anche se dolorosi al tempo stesso. Qualcosa di contorto ma superficiale.
Si sbaglia.
- So che andasti a letto con la sospettata di una caso quando ero sparita. Kirsten Killar. Ho guardato il file.
La sua reazione logica sarebbe mentire o dire che è stato anni fa e non ha nessuna importanza, i suoi sentimenti per lei sono cresciuti tanto che non stanno nemmeno più nello stesso universo ma quello che c'è sul viso di lei è dolore e non ha nessuno da responsabilizzare per questo. Nè Spender, né Krycek, né l'ingiusta natura delle cose. Questo dolore sul viso di Scully è colpa sua e non ha nemmeno una buona spiegazione. Krycek glielo ha raccontato per i motivi sbagliati ma ciò non toglie che sia verità.
Così che glielo racconta.
Perché Scully lo vuole sapere. E non potrebbe negarle niente. Mai.
Non è una storia con un senso. Non c'è la parola magica per cancellarla o spiegarla. Non può dire " ho pensato a te per tutto il tempo, Scully" perché non è la verità, perché lo fece precisamente per non pensare a lei, per non pensare a niente, perché una donna chiese aiuto a lui e per Fox Mulder, non esiste miglior ricatto emozionale che questo né una strada più diritta per suo cuore maltrattato. L'illusione che può proteggere una donna, come non potè proteggere Samantha. Può fare l'elenco di tutte le donne da cui si sentito attratto solo per questa frustrazione di fratello maggiore.
Glielo racconta. Non ci sono scuse. Non c'è altro da dire. Accadde.
- So che è assurdo dopo tanto tempo, ma fa male un poco, Mulder.
Aspetta che questo dolore diluisca. Non ha niente di meglio da fare per il resto della sua vita eccetto che riuscirci.
- Voglio solo che tu sappia che feci tutto quello che potei per ritrovarti, Scully, e se non fossi tornata continuerei ancora a cercarti. Perché non potrei perdere la fede in questo. Perderti non era un'opzione.
Ricorda la notte che stette con Kirsten. Due corpi senza anima. Il piacere e la morte. E il vampirismo come metafora. Il fuoco che abbraccia quello che distrugge. L'amore come punizione. Quando non credeva che l'amore poteva essere la sua salvezza.
Sembra un'altra vita.
La sua fede nella redenzione la deve a Scully.
-So che non sarei tornata se non avessi saputo che tu eri con me.
Le tue credenze mi dettero la forza.
Si baciano dimenticando le crepes. Lungo, lento, umido e profondo fino a che non manca loro l'aria. Cioccolato nella bocca di Scully. E così sexy che non può credere che abbia scelto lui.
- Scully?
Mormora un"mmm?" soffocato mentre gli bacia il collo, mordendo e leccando in cerchi mentre si avvicina alla giugulare.
- Quando hai detto che Krycek era attraente….vuoi dire più attraente di me?
Continua a baciarlo verso l'orecchio. Succhiandone il bordo con la punta delle lingua, morde il lobo, accarezza l'interno con le labbra. Mulder ansima con forza, trascinando Scully contro di lui, perchè possa sedersi sulle sue ginocchia. Immediatamente lei incomincia a ruotare i fianchi contro il suo corpo ed anche attraverso la biancheria, Mulder incomincia a sentire una traccia d'umidità.
Sotto tutta questa scienza e questi principi incrollabili, Dana Scully è un animale del sesso.
Sono lo stronzo con più fortuna del mondo.
- Te lo sta domandando il tuo capo sezione, agente Scully.
Brontola ma smette di baciarlo per un secondo. Normalmente ha labbra perfette, carnose, voluttuose e perfettamente dipinte di rosso. Dopo un giorno la bacia le sue labbra sono di un genere diverso. Morbide e rosse come il sangue, molto piè grandi del solito. Assolutamente impossibili da descriversi.
Vuole quelle labbra in posto in particolare ma non è sicuro di come chiederglielo.
- Mi stai imponendo la tua autorità, Mulder?
Scully gli sparò una volta. Così che valuta se è una buona idea giocare a fare il capo. Calcola che è possibile. Il suo psicologo interno crede che le persone che hanno bisogno di controllo, niente le eccita tanto come poterlo perdere per mano altrui. Poi, il suo uomo delle caverne interno manda a spasso il suo psicologo interno perché la verità è che non ha idea di quello che lei vuole e sta solo cercando il modo di giocare ad essere quello che comanda per una volta.
Scully sta aspettando una risposta.
- Ho notato gravi casi d'indisciplina da parte sua, agente Scully. Credo che non rispetti il mio criterio, né la mia autorità.
- Veramente?
Non sembra offesa. Sembra divertita.
Si lecca le labbra.
Torna a ruotare i fianchi.
Va bene. Qualcosa più che divertita, forse.
-Veramente. Credo che lei non possa essere altro che una spia mandata per mettere fine al mio lavoro.
- Assolutamente, agente Mulder- fingendo di sentirsi insultata.
China la testa. Una leccata dolce dal pomo d'Adamo fino alla orecchie. Mulder porta solo i boxer e stano incominciando ad essere scomodi.
- Avrò bisogno di qualche prova di fiducia, agente Scully.
Prima che finisca la frase, la donna prima conosciuta come Scully, ora conosciuta come l'Essere Vivente Più sexy Del Mondo, incomincia a mordergli dolcemente la linea della mascella e mettendo una mano nei boxer, lo accarezza con la forza giusta, il modo giusto, e la frizione giusta perché abbia bisogno di chiudere gli occhi.
- Qualcosa di simile?
Cerca di pensare all'immagine di Skinner che scortica gatti morti per controllarsi e non incominciare a muoversi nella mano. Farlo da solo e sentire che Scully ti masturba non sono sports diversi, sono linguaggi diversi.
- Non è male- biascica tra i denti, valutando se è un porco ad immaginare come sarebbe la sua bocca invece delle sue meravigliose mani- Ma forse devo sottoporla a qualche prova.
