Gillian Anderson: Io, Dickens e la mia cresta punk

Intervista esclusiva: l'ex Dana Scully, al RomaFictionFest con la miniserie Great Expectations, si racconta a Film.it

“Piercing, orecchini, catene e avevo perfino la cresta punk”. Per anni l'abbiamo vista in tailleur pronta a dare la caccia agli alieni, ma c'è stato un tempo in cui Gillian Anderson sfoggiava tutt'altra mise. Ne parliamo con lei nel giorno in cui il suo Great Expectations (miniserie BBC che adatta il capolavoro Grandi speranze di Dickens) viene presentato al RomaFictionFest.

Ma torniamo a qualche ora prima, quando un gruppo di giornalisti esce dall'incontro con la Anderson con uno strano muso lungo e in chiaro disappunto. “Non aspettarti un'attrice disponibile e pronta al dialogo” - dicono alcuni colleghi. “Non ti guarda mai in faccia” - è un'altra delle frasi più gettonate. E naturalmente l'evergreen: “Qualunque cosa tu voglia fare, non chiederle di X-Files!”. La verità è che Gillian Anderson è lapidaria su domande più scontate, e invece disposta ad aprirsi su questioni più profonde. Leggere per credere:

Tornando con la memoria ai tuoi giorni da studentessa. C'è stato un momento in cui sei rimasta folgorata da Dickens?
Non è mai successo. Non ho mai avuto quel tipo di istruzione. Sono certa che è stata colpa mia: all'epoca avevo la testa tra le nuvole. Ero interessata al punk rock, non avevo tempo per la letteratura. Credo che con un po' più di concentrazione sarei riuscita a nutrire entrambe le passioni, sia quella del punk che quella per i classici. Ho scoperto la letteratura solo nel momento in cui ho intrapreso la carriera di attrice.
 
In Great Expectations interpreti Miss Havisham, donna dal cuore spezzato in cerca di vendetta. Ti è capitato di ripensare alla prima volta in cui ti hanno spezzato il cuore?
Non proprio. Sì e no direi. A volte il processo creativo non è così specifico. A volte lavori su un personaggio e il livello di dolore ed emozione lo trovi da qualche parte nel tuo corpo, ma non necessariamente in relazione con un evento in particolare. Ho attinto dal concetto di dolore universale per incarnare una donna dal cuore spezzato, pronta alla vendetta, al risentimento e a diventare una iena.

In quanto al suo essere isolata da tutto e tutti? Ti capita mai di fare cose pazzesche per prepararti a un ruolo?
Non direi: non sono un'attrice di metodo. Lavoro sulla mia mente. Evito follie.

Da qualche anno ti vediamo sempre di più impegnata in produzioni britanniche...
Perché vivo a Londra. Sono dieci anni ormai. Dunque mi offrono soprattutto produzioni europee: in Gran Bretagna, Francia e qualche volta anche in Svizzera e Germania.

Ti mancano gli States?
No.

Hai messo paura nel cuore di milioni di spettatori con X-Files. Cosa ti spaventa da spettatrice?

Tutto. Non guardo mai gli horror. Non mi piacciono. E non capisco perché mia figlia, che ha 18 anni, sia una fanatica del genere: ha visto uno dopo l'altro tutti i film della serie Saw. Io non ci riesco.

Sei più soft dunque. Ti piace il genere romantico?
Non credo che il rovescio della medaglia sia rappresentato dalle love story. Ho un gusto piuttosto ampio per quanto riguarda i film. Però devo dire che la maggior parte di quello che adoro, viene prodotto in Europa.

Tua figlia ha mai guardato X-Files?
Lo ha fatto quando era più piccola. Quando aveva 14 anni ha capito che aveva bisogno di guardarlo. Ma si è fermata soltanto a un paio di stagioni.

Qual era il poster che avevi in camera da ragazzina?
Quello dei Bauhaus, una punk band tedesca. Non avevo poster di film. Ricordo che avevo anche qualcosa di più mainstream, ma sempre al livello musicale. Ecco avevo il poster degli Yazoo.

C'è una band che hai seguito più volte dal vivo?
Seguo i Radiohead. Non vedo l'ora di tornare ai loro concerti tra pochi giorni.

Ti capita mai di ascoltare musica sul set per concentrarti?

É una cosa che ho provato. A volte mi separa dalla scena però. Mi rafredda, quando invece dovrei stare lì concentratissima. Sono abbastanza normale, tranne quando il personaggio è proprio diverso da me. Allora richiedo sempre uno spazio da utilizzare da sola, lontano dagli altri, in modo da restare costantemente nello stato mentale del personaggio.

In passato ti abbiamo vista in commedie al fianco di Simon Pegg e Rowan Atkinson. Hai un sense of humor più british? E' difficile rimanere seri quando si ha a che fare con questi due attori?
Be' sì preferisco lo humor britannico, però questi progetti non li ho cercati io. Me li hanno proposti. Direi che è quasi impossibile rimanere seria quando lavori con Simon, perché lui gira come una trottola ed è onnipresente sul set. Rowan, invece, è serissimo: lui è anche produttore e si preoccupa di tutto. E' un perfezionista.

Ti è mai capitato nella tua carriera di rimanere colpita da una star con cui hai diviso lo schermo?
E' successo un po' con Michael Caine con cui ho girato da poco Mr. Morgan's Last Love. Soprattutto perché in quel film interpreta mio padre. E' capitato di cenare insieme a lui un paio di volte: ti racconta storie incredibili che nessuno sa. Quando mi parlava di Hitchcock rimanevo a bocca aperta!

Presto ti vedremo anche nella nuova serie The Fall. Hai avuto problemi ad accettare un nuovo ruolo televisivo che potrebbe tenerti impegnata per anni?
The Fall non è scritto bene... è scritto benissimo! Adoro quel personaggio e non ci avrei mai rinuniciato. Si tratta comunque di cinque episodi a stagione per un totale di sette settimane di lavoro. C'è stato un tempo in cui mi chiedevano di interpretare ventidue episodi a stagione..

 
 
FONTE: FilmIT (ITA)

 

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