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E il conto alla rovescia segna meno sei giorni alla data X...
Tutti i fans di “X-Files” (uno tra i più longevi telefilm della tv e, all’epoca, assolutamente unico nel suo genere) hanno desiderato avere il poster che l’agente Mulder aveva nel suo ufficio dell’FBI e che recitava “I want to believe”!
Ed è proprio questo il leit-motiv del secondo film tratto dalla fortunata serie, nata nel 1993 e vincitrice di numerosi riconoscimenti.
Quando parte la celeberrima sigla creata dal noto autore di musiche Mark Snow, il popolo dei fedeli non può non avere i brividi!
Ritroviamo, infatti, la stessa atmosfera che avvolgeva le puntate, quel mix di mistero e paranormale mischiato a scienza e razionalità, insomma tutto ciò che per anni hanno incarnato i due protagonisti: Fox Mulder (David Duchovny) e Dana Scully (Gillian Anderson).
È ovvio che, come in ogni adattamento cinematografico di riusciti serial tv (vedi “Sex and the City”), non c’è lo stesso ritmo incalzante di una puntata della durata di 40 minuti circa. Il fatto di poter diluire la storia e la risoluzione del mistero in un’ora e 40 fanno perdere un po’ di attenzione, anche se nulla della trama risulta superfluo.
Mulder e Scully ormai da anni non lavorano più insieme. Scully è un affermato medico di una clinica e Mulder vive isolato in una casa di campagna. La misteriosa e quanto mai sospetta sparizione di un agente dell’FBI li riporterà, volenti o nolenti, a tornare temporaneamente all’agenzia per risolvere il caso che, ovviamente, ha anche una forte componente paranormale.
Pochi sono i riferimenti alle vicissitudini del passato dei due protagonisti e questo rende il film fruibile anche da chi non ha mai visto gli episodi in tv.
La regia di Chris Carter (che, insieme a Frank Spotnitz, ha lavorato anche alla sceneggiatura sia della pellicola che dei telefilm) è quella a cui siamo abituati: asciutta, fredda e basata sul trucco di impaurire ed affascinare il pubblico con quello che non viene mostrato.
Anche la fotografia e la scenografia ci riportano alle ambientazioni originali. Sarà perché il lungometraggio è stato girato a Vancouver, dove sono state ambientate le prime cinque serie del telefilm (in tutto sono nove). Regista e sceneggiatore sono volutamente tornati a girare in questa città e per loro, così come per il cast originale, è stato proprio come tornare a casa.
Coloro che, in questi anni, hanno sempre aspettato di sapere come era andata a finire la storia d’amore tra Mulder e Scully, avranno le loro risposte.
Curioso che, per non far trapelare nulla sulla trama, solo regista e produttori avessero una copia della sceneggiatura completa. I membri del cast ricevevano dei pezzi (le pagine della sceneggiatura di quel giorno in formato ridotto) quando giravano, ognuna con il nome dell’attore segnato sulla filigrana. Alla fine di ogni giornata, queste pagine venivano raccolte e poi distrutte. Davvero in perfetto stile x-file-iano!
FONTE: Eco del Cinema
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