Incubo d’autore per Scully & Mulder

Il genio del brivido firma un’avventura della serie interpretata da Gillian Anderson e David Duchovny. Con dotte autocitazioni e la promessa di riprovarci.

Sotto i cieli plumbei di “X-files”, nel suo mondo popolato da ombre contorte e inquietanti, non poteva mancare Stephen King. O maglio. Lo scrittore più prolifico (35 romanzi, al ritmo di 500 parole al giorno), più pagato (riceve anticipi da 40 milioni di dollari), più tradotto sullo schermo (25 film) che memoria ricordi non poteva non sentire il richiamo di far vedere i sorci verdi a Scully e Mulder. Si dice infatti che sia stato lui a contattare Chris Carter, l’anno scorso, proponendogli un episodio con la sua firma. E pare che si sia divertito a tal punto da averne in cantiere già un altro. Nella puntata in questione, “Chinga”, andata in onda negli Stati Uniti il 2 agosto scorso, sicuramente la sua mano si sente, non foss’altro che per l’abbondante tasso di emoglobina dilagante sullo schermo. Ma nella storia della piccola Polly, di sua madre Melissa e di Chinga, bambola demoniaca, più di un’ossessione cara al maestro fa capolino.

Padre da eliminare. Sarà perché suo padre, Donald King, uscì una sera di casa quando lui aveva due anni per non farvi più ritorno. Fatto sta che King non nutre certo una grande simpatia per questa figura familiare. Basti pensare a come tratta i padri in “Shining”, “Cujo” o “Claire”. In “Chinga”, il padre di Polly finisce uncinato alla gola.

Lotta con la madre. Le madri sono nevrotiche, pazze, castranti, ossessive. Tendono a rinchiudere le figlie ribelli nel buoi del sottoscala come in “Carrie” o a inchiodare porte e finestre come in “Chinga”. Solitamente finiscono male: trafitte da coltelli impazziti (“Carrie”) o colpite da martelli telepaticamente guidati come in “Chinga”.

Bambini potenti. Dai tempi di “It” sono i ragazzini o gli adolescenti i soggetti più esposti alle forze del male secondo il detto di King: “Il terrore è un gioco da ragazzi”. Sia che si tratti della protagonista di “L’incendiaria”, del piccolo che conosce la luccicanza in “Shining”, della banda di “It”o di Polly in “Chinga”, i ragazzini intrattengono relazioni particolari con le forze occulte, perché in contatto con un mondo che l’adulto ha dimenticato.

Bagno di sangue. La sequenza iniziale di “Chinga” vi ricorderà quella della scuola in “Carrie”. King ama serrare la gente in uno spazio chiuso e far scorrere sangue.

Maledizioni antiche. Da “Le notti di Salem” a “Cimitero vivente”, streghe e maledizioni indiane sono il suo pane. Chinga, bambola assassina emersa dal mare, è un retaggio di quel mondo antico e sempre incombente.

L’ironia di King. Di solito la fine dei suoi romanzi è molto cupa perché l’incubo può ritornare. Qui, però, King usa l’ironia. Scully fa fuori Chinga arrostendola in un forno a microonde. La scienziata con la pistola scopre così di colpo le virtù degli elettrodomestici. E se un domani una seconda Chinga dovesse riemergere dal mare, sapremo come trattarla.

 
 

Trascritto da Carlotta Casoni

 

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