La mano scende e accarezza i testicoli in cerchi. Mulder incomincia a pregare.
- Un esame?
Annuisce. Deve respirare profondamente per parlare e non ne è capace.
- Un esame orale, forse, agente Mulder?
Oh, Dio grazie d'esistere.
Il suo modo di dire "agente Mulder" dimostra che non solo gli uomini hanno fantasie su studentesse ardenti e insegnanti maturi.
- Forse- annaspa.
La mano sparisce. Mulder apre gli occhi non sapendo nemmeno di averli chiusi. Scully si alza, e farse se fosse un uomo migliore potrebbe ignorare questo sguardo di viva lussuria ma lui non ha lucidità sufficiente. Lei incrocia le braccia, afferra la maglietta, se la toglie così piano che è una tortura. Solo in mutadine. Muder si è appena convertito al cristianesimo. Addio miracolo dei pani e dei pesci, questo è il miracolo di Scully in paradiso, che si mette in ginocchio di fronte a lui.
In. Ginocchio.
Sette anni di fantasie diventate realtà
Che dice.
Le sue fantasie non sono mai andate così lontane.
Scully gli abbassa i baxer con forza. Avvicina la lingua piano.
- Voglio che sappia che ha la mia completa fiducia, agente Mulder.
Risponderebbe ma è avvolto nel calore delle sue labbra e non ricorda di cosa stanno parlando. Per Mulder non esiste il termine" cattiva fellatio"- bocca + pene non può andare male -ma fin'ora nemmeno era esistito il termine " fellatio della sua vita". Sembrerebbe che questa non sia una sua fantasia, ma di Scully, eseguita con maestria, con questa passione per i dettagli che è solo sua, con un languore sensuale che fiorisce piano e sale d'intensità quando Scully chiude gli occhi e si abbandona, godendo di quello che sembra il miglior piatto di crepes e cioccolato del mondo. Lo fa piano alla base, più intenso sulla testa, aiutandosi con la mano per abbassarsi fino alla gola, senza smettere di toccarlo verso il sedere e cazzo! Questo è un dito nel retto?
Gli scoppia la testa.
- Dio, Scully.
- Il punto G degli uomini sta lì, non lo sapevi?
Parla senza smettere di leccare. Lingua, labbra, lingua. Addio collezione di film porno. Addio per sempre.
- Spero che tu lo sappia per esperienza medica.
-Ho letto molto, agente Mulder.
Non ha dubbi. Sette anni. Sette milioni di errori e dolori di testa. Tutti lo hanno portato fin lì. Tutti sono valsi la pena. Qualsiasi cosa stia cercando da anni, può dimenticarlo. Quello che ha trovato è meglio.
**
In qualche posto del Maryland
In questo stesso momento.
Il garage è deserto e Krycek cammina tra le fila di macchine con la sua abituale rigidità paranoica. Passi concisi sul pavimento di cemento. In fondo, chiuso, il suo posto. Solleva il pannello vicino al reticolato metallico e digita sei numeri. La porta si apre e si chiude dietro di lui. Dentro, luci tenui, videoregistratori in funzione e monitor spenti che deve accendere uno ad uno. Sospira profondamente, un sorriso imperscrutabile quando vede quello che sta succedendo. Può sentirlo attraverso gli auricolari. Si siede.
Guarda.
Il sindacato ha messo i microfoni. Stanno lì da anni. In casa di Mulder e Scully. Li ha utilizzati molte volte, sostituiti da altri nuovi, perfino, quando incominciavano a perdere la qualità d'emissione. Venne in mente a lui di mettere le fibre ottiche. Installò le telecamere in uno dei garage dell'edificio di Scully ed in un appartamento vuoto nel palazzo di Mulder poco prima della loro alleanza. Soprattutto per assicurarsi che gli inattaccabili agenti del FBI non nascondessero informazioni e anche perché, bene, è un tipo curioso, non si sa mai. Troppe precauzioni non sono mai precauzioni sufficienti. Un cavo di fibre ottiche in vari posti della casa, nascosti dietro i battiscopa, tra due armadi, vicino al comodino, metri di cavo fino alle telecamere e ha una produzione in tecnicolor e dolby surroud di Mulder e Scully quando vuole. Spionaggio. Intelligenza. Una misura di sicurezza. Un modo di garantire il successo quando il successo è tutto ciò che importa.
Come intrattenimento, normalmente, è una rottura. Prima o poi ti stanchi di vedere sempre le masturbazioni ossessive di Mulder sul divano. E in quanto a Scully, bene, lei non abbassa mai le lenzuola quando gioca al solitario, quasi senza fare rumore, quasi senza muoversi.
Ma per una volta lo spettacolo è promettente.
Dana Scully in ginocchio. Wow. Non si vede tutti i giorni.
Controlla che le cassette della notte precedente abbiano registrato tutto. Ha una borsa sportiva dove conservarle e la sicurezza che, anche se non gli conviene eccessivamente, finirà per vederle quante volte ce ne sarà bisogno fino a memorizzarle. Non fosse altro perché se Mulder sapesse che le ha, cercherebbe di ucciderlo e questo lo eccita. Scully non cercherebbe. Scully lo ucciderebbe.
Suona il telefono. Riconosce il numero.
- Padre- saluta, e ascolta la sua domanda.
Ha la risposta preparata da mesi.
- Sta già per strada.
- Trent'anni dopo- dice suo padre- spero che le nostre speranze siano ricompensate.
Ultimano certi dettagli. Preparano il lavoro. Ci sono cose da fare. E nei monitors, Mulder e Scully sembrano aver finito la loro conversazione. Vari minuti di frasi scambiate in russo e Boris finisce con un commiato insolito.
- Abbiamo fatto molti progressi in poco tempo. Sono orgoglioso, Alexander. Solo gli uomini straordinari fanno ciò che è necessario.
