diretto da Glen Morgan
Mulder e Scully vengono inviati ad indagare sull’omicidio di un funzionario statale che non sembra possa essere stato commesso da un essere umano
È notte. In previsione di una bonifica della zona, alcuni uomini stanno facendo sgombrare dei senzatetto da una strada di Philadelphia. Cutler, il capo della squadra, rientra in ufficio e poco dopo nei pressi arriva un camion dei rifiuti. Dal camion appare un uomo che si dirige verso il suo ufficio. Le luci nell’ufficio di Cutler si spengono. Mentre Cutler sta chiamando, terrificato, il Pronto Intervento, l’uomo misterioso irrompe nel suo ufficio e lo aggredisce. Nella lotta, l’uomo prende le braccia di Cutler e le strappa letteralmente dal tronco del malcapitato. L’uomo misterioso getta i due arti nel camion dei rifiuti e vi sale dentro prima che il camion si allontani.
Il giorno dopo, mentre Mulder e Scully sono sulla scena del crimine, Scully riceve una telefonata. Quando Scully estrae il telefono dalla sua tasca, dapprima legge il nome “William” sullo schermo, ma ad uno sguardo più attendo vede che si tratta di suo fratello Bill. Il fratello informa Scully che sua madre è stata ricoverata in ospedale a Washington in seguito ad un attacco cardiaco. Mulder incita Scully ad andare subito da sua madre.
Mulder intanto analizza le registrazioni delle telecamere di sicurezza, ma nessuna di queste fornisce informazioni utili dato che sono state tutte girate verso l’alto. Il disegno che Mulder poco prima aveva notato fuori dalla finestra, non compare però nelle registrazioni. Mulder si reca quindi in strada per raccogliere informazioni. Uscendo dall’ufficio pesta con la scarpa un cerotto usato. Lo raccoglie e lo porta via.
All’ospedale, Scully trova sua madre in terapia intensiva. Un’infermiera le riferisce che in un momento di lucidità, Margaret ha chiesto di Charlie, il figlio più piccolo con cui non parla da tanto tempo.
Nella strada adiacente all’ufficio di Cutler, un uomo di nome Landry e una donna di nome Nancy Huff stanno discutendo sullo spostamento dei senzatetto. Nella discussione si inserisce uno di loro. L’uomo sostiene che l’Uomo Col Naso Incerottato parli per loro, ma in seguito alle domande di Mulder si allontana. Il disegno che Mulder aveva notato in precedenza, è sparito dal cartellone pubblicitario.
Intanto in ospedale Scully trova, tra gli oggetti di sua madre, una moneta che lei non aveva mai visto. La moneta misteriosa è stata trasformata in un medaglione da portare al collo. Mentre è al telefono con suo fratello Bill, un altro paziente ricoverato nello stesso reparto muore e viene portato via. Contrariamente a quanto pensasse, Scully scopre che nel testamento sua madre ha richiesto di non essere rianimata o tenuta in vita artificialmente.
Due uomini hanno portato il disegno prelevato dal cartellone pubblicitario in un magazzino. All’improvviso il disegno scompare e nel magazzino arriva l’uomo misterioso. I due uomini vengono fatti a pezzi così come Cutler. Sul disegno intanto è comparsa la firma “Trashman”.
Mentre una dottoressa sta spiegando a Scully che deve estubare sua madre, Scully riceve una telefonata. Sullo schermo del telefono vede scritto di nuovo “William” e subito dopo “Mulder” che si trova fuori dalla terapia intensiva.
Di fronte all’ufficio di Cutler, Nancy Huff consegna a Landry un’ingiunzione che vieta ai pullman che trasportano i senzatetto di avvicinarsi all’ospedale.
Mentre Mulder ragguaglia Scully sul caso, lei non può fare a meno di pensare a sua madre e a tutte le domande senza risposta nate dal comportamento di Margaret. Scully mostra a Mulder la moneta misteriosa. Quando i medici iniziano ad estubare Margaret, Scully si appoggia a Mulder in cerca di conforto.
Nancy Huff rientra in casa. Alcuni istanti dopo, sul viale fuori casa, arriva il camion dei rifiuti e l’uomo misterioso. Nonostante il tentativo di fuga della donna, l’uomo uccide anche lei.
Mulder e Scully si trovano al capezzale di Margaret. La donna giace immobile nel letto. Mentre i due stanno chiacchierando per passare il tempo, Scully riceve una telefonata da suo fratello Charlie. Scully mette in vivavoce il fratello, che inizia a parlare a sua madre. Dopo alcuni istanti la donna apre gli occhi. Margaret prende la mano di Mulder e, sorridendo, gli sussurra: “Mio figlio… si chiama William anche lui”. Un attimo dopo la donna chiude gli occhi per sempre.
Sconvolta dalla perdita, confortata dall’abbraccio di Mulder, Scully non riesce a capire perché le ultime parole di sua madre siano state per loro figlio.
Scully insiste per tornare al lavoro. Le indagini portano i due agenti fino ad una costruzione fatiscente. Nei sotterranei dell’edificio i due trovano un uomo nascosto nel suo laboratorio artistico. L’artista parla in difesa dei senzatetto e contro l’ipocrisia della borghesia. L’uomo ammette di aver solo lasciato dei disegni vicino alle abitazioni degli uomini aggrediti e mostra a Mulder una sua scultura raffigurante l’Uomo Dal Naso Incerottato. Sostiene che l’entità racchiusa nella scultura abbia preso vita. Scully rivede sé stessa nelle parole dell’uomo mentre questi racconta della creazione della sua arte.
