The Break of Noon

Locandina

E’ un David Duchovny raggiante e in ottima forma quello che ci si è presentato davanti martedì scorso a New York, al Lucille Lortel Theatre, dopo lo spettacolo “The Break of Noon”, in programmazione fino al prossimo 22 Dicembre (per info www.mcctheater.org).

Nello spettacolo David Duchovny interpreta il protagonista dell’ultima opera di Neil LaBute, John Smith, unico sopravvissuto ad una sparatoria, che costretto a fare i conti con questo drammatico evento tenta di dare una svolta positiva alla sua vita e a quella degli altri.
John Smith è infatti convinto che sia stato Dio a salvarlo da quel massacro, ed è altresì convinto che Dio gli abbia affidato un messaggio da diffondere a tutta l’umanità. “Siate buoni”, questo è il messaggio che il protagonista sente il dovere di far conoscere agli altri dopo la sua esperienza, un messaggio rivoluzionario nella sua semplicità.
Man mano che la storia procede veniamo però a sapere che John Smith, nella sua vita antecedente alla sparatoria, era un uomo pieno di ombre, con una moglie (ormai ex) che tradiva con la cugina di lei (entrambi i personaggi interpretati da Amanda Peet), che si faceva gioco dei colleghi al lavoro senza alcuna remora. Ed è proprio uno di questi che, dopo essere stato maltrattato e licenziato, un giorno torna nel suo vecchio ufficio, durante la pausa di mezzogiorno, per vendicarsi e compiere il massacro.
Nessuno crede alla storia di John Smith, alla sua redenzione, alla sua voglia di cambiare vita, di mettere le cose a posto con le persone che ha ferito in precedenza.
Quasi tutti i personaggi che il protagonista incontra durante il suo percorso “vorrebbero credere” alla sua storia, ma non ci riescono mai fino in fondo. La sua esperienza viene banalizzata e ridicolizzata durante un talk-show televisivo (in cui la conduttrice è interpretata da una fantastica Tracee Chimo), ma ciò nonostante John è sempre più ostinatamente convinto di quello che ha vissuto e di quello che deve fare.

E’ proprio questo aspetto della storia, il conflitto tra chi “vuole credere” e chi non vuole, o non riesce, che ricorda a tratti alcuni degli episodi di X-Files che affrontavano questo argomento tanto caro a Chris Carter. Stessa cosa accade per il finale aperto dello spettacolo, in cui John Smith pare trasformarsi in un predicatore con lo scopo di diffondere il messaggio affidatogli da Dio. Ma sarà proprio così oppure quello a cui abbiamo assistito durante la storia rappresenta solo una sorta di purgatorio, un percorso di redenzione che John deve compiere prima di trovare veramente Dio, ed elevarsi così a Lui, dopo la sua morte?
Come abbiamo detto, il finale rimane aperto e lascia spazio a diverse interpretazioni.

David Duchovny rimane in scena per tutta la durata dello spettacolo, un’ora e mezza, recitando due ampi monologhi che, rispettivamente, aprono e chiudono “The Break of Noon”. Buona la sua intesa con Amanda Peet (con la quale aveva già lavorato in "I Want to Believe"), così come con gli altri attori presenti, oltre la già citata Tracee Chimo nel doppio ruolo della conduttrice televisiva e della prostituta, ricordiamo anche John Earl Jelks nei ruoli dell’avvocato e del detective della polizia.
E’ una sorpresa vedere David Duchovny in questa nuova veste di attore, senza il filtro della televisione o del cinema, e sicuramente la sua interpretazione non lascia delusi. I momenti ironici e divertenti, in cui David è maestro, alternati a quelli più drammatici riescono a mostrarci tutte le sfumature dell’attore che tutti noi abbiamo conosciuto, fino a poco tempo fa, quasi esclusivamente solo attraverso il personaggio di Mulder.

 
 


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