Riattacca. Gli lascia una strana sensazione alla bocca dello stomaco ma non saprebbe definirla. Non si sente assolutamente straordinario e non può smettere di guardare i monitors, malgrado che il tempo di Mulder e Scully, per lui e per ora, già sia finito. Sta incominciando a perdere il suo prezioso controllo personale, questa disciplina mentale che lo mantiene sul filo della sopravvivenza. Guarda indietro, controlla i loro movimenti, s'inorgoglisce della mossa di scacchi che ha creato, spera che la ricompensa arrivi presto e non capisce perché una parte di lui, si sente come un fallito, desidera stare in quell'appartamento, in un impossibile posizione che gli permetta di essere scopato da Mulder e trovare allo stesso tempo il modo di scoparsi Scully.
Gli vengono in mente idee, mezza dozzina di posizioni nella raffica di un secondo. Tutti lo fanno sentire fuori luogo.
Avresti dovuto sentirlo arrivare, Alexander.
Sei mesi a giocare e quando si avvicina il momento finale, si rende conto che è preso dal gioco. Non entrava nei suoi piani.
Suo padre è solito dire che gli uomini accendono la scintilla del futuro. Ma Alex ha scoperto che il destino viaggia sempre con il suo combustibile, guidato più dall'inerzia che dalla volontà degli uomini. Come lui. Si sente pieno di benzina, fermo in una solitaria stazione, vedendo passare un incendio da lontano, domandandosi come sarà quel fuoco quando entra in contatto con te e ti fa scoppiare.
Si mette gli auricolari, Mulder gli parla giusto all'orecchio e se si concentra immagina come deve essere sparire nella bocca di Dana Scully e in che modo si differenzia dall'altra Scully che conosce.
Meglio non pensarci, Alex.
La malinconia è sentiero pericoloso e Melissa Scully è un nome del passato.
- Scully, ferma.
Mulder sembra disperato. E' una buona espressione in lui. Una delle migliori. La fa qualche volta anche quando lo sta picchiando. Sembra che piaccia anche a Scully, che invece di fermarsi, continua a farlo più veloce. Perchè vuole che si fermi? Se glielo stanno facendo come se non ci fosse domani e vuole che si fermi? Ha il suo fascino che sia così sciocco.
- Mulder non voglio fermarmi.
Invece di questo dice "mmmmmmmulder"ma suona quasi uguale. Se si osserva bene si è messa una mano nelle mutandine. Sembrava scema quando l'aveva conosciuta.
Continuano un poco così. Lui le chiede di fermarsi e lei lo prende come un invito a continuare con più voglia. All'inizio a Krycek sembra quasi cortese, avvisarla perché sta per venire o qualcosa di simile ma se Mulder non si è reso ancora conto che Scully non solo lo sa, ma che è quello che vuole e non pensa di scostare la bocca anche se le puntano una pistola, è perché è ancora più stupido di quello che sembra.
Alla fine, Mulder sembra stufo di parlare e la prende per le braccia finendo in modo brusco quello che stavano facendo.
E' quando Krycek si rende conto di aver attraversato la linea ed è così penoso come loro perchè è da un po’ che ha la mano nei pantaloni e si sta immaginando che non sarebbe male provare la stessa cosa che sta provando lei. Che sapore ha Mulder quando viene? Varrebbe la pena provare per guardargli il viso.
Sono di gran lunga il peggiore dei tre.
Vanno verso la camera tra le proteste di Scully e finiscono sul letto. Non è esattamente quello che Krycek immaginava ma da un dieci a Mulder per aver pensando a tutto.
- Girati, Scully.
Se si guarda bene la loro relazione, un sessantanove è la metafora ideale, no?Dare e ricevere e tutto il resto. Anche se non sembra che Mulder lo faccia per questo, ma piuttosto deve essere meglio dell'eroina nel cuore sentire Scully su di te, succhiandoti l'essenza della vita mentre stai facendo l'amore con lei con la bocca, sentendo sulla lingua, esattamente, quanto l'eccita quello che ti sta facendo e quanto l'eccita quello che le stai facendo.
C'è d'ammettere che una volta su mille, Fox Mulder ha un'idea che vale la pena.
Quando si sbottona i pantaloni perchè risulti più comodo ha dimenticato cosa è la dignità, è ipnotizzato dal movimento sincrono dei loro corpi, le loro bocche, loro lingua. S'immagina questo miscuglio letale di fluidi e lingue, affondando in uno qualsiasi di loro, compiacendosi di tutti e due allo stesso tempo, confonde l'immagine di Dana con Melissa, l'immagine di Mulder con se stesso, il futuro con il passato e, quando Mulder manda fuori un gemito violento, Scully è con lui fino alla fine, venendo allo stesso tempo, in un circolo senza principio ne fine dove Alex Krycek non ha posto né può smettere di visualizzare così se stesso. Venendo così, abbandonato, sapendo che ci sarà qualcuno che non ti lascerà mai finchè non sarai sazio, sfatto, roto, avvolto nel tuo sudore, il tuo seme , la tua saliva.
Mulder scopa come lo fanno tutti gli altri. Come se da questo dipendesse la vita e stesse cercando qualcosa che lo calmi una maledetta volta. Krycek sa che è una parte dell'attrazione che esercita su di lui. Deve far male essere capace d'amare così. Deve far male come se stessi morendo.
**
Il giorno dopo
6 novembre
appartamento di Fox Mulder
Alexandria, Washington
07:10 p.m.
La signora Johnson, del 3° C, mi sta guardando con la coda dell'occhio. Non è che la signora Johnson non guardi la gente nell'ascensore perché è così pettegola che sicuramente sa più cose di me di mia madre, Skinner, la CIA e Spender messi insieme ma in generale, è solita essere più discreta nelle sue osservazioni, non è solita trapassarmi con questa sfacciataggine. Avrà raggi X nello sguardo? Ho voglia di dirle " sì, signora, quello che sta vedendomi sul collo è un succhiotto e giusto! Questo vestito è completamente sgualcito e con quella di ieri sono due notti che non vengo a dormire, la qual cosa significa che sì, il suo vicino d'appartamento finalmente è andato a divertirsi".