Mentre Landry sta portando i senzatetto all’ospedale, Mulder, Scully e l’artista cercano di raggiungere quest’ultimo.
All’ospedale intanto, Landry si trova a dover affrontare l’Uomo Dal Naso Incerottato. Cerca di fuggire nei corridoi bui dell’istituto, ma alla fine si trova senza via d’uscita all’interno di un locale docce. Mulder e Scully corrono in suo aiuto, ma quando arrivano trovano solo il corpo martoriato di Landry e un cerotto sul pavimento.
L’artista lascia il suo laboratorio, non prima di aver trasformato il viso della sua scultura in una grande faccia sorridente.
Mulder e Scully si trovano sulle rive di un lago, con le ceneri di Margaret, per dare un ultimo saluto alla donna. Scully riflette sugli eventi degli ultimi giorni e della relazione di questi con loro figlio William. Mulder non può far altro che dare conforto alla sua compagna di sempre.
DAVID DUCHOVNY - Fox Mulder
GILLIAN ANDERSON - Dana Scully
Attori Co-Protagonisti
Sheila Larken - Margaret Scully
Tim Armstrong - Trashman
Daryl Shuttleworth - Daryl Landry
Peggy Jo Jacobs - Nancy Huff
Alessandro Juliani - Joseph Cutler
Chris Shields - Detective Dross
Gary Sekhon - Tecnico della Scientifica
Sachin Sahel - Jack Budd
Veena Sood - Dott.ssa Louise Colquitt
Jannen Karr - Infermiera Taillie
Seth Whittaker - Fitzpatrick
Daniel Jacobsen - Proudley
Trasmesso la prima volta in TV
08/02/16
09/02/16
WEST PHILADELPHIA
5:15 A.M.
(Un avviso con scritto “Sei responsabile! La pulizia della zona inizierà lunedì 8 febbraio 2016 alle ore 5:00” viene spazzato via da un getto d’acqua. Lo stesso getto d’acqua viene poi rivolto verso tutti i senzatetto accampati sul marciapiede.)
CUTLER: Lo sapevate che sarebbe successo. Questa è la prima fase del ricollocamento, sarete tutti quanti trasferiti nell’ex ospedale di Franklin, nella Contea di Buck. Gli effetti personali raccolti stasera dai funzionari governativi potranno essere recuperati presso la nostra sede al 1804 di South Walnut. Io sarò lì. (rivolto ad un altro funzionario) Forza, dai. Accompagnami.
SCENA 2
H.U.D. FIELD OFFICE,
PHILADELPHIA 6:05 A.M.
(Cutler scende dalla macchina e si dirige verso l’ufficio.)
CUTLER: (rivolto ai senzatetto) Questa strada è la prossima. Domani mattina, vi ho avvertito. (Indicando l’avviso “Sei responsabile! La pulizia della zona inizierà martedì, 9 febbraio 2016 alle 5:00 A.M.” appeso al muro limitrofo.)
(Sul luogo arriva un camion dei rifiuti. I senzatetto fuggono alla sua vista. Dal camion sembra scendere un uomo alto, vestito di stracci, scalzo, e con un cerotto al naso, che si dirige verso l’ufficio di Cutler. Intanto Cutler, all’interno, si spalma del gel antibatterico sulle mani e parla al telefono.)
CUTLER: Landry, sono Cutler. Sei ancora là sotto? Tutto bene? Ci sono problemi?
(Cutler inizia a tossire. La luce salta.)
CUTLER: C’è qualcuno? (Si sentono dei rumori indistinti provenire dall’esterno dell’ufficio. L’ombra di un uomo si intravede al di là dei vetri. Cutler compone un numero telefonico e prende la pistola dal cassetto). Mi trovo al 1804 di South Walnut, c’è un intruso.
OPERATORE: Stiamo avvisando la polizia. È in pericolo? Pronto? Che sta succedendo? Pronto?
(Cutler punta l’arma verso la porta a vetri. L’ombra dell’uomo all’esterno si fa sempre più vicina fin quando la porta va in frantumi e l’uomo entra nell’ufficio. Cutler inizia a urlare spaventato. L’uomo apre letteralmente in due Cutler.)
OPERATORE: È ancora lì?
(L’uomo risale sul camion con i resti di Cutler. Il camion mette in moto e se ne va.)
SIGLA
SCENA 3
UFFICIO DI CUTLER
(Un addetto sta scattando delle foto. Sulla scena arrivano Mulder e Scully.)
SCULLY: Agente speciale Scully, lui è l’agente speciale Mulder.
SCIENZIATO FORENSE: Detective?
DROSS: Salve, Aaron Dross, vi ho chiamati io. Mi hanno detto che voi due avete esperienza con i casi… un po’ inquietanti. (Mulder fa una smorfia). Sentite non voglio sembrare polemico, ma…
MULDER: Non saremmo a Philadelphia senza un po’ di sana polemica, dico bene?
(Mulder si china sul pavimento per analizzare da vicino la scena.)
DROSS: Solo perché ho chiesto aiuto non significa che rinuncerò a questa indagine, mi sono spiegato?
SCULLY: Capisco, ma lei sa bene che l’FBI ha giurisdizione in caso di omicidio di un funzionario federale.
MULDER: Ha usato il polivinilsilossano per rilevare quell’impronta?
(Anche Scully si china di fianco a Mulder per osservare il pavimento.)
SCIENZIATO FORENSE: Il problema non è rilevare l’impronta, non c’è nessuna impronta. È l’orma di un piede, ma non ci sono creste.
