Le fanfic di X-Files
La ragione e la passione
Un proiettile vagante porta Mulder sull´orlo della morte. Scully dovrà credere nella fede di lui per salvarlo...Pubblicata il: 30/09/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: NC-17, vietata ai minori di 17 anni
Genere: ANGST
Sommario: Un proiettile vagante porta Mulder sull´orlo della morte. Scully dovrà credere nella fede di lui per salvarlo...
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- La Ragione e la Passione sono il timone e la vela di quel navigante che è la vostra anima.
- Se il timone o la vela si spezzano, sbandati andrete alla deriva o
- resterete fermi in mezzo al mare.
- Perché, se la Ragione domina da sola, è una forza che imprigiona; e la
- passione ,se non è controllata, è una fiamma che brucia e si distrugge.
- Per questo che la vostra anima esalti la ragione fino alla passione, affinché essa canti.
- E con la Ragione si guidi la Passione, affinché essa viva in in
- resurrezione quotidiana e risorga come l’araba fenice dalle ceneri.
( Il Profeta, de Gibran Kahil Gibran)
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- GAWLERS
- WASHINGTON D.C.
- 1:00 PM
Era un giorno qualsiasi in una qualsiasi strada della capitale. L'agente Scully stava aspettando il suo compagno dopo un'interminabile giornata di lavoro nell'obitorio dell'Ospedale Centrale di Washington. Si sentiva molto stanca e la telefonata di Mulder le aveva dato il pretesto perfetto per distrarsi un momento. Dopo tutto, aveva diritto ad una pausa per il pranzo. Era arrivata con la sua automobile e aveva parcheggiato vicino allo stesso ristorante in cui, occasionalmente, andavano quando, la per niente tranquilla routine del loro lavoro glielo permetteva.Vedendo che l'auto di Mulder non si trovava lungo l'isolato, decise di entrare per cercare un tavolo libero, ma aveva fatto appena due passi verso l'interno quando il rumore assordante di uno sparo la fece guardare verso l'esterno per vedere l'inizio della tragedia...- Accadde in una frazione di secondi. Un proiettile anonimo attraversò il percorso dalla canna dell'arma da cui era partito fino alla sua vittima: Fox Mulder. L'agente aveva appena parcheggiato l'automobile e si disponeva ad attraversare la strada per entrare nel ristorante. La destinazione omicida e inarrestabile di quell'infame pezzo di piombo fu la testa dell'agente dell'FBI, che cadde a terra davanti allo sguardo lontano e attonito di Scully, dalla porta del luogo del fatidico appuntamento.
DS: MULDEEERRRRR...!
Sfoderando la sua arma Scully corse verso Mulder, con la fretta di arrivare fino a lui, ma prendendo le precauzioni del caso e allo stesso tempo determinata ad affrontare un tiratore sconosciuto e nascosto in una posizione impossibile da stabilire. Non ci furono altri spari. L'agente s'inginocchiò accanto a Mulder e osservò inorridita un enorme fiotto di sangue che usciva dalla testa del suo compagno. Come medico, non aveva bisogno di nessun esame minuzioso per stabilire che la ferita di Mulder era molto grave. Forse mortale.
DS: CHIAMATE IL 911...PER FAVORE....!
Un gruppo di curiosi si radunò intorno alla coppia di agenti. Aspettando l'autoambulanza, Scully fece quel poco che aveva a portata di mano per soccorrere Mulder il cui stato era critico. Il colpo l'aveva preso nel lato destro della testa. Non c'era il foro d'uscita del proiettile, la qual cosa a questo punto era irrilevante, perché se fosse uscito, il colpo gli avrebbe fracassato il cranio, uccidendolo immediatamente, e stando dentro era indizio inconfutabile di un danno cerebrale massivo. Senza altri elementi in suo possesso, Scully cercava di calmare il tremore delle mani mentre premeva con un fazzoletto contro la ferita, osservando impotente come la tela si andava rapidamente impregnando di sangue.
L'autoambulanza arrivò alcuni minuti più tardi. Tempo prezioso se si teneva conto delle condizioni critiche di Mulder. All'arrivo all'Ospedale Navale di Annapolis, Scully era sull'orlo dell'isteria e dovette fare uno sforzo enorme per calmarsi e chiedere che la lasciassero entrare in sala operatoria dove i neurochirurghi l'avrebbero operato. Vista l'urgenza del caso non furono fatti altri studi o analisi radiologiche o TAC. I medici dovettero esplorare lungo il tracciato dei danni causati dal proiettile fino trovarlo. Ad ogni momento, le ricerche non aiutavano Scully a mantenere vive le speranze di salvarlo. Con quello che aveva potuto vedere durante il corso dell'operazione, non doveva aspettare l'opinione degli altri medici e in più doveva accettare la realtà dei fatti: il cervello di Mulder era rimasto compromesso in maniera definitiva e se, nelle prossime ore, fosse sopravvissuto all'intervento chirurgico, l'agente non si sarebbe riavuto dal suo stato d'incoscienza... Non si sarebbe mai più svegliato.
Scully era l'unica persona che aveva diritto di prendere decisioni in casi estremi. A causa del pericolo costante in cui vivevano, si erano messi d'accordo che nel caso che a uno dei due accadesse qualcosa di grave, l'altro non avrebbe permesso in nessun modo che gli si prolungasse la vita con mezzi artificiali. Mulder era condannato a continuare a vivere con l'aiuto di un respiratore meccanico, la qual cosa era incompatibile con il patto che avevano fatto. Scully si lasciò cadere su una sedia, vinta.
Lei doveva mantenere una promessa. La doveva mantenere? E se fosse stato il contrario, Mulder avrebbe deciso di adempiere a ciò che si erano promessi? E che accadrebbe se fosse successo come quando la rapirono gli alieni, era rimasta in punto di morte e lui non volle che la disconnettassero e solo per questo lei poté salvarsi, nonostante che non ci fossero possibilità dal punto di vista medico...? In momento di dolorosa lucidità, Scully pensò che avrebbe dovuto avvisare Skinner e i Pistoleri Solitari, il primo perché era il suo capo e in più di un'occasione la persona affidabile che aveva teso loro una mano, e i secondi per essere forse gli unici amici che conosceva di Mulder.
Presa dai suoi pensieri, l'agente perse completamente la nozione del tempo. Non seppe mai quanto impiegarono ad arrivare Skinner e i Pistoleri Solitari. Al loro arrivo, i quattro la trovarono sulla stessa sedia della sala d'attesa della Terapia Intensiva, seduta con la testa tra le mani. Li vide e si alzò lentamente, avvicinandosi a loro. Al solo guardare il suo viso gli uomini si resero conto della gravità di Mulder ed ebbero paura di chiedere ulteriori dettagli.
WS: E' già finita l'operazione?
DS: Sì... E' uscito circa mezz'ora fa dalla sala operatoria per la Terapia Intensiva
B: Possiamo vederlo?
DS: Non ancora...
F: C'è qualche...
Ma, fu lei che lo interruppe e prendendo coraggio da chi sa dove, ripetette loro quasi testualmente la diagnosi, con una voce che non sembrava la sua.
DS: Mulder è stato ferito alla testa da un colpo di fucile 7.65 d'origine sconosciuta. Gli hanno sparato quando stava per entrare nel ristorante dove avevamo appuntamento per pranzare. Il proiettile è entrato nel lobo parietale destro del cervello e ha procurato un danno neurologico permanente...
Quattro paia di occhi rimasero a guardarla, senza che i loro proprietari potessero articolare una parola.
DS: ... Mulder sta morendo, o quel che è peggio, condannato a rimanere in uno stato vegetativo se sopravvive.
Scully non potette contenere il pianto. Sembrò che l'aria fosse sparita di colpo dall'ambiente. Nessuno avrebbe potuto immaginare una fine così tragica per uno come lui. I suoi amici e i suoi nemici erano concordi su una cosa: ciò che rendeva unico Fox Mulder era la sua mente straordinaria e piena d'immaginazione, perseverante fino alla cocciutaggine e passionale nella sua ricerca di ciò che considerava la verità. In lui convivevano il raziocinio, l'intuizione, la pazzia e la genialità, tutte qualità che erano state cancellate improvvisamente da un maledetto proiettile.
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- PALAZZO J. EDGAR HOOVER
- IL GIORNO DOPO
Negli uffici dell'FBI, tutti erano a conoscenza di ciò che era accaduto a "Spooky" Mulder. La notizia si era sparsa come polvere e, certamente, era il tema del giorno in tutti i corridoi del Bureau. Il Fumatore si presentò nell'ufficio del Vice Direttore Skinner, la qual cosa non sorprese minimamente quest'ultimo. Skinner sospettava che lui o uno degli uomini del Sindacato avessero qualcosa da vedere con questa disgrazia. Tuttavia, ill Vice Direttore riuscì a rimanere impassibile quando trovò il fumatore comodamente sistemato nell'ufficio, nell'oscurità, e con la sua immancabile sigaretta Morley tra le dita. Ma lo aspettava una sorpresa...
WS: Credo che chiederle che cosa faccia qui, sia inutile...Disgraziato! Mulder è agonizzante nel letto di un ospedale, e sono disposto a scommettere senza correre rischi di sapere di chi è la colpa. NON SAREBBE LA PRIMA VOLTA CHE LEI AMMAZZA UN DEI SUOI FIGLI...
Fum: STIA ZITTO, SKINNER...! Non mi piace che mi si alzi la voce. Lei non sa quello che dice. Né io né la mia gente abbiamo niente a che vedere con questo. - Il fumatore abbassò il tono di voce e continuò a parlare. Ciò che è successo non era per niente nei nostri piani. Mulder è una parte importante del progetto della resistenza alla colonizzazione... Ne abbiamo bisogno, sempre ne abbiamo avuto bisogno!... Consta anche a lei che è stato sottomesso ad esperimenti mirati ad ottenere che diventasse immune a qualsiasi malattia, terrestre o extraterreste. Abbiamo bisogno sia del suo corpo che della sua mente.
WS: E perché dovrei crederle?
Fum: Perché ho nelle mie mani la possibilità di salvarlo, di fare in modo che l'agente Mulder ritorni ad essere quello che era prima. Sono qui per parlare con lei e con l'agente Scully. Voglio parlare con lei immediatamente.
WS: Dubito molto che Scully voglia ascoltarla. Non crederà ad una sola parola, soprattutto dopo quel fatidico viaggio che fece in sua compagnia e nel quale per poco perse la vita...
Fum: Anche se suona assurdo, questa volta dovrà avere fiducia in me. Non le rimane alternativa per salvarlo. Inoltre la mia offerta non è solo d'aiuto ma allo stesso tempo è una richiesta di collaborazione affinché lei contribuisca con le sue conoscenze scientifiche, ma non dirò nient'altro fino a che non le avrò parlato.
Skinner alzó la corneta e la chiamó al cellulare. Scully era nell'ospedale, insieme a Mulder.
DS: Parla Dana Scully...
WS: Agente Scully, ho bisogno che venga immediatamente nel mio ufficio. E' molto importante, qualcuno vuole parlare con lei a proposito dell'agente Mulder.
DS: Chi?
WS: Non glielo posso dire.
DS: Va bene, signore. Sarò lì tra dieci minuti.
Quando Scully arrivò all'ufficio di Skinner, la segretaria la fece passare direttamente, senza annunciarla.
DS: Buongiorno, sign...
Non finì di salutare. Il suo viso cambiò completamente espressione notando l'odore della sigaretta del Fumatore, e l'interesse che aveva si trasformò in ira, ma un'ira debole, quasi senza forze a sostenerla dopo le spaventose ore vissute in ospedale. Il Fumatore si limitò ad osservarla in silenzio per alcuni istanti.
Fum: Non si alteri, agente Scully, sono qui per aiutarla, o meglio, per offrirle un accordo e ho bisogno di tutta la sua attenzione. - Il fumatore fece un gesto per invitarla a sedersi, mentre Scully scambiava uno sguardo con il suo capo, che ripetette a sua volta il gesto dello spregevole individuo, aggiungendo un muto suggerimento affinché ascoltasse prima ciò che le stava per proporre
DS: Bene, sia breve. Che cosa è che deve dirmi? Quale è l'accordo che mi offre?
Fum: E' importante che sappia, agente Scully, che non abbiamo avuto niente da vedere con ciò che è accaduto all'agente Mulder. Come dicevo al suo diretto superiore, lui è per noi una parte fondamentale nel progetto di resistenza alla colonizzazione. Le nostre intenzioni sono sempre state di tenerlo sotto controllo affinché non ostacolasse i piani che stiamo realizzando, ma in nessun momento abbiamo desiderato la sua morte, e ancor meno in questo modo...
DS: (ironicamente) Perché se aveste voluto ammazzarlo non avreste sbagliato, vero?
Fum: Mi lasci terminare, per favore. Il cervello di Mulder ha raggiunto livelli di sviluppo molto più alti di quelli di qualsiasi altra "cavia" che abbiamo utilizzato per i nostri esperimenti. Se lui fosse una persona qualsiasi, estranea alle prove che il suo organismo ha sopportato, sicuramente già sarebbe morto. La sua costituzione fisica è eccezionale, e il trattamento sperimentale che ha ricevuto in passato lo ha trasformato in un individuo adatto a sopportare un procedimento come quello che sto per proporle.
DS: ...?
FUM: Abbiamo a portata di mano una tecnologia molto avanzata, che deriva dai nostri studi sui progressi scientifici degli extraterrestri. Questa scienza aliena è capace di arrivare a fare cose che lei, nonostante sia uno scienziato non immaginerebbe mai.
DS: Non capisco ancora dove vuole arrivare con il suo persuasivo discorso. Ho voluto avere fiducia in lei una volta; perché mi promise di mettere nelle mie mani la cura per tutte le malattie, ma mi utilizzò per ingannare un uomo che ammazzarono davanti a me. Rischiai la vita e l'unica cosa che riuscí a ottenere fu un disco vuoto.
Fum: In quella occasione ci furono fatti dell'ultimo momento che alterarono ciò che avevo pianificato. Inoltre lei non era preparata ancora per ricevere questa informazione. Non aveva sufficienti motivazioni per desiderare accedere ai progressi della scienza che le offrii... Ma ciò che non potette conoscere allora glielo torno ad offrire ora, per salvare Mulder.
DS: Come? Cosa mi sta proponendo esattamente?
Fum: Collaborare con gli scienziati della nostra equipe e con la fazione di alieni che ci offrì l'accesso alle tecnologie degli invasori. Lei dovrà abbandonare l'FBI per tutto il tempo che sarà necessario fino a che non otterremo la completa guarigione dell'agente Mulder.
DS: Collaborare con gli alieni?
Fum: Per quello che ho appurato in ospedale riguardo alle attuali condizioni dell'agente Mulder, dubito molto che la medicina da lei conosciuta possa fare qualcosa per salvargli la vita. Se non accetta dovremo ricorrere a qualche altro, però non credo che ci sia un'altra persona che sia tanto interessata come lei che lui si salvi. Ufficialmente riceverà un'assegnazione segreta e non darà a nessuno informazioni sul suo recapito né su quello di Mulder, che sarà trasportato alle nostre istallazioni, sotto sorveglianza. Perché si possa fare un'idea di ciò che vedrà sarà necessario che metta da parte tutto ciò che la sua mente razionale e la sua formazione medica le hanno insegnato fin'ora. Dovrà conservare la sua fede nella scienza ma allo stesso tempo dovrà permettersi di credere a ciò che sta più in là del limite della comprensione umana.
DS: (Dubbiosa)... Dovrò credere nella fede di Mulder.
Fum: Bene, lo prende o lo lascia?
Scully stava davanti ad una decisione senza dubbio difficile, avrebbe fatto l'impossibile per salvare Mulder senza pensarlo due volte, ma l'offerta l'aveva fatta il Fumatore, il quale li aveva ingannati molte volte, e non c'erano ragioni per pensare che questa volta sarebbe stato diverso. Lei non credeva alla storia che il Sindacato, la sinistra organizzazione infestata di nemici di entrambi e con la quale sostenevano una lotta mortale, fosse quella che ora risultava interessata a guarire Mulder. Ma si trataba di lui. Ed era scegliere tra l'opportunità di salvarlo, a qualsiasi costo, o non fare niente e lasciarlo morire. Era il "tutto o niente" del buon giocatore, e lei non poteva permettersi il lusso di sprecare quest'ultima, anche se incerta possibilità. Non se lo sarebbe mai perdonato.
I due uomini rimasero ad osservarla in silenzio. Skinner aveva ascoltato attentamente la proposta del Fumatore, e, onestamente, non osava dire se lui, al posto di Scully, si sarebbe azzardato a confidare in ciò che normalmente sarebbe stato inaccettabile.
DS: Va bene, accetto. Però con la condizione che sarò io d'ora in avanti l'unica persona con la facoltà di prendere decisione sui trattamenti medici che si praticheranno lì all'agente Mulder. Ho bisogno di alcune ore per potermi preparare e poi potremo andarcene.- Guardando di sbieco Skinne r- Spero di non pentirmi di questa decisione.
Fum: Fatto...
La risposta di Scully in un certo modo sorprese il Vice Direttore e il Fumatore, non per la risposta in se, ma per la rapidità con la quale l'aveva data. Forse più avanti quella decisione così repentina e disperata l'avrebbe portata a dubitare, però sicuramente Mulder, così come lo fece in passato e in una situazione simile, avrebbe fatto lo stesso davanti all'assoluta mancanza di un'altra possibilità.
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STANZA DI MULDER
OSPEDALE NAVALE DI ANNAPOLIS
8:00 PM
Scully entrò nella stanza e si avvicinò al letto del suo compagno, senza poter evitare di ricordare le innumerevoli occasioni nelle quali entrambi erano rimasti gravemente feriti a causa di qualcuno dei loro "incidenti" di lavoro. Erano tante le volte che ormai aveva perso il conto. Fu incapace di reprimere un brivido, al vederlo così pallido e immobile, connesso ad un respiratore artificiale. Anche se tutti e due si erano messi d'accordo su ciò che dovevano fare in una situazione come quell'attuale, Scully non aveva avuto il coraggio di ordinare che lo staccassero dalla macchina e che lui morisse. Irrazionalmente aspettò nelle ore successive alla conversazione con il Fumatore che accadesse un miracolo. Il miracolo non accadde e non sarebbe accaduto, e, paradossalmente, l'unica possibilità che Mulder vivesse proveniva dall'ultima persona sulla faccia della Terra lei o lui avrebbero mai immaginato.
Ed ora che Scully stava per fare la pazzia di consegnare i loro destini nelle mani di quelli che senza dubbio erano i loro peggiori nemici, i dubbi tornarono a tormentarla. Il Fumatore le aveva chiesto, parola più parola meno, che mettesse da parte i suoi pregiudizi di scienziata scettica sui fenomeni che aveva rifiutato fino ad allora. Era come se le chiedessero di smettere di essere se stessa, in cambio della vita di Mulder. Era un cambiamento radicale, però il suo compagno meritava la grandezza di un simile sacrificio. Certamente, Mulder e lei, erano profondamente diversi, però al di là di questo, riuscivano a completarsi in una maniera che neppure lei poteva credere. A che cosa era dovuta l'illuminata fiducia che avevano l'un l'altro? Al mutuo rispetto? Sicuramente era un fattore importante. Avere accesso allo strano mondo del suo compagno l'aveva portato a scoprire cose che non avrebbe mai creduto possibile per molto che avesse resistito a credere in ciò che in più di un'occasione ebbe davanti agli occhi, lui riusciva a fare in modo che i pezzi si incastrassero, secondo la sua strana logica. Quello che li aveva tenuti in armonia era la passione di Mulder nelle sue credenze nel paranormale, tante volte contrastate dalla ostinata razionalità scientifica di lei. Ciò generava magnetismo tra di loro, attrazione sotto tutti i punti di vista...La trama delle bugie e cospirazioni nelle quali per tanto tempo erano stati coinvolti li aveva messi molte volte sul punto di morire e in ogni occasione uno dei due aveva potuto trarre dalla propria fede quel qualcosa necessario per andare avanti e fare in modo che l'altro si risollevasse. Era un tacito patto di lealtà a ciò che ognuno rappresentava. Al meno fin'ora, perché per salvarlo, lei doveva cooperare con il nemico, rinunciare alle sue precedenti conoscenze come medico.
Scully si chinò su Mulder per sussurrargli.- Faremo un lungo viaggio, dal quale spero, che torneremo tutti e due...
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APPARTAMENTO DI DANA SCULLY
3:00 PM DEL GIORNO SEGUENTE
Dana fece il numero di telefono della sua mamma. Nel rispondere al saluto, Maggie si preoccupò subito per il tono cupo delle parole della figlia. Senza che le dicesse niente, Maggie si rese conto perfettamente che qualcosa andava male, e che senza dubbio, riguardava Mulder.
DS: Mamma...
Scully respirò profondamente, cercando di mettere in ordine il cumulo di emozioni di diversa natura che si erano accumulate nella sua anima da l'una del pomeriggio del giorno prima.
MS: Che cosa è accaduto...? Come sta Fox?
DS: Molto male. Dal punto di vista medico non c'è niente che si possa fare per aiutarlo. Il danno causato dal proiettile è così grave che ha compromesso la maggior parte delle funzioni cerebrali. Non è possibile nessun'operazione chirurgica. Lo tengono in vita con un respiratore artificiale, e nel caso che riuscisse ad uscire dallo stato d'incoscienza nel quale si trova i danni mentali sarebbero catastrofici...
Le salirono le lacrime agli occhi. Smise di parlare, cercando di non piangere.
DS: Ho qualcosa da dirti...In segreto...Ho appena preso una decisione molto difficile per me e che riguarda Mulder: Devo andarmene da qui per un certo tempo per sperimentare nuove tecniche mediche che mi permetteranno di curarlo. Mi hanno offerto di accedere a questa scienza a condizione che andassi a lavorare nel posto mi indicheranno.
MS: Dove andrai? Come mi metterò in contatto con te?
DS:Non posso rispondere alle tue domande. Ti dico solo che è l'unica speranza di salvare la vita di Mulder: non lascerò che muoia senza sapere che ho fatto tutto il possibile per lui.
MS: Lo comprendo. Ma mi preoccupa il fatto di non sapere niente di te e di Fox...
DS: E' un'opportunità incerta, ma non ci sono alternative. Voglio che mi prometta che non parlerai di questo con nessuno. Se ti domandano di me, dì che sono andata a fare un viaggio, e che ho trovato un lavoro in un'altra nazione. Non voglio che nessuno, oltre te, si preoccupi per me. E' possibile che non riceva mie notizie per molto tempo. So che questa notte me ne vado, ma ignoro se tornerò, se lo faró con Mulder e se forse un giorno torneremo tutti e due ...o uno dei due.
Madre e figlia si salutarono, con molta tristezza, perfettamente coscienti del fatto che quella era l'ultima conversazione che avrebbero avuto per molto tempo...o forse l'ultima della loro vita.
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IN UN LUOGO SCONOSCIUTO
Dana si tolse il camice e la maschera e si strofinò le tempie cercando di alleviare il dolore di testa prodotto dall'aver lavorato quasi senza riposo da quando li avevano portati in questo posto. Non voleva pensare a quanto tempo era passato. Lì il tempo non contava niente. Da quando era arrivata, come aveva immaginato, non le avevano permesso nessun contatto con l'esterno. Le ultime settimane erano state sorprendenti e frustranti al tempo stesso. Come medico, per Scully era molto difficile dover accettare quella realtà, però contemporaneamente si stava rendendo conto quella stessa scienza le stava offrendo risposte che i suoi colleghi non avrebbero mai nemmeno immaginato
Le condizioni di Mulder rimanevano stabili. Lo mantenevano in vita in uno stato che si poteva ben chiamare "vitalità sospesa", una specie di coma indotto e permanente fino a che non fosse arrivato il giorno di sottoporlo all'intervento con il quale avrebbero cercato di salvarlo. La tecnica di rigenerazione cellulare sviluppata dagli alieni permetteva a quelli della loro specie di ricostruire nella loro totalità i tessuti organici che si fossero danneggiati. Gli extraterrestri erano vulnerabili come gli umani, ma grazie alla loro avanzata tecnologia scientifica gli si offriva la possibilità di "autocurarsi", fino arrivare ad essere virtualmente indistruttibili.
Scully non avrebbe mai dimenticato il giorno in cui le dettero la "dimostrazione" della portata di quella che per gli altri era un'incredibile capacità, quando spararono ferendolo alla testa ad un extraterrestre, la qual cosa se l'avessero fatto ad una persona normale l'avrebbero uccisa. L'agente fu sul punto di svenire al vedere con i propri occhi come la vittima dello sparo portava una mano alla testa, tirava fuori il proiettile e la ferita incominciò a chiudersi da sola senza lasciare traccia.
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STANZA DI MULDER
Scully andò a visitarlo come faceva tutti i giorni, per assicurarsi personalmente che avesse le migliori cure possibili. Non permise che il corpo del suo compagno, immobile per tanto tempo si deteriorasse, né che i suoi muscoli perdessero di tonicità. Dedicava un'ora al giorno agli esercizi di fisioterapia, assicurandosi che egli sapesse che lei stava lì, parlandogli. Stargli vicino l'aiutava a mantenere il contatto con lui in quel modo unico avevano tutti e due di comunicare. Per ore Scully restava seduta vicina al letto di Mulder pronunciando lunghi monologhi con i quali lei stessa cercava di rimanere lucida in quel posto nel quale tutto sembrava cospirare per minare la poca obiettività scientifica e personale che le rimaneva. Più che mai, avrebbe dato qualsiasi cosa perché il suo compagno la sorprendesse con una delle sue teorie, trovando la logica dove nessun altro l'avrebbe trovata. Generalmente, Scully parlava a Mulder delle cose che stava conoscendo sulla nuova scienza con la quale si pensava di salvarlo.
La "terapia di mantenimento" per chiamarla in qualche modo-era lunga e complessa. Non riuscendo a perfezionare la tecnica abbastanza rapidamente, Mulder dovette stare costantemente sottoposto ad un monitoraggio ed essere curato secondo i principi della medicina tradizionale. Il gruppo di persone assegnato a questo compito era agli ordini di Scully e i loro sforzi si concentravano unicamente nel conservare l'agente in condizioni cliniche stabili.
DS:...Mi risulta ogni giorno più difficile vederti così, Mulder. Sento che man mano che passa il tempo si allontana di più la possibilità di riportarti in vita, di fare in modo che torni ad essere quello di prima. Come medico, non posso ignorare, che qualsiasi cosa facciamo, il tuo stato fisico tende al deterioramento. Mi sveglio tutte le mattine concentrandomi sulla ricerca di una strada che mi permetta di trovare la chiave della tua guarigione, conoscendo, apprendendo, analizzando, questa tecnologia meravigliosa nella quale non ho altra scelta che fidarmi. Mi considero fortunata per l'opportunità che mi è stata offerta, non solo come scienziato ma come essere umano, anche se sono perfettamente cosciente che quando riusciremo a decifrare completamente ciò che cerchiamo di scoprire, questo sarà utilizzato da gente senza scrupoli e per fini nefasti... La scoperta che forse riusciremo a concretizzare qui non andrà a beneficio dell'umanità ma piuttosto contro di lei... Ma è un rischio che ho dovuto assumere per te anche se non sono sicura che potrò convivere con il peso di una colpa simile....
...Mi preoccupa il tuo livello di coscienza. Le cellule nervose di un essere umano responsabili di attività complesse come quelle psico-intellettuali, la memoria, il raziocinio, la capacità d'apprendimento e la creatività sono irrecuperabili nel caso di un danno cerebrale come quello che tu hai sofferto. Dal punto di vista della scienza che fino ad ora conosciamo sulla Terra non c'è niente da fare, e nei momenti di tristezza mi domando fino a che punto possano essere recuperate le tue facoltà attraverso questo nuovo sapere che viene dai confini dell'universo... Me lo ripeto continuamente... Ritornerai ad essere lo stesso di prima...?
...Sto parlando da sola... Bene, non sola, perché so che puoi sentirmi anche se non rispondi. Chiusa nella tua stanza, Cerco di vedere nella tua espressione la più piccola reazione, spaventata davanti all'idea che sei esposto ad un processo di peggioramento inevitabile e ogni volta più accelerato con risultati necessariamente fatali. Sento un poco di sollievo al rendermi conto che nonostante tutto continui a rispondere agli stimoli dolorosi... Il tuo corpo risponde anche se la tua mente non lo fa. Questo mi fa mantenere viva la fede. So che mi ascolti e contino a parlarti... Non sei solo. Rimarró al tuo fianco come sempre...
Fin dove ho capito, il Sindacato ha fatto un accordo con loro, una specie di "interscambio" di conoscenze. E' vero che loro sono molto più evoluti per molti aspetti paragonati a noi, però anche così continuiamo a destare la loro curiosità per quel che facciamo e per il modo in cui viviamo. Il problema insuperabile fin'ora ha le sue radici nel fatto che questa tecnologia medica è adatta solo per gli organismi extraterrestri. Ciò che per loro è una cura per noi potrebbe essere veleno. La nostra anatomia e fisiologia sono totalmente incompatibili con quelle degli alieni, però i principi di base della diagnostica, del trattamento e chirurgia è gli stessi. Ed è per questo per adattare le loro avanzate tecniche a noi avevano bisogno di un equipe di scienziati, anche umani, che conoscessero la struttura e il funzionamento biologico della razza terrestre. Io sto a capo di questa equipe, e devo aprire la mia mente come non l'ho mai fatto in vita mia, bene... siamo vicini ad ottenerlo...
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MESI DOPO
Dopo più tempo di quello che Scully riusciva a ricordare, alla fine si ottenne di isolare un gene extraterrestre che causava la rigenerazione dei tessuti ed adattarlo all'organismo umano. Dopo estenuanti e interminabili ore, giorni e settimane al microscopio, provette e campioni di tessuto, confrontando ogni dato, studiando ogni dettaglio, il suo lavoro aveva dato frutti. Ma questa era solo la prima parte dell'impresa. Ora si doveva applicare al corpo di Mulder quella scoperta appena acquisita. Scully non si sarebbe mai sentita abbastanza sicura per affrontare qualcosa di simile, ma non le restava altra alternativa che fidarsi di se stessa e nel desiderio di vivere di lui. Di fronte all'evidenza a cui aveva potuto assistere con i propri occhi, era sicura che l'applicazione del gene isolato avrebbe ricostruito completamente i suoi tessuti, ma non aveva nessuna speranza che lui sarebbe tornato quello di prima.
Chirurgicamente l'intervento fu un successo. Sembrava che si fosse ottenuto ciò che per la scienza umana era impossibile. Fu questione di ore, e la guarigione di Mulder mostrò risultati straordinari. Scully vide come il suo compagno tornò in se; che dava segni d'aver recuperato tutte le funzioni cerebrali che il proiettile che l'aveva ferito aveva compromesso seriamente quel pomeriggio. L'agente poteva muoversi e camminare senza nessuna difficoltà. Nonostante tutto, la felicità non era completa, a lei non fu permesso di stare nella stessa stanza con lui quando si svegliò e quando fece i suoi primi passi. Scully fu obbligata a vedere tutto da una finestra con un falso specchio. Loro non stimarono conveniente che Mulder si accorgesse della sua presenza - anche se la prima cosa che disse svegliandosi fu il suo nome -. Scully seppe immediatamente che era arrivato il momento di pagare il prezzo per la vita di Mulder... Ottenuto l'obiettivo, lei non era più importante per il progetto. Stavano per eliminarla.
