A dieci anni dal finale, ripensiamo a temi e suggestioni della serie di Chris Carter, ma soprattutto all'impronta impossibile da ignorare sulla televisione contemporanea.
19 Maggio 2002. Sui televisori americani scorrevano le ultime immagini dell'episodio La verità, che segnava il traguardo di un viaggio durato nove anni, quello di X-Files. Un percorso articolato, fatto di tensione ma anche ironia, di paranoia cospirazionista ma abile e realistico approfondimento dei personaggi, di dialoghi elaborati e messa in scena all'avanguardia. Un segmento di storia televisiva che di fatto segna una linea di confine tra il passato e il futuro. Uno spaccato di storia del piccolo schermo che distende la sua lunga ombra fino ai giorni nostri, definendo quella che è la televisione contemporanea, ma entrando con prepotenza anche nell'immaginario e nella cultura popolare, americana e non, dell'ultimo decennio.
Sarebbe infatti superfluo anche solo descrivere lo show della Fox, perchè virtualmente tutti ne conoscono argomento e temi, perchè X-Files è diventato sinonimo di fenomeno inspiegabile, mentre i due protagonisti Fox Mulder e Dana Scully vengono chiamati abitualmente in causa quando c'è bisogno di qualcuno che tali fenomeni deve affrontarli.
Eppure, per completezza, qualche parola sulla serie di Carter la dobbiamo spendere: due agenti FBI, i due iconici personaggi citati poco sopra, si occupano di indagare su quei casi che il Bureau cataloga come fuori dal comune o inspiegabili, affrontando di volta in volta essere soprannaturali, fenomeni psichici, mutanti e figure estrapolate ai classici dell'orrore. E alieni, soprattutto alieni.
I cosiddetti omini grigi sono il filo conduttore di X-Files, ne definiscono la mitologia principale, fatta di cospirazioni governative ed informatori susseguitisi nel corso delle stagioni, di ibridi, esperimenti segreti e misteri che coinvolgono i protagonisti stessi, dal rapimento della sorella di Mulder a quello della sua partner Scully. Il tutto in un viaggio che prendeva il via il 10 Settembre 1993, con il pilot efficace firmato dallo stesso Carter, che sapeva ben delineare i due protagonisti, accennando da subito a parte dei temi che li avrebbero coinvolti: lo Spettrale (Spooky in originale) Mulder, relegato nei seminterrati della sede del Bureau e l'FBI che vuole vederci chiaro sul suo lavoro affiancandogli Scully, laureata in medicina e con idee più concrete ed ancorate alla scienza.
Yin e yang dell'indagine paranormale, la coppia funziona subito. E non solo in termini narrativi, offrendo sempre un duplice punto di vista sui casi affrontati e sui misteri da spiegare, ma anche e soprattutto a livello umano: l'alchimia tra i due interpreti è tangibile, il sottotesto dei loro dialoghi intrigante, l'intesa ferrea. A David Duchovny e Gillian Anderson basta uno sguardo per trasmettere la complicità che si viene a creare tra i due, contribuendo a rendere i loro personaggi le icone di cui dicevamo, che trascendono il media che li ha visti nascere, diventando simboli e punti di riferimento anche al di fuori dello schermo televisivo.
Un viaggio, dicevamo, che si è via via fatto più complesso, inglobando gli imprevisti, come per esempio l'inattesa gravidanza della Anderson trasformata da problema pratico a punto di snodo fondamentale per lo sviluppo narrativo dello show, ed affiancando ai due protagonisti personaggi altrettanto memorabili: l'Uomo che fuma (Cigarette Smoking Man) ed il direttore Skinner, Gola Profonda e Mr X, i Lone Gunmen e Krycek (l'odiato Ratboy). Personaggi incastonati in una mitologia che dà continuità alla serie, ma senza prendere il sopravvento su una struttura da classico monster of the week.
Gli episodi di X-Files più attesi dagli spettatori erano ovvviamente quelli inseriti nella storyline relativa agli alieni ed alla cospirazione, spesso collocati sapientemente nei periodo degli sweeps ed organizzati in storie doppie o anche triple (che la distribuzione italiana valorizzava in VHS attesissime dal pubblico nostrano), e contenevano alcuni tra i momenti più coinvolgenti della moderna storia della televisione. Basti pensare al trittico di episodi a cavallo tra la seconda e terza stagione, in Italia noti come Il file da non aprire.
Ma non sono mancati, nel corso degli anni, piccoli gioielli anche tra gli episodi autoconclusivi, dai due con Eugene Tooms come intrigante avversario a quel piccolo capolavoro che è Contatti, da Previsioni a Dov'è la verità?, e che non sono mancati anche nelle ultime discusse due stagioni, che hanno visto la partenza di Duchovny ed una nuova coppia di agenti ad occuparsi degli X-File: John Doggett (Robert Patrick) e Monica Reyes (Annabeth Gish).
Avevamo parlato di un accenno, ma le parole sembrano non bastare mai quando si parla di una serie di questa importanza.
Quanto della televisione che l'ha seguita dipende dall'impatto della serie di Carter? Ovvio pensare alle serie che ne discendono più o meno direttamente, da Strange World e The Burning Zone, a Eleventh Hour e Torchwood, fino ad arrivare anche ad Alias, Lost, Supernatural e Fringe, ma sarebbe riduttivo non considerare l'influenza indiretta, quella che ci fa scorgere suggestioni alla X-Files, citazioni più o meno esplicite, ma anche, e soprattutto, l'innovazione tecnica e visiva: quel look finalmente cinematografico che ha trasformato il modo di girare per la televisione, dall'uso delle luci (o dell'assenza di esse) e della musica di Mark Snow, alla ricercata scelta delle inquadrature. Ma non basta: frasi come I Want to Believe (dal poster che decora il piccolo ufficio di Mulder) a The Truth is Out There ("La verità è là fuori") e Trust No One ("Non fidarti di nessuno") sono tra le più celebri della televisione contemporanea.
Tutti elementi che contribuiscono a rendere la serie ancora viva e vegeta a dieci anni dalla sua conclusione, molto più di quanto abbia saputo fare il secondo film X-Files: Voglio crederci, che si può considerare al pari di un episodio poco riuscito dello show.
Nonostante quel passo falso, si parla di tornare ancora una volta sul set per girare un terzo lungometraggio con protagonisti Mulder e Scully. Che questa voce si concretizzi o meno, poco importa: con o senza nuove storie, l'eco di X-Files risuona ancora oggi e non ha bisogno di essere amplificata nuovamente sul grande schermo. Ne vedremo riflessi in ogni nuova serie sci-fi che vedrà la luce, perchè ogni autore di oggi è cresciuto guardandola e, per quanto inconsciamente, attingerà ad essa mentre scrive, dando spessore e corpo a quel viaggio terminato dieci anni fa.