MULDER: Sembra che l’assassino sia nato senza impronte digitali, che è praticamente impossibile, per la cronaca.
SCULLY: Dove è stata trovata la vittima?
DROSS: È ancora qui. (Scully si dirige verso i resti della vittima) Una parte è lì, mentre la testa è nel secchio della spazzatura.
MULDER: Non l’ha neanche riciclata nel modo giusto.
DROSS: Le braccia sono sparite, deve aver usato una spada o un machete.
SCULLY: No, il sovraspinato e il deltoide sono stati strappati dal tronco, non sono stati recisi. Stesso discorso vale per la testa.
DROSS: Mi sta dicendo che qualcuno l’ha fatto a pezzi?
(Mentre Scully analizza i resti, Mulder guarda fuori dalla finestra e nota un disegno su un muro di un edificio limitrofo.)
SCULLY: Beh, non credo sia possibile per un essere umano da solo.
(Il telefono di Scully si mette a vibrare. Quando guarda lo schermo, in un primo momento Scully legge “William”, ma poi si accorge che è suo fratello Bill che la sta chiamando.)
DROSS: I senzatetto qui fuori odiavano questo Cutler, davano a lui la colpa del loro trasferimento.
(Scully lascia vibrare il telefono senza rispondere.)
MULDER: Nel Medioevo per squartare un prigioniero ci volevano quattro cavalli che tiravano in direzioni diverse per riuscire nell’intento.
(Scully risponde alla telefonata.)
SCULLY: Bill? Sono sulla scena di un delitto, tu sei ancora in Germania? (Dall’espressione di Scully si capisce che c’è qualcosa che non va. Si alza, allontanandosi dal cadavere.) Certo, va bene. (Scully riattacca.)
MULDER: Che c’è?
SCULLY: (molto scossa) Era… era mio fratello, lo hanno… lo hanno chiamato dall’ospedale. Mia madre ha avuto un attacco cardiaco, è in terapia intensiva a Washington.
(Mulder le si avvicina preoccupato.)
MULDER: Allora vai, coraggio.
SCULLY: Sì.
(Scully lascia la scena del crimine sotto lo sguardo preoccupato di Mulder.)
SCENA 4
(Mulder e Dross stanno controllando i video delle telecamere di sorveglianza)
MULDER: La registrazione delle telecamere di sicurezza. La prima viene messa sottosopra, la seconda, la terza e alla fine anche l’ultima viene girata. La telecamera di Cutler si trova sopra la porta a più di due metri di altezza. Possiamo eliminare i 76ers, quelli non trovano mai il canestro.
(Mulder continua a cercare sul computer.)
Ah. Guardi qui. Al momento dell’omicidio non c’erano disegni sul cartellone pubblicitario. (Mulder fa vedere il disegno a Dross) Quindi il disegno è stato fatto questa mattina dopo la morte di Cutler. Forse l’artista ha visto qualcosa e vuole comunicarci un indizio. Vado a vedere se è firmato o se qualcuno conosce l’autore.
DROSS: Certo.
(Uscendo dall’ufficio, Mulder pesta un cerotto e lo raccoglie come prova.)
SCENA 5
BEATUS MEDICAL CENTER
WASHINGTON, D.C.
(Scully entra nel reparto di terapia intensiva. Sua madre è a letto, intubata e incosciente. Scully le prende la mano e le accarezza la fronte.)
SCULLY: Mamma.
INFERMIERA: Salve. Lei è una parente di Margaret?
SCULLY: Sì, sono sua figlia, Dana Scully.
INFERMIERA: Ha ripreso conoscenza per qualche minuto, ha chiesto insistentemente di qualcuno chiamato Charlie.
SCULLY: Charlie, mio fratello, il figlio più piccolo. Non si parlano più.
INFERMIERA: Ho pensato che volesse saperlo.
SCULLY: Non ha chiesto di me o di Bill o dei suoi nipoti?
INFERMIERA: Solo di Charlie.
(L’infermiera si allontana.)
SCULLY: Ciao, mamma. Sono io, Dana. Lo so… dove sei ora. E so che papà è lì con te. E anche Melissa. Ma… io sono qui, Bill è qui e anche William… anche William è qui (Scully inizia a piangere) e Charlie è qui. Ti prego, ti prego mamma non andare ancora, ho bisogno di te.
SCENA 6
(Mulder esce dall’ufficio di Cutler.)
MULDER: Scusi, agente. Devo andare sul tetto di quell’edificio.
AGENTE: Sì, signore.
MULDER: Va bene?
(L’agente annuisce. Mentre Mulder continua ad osservare il disegno, due funzionari stanno discutendo nel vicolo.)
HUFF: Landry, non ho ancora finito con te.
LANDRY: (rivolto ai senzatetto) Ascoltate, questa strada sarà ripulita domani mattina.
HUFF: Ti ricordo che in quest’isolato c’è stato un delitto.
LANDRY: Vuoi incolpare uno di questi poveracci per la morte di Joseph?
HUFF: Ma non ti viene proprio in mente che la gente ti odia per quello che le stai facendo?
LANDRY: Mi stai minacciando?
HUFF: Guarda che sono sei mesi che ti minaccio.
LANDRY: Adesso basta.
(Mulder si avvicina mostrando il tesserino dell’FBI.)
MULDER: Agente speciale Mulder, FBI. Posso chiedere chi sono questi due cittadini rappresentanti dell’amore fraterno?
LANDRY: Daryl Landry, lavoravo con Joseph Cutler. Stiamo riqualificando quest’area.
MULDER: Lei chi è? Cosa le fa pensare che l’assassino sia di qui?