Nella notte, Scully si avvicinò ad uno dei posti di controllo di quello che sembrava essere la porta posteriore del complesso, e approfittando di ella distrazione della guardia di turno riuscì a togliergli l'arma, obbligandolo ad ammanettarsi. Senza perdere tempo, l'agente si diresse fino alla camera di Mulder, portando nascosta nel camice l'arma. Arrivata all'entrata della stanza, un paio di uomini che erano di guardia alla porta le sbarrarono il passo. In quel momento la porta si aprì dall'interno. Era Mulder che al sentire la voce di Scully che parlava con le guardie se era affacciato. Al rendersi conto della situazione, l'agente si slanciò su uno dei sorveglianti e Scully spinse l'altro, cadendogli addosso, mettendoli tutti e due fuori combattimento. Solo in quel momento sia l'uno che l'altro furono coscienti che era la prima volta che si vedevano da molto tempo...
FM: Scully?
DS: Mulder..
Per un paio di secondi, rimasero a guardarsi, senza dire niente.
DS: Non...Non t'immagini quanto mi rallegra vederti così, di nuovo... Veramente vivo, non attaccato ad un respiratore.
Si avvicinò e lo abbracciò con forza, emozionata. Lui rispose all'abbraccio, confuso per la sua presenza. Allantanandosi fece un passo indietro, e vedendo il camice e le credenziali che portava, domando:
FM: Che fai quì Scully? Lavori con loro?
DS: Sì e no, Mulder...
Il viso dell'agente era il ritratto stesso della confusione
DS: Tu...ehmm...Sei stato vittima di un proiettile vagante, Mulder, o, almeno è ciò che ha stabilito l'FBI. La versiane ufficiale è che non c'è stato un attentato. Non abbiamo mai scoperto l'autore dello sparo.
FM: E come sono arrivato qui? Come risultiamo noi due coinvolti in questo?
DS: Il Fumatore si presento nell'ufficio di Skinner con la promessa di fornirmi una cura, un procedimento perché tu guarissi. Mi parlò di una scoperta scientifica sviluppata da una razza extraterrestre e che c'era la possibilità di adattarla alla nostra medicina, ma che nessuno era riuscito a fare in modo che funzionasse sugli esseri umani. Mi offrirono di fare parte del gruppo d'esperti ricercatori, allo stesso tempo starti vicino per accudirti... Era un accordo del tipo "Prendilo o lascialo morire".
Mulder non cessava di fare domande.
FM: Mi stai dicendo che tu, Dana-scettica-Scully, hai preso sul serio le parole di un traditore come il Fumatore che ti raccontò che la mia salvezza stava nelle mani di omini grigi e...e ...gli hai creduto così facilmente...?
DS: Ora sei tu quello che non crede. Guardati Mulder. Ti hanno sparato alla testa, il tuo cervello era irrimediabilmente danneggiato e mi presentarono la possibilità di salvarti...Che volevi che facessi?
FM: Hai creduto ad un racconto improbabile su una cura extraterrestre...SOLO PER ME?
DS: Per salvarti la vita, si...Avrei fatto qualsiasi cosa...Io...
Non la lasciò finire e l'abbracciò con forza.
FM: Oh,Scully! Ho quasi dovuto morire perché tu accettassi di andare contro le tue radicate credenze scientifiche per credere nella mia fede... Questo... Questo è il miglior regalo che potevi farmi: Credere per salvarmi...
Lei sorrise e lo guardò senza dire niente, tirandolo per la mano invitandolo ad allontanarsi da quel luogo per cercare un'uscita. Mentre scappavano continuarono a parlare a bassa voce.
DS: Penso che stanno pensando di ammazzarmi. Hanno giá ottenuto da me quello che volevano. Ora hanno solamente bisogno di te, Mulder. Vogliono trattenerti perché sei necessario... Sei il loro prototipo, la loro cavia.
FM: Non credo che guadagnino niente uccidendoti. Se raccontassi a qualcuno quello che si fa in questo posto ti chiuderebbero a vita in un manicomio.
DS: Mulder, lo sai benissimo che a essi non piace lasciare tracce delle loro azioni.
FM: Se questo fosse completamente vero, credimi che nè tu nè io saremmo vivi a questo punto. Siamo nelle loro mani in ogni modo, e disarmati...
DS: Non siamo DEL TUTTO disarmati, agente Mulder...
Scully tirò fuori la pistola che aveva sottratto alla gurdia brandendola orgogliosamente e con un sorriso scaltro. Mulder le rispose con un'espressione simile sul viso.
FM: Questa è la mia Scully...!
Lei gli batté leggermente sulla spalla affinché abbassasse la voce. L'ultima cosa di cui avevano bisogno era che li scoprissero. Ad una svolta degli interminabili corridoi della scura istallazione, gli agenti trovarono l'accesso ad un condotto di ventilazione che stava spento. Poteva essere sia la via di fuga sia la via diretta verso una trappola mortale...
Senza perdere tempo, Mulder e Scully s'introdussero nel condotto e continuarono attraverso questo fino a sentire il rumore che sembrava di motori. Mulder aprì piano la porticina con la quale terminava il tratto del tubo di ventilazione e vide che fuori si trovavano parcheggiati vari camions, strettamente vigilati da guardie armate. Alcuni veicoli li stavano caricando e altri scaricando, ma tanto dagli uni che dagli altri salivano e scendevano casse nere senza contrassegni e senza nessuna indicazione di ciò che potevano contenere. Era l'uscita, ma non c'era modo di avvicinarsi senza che li scoprissero. Il fatto che non avessero azionato l'allarme per la loro fuga suscitava sospetti.
FM: Dove ti piace di più ,sù o giù?
DS: Non è il momento di scherzare, perché chiedi questo?
FM: Se vogliamo uscire da quì dobbiamo trovare il modo di metterci sotto un rimorchio o sopra perché non ci vedano La parte più difficile è superare la distanza che c'è tra qui e i camions. Un passo fuori da questo condotto e ci riempiranno di pallottole.
DS: A te non spareranno. Sei " L'ospite d'onore".
FM: Aspetta, questo mi da un'idea. Dunque sono l'ospite d'onore, eh? Allora vediamo di ricavare vantaggio dalla mia situazione...
Prima che Scully potesse reagire alle parole di Mulder, questi uscì dalla porticina del condotto e la tirò fuori tutto in una volta.
FM. (sussurrando) Andiamo, seguimi...!
L'agente si avvicinò di spalle ad una delle guardie. Con la mano indicò a Scully di abbassarsi
FM: Senti, tu....
La guardia riuscì appena a girarsi per ricevere sul viso da Mulder un forte colpo che lo lasciò svenuto. L'agente prese il fucile dell'uomo incosciente e corse con sua compagna verso uno dei camions che stava nella fila dei veicoli che andavano verso l'uscita. Approfittando delle ombre della notte, i due si approssimarono alla cabina di uno di quelli e Mulder si arrampicò sulla porta dal lato destro.
FM: Salve amico, ho bisogno che porti me e la mia compagna fuori da questo luogo. Altrimenti mi vedrò nella penosa necessità di spararti, e ti garantisco che il tuo cervello rimarrà in maniera tale che nessuna tecnologia extraterrestre lo rigenererà, così che non fare lo stupido.
Persuaso dal fucile di Mulder che mirava direttamente alla testa, il conducente del camian accettò di cooperare. Mulder e Scully montarono sulla cabina per la porta destra e si acquattarono sul pavimento della stessa. L'agente si accomodò in modo tale che la canna del fucile puntasse le "parti nobili" dell'autista.
FM: Credo che anche questo lo apprezzerai tanto o più della tua testa, no?
Il conducente non rispose niente, però tremava.
FM: Allora bene, se vuoi conservare entrambe le cose al loro posto e in perfetto stato tieni lo sguardo in avanti e fa conto che noi non siamo qui.
Mulder giocò la sua carta migliore: la paura dell'autista. L'agente sapeva che se il tipo parlava o faceva qualcosa che denunciasse la sua presenza e quella di Scully era la fine.Non aveva importanza che sparasse al conducente in quel momento. Immediatamente gli altri si sarebbero resi conto e loro sarebbero stati perduti. A Scully l'avrebbero ammazzata subito e lui lo avrebbero trasformato in una cavia da laboratorio. Ma Mulder, da psicologo qual era, sapeva che l'istinto di sopravvivenza primeggiava su qualsiasi cosa, e all'autista poco importava quello che facevano o non facevano in quel complesso o perché lui e Scully volevano fuggire di lì. Fox pensava, giustamente, che per quell'anonimo soggetto la cosa primordiale era rimanere vivo e se muoveva un dito o faceva qualcosa di strano. Una scarica di pallottole prima gli avrebbe distrutto l'interno delle cosce e poi gli avrebbe procurato la morte.
Dopo un'attesa che sembrò interminabile, il camion superò i controlli d'uscita. Ad una certa distanza dal complesso, Mulder e Scully, uscirono dalla loro scomoda posizione e ordinarono al conducente di fermarsi fuori di un abitato. Appena il camion riprese la sua marcia, il tipo dette informazioni per radio su ciò che era accaduto.
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Senza denaro né documenti di nessun genere, Mulder e Scully si trovarono davanti all'alternativa di dover scegliere tra passare la notte come mendicanti o commettere un'azione estrema come rubare denaro o entrare illegalmente in una casa per trovare un telefono che permettesse loro di chiedere aiuto. Senza dubbio l'ultima opzione sembrava la migliore, e i due si disposero ad irrompere in una abitazione. Avanzarono nervosamente nell'oscurità del paese, le cui strade erano opportunamente deserte.
Entrambi guardavano in tutti i lati, per assicurarsi che non li stessero seguendo.
Una casa nella quale sembrava non ci fosse momentáneamente nessuno, risultò perfetta per Mulder e Scully. Era una costruzione piccola e molto modesta. In mancanza di grimaldelli, chiavi universali o qualsiasi altro aggeggio per forzare la serratura, Mulder fece ricorso ad un pezzo di ferro che stava tra le piante del giardino posteriore per scassinare la porta, la quale non oppose molta resistenza. I due agenti si addentrarono nella casa e verificarono che effettivamente non c'era nessuno. In quello che sembrava essere uno studio, su una scrivania, c'era il tanto anelato telefono, che per loro fortuna, funzionava.
L'entusiasmo iniziale all'afferrare l'apparecchio sembrò sfumare subito. Era sicuro telefonare? Se era sicuro, a chi avrebbero dovuto chiamare? A quest'ora Skinner già doveva essere sorvegliato, la gente del Sindacato una volta al corrente della fuga avrebbero sospettato immediatamente che sarebbero ricorsi a lui, li avrebbero intercettati e nel giro di minuti li sarebbero piombati addosso. Meggie Scully non li poteva aiutare in nessun modo. Lei, invece di prestar loro soccorso si sarebbe esposta per essere un'altra fuggitiva.
Alla fine si decisero per l'unica alternativa possibile: I Pistoleri Solitari. Essi erano i più adatti viste le circostanze, inoltre disponevano degli apparati per ricevere telefonate senza che le intercettassero. Erano debitamente protetti contro questa eventualità...
FM: Frohike?
MF: Chi è...Mul? Mulder...?!
FM: Sì, sono io. No ripetere il mio nome, i muri hanno orecchie.
MF: Ma come...?
FM: Non posso entrare nei dettagli, ora. Ti dirò solamente che stiamo bene...entrambi. E' importante che tu capisca molto bene quello che sto per dirti. Le nostre vite sono nelle tue mani, Melvin così che fai attenzione.
MF: Ti ascolto.
FM: Devi metterti in comunicazione con Skinner. Scully ed io siamo in grave pericolo e abbiamo bisogno di denaro e nuove identità. Stiamo scappando da questa gente e ci dobbiamo nascondere da sguardi indiscreti. In questo momento non abbiamo l'aspetto di gente che passa inosservata.
MF: Già immagino il perché.
FM: Grazie Melvin, sapevo che potevo contare su di te.
MF: Cosa vuoi che dica al capo?
FM: Suppongo che sai da dove ti sto chiamando...
MF: E' così. Langly ti ha già intercettato.
FM: Bene, di a Skinner che appena può venga qui e ci dia i mezzi per scomparire dalla faccia della terra prima possibile, al più tardi domani, nel motel Ipswitch di notte per non destar sospetti.
MF: Stai tranquillo, Mu...Incominceremo a lavorare a questo ora stesso.
FM: Grazie, te devo un favore.
MF: Solo uno? Per pagarmi non basterà quindi che tu mi dia il numero di telefono della bambola che é vicino a te....
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RESIDENZA DI WALTER SKINNER
(ALLE PRIME LUCI DELL'ALBA)
Byers e Langly arrivarono mascherati all'appartamento di Skinner, temevano che anche questo posto fosse spiato. Inoltre quando entrarono per la porta posteriore dell'edificio, i Pistoleri Solitari avanzarono nell'oscurità con molta precauzione, senza nemmeno accendere una pila per orientarsi. Quando arrivarono alla porta, ciò nonostante, furono ricevuti da un'ombra molto poco amichevole, che li accolse tenendoli sotto tiro da un angolo oscuro dell'appartamento. Gli amici di Mulder si spaventarono al rendersi conto della sua presenza, ma ebbero abbastanza sangue freddo per identificarlo, si accorsero che era Skinner in persona che li minacciava avendoli scambiati con altra gente.
Con una lunga conversazione, praticamente cifrata per motivi di sicurezza, Byers e Langly misero a corrente della situazione Skinner nella quale si trovavano Mulder e Scully in quel momento. I tre fecero il piano delle cose da fare, tenendo conto di ciò che già aveva messo in moto Frohike. Mancavano alcuni dettagli minori da definire, e per questi il Vice Direttore sapeva di poter contare sulla persona giusta per ogni particolare.
Avvalendosi di uno dei cellulari a prova d'intercettazione dei Pistoleri Solitari, Il V.D. chiamò vari contatti che godevano della sua assoluta fiducia, i quali gli offrirono la loro collaborazione. Ma aveva in mente ancora un'altra persona. Qualcuno capace di dargli la mano di cui aveva bisogno. Fortunatamente la trovò che stava in casa e le spiegò in codice quello che succedeva. Il suo nome era Paula Keller.
Dopo essersi messii d'accordo sull'ora e il luogo, il V.D., i Pistoleri- incluso Frohile- Keller si riunirono in un furgone preso in affitto e in un posto nascoto per ultimare il punto più delicato dell'operazione: la morte di Mulder e Scully...
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MOTEL IPSWITCH
7:00 PM
Skinner arrivò fino all'entrata del motel, conducendo lo stesso furgone della sera prima e vestito come un operaio. Al vederlo, Mulder e Scully non poterono reprimere un sorriso al trovarsi di fronte con il loro capo con quell'aspetto.
Il Vice Direttore portava due valigie piene di vestiti per tutti e due. Gli agenti le presero immediatamente, e per non rimanere in evidenza davanti a possibili occhi curiosi, si salutarono con una semplice stretta di mano, preferendo piuttosto entrare nel motel, nel quale affittarono due stanze comunicanti utilizzando dei nomi falsi.. Mulder, Scully e Skinner entrarono in una delle stanze. Lì, nella privacy che davano i muri, il capo abbracciò con effusione i suoi agenti.
Fm: Ho pensato che non l'avrei pìù visto, signore...
WS: Sono contento di vedere che sta bene, agente Mulder
Mulder scoppiò a ridere.
FM: "Bene",signore? Ci guardi, sembriamo una coppia di poveracci.
L'agente girò lo sguardo verso Scully, che si lasciò scappare un piccolo sorriso.
WS: Dovrebbe ringraziare la sua buona sorte, Mulder, quando vidi la gravità della ferita che quasi l'ammazzava, ero convito che non sarebbe sopravvissuto e, se non fosse morto, non si sarebbe ripreso mai più.
DS: Nessuno avrebbe creduto che questo fosse possibile.
FM: Mi creda ,signore, nessuno è più consapevole di me della fortuna che ho.
In quel momento, Mulder fece un passo verso Scully, e con un gesto impulsivo quasi inimmaginabile in lui avvicinò la bocca a quella di lei e la baciò. Skinner non si sorprese per il gesto, anche se, non per questo smise di sentirsi un poco a disagio. Mulder si accorse subito dell'imbarazzo del suo capo e si allontanò da Scully, voltandosi nuovamente verso il V.D. con la sua espressione più impertubabile. Scully rimase così meravigliata di ciò che Mulder aveva appena fatto davanti ad una terza persona che non potette reagire in nessun modo. Non ci fu nessuna parola al rispetto nei successivi secondi. Fu come se nella mente dei tre ci fosse stato un vuoto spazio-temporale del quale nessuno si ricordava, o meglio, non voleva ricordare, l'accaduto. Così, con questo tacito accordo che niente era successo prima, gli agenti si apprestarono ad ascoltare quello che il loro capo era a punto di dire.
Skinner aveva in testa un piano molto bene organizzato. Poteva contare su vari amici che gli dovevano favori, e questa era l'opportunità perfetta per trarne profitto.Quello che aveva macchinato era qualcosa di completamente eterodosso in cui Mulder e Scully avrebbero dovuto eseguire alcune azioni abbastanza radicali e anche fuori legge, per le quali Skinner non aveva dubbi che almeno Scully avrebbe espresso le sue difficoltà e obiezioni. Ma date le circostanze non c'erano altre possibilità.
WS: Non posso rimanere molto tempo, così che andrò direttamente al punto. Per riuscire a nascondervi dai vostri inseguitori, dovete simulare la vostra morte.
FM e DS : Che cosa...?
DS: Ma signore, e la mia famiglia?
WS: Mi dispiace molto, agente Scully. Non potete correre il rischio di essere scoperti. Sono in pericolo non solo le vostre vite ma anche quelle di altre persone. E' un'opzione forzata, non avete la possibilità di scegliere.Nemmeno sua madre potrà essere messa al corrente della verità, per lo meno in un primo momento, ma le prometto che mi incaricherò personalmente che lei lo sappia quando arriverà il momento opportuno.
FM: E come si suppone che moriremo?
WS: E' stato stabilito che morirete in un incidente automobilistico.In un'esplosione. Il furgoncino sul quale farete l'ultimo viaggio
scoppierà in mille pezzi. Per rendere ancora più credibile il fatto, "per caso" l'accaduto dovrà avvenire davanti alle telecamere di una stazione televisiva locale, che trasmetterà dal vivo e in diretta la fuga di due presunti sospetti, che siete voi.
DS: Chi prenderà i nostri posti, signore?
WS: Mi dispiace dirvi che non siamo in un film di Hollywood e non abbiamo comparse. Voi dovete fare tutto. Dovrete rappresentare voi stessi in un piccolo spettacolo davanti alle telecamere, per assicurarsi che vi vedano e che nessuno dubiti che si tratti veramente di voi. All'ultimo momento, giusto prima dell'esplosione, scapperete da sotto il furgoncino per porta aperta appositamente nel pavimento dello stesso verso una fogna. Il veicolo si fermerà solamente per un paio di secondi prima di ridursi in pezzi. Se qualcosa fallisce, non ci sarà la possibilità di una seconda ripresa e voi morirete veramente.
FM: Che cosa provocherà l'esplosione? Andremo carichi di trinitrotolueno?
WS: No. Nel momento che il furgoncino si fermerà, un camion senza freni, pieno di esplosivi, partirà verso di voi a tutta velocità. Ognuno porterà una rice-trasmittente che ci informerà di tutti i vostri movimenti, però una volta messo in moto il motore del trailer,avete solo 3 o 4 secondi per scappare prima che tutto scoppi. Se le cose vanno come le abbiamo organizzate, migliaia di telespettatori vedranno sui loro schermi la vostra morte.
DS: Se mia madre vedesse questo per televisione, morirebbe. Avrà una sincope. Signore, per lo meno permetta che lo sappia prima. Sono assolutamente sicura che non lo direbbe a nessuno- La tensione delle ultime settimane le aveva indebolito i nervi, enon poté contenere le lacrime.- La prego, avvisi mia madre che è tutta una farsa. Lei manterrà il segreto perfino con i miei fratelli.
Skinner la guardò con compassione.
WS. Agente Scully,voglio che si tranquillizzi. Troverò la maniera affinché Maggie sia messa al corrente di tutto prima. Ma in nessun caso lei potrà avvisarla. Sarebbe troppo rischioso.
Mulder le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla in segno d'affetto e di protezione. Sembrò recuperare la sua compostezza.
DS: Quando "moriremo", signore?
WS: Prima dell'alba uscirete dal parcheggio del motel, si farà una falsa telefonata alle autorità, un'altra alla televisione, e qui inizierà tutto. "Loro" devono credere che dopo la vostra fuga dal laboratorio, avete dovuto rubare un camioncino e che la Polizia v'insegue per questo.Naturalmente dovrete rimettervi gli stessi vestiti che indossate ora affinché non ci siano sospetti. Da qui in avanti, è compito vostro girare fino a dirigersi verso il posto fissato per l'esplosione.
FM: Credo che quando usciremo dalle fogne saremo più indesiderabili di ora. Dove ci nasconderemo?
WS. Questo già è sistemato. Skinner gli consegnò un portachiavi e un foglio con un indirizzo- in questa casa troverete il necessario per lavarvi e cambiarvi, inoltre una dispensa piena in modo che non sia necessario uscire per vari giorni. Rimarrete nascosti finché non arriverà il momento per scappare dal paese. Naturalmente dovrete modificare il vostro aspetto. Troverete ugualmente gli elementi per farlo. Mi sono permesso di portar via alcuni vestiti dai vostri armadi per non sbagliarmi con le misure...
Fm e DS: ...?
WS:...Quando sarà opportuno, invierò una persona fidata che vi consegnerà i biglietti dell'aereo, passaporti con nomi nuovi e i visti per una destinazione che conoscerete solo in quel momento. D'ora in avanti, dipende da voi. Nel camioncino ci saranno le rice-trasmittenti...Ora devo salutarvi, vi auguro buona fortuna, agenti.
Detto questo, Skinner si diresse verso la porta e si accomiatò da loro.
WS: Come amico, spero che tutto questo riesca e che possiate iniziare di nuovo da qualche altra parte. Fate molta attenzione. Spero che possa rivedervi un giorno.
DS: Grazie di tutto, signore.
Mulder e Scully cercarono di riposare meglio che poterono. Erano spossati, però l'ansia per ciò che doveva accadere di lì a poche ore li preoccupava fino al midollo.
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5:10 AM
Quando si svegliarono, Mulder e Scully si disposero a mettere in scena la loro morte. Come Skinner aveva suggerito, si rimisero gli stessi vestiti della sera precedente, non senza evitare una smorfia di disgusto per l'apparenza ripugnante e per "odore" degli indumenti, per altro sudici e macchiati. Furtivamente, Mulder aprì il camioncino, prese le rice-trasmittenti, e una volta nascoste nel suo abbigliamento, chiuse con cura le porte del veicolo, per poi, così rumorosamente come poté, infrangere i finestrini laterali, in modo che chi sentisse e per caso vedesse avrebbero pensato subito che si trattava del furto di una macchina. Già in marcia, e perché non ci fossero dubbi, Mulder investì di proposito con piccolo furgone le macchine che erano più vicine e poi tirò giù il cancello d'uscita. Pochi secondi dopo, i due agenti sentirono dietro di loro il suono delle sirene di una pattuglia della polizia.
Dopo un pazzo inseguimento che sembrava interminabile, Mulder condusse il camioncino verso il luogo stabilito. Per allora, le cineprese della televisione avevano incominciato a trasmettere dal vivo l'inseguimento dei due "ladri", facendo primissimi piani ai visi di Mulder e Scully. Mancava poco all'alba, ed era necessario conoscere il momento dell'esplosione affinché la penombra delle prime ore del giorno servisse come complice per la fuga. Prima di affrontare la curva che li avrebbe portati al punto indicato, Mulder fece uscire di strada il veicolo dei reporters, in modo che non potessero stare molto vicini al luogo dello scoppio e subito si accorgessero dell'inganno. La macchina dalla TV andò a sbattere contro un paracarro e da lì la cinepresa continuò a trasmettere la corsa del furgoncino.
DS: ( Per radio) Signore, siamo vicini al posto stabilito...
WS: (Per radio) Avanti...
Scully aprì la porticina dell'abitacolo del camioncino, Mulder diminuì la velocità e si posò giusto su chiusino, che fu aperto da sotto da uno dei complici...
FM: (Per radio) Stiamo uscendo...
Skinner attivò immediatamente il dispositivo del camion, che rapido discese in linea retta per la ripida strada fino al furgoncino. Scully scese per prima e un centesimo di secondo dopo Mulder. Non aveva finito di mettere il tombino al suo posto, quando il trailer si scontrò con il camioncino, facendolo esplodere in mille pezzi.
Voi non vedete e non udite, ed è bene.
Il velo che annebbia i vostri occhi sarà sollevato dalle mani che lo hanno tessuto.
E l'argilla che riempie i vostri orecchi sarà bucata dalle dita che l'hanno impastata.
E voi vedrete, E udirete.
E non deplorerete la cecità conosciuta, né avrete rimpianti per esser stati sordi.
Perché in quel giorno conoscerete il fine occulto in ogni cosa.
E benedirete le tenebre, come benedirete la luce.
Il profeta- Gibran Kahil Gibran
L'esplosione non dette tempo a Mulder per chiudere completamente il tombino ma l'onda d'urto spinse il coperchio in giù e quasi gli strappò le dita. Per la forza dello scoppio, i due furono lanciati con uno spintone in fondo alla fogna buia e puzzolente...
Mulder sentì un grido soffocato. La poca, o meglio l'assoluta mancanza di luce fece sì che non potesse vedere quello che era successo a Scully.
"Stai bene?"
"Credo di sì, Mulder..."
Scully rispose senza poter evitare che la sua voce si rompesse in un gemito di dolore.
"Che ti e’ successo?"
"Mi sono fatta un pò male per la caduta, ma sto bene."
"Sicura? Non puoi stare qui se sei ferita. Potresti svilluppare un'infezione. Questo è uno dei posti meno igienici del mondo. Dobbiamo uscire, non voglio che ti accada niente."
"Ti ho già detto che non sono ferita, ma domani avrò una bella collezione di lividi. Mi fa male tutto. (Guardando attentamente nell'oscurità) Usciamo da qui il più presto possibile."
"Scully... parli seriamente?"
"Chiaro!!!"
Io e la mia boccaccia - Pensò Mulder - Si arrabbia quando mi preoccupo troppo. Ma oggi deve essere il mio giorno fortunato, perché potrei giurare che sta sorridendo.
"Ti assicuro...."
Mulder la prese per mano per invitarla a seguirlo.
"Muoviamoci, o ci congeleremo. I nostri apparati di comunicazione si sono danneggiati a causa dell'esplosione e la caduta in queste acque immonde. Dobbiamo uscire da qui il piú presto possibile."
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LUOGO SCONOSCIUTO
(Nello stesso tempo)
Il segnale era scomparso solo alcuni secondi dopo l'esplosione. Skinner non poteva respirare tranquillo con il peso del dubbio che Mulder e Scully fossero morti a causa dello scoppio. Il Vice Direttore si sentiva colpevole. In quel momento pensò che avrebbe dovuto avvisare Maggie del piano, così come aveva promesso a Scully, ma ora era troppo tardi, perché nemmeno lui sapeva se i due agenti fossero veramente in salvo e vivi. Per contrastare questa dose di pessimismo, Skinner cercò di pensare che la cosa più probabile era che gli apparati fossero rimasti inservibili a causa dell'onda d'urto dell'impatto e che questa sarebbe stata l'unica perdita di cui si sarebbe dovuto dispiacere. Ma immediatamente il sentimento di colpa e il pessimismo tornarono. Skinner si rimproverò per aver concepito un simile piano suicida, per aver permesso loro di accettare di fare questa pazzia.
Il suono del cellulare fece sì che il V.D. soprasalisse. Per una frazione di secondo restò fermo a gurdare l'oggetto come se fosse una bomba sul punto di scoppiare. Al terzo squillo reagì e prese la chiamata. La voce che sentì non lo tranquillizzò per niente: era il Fumatore.
"Credo che già si sarà reso conto..."
La voce odiosa dell’uomo gli diede il voltastomaco.
"E' un peccato, sarebbero stati veramente importanti per noi. Ora dovremo iniziare da zero."
"Lei non ha mai pensato di lasciarli liberi! Vero? Aveva calcolato tutto fin dal principio...!" - Sono furioso, sono contento di non dover fare lo sforzo di nasconderlo.
"Erano speciali, non ha idea di quanto."
Si ce l'ho, idiota....Sono speciali...Spero che lo siano ancora.
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ALL'INTERNO DELLA FOGNA
Scully e Mulder stavano girando senza alcuna meta per il buio e nauseabondo condotto fognario, praticamente a tentoni. Quando credettero di aver trovato un'uscita sicura, scoprirono con delusione e sorpresa che la chiusura del tombino stava giusto di fronte ad una pattuglia di polizia. Per loro fortuna, la macchina stava in direzione opposta, e gli agenti che erano a bordo stavano guardando verso l'altra parte della strada. Il più rapidamente possibile, Mulder rimise il coperchio dello scarico al suo posto affinchè non li vedessero. Era preferibile continuare a stare, almeno per il momento, in quel buco puzzolente piuttosto che mettersi in evidenza.
"Definitivamente questo non è il nostro giorno fortunato."
"Mulder sono stanca, non ci siamo fermati per ore."
"Lo so, ma dobbiamo continuare. Non mi attira molto l'idea di vivere qui.... A meno che tu non insista. Comunque dovremmo cambiare un pó l'arredamento."
Almeno a Mulder rimaneva sufficiente senso dell'umorismo per farla ridere. Per incredibile che potesse sembrare e malgrado il fatto di stare in una cloaca, i due erano vivi, insieme. Tra tante cose brutte, c'era qualcosa degno di essere sottolineato. Un'ora più tardi, trovarono un'uscita, ma quando questo accadde erano così stanchi che quasi no riuscirono a uscire fuori dalla fogna. Solo la complicità delle ombre della notte permise ad entrambi di riuscire ad abbandonare quell'immondo andito per andare verso l'anonimato.
Senza essersi messi d'accordo, Mulder e Scully pregarono Dio perché a nessuno venisse in testa di passare di lì prima che potessero mettersi in salvo nel nascondiglio che Skinner aveva preparato per loro. Con i loro aspetto di vagabondi, chiunque li avesse visti avrebbe potuto chiamare le autorità e l'avventura sarebbe terminata lí, rendendo i loro sforzi inutili. Mulder poté orientarsi e prendere la direzione della casa nella quale si dovevano nascondere.
Caminando di soppiatto da un albero all'altro e da una stradina all'altra, i due agenti raggiunsero la loro destinazione. La chiave si trovava dove aveva indicato loro Skinner, così che non ebbero nessun problema ad entrare. La dimora era una casa piccola, equipaggiata con tutto il necessario: una dispensa e un frigorifero molto ben forniti. Nel salotto c'era un divano, televisore e un tavolo da pranzo. Il corridoio portava a una camera da letto e al bagno. Lì, nella camera, Mulder e Scully trovarono molte valige e un'annotazione scritta a mano, piegata sul letto. Ad allungare la mano per prendere il foglio di carta Mulder non poté reprimere una smorfia di schifo. Mai in vita sua si era sentito così sporco e puzzolente. La sua prima intenzione fu di andare di corsa al bagno per lavarsi le mani, ma si pentí di averlo fatto in quanto varcó la soglia, perché quando vide la sua immagine riflessa nello specchio del lavabo, l'agente non fece altro che confermare quello che dentro di lui già sapeva : sembrava esattamente uno dei topi che lui e Scully avevano incontrato nella fogna dalla quale erano appena fuggiti.
