Dal film sono state tagliate le scene dove David Duchovny mostrava il posteriore. E lui, sardonico, ribatte: “Vorrei diventare puro spirito, fare yoga 24 ore al giorno”.
Il cognome, di origine russa, significa “spirituale”. E David Duchovny, sex-symbol a cui sono stati dedicati siti internet di pura ispirazione carnale (Brigata del testosterone, Brigata dell’estrogeno, Pagina di libidine…), sostiene che il nome gli si addice. “Vorrei diventare puro spirito, fare yoga 24 ore al giorno. Lo yoga che pratico non mi basta mai”. In carne e ossa, comunque, al nostro incontro in un albergo di Londra, pare tutt’altro che etereo, dimostra sardonico umorismo newyorkese e realismo pragmatico. Non soffre paranoia. Non si lamenta: “Sono arrivato. Ho fatto quattrini. Sono soddisfatto di alcuni film che ho girato, orgoglioso della serie televisiva. Sono diventato un’icona culturale. Che cosa devo ancora provare?”. Sul set di “X-files – Il film”, che l’ha visto alle prese con bombe e api letali, l’aspetto più arduo era costituito dal peso di Gillian Anderson. “E’ minuscola, ma portarla in braccio per trenta minuti di film, che in termini reali si traducono in tre settimane di riprese, mi ha annientato.” In quanto al taglio di scene (più attese persino del bacio nella relazione non consumata con Scully) dove Duchovny esibiva il suo posteriore, lui declina ogni responsabilità, anche se detesta il cosiddetto “nudo necessario”. “Il nudo non è mai necessario a meno che non si giri un film intitolato “Prima dell’esistenza degli abiti”. Come se il deretano di Michael Douglas fosse necessario a un film!”. Ma basta con le digressioni corporali. Duchovny è anche un uomo di lettere: ambizioni da drammaturgo, tesi di laurea su Beckett, prospettive di carriera accademica abbandonate durante il dottorato in critica letteraria a Yale, poesia composta in un camerino negli intervalli fra le incursioni nel soprannaturale di Mulder: “Ho iniziato a recitare perché volevo andare a fondo di ogni aspetto del teatro per scrivere drammi e invece eccomi qua”. Ovvero soprattutto in Tv; i ruoli cinematografici, dalla commedia “Beethoven” a Chaplin, sono finora stati secondari, se si esclude ovviamente “X-files – Il film”. Paura di rimanere incatenato a Mulder? “Esistono rischi in ogni situazione, la popolarità del personaggio può danneggiare una carriera, ma l’impopolarità ancora di più. Sean Connery ha avuto una vita professionale dopo James Bond”. Eppure Duchovny ha già tentato di lasciarsi alle spalle il Mulder tv, di non rinnovare l’attuale contratto. “Amo ancora Mulder, lo voglio proteggere perché è mio e ne sono orgoglioso, ma lo stadio dell’infatuazione è passato, non ne sono più innamorato, lo vivo da amico”. L’unico risultato che ha ottenuto p il trasferimento delle riprese da Vancouver, in Canada, a Los Angeles per essere vicino a Tea Leoni, star di “Deep Impact”, sposata un anno e mezzo fa. Ora è in arrivo un bimbo che nascerà a maggio 1999. Rimane un dubbio: resta davvero poco tempo per l’agente Mulder incarnato da Duchovny? “Assolutamente. Anche se non si deve mai dare una risposta categorica: potrebbero puntare una pistola alla testa di mia madre…”.
Trascritto da Carlotta Casoni