HUFF: Nancy Huff. Presidente della Commissione Didattica della Contea. Questo imbecille e Cutler…
MULDER: Ah, siete sposati? No?
HUFF: Sposati? Certamente no!
MULDER: Beh, sa com’è, l’ha chiamato imbecille.
HUFF: Quest’idiota e Cutler stanno cacciando i poveri senzatetto dall’area per costruire un palazzo di dieci piani e riqualificare il quartiere.
LANDRY: L’ex ospedale di Franklin è fuori dal suo distretto, è abbandonato. Vogliamo solo spostare questa gente dal centro a quella struttura, lontano dalla droga, dai ratti e dalle strade sporche di feci e urina.
HUFF: Anche io vorrei che queste persone fossero al sicuro e al riparo. Il giorno del Ringraziamento vengo sempre qui a servire alla mensa.
MULDER: Ah… però?
HUFF: …però l’ospedale di Franklin è a solo due isolati dal liceo Pennsbury. Se una di queste persone avesse ucciso Cutler vorrebbe averlo vicino ai suoi figli?
MULDER: Va bene, è chiaro. Non l’ho sentita parlare dei loro interessi, ma dei suoi e anche lei ha parlato per sé stesso. Mi domando se c’è qualcuno che parli per i senzatetto invece.
SENZATETTO: L’uomo col naso incerottato, ecco chi.
(Tutti e tre si girano verso il senzatetto.)
MULDER: L’uomo col naso incerottato? Chi è? È il nome dell’artista? Dov’è? Dove posso trovarlo?
(Il senzatetto si allontana. Mulder osserva di nuovo il disegno, ma questa volta è sparito dall’edificio.)
SCENA 7
(Scully siede accanto al letto della madre e mentre la osserva tiene in mano la sua collana col crocifisso. All’improvviso vediamo un flashback, dall’episodio “One Breath” quando Scully stessa si trovava in coma. In questo momento Scully sembra ricordare il momento in cui Mulder era lì con lei.)
MULDER: Non so se il fatto di essere qui ti aiuterà a tornare indietro, ma io ci sono.
(Scully nota una busta con gli effetti personali di sua madre. La apre e trova due fedi e una collana con un ciondolo che attira la sua curiosità. Proprio in quel momento il suo telefono si mette a vibrare. È ancora suo fratello Bill.)
SCULLY: Ciao, Bill. Che ore sono lì da te? A che ora parte il volo da Francoforte? Cerca di arrivare il prima possibile. Non lo so, non posso… non posso sapere se morirà prima che tu riesca ad arrivare qui da lei. Bill, sì, so che sono un medico, ma sono anche sua figlia.
(Mentre parla al telefono Scully osserva alcuni medici ed infermieri portare via un paziente appena deceduto.)
La terrò in respirazione artificiale, era quello che voleva. Sì, io e la mamma ne avevamo parlato dopo la mia esperienza in coma. Mi aveva detto che avrei dovuto fare tutto il possibile per tenerla in vita. Le sue direttive sono state scritte nel testamento biologico. Sì.
SCENA 8
(Mulder si trova all’interno di un laboratorio con un tecnico che sta analizzando il cerotto raccolto all’esterno dell’ufficio di Cutler.)
MULDER: Pulito?
BUDD: Immacolato, qui non c’è niente.
MULDER: Mi stai dicendo che non ci sono tracce di agenti patogeni?
BUDD: No, sto dicendo… che non c’è niente. Ho solo rilevato la presenza di un materiale, ma allo stesso tempo è come se non ci fosse. Ho usato un microscopio elettronico a scansione per riuscire a separare le particelle non organiche da quelle organiche. E niente. Nessun materiale organico sul cerotto, ma non ci sono neanche materiali non organici. Non c’è niente di vivo e niente di morto.
SCENA 9
(In ospedale Scully controlla le sacche per le flebo che vengono somministrate alla madre. Poi rivolge la sua attenzione verso le macchine che registrano i valori della paziente.)
SCULLY: Infermiera? Perché somministrate una soluzione salina a una paziente con arresto cardiaco?
INFERMIERA: Agente Scully, il testamento biologico di sua madre dice che… non vuole essere rianimata se in coma o in stato di respirazione assistita. L’ha stilato lo scorso anno, è firmato da due testimoni, due Ufficiali di Marina in pensione.
(L’infermiera mostra a Scully il documento.)
SCENA 10
(In una sorta di magazzino, due uomini trasportano un carrello. I due si fermano per scoprire cosa c’è sotto il telo.)
UOMO#1: Cosa abbiamo qui?
UOMO#2: Uh.
(Si tratta dello stesso disegno che Mulder aveva visto sul muro dell’edificio vicino alla scena del crimine.)
UOMO#1: È bello grande, è uno stile nuovo non so se mi piace. Proviamo a metterlo all’asta.
UOMO#2: (ridendo) Non pensavo di fare tanti soldi grazie ai barboni.
UOMO#1: (ridendo) Chiamo i nostri soliti collezionisti. Mettilo via.
UOMO#2: Come no. Ci penso io. Andiamo bello.
UOMO#1: (Si mette al computer) Ok.
(Il carrello inizia a muoversi. L’uomo si gira e nota che il disegno è scomparso dalla tela. Gira intorno per osservare meglio.)
UOMO#1: (rivolto all’altro uomo) Ehi, dove hai salvato i numeri dei compratori? (Nel frattempo l’altro uomo sembra scomparso. L’uomo controlla il suo cellulare.) È la cameriera di quel bar, ha un’amica per te. (L’uomo è tornato nell’area principale del magazzino) Che stai facendo? Perché l’hai girato? Si rovina la vernice. (Mentre si avvicina, vede il suo amico seduto a terra con una busta in testa) Oh, bello. Ma che fai?