Un secondo desiderio si impossessò di Mulder: voleva lavarsi. Ma si trattenne dal farlo subito, poichè al guardare Scully notò che lei già si era anticipata e stava organizzando il necessario per fare un bagno, aprendo tutte le valige. Visto questo, l'agente si accontentò di essere riuscito per lo meno a far sì che le mani tornassero ad avere un aspetto accettabile grazie a una più che generosa dose di sapone. Muder si ascugò le mani e si dispose a leggere la nota. Scully, nel frattempo, si diresse verso il bagno e si fermò vicino alla porta.
"Cosa dice il biglietto, Mulder?"
"E' di Skinner."
Mulder abbassò la testa per leggerlo.
"Agenti, spero che abbiate la oportunitá di leggere questa lettera. Dovrete tenervi nascosti per tutto il tempo che sarà necessario. Non cercate di contattarmi, poichè sarebbe pericoloso se lo faceste. Vi contatteremo noi appena sia prudente.
Per il momento abbiate cura di voi,
W.S."
Appena Mulder finì di leggere, Scully entrò nel bagno e chiuse la porta, lasciando sentire il rumore della doccia dopo un paio di secondi. A Mulder non rimase altro che aspettare che lei finisse di lavarsi e si dedicò a scoprire il contenuto delle valige per cercare qualcosa da mettere una volta che fosse pulito. Nel farlo, invece notò che Scully non aveva aperto due grosse borse da viaggio, che non stavano sul letto ma vicino al comodino. Vinto dalla curiositá le aprí e vide che erano piene di oggetti così strani da poterci aprire un Xfiles. Preferì non farsi domande in proposito. Non per il momento.
Scully non tardò molto ad uscire, in pigiama, con i capelli bagnati e un'espressione di evidente sollievo sul viso.
"Resta ancora acqua calda, Mulder."
"Che Dio ti benedica. Ci vediamo tra un'ora o due. Se mi addormento sotto la doccia, non svegliarmi."
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SCULLY
Mi sento sfinita. Non ho la forza di mettermi a cucinare, e ordinare una pizza in queste circostanze sarebbe una pazzia, così che cercheró il necessario per preparare un poco di té e sandwichs. La dispensa é perfettamente organizzata, c'é´tutto quello di cui ho bisogno. Chi ha fatto la spesa non ha dimenticato niente, nemmeno i semi di girasole.
Metto tutto in un vassoio, lo porto nel salotto e accendo la televisione. Lo spettacolo che mi offre il telegiornale non è molto gratificante. Non capita tutti i giorni di vedere la rappresentazione della tua stessa morte sul piccolo schermo. Il notiziario trasmette le immagini continuamente, vederle ogni volta mi provoca un nodo nello stomaco. Il piano di Skinner ha funzionato alla perfezione, nemmeno io avrei creduto che qualcuno potesse scappare da quell'inferno. Alzo verso il cielo la mia tazza di té per brindare e ringraziare Dio del fatto che siamo ancora vivi. Si signore!
Un momento...! La stanchezza non mi ha dato nemmeno il tempo di riflettere su un fatto, ma ora che ci penso, questa casa ha una sola camera e... un solo letto. A cosa stava pensando Skinner?
Comunque non voglio preoccuparmi di questo ora. L'unica cosa che voglio fare é sdraiarmi e riposare fino alla prossima primavera.
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"Hai fame?"
"Gnam, gnam...Tanta...Gnam, gnam...come se no avessi mangiato...gnam gnam, da che mi hanno sparato....mmmhhh..."
Mulder parlava mentre divorava letteralmente il sandwich che Scully gli aveva appena dato.
"Si vede. Non mangiare così velocemente o ti strozzerai."
Per quando Scully finí la frase, il sandwich era stato completamente divorato e Mulder non aspettó neanche due secondi per afferrare quello che rimaneva.
"Sì, mamma...Gnam, gnam..."
"A proposito... Spero che Skinner abbia potuto avvisare mia madre. Non mi piacerebbe che lei stesse soffrendo per me, adesso."
"Non preoccuparti, Scully. A questo punto lei già deve aver saputo che stiamo bene." (Sbadigliando) "E ora è meglio andare a riposare."
L'agente andò in camera e dopo un istante uscì di nuovo dalla stanza, coperte e cuscino in mano.
"A domani, ti auguro una buona notte."
"Dove vai, Mulder?"
"Dormirò nel salotto."
"Il letto non è più comodo?"
"Sicuramente. Ma potrò fidarmi di te?" - Le sue parole erano piene di malizia.
"Mulder, sono troppo stanca per discutere su questo. Ti garantisco che la tua virtù è al sicuro con me." << Per ora >>– Pensò lei mentre si dirigeva nella stanza. Poi si accomodò su un lato del letto e invitò Mulder a coricarsi al suo fianco.
Lui, dubbioso, avanzò dalla porta e finalmente salì sul letto coprendosi con la coperta. - "Era ciò che temevo..."
"A domani, Mulder."
Scully spense la luce.
"A domani, Scully."
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<< Stamattina c'é qualcosa di diverso. Non sono sola. Non ricordo da quando tempo non mi svegliavo tra le braccia di un uomo. >>
<< Le braccia di un uomo? >>
<< Mio Dio....! >>
<< Fin dove posso ricordare, ognuno di noi si era addormentato nella sua propria metà di letto, ieri notte. >>
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"Buongiorno, Scully. Che succede? Perché ti sei svegliata in questo modo?"
Mulder parlava come se svegliarsi insieme e abbracciati fosse la cosa più naturale del mondo.
"No...n… niente. Ho fatto solo un brutto sogno...E' tutto..."
Lui si fermò a guradarla con gli occhi socchiusi. - "Se non ti da fastidio dormirò ancora un poco. E' da molto che non dormivo così bene. Dovresti fare lo stesso..."
L'agente l'abbracciò di nuovo e si mise comodo al suo fianco, mezzo addormentato.
"Non credo. Ci sono molte cose da fare oggi." - Scully si scostò dalle sue braccia come se queste la stessero bruciando.
"E' una tua decisione , ma abbiamo tutto il tempo del mondo, non credi?"
Scully si diresse in cucina per preparare il caffè. Malgrado avesse riposato, il giorno non prometteva di essere per niente facile. Nessuno dei due avrebbe potuto uscire di casa per un bel pò di tempo. A pensarci bene, il fatto di passare 24 ore vicino a Mulder non era assolutamente consigliabile per la sua salute mentale...sopratutto se si mettevano in conto le cose accadute nelle ultime ore. Sebbene era vero che gli improvvisi gesti di espansività di Mulder non le davano assolutamente fastidio, questa nuova situazione la faceva sentire sommamente fuori posto... Non era come al solito.
L'agente era così concentrata nelle sue elocubrazioni che non si rese conto del tempo che passava né dell'arrivo di Mulder vicino a lei. Per meglio dire dietro di lei. Guardando interessato la tazza mezza vuota che lei aveva in mano.
"C'è caffè per me?"
Scully fu colta di sorpresa e al girarsi per vederlo fece schizzare il caffè su di lui e sul proprio pigiama. Mulder cercò rapidamente uno strofinaccio da cucina per aiutarla a pulire il danno, lo bagnò con l'acqua del rubinetto e quando avvicinò la mano e cercò di togliere la macchia dal pigiama della sua compagna, lei gli strappó dalle mani il pezzo di stoffa senza poter evitare di arrossire come una collegiale.
"Grazie Mulder, posso farlo da sola. C'è del caffè già pronto. Prepara la colazione mentre io faccio il bagno..."
"Agli ordini, signora..."
Scully andò verso il bagno senza voltarsi a guardare, ma era sicura che lui stava ridendo.
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Questo giorno, definitivamente, ha qualcosa di diverso. Mi sono svegliato di soprassalto, e una strana sensazione dentro di me.
Calore... Un'inebriante sensazione di calore che non avevo mai sperimentato prima. O forse si... Ma avevo potuto solo intravederla... Per pochi, contati, preziosi momenti. Senza osare nemmeno chiamarla con il suo nome....e nemmeno adesso oso crederlo.
Lei si sveglia di soprassalto. Sicuramente sorpresa di trovarsi avvolta nel mio abbraccio. Voglio lasciarle credere che è stato per caso e che sono ancora addormentato... Ma arriverà il giorno in cui smetterò di aver bisogno di questa scusa per svegliarmi abbracciato a lei?
Socchiudo gli occhi e la prima cosa che vedo è che è arrossita fino alla punta dei capelli.
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"Buongiorno, Scully. Che succede? perché ti sei svegliata in questo modo?"
Ha gli occhi spalancati e il respiro affannoso, è ovvio che la situazione l'ha presa di sorpresa, ma non dimostra di esserne infastidita. Il contatto dura solo qualche altro secondo, poi lei, come sempre. Riprende il controllo e si allontana....
Chiudo gli occhi e fingo di dormire mentre l'abbraccio ancora più forte...
"Se non ti da fastidio dormirò ancora un poco. E' da molto che non dormivo così bene. Dovresti fare lo stesso..."
"Non credo. Ci sono molte cose da fare oggi."
"E' una tua decisione, ma abbiamo tutto il tempo del mondo, non credi?"
Lei fa un salto e esce fuori dal letto... come se di colpo si fosse riempito di mostri...
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Qualche volta mi era capitato d'immaginare una situazione nella quale dividevamo un'esperienza simile a questa, ma mai ho pensato che qualcosa di simile sarebbe potuto accadere nella realtà. Mentre chiudo gli occhi, avvolto nelle coperte, ascolto i lievi rumori che provengono da qualche parte della casa e l'immagino mentre si muove in cucina, riempiendo la caffettiera, familiarizzando con il resto degli utensili. Credo che potrei abituarmi a questo ...e ad altre cose...
Lei potrà farlo?
Mi alzo e cammino scalzo avvicinandomi silenziosamente, senza cercare di resistere al desiderio infantile di sorprenderla di spalle, e avvicino la mia bocca al suo orecchio.
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"C'è caffè per me?"
Scully si gira di colpo e reagisce come se avesse visto un fantasma, spruzzando entrambi con quel che rimane della sua tazza di caffè, fortunatamente quasi freddo. Scoppio a ridere quando le gocce macchiano i nostri indumenti, oltre al suo collo e il suo seno. Agilmente, anticipo il gesto della mia compagna e con un panno umido mi dispongo a pulire le macchie di caffe sulla sua pelle, separata dal contatto delle mie dita solo dalla stoffa sottile. Lei solleva la testa e inchioda il suo sguardo su di me, smettendo di respirare per un momento.
Ho solo risposto ad un impulso, ma improvvisamente non mi sento più così innocente...Ma nemmeno colpevole. Ho di nuovo quella sensazione indescrivibile di calore intenso per tutto il corpo...
"Grazie Mulder, ma posso fare da sola.. C'é del caffè già pronto. Prepara la colazione mentre io faccio un bagno...."
"Agli ordini signora..."
Prima che io possa ridere di nuovo, Scully si rufugia nel bagno e mi lascia solo, con lo straccio in mano e un mucchio di farfalle nello stomaco...
Voglio un caffé!
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LOCALITA' SCONOSCIUTA
12 a.m.
Questo sarà il giorno più lungo della mia vita. Lei ha promesso di essere presente oggi allo stesso posto. E' l'unico modo di metterci in contatto senza destare sospetti, senza che nessuno lo noti. Si è trasformata nell'unico ponte percorribile per raggiungere il luogo dove stanno i miei due agenti senza esporli al pericolo.
Si è offerta d'aiutarmi per la seconda parte del piano. Spero che tutti e due siano ancora vivi per beneficiarsene. Paula si è accupata di tutto quello che era necessario per organizzare il nascondiglio dei miei due agenti, e poi pianificare la loro uscita dal paese senza pericolo di essere riconosciuti. Posso contare su di lei ad occhi chiusi.
" Walter?"
"Ciao Paula..."
"Ho visto il notiziario questa mattina. E difficile credere che siano riusciti a sopravvivere a una cosa così. Ma ci sono riusciti, no?"
"Sinceramente, non ho la minima idea..."
"Ma... E le trasmittenti che erano nascoste nei loro vestiti?"
"Si devono essere danneggiate nella caduta o con l'acqua della fogna. Così che non possiamo sapere ciò che è successo. Questo mi preoccupa. Non posso smettere di pensare che nel nostro tentativo di dar loro una via di fuga, abbiamo solo provocato la loro morte."
"Non credo che sia successo questo, Walter. Molto presto ci assicureremo che le cose siano andate bene."
"Di questo precisamente volevo parlarti. Potresti andare a scoprirlo ora?"
"Chiaro. Inoltre, ti confesso che ero a punto di chiedere la tua autorizzazione per dar inizio alla seconda parte del piano oggi stesso. Ho bisogno di viaggiare domani notte e voglio assicurarmi di preparare tutto per tempo. I preparativi si protrarranno per alcune ore, come già ti ho detto. "
"Allora avanti. Ti ringrazio per quello che stai facendo. E' molto importante per me, non immagini fino a che punto..."
"Credimi, posso immaginarlo."
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NASCONDIGLIO DI MULDER E SCULLY
Paula Keller bussò alla porta della casa che lei stessa aveva arredato e organizzato per l'arrivo dei due strani ospiti. Anche se aveva le chiavi pensò che era meglio aspettare che le aprissero.
Nessuno rispose alla porta.
"Sono un'amica di Walter Skinner, io vi ho procurato questo posto."
Silenzio.
"Lui sapeva che non mi avreste creduto. Sono la persona che stavate aspettando. Tutti erano molto ansiosi di sapere come state, e lui spera di avere buone notizie per sua madre, agente Scully."
Ancora silenzio.
"E va bene. Mi sento un'idiota a dirlo, ma la frase in codice è: << La verità è lì fuori >>"
La porta si aprì, finalmente. Paula Keller entrò e guardò in faccia i due fuggitivi, che si limitarono ad osservarla in silenzio. Gli agenti Scully e Mulder si trovarono di fronte una donna dall'aspetto abbastanza esotico. Di circa quarant'anni, con i capelli corti e castani pettinati in modo stravagante. Il portamento elegante e un viso dai tratti forti ma gradevoli. La nuova arrivata respirò visibilmente sollevata al vederli e si affrettò a tendere loro la mano per salutarli.
"Sono Paula Keller. Sto qui per dare inizio alla seconda fase del vostro piano di fuga."
"Il suo piano ha qualcosa a che vedere con gli O.N.I. che ho trovato nelle valigie nere?"
" O.N.I.?"
"Oggetti Non Identificati."
"...?"
"Walter mi ha parlato del suo senso dell'umorismo, signor Mulder."
"E non solo di questo, immagino. In caso contrario non starebbe qui. Come ci potrà aiutare, signora Keller?"
"In diversi modi. Abbiamo bisogno di parlare di varie cose. Cosa vi sembra se ci mettiamo più comodi?"
"Chiaro... Farò un poco di caffè." – Disse Scully.
Alcuni minuti dopo, i tre già erano seduti nel salotto di casa. Paula incominciò a parlare.
"Bene, prima di tutto, è importante che capiate la ragione per cui sono qui, ora, e sopratutto, il perché risulto essere la persona più idonea per aiutarvi in una circostanza così peculiare come questa. Io mi incaricherò di eliminare ogni traccia di voi due per un buon periodo di tempo."
"Come?"
"Cambiando completamente i vostri volti."
Mulder strabuzzó gli occhi. - "Che farà, Paula? Mi tingerà i capelli di verde e mi metterà orecchini nel naso? Ho fatto cose strane nella mia vita, ma fin d'ora le dico che non incomincerò ad usare il trucco, nemmeno ubriaco."
Mulder sembrava abbastanza alterato.
"Niente di ciò. Il vostro aspetto fisico non soffrirà nessuna trasformazione radicale. Ma è necessario che nessuno vi riconosca quando verrà il momento di uscire di qui. Sicuramente già sapete che la notizia della vostra morte è di dominio pubblico. Siete abbastanza famosi, le vostre fotografie sono comparse sui principali giornali del paese."
"Allora, cosa suggerisce Paula?"
"Che usiate maschere..."
"MASCHERE?"
"Esattamente. Per questo sono quì. Walter pensò a me quando si rese conto che aveva bisogno di farvi sparire. Sono una truccatrice professionale, ma la mia vera specializzazione è il trucco cinematografico. In poche parole, il mio piano e farvi delle maschere di latex perché possiate uscire dal paese sotto falso nome, senza timore che qualcuno vi riconosca. Dovete rimanere lontani dagli Stati Uniti, o meglio dal continente, per un mese o due, finchè non si presentano le condizioni necessarie per farvi tornare.
"E come spera che questo accada? Abbiamo accettato il piano di Skinner perché ci siamo resi conto che non avevamo un'altra alternativa, ma non vogliamo rimanere "morti" per sempre. Abbiamo tutto il diritto di lottare per tornare ad essere padroni delle nostre vite, non siamo criminali. Mi ha capito?"
"Lo capisco. Però dovete tenere in conto che mascherarvi vi permetterà di muovervi con maggior libertà, fingere, spiare, investigare senza correte troppi rischi, e in questo modo, se lo desiderate, potrete entrare nel cuore dell'organizzazione e cercare di raggiungere il vostro obiettivo."
"Non credo che potremmo ingannare gli altri portando delle maschere. Le noterebbero e ci scoprirebbero immediatamente."
"Si sbaglia, Scully. Non immagina nemmeno quello che si può arrivare a creare con un calco di gesso e i prodotti giusti. Tutto quello che deve fare e dire di sì. Per lo meno, dovreste cercare di abituarvi all'idea.
"Bene, se non c'è altro rimedio, accetto."
"Anch’io. Sarà interessante."
"In questo caso per favore, agente Mulder, abbia la gentilezza di portare gli "O.N.I." qui nel salotto. Iniziamo subito."
Mulder rise, e andò nella camera da letto e tornò poco dopo con due valigie. Paula le aprì e iniziò il suo lavoro.
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MOLTE ORE DOPO...
Con decisione, e ignorando l'espressione spaventata di Mulder, la signora Keller coprì loro il viso con un impasto appiccicoso di gesso e li obbligò a rimanere immobili per più di un' ora. Scully, controllata come sempre, si rassegnò malgrado il fastidio che rappresentava rimanere immobile per tutto il tempo, mentre Mulder non poté fare a meno di muovere i piedi e stringere i pugni in segno d'impotenza. Quando alla fine la donna li liberò dai calchi già induriti, entrambi respirarono sollevati al poter riprendere il controllo dei loro muscoli facciali...
Dopo aver tirato fuori una quantità inverosimile di prodotti, polveri e creme, incominciò a elaborare quelle che sarebbero state le loro"facce" nell'immediato futuro, e mentre lavorava ai calchi di gesso con mani esperte, fornì loro altri dettagli sul piano di fuga che Skinner e lei avevano elaborato.
"Anche i pistoleri sono coinvolti nel piano?"
"Certamente. Essi hanno avuto un ruolo fondamentale in tutto questo. Se non fosse stato per la loro collaborazione, niente di ciò che Walter ed io avevamo in mente avrebbe potuto essere fattibile."
"Che intende dire?"
"Sono stati coinvolti in questo fin dall'inizio. Si sono impegnati a navigare nella rete entrando nel data base di mezzo mondo fino a trovare una nuova identità che potesse risultare convincente per gli altri e, non domandatemi come, hanno creato dal niente un immaginario "curriculum vitae" così dettagliato da ingannare chiunque...Da questo momento in avanti, possedete conti bancari, carte di credito e naturalmente documenti d'identità che vi permetteranno di abbandonare il paese senza grandi problemi, e usando la porta principale."
"Ma và...ero arrivato a pensare che ci saremmo visti obbligati ad abbandonare il paese passando la frontiera nascosti in un camion di frutta."
"Al contrario, agente Mulder. Potrà mangiare la frutta che desidera, comodamente seduto sul sedile di prima classe riservato per tutti e due verso...destinazione ignota. I suoi amici sembrano ossessionati dall'idea che qualcuno, oltre loro tre, possa conoscere la vostra destinazione, suppongo che abbiano ragione. Walter loro ed io stiamo rischiando troppo, ignorare il nuovo posto dove andrete a vivere ci...vi terrà in salvo."
"E come si suppone che avete pianificato il nostro ritorno?"
"Crediamo che la cosa migliore sarebbe che voi due, ossia i personaggi che rappresenterete, rientriate nel paese facendo qualcosa per richiamare l'attenzione e fare in modo che si interessino a voi... in una parola, tenderemo loro una trappola."
"..."
"Le spiegherò, agente Scully. Dovrà abituarsi all'idea che davanti a loro sarà una donna con molto denaro, un medico, senza dubbio, ma con un passato un poco particolare. Per dare credibilità a vostri personaggi, i pistoleri si sono presi cura di buttare un poco di fango sul suo immaginario "curriculum vitae", una cosa necessaria se pensiamo che "loro" considerano la mancanza di scrupoli una virtù e stanno cercando affannosamente qualcuno che possa portare avanti un certo...progetto elaborato dalla scomparsa dottoressa Dana Scully..."
"Ma ...dovremmo trasformarci in criminali per questo?"
"No, dovrete limitarvi a sembrare disposti a fare qualsiasi cosa per soddisfare la vostra ambizione personale. In una parola...vi trasformerete in "loro", per lo meno in apparenza. Certamente, lei non avrà nessuna difficoltà a recitare un ruolo convincente. Tutto quello che dovrà fare sarà non dimostrarsi troppo competente all'inizio, potrebbe destare sospetti. Potrà sviluppare il suo talento poco a poco, e dimostrare di essere capace di essere << la degna erede della dottoressa Scully >>.
"Questo è ridicolo."
"Forse, ma è necessario. Il piano è estremamente pericoloso e non sarà facile portarlo a termine, ma è l'unica via d'uscita. Utilizzerete questo viaggio per prepararvi appropriatamente, non avrete molto tempo per farlo, appena tre mesi. Una volta superato questo, ritornerete qui giusto in tempo per assistere alla festa di gala dell'ospedale Corpus Christi della città di Boston, a favore degli ammalati di AIDS. Sarà un evento speciale al quale prenderanno parte tutti gli uomini più ricchi del paese... Voi due assisterete come invitati, e lì iniziarà la vostra vera missione."
"Ci inviteranno ufficialmente? E come?"
"Incominci ad abituarsi all'idea... lei è un'ereditiera. I suoi presunti genitori, i Malraux, sono esistiti veramente. Erano emigranti francesi, ed effettivamente ebbero una figlia, Vivianne, che non ha messo piede in questo paese negli ultimi sette anni, da quando è andata a studiare all'estero, all'università della Sorbone di Parigi. Lì ha mantenuto una condotta... come dire...un poco particolare, e si è guadagnata una dubbia fama tra amici e conoscenti. Per qualche motivo, uno dei pistoleri ha pensato che quest'aspetto del suo...carattere avrebbe reso questo personaggio perfetto per la missione."
"E posso immaginare di chi dei tre è stata l'idea...-Disse Mulder facendo l'occhiolino a Scully."
"E Mulder...chi dovrebbe essere?"
"Max Forrester, ex studente di Oxford, laureato in Storia e Filosofia. Lei è figlio di amici di famiglia dei Malraux, siete stati nella stassa scuola fino alle superiori, vi siete separati quando i vostri studi hanno preso diverse direzioni e vi siete incontrati di nuovo quando avete deciso di prendere un master ad Oxford. I genitori di Max sono morti in un incidente stradale a Parigi l'anno scorso e non ha nessun parente conosciuto. I Malraux sono gente rispettata in tutti i circoli bene della città di Boston, per aver partecipato a numerose attività benefiche a favore dell'infanzia e dei malati di cancro. Se Vivianne decidesse ritornare da Boston, sarebbe molto ben visto se fosse invitata ad uno di questi eventi di beneficenza, e lei avrebbe un'eccellente opportunità di farsi conoscere dalla gente giusta...chiaro che nel suo caso, sarebbe ragionevole pensare che gli amici che vorrà avere non saranno precisamente del comitato Dame di Carità. Vivienne cercherebbe il modo più facile e discreto di conoscere gente che le permetterebbe di raggiungere la cima in poco tempo..."
"Sta dicendo che dovró comportarmi come una...puttana?"
"Non sarà necessario arrivare ad agire come tale. Lei è una donna, Dana, non le sarà difficile usare l'astuzia per fare si che loro credano ciò che le fará comodo...Lei è sempre stata compiacente e abituata alla gran vita...ha un carattere forte e sa quello che vuole... ha una brillate intelligenza ed è un'eccellente scienziata, ma soffre di un enorme narcisismo che la spinge inevitabilmente a cercare il riconoscimento pubblico...fama...e una fortuna ancor più grande. E' una donna che gioca sporco, e duro... per questo la radiarono dall'albo.
"E questo mi trasforma nella candidata ideale per loro."
Mulder chiese, con una smorfia. - "Questo Max Forrester esiste realmente?"
"Certamente... Ma non si preoccupi, non è in condizioni di ritornare negli Stati Uniti, in questo momento si trova rinchiuso in un carcere sudamericano per possesso illegale di droga...non ne uscirà per molti anni..."
"Caspita...siamo due angioletti, Scully."
"E' importante che le vostre identità siano credibili, non è necessario che vi dica che non si limiteranno a credere in buonafede ad un paio di estranei... faranno ricerche e quando ciò accadrà, lasceremo che credano ciò che a noi fará comodo..."
"Confessi...Paula. Tutto questo la diverte, vero?"
Lei tacque e arrossì leggermente.
"Dovrebbe..." - Disse Mulder sorridendo. - Ammetto che mi affascina l'idea di giocare ad essere una spia ...e a te Scully?
"Zitto. Come si suppone che richiameremo la loro attenzione?"
"Nel momento culminante della festa, quando tutti saranno presi dalla raccolta dei fondi per la causa, lei farà una donazione più che generosa, richiamando così l'attenzione delle persone giuste..." - Paula interruppe il lavoro per qualche istante, per avvicinarsi alla sua borsa, e tirò fuori un sacchetto di stoffa nera... – " Qui c'è il vostro passaporto per il successo. Walter ha avuto un'idea che oserei definire brillante... ha rischiato molto per ottenere questo e spero che la sappiate usare nel modo più sensato..."
"Che cos’è?"
"Un oggetto estremamente costoso e unico... Che lei offrirà per la causa come se fosse una preziosa reliquia familiare..."
"Sta dicendo che dovremo regalare qualcosa che non ci appartiene?"
"In un certo senso, offrirete qualcosa che non appartiene a nessuno...Questo oggetto si trovava dimenticato fino ad ieri nella stanza delle prove del FBI. Era stato archiviato come facente parte degli effetti personali di una donna che fu uccisa nella sua casa nel 1963, in circostanze mai chiarite...All'epoca l'omicidio di questa dama dell'alta società fece scandalo, ma ora nessuno lo ricorda...Comprendo i suoi dubbi, agente Scully, ma le ricordo che quest'oggetto sarà donato in beneficenza e questo, in qualche modo, ci renderà complici di un delitto meno...grave."
"perché sta facendo tutto questo, Paula?"
"perché molto tempo fa, qualcuno ha fatto lo stesso per me."
"Questo qualcuno era Walter Skinner?
"No...è stato un altro, ma non sopravvisse per arrivare a vedermi in salvo, Walter è stata una persona molto vicina a lui e ci siamo considerati amici, da allora...In questa occasione, faremo ogni sforzo possibile per minimizzare i rischi, cosí tutti potremo festeggiare la vittoria... quando tutto terminerà."
"Che Dio l'ascolti...e mi perdoni la domanda...Paula Keller non è il suo vero nome, non è vero?"
"Lo è ora." - Disse lei con un mezzo sorriso.
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UN POCO PIU' TARDI...
Paula ci ha messo le maschere e ci ha insegnato come usarle correttamente...Conto su Scully per imparare ad usare tutte queste porcherie... se qualcuno mi avesse detto che un giorno mi sarei visto obbligato a fare una cosa simile, gli avrei sparato.
Malgrado tutto, questa situazione mi sta offrendo anche un'opportunità del tutto inaspettata: tre mesi interi di vacanza...con lei... Dovremmo utilizzare questo tempo per assumere l'identità di due perfetti sconosciuti, e come se non bastasse, far finta di essere una vera coppia d'amanti.
Devo aver fatto qualcosa d'incredibilmente buono per meritare questo premio...non sprecherò l’occasione...se lei mi lascia fare...
Già ci ha dato i documenti falsi, e tutti i dati necessari per poter studiare a fondo ciò che si suppone dovremmo conoscere su Vivianne e Max. Le nostre vite e quelle di altre persone dipenderanno dalla credibilità della nostra interpretazione. perché il mio cuore non ha potuto smettere di galoppare come un cavallo pazzo da quando ha sentito questa donna combinare la parola "intimità" in una frase che includeva Scully e me?
Deve essere per questo che non ho potuto smettere di sorridere come un idiota da quel momento.. quando Paula se ne e´andata via sono entrato nel bagno per inginocchiarmi e ringraziare Dio per la prima volta in vita mia.
Respiro profondamente per riprendere il controllo di me stesso e mi guardo il viso riflesso nello speccho per la prima volta... Paula aveva ragione...Se non sapessi con assoluta certezza che l'immagine riflessa non è altro che il risultato di un miracolo della chimica e di un'interminabile seduta di trucco, non saprei che si tratta di una maschera.
Sorriso al mio nuovo io e gli do il benvenuto:
"Max...sei un uomo fortunato"
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Che diavolo si suppone che devo fare ora?
Ancora non riesco ad assimilare l’enormitá della pazzia che siamo sul punto di commettere. Forse non è nemmeno la cosa più strana che ci siamo visti obbligati a fare da quando ci conosciamo...ma accidenti...dovrò comportarmi come una ...Fowley?
Dovrò imitare il suo modo di essere: presuntuosa, superba, arrogante e...facile...la sua ossessione per la ricerca del potere e la sua tendenza a gettarsi nelle braccia di...
Muld...er..
Un momento....
...le cose si fanno più interessanti di quanto mi aspettassi.
Dopo tutto questo viaggio ci offrirà la possibilità di sentirci al sicuro per un ragionevole periodo di tempo, e il non dover pensare che ci potrebbero scoprire in qualsiasi momento ci permetterà di godere di questo viaggio come ci meritiamo...
E che Dio ci aiuti...
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Ritorno in salotto. Paula se n'è appena andata...
Scully è immobile davanti allo specchio della sala, cercando di abituarsi al suo nuovo aspetto. La stanza è in penombra, e l'unica fonte di luce proviene da una lampada alogena che illumina dolcemente l'immagine riflessa.
I nostri movimenti sono lenti e misurati, nessuno dei due sembra intenzionato a dire una sola parola, come se 'le nostre' voci potessero rompere l'incantesimo.
Contemplo la sua nuova immagine, studiandola nei minimi dettagli, nello stesso modo in cui l'ho fatto mentre Paula creava il suo nuovo volto davanti ai miei occhi. Capelli castano dorato e occhi verdi, trucco sofisticato e costosissimi vestiti d'alta moda...lei ha spalancato gli occhi quando ha aperto la valigia che conteneva ciò che da questo momento doveva essere il suo nuovo guardaroba... e il mio non è da meno.
Mi avvicino piano, fermandomi giusto a pochi centimetri dietro di lei:"Ciao Vivianne". Le sussurro all'orecchio.
"Ciao Max" Risponde con un filo di voce.
Ora i nostri sguardi si fissano nello specchio, giocando a riconoscersi nei visi di due sconosciuti. Mi avvicino a lei in trance, improvvisamente ipnotizzato dal neo nella curva del suo collo.
" Sei tesa...? hai avuto una brutta giornata?" Dico invitandola ad iniziare uno strano gioco nel quale anche lei è disposta a partecipare...ad un tratto decido di giocarmi la testa appoggiandole le mani sulle spalle e baciandole dolcemente.
Lei reagisce trasalendo per un attimo, ma non cerca di sottrarsi.
Al contrario.
