Finalmente, dopo oltre venticinque anni, dobbiamo affrontare la realtà: non siamo soli nell'Universo... Ma non piacciamo a nessuno! Ecco il quarto, geniale episodio di X-Files 11.
Ai confini della realtà: il capolavoro di Rod Serling, uno dei titoli di riferimento di quell'universo letterario, televisivo e cinematografico da cui la serie di Chris Carter ha sempre tratto ispirazione, è il punto di partenza di un nuovo memorabile episodio di X-Files. Gli impagabili sproloqui di Mulder sull'abominevole uomo delle nevi, da cui è peraltro travestito con nonchalance, non fanno che confermare la prima impressione: come la settimana scorsa, ci troviamo di fronte a un episodio classico della serie.
Un episodio che pesca a piene mani dalla tradizione, facendo affidamento su quel mix di mistero, ironia e rivisitazione del Mito che ha fatto la fortuna della serie. Incluse le affermazioni da nerd di un offesissimo Mulder, che si chiede come si possa confondere Ai confini della realtà con Outer Limits.
Il flashback di Mulder a otto anni, col corpo da bambino e la testa d'adulto, è il tocco che mancava: ci siamo noi, questa volta, ai confini della realtà. E ci sguazziamo alla grande.
Gelatina alla ciliegia
L'effetto Mandela - che dà il titolo all'episodio - ci viene prontamente spiegato da Mulder: quando si ha un ricordo di qualcosa che non è condiviso dalla maggioranza o non è successo davvero. Se ci riflettiamo, troveremo senza dubbio qualcosa del genere fra i nostri ricordi: un film o una serie visti da bambini, un racconto letto, una canzone che ricordiamo in modo errato.
Ancora una volta, X-Files riesce in un'impresa non da tutti: inserire l'universalità dei sentimenti in un contesto basato sull'incredibile. Costringere tutti noi a interrogarci sull'effetto Mandela (o effetto Mengele?) mentre continuiamo a seguire i tuffi nel passato di Mulder, Scully e Reggie (la guest star Brian Huskey, celebre attore e scrittore statunitense).
Da qui all'amata teoria degli universi paralleli di Mulder, il passo è breve. E geniale. Provate a pensarci: cosa succederebbe se una parte dei nostri ricordi risultasse essere legata a informazioni errate? Se le cose che abbiamo amato fossero in realtà diverse da come le ricordiamo?
Le potenzialità narrative dell'argomento sono infinite. E questo episodio ne esplora efficacemente una parte.
Il dottor Thaddeus Q. Lui
Manipolare la memoria collettiva: il sacro Graal dei teorici del complotto. E noi sappiamo bene quanto le teorie del complotto siano profondamente radicate nella mitologia della serie di X-Files. Rivisitare la storia americana, infilandoci l'arrivo di un alieno che sembra uscito dritto dritto dall'immaginazione di Rod Serling è il modo per trasformare la paranoia di Reggie in una chiave di lettura della realtà.
Reggie sta facendo - sotto lo sguardo di una sempre più scettica Scully - ciò che Mulder ha fatto per dieci stagioni in X-Files. Ecco perché perfino Mulder se ne va, quando lo sente raccontare la sua storia.
La sigla della nuova serie di X-Files, quella in cui i protagonisti sono tre - incluso il nostro Reggie Something, "Reggie Qualcosa" - e la rivisitazione di alcuni fra i momenti più cult della serie con il suo inserimento nelle scene, è la manifestazione pratica dell'effetto Mandela. O Mengele. O del dottor Thaddeus Q. Lui. Dipende dall'universo parallelo in cui si svolge l'azione.
Da fanatico a fanatico
L'Uomo Leggenda, Fox Mulder, si è impigrito. Ed è diventato solo un burocrate... Deludendo i suoi fan nell'FBI.
Far credere allo Spettrale Mulder di aver perso il suo tocco è la chiave di volta: dozzine di citazioni, battute e riferimenti alla storia della serie, oltre che a tutte le consuete opere citate da X-Files, sono oro colato per i fan della prima ora. Anzi, per i fanatici della prima ora. Come noi.
Realizzare un episodio classico venticinque anni dopo il pilot e farlo diventare istantaneamente un episodio di culto non significa perdere di vista il quadro generale.
Stiamo ancora aspettando William. Siamo ancora in attesa degli eventi legati a Spartan. Siamo sempre qui ad aspettare la verità. Ma lo facciamo immersi nella mitologia della serie TV che più di tutte le altre ha esplorato, rivisitato e approfondito la nostra storia, la nostra memoria, i nostri incubi e le nostre incertezze.
Da Grenada alle fake news, dalle cospirazioni aliene allo Yeti, dal postino prima e agente della CIA poi, scappato dal manicomio, noi siamo disposti a credere.
Vogliamo credere. Purché la verità venga a galla...
Da fanatico a fanatico: non siamo soli nell'Universo... Ma non piacciamo a nessuno!