(All’improvviso compare l’uomo col naso incerottato. Sposta il carrello, raggiunge l’uomo e strappa letteralmente in due il corpo di quest’ultimo. Così come aveva fatto in precedenza, l’uomo porta i due cadaveri sul camion dei rifiuti, lasciando una scia enorme di sangue sul pavimento. Sul quadro adesso è comparsa la firma “Trashman”.)
SCENA 11
(In ospedale, Scully sta parlando con la dottoressa che ha in cura sua madre)
DOTTORESSA: Dobbiamo estubarla. Non implica necessariamente il decesso, ma noi non dobbiamo rispettare solo le leggi, dobbiamo rispettare le sue ultime volontà.
(Mentre ascolta la dottoressa parlare, Scully si rigira tra le mani la collana col ciondolo di sua madre. Il suo telefono vibra e, per ancora una volta, Scully legge “William” sullo schermo dell’apparecchio. Ad un secondo sguardo capisce che invece si tratta di Mulder.)
SCULLY: Sì.
MULDER: Sono qui.
(Scully si gira verso la porta e vede Mulder all’esterno del reparto di terapia intensiva. La donna sembra sollevata.)
SCENA 12
(La pulizia della zona intorno all’ufficio di Cutler sta iniziando.)
LANDRY: (rivolto ai senzatetto) Eccoci qua, andiamo nella vostra nuova casa. Tutti sul pullman.
HUFF: Permesso.
LANDRY: (sbuffando) Ah, ancora.
HUFF: Questa è un’ingiunzione appena firmata dal giudice. Se un solo pullman si fa vedere all’ospedale sarà mandato immediatamente indietro.
(Mentre la donna si allontana, sul muro di un edificio vicino vediamo che è comparso un disegno molto simile a quello visto da Mulder in precedenza.)
SCENA 13
(Mulder e Scully sono seduti su una poltrona in un corridoio dell’ospedale. Scully ha sempre tra le mani la collana di sua madre.)
MULDER: C’era un murale fuori dall’ufficio, è stato fatto dopo l’omicidio. Una specie di mostro, le persone del posto pensano che le difenda. L’artista che lo ha realizzato si fa chiamare Trashman, non ha identità, nessuno l’ha mai visto, nessuno sa chi sia. Sospetto che si tratti di un serial killer convinto che la sua missione sia aiutare i senzatetto eliminando quelli coinvolti nel trasferimento. (Scully annuisce, ma sembra assorta in tutt’altri pensieri) Vorrei restare, ma temo che il killer ucciderà ancora.
SCULLY: (sempre annuendo) Ha chiesto di Charlie… prima di entrare in coma.
MULDER: Tuo fratello.
SCULLY: Sì, solo di lui, né di Bill, né di me. Io non so neanche dove sia, non si è più fatto vivo per anni, né con lei, né con noi. Perché lo avrebbe fatto? Perché ha cambiato il suo testamento biologico senza dirmelo? (Mulder fa un lungo sospiro, incapace di dare una risposta a tutte le domande di Scully) E questa moneta che cos’è? Non gliel’ho mai vista indosso, l’anno non mi dice niente, (Scully mostra la moneta a Mulder) non è la data di nascita di nessuno della mia famiglia, né della morte di papà, né di quella di Melissa. Che cos’ha di tanto importante da farla incastonare e portarla al collo?
(L’attenzione di Scully viene attirata da alcune voci in lontananza.)
DOTTORESSA: Siete pronti?
INFERMIERA: Sì, dottoressa.
(Il personale dell’ospedale è attorno al letto di Margareth. Sono pronti per estubarla. Scully si alza e va verso di lei, ma Mulder la ferma.)
INFERMIERA: Avete lo stent?
DOTTORESSA: Rimuovete il tubo alla prossima espirazione.
INFERMIERE: Pronti?
(Mulder abbraccia Scully mentre i medici estubano sua madre.)
SCULLY: (piangendo) Non mi interessano le domande importanti in questo momento. Vorrei solo un’altra possibilità di farle delle domande futili.
SCENA 14
(Piove. La Huff sta tornando a casa. Una volta entrata, ascolta i messaggi nella segreteria telefonica.)
TOM: (voce dalla segreteria) Sono appena arrivato in albergo, ti chiamo quando vado alla riunione. I ragazzi stanno bene, dormono da Ed e Melinda. Ti amo.
(La donna butta nella spazzatura lo yogurt appena mangiato e si prepara un caffè. All’esterno intanto è arrivato il camion dei rifiuti. La Huff ha l’impressione che le stia vibrando il telefono e lo controlla. All’esterno, l’uomo col naso incerottato è sceso dal camion. La donna chiude la porta di casa a chiave, poi nota su due scalini una sostanza giallastra e dei vermi. In cima alle scale, all’improvviso, appare l’uomo. Dopo un breve inseguimento all’interno della casa, l’uomo cattura la Huff e la uccide. Ripone alcuni dei resti della donna nel tritarifiuti, mentre carica sul camion tutti gli altri e si allontana.)
SCENA 15
(Mulder e Scully vegliano Margareth all’ospedale.)
SCULLY: Non ci siamo mai imbattuti nella capacità di far tornare in vita… qualcuno solo con il pensiero.
MULDER: Io ce l’ho fatta. Quando eri nelle stesse condizioni, in ospedale.
SCULLY: (sorridendo) Sei una specie di guaritore, Mulder.