Chiude gli occhi e si rilassa completamente abbandonandosi contro il mio petto...come se fossimo una vera coppia di amanti...
Dopo tutto, dal realismo della nostra interpretazione dipende il destino di molta gente.
Limitarsi a recitare un ruolo non sarà sufficiente a garantire il successo della nostra missione...
Non possiamo lasciare le cose a metà...
La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera.
E quello stesso pozzo che fa scaturire il vostro riso fu più volte colmato dalle lacrime.
Come potrebb'essere altrimenti? Più a fondo vi scava il dolore, più gioia potete contenere.
La coppa in cui versate il vostro vino non è la stessa coppa cotta nel forno del vasaio?
E il liuto che addolcisce il vostro spirito non è lo stesso legno intagliato dal coltello?
E quando siete afflitti, guardate ancora nel cuore, e scoprirete che state piangendo solo per ciò che vi ha reso felici
Alcuni di voi dicono, "La gioia è più grande del dolore" e altri dicono, "No, il dolore è più grande". Ma io dico a voi che sono inseparabili.
Essi giungono insieme, e quando l'una siede a tavola con voi, ricordate che l'altro dorme nel vostro letto.
Il profeta, di Gibran Kahil Gibran
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"R...rimani qui, per favore...torno subito..."
Scully si allontanò esitante verso la cucina, ritornando poco dopo con una bottiglia di vino rosso e due coppe.
"Dove l'hai presa?"
"L'ho trovata questa mattina, mentre cercavo il necessario per preparare il pranzo...abbiamo più di un motivo per stapparla, vero?"
"Lasciami pensare....siamo ufficialmente morti...sono appena cambiate le nostre identità e corriamo il rischio di non recuperarle mai più. Mi permetta di rettificare la sua frase, mademoiselle Malraux...non so se abbiamo molti motivi per festeggiare...ma ne abbiamo più di uno per ubriacarci..."
"Correggimi se sbaglio, ma credo che devo intendere che l'idea di passare questi tre mesi di vacanza in mia compagnia sia per te assolutamente sgradevole."
"Assolutamente no. Difatti, vorrei alzare la prima coppa per brindare a questo. Considero il viaggio come un premio extra, senz'altro, anche se avrei preferito godermelo in altre circostanze, e per libera scelta...Ma la compagnia è eccellente...
Mulder sollevò la bottiglia appena aperta e servì una più che generosa quantità di vino in ogni coppa. Poi, l'agente sorrise offrendole il bicchiere colmo.
"Alla salute di Mulder e Scully...Vivianne!!"
Entrambi bevvero un lungo sorso, al tempo stesso studiavano le loro rispettive espressioni marcate da uno strano miscuglio di ansia e di eccitazione...Non sapevano in che guaio si stavano mettendo e questo li spaventava, ma morivano dalla voglia di saperlo....e goderne.
Mulder volle continuare la sua dissertazione sulle nuove identità di tutti e due, ricordando le proprie.
- "La vita sociale di questa coppia di agenti era solita essere così eccitante come quella di due monaci tibetani...sono sicuro che potremmo mostrare loro una cosetta o due sulla bella vita.
"Max, dobbiamo passare il resto della notte parlando di loro?"
L'effetto del vino sembrò notarsi nella sua voce molto prima di quanto ci si potesse aspettare.
"Mi sei mancata molto..."
Lui l'abbracciò e lei si adattò al suo corpo come se avesse trovato la strada di casa, ricevendola come il più ansioso degli amanti, sentendo che ogni cellula del suo corpo gli apparteneva fino a diventare parte di uno solo.
"Hai sentito la mia mancanza?"
"Non ne hai la minima idea, Vivianne."
Il vino sembrava che avesse annebbiato anche la chiarezza delle parole di Mulder, le cui dita scivolarono sulla vita di lei con un atteggiamento di possesso. Studiò i nuovi lineamenti del suo viso. La pelle levigata e la bocca socchiusa. Accarezzò i muscoli tesi del collo. Fece salire la mano dal ventre di lei fin lì, tracciando lo stesso percorso delle fortunate gocce di caffè che lei non gli aveva permesso d'asciugare quel mattino.
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So che lei sta sperimentando la stessa sensazione, come se stessimo sospesi in una bolla dove è possibile dimenticare i motivi per cui non dovremmo star facendo questo.
Il viso della sconosciuta nello specchio cattura i miei sensi svegliandoli con un lungo, languido sguardo. Sei un'altra delle mie fantasie? Sei così...,Dio...Ti desidero tanto!
Le sue mani sembrano aver acquisito vita propria, lasciando scie di fuoco al loro passaggio.
La donna nello specchio, elegantemente vestita con un abito che vale un anno intero del mio stipendio di agente federale e con molto più trucco sul viso di quanto normalmente userei in tutta la mia vita, si abbandona all'inebriante sensazione del profumo di lui...sentendone il calore e la vicinanza.
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"Vivianne..."
La sua voce resa roca dall'emozione, ripeteva questo nome come un mantra, provocandole brividi in ogni parte del suo essere, trascinandola in un gioco eccitante e pericoloso dal quale non voleva scappare...
Ipnotizzata dalla voce di lui , ricevendo dalle sue mani l'ultima coppa di vino e vuotandola sotto il suo sguardo intossicante come la migliore delle droghe...presa in una specie d'incantesimo dal quale non poteva svegliarsi...
"S...Sì, Max...?"
"Vieni qui."
Il sussurro di "Max" si sentì appena. Lui la prese per mano, in modo che le loro labbra si avvicinarono. Subito mise il mento nulla spalla di lei e la guardo nello specchio, cercandole a sua volta lo sguardo.
Voglio percorrerti intera...Scoprire fino all'ultimo dei tuoi segreti...
Esiste una buona possibilità che li scopra tutti questa notte stessa. Gli ormoni parlano per me, venendo fuori a fiotti, liberi come bambini irrequieti. Prendendo il controllo del mio cervello, per troppo tempo rinchiusi con sette chiavi...
Al diavolo le chiavi...
"Mmmmhh! E ...da dove inizierò?"
Una domanda che sembrava più una sfida fu ciò che disse mentre le accarezzava la schiena con movimenti lenti e circolari, e avvicinava ancora di più le sue labbra a quelle di lei per baciarle appassionatamente, intrecciando le dita nei suoi capelli, stringendola contro di lui...aumentando il contatto, la frizione.
Le forze per lottare contro ció che stava accadendo- semmai ne avessero avute- scomparvero, e lei si abbandonò a lui, lasciando tutto nelle sue mani.
E che mani...!
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Studio i nostri movimenti davanti allo specchio, seguendo l'orlo della scollatura del vestito con la punta delle dita in un lento massaggio, esigendo di più ad ogni secondo. Le tue mani si sollevano per toccarmi. Le tue dita avvolgono le mie in una carezza, unendosi sui bottoni della tua camicia, aprendoli uno ad uno...
Scendo lungo i bordi della camicia, ora sbottonata, mentre le tue mani guidano le mie, aprendosi sul tuo petto come un telone, rivelando posti segreti appena protetti dalla vita in su da un sottile reggiseno di merletto che riesco a toglierti con piccoli morsi. Felice come un orso ghiottone che ha appena trovato il miele...
Sfiori la stoffa della mia maglietta, facendola scivolare dalla mia schiena con carezze ogni volta più audaci...Sussurrando qualcosa che le mie orecchie non arrivano a percepire, ma un'altra parte della mia anatomia riceve forte e chiaro
Dio!
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Mi allontana un poco retrocedendo di un passo, allungando le braccia per contemplarmi mentre lascio che mi percorra con lo sguardo, attonito...Stupefatto. Non posso evitare di sorridere compiaciuta sotto il suo sguardo attento... Le ultime barriere cadono una ad una. Insieme ai nostri vestiti sul pavimento.
Le sue labbra divorano le mie, appassionate e selvagge. Il mio corpo vibra sotto il suo tocco come uno strumento musicale mentre benedico le sue mani, la bocca ...e il suo talento.
Oh...!
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"Non ti ho detto, Vivianne che rimaneva ancora molta strada da esplorare?"
Ogni parola a millimetri dalla sua pelle la lasciava sul punto di consumarsi tra le fiamme per combustione spontanea."Max" continuò ad esplorare deciso a toccare ció che gli era stato solo permesso di immaginare, svelando poco a poco ciò che nessuna sua fantasia avrebbe potuto migliorare.Mentre i loro corpi si cercavano, entrambi proseguirono quel mutuo lavoro d'esplorazione.
Vivianne ringraziò e maledì alla stesso tempo il destino che li aveva uniti lì.
Quella notte, permettendo loro di giocare ad essere gli amanti che non erano stati mai, cercavano di trovarsi attraverso la pelle di due sconosciuti.
Era un gioco pericoloso, sensuale e insidioso.
Invece si lasciiarono portare come tronchi dalla marea...
"Da quanto fa tanto caldo qui?"
Lui la circondò con le braccia e la sistemò sul letto, ansioso di percorrere ogni centimetro di quella pelle ardente, massaggiandola ed esplorandola in posti che nessun uomo aveva mai toccato con tanta perizia
"Seguendo con le labbra lo stesso sentiero che aveva tracciato con le mani...accendendola come una torcia nell'oscurità."
"M-A-X...!"
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Mi si ferma il cuore a sentirle gridare il nome di uno sconosciuto nell'istante che sento il suo corpo arrendersi sotto il mio tocco...
Avevo sognato questo momento cercando d'immaginare come sarebbe suonato il mio nome sulle sue labbra accese di passione...
Ci accettiamo, rischiamo, cerchiamo di mantenerci a galla nonostante tutto, appoggiandoci l'uno all'altro respirando la nostra verità...
Come possiamo stare coricati qui, ora, giocando con i nostri sentimenti, amandoci attraverso una menzogna?
Hai bisogno di chiamarmi con un altro nome per arrivare a desiderarmi come io desidero te?
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"Dillo...!"
Una richiesta che sembrava un ordine fu tutto quello che "Max" poté articolare dietro il fine strato di latex che nascondeva il suo vero volto, desiderando di essere accettato...Riconosciuto...Amato da lei.
"Dimmelo...Scully! Di il mio nome...Ora...Dimmelo...!"
"Vivianne" chiuse gli occhi per aprirli ed incontrarsi con quelli di "Max". Come se avessero una propria volontà, le sue mani afferrarono la maschera che copriva il viso del suo compagno, lasciando per un unico incredibile istante che questi sentisse che erano loro, sul limite esatto tra la ragione e la passione...
Senza maschere. Senza menzogne...
"Mulderrrrr...! "
Vide il suo viso mentre scivolava dentro di lei, con un grido selvaggio. Cercó le sue mani, stringendole con forza...Avvolgendola delicatamente tra le braccia, con gli occhi socchiusi...le labbra appena aperte.
Le sue braccia la circondarono, muovendosi al ritmo del suo corpo in perfetta sincronia.
Baciandolo come non l'ha fatto mai nessuno prima...
Amandolo come nessuno potrà mai...
I loro sguardi si incontrano nel preciso istante in cui il mondo si polverizzava intorno a loro. Rimasero tremanti e increduli...Abbracciati come due naufraghi sul letto disfatto.
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BOSTON, MASSACHUSETTS
TRE MESI DOPO
Max e Vivianne stanno per dare inizio allo spettacolo. Siamo arrivati a Boston, interpretando i personaggi di quest’assurda farsa nella speranza di poter recuperare le nostre identità perdute.
Dovrei sentirmi impaziente di entrare in azione, invece devo confessare che, a questo punto della partita, non so PER CHI sto lottando.
Siamo una squadra, ma di cosa? Due attori che interpretano un ruolo del quale non è stato scritto né il copione , né il finale. Due sconosciuti che vivono sotto lo stesso tetto, che dividono il letto, comminando sulle sabbie mobili, prigionieri del loro stesso egoismo.
Siamo più che disposti a toglierci i vestiti, ma siamo incapaci di mettere a nudo le nostre anime e affrontarci faccia a faccia.
Sono bastati un solo istante di debolezza e una bottiglia di vino perché andasse tutto al diavolo...TUTTO! Da allora...vedo la mia vita attraverso uno specchio...No...Peggio.
Sono solo l'immagine riflessa nel cristallo. Siamo una coppia senza esserlo...
Compromesso? Che cos'è?
Avrei dovuto saperlo che comprometterci fisicamente senza stabilire limiti e condizioni avrebbe finito per trascinarci in un vicolo cieco.
Il letto non da diritti. Lui non mi appartiene...
Cerco di assimilare l'idea da quella prima notte...Il suo sguardo incontra quello di qualche altra...Per strada...In un locale pubblico o nel maledetto aereo che ci ha appena portati qui, finisce con il sedurti con il semplice tono della sua voce...
So quello che si sente...sono anche l'altra.
Questa donna...Alta...ben fatta, troppo sicura di se stessa e della bontà della chirurgia plastica, lo ha appena invitato al suo "Bar".
Da quando siamo saliti su quel maledetto aereo, ha flirtato con lui così sfacciatamente che ci è mancato poco che finisse col sedere sulle sue ginocchia, e lui glielo avrebbe lasciato fare... Come no? Quella strega sembrava appena uscita dal copione di uno di quei video che non sono suoi.
"Spero che tu venga a cercarmi una di queste notti...porta anche la tua...Amichetta, se vuoi..." ha osato dire, guardandomi dalla testa ai piedi con aria di superiorità.
Ho controllato la mia indignazione e ho aggiunto un'altra nota mentale alla lunga lista delle mie lamentele. L'ho guardato con tutta la dignità che sono stata capace di mostrare, volendo togliergli dal viso quel sorriso seduttore che si ostina ad elargire a destra e a sinistra, provocando sospiri e facendo sbavare tutte le bambine, giovani o anziane che gli si parino davanti...ma lui ha finito con l'accettare il biglietto da visita che la bambola gonfiata gli offriva e le ha risposto con un irritante - per me -" Ci saremo."
Nonostante i miei tentativi di protesta, ha insistito per andare, dicendo che " sarebbe stata una buona occasione per conoscere gente in questa città" e io...idiota, non ho saputo trovare una ragione valida per fare in modo che cambiasse opinione.
Ed eccoci qui questa sera, pronti per affrontare la nostra prima uscita serale in città.
Potrebbe segnare l'inizio della fine o troncare decisamente ció che...forse, non è mai incominciato.
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MAX
Finalmente siamo sul punto di fare il primo passo nel mondo reale, dove dovremo imparare a sopravvivere interpretando il nostro ruolo nel miglior modo possibile. La prospettiva di questa nuova avventura mi riempie di paura ed emozione allo stesso tempo. Tutto dipenderà da noi d'ora in avanti.
Questo viaggio era necessario per recuperare le forze e dar maggior credibilità alle nostre interpretazioni. Dobbiamo conoscere gente, mescolarci con loro anche se l'idea non ci piace. Max e Vivianne non sono nati per rimanere in casa di fronte al camino, e ancor meno rifiuterebbero l'opportunità di divertirsi, quando questa si presenti.
Non mi è sembrato che lei fosse d'accordo con l'invito, e me lo ha fatto capire chiaramente chiudendosi in un ostinato silenzio carico di molto significati, alcuni dei quali scappano alla mia comprensione.
In ogni modo mi ha seguito come sempre. Ha scelto un favoloso e seducente abito nero ed i credibili scarpe con il tacco alto...Si è truccata come una diva del cinema e per un momento, vedendola, sono stato seriamente tentato di rimanere in quella enorme casa per nasconderla agli sguardi altrui...Alla fine ho deciso di uscire, disposto a passare una serata gradevole in suo compagnia, ma anche deciso a trasformarmi nel suo cane da guardia.
Quando siamo arrivati è successo qualcosa che non avevo previsto, né provocato. La nostra ospite mi ha dedicato uno sguardo che doveva essere appena il preludio di ciò che mi sarebbe caduto addosso pochi minuti dopo. Il mio amato tormento ha deciso di guardarmi in faccia nel preciso momento in cui i miei occhi si fermavano non del tutto innocentemente sulla scollatura della nostra adorabile nuova amica e giusto un secondo prima che questa mi stampasse un alcolizzato bacio sulle labbra e...Cosa credete? "Vivianne" ha fatto un mezzo giro e si è persa tra la folla.
Trovare la solita chioma rossa della mia vecchia compagna in un posto intasato di gente non sarebbe stato facile a causa della sua bassa statura, ma individuare la sua testa ora castano dorato in mezzo a questo caos è stato così facile come trovare un ago in un pagliaio, considerando anche che lei non voleva essere trovata. Pensandoci bene, è stata una fortuna che non avesse la sua arma in quel momento.
L'ho cercata ovunque, lasciando indietro la mia nuova, effusiva amica con l'intenzione di chiedere perdono a "Vivianne" per ciò che era successo. Sono uscita dal bar chiedendo a chiunque fosse in condizione di identificare la mia compagna, senza nessun risultato. Così sono ritornato sui mie passi, facendomi largo in una notevole quantità di persone fino a raggiungere il bancone.
E l'ho vista. Seduta su una delle grandi poltrone del bar, con le gambe seducentemente accavallate, mentre passava una mano per i suoi capelli brillanti e leggermente scompigliati. Il barman le stava servendo un enorme bicchiere colmo di qualcosa di sospetto, sotto lo sguardo lascivo di uno sconosciuto che lei evidentemente stava seducendo.
Era completamente ubriaca.
Mi sono avvicinato in due falcate e le ho tolto il bicchiere dalle mani, lanciandolo lontano. Il suono del vetro, che si rompeva in mille pezzi, ha scoraggiato il nuovo corteggiatore, che è scomparso tra la gente prima che il mio pugno riuscisse a raggiungere il suo viso di dongiovanni di bassa lega.
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"Maxxxxxxxxx!"
" Vivianne" piagnucolò mentre al tempo stesso si schermiva con una risatina scema per poi ironizzare...
"Come... seiiii gentile......Sei venuto a cercarmiiiiii...?" - Immediatamente, si slanciò verso "Max" e lo baciò sul collo, aderendo a lui come un piccolo koala.
Furioso "Max" tirò fuori il denaro dal portafogli per pagare gli eccessi etilici della sua compagna, oltre ai danni, uscendo in tutta fretta da quel posto e mettendosela sulle spalle come un cavernicolo, tra un coro di risate appena dissimulate degli altri presenti.
"Non mi amiiiiii...Luke sì mi amava...Perrrrchè lo hai trattato in quel mod....jijiji? Non sei per niiiiiente divertente, Muldeeeer..."
"Sei in cerca d'evasione....Scully?"
"Shhhhh...! per essere morti, stiamo dando abbastanza scan...dalo. Vooooglio che mi porti in un poooosto...! Non indoviiiini dooove?"
"Ne ho una vaga idea...Andiamo a casa. Ora!"
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CASA MALRAUX
30 MINUTI PIU' TARDI
Ho portato "Vivianne" in braccio fino al secondo piano della casa, poichè l'alcool aveva fatto in modo che perdesse non solo le inibizioni, ma anche la capacità di mantenersi in piedi.
Immagino che non sia stato molto degno di me approfittare della situazione, quando mi ha abbracciato mormorando: " Non mi amiiiiii." Ma cercate di capire, in quel momento non mi sentivo precisamente un cavaliere...
E ora, steso sul letto vicino a lei, cerco di prepararmi a pagare le conseguenze del mio gesto. Non so che fare con lei e...con me. Sono nei guai, questo è sicuro. Non posso immaginare quale sarà la sua reazione quando si sveglierá e ricorderá quello che è accaduto stanotte...Il mio stupido comportamento con la "svampita" del bar. Mai avrei pensato che potesse reagire cosi. Non l'aveva mai vista perdere il controllo.
I mesi che abbiamo passato insieme sono stati i più strani della mia vita...Come quella prima notte. Fu così intensa...
So che stava provando le stesse sensazioni. Era come stare sospesi in una dimensione parallela in cui era possibile dimenticare le ragioni per le quali non potevamo star facendo quello che abbiamo fatto.
Mulder e Scully non avrebbero mai agito cosí, ma in quel momento non ricordavo perché fosse sbagliato...
Di fatti, ora non so come affrontarla. Da quando questa storia è iniziata, la farsa si é confusa con la verità sovrapponendo due visi di donna davanti ai miei occhi.
Mi fa male vederla così. Forse non avremmo dovuto permettere che le cose arrivassero a questo punto.
Non ne abbiamo parlato di nuovo.. voglio dire seriamente e guardandoci direttamente in faccia....
la nostra.
Nè so chi dei due si sente più terrorizzato per questo.
Vederla abbandonarsi nelle braccia di un altro uomo è stato devastante. So che si sentiva ferita e ha voluto restituirmi in qualche modo il dolore che le ho causato con il mio stupido atteggiamento. Posso agire come un insensibile bastardo a volte.
Sospetto che chiederle perdono non sarà sufficiente. Per farlo, dovrei supporre che ci sia qualcosa tra noi, e nessuno dei due lo ammetterebbe mai. Ancor meno dopo quello che è appena successo. Ammettere la gelosia sarebbe come riconoscere i sentimenti, le insicurezze.
La paura.
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<<Ahhhhg,Dio!!! Perchè mi sento come se mi avesse investito un camion?>>
"Si... un camion di whisky!"
Il suono della sua voce rimbomba in ogni angolo della mia testa e fa male come l'inferno. " Non parlare, Mulder, non pensare così forte. Non respirare nemmeno."
"Non é colpa mia se hai voluto dar fondo a tutta la riserva di liquore del <<Silvermoon>>" - Dice mentre mi allunga una tazza di caffè. La bevanda è calda e terribilmente amara. Anche così lascio che mi scenda per la gola con la speranza che mi aiuti a dissolvere la nebbia che m'impedisce di pensare, ma non ho bisogno di molti indizi per indovinate cosa sia successo questa notte.
La situazione non lascia spazio ad equivoci...L'evidenza sta qui...Chiara e nuda.
Ricordo Mulder tra le braccia di un'altra donna...Una sensazione di soffocamento mentre scappavo lontano da lui, senza importarmi dove sarei andata. Avevo bisogno di un sorso di liquore...se fosse stato forte, meglio, ma il primo non è stato sufficiente, nemmeno il secondo, nè il terzo, ne tutti gli altri.
Credo d'aver sentito una mano sul ginocchio e una bocca umida sul collo...poi un rumore di vetri rotti e le braccia di "Max" che mi sostenevano con rabbia assassina...le sue mani su di me, aggressive e minacciose prima, dolci e sensuali dopo. Ahh, Dio! Dovrò spiegare molte cose sulla mia condotta, presumendo che lui riesca a trovare una buona giustificazione per la sua.
Ci penserò più tardi. Forse un buon bagno mi aiuterà a schiarirmi le idee. Traballo fino al bagno e entro nella doccia come uno zombi, con la speranza che l'acqua mi dia un poco di sollievo...Come diavolo sono potuta cadere così in basso? perché sento che questa situazione sta arrivando al punto di non-ritorno? Avrei dovuto ricordare che l'alcool non risolve i problemi, finisce per aumentarli e aggravarli con il tormento di un dopo sbornia.
Una stupida bottiglia di vino mi ha portato dove sono ora, qualsiasi cosa questo significhi.
E quella notte nella casa...bé...Che avrebbe fatto la vera Scully davanti a quello sguardo insinuante e anni di frustrazione sessuale alle spalle? Credo che sarebbe scappata come un'anima inseguita dal diavolo e non si sarebbe fermata fino ad arrivare in Cina.
No!!! dovevamo giocare alle spie finendo a letto. Mi sono lasciata andare... non volevo sapere chi eravamo, ne svegliarmi per scoprire che tutto si era sfumato nell'aria come nei miei sogni. Lo ammetto. Avevo delle fantasie su di lui...Appassionate o romantiche. Intense o dolci. Dense come cioccolato fuso. Frustranti e solitarie come un letto vuoto.
E lo avevo lí, finalmente...sorridente e tentatore come il peccato. Non potevo fare altro che guardarlo, mentre cercava l'altro mio viso nel riflesso dello specchio, cercando di riconoscere in me la compagna, l'amica, con un lungo e languido sguardo. Che cosa avrei dovuto fare? Chi erano quelli che stavano agendo quella notte? Eravamo lui ed io, soli contro il mondo come sempre, o c'eravamo trasformati completamente in un paio di sconosciuti coinvolti in una menzogna che avrebbe finito per distruggerci senza rimedio?Quale dei due volti era quello che stava incendiando le fantasie dell'altro? perché non potevamo retrocedere nel tempo e ritornare a quella prima notte nella casa?
Quando si coricò vicino a me, raggomitolandosi sotto le coperte, mi resi conto che non avrei potuto prender sonno senza scivolare tra le sue braccia, fingendo di essere addormentata. Svegliandomi il mattino dopo con la faccia di qui-non-è-accaduto-niente.
Era più facile allora. Giocare a desiderarci, mentre ancora potevamo guardarci in viso...Il nostro, non quello di qualcuno che non esiste.
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Mulder sapeva che avrebbe dovuto affrontarla appena si fosse chiuso il rubinetto della doccia e aspettava quel momento seduto sul letto, come un sospettato che aspetta la sua sentenza. Sapeva che i problemi non erano finiti la sera precedente, ma che per lui al contrario, sarebbero iniziati appena Scully fosse uscita dal bagno. Nonostante che le cose tra loro fossero cambiate sul piano fisico, gli era chiaro che non aveva nessun diritto di agire come aveva fatto.
Scully uscì dalla doccia e gli passó davanti senza nemmeno guardarlo in faccia,dirigendosi direttamente alla toletta per dare inizio all'ormai abituale rito della trasformazione. La sua espressione non indicava altro che indifferenza. Il suo sguardo percorreva la stanza attraverso lo specchio e di tanto in tanto si posava su di lui, attraversandolo, mentre continuava ad applicarsi lo strato di latex che la trasformava in "Vivianne" , ricoprendo il suo viso come se fosse l'armatura di un guerriero.
Improvvisamente,"Vivianne" si fermò, come se la sua sola presenza nella stanza l'avesse congelata.
Ma le sue parole piuttosto congelarono lui, anche se dentro lo fecero ardere di rabbia.
"É in questo modo che funzioneranno le cose tra noi d'ora in avanti, Mulder? Quando ci sarà una situazione difficile la risolveremo a letto?"
Provó a contare mentalmente fino a dieci, anche se non arrivò che al numero cinque, al ricordare lo spettacolo che lei aveva offerto la notte, ed esplose.
"E TU? RISOLVERAI TUTTO UBRIACANDOTI? Sapevi perfettamente quello che facevi, non negarlo. Se non ti avessi tolto quell'uomo da dosso, ti avrebbe portato a letto senza che te ne rendessi conto."
"Stai dicendo per caso che dovrei ringraziarti per il favore? Non avresti dovuto seguirmi. IO volevo stare SOLA!!"
"Si chiaro...! SOLO CON QUEL TIPO! Lo stavi praticamente seducendo in pubblico!"
Ora fu lei che scoppiò, arrossendo violentemente e contrattaccando. - "In ogni modo, non avevi diritti d'agire come hai fatto..."
"Non dovevo mettere in fuga il tuo ammiratore o non dovevo portarti a letto? Ieri ti sembrò una buona idea..."
"' Meglio che stai zitto!"
"Volevo solo dire che...che...Dio!" - Respira, Mulder...Respira...!
Abilmente,"Vivianne" cambiò argomento, vedendo che non le rimanevano altre carte da giocare.
"Ti dispiacerebbe controllare il tuo tono di voce e prepararti per uscire, Max? Ci dobbiamo preparare per questa sera..."
"Non abbiamo ancora finito di parlare, Scully."
Mulder volle invano riprendere il corso della battaglia verbale, massaggiandole il collo con la punta delle dita, in un inutile tentativo di abbattere almeno in parte l'esasperante barriera d'indifferenza in cui Scully si era chiusa.
"Sono Vivianne...! E ...E questa conversazione è finita...."
"Come vuoi."
Non c'era niente da fare. Lei lo aveva sconfitto. Lui non aveva la minima possibilità di vincere la sua ostinazione... ora meno che mai.
<<Vivianne>> uscì dalla stanza, lasciandolo solo di fronte alla specchiera con il trucco. La maschera, messa con cura in un angolo, gli dette i brividi.
Forse quella di un pagliaccio sarebbe stata più adatta per completare quella farsa.
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SALONE DELLE FESTE
HOTEL MAJESTIC
BOSTON, MASSACHUSETTS
L'invito arrivò quella mattina, mandato niente di meno che dalla presidentessa del Comitato delle dame, che l'incantevole "mademoiselle Malraux " s'incaricò di andare a trovare personalmente nel club più esclusivo della città. La sua sola presenza nel vecchio circolo della sua supposta famiglia, come era previsto, fu sufficiente perché il predetto Comitato si affrettasse a estendere l'invito assicurandosi che fosse ricevuto a tempo, e accettato.
Nel miglior stile dei commedianti, "Max" e "Vivianne" erano pronti per entrare nuovamente in scena. Le prossime ore sarebbero state determinanti per scoprire se meritavano gli applausi o lanci di pomodori da parte del pubblico.
Scully aveva un vestito da "infarto" e decisamente era molto compenetrata nel ruolo di diva, fasciata in un vestito da sera spettacolare, rosso granata, uscito magicamente dall'inesauribile baule di Paula Keller. Il modello, raffinato ed elegante, era stato scelto appositamente per far risaltare lo spettacolare gioiello che , si sperava, sarebbe stata la chiave d’accesso all'organizzazione nella quale cercavano d'infiltrarsi.
I due arrivarono in limousine. Una volta nell'entrata salirono le scale che li condussero direttamente al salone del ballo. L'ambiente era superbamente addobbato con fiori,che gli davano l'aria di una scena di un vecchio film. Questa sensazione era rinforzata dalle pareti coperte di specchi, che riflettevano mille volte le persone appena arrivate.
Nessuno avrebbe dubitato che lei apparteneva a quel mondo. Ricca ed eccentrica. Ereditiera abituata a comandare ed essere ubbidita, e a trattare tutti dall'alto in basso, come se niente le interessasse nella vita. Scully interpretava il suddetto ruolo alla perfezione, come una futura candidata all'accademia, anche se in quel caso entrambi avrebbero rinunciato con piacere all'Oscar pur di uscire vivi dall'avventura nella quale si erano cacciati.
Ovviamente, mostrare indifferenza non costituiva una difficoltà per qualcuno come Scully, dopo tanti anni di pratica insieme a Mulder. Scully era riuscita ad elevare l'autocontrollo a livello di arte. Un'arte appresa con anni di pratica costante, portata avanti per necessità. Alimentata dall'abitudine.
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E' lei. Non posso crederlo...! "Vivianne" appare incredibile e non si deve al vestito, né tanto meno al gioiello che mi ha permesso di riconoscerla. C'è qualcosa di più, nei suoi occhi e nel suo portamento.
Si muove come un pesce nell'acqua in questo ambiente, richiamando su di sé gli sguardi della gente, come una stella del cinema che raccoglie applausi. Perfettamente compenetrata nel suo ruolo...E sembra che stia sola.
Dove diavolo sta "Max"
Guardo intorno a me, cercando di indovinare il suo nuovo viso tra gli invitati senza nessun risultato, la qual cosa decisamente non è un buon segno...Dubito che abbiano finito col litigare, ma questa notte si sono separati...Questo mi piace ancora meno.
Per capire cosa sta succedendo non mi resta altra scelta che avvicinarmi a lei. Confido che Scu..."Vivianne" sappia reagire in modo appropriato, assecondandomi...
"Mi scusi, signorina..."
Skinner affrontò la situazione quanto più discretamente gli fu possibile. Non poteva permettersi il lusso di destare sospetti in mezzo a tanti avvoltoi pronti a spellarli vivi. "Vivianne" potè appena soffocare un grido di sorpresa, nascondendolo dietro un sorriso un pò forzato. – "Buona sera...Lei, mi conosce?"