Non le dico niente. L'ascensore arriva al mio piano e francamente, la signora Johnson non merita nessun genere d'attenzione. Forse ho solo voglia di dire a qualcuno che ho finalmente segnato un punto. Credo che chiamerò Frohike solo per raccontaglielo. Mi domando se Scully mi castrerebbe per questo e poi, mentre giro la chiave nella serratura, dico a me stesso di no, non credo che Scully voglia castrarmi proprio ora se non l'ha fatto in sette anni. In fin dei conti, ora finalmente abbiamo una relazione per cui ho bisogno dei miei organi sessuali.
Relazione.
E strano come risulti naturale pensarlo.
Credo che questo che sto sentendo, scientificamente, si chiama " felicità" ma non ho niente di prima con cui paragonarlo così che inventerò un nuovo nome. Il suo nome. Dirò che mi sto sentendo Scully. Suona bene. Mi sento veramente Scully.
Finchè apro la porta. E lo vedo sul mio divano. Oh, no. Per favore. No. Non posso credere a quello che sto vedendo. Sta leggendo un giornale! E sul mio divano.
- Krycek, che cazzo fai nel mio appartamento?
Spero che non sia una compensazione karmica. Dover sopportare questo peso in cambio di stare con Scully. Spero che Dio non abbia questo genere di senso dell'umorismo conosciuto familiarmente come " sadismo"
-Non posso andare nel mio.
Come se fosse una spiegazione. Lascia il giornale sul tavolo e mi guarda.
Non ho l'umore adatto per questo.
- E che cosa a che vedere con me?- Ma ho paura che la risposta non mi potrebbe mai soddisfare così che la ritiro- No, lascia, non rispondere. E' uguale. Solamente vattene.- Spero di essere stato chiaro, Dio sa quanto è duro di comprendonio. – Ora- scandisco.
Non si scompone. Perchè mi meraviglio? Perchè non l'ho mai ucciso, ora che ci penso? Non può essere così difficile ucciderlo, liberare il mondo dalla sua fastidiosa ed irritante persona. Sono sicuro che Scully ha una spiegazione ma una spiegazione alla quale non voglio pensare, sono più che sicuro.
- Cammini un poco strano, Mulder. Sei stato all'ippodromo?
E' molto divertente. No, seriamente. Perché non l'ho ucciso prima?
- Sì, ho scommesso su tua madre ma ho perso. Morale: non puntare mai su una scrofa in una corsa di cavalli. Perché non te ne sei già andato via da qui e quale parte di "ora" non sei riuscito a capire?
Ha i segni dei miei lividi sul viso. E non so perché li sto osservando. Che me ne importa della sua stupida faccia. Non m'importa!
- Dopo quello che abbiamo passato insieme mi cacci senza un minimo di riguardo. Mi sento utilizzato.
Sto per dirgli dove si può mettere i suoi sentimenti- e questo posto che non prende mai sole a meno che non metti il culo in mostra in pieno deserto- quando le parole di Scully ritornano in me come pioggia su un pezzo di burro.
Questo non è litigare, è preriscaldarsi.
Il sospetto che potesse esserci qualcosa tra lui e me, la sua convinzione che, POTREBBE accadere, che ERA accaduto è improvvisamente una presenza viva in questa stanza. Ed il disagio mi scuote come un veleno. Sto ancora discutendo con Scully nella mia mente, ragionando, " non flirtiamo!" ma in un certo modo, in presenza di Krycek e del suo sorriso da mangiamerda saccente, risulta un argomento meno convincente di quanto dovrebbe.
Improvvisamente, mi rendo conto che quello che stavo per rispondere-" se volessi utilizzarti non mi resisteresti nemmeno per un assalto"- e mi sta sembrando che se lo dicessi a qualche altro o qualcuno lo dicesse a me, sì, mi risulterebbe vagamente, lontanamente sessuale.
Oh, no.
Deve andar via. Ora. Questo tipo che è stato a letto con la sorella di Scully e che ha avuto...quella storia di Budapest con Scully. Il tizio che mi rubò il suo primo orgasmo, per giovanile che fosse e banale che possa sembrarmi ora guardandolo in prospettiva. Ed io odio questo tipo. E deve andarsene via perché in questo momento mi sono appena accorto che mi guarda con molta intensità e fin'ora non mi era mai sembrato strano ma improvvisamente E' strano. E basta.
-Krycek ho ancora quattrocentoventimila motivi per ucciderti e nascondere il tuo cadavere e di tutte le cose che potrei fare ora, preferisco fare il pedicure a Spender prima di dover tollerare la tua presenza a casa mia. Sono stato chiaro?
Silenzio. Mi guarda. Lo sa:
Non so come ma Lo Sa. Dove sono stato e cosa abbiamo fatto e non posso sopportare che lo sappia, che abbia questa conoscenza e il potere di questa conoscenza. Con il suo stupido vestito italiano e il suo stupido modo di manipolare le vite degli altri solo per divertimento.
Ho appena osservato il taglio dell'abito?
Una voce nella mia testa dice " a Scully sembra attraente" e abbiamo due opzioni, che vada via lui o vado via io.
- Ora vado.
-Benissimo.
Per favore. Sì. Le assurde elucubrazioni di Scully gli hanno danneggiato il cervello. Vattene.
Questa voce nella mia testa che continua a parlare per volontà propria. Dice" le elucubrazioni di Scully non sono mai assurde" ma preferisco non ascoltarla. All'inferno, voce della mia coscienza o quello che è. E' solo Krycek. Bastardo, inetto, Krycek. Solo questo.