MULDER: (Mulder alza le spalle) E chi lo sa? (Ride)
(Il telefono di Scully vibra ancora.)
SCULLY: Pronto? Charlie! È stato Bill a chiamarti? Sì, la mamma ha chiesto di te. Charlie potresti dirle qualcosa, per favore? No, qualunque cosa, non lo so. Fa’… fa’ quello che non posso fare io. (La voce di Scully inizia a tremare) Riportala indietro. Ok, ora ti metto in vivavoce. (Scully si avvicina a sua madre tenendo il cellulare vicino a lei.) Charlie ti vuole parlare, è al telefono. So che puoi sentirlo.
CHARLIE: (dal telefono) Mamma, sono io, Charlie. (Mulder osserva i tracciati delle macchine attaccate a Margareth) Ho saputo che hai chiesto di me, quindi… eccomi qui, una volta tanto. Cosa vuoi sapere? Qual è il grande mistero?
SCULLY: (rivolta a Mulder) Niente? Nessuna reazione?
MULDER: Il battito è accelerato, ma non l’ho vista muoversi.
(Lentamente Margareth apre gli occhi. Mulder si alza dalla sua sedia e le si avvicina.)
SCULLY: Mamma? (Scully porta il cellulare all’orecchio e parla a suo fratello) Ha aperto gli occhi.
MULDER: (rivolto a Maggie) Sa dove si trova? Ricorda il suo nome?
(Maggie prende la mano di Mulder e sembra voler dire qualcosa.)
MARGARETH: (rivolta a Mulder) Mio figlio… si chiama William anche lui.
(Il sorriso della donna si spegne pian piano e il suo sguardo si perde nel vuoto mentre le macchine iniziano ad emettere segnali sonori.)
SCULLY: Mamma, mamma, mamma, mamma sono Dana, mamma sono qui. Ti prego torna da noi, mamma, mamma, mamma…
CHARLIE: (dal telefono) Dana, che sta succedendo?
(Mulder continua a tenere per mano la donna, mentre Scully, piangendo e stringendo tra le mani il viso di sua madre, le dà un bacio in fronte e la stringe a sé.)
SCENA 16
INFERMIERA: (parlando con Mulder) Era una donatrice di organi, stanno arrivando gli inservienti per portarla via. Dobbiamo farlo in fretta.
(Arrivano due infermieri con una barella.)
SCULLY: No, portatela via. Andatevene.
MULDER: Scully, no. (Mulder abbraccia Scully e la trascina via) Tua madre era una donatrice, devono farlo subito. Lasciala andare.
(Scully si rifugia nell’abbraccio di Mulder e piange la perdita di sua madre stringendo tra le mani la misteriosa collana.)
SCULLY: (piangendo) Le sue ultime parole… sono state per nostro figlio. Per suo nipote… che noi abbiamo dato via. Perché l’ha detto? Perché ha dovuto dirlo?
(Scully si volta per vedere gli infermieri portare via la barella dove è distesa sua madre. Scully si asciuga il volto dalle lacrime e poi si rivolge di nuovo a Mulder.)
SCULLY: Mulder, andiamo a Philadelphia.
MULDER: No.
SCULLY: Devo lavorare.
MULDER: No, invece no.
SCULLY: Sì, adesso.
MULDER: No. Lo capisco Scully, davvero, ma in questo momento…
SCULLY: Adesso. Devo lavorare. Adesso.
(Scully prende la giacca e la valigetta ed esce dal reparto di terapia intensiva. Mulder la guarda uscire con occhi tristi.)
SCENA 17
(Mulder e Scully sono tornati in laboratorio.)
BUDD: Ho analizzato i campioni prelevati dalla firma di Trashman con la spettroscopia vibrazionale che rileva il legante, i pigmenti e gli additivi usati nella vernice spray. Il legante presente in questo campione è brevettato da un marchio di nome Cannonz ed è usato solo nelle loro vernici di qualità superiore.
SCULLY: In rete ho trovato un solo negozio nel centro di Philadelphia che tratta quella marca. Andiamoci subito.
SCENA 18
(Scully è ferma in auto. Indossa la collana di sua madre e si rigira il ciondolo tra le dita. Mulder esce dal negozio seguendo un sospetto. Fa un fischio a Scully per farle segno di partire. Scully mette in moto l’auto.)
SCULLY: Eccomi.
SCENA 19
(L’uomo sospetto entra in un edificio abbandonato, ma i due agenti lo seguono a distanza ravvicinata.)
MULDER: FBI!
(L’uomo scappa alla vista dei due agenti, ma una volta entrato nell’edificio viene subito raggiunto da Mulder e Scully. L’uomo impugna una pistola, ma viene prontamente disarmato e atterrato da Scully.)
MULDER: Stiamo cercando Trashman.
(L’uomo conduce i due nelle viscere dell’edificio abbandonato.)
UOMO: Vi devo mettere in guardia. Da qui in poi non c’è più luce. Vedete? Non c’è corrente.
(Scully guarda in modo strano Mulder. Mentre i due fanno per avanzare, il ragazzo fugge su per le scale e si dilegua. Mulder lo guarda andare via.)
MULDER: Che c’è? Non potevo mica sparargli e io le scale non le faccio più.
SCULLY: Ai bei tempi io le scale le facevo di corsa e con i tacchi alti.
MULDER: I bei tempi… i bei tempi Scully sono adesso.
(I due accedono le loro torce e si mettono sulle tracce di Trashman.)