"No. Non ho mai avuto il piacere....Mi permetta di presentarmi, sono Walter Skinner, Vice Direttore del FBI di Washington."
"<<Vice Direttore>>. Accidenti...! e cosa fa un distinto funzionario governativo come lei ad una festa come questa? Non sembra il tipo d'uomo a cui piacciono certe, come chiamarle, << attività mondane>>
Il "Vice Direttore" rimase di sasso....Forse "Vivianne" stava civettando con lui?
"C'è sempre una prima volta per tutto, signorina..."
"Malraux...Vivianne per lei."
Il sorriso di Scully fu apertamente malizioso. Sembrava godere della situazione che aveva creato...sembrava che si stesse divertente come poche volte in vita sua.
Skinner, vecchia volpe per quello che riguardava le donne, sapeva che c'era altro dietro l'atteggiamento insolitamente gioviale di Scully, che non aveva niente da vedere con la parte che stava interpretando. Un ottimo motivo ne era la causa. Avrebbe scommesso la sua testa pelata che questo motivo iniziava con Mul e finiva con der.
E poteva quasi sentire lo sguardo dell'agente infilato nella sua nuca come un affilato coltello. Lui doveva stare osservandoli da lontano, come un falco che sorveglia il suo nido.
"Buonasera!"
Walter Skinner si girò verso "Max", il volto indurito per la tensione che dominava ogni muscolo del suo viso. Mulder, al contrario di Scully, non era mai stato particolarmente bravo a nascondere le emozioni. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, l'FBI avrebbe avuto bisogno di un nuovo Vice Direttore, perché lui sarebbe stato un mucchio di cenere.
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E Skinner non si sbagliava. Per Mulder era intollerabile vedere Scully circondata da estranei che , in un modo o nell'altro avrebbero determinato il loro futuro. Gente ipocrita, dai sorrisi così falsi come le maschere che essi portavano. Membri di un mondo posticcio che lui temeva e nel quale lei non aveva avuto probblemi ad integrarsi.
Con quell'atteggiamento, Scully dimostrava il potere che aveva su di lui...
Vigilarla come un falco non sarebbe servito a scalfire sua dura personificazione di "Vivianne"
"É il suo accompagnatore?"
"Si, ma sono appena passato all'ultimo posto nella lista, come può vedere."
"E cosa ha fatto per meritarlo?"
"Max" non rispose. Si era completamente distratto a guardare "Vivianne" e il tipo che le stava sfiorando l'orlo della scolatura senza che lei dimostrasse la minima intenzione di protestare. I suoi occhi quasi uscirono fuori dalle orbite quando vide che lei e il suo anonimo corteggiatore si allontanavano con le coppe in mano. Champagne, ci mancava solo quello.
"Non pensa di rispondermi?"
"Che cosa ho fatto? Conoscerla...Che altro?"
Skinner si guardò intorno per assicurarsi che non ci fossero estranei vicino. - "Vediamo...quando ho concepito questo piano suicida..."Max", non avrei mai pensato che sarebbe riuscita ad interpretare il suo ruolo con tanto...realismo. E qualcosa mi dice che non lo fa per esibire le sue doti d'attrice, ma per provare qualcosa a lei."
"Brillante deduzione! E mi dica, a che cosa stava pensando quando ha concepito l'idea che si trasformasse in...questo?"
"Ho avuto fiducia nelle sue capacità,che sarebbe stato capace di essere all'altezza delle circostanze. Lei è sempre stata equilibrata, professionale ed giusta perfino nei momenti più difficili."
" Sì , e la guardi ora...E' la professionalità fatta donna."
"Immagino che lei non ha avuto nulla a che vedere con questo cambiamento."
Le parole di Skinner suonarono all'orecchio di Mulder come se fossero la voce della sua coscienza. – "Vuole smetterla di difenderla? Non è il suo avvocato!"
"Abbassi la voce, che le pareti hanno orecchie...Sta arrivando il momento della raccolta dei fondi. E guardi chi è colui che s'incaricherà di questo."
"Vivianne" ed il suo nuovo amico si diressero, abbracciati nel mezzo del salone. Lui diede inizio alla colletta, lisciandosi le penne come un pavone reale. Il suono della sua voce, sgradevole per le sue orecchie, si trasformó in un confuso ronzio per "Max", rendendolo incapace di capire una sola parola... il suo sguardo era fisso sulle mani di "Vivianne" spregiudicatamente allacciate a quelle del tipo...
Le dame presenti si unirono al quadro mettendosi al centro del salone, animando gli invitati a partecipare alla colletta.
"Chi diavolo è quel tipo?"
"Edward Davenport. La chiave d'accesso all'organizzazione. Sta a capo del complesso medico nel quale dovrete entrare."Vivianne" come medico e lei come suo assistente. Ha avuto buon naso nella scelta della compagnia...
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Chiudo gli occhi cercando di assimilare le sue parole. La nostra arma segreta ha appena raggiunto l'obiettivo. Precisa e letale come una pallottola nel cuore.
Come un incubo, la mia immaginazione dipinge impietosamente il panorama che ci aspetta d'ora in avanti.
E fa male come l'inferno.
Non posso fare nient'altro che accettarlo. Mentre rimango qui, con il viso plastificato e una coppa vuota in mano, lottando contro l'impulso di raggiungerla e portarla lontano da qui per dimostrarle una volta per tutte CHI è l'unico che ha diritto di toccarla, di accarezzarla ...di...
La cosa peggiore è che non potrò prenderlo a pugni come l'ubriaco del bar.
Ma se la tocca, è un uomo morto. E' MIA...Tutto quello che voglio è raggiungerli e togliere le sue schifose mani dalla schiena di lei, abbracciarla forte e dimostrare a tutti chi ha diritto su questa donna... Non ha importanza come si chiami.
Apro gli occhi come dischi volanti quando lei si avvicina al microfono dichiarando con voce ferma e sensuale che anche lei farà una donazione per la causa.
Poi sussurra qualcosa all'orecchio di lui. Qualcosa che non riesco a capire, mentre si alza i capelli con un gesto carico di civetteria.Un secondo dopo, le mani del maledetto su posano sul suo collo, accarezzandolo leggermente con la punta delle dita. La collana scivola sulla sua pelle di seta con una lunga, maliziosa carezza. Il rubino oscilla lievemente sulle sue dita prima di sparire nella cassa delle donazioni, tra gli applausi.
Il gran £*#%&# prende la sua mano e la bacia...E lei glielo permette...! Stringo il pugno mentre il vetro della delicata coppa si frantuma e affonda nelle mia carne.
Qualcuno grida alle mia spalle che sono ferito e che ho bisogno di un medico. Sollevo la mano, osservandola come se non mi appartenesse. Le macchie rosso scuro scorrono tra le mie dita, spruzzando l'elegante pavimento di marmo. Alcuni metri più in là. "Vivianne" continua con la sua interpretazione, estranea a ciò che è appena accaduto
Stavolta non le permetterei di prendersi cura delle mie ferite poichè lei è parte di esse.
Mi spaventa sentire che sarei capace di ferirla a mia volta, stringerla a me, penetrare in lei come un veleno, come se nient'altro avesse importanza.
Abbandono il salone avvolto in una strana nebbia di dolore che mi toglie il respiro e mi annebbia la mente, ma non ha nientre a che vedere con la ferita della mano.
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SCULLY
"Max" è scomparso....Si è sfumato nel nulla dopo il dono della collana. Ho cercato di localizzarlo con lo sguardo ma già aveva lasciato il salone. Ho provato sollievo nel vedere che non aveva assistito alla mia piccola esibizione…Lo conosco e so che non avrebbe trovato molto divertente vedermi agire in quel modo.
Ero arrabbiata con lui. In effetti, lo sono ancora. Ma non avevo pianificato di agire come ho fatto. Gli eventi avevano preso un corso utile ai nostri piani ed ero sicura che l'avrebbe capito, lasciandomi agire nel modo più conveniente.
Riconosco però di essermi anche divertita. Quale donna non sarebbe contenta di vivere momenti come questi, giocando con un poco di mistero? Inoltre, non ho potuto resistere alla tentazione di lasciarmi andare, solo per poter far uscire a fiotti la sua vena territoriale...La sua gelosia.
La mia...é sveglia da tempo, ma gli sguardi che mi ha lanciato quando ha creduto che non lo stavo guardando, sono stati impagabili.
Ora, mentre mi allontano dal salone per andare nel bagno delle signore, lo cerco con lo sguardo sperando di incontrarlo, ma senza nessun risultato. Continuo a camminare lungo il corridoio, concentrata solo nel valutare tutte le possibilità.
Potrebbe essersi arrabbiato...potrebbe essere stato scoperto... rapito dagli extraterrestri...O da qualche donna...
Oppure....
Una mano mi chiude la bocca sorprendendomi di spalle, mentre due braccia, forti come tenaglie, mi sollevano dal suolo senza nessuno sforzo. Cerco di difendermi prendendo a calci il mio aggressore, ma nonostante i miei sforzi, riesce a portarmi in braccio per il corridoio ora deserto fino ad una stanza scura nella quale mi chiude a chiave, schiacciandomi contro la porta di legno, immobilizzandomi i polsi con le mani e le gambe con il peso del suo corpo in pochi secondi.
L'oscurità e la paura mi tolgono il respiro. Chiusa qui, non avrò nessuna possibilità di fuga...Dio!
"NO! Lasciam...mmmmh!"
La bellezza non è una necessità, è un'estasi. Non è una bocca assetata
né una mano vuota e tesa…è piuttosto un cuore in fiamme e un'anima
incantata…
Non è l'immagine che vorreste ammirare, né il canto che vorreste ascoltare,
è piuttosto un quadro che vedete con gli occhi spenti, e un canto che udite con
le orecchie chiuse.
Siete voi la vita…e il velo. La bellezza è l'eternità che si guarda in
uno specchio
Ma voi siete l'eternità…e lo specchio.
Il profeta- Gibran Kahil Gibran
"NOOO!!!Lasciam.! Mhhhhh."
Sento una bocca che mi schiaccia le labbra... e puzza d'alcool. La sua lingua si fa strada, voluttuosa e implacabile.rivelando l'identità del suo padrone.
"Mul.dmmmhhh."- Mi chiude la bocca di nuovo con la mano, immobilizzandomi contro la superficie di legno, disseminando sul mio collo baci rapidi e violenti, impadronendosi di uno dei miei seni, lasciandomi senza fiato.
" E' stato eccitante, Vivianne?"- Sussurra:" E'.un buon momento.per spiegare qual è il tuo gioco. Dimmi.tutto questo ti diverte, vero?.". Quando la prova innegabile della sua eccitazione entra in contatto con il mio ventre, una scarica elettrica mi scuote mentre le sue labbra tremano sulla mia bocca. Il suo ginocchio si fa strada tra le mie gambe mentre con le labbra s'impossessa di ogni centimetro disponibile della mia pelle, accendendo una scia di fuoco al suo passaggio. - "Se cercavi di farmi impazzire mi congratulo! Non avresti potuto fare di meglio!"
Un suono non identificato mi esce dalla gola quando mi posa le mani sui seni, massaggiandoli attraverso la sottile stoffa del vestito. la sensazione è così surreale e allo stesso tempo così. incredibile.
" Perché.ora e .q.qui?"- Riesco a dire.
" Perché non ho bevuto abbastanza... per fare l'amore con te dove inizialmente.avevo stabilito."- Sussurra massaggiandomi l'altro seno.
la sensazione della sua bocca su di me è così incredibile che devo mordermi le labbra per non gridare." D..oooooooohhh... dove?"
" Sulla maledetta.pista da ballo.sotto il naso del tuo futuro capo.Vivianne. Credi che non ho notato come ti guardava e ti toccava la schiena e le braccia.Non mi è sembrato che ti dispiacesse." Preme le labbra ancora di più sulle mie, mentre le mie gambe incominciano a muoversi all'unisono con le sue, segnando il ritmo.aumentando la temperatura nel angusto spazio in cui siamo chiusi."
Potrei prendere la tua testa tra le mani e stringerla forte fino a tirar via dalla tua mente il ricordo di qualsiasi altro uomo. Credi che non l'ho visto? Ero presente quando.ti spruzzava il braccio con lo champagne. L'ho visto appoggiare le sue sudice mani sulla tua scollatura e toccarti dove solo io posso. SOLO IO! CAPISCI?"
Mi copre le braccia con piccoli baci e mi obbliga a fare mezzo giro con dolce prepotenza, premendo leggermente il mio viso contro la porta per riservare lo stesso trattamento alle mie spalle, abbassandosi poco a poco verso la scollatura del vestito. Mi mette le mani intorno al viso e sento la ruvida consistenza di un cerotto sul palmo della mano.Sussulto toccandola.
-" Sei ferito."
" Non importa."-Mi sussurra di nuovo nella curva del collo, mordendo le sottili spalline del vestito, liberandomi i seni e torturandoli dolcemente.
" Lasciami.vedere."-Sussurro, facendo l'atro mezzo giro per averlo di nuovo di fronte a me.
" No.accontentati di."- Accarezza la spalla aprendo la cerniera del vestito lasciando che la stoffa scivoli delicatamente sul pavimento.-.sentire il tocco delle mie mani.sulla tua pelle.lasciati andare."
Mi abbraccia sollevandomi delicatamente per scostare il vestito con un rapido movimento. Si inginocchia di fronte a me con un gemito, abbracciandomi per la vita, aspirando il mio odore attraverso la lieve strato di cotone, togliendomi il tanga con deliziosi morsi. Il mio corpo si tende e trema per la scarica d'eccitazione che nasce da qualche parte del mio ventre, scuotendosi disperatamente contro la sua bocca affamata. E grido.Un secondo prima che mi tappi la bocca con la sua, alzandosi di colpo. Gli sbottono la camicia mentre sento il rumore della cerniera lampo che si apre.
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Siamo avvolti dall'oscurità, ma sento che potrei ricreare i contorni del suo corpo con la precisione di un cieco.Immerso in una strana sensazione di irrealtà e rabbia, avverto la lieve carezza della stoffa che scivola lungo le mie gambe, il contatto della sua pelle nuda è terribilmente eccitante e polverizza istantaneamente fino all'ultimo residuo di controllo che ero riuscito a conservare.- " Strega.maledetta strega." La camicia. Ora completamente sbottonata, mi scivola per le spalle sotto il tocco delle sue mani tiepide, mentre si strofina contro di me.
" Potrei ucciderti per quello che hai fatto stanotte."- Sussurro.
" Ci conto.Max.Uccidimi."
Per qualche motivo.il suono di questo nome mi fa tornare a contatto con la realtà."NO!"
" No?"- Ride dolcemente muovendo i fianchi, giocando con me come sempre. Un eccesso di rabbia mi attraversa dalla testa ai piedi e vorrei solo gridare:
-'SONO IO!' Ma non posso.il respiro si spezza da qualche parte tra lo stomaco e la gola e .mi arrendo.Prendo tutto ciò che può darmi.sentendomi maledettamente felice e disperatamente fortunato allo stesso tempo.odiandomi per non poterla odiare, mentre s'inginocchia davanti a me.
" Che stai facendo.piccola strega.che." gemo."Dio!"
Perdo l'uso della parola nel preciso istante che sento la sua bocca avvolgermi dolcemente, assaporandomi con incredibile entusiasmo, come se fossi un maledetto gelato. Gesticolo come un annegato che cerca aria e riesco solo a prenderle la testa tra le mani, lasciando che i suoi capelli s'intrecciano intorno alle mie dita. Apro la bocca per supplicarla di fermarsi.ma tutto quello che mi esce da bocca è un "Umphhhh"
Provo di nuovo." N..no.per.fa.vore."
Capisce e mi lascia andare ridendo, mentre si solleva circondandomi il collo con le braccia, strofinandosi morbidamente contro di me, facendomi il solletico con i capelli. Sussurrando sensualmente" Continuerai a dire di no per tutta la notte?"
"No."
" Vuoi smetterla di giocare?"- Dice, allontanandosi completamente da me, lasciandomi vuoto e solo. Gesticolo come un cieco cercandola, incapace di lasciarla andare. Le mie braccia la trovano e la stringono forte.
"NO!"- La sollevo senza alcuno sforzo, appoggiando la sua schiena contro la superficie della porta, mentre lei mi circonda con le gambe la vita, muovendo dolcemente i fianchi su di me, aumentando la frizione.il calore.
" Dovrò fare qualcosa per abituarti a dire di sì." sussurra maliziosamente." Mi domando come potrei riuscirci.così?" canticchia con finta innocenza.giocando ad essere irresistibile e riuscendoci completamente.per mia disgrazia.
" Sì, sono una maga."- Con un rapido movimento unisce il suo corpo al mio, tremando-".sei sotto il mio potere"- La sua voce m'ipnotizza facendomi completamente impazzire, m'invita ad amarla e.lo faccio.che Dio m'aiuti.
L'amo. L'ho amata sempre.L'abbraccio molto forte fondendomi completamente contro la sua pelle. E' mia.e non la lascerò andare via finchè non rimanga marcata a sangue e fuoco.dalla mia bocca, dalle mie mani, da ogni poro della mia pelle finché non resti niente che non sia stato accarezzato.esplorato. Sto volando.bruciandomi contro la sua pelle, consumandomi nel fuoco del suo ventre, tornando a vivere con i suoi baci. cadendo nell'abisso che si fa sempre più profondo ad ogni respiro.Soffoca un grido contro la mia spalla e trema mentre si arrende tra le mie braccia e anch'io mi abbandono. Esplodo nel suo ventre e di colpo, le gambe non mi sostengono più. Crollo al suolo, stringendola forte.cullandola contro il petto, tremando.
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Sono svaniti improvvisamente. L'ho visto abbandonare il salone da ballo pochi minuti dopo di lei. Ho trattenuto l'impulso di seguirli, perché qualcosa nel suo sguardo mi ha detto che stava succedendo qualcosa in cui non avevo diritto d'immischiarmi.Nonostante questo, ho sentito un insopportabile nodo nello stomaco, che mi ha spinto ad allungare la mano per accettare il doppio whisky che avevo giurato di non bere.dopo tutto, anche se non sembra, sono qui per compiere una missione.segreta, non ufficiale, ma vitale per il nostro futuro.Al diavolo la prudenza! Dopo tutto, un paio di sorsi mi aiuteranno a riprendere il controllo di me stesso.altrimenti come avrei sopportato l'inconfessabile emozione che mi ha scosso da quando l'ho vista arrivare come un'apparizione uscita dalle mie fantasie più segrete? Come giustifico allora- anche davanti a me stesso- il fatto che non mi sono potuto negare il segreto piacere di scegliere per lei i vestiti, le scarpe, la biancheria con cui l'ho sempre immaginata quando cercavo di indovinare il suo corpo sotto i vestiti severi che ha sempre indossato?Scegliere il vestito rosso che porta questa notte.Immaginare questa pietra rossa come il sangue sulla sua pelle di neve è stata la fantasia segreta che mi ha ossessionato notte dopo notte negli ultimi tre mesi. Paula, certamente, è stata abbastanza generosa e discreta per darmi modo di scegliere i vestiti e gli accessori per lei mentre sceglieva il guardaroba per lui senza fare domande. non finirò mai di ringraziarla, per questo.E sto qui, bevendo per dimenticare che non ero io l'uomo a cui stava pensando quando si è preparata per uscire, questa sera.Mi piacerebbe sapere dove diavolo se ne é andata.e perché.A quanto sembra non sono l'unica vittima del suo fascino.quel pagliaccio del suo futuro capo doveva aver fatto i suoi piani, ma qualcuno gli ha strappato il nuovo giocattolo dalle mani prima che potesse goderne. Se continua a bere così, finirà tutta la riserva di liquore dell'hotel! Ed anch'io.Sarà meglio che la smetta e vada a cercarli, accidenti!
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Continuo ad abbracciarla mentre la sua testa riposa sulla mia spalla e io mi lascio ipnotizzare dalla vena pulsante del suo collo affondandoci il naso, tentando di calmare i battiti del cuore, cerco disperatamente il modo di lasciarle la mia impronta sulla pelle.qualcosa che le ricordi nelle prossime ore e per il resto della vita , che ha un padrone.So che la Scully che conosco non mi perdonerebbe se lasciassi un segno ostentatamente visibile per gli altri...dovrò lasciarglielo in un posto che solo un amante potrebbe vedere.Il punto esatto tra i suoi seni, sotto il neo dove potrei riposare per il resto della notte...Giusto qualche centimetro più giù della scolatura del vestito rosso.Trovo il punto esatto e m'impossesso di una piccola porzione di pelle, imprigionandola delicatamente tra i denti...come se la bevessi.In risposta, si abbandona appoggiando la spalla contro l superficie della porta, con gli occhi chiusi, accarezzandomi la testa mentre continuo il mio lavoro...con il viso immerso nei suoi seni, le mani che le accarezzano la schiena.Lascio che i minuti scorrano lenti, aspirando il profumo della sua pelle per poi lasciarla andare con un sospiro...anche se non voglio, dovremo uscire di qui. Allungo la mano tastando il muro cercando l'interruttore della luce. Quando il piccolo spazio s'illumina improvvisamente battiamo le palpebre per un attimo, come svegliandoci da un sogno condiviso.Sorrido quasi al vedere i nostri vestiti sparsi per terra, ricordando il modo in cui ognuno di essi terminò sul pavimento.e perché! Mi rimetto in piedi e l'aiuto a sollevarsi, studiando la sua figura.Sorrido assaporando in anticipo il momento in cui entreremo di nuovo nel salone delle feste con la nostra miglior faccia di" qui non è successo niente" e già la vedo camminare accanto a me...Il marchio le darà qualcosa a cui pensare mentre passeggerà per il salone lasciandosi accarezzare dallo sguardo di altri uomini che non potranno mai averla come io l'ho avuta questa notte...e tutte quelle che verranno.Raccolgo il suo vestito e glielo metto sollevandole le braccia, lasciando che scivoli per la sua pelle come un sipario su un palcoscenico, come un'ultima carezza.le calze.sfilate con la violenza della passione .sono inservibili.ma non importa. Abbassa lo sguardo, assicurandosi che la stoffa copra la prova visibile della mia bravata e esce dalla stanza per poter finire di sistemarsi nel bagno delle donne sussurrando un: "ci vediamo dopo." e io mi vesto in fretta, ansioso di riprendere il mio posto al suo fianco in quel salone pieno di estranei........e di lei!
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Decisamente, ho toccato il fondo. Esco nel corridoio e cerco individuarli tra le persone che entrano e escono da una porta nascosta dietro di una elegante tenda di velluto rosso.E improvvisamente la vedo uscire da una piccola porta laterale, guardando a destra e sinistra come se temesse di essere sorpresa a rubare la marmellata.Ma ora il corridoio è deserto, e lei cammina con tutta la rapidità che le permette il suo vestito aderente e i tacchi alti, scomparendo dietro la porta del bagno delle signore. Cammino a grandi passi per poter raggiungere la tenda e nascondermi prima che esca e mi sorprenda con le mani nel sacco .per dire meglio.con gli occhi fissi su di lei.Arrivo appena in tempo.Lui esce dalla stessa stanza da dove l'ho vista uscire pochi minuti fa, , con i capelli arruffati e il sorriso più grande che ricordo d'aver mai visto sul suo viso, raggiunge il bagno degli uomini e scompare anche lui senza accorgersi della mia presenza.Ho gli occhi inchiodati sulla porta del mistero. Sono incapace d'allontanarmi da lì senza scoprire la verità. le mie gambe si muovono spinte da una forza invisibile e prima che possa rendermene conto, sto dentro.L'odore mi riempie immediatamente le narici.non ho nessun dubbio su ciò che è appena successo qui.Posso distinguere il profumo di lei.immaginare come suona la sua voce quando.Dio.Di colpo mi sento schifosamente malato.Chiudo forte i pugni per poter controllare le mie emozioni, e la reazione involontaria del mio corpo di fronte alle immagini che aggrediscono la mia mente senza preavviso né compassione. Tutto quello che esce dalla mia gola e un suono spezzato.mi manca l'aria. Devo uscire da qui.prima che mi sorprendano a spiare come un volgare voyeur.Cammino con la maggior velocità possibile e riesco a raggiungere l'entrata del salone senza altri problemi. Accetto un'altra coppa per trovare qualcosa con cui occupare le mani giacché in questo momento sembro incapace di fare altra cosa che stringere i pugni come un idiota.Bevo un lungo sorso, giusto in tempo per vedere come "Max" appare sulla soglia del salone, pettinato, sistemato e con una coppa in mano.ha molto da brindare il fortunato bastardo! Spero che sappia meritare la fortuna che ha!Nota la mia presenza e mi si avvicina, con espressione imperscrutabile e uno scintillio negli occhi impossibile da nascondere. La sua mano bendata sostiene un bicchiere lasciando intravedere una piccola macchia rossa che esibisce orgogliosamente davanti a tutti come un maledetto trofeo! Bevo un lungo sorso lasciando che il liquore scivoli nella mia gola e sciolga il nodo che mi stringe lo stomaco mentre "lui" si avvicina fermandosi accanto a me, con lo sguardo fisso sull'entrata del salone. Aspettando. E lei appare.con i capelli ora sciolti intorno al viso, le labbra brillanti come fragole mature, mischiandosi tra gli invitati. Le sue mani stringono una ciocca di capelli avvolgendola dolcemente tra le dita. Il suo sguardo si accende improvvisamente poggiandosi un qualche punto dietro di me, fa un passo avanti.E improvvisamente qualcosa rompe l'incantesimo.Qualcuno molto.ma molto ubriaco si interpone sulla sua strada avvicinandosi a lei, sfiorando pericolosamente le bretelle del suo vestito, sorprendendola di spalle.
" Vedo che ha trovato un modo interessante di finire la festa, mi sarebbe piaciuto essere presente nell'esatto momento in cui ha cambiato di pettinatura, mademoiselle Malraux."- Le dita di lui scivolarono insolentemente sull'orlo della scollatura, provocando una reazione tanto immediata quanto efficace.
Con un gesto fulmineo, il maledetto si permette d'approfondire il contatto introducendo la mano nella scollatura del vestito, toccandola sfacciatamente. Ma prima che Max ed io possiamo reagire, lei gli afferra il polso, torcendolo e facendolo cadere a terra con una sola, rapida mossa.Sfortunatamente la vittoria dura solo una frazione di secondi: vediamo le braccia di Edward Davemport muoversi nell'aria. E forse in un meschino tentativo di vendetta o cercando un appiglio per evitare la caduta, le sue dita si intrecciano nella bretella del vestito, rompendolo. E il grande imbecille rimane lì, con gli occhi spalancati, godendo della sua prodezza mentre Vivianne riesce appena a coprirsi, sentendosi al centro dell'attenzione di tutti i presenti.Come in una scena a rallentatore, vedo Max mollare la coppa che aveva in mano e avvicinarsi come un falco, planando su di lei e incenerendo con lo sguardo qualsiasi uomo che osi posare i suoi occhi sulla donna che , oggi più che mai, considera sua proprietà privata.E dopo, tutto va di male in peggio!L'ubriaco, ancora non soddisfatto per il pietoso spettacolo che ha appena offerto, cerca di alzarsi afferrandosi alla giacca di uno degli invitati e questi, ubriaco come lui, non sembra apprezzare molto la cosa.E ricambia la gentilezza con un pugno sul naso!Improvvisamente, il raffinato salone delle feste si trasforma nello scenario di una rissa degna del vecchio west. La gente, su di giri per aver bevuto, incomincia a perdere il controllo scatenando un parapiglia che finisce per coinvolgere tutti, come in un polverone.Max e Vivianne se la svignano dal salone lasciandomi con un sapore amaro in bocca. E ancora una volta mi ritrovo con l'insano desiderio di seguirli e la piena coscienza di quanto sarebbe inutile.persino ridicolo farlo.Non ho bisogno di nessun'altra scusa per cedere alla tentazione di sfogarmi e finalmente lascio emergere il cavernicolo che é in me, represso per troppo tempo sotto la ferrea disciplina militare. Lascio che il mio pugno si abbatta contro qualsiasi cosa che si muova permettendomi finalmente di scaricare la tensione accumulata nelle ultime ore mentre le signore abbandonano il salone, mettendosi in salvo nel giardino, gridando come uccelli spaventati.Ancora scosso per il non tanto inaspettato sviluppo degli eventi rivivo di nuovo la sequenza dei fatti che mi hanno portato a reagire in questo modo. La stanza.l'odore.e la piena coscienza che mai potrò sperare di condividere niente di questa intimità rubata.con nessuno.O almeno... non con lei! _______________________________
Riusciamo ad uscire giusto un momento prima che si scateni il caos, metto le mie braccia intorno alle sue spalle mentre raggiungiamo il guardaroba per riprendere lo scialle di seta. Stendo la stoffa su di lei proteggendola dagli sguardi indiscreti e poi, rinunciando all'impulso improvviso di lasciare l'hotel in quello stesso istante mi avvicino alla reception, per chiedere una stanza.Vivianne mi lancia uno sguardo omicida mentre cerca inutilmente di ricomporre il vestito rovinato, il segno che ho lasciato su di lei è visibile attraverso la stoffa delicata e traslucida che copre la sua pelle di porcellana. Le sue dita si contraggono leggermente quando si chiudono sul petto, il mento trema per lo sforzo di trattenere l'indignazione che sente. Nei miei confronti?Mi domando quale delle due donne ho offeso stanotte e chi impiegherà più tempo a perdonarmi!L'impiegato scorge la macchia rossa e sorride con una mal dissimulata malizia, ma non so perché questo non mi disturba più di tanto, al contrario! Sorrido leggermente avvertendo un scoppio di orgoglio maschile crescere dentro di me nonostante la consapevolezza che il suo sguardo sta attraversando il mio cranio come una daga. Oh, oh.la signora è indignata?Fa un mezzo giro avvicinandosi all'ascensore, mantenendo la testa eretta e il respiro accelerato, una mano copre la prova visibile del nostro incontro. In pochi minuti raggiungiamo la stanza, ammutoliti e persi nei nostri pensieri. Lei si avvicina allo specchio per valutare il danno e sospira dirigendosi poi verso il bagno, liberandosi delle scarpe lungo la strada, aprendo la lampo del vestito. .e chiudendomi la porta sul naso!Sento il suono dell'acqua nella Iacuzzi e mi vedo già lì, con lei, nella vasca piena di bollicine. Quando apro la porta, invece, mi aspetta una "rossa" sorpresa! Scully, coperta di schiuma fino al collo, i capelli arricciati e raccolti in una crocchia, e il suo migliore sguardo di Ice Queen stampato sul viso, mi domanda:
" Cosa vuoi, Mulder?"Ora sì sono Mulder? Evvai! Che bello! Questo vuol dire che la recita è finita! E che posso considerarmi in punizione per il resto della notte!
"Pensavo di fare un bagno"
" La vasca è occupata."
" Vedo molto spazio lì!"
" Non per te! Chiudi la porta, uscendo!"
Sfoggio la mia espressione più ferita ed esco dal bagno, lasciando dietro di me una nuvola di vapore e profumo di mandorle. ACCIDENTI! Ora so quale delle due ho offeso.Mi avvicino allo specchio ansioso di strappare dalla mia pelle il viso dell'uomo che SI vede come un essere sessuale, con cui può giocare alla donna fatale chiusa in una stanza buia.Il mio nome sulle sue labbra é diventato una barriera che questa notte non mi sarà concesso superare.
"Mulder" è totalmente prescindibile nella sua vita.. e nel suo letto.