Si alza dal divano. C'è qualcosa di cerimonioso nel suo modo di dirigersi verso la porta. Qualcosa che non credo d'aver osservato prima. Mo ritrova a valutare se è empiricamente attraente e in che posto si troverebbe, diciamo, su una scala tra me , Frohike e Skinner. E allora mi rendo conto che è chiaro. Se sta pensando a questo, Scully ha finito di rovinare il resto della mia vita. Sembra come se ci fosse qualcosa d'elettrico nella stanza e sta qui questa voglia di colpirlo anche se ora non ricordo i motivi. Voglio solo picchiarlo. Voglio sempre picchiarlo.
- Ti ricordo che ti ho aiutato a salvare il mondo- dice.
Stiamo l'uno di fronte all'altro. Scully ha detto che era pieno di mistero. E' strano io non vedo mistero. Qui c'è solo Krycek. Ho sempre sentito che lo conosco. Dove sta il mistero? E' solo Krycek. Solo…Krycek.
- Hai dato tu le foto a Marita sapendo che le avrebbe date a me?
Non risponde. Non ce n'è bisogno. Il silenzio è abbastanza eloquente. Sì, fece queste foto quando stava con Melissa. Sì, le ha conservate. Sì, voleva che io le vedessi e pensassi che fosse Scully. E dovrei arrabbiarmi che lo divertiva questo gioco sadico di confusione ma è il gioco che mi ha trascinato verso Scully e Krycek è stato il ruffiano crudele che mi ha portato da lei. Così non sono arrabbiato, almeno credo. Anche se voglio ancora dargliele. Non è un ragionamento, ma un istinto più elementare.
Hai Krycek davanti. E gliele suoni. Discuti. E' questo che fai.
Preriscaldi.
- E' stato divertente, Mulder.
- Come la camera a gas- rispondo.
Ha ragione Scully? Faccio qualcosa senza rendermene conto? Questo è flirtare? Lo sarebbe con un altro?
Ti assicuro che lui se ne rende conto.
E continua a farlo.
In questo momento, qui in piedi di fronte a me, credo che lo stia facendo ed io rispondo continuamente. Da anni. Lui lo nota. Scully lo nota. Non so cosa significhi. Ma ora lo noto. Ed a Scully, ad una parte di Scully, l'idea l'eccita.
Vagamente interessante. Attraente.
Prima mai ho voluto suonargliele. Ora voglio suonargliele.
- Se torno a sentire l'odore della tua presenza di serpente velenoso a meno di cento chilometri da questa città, Krycek, ti strapperò i polmoni e li riempirò di salsa per servirli con il tacchino nella Festa del Ringraziamento.
Nessuna reazione. Sembra che stia per andare via. Fa pochi passi verso la porta. Smetto di guardarlo, contando i secondi finchè non esce dalle nostre vite. Il silenzio diventa morte e polvere, pesa e da i crampi. Non mi rendo conto come succede, in che momento si gira e torna indietro, mi mette una leva che ha studiato da tempo. Una gamba tra le mie, da dietro, apre e mi fa perdere l'equilibrio, mi blocca con il braccio intorno al collo, sento il dolore e la mancanza d'ossigeno e non posso uscire da questo gancio che mi stringe contro la parete. Un colpo. Due. Allenta il braccio solo quel tanto che io possa respirare. Il dolore è sordo, intenso.
Credo che questa sia la sua idea di prendersi la vendetta.
- Dopo la notte che hai trascorso e ancora non ti rendi conto che ti ho fatto il più grande favore della tua vita- ha i muscoli d'acciaio in questo braccio che mi stringe, il cornuto. Sento quest'alito di schifoso dragone sul viso- Sei un pignone maleducato che si crede il centro dell'universo e non è capace di sollevare la testa dalla sabbia per vedere le cose più importanti dei suoi stupidi complessi di martire senza causa. Ancora non hai capito che c'è differenza tra il non restituire i colpi e non saperle dare- Spinge contro la parete ed è bravo, perché tra le sue gambe non posso muovere le mie- Se tenti di nuovo di darmele ancora una volta, Mulder, ti taglio le mani e ti spezzo le gambe perché tu possa supplicarmi solo in ginocchio.
Aspetta tre lunghi secondi prima di lasciarmi andare.
Suppongo che non sono l'unico che ha voglia di picchiare qualcuno in questa stanza. Fare saltare qualcosa per aria. Scaricare i debiti in sospeso. Il gioco è vecchio. Le regole sembrano le stesse.
Mi giro. Sembra soddisfatto, lo stupido lattante.
-Mi vedrai prima morto che in ginocchio davanti a te, Alex.
Lo dico seriamente.
Ora è quando non c'è nient'altro da dire e dovrebbe andare via da dove è venuto. Con il suo vestito italiano, e questa strano viso dalle ombre acute, ciglia lunghe e femminee, pelle di un colore così scuro come le sue intenzioni. Con i suoi lividi e le sue alleanze. Con questi occhi che guardano sempre con intensità e che appaiono sempre nel momento peggiore. Obbligandoti a metterti in discussione. A volte, l'odio è una forma contorta di riconoscere che ammiri la passione di qualcuno che non potrai mai amare.
Se qualcuno deve uccidermi, forse ha senso che sia lui. Se qualcuno deve ucciderlo, spero di essere io.
Tutti e due lo sappiamo. Ora, in questa stanza, tutti e due facciamo un patto. E' un patto di sangue che bisogna suggellare.
Come concetto astratto.
Lo fa lui. E lo fa veloce, prima che uno di noi due – e con questo mi riferisco a me- abbia il tempo di farsi indietro e pentirsene. Il bacio è pieno di una miscela esplosiva che graffia la pelle e fa male sulle labbra. E' un bacio contro il muro che ci restituisce alla prigione di Tunguska e alla parte peggiore di noi stessi. Non ha preliminari, solo grugniti, prima i suoi, poi forse i miei- solo rabbia. Sufficiente perchè la mia mente si dimentichi di esistere e reagiscono i miei istinti. Quelli che ti obbligano a lottare con la lingua quando senti un'altra lingua in bocca e a resistere con la forza delle labbra quando un uomo si mantiene la testa e respira come un animale contro il tuo corpo. Non rassomiglia per niente al modo di baciare una donna, non ti fa volere essere migliore, non è dolce, né si ammorbidisce. E' come se ci baciassimo a colpi, mordendo, lottando per dimostrare chi è il migliore e chi potrebbe vincere.