SCENA 20
(Mulder e Scully stanno percorrendo un corridoio buio quando vedono una figura umana indefinita. Cercano di inseguirla, ma ad un tratto si trovano davanti ad una sorta di corpo deforme che cade a terra.)
SCULLY: (rivolta a Mulder) … ma che cosa?
(I due proseguono e vedono delle ombre muoversi al di là di una porta. Mulder bussa.)
MULDER: FBI. Aprite la porta. Se siete in pericolo possiamo aiutarvi.
UOMO: Io sono in pericolo, ma andate via!
(Mulder apre la porta con un calcio e i due entrano. C’è un busto molto somigliante all’uomo che ha commesso tutti gli omicidi appoggiato ad una colonna del seminterrato.)
UOMO: Mettete giù le pistole. Non funzionano con loro, mettetele via. Ci ho già provato, ho provato a sparargli!
MULDER: È lei Trashman?
UOMO: Spegnete le torce. Spegnetele. Se io non vedo loro, e loro non vedono me, non possono ferirmi.
(C’è uno stacco. L’uomo è seduto in un angolo. Alle sue spalle ci sono i disegni di molti volti colorati. Sul tavolo di fronte a lui si vedono parecchie bombolette spray. Mulder e Scully lo ascoltano parlare.)
TRASHMAN: La gente per strada, i barboni, i senzatetto non hanno voce, capite? Vengono trattati come spazzatura, nel vero senso della parola. Funziona così. Butti tutte le bottiglie di plastica nel cestino sotto il lavello. (Mulder fruga tra gli scaffali) Lì riciclabile, lì indifferenziata, poi prendi il sacchetto e lo butti nel bidone giusto. Ti fai i complimenti, sei davvero una brava persona, hai fatto del bene, combatti il surriscaldamento climatico, ami gli animali. Il venerdì arriva il camion, si porta via la spazzatura e non è più un tuo problema, è magia. Invece è un tuo problema, perché si accumula nelle discariche, la plastica rilascia delle tossine nell’acqua e anche nell’aria, ma se noi non lo vediamo, il problema non esiste giusto? La gente tratta il suo prossimo come spazzatura.
(Mentre Mulder si guarda attorno, Scully ascolta l’uomo assorbita nei suoi pensieri.)
MULDER: E ti sei occupato tu del problema?
TRASHMAN: Ho fatto la mia parte.
MULDER: Uccidendo Joseph Cutler, Nancy Huff e quei due ladri di opere d’arte.
TRASHMAN: No, volevo dare voce a quelle persone per strada e l’unico modo che conosco è la mia arte, non la violenza. Un’opera da disseminare in città per non dimenticarli. Uno stancil, che sorvegliasse l’imprenditore arrogante e la signora borghese con i nani in giardino.
MULDER: E perché l’hai dipinto dopo l’omicidio? Subito dopo la morte di Cutler?
TRASHMAN: Io non ho fatto niente. Non sono stato io. Io l’ho solo creato, chiaro? Tutte quelle persone che sono morte le ha ammazzate lui.
MULDER: Lui? E chi sarebbe lui?
TRASHMAN: Avete visto quell’entità là fuori?
MULDER: Sì.
TRASHMAN: Le ho create io. Non volevo, mi sono venute. Se ne andranno prima o poi, spariranno, ma l’uomo col naso incerottato, lui è diverso. I monaci tibetani lo chiamano “tulpa”, una forma di pensiero che usa la forza della mente per dare corpo e vita alla coscienza.
MULDER: “Tulpa” è un’errata traduzione teosofica del 1928. La parola è “tulku” che significa “entità incorporea”. Il concetto della costruzione di una forma di pensiero senziente non esiste nel buddismo tibetano e comunque un tulku non potrebbe mai fare del male a nessuno.
TRASHMAN: Ok, ma io ho messo tutto me stesso nella mia arte, io ho meditato, l’ho voluto. L’aspetto che doveva avere, ciò che doveva diventare e il motivo per cui lo volevo.
(Scully è assorta nell’ascoltare il racconto dell’uomo e ripensa alla nascita di suo figlio William.)
Ma se volete sapere la verità, è venuto lui da me.
(Scully osserva alcune teste di bambola appese al soffitto e ricorda il momento in cui, ancora molto piccolo, William è riuscito a far muovere la giostrina della sua culla solo col pensiero.)
Alla fine, è stato lui a dirmi che cosa voleva essere. Ciò che ho fatto è prendere la matita e dopo plasmare l’argilla. Io credo che ci siano degli spiriti, delle anime che fluttuano nell’etere, e se ci crediamo davvero, e desideriamo vederli sul serio, verranno da noi…
(Scully rivede il momento in cui Mulder ha preso in braccio William per la prima volta.)
MULDER: Come l’hai chiamato?
SCULLY: William.
TRASHMAN: …e prenderanno corpo e avranno una vita tutta loro.
(Scully ricorda le ultime parole di sua madre prima di morire.)
MARGARETH: Mio figlio… si chiama William anche lui.
(… e subito dopo rivive il momento in cui ha dovuto dire a Mulder di aver dato William in adozione.)
SCULLY: Il nostro bambino… l’ho dato in adozione.
TRASHMAN: Lui, lui è venuto da me nei miei sogni, da qualche strano luogo. (Mulder si accorge che Scully è immersa nei suoi pensieri) Adesso è vivo e va per le strade, con il cerotto che tiene l’argilla al suo posto. Chi potrebbe imitarlo? E il suo odore? Niente ha lo stesso odore su questa Terra. Vive di vita propria e fa quello che vuole. Io volevo spaventare chi nega la dignità alla povera gente. È da questo che è nata l’idea nella mia testa, era solo una suggestione, una piccola suggestione, anche se pericolosa, ma ora lui usa quell’idea e crede che sia una missione da portare a termine.