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Non mi ero mai sentita così umiliata in vita mia!Accettare che il gioco e questa nuova intimità mi stia piacendo più del previsto è una cosa, ma vedermi improvvisamente trasformata nel centro d'attenzione di tutta questa gente.è stato.è stato. TROPPO!Il gioco si sta trasformando in qualcosa che non posso dominare.e non mi piace perdere il controllo.Non posso prendermi questo lusso.Quando sono tornata nel salone e ho incontrato il suo sguardo eravamo solo due complici che dividevano un segreto. Il segno era solo parte di un gioco tra noi due, e così avevo iniziato ad accettarlo. Ma vedermi esposta di fronte a tutti, marchiata come bestiame, è stato più di quanto ho potuto sopportare. Allora l'ho odiato per farmi sentire improvvisamente, così vulnerabile.Non posso credere che avrebbe osato pernottare in questa stanza d'hotel dopo quello che è successo.. Non l'avrebbe mai fatto con me, voglio dire con la donna che sono stata! Qualcuno che non aveva mai osato guardare un istante più del necessario, una donna così diversa dalle bambole con il sorriso di plastica che tanto gli piacciono.Una maschera mi ha trasformato nell'incarnazione di alcune delle sue fantasie e allora Max mi ha guardato come Mulder non aveva mai fatto! Per un momento ho creduto che fosse reale, ma il suo interesse per me non è più veritiero di questa ridicola menzogna.¡ Non penso di prestarmi a questo!Esco dal bagno senza guardarlo ed osservando la mia immagine riflessa nello specchio, asciugo i capelli massaggiandoli energicamente, fino ad eliminare l'ultima goccia d'acqua sentendo il suo sguardo sul collo per tutto il tempo,-" Puoi usare la vasca e rimanerci tutta la notte se vuoi!"- lo dico freddamente, annullando così ogni possibilità di dialogo.Lui non risponde ed entra nel bagno senza chiudere la porta alle sue spalle, liberandosi dei vestiti con pochi, stizzosi movimenti. Entra nell'acqua, spruzzando tutto intorno a sé creando una piccola pozzanghera. Sospira, chiaramente infastidito al vedere che la notte non finirà così promettentemente come era iniziata.Per quel che mi riguarda la recita finisce qui. Guardo incerta il letto al rendermi conto che sarò obbligata a dormire con la biancheria malgrado stia desiderando in questo momento, come mai in vita mia, di avere a portata di mano uno di quei pigiama-antiuomo che hanno tenuto le sue mani lontane da me per tanti anni.Ma credo che il mio atteggiamento questa notte è stato abbastanza chiaro perché non abbia voglia di tentare niente così che, senza altri tentennamenti, mi accomodo sul letto a pancia in giù, coprendomi fino al collo con le coperte.Cerco di regolarizzare il respiro affondando il viso nel cuscino, stando perfettamente immobile, aspettando che si convinca che sono addormentata quando uscirà di qui. Sono troppo stanca per iniziare una discussione.
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Come avrei potuto prevedere che questa notte gli avvenimenti avrebbero avuto una svolta così drammatica? Avrei dovuto immaginare che non sarebbe stato prudente mettere alla prova la mia fortuna in questo modo; capire la differenza tra un semplice, eccitante gioco tra adulti e la complicata mentalità di una donna così complessa e orgogliosa come Scully.Può essere disposta ad assumere il ruolo che la situazione richiede, ma non si permette mai di dimenticare il limite tra il gioco e la realtà.Il messaggio è chiaro.Non mi permette di attraversare il limite che segna il territorio che credevo d'aver conquistato le scorse settimane. A volte mi convinco che quello che ho creduto di vedere nei suoi occhi, quella notte davanti allo specchio, è stato solo il frutto della mia mente iperattiva.Un altro miraggio! Esco dal bagno gocciolando acqua, strofinandomi i capelli con un asciugamano pulito ed entro nella stanza, ora avvolta nella penombra. Indovino la sua figura tra le lenzuola, immobile. Prudente sollevo le coperte, preparato a sentire dalle sue labbra che questa notte il letto è troppo piccolo per tutti e due. Invece sollevo le coperte e non succede niente! Il ritmo del suo respiro non cambia ed i suoi capelli sono sparsi il libertà sul cuscino. Seguo la linea della sua schiena fino a incontrare un triangolo di stoffa nera, appena visibile davanti a me.Chiudendo gli occhi, la rivedo ancora massaggiando l'offensivo segno mezzo nascosto sotto la schiuma, cercando di cancellarlo dal suo corpo come se fosse opera di un insetto velenoso.Io!Mi rassegno ad affrontare una notte in bianco, sistemandomi al suo fianco, vincendo il desiderio di svegliarla e srprendermi così, come un ghiottone davanti alla vetrina di una pasticceria, desiderando i dolci che non può comprare.Passo il resto della notte elaborando mille ed un modo di avvicinarmi nuovamente a lei e così, un interminabile minuto dopo l'altro arriva il mattino. Il suo corpo si muove, striracchiandosi pigramente davanti a me, ma quando gira la testa, i suoi occhi non si aprono.Rimane così per un poco di tempo ignorandomi deliberatamente ed io aspetto, accoccolato a poca distanza, l'occasione propizia per avvicinarmi a lei. Allungo la mano per poter toccare il segno rosso e il suo corpo si irrigidisce al contatto. Mi paralizzo. Sta per rifiutarmi ancora una volta?La mia mano si apre in una carezza e lei sospira sotto il mio tocco, lasciandosi andare, ancora avvolta nella nebbia del sonno. Il mio corpo, sveglio da molte ore, ha bisogno di cercare il suo, così che nascondo la testa sotto le lenzuola e percorro la sua persona aspirando l'odore del mattino, emergendo per cercare i suoi occhi e domandarle se continua ed essere arrabbiata. Ma il suono del cellulare rompe l'incantesimo.Il suo braccio si allunga aggraziato, emergendo dalle coperte e cerca il telefono sul comodino. Stirandosi, apre gli occhi e si siede sul letto, toccandosi i capelli con un istintivo gesto di civetteria. Il mio respiro accelera mentre con le dita sfiora il suo collo in un lieve massaggio.Si sta esibendo....per me? Lei sorride alla voce al telefono, come se avesse appena ricevuto un inaspettato regalo.
" Edward.non mi aspettavo la tua telefonata."
Si raddrizza lasciando cadere le coperte ed io mi avvicino ancora di più, le mie mani scendono fino alla schiena cercando di distrarla da qualsiasi cosa quest'uomo le stia dicendo. La sua voce echeggia nella stanza, indulgente.- "Certamente, capisco. Non è stata colpa tua, dopo tutto, avevi bevuto troppo. È stato solo un incidente."
Si alza dal letto e le mie mani restano vuote, sospese nell'aria mentre si allontana da me, come ipnotizzata dalla voce al telefono.Continua ad ignorarmi, mentre si avvicina allo specchio cercando qualcosa nella sua borsa. Si passa la spazzola per il capelli guardando il suo riflesso come se gli stesse raccontando un segreto, il maledetto cellulare è ancora appiccicato al suo orecchio.La rabbia cresce esponenzialmente ma cerco di dominarmi. Non devo dimenticare che parte della missione di Vivianne era creare una certa amicizia con lui, irretirlo col suo fascino per poter entrare nell'organizzazione.E se questo non fosse tutto?
" Chiaro, Edward, accetto"- Mugola lei, raccogliendosi i capelli, mettendosi la parrucca e le lenti a contatto.
Il suo sguardo da gatta brilla davanti a me, ma lei continua ad esaminarsi pensando chissà a cosa.O A CHI!
Non resisto più! Di scatto, la raggiungo, e le mie dita si chiudono come artigli sulle sue spalle stingendola un poco più del necessario.-" Cosa stai accettando esattamente?- Le sussurro all'orecchio.
Lei si stringe nelle spalle e fa un vago gesto con la mano mentre interrompe la telefonata.-" Un invito. Vado a casa, ho bisogno di cambiarmi d'abito."
" NON PUOI"
"Certo che posso! Si suppone che questo era il nostro piano dall'inizio"-
Risponde con un vago tono d'impazienza rimettendosi il vestito rosso, sistemando lo scialle sulle spalle e dirigendosi altezzosamente verso la porta-" Non m'interessa darti una spiegazione, e non ti aspetterò. Parleremo più tardi."
Mi ritrovo nudo davanti alla porta ora chiusa, con la bocca aperta in una muta protesta. Solo.
Non dite: " ho trovato la verità", ma " ho trovato una verità".
Non dite: " ho trovato il sentiero dell'anima", dite invece," sul mio sentiero ho trovato un'anima in cammino". Perché l'anima cammina su tutti i sentieri.
L'anima non cammina su una sola linea, e non cresce come una canna. L'anima si schiude in mille petali come un fiore di loto.
Il Profeta Gibran Kahil Gibran
Odi et Amo. Quare id faciam fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
Catullo
( Odio ed amo. Forse ti domandi come sia possibile: non lo so, ma è così e mi tormento)
CASA MALRAUX
10,45 am
Una volta tornato a casa, raccolsi la biancheria che aveva sparpagliato per tutta la stanza e mi vestii, fremendo di rabbia, ricostruendo la sua immagine nella mia mente. Come aveva potuto civettare con lui, trattandomi come una ragnatela appesa al muro?
Sicuramente il tale Edward doveva esserle piaciuto molto più di quello che aveva voluto ammettere. La nostra missione di spionaggio era stata solo una scusa della quale aveva saputo servirsi molto bene. Era solo una donna dopo tutto! E le piaceva sentirsi ammirata.
Non ero così ingenuo da credere…che non si era resa conto del modo in cui tutti gli uomini, alla festa, la spogliavano letteralmente con lo sguardo e lei …ne era elettrizzata!
Quando entrai nella sua stanza vidi le sue scarpe rosse abbandonate sul pavimento, il vestito ora rovinato, buttato sul letto. Il suo profumo avvolgeva tutto l'ambiente. Il cassetto della sua biancheria, ancora aperto, la lingerie sparpagliata sul letto….
Mi domandai fino che punto era disposta ad arrivare con quella messa in scena? Forse pensava di lasciargli vedere la sua biancheria …o sotto di essa?
Quali erano i patti , Scully?
SI TRATTAVA DI FINGERE... NON DI ESSERE! RICORDI?
Forse la mia imprudenza aveva finito per creare un piccolomostro?
Mi irrigidii sentendo il umore dei suoi passi, mi alzai dalla poltrona come se stesse bruciando.
I pesanti tendaggi avvolgevano tutto nella penombra, nascondendomi. Volevo studiare l'espressione del suo viso al suo rientro; prima che si accorgesse della mia presenza e nascondesse i sui sentimenti sotto la maschera di totale indifferenza che sembrava avesse reinventato solo per me.
Mi sarei avvicinato abbastanza per sentirne il profumo….allora avrei saputo se aveva lasciato che il tizio l’avesse toccata abbastanza per contaminarla con il suo odore.
Cosa avrei potuto fare se avessi scoperto che era LEI era stata la sua colazione, quella mattina? Forse avevo diritto di reclamare qualcosa?
Il suo atto di ribellione voleva dire solo una cosa: non apparteneva a nessuno…e comunque, non a me!
Almeno era ciò che vidi scritto sul suo viso quando aprì la porta.
Entrò rapidamente ed i suoi occhi non mi cercarono mentre si dirigeva direttamente verso la poltrona dove ero rimasto ad aspettarla.
Camminando lentamente, mi avvicinai fino a raggiungerla, abbastanza da vedere la peluria sul collo rizzarsi.
La sua voce indifferente abbassò ancora di più la temperatura della stanza quando dichiarò: "E' stato disposto il nostro ingresso nell'organizzazione. Farò parte dell'equipe di ricerca e tu…sarai l'assistente di uno dei dirigenti, non so bene."
"Credevo che avrei lavorato con te."
"Non sei un medico...non vedo come potresti aiutarci nel laboratorio di ricerca."
" Aiutar....vi?"
"Sarò l'assistente personale di Edward Davemport. Come avevamo pianificato."
" Ma che braca!"-Biascicai.- Magnifico lavoro, collega!"
Abbandonai la stanza troncando la conversazione.
Mi rifiutai di domandare altro.
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Abbiamo smesso di parlare da vari giorni, fatta eccezione per i grugniti e monosillabi con cui ti riferisci a me ogni volta che siamo costretti ad incontrarci.
E' impossibile sapere per che cosa, esattamente, mi stai rimproverando: L'avere raggiunto così rapidamente l'obiettivo che c'eravamo proposti...o l'esserti repentinamente ritrovato senza il tuo nuovo giocattolo?
Era solo uno stratagemma. Non era questo, forse, ció che speravi che facessi?
Riconosco di aver esagerato, questa mattina. Tornando alla mia stanza ho ceduto all'impulso quasi infantile di richiamare la tua attenzione cercando di svegliare una gelosia che non arriverai mai a sentire. Ho buttato la biancheria intima sul letto con la segreta speranza che, vedendola, mi avresti immaginato fra le braccia di Edward.
Mi sono liberata del vestito, e dopo aver fatto una lunga, tonificante doccia ho preparato uno dei tanti completi del mio adesso inesauribile guardaroba. Tutti scelti per uno scopo specifico: sedurre.
Che differenza avrebbe fatto dover scegliere il travestimento, questa mattina?
I giorni in cui mi sentivo a mio agio indossando i miei vestiti sembrano così lontani ora. Non mi riconosco nella sconosciuta a cui ho prestato il corpo. Sono persino gelosa di lei. Degli sguardi che sa accendere, specialmente in te!
Il segno è scomparso con il passare dei giorni, così come il rancore che aveva risvegliato in me il vedermi esposta, marcata in quel modo. Ma ora sei tu che mantieni le distanze, nascosto dietro i modi garbati e conversazioni superficiali.
Non sembra che ti sia importato più di tanto che abbia accettato le attenzioni di Edward. Allora perché aspettare un tuo cenno, se non ti rendi conto che esisto come donna?
A cosa pensi quando mi vedi uscire con lui?
Se solo mi dicessi che sono io, in realtà quella che t'importa di più, non dubiterei un secondo ad avvicinarmi a te. Ma ti limiti a guardarmi ostentando indifferenza.
Allora non mi rimane altro che continuare a recitare, accettando da un altro le attenzioni che ora tu mi neghi.
Di notte osservo per ore la porta che ci separa, immaginandoti all'altro lato. Desiderando di infrangere questo muro di ghiaccio con una sola parola.
L'unica che ci avvicinerebbe!
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LOCALITÁ SCONOSCIUTA
Il giorno dopo...
Arrivammo a destinazione dopo varie ore di viaggio, e come previsto, fu perfettamente inutile domandare dove ci stavano portando. Arrivando alla Base peró, ci rendemmo conto che si trattava dello stesso posto dal quale Scully ed io eravamo riusciti a fuggire molti mesi fa.
Ho un vago ricordo di ciò che fu la mia permanenza in questo posto… ricordo delle voci, alcune familiari ed altre, sconosciute; il tocco delicato di una donna che massaggiava le mie membra immobili; ed anche una voce dolce e triste che mi incoraggiava a resistere.
La sua.
Piú tardi mi convinsi che tutto ció doveva essere esistito solo nella mia fantasia... nel delirio di un moribondo. Eppure dentro di me volevo credere che se aveva accettato di salvarmi aggrappandosi a quell’ultima speranza, nonostante tutto….doveva amarmi!
Questo mi dava qualche diritto.... o no?
Evidentemente no!
Il viaggio fu scomodo sotto tutti i punti di vista. L'aria, nello stretto abitacolo dell'elicottero era così pesante che non si poteva nemmeno respirare. Davemport mi osservava, seduto a poca distanza , con un lieve sorriso sulle labbra e una mano possessivamente appoggiata sulla spalla di lei… facendomi capire chi dei tre era di troppo , lì dentro.
Masochisticamente, mi domandai fino a che punto era arrivata con lui, perché potesse prendersi questo diritto. Gli occhi di Scully mi studiavano, nascosti dietro la maschera di Vivianne… senza tradire nessuna emozione.
La sua espressione impassibile era il fedele specchio della mia.
Decisi di riscattare quel poco che rimaneva del mio orgoglio, e allontanarmi da lei il piú velocemente possibile. Quando l'elicottero atterrò, entrai nella base trascinando con me il bagaglio, senza guardare indietro.
Ricordo d'aver imboccato il corridoio sentendomi così stupido!
Uno sconosciuto mi indicò la strada da seguire per raggiungere il mio nuovo alloggio e cominciai a camminare, sentendo l'eco dei miei passi nell'istallazione apparentemente vuota.
E improvvisamente, dei passi familiari interruppero il silenzio. Vidi una porta aprirsi.
Apparve la sagoma di una donna che riconobbi con un poco di sorpresa e –lo ammetto- un vago sentimento di sollievo. La mia permanenza lí non sarebbe stata del tutto solitaria.
Prima che potessi aprire la bocca per salutarla, rivelando così la mia vera identità, aggrottò la fronte studiandomi con aperta curiosità- " Buongiorno. Posso aiutarla?"
Maledissi la mia superficialitá, capendo fino a che punto mi stava influenzando questa nuova situazione con Scully...Vivianne.. o chiunque sia la donna in cui si era trasformata in questo ultimi giorni. -"Io…sto cercando la mia stanza. Nel corridoio 5B, se non ricordo male."
" Si trova molto vicino alla mia, mi segua, l'accompagno signor..."
"M.. Max Forrester."
Aggrottó la fronte, probabilmente sorpresa dal suono della mia voce- "Forrester...mi hanno detto che il mio nuovo assistente sarebbe arrivato nei prossimi giorni. Sono Diana Fowley."
" Sarà il mio diretto superiore, allora. Come dovrò chiamarla?"- Dissi fingendo di non essermi accorto della sua reazione.
" Diana andrà bene...Max"- Mi studió dalla testa ai piedi mentre mi mostrava la strada da seguire.- " E' sicuro che non ci conosciamo?"
"Non avrei dimenticato il suo viso, ne sono sicuro"- Risposi con il mio miglior sorriso. Sembró accontentarsi della mia risposta e accelerò il passo.- " E' qui."
Aprii la porta segnata con il mio nome e accesi la luce, entrando in quello che sarebbe stato il mio alloggio. Diana si fermó sulla soglia, in attesa.
"Si accomodi, per favore."- Dissi, indicando una delle poltrone.
Entró lentamente, osservando lo spartano arredamento della stanza che mi avevano assegnato- " Non è molto accogliente, ma si abituerà presto."
" Mi ha detto che sarò il suo assistente personale. In che cosa consisteranno le mie funzioni, esattamente?"
"Avremo tempo per parlarne. So che non è arrivato solo."
"Effettivamente, ho avuto piú compagnia del necessario."- Dissi senza poter nascondere il sarcasmo.
Mi resi subito conto di aver commesso un'imprudenza! Avevo messo troppa Mulder-ironia nella mie parole… se solo avesse sospettato che ero vivo, non avrebbe avuto dubbi sulla mia vera identità! Mi conosceva troppo bene!
Un rumore di passi riveló la presenza di qualcun' altro nel corridoio.
Maliziosamente, sperai che si trattasse di Scully.
Avrei dato qualsiasi cosa per assistere al suo primo incontro con Diana! Volevo vederla impallidire di rabbia trovandosi faccia a faccia con qualcuno che disprezzava tanto!
Volli fare a pezzi la sua maschera di indifferenza, e non parlo di quella che portava sul viso... Dimostrarle che non era l'unica che poteva ferire l'altro!
Ammettendo per un momento che potesse ferirla il solo fatto di vedermi vicino a Diana.
Almeno un pó.
In quel momento qualche dio - o il diavolo- decise di mettersi dalla mia parte: lei apparve nel corridoio al braccio di Davemport, lui trascinava il suo bagaglio fino alla porta di fronte.
Allora Diana parlò, e la vidi irrigidirsi come una gatta in allerta di fronte ad un pericolo imminente. Lentamente, si girò su se stessa respirando piano, per riprendere il controllo.
Ci vide. Conversando amichevolmente sul divano.
Vidi le sue unghie contrarsi sul braccio di Davemport. I suoi occhi inchiodarsi prima su di me- poi su di lei- come se non potesse credere a ciò che stava vedendo.
" Vivianne...lascia che ti presenti Diana Fowley. Sarò il suo assistente personale da ora in poi."- Allora chiusi la porta, lasciandola fuori con lui.
Sentii il rumore della porta che sbatteva. Poi i passi di Davemport, che si allontanavano.
Allora mi girai verso Diana...e sorrisi.
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LABORATORIO DELLA BASE 23B
Località sconosciuta
Alcuni giorni dopo…
Il boa constrictor uscì dal laboratorio, felice di aver comunicato, nella riunione, che la raccolta delle nuove cavie stava rivelandosi più proficua che mai. Mi si rivolta ancora lo stomaco ogni volta che ci penso!
Cercai di tacitare la mia coscienza pensando che, dopo tutto, stavamo dando una migliore prospettiva di vita ad infermi che la medicina comune avrebbe considerato spacciati. Eppure, il praticare questo tipo di esperimenti su esseri umani inermi e senza la capacità di esprimere la loro volontà e consenso mi sembrava comunque un abuso.
Ed essermi trasformata nel principale artefice e complice di tutto ció mi faceva orrore.
Invece stetti zitta, accettando implicitamente di andare avanti. Max soddisfece le aspettative di questa gente trasformandosi in un importante supporto logistico, un collaboratore efficiente di poche parole e soprattutto... di poche domande.
Dal giorno del nostro arrivo avevamo parlato il meno possibile. Guardandoci come se non avessimo niente da dirci ed io maledissi mille volte il giorno che eravamo arrivati lì. Si era trasformato nell'ombra di Diana, e lei sembrava apprezzare le qualità del suo nuovo collaboratore.
Max le piaceva!
Se solo avesse immaginato a chi doveva il piacere di averlo rincontrato.
Quando Edward mi disse che aveva trovato il modo di impiegare "convenientemente" Max, nominandolo assistente di uno dei suoi dirigenti, non mi venne in mente di domandare quali sarebbero state le sue funzioni, meno ancora "chi" sarebbe stato il suo nuovo capo.
Tutto quello che feci fu gongolare nell’attesa – immaginando la faccia che avrebbe fatto Mulder- al sapere che IO sarei stata l'assistente personale di Edward Davemport.
Come avrei potuto immaginare che sarei stata sul punto di consegnarlo su un vassoio d'argento a.... quel serpente?
Naturalmente...ora so come e dove vive questa donna, quale miglior habitat che una base segreta per un essere abituato a muoversi nell'ombra strisciando ai piedi di chiunque pur di ottenere il suo obiettivo?
Per quello che ho visto, le è andata molto bene dal momento in cui decise di abbandonare Mulder e vendere la sua anima al diavolo per poi andare a cercarlo, molti anni dopo, come se niente fosse accaduto!
Se solo avessi potuto immaginarlo, prevederlo, IMPEDIRLO! Lui non starebbe stato lì, affascinato, sbavando dietro di lei. Burlandosi di me!
Certamente...nessuno qui conosceva ancora la nostra vera identità, ma perfino un cieco avrebbe visto che "Max" rispondeva pienamente alle aspettative di questa donna, se solo avessero sospettato!
Lei si sarà chiesta: perché una perfetta sconosciuta si era rifiutata di stringerle la mano?
Avrá sicuramente pensato che ero gelosa. Come se potessi non considerarmi minacciata da una donna che, nel passato ebbe "qualcosa" con lui.
Ma... a chi voglio prendere in giro?
Era stata S-P-O-S-A-T-A con lui... Ed averla così vicino, giorno dopo giorno, poteva far sì che lui ricordasse il perché - un giorno - fu così cieco da innamorarsi di lei....
.....e delle sue rughe!
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Vivianne è diventata la "ricercatrice stella" del laboratorio e la beniamina dell'organizzazione. La sua sorprendente scalata e l'inaspettato talento dimostrato nel decifrare gli appunti della "defunta" dottoressa Dana Scully hanno lasciato a bocca aperta più di uno e - com'era d'aspettarsi - risvegliato la diffidenza e l'avidità di altri.
Incluso di quel dongiovanni da quattro soldi!
Crede che non mi sia reso conto di come la guarda? Sicuramente crede d'aver trovato la soluzione a tutti i suoi problemi. Gli brillano gli occhi al pensiero che presto avrà la tra le sue mani la chiave del successo…sa perfettamente che chi riesca a decifrare il segreto di questa tecnologia aliena avrà tra le mani un potere senza limiti.
Non gli costerá nessuno sforzo irretirla con le sue menzogne, facendole credere che tutto ciò che gli interessa è lei!
Anche se Scully si ostina a rimanere chiusa nella sua torre di silenzio, ho capito da tempo che lui non è l'unico ambizioso in questo schifo di posto.
Diana sta inseguendo la sua stessa meta! Non sono così cieco da non accorgermene! Ma Scully, troppo accecata dal dispetto, non si rende ancora conto che non mi importa ciò che pensa questa donna, so che in nome dell'ambizione passerebbe sul cadavere di chiunque, perfino sul mio!
Ho cercato di avvicinarmi a Scully varie volte, ma tutto sembra cospirare perché Diana appaia accanto a me nel momento più inopportuno, aggravando il suo dispetto e chiudendo così qualsiasi possibilità di comunicazione tra noi.
Ma questa notte smetterà di fuggire!
Ho deciso di aspettarla sorvegliando il suo alloggio nascosto dietro la porta del mio ed eccomi qua: seduto come un perfetto imbecille dietro la porta, una lattina di birra in mano e l'orecchio incollato alla superficie di legno, attento a qualsiasi movimento.
Diana si è assentata per alcuni giorni, liberandoci della sua presenza... così che non dovrò aspettare una della sue inopportune visite notturne. Ho permesso che diventassero un'abitudine nel rendermi conto che Scully rientrava nella sua stanza ogni giorno più tardi. La presenza di Diana - e le sue futili conversazioni - mi aiutavano a non pensare cosa poteva star facendo in compagnia di quell'idiota fino a tarda notte, nei laboratori vuoti.
Non ero cosí ingenuo da credere che lo facesse per amore della scienza!
Ho lottato notte dopo notte contro la tentazione di nascondermi nel buio e spiarla come un marito geloso, ma ero sicuro che quei due stavano usando le istallazioni di questo posto per fare qualcosa che aveva poco a che vedere con la ricerca scientifica!
La mia mente malata aveva la meglio e di notte m'immaginavo lì, con lei, sperimentando nuove ed eccitanti modi di utilizzare le fredde strutture d'acciaio...a volte mi addormentavo con questa immagine nella testa, per svegliarmi dopo, coperto di sudore nel rendermi conto che colui che stava con lei non ero io!
Da allora mi perseguita l'eco dei suoi sospiri e passo le notti in bianco aspettando il suo ritorno. Le ore sembrano allungarsi all'infinito senza che possa fare niente per evitarlo.
Ma questa notte mi libererò di ogni dubbio!
Sono qui, appostato nell'ombra come un volgare ladro, nascosto in una delle celle vuote del laboratorio. Sono rimasto seduto per ore sulla scomoda superficie d'acciaio, immaginando che li avrei visti arrivare.
E così è stato.
Sono entrati insieme, un'ora dopo, indossando i loro camici bianchi, portando caffè fumante e biscotti. Hanno acceso il computer, avvicinando le loro teste davanti allo schermo illuminato....
...avvicinandole troppo!
La voce di Scully, pacata e professionale, risuona nella stanza riportandomi all'epoca felice in cui potevo ancora stare seduto accanto a lei, guardarla ed ascoltarla per ore.
Per un attimo ho chiuso gli occhi rivivendo quei momenti, lasciandomi cullare dal suono delle sue parole.Un attimo dopo li ho aperti, cercando di capire perché avevano taciuto all’improvviso.
Credo che è stato in questo momento che ho smesso di respirare.
LUI LA STA BACIANDO!
Lei è rimasta immobile, ma non l'ha preso a schiaffi né ha cercato di ribellarsi.
Ho sentito tutti i muscoli della mia faccia contrarsi all’improvviso, la mia vista si è annebbiata nel preciso momento in cui l'ho vista chiudere gli occhi e aprire le labbra per rispondere al bacio.
Le mie labbra si sono inaridite mentre le sue diventano brillanti, schiudendosi sulla bocca di lui.
Accettandolo.
Lasciandosi andare.
Sono rimasto lì, schiacciato contro la superficie d'acciaio, tremando d’impotenza, cercando invano di raccogliere gli ultimi frammenti del mio orgoglio per uscire dal nascondiglio e gridare- "E'MIA!"
Invece sono rimasto lì, nascosto nell'ombra come uno stupido guardone, mentre i miei peggiori sospetti diventano realtà.
Le immagini del mio incubo si stanno materializzando davanti ai miei occhi senza che possa impedirlo.
Per favore non farlo!
Per favore!
Improvvisamente interrompono il bacio e lui mormora qualcosa che non riesco a capire, alzandosi e lasciandola sola. Lei si accarezza le labbra con la punta delle dita osservando la porta chiusa, con un incredibile sorriso sulle labbra.
Non puoi aver goduto dei suoi baci più che dei miei! NON PUOI!
Perdendo quelle briciole di amor proprio che ancora mi rimangono, sono uscito dal nascondiglio, pazzo di gelosia.
Le mie mani si sono chiuse come artigli sulle sue spalle.-! ORA CAPISCO PERCHE' TI AFFASCINA TANTO QUESTO LAVORO, SCULLY!"
Sussulta girandosi verso di me, con gli occhi spalancati per la sorpresa. -Mulder…mi hai spaventato."
" CHE COSA PRETENDI DI OTTENERE?"
" Sta zitto....potrebbero sentirci!"- Indica la videocamera di sicurezza portando un dito alla bocca per convincermi a tacere, ma sono troppo ferito perché me ne importi!
" E ALLORA? Non erano questi i patti! Ricordi? Credevo che tu...ed io…" Le parole mi muoiono sulle labbra nel vedere l'espressione di sorpresa sul suo viso.
" Non c'è mai stato un " tu ed io", Mulder!"- Dice stancamente. -" Stavamo solo recitando! E la farsa ci è scappata di mano! Vero?"
Apro la bocca per risponderle, ma…
Non c'era nient'altro da dire!
Nient'altro da spiegare!
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NELLA STANZA DELLA SICUREZZA
Nè Mulder, né Scully avrebbero potuto immaginare che qualcun'altro ascoltava la loro conversazione con estremo interesse. Ed ancor meno intuivano il grave pericolo a cui si sarebbero esposti a partire da quel momento.
ORA CAPISCO PERCHE' TI AFFASCINA TANTO QUESTO LAVORO, SCULLY!"
::::::SCULLY? Accidenti! E' incredibile la quantità di cose che si possono scoprire spiando da questo posto così interessante. Questa cosa sarà divertente::::
" Mulder...mi hai spaventato."
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::::::::: Così che sono vivi e in perfetta salute! Non so ancora cosa ne farò di quest'informazione così interessante ma…. la loro avventatezza mi ha appena consegnato il successo su un piatto d’argento! Potrò tendere loro una trappola senza che sospettino di essere stati scoperti, non resta(altro) che trovare il modo per obbligarli a rivelare dove hanno nascosto la prova di una scoperta così importante!:::::
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" COSA PRETENDI DI OTTENERE?
" Sta zitto....potrebbero sentirci!"
:::::::::::Troppo tardi, Fox! Per essere morti, siete abbastanza in forma::::
" E ALLORA? Non erano questi i patti! Ricordi? Credevo che tu...ed io..."
::::::::Tu e lei...Cosa?::::::::::::::::::
Lei abbassa la voce e gli spiega, con il tono che userebbe con un bambino di cinque anni:- "Non c'è mai stato un 'Tu ed io', Mulder! Stavamo solo recitando! E la farsa ci è scappata di mano! Vero?"