Non è una bacio, è un pugno e c'è una parte di noi due che sta baciando Scully. Una parte di me che potrebbe andare lontano solo perché se ora lo facessimo farebbe più male a lui che a me.
Maschile, doloroso, sa di sangue, finisce giusto quando la voglia di ucciderci mutuamente sta incominciando ad essere insopportabile. Posso dare alla cosa molte spiegazioni, ma in fondo, l'unica spiegazione è che ci separiamo respirando troppo in fretta e tutti e due sappiamo che non ci sono spiegazioni, né ce ne devono essere.
Non posso interpretare la sua espressione.
- Scully bacia meglio.
- Molto meglio.
E va via senza salutare. Lasciandomi solo contro il muro. Non c'è da pensarci perché se ci penso dovrei cercare di trovare un senso. Continuo a non capire dove sta il mistero di questo tipo. Krycek non è altro che una testa di cazzo insopportabile che vuoi uccidere e che sempre finisce per baciarti.
**
Due settimane dopo
Appartamento di Melissa Scully
Washington DC
- Grazie per aiutarmi con il trasloco.
Melissa ha appena messo l'ultima delle casse nel piccolo appartamento di Georgetown. L'ingresso è una stanza semicircolare con grandi finestre che danno sul rione. Non ci sono molti pacchetti e ancora pochi mobili. A Scully piace. Sembra proprio da Missy vivere in un posto luminoso. La sua sola presenza lo fa accogliente.
-Di niente. Sono contenta che vivi in città, vicina.
- Anch'io. Vivere con mamma è stato bello ma se continuavo a mangiare tanto avrei dovuto rotolare per muovermi.
Si stancano, festeggiano la domenica del trasloco con un tè. Melissa sa come prepararlo meglio di chiunque abbia conosciuto.
- Ti ho portato alcune cose.
- A me?
- Sono tue.
Scully ha conservato un paio di scatole dopo il funerale di Melissa. Cose dalle quali non poteva separarsi senza che le mancasse il respiro e le si spezzasse il cuore. Pianse mentre le raccoglieva nell' appartamento della sorella ed ora sorridono quando le guardano insieme. Libri, albums di foto, dischi di musica del mondo, anche i cristalli per il rilassamento e la terapia di Missy.
- Li ho conservati malgrado che, spero che tu lo sappia, non abbiano nessuna base scientifica.
- Ci siamo. Ed io che ho pensato che non saresti stata così rigida con queste cose, ora che Mulder è così...rigido con le sue .
- Missy!
A volte quando stanno insieme, l'appartamento scompare, perchè tornano a stare in quella stanza che dividevano quando Dana stava al primo anno delle superiori e Missy raccontava le sue avventure semi sessuali cercando di metterla in imbarazzo e strapparle il nome del ragazzo le più le piaceva.
-Suvvia, Dana Kate, per una volta che siamo sole senza mamma intorno. Pettegola un poco con tua sorella sul piccolo Fox. O non dovrei chiamarlo così piccolo?
Scully vuole protestare. Dire" Missy, sei incorreggibile". Perchè non hanno quindici e tredici anni e non stanno a scuola e non è il genere di ragazza che parla del suo compagno come se stessero in ricreazione. Mulder e lei hanno una relazione. E non è sempre facile. E le loro vite sono caos e pericolo e non sono fatti per appuntamenti romantici, né dichiarazioni d'amore, ma per vivere dediti ad una crociata, impegnati in cose che la maggior parte della gente non immagina né sospetta.
Oh, che diavolo. Se non lo racconti a tua sorella, a chi glielo vai a raccontare? Per una volta che ha veramente qualcosa da raccontare e no qualcosa da ascoltare…
- Non lo chiamerei precisamente piccolo.
Melissa ride con gusto.
- Sei autorizzata a chiamarlo Fox ora?
- Non ci penserei nemmeno ubriaca.
Scully ha appena scoperto come possa essere liberatore avere qualcuno a cui raccontare che Mulder chiude la porta dell'ufficio quando scendono nel seminterrato dopo una riunione con Skinner e la bacia sempre con la lingua, facendo scendere le mani sempre sotto la vita prima d'iniziare a lavorare. Che ha un'immaginazione straripante, non saprebbe stare zitto a letto nemmeno se ci dovesse rimettere la vita ed è capace di mostrare professionalità mentre sono in una riunione per la sicurezza nazionale e prende nota, anche se poi scopre che per tutto quel tempo ha ricordato e annotato tutte le volte, in tutti questi anni, in cui ha avuto voglia di baciarla Le scrive cinque fogli. Su entrambi i lati. Ha una memoria spaventosa.
- In quale barbecue del Wisconsin?
- Carne adulterata per esperimenti con esseri umani. Setta religiosa vegetariana usata come gruppo di controllo, non ti ricordi? Cenammo con costolette e tu ti macchiasti il labbro con la salsa.
Usò un tovagliolino per pulirle le labbra. Ammette che quella notte, s'immaginò che usava la lingua, metteva salsa per barbecue in posti che si nascondevano sotto i vestiti e leccava con forza. Ammette che incominciò ad essere un'immagine ricorrente quando si scopriva a pensare a lei, masturbandosi sotto la doccia.
-Salsa per il barbecue? Veramente?
- A volte cioccolato. Panna. O dolce di latte.
- Non so se questo ti fa diventare un pervertito senza rimedio o un goloso senza rimedio.
Avere una relazione con Mulder ha i suoi inconvenienti da tutte le parti. Lo dimostra il fatto che sono finiti insieme a letto solo per non avere il coraggio d'avere una conversazione onesta. Però ha le sue compensazioni. Ha le sue incredibili compensazioni.