SCULLY: (fissando il vuoto) È una sua responsabilità. Se ha creato il problema, se è stata una sua idea, allora ne è responsabile. Ha pensato che non vedendolo non sarebbe stato un suo problema, ma lei è esattamente come le persone che odia.
MULDER: Se quello che dice fosse possibile… l’ultima persona coinvolta nel trasferimento dovrebbe essere Landry.
TRASHMAN: L’ingiunzione è stata sospesa, li porteranno all’ospedale di Franklin stasera.
SCENA 21
(In città, Landry è impegnato nello sgombero dei senzatetto.)
LANDRY: Avanti, muovetevi! Mi state costando un sacco di soldi. Sbrighiamoci è ora di andare a casa.
(Mulder e Scully escono dall’edificio abbandonato insieme a Trashman. Entrambi parlano al telefono.)
SCULLY: Stiamo cercando Daryl Landry.
MULDER: Signor Landry sono l’agente Mulder. Mi richiami il prima possibile, è urgente.
SCULLY: Sì.
SCENA 22
OSPEDALE DI FRANKLIN
(I senzatetto scendono dal pullman e vengono fatti entrare nella struttura. Landry percorre i corridoi dell’ospedale dove sono state stipate tutte le persone.)
SENZATETTO#1: Dov’è il mio cane? Avevo detto che io non ci stavo qui se non mi lasciavate portare il cane.
LANDRY: Signore, vada nella sua stanza. I cani sono al canile, domani lo cercherà.
SENZATETTO#2: Signor Landry, mi scusi signore…
(Landry continua a percorrere il corridoio, ma non respira bene a causa del cattivo odore. All’improvviso tutti i senzatetto si chiudono nelle rispettive stanze e il corridoio si svuota. Landry continua ad avanzare finché non entra in un locale vuoto da cui proviene il cattivo odore.)
LANDRY: C’è qualcuno laggiù? Non puoi stare qui. Torna indietro, le stanze sono di là.
(Landry prosegue in un altro corridoio buio. Accende il suo cellulare per usarlo come torcia e sul pavimento nota una sostanza giallastra e dei vermi.)
LANDRY: … ma che diavolo…
(Alle sue spalle si intravede l’ombra di un uomo. L’uomo col naso incerottato è addosso a Landry in un attimo. L’uomo tenta la fuga.
Nel frattempo Mulder e Scully sono arrivati nella struttura insieme a Trashman e sono alla ricerca di Landry.
Landry, spaventato, cerca rifugio nelle stanze che si affacciano sul corridoio, ma le porte sono bloccate. Alla fine riesce ad entrare nel locale delle docce, ma è una stanza senza via d’uscita.
Mulder e Scully sentono l’uomo urlare e corrono verso di lui.
L’uomo col naso incerottato di avventa su Landry. Pochi attimi dopo Mulder e Scully entrano nel locale delle docce, ma per Landry non c’è più nulla da fare. Il suo cadavere, fatto a pezzi, giace sul pavimento.)
SCULLY: C’è una sola uscita da questa stanza, ha urlato pochi secondi fa, come abbiamo fatto a non vedere nessuno uscire da qui, Mulder?
(Con la sua torcia, Mulder illumina il pavimento e scorge un cerotto insanguinato vicino al cadavere di Landry.)
SCENA 23
(Trashman raccoglie tutte le sue cose e lascia lo studio nell’edificio abbandonato. Il busto dell’uomo col naso incerottato è stato sostituito da uno con una faccina sorridente.)
SCENA 24
(Mulder e Scully sono seduti su un tronco, in riva ad un lago. Ai piedi di Scully c’è l’urna che contiene le ceneri di sua madre.)
SCULLY: Adesso so perché mia madre ha chiesto di Charlie, anche se non era più nella sua vita. Voleva essere sicura prima di andarsene che lui stesse bene. Lei lo ha messo al mondo, lo ha allevato, lui era una sua responsabilità. Ecco perché ha detto quelle parole prima di morire.
(Mulder ascolta Scully in silenzio.)
Voleva essere sicura che ci saremmo presi la responsabilità di sapere che William stava bene, anche se non possiamo vederlo.
So che… come genitori abbiamo fatto un enorme sacrificio… per proteggerlo, e che è stato solo per il suo bene darlo in adozione ma… ma non posso fare a meno di pensare a lui. È più forte di me.
Io credo che tu riuscirai a trovare le risposte che cerchi, troverai le risposte al più grande dei misteri e io sarò con te quando lo farai…
(I due si guardano intensamente. Quando Scully riprende a parlare non riesce a trattenere le lacrime.)
…ma io non avrò mai… risposte ai miei misteri. Non saprò mai se anche lui pensa a me o… o se ha mai avuto paura e ha desiderato che fossi lì, se dubita mai di sé stesso perché lo abbiamo lasciato, se si pone mai delle domande su di me come io mi interrogo su questa moneta.
E io ho bisogno di credere, ho davvero bisogno di credere che non abbiamo abbandonato nostro figlio.
(Mulder, senza dire una parola, abbraccia Scully e lei appoggia la testa sulla sua spalla.)
Trascrizione effettuata da Elena
IN BREVE
STAGIONE 10
- #10X01 My Struggle
- #10X02 Home Again
- #10X03 Mulder and Scully Meet the Were-Monster
- #10X04 Babylon
- #10X05 Founder's Mutation
- #10X06 My Struggle II
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