:::::::::::::: Rispondi a questo se puoi, FOX! Non é necessario in realtà, ti si vede in faccia ciò che senti. E' incredibile che lei non lo sappia! Ce l'hai stampato in faccia!::::::::::::::
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Il suo sorriso si allargò ancora di più e i suoi occhi brillarono mentre valutava il modo più rapido per raggiungere il suo obiettivo. Valeva la pena rischiare tutto tradendo il cuore stesso dell'organizzazione, vendere le prove al miglior offerente per poter raggiungere la meta.
:::::::::::::Esci da qui ora, Fox, e regalami un pó più di tempo! Quando meno te lo aspetti starai supplicando Dio che ti conceda l'opportunità di tornare qui e gridare a pieni polmoni il tuo ridicolo amore per lei!::::::::::
:::::::::::::::::Vediamo fino a che punto sarai disposto a pagare il prezzo del tuo errore!::::::::::::
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ALLOGGIO DI MAX FORRESTER
Alle prime luci dell'alba....
Mi affacciai alla porta della sua stanza sperando di vederlo sveglio.E così fu.
Potei sentire i suoi occhi perforarmi attraverso l'oscurità. Rimase perfettamente immobile, teso, come se avesse aspettato quest'incontro per tutta la notte.
Non cercai d'illudermi analizzando i motivi della sua rabbia, ma fu chiaro che doveva avermi visto baciare Edward.
Non ero sicura del perché avevo lasciato che accadesse, ma non avrei mai creduto che potesse ferirlo vedermi tra le braccia di un altro uomo.
La nostra relazione era solo una finzione, non più reale delle nostre supposte identità, giusto?Chiaro, come no – dissi a me stessa - Mi schiarii la gola ed sussurrai- " Dobbiamo parlare."
" E tutto molto chiaro, mi sembra!"
Abbassai il tono di voce e mi avvicinai, indicando la telecamera a circuito chiuso." Sai perfettamente che non era il posto giusto per parlare, avrebbero potuto scoprirci. Devo tenere questa maledetta maschera sulla faccia perfino quando dormo nel mio stesso letto! Mi conosci abbastanza da sapere che ciò che ho detto non era esattamente…"
"Quello che hai detto FORSE! Ma quello che ho visto è stato abbastanza eloquente! " – Disse, acido.
"Quello che hai visto.... non era niente!
" Chiaro! Niente se paragonato a quello che avrei potuto vedere se mi fossi nascosto nella tua stanza!"
" perché avresti dovuto farlo?"
" Hai bisogno di chiederlo?"- Mi rispose, tagliente.
" E' stato solo un bacio! Non hai nessun diritto di criticarmi!"- Chiusi la bocca giusto a tempo. Non volevo che sapesse fino a che punto mi aveva dato fastidio vederlo accanto quella strega fino a notte fonda!
Saltò dal letto alzandosi rapidamente ed potei vedere furia nei suoi occhi! Decisamente, la nostra conversazione era finita li!
" Non ce l'ho, e vero! Torna a cercare Edward e tanti auguri! - Mi strinse il braccio spingendomi fuori dalla sua stanza-" Esci di qui, VIVIANNE!"
" Ma...."
" Buonanotte!"
La porta si chiuse sul mio viso prima che potessi reagire, ma non cercai di aprirla di nuovo, perché avrei dovuto?
Alzai la testa cercando di ignorare il movimento della videocamera che spiava ogni mio passo. Sospirando, aprii la porta della mia stanza, senza sospettare ció che stava per accadere.
Un dolore acuto mi penetrò nella pelle e sentii le mie ossa sciogliersi, incapaci di sostenere il mio peso.
Poi divenne tutto nero.
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IL MATTINO DOPO
Mi alzai presto incapace di sopportare oltre il contatto con le lenzuola. Uscii frettolosamente dalla mia stanza volendo evitare il pericolo d'incontrarla.
Mi costrinsi a non guardare la sua porta e mi allontanai, molto orgoglioso di me stesso, rifugiandomi nell'ufficio ancora deserto
Affogai le mie pene con litri di caffè, rivivendo ciò che era successo la notte precedente, ma resistetti all'impulso di avvicinarmi al laboratorio, sicuro che l'avrei trovata con lui.
Quando vidi, finalmente, il messaggio che qualcuno aveva lasciato sulla mia scrivania, lessi il nome tracciato sulla busta senza assimilare appieno ciò che realmente significava.
Il messaggio mi sconcertò completamente.
Non era indirizzato a Forrester...ma a Mulder! Qualcuno conosceva il nostro segreto ed ero sicuro come l'inferno che ció non prometteva niente di buono.
Aprii la lettera, incapace di contenere la paura e capii che il nostro piano era stato scoperto.
Qualcuno sapeva, e era disposto a qualsiasi cosa pur di soddisfare la sua smisurata ambizione!
Mi maledissi per aver permesso ai miei interessi personali di interferire con la mia capacità di giudizio.
Ero perfettamente consapevole del rischio a cui la mia compagna era esposta. Come scienziata, era fondamentale nella comprensione di questa nuova tecnologia:
"POSSEGGO QUALCOSA DI CUI HAI BISOGNO COME L'ARIA, FOX…HAI APPENA 12 ORE PER DECIDERE: CHE COSA CONTA DI PIU' NELLA TUA VITA?"
Vorreste conoscere il segreto della morte. Ma come scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita?
Se veramente volete scoprire lo spirito della morte, aprite i vostri cuori al corpo della vita, giacché la vita e la morte sono una cosa sola, come il fiume ed il mare.
E cos'è morire, se non rimanere nudi nel vento e dissolversi con il sole? Solo se berrete al fiume del silenzio, canterete veramente.
E quando raggiungerete la cima del monte, allora incomincerete a salire…e quando la terra chiederà le vostre ossa, allora ballerete veramente.
Il Profeta - Gibran Kahil Gibran
Rimasi paralizzato per alcuni secondi. Non potevo credere che il mio sproposito della notte precedente avesse avuto conseguenze così disastrose. Come avevo potuto dimenticare che la nostra sopravvivenza dipendeva dall'abilità di mantenere credibili le nostre rispettive identità fittizie?
Guardai la telecamera di sorveglianza domandandomi se non avevano già incominciato a ridere alle mie spalle, nascosti da qualche parte. Mi avvicinai ad una di esse, colpendo la lente violentemente e gridai a chiunque stava ascoltando:" NON OSATE FARLE DEL MALE! MI AVETE SENTITO?"
Potevo quasi sentire l'eco delle loro risate, da quando ci stavano spiando? Uscii dall'ufficio con l'intenzione di avvicinarmi al laboratorio, ma la sorveglianza sembrava più stretta che mai. Le due corpulente guardie rimanevano a tenere d'occhio la porta immobili come sfingi, le loro mani accarezzavano il calcio delle pistole in una minaccia silenziosa. Chiusi discretamente la porta cercando di recuperare un pó di sangue freddo calcolando con attenzione i miei successivi movimenti.
Ogni errore poteva essere letale ed uno sbaglio poteva solo portare a conseguenze disastrose, specialmente per lei.
Non potevo concedermi il lusso di perdere la testa...
Cercai di controllare il ritmo del respiro, ripetendomi continuamente: Calmati.... calmati.
Respira!
PIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Il trillo del telefono ruppe il silenzio e una voce distorta e beffarda disse: " Hai già scelto, Fox?"
" Sai che é cosí! Dov’é lei?"
"Dovrai scoprirlo da solo. Si trova più vicina di quello che credi, ma senz'altro meno di quanto desideri.
L'orologio corre veloce, il tempo si esaurisce e anche la mia pazienza. Se collabori come un bravo bambino tutti ne verremo fuori guadagnando qualcosa. Sai perfettamente quello che sto cercando."
" Io..."
" Porta con te quello che sai e la vedrai ancora...viva."
" Dove ci incontreremo?"
" Esci dal laboratorio e segui il sentiero dorato, cara Dorothy. Troverai la strada più velocemente di quello che credi!"
Riattaccai il telefono e corsi fuori dalla base, cercando un segno che m'indicasse la via da seguire. Quando la canna di una pistola schiacciò le mie costole. Sollevai le braccia rimanendo perfettamente immobile mentre mani sconosciute mi coprivano gli occhi con una benda nera e mi spingevano fino ad un veicolo che partì dopo pochi secondi.
Rimasi zitto sullo scomodo sedile, spaventato dalla consapevolezza di non sapere come ottenere le prove che stavano cercando. Potevo solo sperare d'ingannarli facendo credere loro il contrario. Sperando che ciò fosse sufficiente fino a poterla incontrare.
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DUE ORE DOPO....
Fui scaraventato fuori dal veicolo senza tanti complimenti ed abbandonato lí. Fui colpito da un oggetto metallico e pesante, poi una voce maschile mi ordinò di rimanere immobile finché non si fosse allontanato abbastanza.
Vattene, se vuoi, per quello che m'importa!
Mi strappai la benda dagli occhi e cercai l'oggetto con cui mi avevano colpito: un pesante portachiavi di bronzo. Riconobbi subito la porta d'acciaio che nascondeva l'entrata dell'istallazione, identica a quella che già conoscevo.
Entrai senza problemi e mi resi conto che non era più operativa.
Subito, le luci si accesero, facendomi capire che il ricattatore aveva familiarità con quel posto, il disgraziato doveva sentirsi come a casa sua, sapeva come maneggiare il gioco a suo vantaggio!
Un corridoio s'illuminò dietro di me, rivelando le vecchie lastre gialle consumate dal tempo.
Ricordai la voce al telefono: "Segui il sentiero dorato."
Molto divertente!
Corsi lungo i corridoi che si illuminarono uno dopo l'altro, al mio passaggio, fino ad arrivare davanti ad una porta d'acciaio, semichiusa, rischiarata appena da una luce azzurrina. Entrai con le braccia alzate, sapendo perfettamente che lo sconosciuto si trovava dietro di me.
"Dov’é lei?"
"INDOVINA!" Rispose seccamente la voce, prima che la porta si chiudesse violentemente alle mie spalle. Come in una commedia macabra, un ignoto regista fece luce su una sezione della stanza, separata da un vetro sporco e polveroso, rivelando la fonte della luce azzurra: un monitor rischiarò debolmente la piccola sagoma stesa sul lettino. Un suono cadenzato, e tristemente familiare segnava il ritmo del suo respiro.
"SCULLY!"- Colpii il vetro che ci separava tentando di richiamare la sua attenzione, ma lei non reagì. Un uomo con il viso coperto entrò nella stanza, avvicinandosi a lei, scoprendole il braccio.
" Cosa le hai fatto?"
" Farò io le domande! CE L'HAI?"
" Non otterrai niente da me finchè lei non sarà al sicuro."
" Non sei nelle condizioni di stabilire le regole del gioco!"
" CHE LE HAI FATTO?"
" Quasi niente.... Davvero, è solo addormentata. Chiaro che la sua salute potrebbe peggiorare …da un momento all'altro. Tutto dipende…da te. Sarebbe un peccato che una donna dalla mente così brillante muoia a causa di un deplorevole….incidente, non credi?- Detto questo, l'uomo tirò fuori una siringa dalla tasca e si avvicinò a lei.- "Una sola goccia di troppo nel suo flusso sanguigno e… bye bye dottoressa Scully!"
" Che vuoi da me?"
" Lo sai perfettamente."
" Se le fai del male ti ammazzerò come un cane!"
"Ammettendo che tu riesca a mettermi le mani addosso prima che lei muoia, Fox!"
Tremando d'impotenza, lo vidi introdurre l'ago nel braccio di Scully. Mantenne la siringa in equilibrio tra le dita con premeditata ostentazione, e vidi l’ago penetrare lentamente nel suo braccio.
"So perfettamente che siete riusciti a scappare, alcuni mesi fa. Che vi siete dati alla bella vita in Europa. Mi sono chiesto come hanno potuto due agenti federali senz'altri beni che i loro stipendi, cambiare cosí drasticamente i loro stili di vita diventando ricchi da un giorno all’altro e ritornare con inganno nello stesso posto da cui erano scappati? E soprattutto perché l'avrebbero fatto... se non per recuperare qualcosa estremamente prezioso?"
"Di che parli?"
" Delle maledette prove....I documenti che racchiudevano il risultato del brillante lavoro della dottoressa Scully. Fuggendo, la prima volta, lei portó via una parte di quei documenti… Le hanno fruttato tanti soldi da rendere possibile la vostra spettacolare fuga all'estero e ora…siete tornati per ció che avete lasciato qui!!!"
"Sei pazzo!"
" Giusto! Pazzo per avere tra le mani questi documenti e contare i bigliettoni! Allora dimmi, Fox, mi darai ció che cerco?"- le sue dita premettero sullo stantuffo e la sostanza penetrò nel braccio di Scully.
" NOOO!"
" Sto aspettando!"
"NON SO NIENTE DI QUEI MALEDETTI DOCUMENTI! LASCIALA IN PACE!"
" E' divertente che tu lo dica, perché lei avrà la pace eterna nello stesso istante in cui il mio dito spinga questa…cosa un poco più del necessario e pufff! Addio rossa! Così che al posto tuo stabilirei immediatamente le mie priorità. Questo gioco non durerà per sempre! E' morte liquida! Penetra nelle vene in pochi secondi causando convulsioni e paralizzando il sistema nervoso centrale compromettendo, uno per uno, tutti gli organi vitali, e quello che è più eccitante lei ne godrà ogni secondo!"
La macchina che segnava il ritmo del suo respiro si alterò improvvisamente, e lo schermo impazzí tracciando linee anomale. Pochi secondi dopo cominciarono le convulsioni. Terrorizzato, lo vidi estrarle la siringa vuota dalla pelle che in pochi attimi, diventò bluastra.
Mi voltai cercando disperatamente qualcosa che potessi usare per rompere il vetro che ci separava, ma non trovai niente. I mobili della stanza erano fermamente saldati al suolo rendendo impossibile qualsiasi tentativo di strapparli dal pavimento.
Ormai prossimo alla disperazione, colpii il vetro con tutta la forza di cui fui capace però l'unica cosa che ottenni fu una spalla tumefatta!
" perché non usi la chiave?"
Il dardo mi raggiunse silenzioso come un serpente e potei sentire la droga che conteneva spargersi nelle mie vene come il fuoco.
:::::::Morte liquida::::::
Quando mi svegliai la voce dello sconosciuto risuonava ancora nella stanza. Questa volta proveniva dall'altro lato della porta che lui aveva aperto.
Scully non c'era piú, l'unica traccia della sua presenza erano i cavi ingarbugliati tra le lenzuola. Mi affacciai alla porta gridando :" Che le hai fatto?"
"NON LO RICORDI?"
"DIMMI DOV’É!"- Le vene della mia testa pulsavano con forza. Dovetti lottare contro l'effetto del sonnifero, ed era peggio dei cattivi postumi di una sbornia. Gridai, mentre correvo per il corridoio che incominciava ad illuminarsi davanti a me.
Le porte automatiche si aprirono una per una mentre lui gridava." Per di qua!"
Le aprii perlustrando stanze oscure, polverose e vuote, supplicando che quel macabro gioco lo stancasse, ma niente sembrava soddisfarlo:-" INDOVINA, SARA' PIU' DIVERTENTE! "
"NON HO QUELLO CHE CERCHI...GIURO CHE NON CE L'HO"
"PENSACI MEGLIO!"
" NON HO NIENTE!"
"E NIENTE OTTERRAI A CAMBIO, FOX!"
" DIMMI DOV’É!"
Il panico mi sopraffece quando mi resi conto di essere arrivato in un vicolo cieco. Eravamo completamente nelle sue mani e a lei non restava molto tempo. Non gli interessava mantenerla viva…forse, se fossi riuscito a convincerlo che era ancora un elemento indispensabile per il progetto, sarebbe riuscito a tenerla al sicuro, se non l'aveva già uccisa!- " SENZA DI LEI NON OTTERAI NIENTE…SCULLY E' LA CHIAVE DI TUTTO! SE LA LASCI MORIRE, PERDERAI L'OPPORTUNITA' DI OTTENERE CIO' CHE VUOI!"
"NON E' VERO! DIMENTICHI CHE SEI LA PROVA VIVENTE DELLA SUA OPERA? POTREI CATTURARTI E CONSEGNARTI ALL'ORGANIZZAZIONE PERCHE' POSSANO USARTI COME CAVIA FINO A SCOPRIRE COME DIAVOLO RIUSCÍ A SALVARTI DOPO CHE TUTTI TI AVEVANO DATO PER SPACCIATO! GIA' HO PERSO L'ESCLUSIVA E CON ESSA L'OPPORTUNITA' DI AVERE IL POTERE…MA SARÁ UNA GIOIA VEDERTI CHIUSO IN GABBIA COME UN TOPO DI LABORATORIO, MI INCARICHERO' IO CHE TU NE GODA OGNI ISTANTE, TE LO PROMETTO!"
"Tornerai lì allora."
"Non hanno scoperto il mio tradimento questo mi permetterá di tornare come se non fosse accaduto niente! Ma non sarò l'unico a conservare il ricordo di questa sconfitta."
" Cosa...?
"Che ne é stato della tua brillante intuizione…Fox? Ti lascerò indovinare: lei si trova in un posto freddo e buio…come la morte!"
La soluzione all'indovinello arrivò nello stesso istante in cui le luci si spensero avvolgendomi nella più completa oscurità, non lasciandomi altra alternativa che avanzare alla cieca verso la camera mortuaria.
Potevo solo sperare che si trovasse nel luogo previsto, giacché l'istallazione era abbastanza simile a quella che già conoscevo, tutto ció che dovevo fare era conservare il sangue freddo per ricordare la strada giusta…
Facile.
Che ci vuole?
Camminai il più rapidamente possibile, cercando di guidarmi sfiorando le pareti con le mani, procurandomi piú di qualche livido durante il tragitto. Finalmente raggiunsi la pesante porta d'acciaio che - con mia sorpresa - cedette senza nessun problema sotto la pressione delle mie mani.
Il tetro stanzone, appena rischiarato da una tenue luce, era apparentemente deserto e la voce, ancora una volta, risuonò nell' ambiente.
"Sei un ragazzo in gamba...ora ti resta solo indovinare quale, di tutte le celle frigorifere, nasconde la rossa! Sarà meglio che ti affretti! Sono sicuro che si sarà sentita come a casa ma….fa molto freddo lì dentro! Ti aiuteró a rendere piú facile il lavoro, il numero della cella…può essere uno qualsiasi dall' 1 al 62. Divertiti!"
Maledetto pazzo!
Aprii violentemente ogni porta sentendo il vapore gelato sulla mia faccia, sapevo che ogni mio errore le stava rubando preziosi secondi di vita.
Non volevo credere che fosse giá morta, che fosse rimasta cosciente in questo piccolo spazio, credendosi sepolta viva, finchè il freddo e il terrore le avevano congelato la pelle e le ossa.
Intuivo l'identità del suo rapitore, e sentii un odio profondo verso l'uomo che le era strisciato intorno come un serpente. Doveva aver ascoltato tutto nascosto nella stanza di monitoraggio. Quante volte aveva fatto lo stesso? Doveva averla spiata nella sua stanza per ore, fino a trovare il momento giusto.
Doveva averci scoperto quando decisi di farle quella ridicola scenata di gelosia nel laboratorio.
Mi odiavo per non essere riuscito a rendermi conto di ciò che stava per accadere.
UN MOMENTO!
Quando disse "Si sarà sentita come a casa…" pensai che doveva essere un brutto scherzo riferito alla familiarità di Scully con la morte ma poi mi resi conto che in qualche modo contorto voleva alludere …AD UN NUMERO!
Corsi alla cella n.42 aprendo rapidamente la porta e vidi...
Due piedi bluastri!
Dio!
Tirai fuori il lettino chiudendo gli occhi, cercando di vincere il terrore che stava congelando le mie ossa, tastai la pelle gelata del suo torso. Le osservai le mani, strette a pugno. Il sangue raggrumato e i pollici lividi, e capii che era rimasta cosciente per buona parte del tempo.
Lui si era assicurato che così fosse.
Avrebbe pagato per questo!
Ingoiai le lacrime e mi resi conto di aver perso la voce quando capii che non era un incubo e potevo solo pensare: non puoi essere morta! Non puoi!
Misi le mani e il viso sul suo petto e le chiusi come artigli su di lei, aspettando che succedesse qualcosa.
E dopo un'eternità, lo sentii.
Un battito.
Debole.
Quasi inesistente.
Così impercettibile che pensai che potesse essere il prodotto della mia mente ancora stordita dalla droga, ma mi afferrai disperatamente a quella speranza. Tirai fuori dalla cella il suo corpo gelato pensando alla migliore maniera di darle calore. Avrei dato la metà del mio sangue per poter trovare acqua calda in quel luogo maledetto, ma sapevo che era chiedere troppo.
Cercare delle coperte era impensabile poichè i corridoi erano completamente bui. Ricordai, con un brivido, che non molto tempo prima la sua vita era stata sul punto di spegnersi in quella crisalide di ghiaccio.
Allora riuscii a salvarla, ma questa volta non potevo sperare in un altro miracolo. Nessun antidoto l’avrebbe salvata.
Dovevo pensare in fretta!
Misi il mio cappotto a terra improvvisando un letto, e la liberai dai vestiti bagnati. Cercai di coprirla completamente con il mio corpo, vincendo la tentazione di massaggiare la sua pelle, troppo gelata per sopportare il minimo sfioramento.
Temevo di farle del male e tremavo di paura abbastanza da scuotere tutti e due, perché lei rimaneva così immobile come quando l'avevo trovata.
Potevo solo pregare perché non fosse troppo tardi, ma era fredda... immobile, e questa volta non c'era cura che potesse mettere fine al suo sonno mortale…potevo solo fare appello alle mie conoscenze di primo soccorso, e sperare che servissero.
Stando lì, mi resi conto dell'assurdità della nostra condizione.
Cosa eravamo?
Amici?
Amanti?
Negli ultimi mesi avevamo raggiunto un livello d'intimità che non avrei mai creduto possibile, eppure in quel momento mi sentii intimidito per questa vicinanza. Per la prima volta dopo molti mesi, l'affrontavo senza l'effimera protezione della maschera, eravamo semplicemente lei ed io.
Ero pronto ad accettarlo ma...lo sarebbe stata lei?
In qualche modo, sapevo che eravamo arrivati alla fine della strada.
Le presi una mano e la strinsi forte tra le mie finchè non riprese calore. Feci lo stesso con l'altra e notai che, poco a poco, la sua pelle riprendeva il colore naturale. Il ritmo dei suoi battiti si normalizzava, ma lei non riprendeva ancora conoscenza.
Incominciai ad accarezzarla badando che il mio tocco non andasse più in là di quello che la vecchia Scully avrebbe permesso. Volevo che fosse lei a prendere l'iniziativa. Non l'aveva mai fatto, c'eravamo limitati ad assumere un ruolo che nessuno dei due aveva scelto…. non ancora.
Guardai i suoi capelli ingarbugliati e li accarezzai in un maldestro tentativo di sistemarli. Sperai che , in qualche modo, mi riconoscesse in quel gesto.
Il suo voltò non si scompose.
"Scully..." – Mormorai
Cercavo di non immaginare gli ultimi istanti di coscienza in cui era rimasta chiusa nella tomba che quel pazzo aveva scelto per lei. Il terrore assoluto che doveva aver sperimentato a capire che sarebbe morta senza che nessuno potesse aiutarla.
L'espressione dei suoi occhi mi perseguita ancora, in tutti i miei incubi.
Le accarezzai le guance fino a che il freddo nel suo viso si trasmise alle mie mani. Coprii ogni centimetro della sua pelle cercando di riattivarle la circolazione sanguigna senza perdere mai di vista la vena che continuava a battere sotto la pelle trasparente del collo.
Sembrava così fragile.
Mi torturava l'idea che se ne andasse senza sapere che l'avevo trovata. Non volevo che lasciasse questo mondo nell’oscurità piú assoluta.
Lei era riuscita a strapparmi agli artigli della morte ed io dovevo restituirle il favore.
Al di là di tutto quello che era successo, e le circostanze che ci avevano avvicinato e allontanato capricciosamente durante questi mesi c'era tutto ciò che le dovevo, come persona e come compagno.
Il resto era nelle sue mani....e in quelle di Dio.
Cercai qualcosa per coprirla quando mi resi conto che il suo corpo stava tornando alla temperatura normale. Trovai solo vecchi camici da medico, giallastri e induriti dal tempo, ma erano meglio di niente. Le misi i pantaloni e la casacca con grande attenzione e il suo corpo si mosse docilmente, come quello di una bambola.
La sua mente era lontana anni luce da me.
"Scully…"
Non accadde niente.
Allora la baciai.
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Pensai che la cosa peggiore che potesse fare Dio era permettere che mi svegliassi di nuovo nello stesso posto nel quale mi avevano accolto le tenebre.
Non pregai di essere salvata.
Quando il suono di quella voce mi fece ritornare nella mia tomba di ghiaccio, credetti che l'incubo sarebbe iniziato di nuovo.
Lui gridava cose che non riuscivo a capire.
Non sapevo cosa voleva....cercavo di dare in senso alle sue parole. Ero vagamente cosciente che mi avevano narcotizzato ma che non avevo nessun controllo su ciò che stava accadendo.
Volli graffiare le pareti con le mani, ma le mie unghie incontrarono solo una gelida superficie metallica.
Colpii la fredda lastra che minacciava di schiacciarmi come una lapide, mentre la voce del mio aggressore diventava ogni momento più acuta e beffarda…per un momento lo sentii pronunciare il mio vero nome, mi domandai se era il prodotto di un'allucinazione.
La mia vera identità era stata scoperta, e sapevo che questa gente non perdonava il tradimento ma... meritavo di morire in questo modo?
Sola?
La consapevolezza che la mia vita si sarebbe conclusa in questo posto freddo e scuro mi attraversò come una daga. Avevo osservato la morte in mille visi sconosciuti protetta da un camice bianco e una mascherina. Avevo considerato varie volte la possibilità che un giorno, sarebbe arrivato anche il mio turno.
Mi domandai che cosa avevo fatto per meritare di morire in questo modo? Trasformandomi in un cadavere fra tanti….senza nome e senza storia.
I resti della donna che fecero passare per Dana Scully riposano molto lontano da qui. Sono dunque destinata a scomparire senza aver recuperato il mio posto nel mondo?
Non potevo accettare che tutto era stato inutile.
E gridai! Con tutta la forza dei miei polmoni, mentre sentivo qualcosa di denso e caldo scorrere tra le mie dita, un dolore acuto incominciava a pulsare nei palmi delle mani.
Era il mio sangue!
Stranamente, non mi sembrò importante. Potevo sentire la mia coscienza svanire ad ogni secondo, perché non lasciare che l'oscurità m'ingoiasse prima di rimanere senz'aria?
Non sentii piú niente.
Fin'ora.
Il suono di un'altra voce cerca di farsi strada nella mia testa...Qualcosa di tiepido e familiare mi trasportò in un altro posto....in un'altra vita...molto tempo fa, in quella strana nave.
Ricordai il terrore riflesso nei suoi occhi...e una supplica:
:::::::::RESPIRA!"::::::::
Mi sorprese scoprire che potevo ancora farlo.
::::::::::"SCULLY.":::::::::
Sentii il peso del suo corpo sul mio, ne riconobbi l'odore. Il modo in cui suonava la sua voce nel mio orecchio, arrochita dal desiderio… L’avevo sentita molte volte, ma sussurrava un altro nome.
Mi abituai all'idea che non ero io la donna che aveva toccato in tutti quei mesi, Vivianne, in poco tempo, aveva saputo risvegliare il suo interesse, i suoi sensi come Dana non potrá mai. Era…la materializzazione di una fantasia che sembrava uscita da una di quei video non-suoi, resa possibile dalle circostanze e da un capricciosa svolta del destino.
Mi domandai: sarebbe stato disposto ad amare la donna dietro la maschera, quando la farsa fosse finita e si fossero spente le luci sul palcoscenico?
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Le sue labbra tremarono impercettibilmente e le sue palpebre si mossero come cercando di sfuggire al maleficio. Le toccai il viso con le mani per assicurarmi che fosse vero, e la sua pelle tremò sotto la punta delle mie dita.
Sussurrai il suo vero nome come se stessi raccontandole un segreto, e concentrai la mia attenzione sulla vena che pulsava sotto la pelle trasparente.
Il ritmo dei suoi battiti s'incrementava mentre i miei diminuivano, sapevo che era arrivato il momento di affrontarci senza maschere.
Non saprei dire quanto tempo passò, ma la vidi lottare per svegliarsi dal lungo sonno, ogni secondo sembrava dilatarsi fino all'inverosimile, come le lancette di un orologio sul punto di fermarsi.
Vidi le sue mani chiudersi a pugno. Cercai d'impedire che si facesse male di nuovo quando le unghie sfiorarono i palmi feriti. Allora le sue dita strinsero le mie, spingendomi.
"Scully..."
Lei sollevò i pugni come volendo colpire la superficie che poco prima l’aveva coperta come una lapide. Le sue mani si aprirono ed improvvisamente si rese conto che era libera. Solo allora lasciò cadere le braccia.
Il suo petto sussultò ancora una volta ed io… retrocessi.
Il suo corpo libero dal peso che lo schiacciava, reagì finalmente e rimasi lì, pietrificato finchè lei non aprì gli occhi e si rese conto che il peso che l’aveva schiacciata era il mio. Mi trovavo a pochi centimetri da lei. Aspettai che parlasse, come un bambino preso a rubare la marmellata…e mi sentii nudo.
"Mhhh...che..."- prima che potessi impedirlo, fece un debole tentativo per alzarsi e crollò tra le mie braccia.- "Mulder…"
"Ciao, dormigliona"- Dissi, con un filo di voce, il mio viso a pochi millimetri dal suo.- "Non sai quanto sono felice di rivederti."
" Perché sia..?"
"Shhhhhhhhh...I muri hanno orecchie."
" Ma..."
Fu in quel momento che decisi di mandare al diavolo al prudenza e baciarla…per impedire che parlasse, mi dissi.
Chiaro. Come no!
Chiusi gli occhi e cercai la sua bocca, mentre le sue labbra si socchiudevano in un tentativo di protesta.
Contai ogni secondo.
Uno.
Due...
...nove.
Ma lo schiaffo non arrivò mai. Sentivo solo il cuore nel mio stomaco e la sua lingua che incontrava la mia.
Sollevò la testa per approfondire il bacio ed io l'abbracciai forte, cercando di riprendere il controllo, aiutandola ad alzarsi.
Improvvisamente, malgrado la forte emozione che sentivo, ricordai che non eravamo soli. La tomba che il suo aggressore aveva scelto per lei non sarebbe stato il teatro del primo, vero incontro tra Scully e me. Non avrei offerto a quel demente l'opportunità di assistere allo spettacolo.
Come evocata dai miei pensieri, la voce di Davemport risuonò ancora una volta nell'aria-" SEI UN VERO GUASTAFESTE! PERCHE' TI FERMI, FOX?"
"Vieni"- le dissi.- " A quanto pare questi muri hanno anche gli occhi! Puoi camminare?" sussurrai, conducendola fuori la porta.
"UHHH… STATE CERCANDO UN ANGOLETTO BUIO?"
"CHIUDI LA BOCCA!"-Gridammo tutti e due.
" CHE TEMPERAMENTO! VOLEVO SOLO AIUTARE..LEI PREFERISCE FARLO SUI TAVOLI DEL LABORATORIO...NON VUOI REALIZZARE LA SUA FANTASIA, FOX?"
" Non lasciarti esasperare, Mulder. Vuole solo farci gridare per sapere dove siamo e verso dove andremo. Se non potrá vederci, tutto ciò che dovremmo fare sarà cercare di raggiungerlo senza che se ne accorga e allora.... povero lui!"