- Compensazioni multiple e diverse? – domanda Melissa
-In diverse posizioni
- Compensazioni orali?
- In diverse posizioni
Melissa non potrebbe godere di più della conversazione anche se cercasse di farlo. Non si ricordano nemmeno più del tè, dimenticato sul tavolo mentre scende la sera. Alla fine della giornata, aprono l'ultima cassa che ha portato Scully. Lenzuola per il letto che aveva conservate in casa, sali da bagno che no usa, forme per dolci che non prepara mai. E una scatola.
- Una scatola ungherese!
Melissa l'esamina come se sapesse di cosa si tratta. Muove i meccanismi per trovare la piccolissima chiave senza battere ciglia.
- Come sai aprirla?
- Alcune fanno un viaggio di fine corso di studio in Europa mentre altre preferiscono preparare il loro ingresso all'accademia del FBI, Dana Kate. Perché me la dai?
-Ho pensato che ti sarebbe piaciuta.
E ci sono certi ricordi che preferisce avere più lontano.
- E' sua?- domanda Melissa.
E' la prima volta che parlano di Krycek dalla sua sparizione. E' strano, ma Scully pensa a lui senza rancore. Sente sollievo che non stia nelle loro vite ma non sente dentro di sè l'odio necessario contro di lui. Semplicemente non lo odia. Questo è tutto. Non è un uomo buono, ma non è altro che un uomo. Sa che Melissa non glielo dirà mai che ne sente la mancanza.
-Ora è tua, Missy.
La tocca con le punte della dita, ripassandone disegni.
- Ne riderai e so che credi che non sia possibile. Ma a volte so che lo amavo e credo che anche lui mi amava. Anche se non aveva senso.
- Se c'è qualcosa che posso dirti è che quello che non ha senso finisce per essere verità.
Lo sa per esperienza.
- Non so se è male sentirne la mancanza, Dana.
Scully non ha la risposta ma come risposta , le può sempre dare un abbraccio. A volte l'unica risposta di cui veramente hai bisogno non è altro che un abbraccio. Si stringono forte, sapendo che qualsiasi cosa accade, si sono ritrovate e ora possono assicurare che esistono i miracoli.
- Mi consolo pensando che sicuramente ne sento la mancanza per il sesso. – Sospira profondamente e cerca di fare una battuta.- Sicuramente a Mulder succede la stessa cosa.
E' solo una battuta ma Scully non può conservare il segreto.
- Ti racconto una cosa?
- Chiaro.
- Si sono baciati.
-COSA!
Mulder h cercato di nasconderglielo ma ha scoperto che può essere eccezionalmente comunicativo quando tutto il suo sangue si concentra lontano dal cervello e la promessa del sesso orale entra in gioco.
- L'ho visto nei suoi occhi che era accaduto qualcosa, Missy, te lo giuro.
Non è nemmeno gelosa. Ora che ha Mulder solo per lei, ha il suo cuore e si rende conto che sempre l'ha avuto, si sente generosa, libera di spirito, soddisfatta che la sua anima pesi ogni volta di meno e valga ogni volta di più. Quando lo racconta a Melissa lei resta quieta, come ipnotizzata.
- Missy, stai bene?
- Ssshhh, silenzio. Sto cercando d'immaginarlo e archiviare quest'immagine per sempre.
- Melissa Joan Scully, ti proibisco di archiviare qualcosa con il mio Mulder.
-E ti presterei ascolto se non fossi sicura che è il mio Krycek che sta nell'archivio con il tuo Mulder.
Qui pro quo.
Si offre di lavare le tazze del tè perché la conversazione non perda troppo della sua logica. Conosce sua sorella. Finirebbe per delirare.
- C'è qualcosa dentro la scatola, Dana.
Si gira. Con le mani ancora nel lavello e piene di sapone. Melissa ha aperto la scatola quasi senza guardare. Continua ad avere lo stesso interno vuoto e un piccolo specchio che si è mosso rivelando dietro uno scompartimento.
- Lo specchio si muove?
- E' una scatola ungherese. Lo specchio si muove sempre.
Non solo c'è uno scompartimento, ma anche qualcosa che cade da dentro. Appena più grande di un'unghia posticcia. Un piccolo clip informatico. 128 MB. E alcune lettere. Picture Card. Non ha bisogno di un computer per vedere che le foto conservano la piccola memoria digitale. Una scatola ungherese può albergare solo la memoria di una notte a Budapest.
- E' un figlio di puttana.
Lo sguardo di Melissa- sopracciglio inarcato ed occhi inquisitori- è esattamente quella che lei fa quando pretende una spiegazione da Mulder. Fortunatamente, l'imbarazzante storia dell'origine della scatola deve aspettare finchè Melissa non risponda ad una chiamata sul cellulare.
Non può credere che le foto sono sempre state lì.
Ancora non capisce tutto quello che è accaduto in questi mesi. Continua a sentire che c'era un fine occulto nella loro alleanza, qualcosa che ancora non comprendono, forse non comprenderanno mai perché ci sarà un altro specchio truccato, un'altra scatola magica.
- Chi era?
Cadono gli ultimi raggi della sera, tutto è una promessa.
Melissa è livida, cammina piano.
- La clinica di fertilità dove sono andata. Quella che assalirono. Volevano scusarsi per aver tardato tanto ad avere i miei risultati, dopo tutto quello che è accaduto.
Si siede piano, sembra cercare di comprendere qualcosa più grande di lei. Scully, aspetta, con il cuore stretto, un milioni di possibilità di malattie mortali che le passano per la testa, tutte queste voci non può essere, Melissa, no, per favore, lei no, che si ripetono senza fermarsi.
-Missy, quali risultati?
E' un riflesso condizionato, accarezzarle dolcemente la spalla mentre Melissa la guarda, tra lo stupore e un certo genere d'allegria inaspettata e molto remota.
-Sono incinta.