Sorrisi pregustando il sapore della nostra vendetta. Immaginai il soggetto alla mercé del temperamento irlandese della mia partner.
Al suo posto avrei incominciato a pregare!
Ci facemmo strada tra i corridoi bui contando le porte che, immaginavamo, ci separavano dalla stanza del monitoraggio. La voce continuava a segnare il ritmo dei nostri passi, ma smettemmo di darle importanza, concentrati nel comune obiettivo di trasformare il cacciatore in preda.
Ma non sapevamo che qualche altro stava spiando nell'oscurità, aspettando il momento propizio per uscire allo scoperto.
Lo sentimmo gridare. - " MALEDIZIONE, CHE CI FAI QUI?!"!- Sentimmo dei colpi, e il rumore di vari oggetti che si schiantavano a terra. Muovendoci nella semi oscurità, finalmente raggiungemmo il corridoio, giusto in tempo per vedere un'ombra che si allontanava.
Cercammo di raggiungerla, ma riuscì a scappare chiudendo violentemente la porta alle sue spalle.
Seguí un terribile silenzio.
Scully aprì la porta ed entrammo presentendo che quei pochi secondi avrebbero segnato l'inizio di un nuovo incubo per tutti e due.
E così fu.
Il cadavere di Edward Davemport giaceva al suolo in una pozza di sangue. L'assassino gli aveva spaccato il cranio con un colpo solo e si era sfumato nel nulla. Questo poteva significare solo una cosa: non saremmo stati soli per molto tempo.
La trappola era stata orchestrata con mano esperta. Ideata perché la nostra visita in questo posto fosse accuratamente filmata e documentata.
Ci avevano scoperto…
Molte volte ho sentito dire di chi sbaglia:non è uno di noi, è estraneo al nostro mondo.
Ma io vi dico: così come il santo ed il giusto non possono stare al di sopra di voi, così il codardo ed il malvagio non potranno cadere più in basso di voi.
E così come la foglia non diventa gialla senza che tutta la pianta sia complice silenziosa, così il malvagio non potrà fare danno senza la complicità di tutti.
E chi tra voi, in nome della giustizia, volesse punire con l'ascia il tronco malato....osservi prima le sue radici.
In verità troverà le radici del bene e del male, sterili e feconde, tutte intrecciate nel cuore silenzioso della terra.
Il Profeta - Gibran Kahil Gibran
Divide et impera! Immagino che questa frase riassuma abbastanza bene gli eventi che seguirono a quella terrificante notte. Conservo un ricordo confuso di quello che successe appena un'ora dopo. Tutto accadde come a rallentatore. L'FBI, le grida, i fotografi che si accalcavano intorno a noi come avvoltoi su un cadavere.
Sentii i loro sguardi conficcarsi come pugnali sul sangue raggrumato che avevo cercato di pulire dai miei vestiti e dalle mie mani. Volli morire nel rendermi conto che le immagini che le telecamere avrebbero trasmesso si sarebbero stampate a fuoco sulle retine di mia madre, quando avesse visto il notiziario della sera.
Captarono avidamente ogni dettaglio del triste spettacolo che offrivamo. Ci tirarono fuori dall'istallazione ammanettati come delinquenti. L'ultima cosa che vidi, prima che ci chiudessero nell'elicottero che ci avrebbe portato in prigione, fu il viso di Skinner. L'espressione scolpita sul suo volto marmoreo fu piú che sufficiente per sapere che questa volta non aveva nessun asso nella manica per tirarci fuori dai guai.
Nessuna bacchetta magica ci avrebbe salvato da ciò che ci aspettava da lì in avanti.
Fummo isolati in celle separate e incarcerati come pericolosi criminali. Ricordo l'umiliante esame medico a cui fui sottomessa, le glaciali, impietose mani del dottore e l’espressione distaccata del suo viso, crudelmente plastificata, come le sue dita.
Nei giorni seguenti, mi abituai agli sguardi di disprezzo della gente che mi circondava.
Ripetevo continuamente a me stessa che una coscienza tranquilla sarebbe stata la migliore arma contro coloro che mi avevano gia condannato.
Se chiudo gli occhi posso ancora vedere il sangue dell'uomo diluirsi sotto il getto dell'acqua fredda, nella doccia del penitenziario; e il ripugnante odore di polvere e muffa della branda dove passai la prima notte.
Non mi fu permesso di vedere nessuno - a parte il mio avvocato - per vari giorni. Fui considerata pericolosa e trattata come una temibile criminale.
Un'assassina.
Dopo tutto ero scomparsa per vari mesi senza una giustificazione apparente. Avevo inscenato la mia morte e usurpato l'identità di una defunta, mi ero appropriata di un'eredità che non mi spettava.
" Una truffatrice professionista…con un viso d'angelo"- Dissero.
Nei giorni che seguirono fui costretta ad imparare - a mie spese- una dura lezione su me stessa e la natura umana in generale: nessuno é pienamente cosciente della sua capacità di far del male al prossimo, finchè non lo si mette alla prova.
Dopo tutto...Sono innocente solo per caso.
Sapevo che avrei ammazzato quell'uomo, se lo sconosciuto non mi avesse preceduto, e la mia mano non avrebbe tremato.
L'avevo promesso a me stessa mentre scivolavo nella nebbia dell'incoscienza e più tardi, quando tornai in me, cercai di placare l'inconfessabile desiderio di vendetta che cresceva come una pianta velenosa, mentre cercavamo di raggiungere chi mi aveva catturato.
Sono colpevole davanti a Dio... per non aver confessato che - in fondo- qualcosa nel più profondo di me stessa esultò di gioia al costatare che era morto.
Per un secondo... qualcosa in me se ne compiacque.
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Ho sentito la terra aprirsi sotto i miei piedi quando ho ricevuto la notizia, questa mattina. Ho preso il primo elicottero disponibile nel tentativo di arrivare un poco prima degli altri, anche sapendo che non avrei avuto nessuna possibilità di aiutarli.
Quando arrivai, il posto si era trasformato in un vespaio pieno di ufficiali che gridavano ordini, periti che raccoglievano prove confiscando ogni oggetto disponibile in cerca di impronte che avrebbero potuto incriminare il presunto assassino.
Sfortunatamente, i risultati non avrebbero confermato, come speravo, l'innocenza di lei. Al contrario! Avrebbero contribuito ad ingarbugliare ancora di più la mostruosa ragnatela d'intrighi che sembrava soffocare sempre più i miei due agenti.
Scoprirono resti di pelle sotto le unghie del cadavere, ciò fece pensare ad una lotta tra la vittima e l'assassino. Un esame più dettagliato indicò che detti tessuti, così come le impronte e il sangue trovato sul posto appartenevano alla principale sospettata: Dana Scully.
Da quel momento lei divenne il bersaglio di tutti gli sguardi accusatori, di tutte le speculazioni. Chi aveva organizzato questa trappola era riuscito a far dubitare anche noi, che credevamo in lei al di là di ogni ragionevole dubbio.
La sua proverbiale impassibilità questa volta, lungi dall'influire positivamente sul giudice, aumentò ancora di più la sfiducia nei suoi confronti. Dana Scully affrontò la Corte con un aplomb degno di una diva del cinema muto.
Sfortunatamente non eravamo attori di nessun film. Se l'avessero dichiarata colpevole per l'accusa d'omicidio di primo grado, nessuno avrebbe potuto salvarla dal Braccio della Morte. Stranamente, lei non sembrava cosciente del pericolo a cui era esposta….o peggio.
Non sembrava importarle.
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Quando la conobbi, Scully disse che –come scienziata- considerava imprescindibile basare la sua fede su ciò che fosse tangibile, dimostrare tutto basandosi unicamente su ciò che la scienza considerava irrefutabile. Più tardi mi proposi di dimostrarle -con il tempo- che la mia fede in tutto ciò che non era visibile né dimostrabile sarebbe bastato affinché credessimo tutti e due.
Ragione e passione contrapposti in una continua battaglia.
Cercammo di dimostrare agli altri - e a noi stessi - che l'acqua e l'olio potevano mescolarsi, dopo tutto.
Fino a quel giorno, credetti che sarebbe stato sufficiente desiderare che così fosse perché niente e nessuno riuscisse ad intaccare questa verità.
Mi sbagliavo.
Andó tutto a puttane nello stesso istante in cui permisi che la gelosia mi trasformasse in un supremo idiota. Smisi di pensare con chiarezza, esponendoci così ad un pericolo mortale. Diffidai di lui dal primo istante in cui mise gli occhi su di lei.
Fu sufficiente vederlo camminare - meglio dire strisciare - come un serpente, con i suoi modi da gigolò da quattro soldi a quella maledetta festa. Era un essere vizioso, ambizioso e vile. Intuivo che sarebbe stato un grave ostacolo nel compimento della missione in cui erano in gioco, letteralmente, le nostre vite.
Anche così...non aprii bocca... Come un bambino dispettoso, decisi di giocare con la sua gelosia, esibendo la mia presunta amicizia con una donna che non m'interessava.
Mi sentii ridicolo, spiandoli come un marito tradito.
Geloso.
Mi sono trasformato, involontariamente, in una pedina che l’ha esposta a un pericolo mortale.
Sono colpevole di omissione.
Mentre cercavo di salvarle la vita ripetevo continuamente - nella mia testa - che avrei dato la metà del mio sangue per poter emendare quest'errore. Per questo, quando si presentò l'opportunità davanti alla porta della mia cella, decisi che non l’avrei lasciata scappare.
Lui venne a trovarmi appena qualche giorno dopo la nostra detenzione, disse d'aver controllato uno per uno i nastri della sicurezza che – nei prossimi giorni – avrebbero costituito le prove schiaccianti della colpevolezza di Scully davanti al giudice.
"Qualcuno" aveva deciso di conservarli con il proposito di trarre vantaggio dalla nostra disperata condizione giocando magistralmente con i miei rimorsi per raggiungere l'obiettivo. Il nemico dimostrava di conoscermi troppo bene. Avrei dovuto capirlo allora.
Ad ogni modo decisi di acconsentire alle loro richieste quando, per i corridoi del carcere, iniziò ad insinuarsi la voce che sulla testa della mia complice pendeva una probabile condanna a morte.
Decisi che lo avrei impedito a qualsiasi prezzo, senza che m'importasse un accidenti delle conseguenze.
Non sapevo che, solo qualche giorno più tardi, avrei maledetto d'aver preso quella decisione…
...e di essere nato.
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Quando il processo ebbe inizio e la ragnatela d'intrighi incominciò a sciogliersi prendendo proporzioni inimmaginabili, seppi che avrei dovuto prendere una decisione: Andare avanti come avevo fatto fino ad allora o prendere una risoluzione che avrebbe cambiato drammaticamente la mia vita…e quella di quei due.
Decisi che- in questa occasione- avrei usato tutti i mezzi possibili per spiare il nemico nascosto, utilizzando ogni risorsa alla mia portata fino a tendere loro una trappola perfetta. Non dubitai nemmeno per un istante che sarei riuscito a raggiungere il mio obiettivo…dopotutto avevo avuto i migliori maestri!
Era imprescindibile organizzare tutto con somma cautela. Nessuno, nemmeno la mia stessa ombra, avrebbe dovuto sospettare le mie intenzioni.
Conoscevo l'emissario che aveva fatto visita a Mulder appena qualche ora prima della sua cattura... cosí come l’identitá del suo padrone. Non avevo il minimo dubbio sulla natura delle sue intenzioni. Dovevo trarre profitto da questo piccolo ed inaspettato vantaggio, agire con astuzia.
'Questa gente' sapeva trarre profitto dalla paura che avevano saputo infondere negli altri. Era arrivato il momento che capissero che nemmeno loro – con tutta la loro arroganza- erano invulnerabili.
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Accettai l'accordo.
Non avevo nessun motivo d'avere fiducia in lui, ma sapevo che non avrei avuto un'altra opportunità per salvarla. Non conoscevo l'identità del messaggero, e ancor meno il nome di chi lo aveva mandato, ma non considerai importante scoprirlo.
Disse che avrei dovuto dare una dimostrazione di lealtà, loro avrebbero trovato il modo di farmi sapere quando e come.
Ero disposto a salvare Scully anche a costo di tradire tutto quello che la nostra relazione, o ciò che restava di essa, significava per me. Avrei eseguito gli ordini senza fare domande seguendo le loro istruzioni alla lettera e non avrei vacillato quando, inevitabilmente, sarebbe arrivato il momento di affrontarla faccia a faccia.
Ora, riconsiderando le cose dopo tanto tempo, non so come potei pensare d'ingannarla quando sapevo che sarebbe stata capace di leggere la verità semplicemente guardandomi negli occhi.
Questo mi terrorizzava.
Un errore...un'indiscrezione...avrebbe potuto fare in modo che la bilancia della giustizia pendesse contro di lei. E tutto sarebbe finito, incluso la sua vita.
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Era tutto disposto per dare inizio al piano. Elaborammo la strategia curando scrupolosamente fino al minimo dettaglio lottando contro il tempo, a base di litri di caffè e pura disperazione.
La persona a cui avevo confidato una così delicata missione, magistralmente immedesimata in una nuova identità, era pronta per avvicinarsi all'obiettivo senza sollevare sospetti.
Contemplai ogni passo del suo cambiamento senza smettere di sorprendermi per la sua incredibile ed istrionica trasformazione.
Stupefacente.
Aveva l’aspetto di una persona di carattere sottomesso e facilmente manipolabile, dalla voce quieta e il passo discreto. Il tipo di donna che non rompe mai un piatto…a cui lasceresti dar da mangiare al tuo gatto ed annaffiare le piante del tuo appartamento...una vecchietta dolce e amabile, un pó sorda e completamente priva di malizia.
La gentile signora invece, avrebbe riservato molte sorprese per tutti quelli che – sbagliando - l'avessero creduta un'insignificante comparsa. Li avrebbe spiati senza destare il minimo sospetto.
Dopo tutto, era una sopravvissuta che aveva appreso a camminare per la vita in punta di piedi, con la paura di essere scoperta, catturata e perseguitata a causa di un passato che non voleva ricordare.
Conosco fin troppo bene il motivo che la spinse ad assecondarmi in questa pazzia. Già una volta fece l'impossibile per salvare colui che aveva scelto come compagno della sua vita.
Non potè sopportare d'aver fallito, portando il peso di una colpa non sua. Trascinandola come se fosse una catena troppo pesante per le sue forze.
Comprendo perfettamente quello che sente, poichè il fantasma di Gustav si era trasformato, con il passare degli anni, anche in un assiduo visitatore dei miei incubi notturni.
Disse che considerava questa opportunità come un regalo del destino per provare a se stessa che Dio l'aveva mantenuta su questa terra con un proposito: salvare la vita di qualcun'altro…la propria anima…
…e la mia!
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Ho fatto un sogno, ieri notte.
Ricordo perfettamente i battiti del mio cuore rimbombando come tamburi nelle mie orecchie....il sudore freddo che ricopriva ogni centimetro del mio corpo, le mie dita contratte per la paura sul bordo del lettino. Le mani immobilizzate, il cuore impazzito per il terrore.
Non ero nella mia cella…e non ero neanche sola.
C'erano molte figure intorno a me, nascondevano il loro viso con delle maschere, mormorando animatamente all'altro lato della gabbia.
L'ago di una siringa mi perforava la pelle del braccio, spargendo la morte nelle mie vene; mentre una voce che conoscevo troppo bene squarciava il silenzio con un grido.
Sollevai la testa cercando di capire da dove proveniva.
Lui si trovava all'altro lato della finestra… e gridava. I suoi pugni si abbattevano contro il vetro che ci separava mentre cercava inutilmente di raggiungermi.
Improvvisamente il lato destro della sua testa si coprí di un denso liquido rosso, facendo si che rivivessi gli orribili momenti cui l’avevo visto cadere a terra, ferito a morte, molti mesi prima. La mia visione si annebbiò mentre la sua figura insanguinata diventava evanescente davanti a me.
Mentre osservavo impotente come la vita lo abbandonava lentamente, sentii che perdevo le forze che ancora mi rimanevano.
Era dunque stato solo un sogno, ció che avevo vissuto in questi mesi?
Mulder agonizzava davanti a me...ed io morivo con lui.
Mi svegliai soffocando un grido e sospirai abbassando lo sguardo sul mio corpo, osservando l'orribile uniforme arancione, scoprii che l'unica cosa che mi legava le braccia era la misera coperta di lana con la quale mi ero coperta prima di dormire.
Da quel momento, e per tutto il tempo in cui rimasi nella cella che mi avevano assegnato, il fantasma della morte perseguitò frequentemente i miei sogni. Sapevo troppo bene quello che avrei dovuto affrontare se si fosse provata la mia colpevolezza davanti alla Corte.
Non sapevo ancora che la sequenza degli avvenimenti che avrei presenziato durante il giudizio che mi aspettava avrebbe marcato l'inizio di un'interminabile sfilata di accuse contro le quali non avrei potuto difendermi.
Avrei anche ascoltato delle verità che – forse - non ero ancora disposta ad accettare.
Fu uno strano viaggio, quello che iniziai quel giorno. Mi sembrava di assistere una strana commedia in cui i personaggi sfilavano mostrando le loro innumerevoli maschere: ipocrisia…passione….indifferenza…rancore. La parte più nobile e la più vile dell'anima umana, come in una commedia di un circo romano.
Fu un'esperienza dolorosa, ma nonostante tutto…istruttiva.
Appresi molte cose su me stessa e le persone che mi circondavano. Ricevetti la più grande prova di lealtà che qualcuno mi abbia mai dato e capii, troppo tardi, fino a che punto avevo mal giudicato l'apparente ambiguità nelle sue azioni.
Non avrei mai avuto l'opportunità di ringraziarlo.
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Quando arrivò il momento, dovetti fare l'impossibile perché la mia voce non tremasse davanti alla Corte. Sentii il suo sguardo azzurro trapassarmi come una spada. Lei ascoltò ogni mia parola senza tradire la minima emozione. L'espressione serena, le mani graziosamente appoggiate in grembo.
Sollevai la testa e lasciai uscire ogni parola con tutta l'indifferenza che potei mostrare. Dissi che dopo aver informato i miei superiori che la missione era fallita, avevo ricevuto l'ordine di cancellare ogni prova, ogni traccia d'indizio.
Includendo la mia partner.
Affermai che conoscevo sin dall'inizio le reali intenzioni di Davemport e le sue ambizioni rispetto al progetto ultra segreto in cui stava lavorando la dottoressa Scully. La missione non era preservare la vita di colei che aveva portato a termine il progetto, ma le prove dello stesso.
Sapevo che lei - prima o poi - mi avrebbe condotto direttamente nel posto dove aveva nascosto le suddette prove.
Per questo incominciai a spiarla.
Osservando tutto con il circuito di sorveglianza che avevo segretamente installato nel mio alloggio, lasciai che la seducesse mentre collocavo telecamere nella sua stanza, dissi che avevo nascosto microfoni nel laboratorio dove una certa notte li avevo sorpresi mentre utilizzavano i tavoli di lavoro per qualcosa di diverso dal lavorare.
E' incredibile ciò che una donna possa arrivare a dire quando i suoi sensi sono annebbiati dalla passione. Il resto fu un gioco da ragazzi.
Dovetti solo seguirli e arrivare al momento preciso. Il mio contatto aspettava il momento giusto per agire senza essere visto, trovai l'opportunità perfetta mentre Davemport era occupato a mettere in pratica strani giochi sessuali nell’obitorio della base, con lei.
Giuro che riuscii a dire tutto questo parola per parola, e guardandola direttamente negli occhi.
Fu una fortuna che non avesse un'arma a portata di mano.
In caso contrario, non dubito che mi avrebbe ucciso.
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Mulder fece la sua dichiarazione ostentando una freddezza che non riuscì ad ingannarmi del tutto. Sapevo perfettamente che con il suo apparente tradimento stava portando avanti un piano ben definito.
Accettando il ruolo di Giuda, cercava di salvarla nell'unico modo che gli era possibile: consegnandosi come merce di scambio al nemico che credeva di conoscere. Supponeva che si trovava vicino, aspettando nell’oscuritá di una stanza vicina , avvolto in una nuvola di denso fumo grigio.
Non sapeva fino a che punto si sbagliava.
Lui stesso aveva dormito, letteralmente, con il nemico che ora cercava di compiacere...in un'epoca in cui era troppo distratto a cercare al verità nascosta nello spazio esterno per rendersi conto di tutto il fango che lo circondava qui sulla terra.
Nella sua disperazione non riusciva ad intuire che di serpente velenoso lo stava insidiando… nel tentativo di eliminare la scomoda presenza di Dana, il nemico aveva intrapreso una personale crociata che non aveva niente a che vedere con gli interessi generali del Sindacato.
Non avrebbe mai saputo che consegnando la propria testa avrebbe segnato anche il mio destino.
Dovetti inventare , dal niente, un programma di protezione dei testimoni. Smentii ogni sua parola assicurando che Mulder aveva lavorato per me. Che aveva accettato di venire a patti con il nemico per poterlo controllare, e aveva omesso di coindividere il segreto per salvaguardare la vita della sua compagna.
Giurai sulla Bibbia che era tutto vero, e sono sicuro che Dio perdonerà la bugia che mi vidi costretto a dire. Mi sedetti lì, sul banco dei testimoni, e raccontai dettagliatamente il modo in cui avevo concepito il piano. Senza compromettere quelli che mi avevano aiutato a realizzarlo.
Raccontai tutto a modo mio. Dando dettagli cinematografici sulla storia del gioiello che li aiutò a rendere credibili le loro nuove identità. I due agenti erano impegnati in una missione speciale in cui la priorità era il preservare le loro vite e recuperare la loro buona reputazione come agenti del FBI.
Non potevano punirli per aver eseguito degli ordini.
La mia dichiarazione fu contestata duramente dal pubblico ministero e dallo stesso giudice, al quale risultava impossibile credere all'assurda storia su progetti segreti e tecnologia sperimentale che Mulder aveva raccontato loro. Ci sono cose che non cambiano mai.
Le sue parole non furono prese seriamente e nemmeno corroborate dai fatti. Qualcuno si era incaricato di cancellare ogni traccia del progetto appropriandosi di tutto il materiale esistente… come sempre.
Avevano cancellato ogni prova…tranne una.
Mulder.
Lui era la prova vivente di ciò che il progetto avrebbe rappresentato, nel futuro, per l'umanità. Una nuova tecnologia sviluppata con la finalità di preservare la vita di coloro che non avrebbero avuto speranze di sopravvivere.
Questa tecnologia, affidata alle mani di onesti uomini di scienza avrebbe portato enormi benefici all'umanità, al contrario sarebbe stata utilizzata da "loro" come un temibile strumento di potere.
Lui divenne l'unica prova disponibile e allo stesso tempo, l'unica speranza per lei.
Non c'era tempo da perdere.
Nelle ore che seguirono, riuscii a recuperare le copie della cartella clinica riguardante l'attentato. Ed ottenni quello che volevo. Guadagnai un punto in nostro favore.
L’intera equipe medica che lo aveva assistito subito dopo l’attentato convocata dal tribunale confermó, senza possibilità di dubbio, che le condizioni cliniche dell'agente Mulder erano incompatibili con la vita.
L’elettroencefalogramma piatto che costituiva una delle prove piú schiaccianti non poteva lasciare dubbi: loro stessi avevano diagnosticato la sua morte celebrale. Nessuno di loro poteva spiegare perché adesso era riapparso lì, a molti mesi di distanza e in perfette condizioni. La cicatrice che avrebbe dovuto avere nel cranio a causa dello sparo era inspiegabilmente sparita.
Secondo quanto potemmo dimostrare grazie alla prova del DNA si trattava della stessa persona e non di un impostore, come qualcuno insinuò, così che al giudice non restarono che due alternative: accettare la teoria della tecnologia extraterrestre o incominciare a credere ai fantasmi.
In questo modo, riuscii ad annullare l'accusa di sostituzione di persona. Nonostante ció, rimaneva l'accusa d'omicidio.
Riuscire a salvare l'agente Scully dalla pena capitale era una missione quasi impossibile giacchè con il passare dei giorni, le voci su una possibile condanna si erano trasformate in una realtà probabile: l'unica cosa che la separava dal quell'iniezione letale era il tempo. E il suo stava finendo.
Per questo decisi che avremmo agito quella stessa notte.
Avrei dato qualsiasi cosa per vedere il viso di quella donna al rendersi conto che i video sottratti la notte dell'omicidio erano spariti e con essi, anche la possibilità di ricattare Mulder.
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So che non passerà molto tempo prima che scopra chi è riuscito a rovinare i suoi piani. Mi sono esposto davanti alla corte e all'opinione pubblica, non mi faccio molte illusioni su ciò che mi aspetta. Resta solo sapere da dove arriverà la pallottola.
Lei ha reso l'attesa meno penosa riempiendo le ore con la sua presenza. Ha sorriso un pó a disagio quando è uscita dal bagno, senza trucco e vestita con una mia camicia troppo grande per lei, massaggiandosi i capelli bagnati con uno dei miei asciugamani.
Fino ad ieri eravamo solo una coppia di amici che festeggiavano una piccola vittoria. I lunghi anni di solitudine e i ricordi dolorosi di un fallimento condiviso hanno finito per trasformarci in amanti. Ci siamo solo abbracciati e…abbiamo lasciato che accadesse.
Non è stato l'amore ad unirci. Ognuno ha solo cercato nell'altro un pó del suo amore perduto.... o mai posseduto. Nonostante questo …sono grato d'aver avuto qualcuno da baciare, questa notte.
Solo Dio sa quanto ne avevo bisogno.
Il mattino dopo avrei consegnato pubblicamente le prove che -volevo crederlo - avrebbero rappresentato la sua salvezza, e la mia condanna.
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Trovarono il suo corpo nella cucina del suo appartamento. Non trovarono impronte ne tracce di lotta, solo la tazza del caffè a pezzi sul pavimento immacolato; la mano sinistra appoggiata sul petto nudo e il letto sfatto. Seppi che avevano trovato alcune fibre di capelli castani sui cuscini e tra le lenzuola ancora impregnate di un profumo femminile…
Non posso credere che sia morto.
Avevo diffidato molte volte del suo neutrale atteggiamento verso la vita, arrivai a credere che non sarei vissuta abbastanza per vederlo scegliere da quale lato lottare.
Non avevo mai capito.
Solo ora mi rendo conto fino a che punto, la sua non-scelta, il suo modo di tacere quello che a volte, sono sicura, avrebbe voluto gridare, fu straordinariamente coraggioso. Non saprò mai perché arrivò a sacrificare tutto per salvarmi, ma di una cosa sono sicura: tutti viviamo alla ricerca di una ragione per morire. Qualcosa per cui siamo disposti a sacrificare tutto.
Io e Mulder siamo vivi perché qualcuno ha scelto di morire, per proteggerci.
Ho deciso di nascondergli la verità, evitare che ancora una volta, Mulder finisca per caricare sulle sue spalle il peso di una colpa non sua.
Quando il video di sorveglianza fu presentato in tribunale, tutti gli occhi si volsero, in attesa, verso lo schermo. Lui non era presente. Aveva accettato di sottomettersi all'ennesima prova del DNA ed essere trattato come una specie di fenomeno da baraccone.
La qualità delle immagini non era delle migliori, ma fu senz'altro sufficiente perché tutti potessero constatare l’evidenza.
La figura che apparve sullo schermo non rassomigliava affatto alla mia.
Il sollievo durò appena alcuni secondi. Poi mi resi conto che la donna alta e dai capelli scuri non era altri che Diana Fowley. La riconobbi immediatamente e anche se dovetti far finta di niente davanti agli altri, non potei evitare di stringere i pugni finchè le unghie non s'infilarono nella carne.
Seppi che avremmo avuto problemi nello stesso istante che la vidi apparire appesa al braccio di colui che aveva appena nominato suo assistente personale. Questa donna sembrava avere la dubbia virtù di materializzarsi dal niente nei peggiori momenti possibili. Veloce come un serpente e mille volte più letale!
Avendo scoperto le nostre vere identità, deve aver spiato i nostri movimenti aspettando il momento migliore per agire, permettendo che Edward portasse a compimento il suo piano per poterlo seguire e così togliermi definitivamente di mezzo.
Poi ha messo le sue grinfie su di lui approfittandosi della sua disperazione, circuendolo con un'altra delle sue menzogne.
Per questo ho deciso che Mulder non avrebbe mai saputo che qualcuno, in un disperato tentativo di riparare ad un danno fatto, aveva sacrificato la sua vita. Volevo evitare che - ancora una volta - Mulder portasse sulle spalle il peso di una colpa non sua ed ora sono decisa a conservare il segreto. Non permetterò mai che aggiunga questa vittoria come un'altra perla alla sua lunga lista di trofei.
Paula ed io ci incontrammo alcuni giorni fa davanti alla sua tomba. Disse che voleva accomiatarsi dal suo amico prima di riprendere la sua strada; e che avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro nel tempo e dirgli quando profondamente lui aveva segnato la sua vita.
Tutto sarebbe stato diverso se solo avessero ammesso fino a che punto avevano bisogno l'uno dell'altro.
Fu come vedermi riflessa in uno specchio...mi sentii nuda, e terribilmente stupida.
Disse che appena qualche notte prima, lei aveva deciso di lasciare che i fantasmi del passato riposassero in pace, ma era stato troppo tardi. Disse che non dovevo lasciare che lo fosse anche per noi.
Abbandonò il cimitero sparendo dalle nostre vite e solo allora mi resi conto che non l'avevo ringraziata. Osservai le sue spalle incurvate per la tristezza e le promisi in silenzio che non avrei mai lasciato che mi accadesse la stessa cosa.
M'inginocchiai davanti alla tomba, osservando l'iscrizione sulla lapide. Mormorando una preghiera.
Il vento trasportando la scia di un costoso profumo francese, mi annunciò la sua presenza. Prima che le mie mani potessero raggiungere l’arma, sentii il freddo contatto della sua pistola sulla mia tempia: - "Non l'ha ancora capito, vero Dana? Ha fatto tutto questo perché era innamorato di lei! Non è patetico?"
L'eco di passi risuonarono nel cimitero quasi completamente deserto e lei si girò riconoscendo l'uomo che si stava avvicinando a noi con un ramo di fiori nella mano destra e il capo chino.- " Lasci che creda che tutto è accaduto per colpa sua. Ci è abituato. Mi creda…solo così, le permetterà di leccare le sue ferite."
Abbassò l'arma e si allontanò così silenziosamente come era venuta e Mulder sollevò la testa per la prima volta, riconoscendomi. Non l’avevo piú visto da quando era finito il processo e lui rifiutava di guardarmi negli occhi. Le parole dette durante il processo, i lunghi giorni di silenzio e le domande ancora sospese nell'aria, bruciavano tra noi due.
Sistemò i fiori e rimase un momento lì, contemplandoli, come se potessero dargli la risposta che cercava.- "Scully…vorrei..."
Senza pensarci gli dissi:-"Shhh...non siamo soli."
Mi sorrise con malizia e rispose.- " I morti? Donna….decisamente, hai passato troppo tempo con me."
" Non tutto quel che avrei voluto."
" Eh?"
Gli presi la mano e ci allontanammo insieme dalla tomba di Skinner. Dovevamo chiarire molte cose. Nelle ultime settimane avevo imparato com’era difficile affrontare i propri limiti nell’amare, e nell’odiare.
Eravamo arrivati al punto in cui era impossibile negare quello che sentivamo l'uno per l'altro. Le fragili maschere che ci avevano permesso di confessare quello che per tanto tempo avevamo negato non avrebbero più potuto proteggerci.
Era arrivato il momento di lasciare che la ragione accettasse ció che non poteva essere negato
La passione svelata al di là di qualsiasi maschera.