Si porta una mano allo stomaco. Qualcosa d'infinitesimale si moltiplica e cresce senza coscienza dentro di lei, contraddicendo la scienza ed il destino. Qualcosa che quasi non esiste ancora ma che contro tutte le leggi della natura, già si muove.
Non potrebbe esistere, ma si muove.
**
Località sconosciuta
Ora indeterminata
Il tavolo non è rotondo, ma quadrato e segna chiaramente chi ha la presidenza e chi sono quelli che si seggono di lato e rendono omaggio. La maggior parte dei presenti ha più di sessant'anni. E' la prima riunione da decenni con russi e americani presenti. I più giovani ascoltano in piedi. Uno, si distingue tra loro. Alex Krycek parla con voce ferma quanto gli anziani che deliberano lo interrogano e solo quando lo interrogano.
- I replicanti umanoidi erano il maggior pericolo per le possibilità della resistenza contro gli invasori. Possiamo affermare che il pericolo sia sparito?
-Abbiamo trovato nidi in più di cinquanta ospedali in tutto il mondo e annientato le loro possibilità di procreazione. Non sappiamo quanti altri ce ne possano essere ma abbiamo un'arma efficace per combatterli.
Mormorii. Approvazione. La resistenza è soddisfatta. Esprime la sua discordanza uno degli uomini più potenti del gruppo. In passato, la sua alleanza con la resistenza non sempre stata chiara. Molti pensano che è più impegnato per la sua sopravvivenza che per la sopravvivenza globale. La maggioranza lo dava per morto. Alex sa che è difficile da uccidere la gramigna. E l'anziano americano è un'erba velenosa.
- La più grande sfida per un futuro sicuro per la nostra razza, invece, è ancora sospeso. Il lavoro di tuo padre Krycek, non ha mostrato risultati fin'ora.
Una nuova generazione di bambini immuni. Figli di padri e madri resistenti al batterio alieno.
Seduto in un angolo del tavolo, il rappresentante dei russi prende la parola.
- Come sapete, la maggioranza delle donne che sono state sottomesse ai processi di vaccinazione rimangono sterili. Molte muoiono, per lo sviluppo di un tumore cerebrale. – Parla con voce ferma, chiara, senza tentennare. – ma abbiamo sempre avuto fiducia che fosse possibile.
- Che donne sterili possano procreare?
Altri mormorii. I membri di ciò che resta del sindacato degli Stati Uniti, i pochi che sono sopravvissuti ad El Rico non sembrano soddisfatti. Continuano pensare che bisogna scendere a patti perché la resistenza sarà inutile una volta che comincia l'infezione. Non possono vaccinare tutti. Solo pochi sopravvivranno. E contrariamente a ciò che hanno creduto sempre i russi, la sopravvivenza totale è una chimera.
Boris replica. Krycek ascolta suo padre. Come sempre.
- Non solo lo crediamo noi, signori. Gli stessi invasori hanno cercato di distruggere tutti i nostri esperimenti di fertilità, uccidendo quelli che cercavano d'ottenere un successo. Hanno paura del bambino che possa venire Anch'essi temono il futuro.
Tutti hanno letto le tavole. L'ultima è apparsa in Africa, scritta su un'astronave. Il bambino verrà. Gli invasori lo temono.
- E questo bambino è in cammino?
L'americano anziano muove appena un viso solcato dalle rughe. Si fa un silenzio pesante quando si deve ascoltarlo. Nei libri scritti sul suo viso, c'è accumulata cattiveria sufficiente per mettere fine a tutto il mondo. Krycek lo odia con tutte le sue forze.
- Mi sono assicurato personalmente che lo fosse, Spender.
- Il figlio di Mulder e Scully?
Annuisce. Il figlio di Mulder e Scully. Fa due passi verso suo padre, si mette alla testa del tavolo. L'ascolta mente parla.
- Tutti i tentativi di fertilizzazione che abbiamo fatto sono falliti, signor Spender, perchè non abbiamo considerato il fattore spirituale. Mio figlio ed io crediamo che questa sia la chiave. Non cerchiamo un progresso scientifico, signori. Cerchiamo un miracolo.
Fanno silenzio. Ascoltano. La sigaretta di Spender si accende con uno schiocco, sparisce dolcemente tra le labbra rinsecchite, gettando cicche sul tavolo.
- E un miracolo ha bisogno di qualcosa che nessuno dei suoi piani ha tenuto mai conto, signor Spender. Qualcosa che non è scienza, qualcosa di paranormale, se vuole vederlo così. Suo figlio lo chiamerebbe un XFiles.
La sigaretta stende braccia maligne per tutta la stanza. Alex Krycek aspira con forza, aspettando il momento in cui i polmoni del fumatore muoiano asfissiati dal potere che non ha mai saputo usare.
Quando suo padre finisce la frase, Alex la sta finendo per se stesso.
- L'amore, Spender. Un miracolo ha bisogno d'amore.
La chimica della vita.
Alla fine della riunione, si procede alla votazione. Qualcuno deve guidare il nuovo sindacato per lo sconosciuto sentiero del futuro ed il giovane Krycek ha guadagnato meriti sufficienti negli ultimi mesi. Anche Spender riconosce la contorta, deliziosa confezione del suo piano. Se realmente Mulder e Scully concepiranno un figlio neppure lui potrà negargli il merito. Nel frattempo, per aver trovato l'arma contro i replicanti già si è accattivato abbastanza simpatie nel sindacato.
Tutti gli fanno posto al tavolo della presidenza alla fine della riunione. Boris gli cede il potere, si abbracciano con durezza, suo padre suggella il momento con un bacio sulle labbra.
A quelli che dicono che l'amore non salverà il mondo, Alex può guardarli dall' alto, sorridere malevolmente, dire " sì che lo farà", sapendo che questa verità innocente è un segreto mortale.
Sono incredibili i paradossi della vita.
Deliziose sorprese che nascondono sempre all'interno un sapore inaspettato. Come se fossero fragole nere, cuori ripieni di benzina